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Autore: MatsuFla    12/06/2019    2 recensioni
E se esprimendo un desiderio ad un stella cadente questo si avverasse catapultandoti in una nuova vita completamente diversa?
È quello che è successo a Mickey, o forse no?!
Ispirato al film "The Family Man" (*)
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 3/8 - Secondo Giorno - parte prima

Mi ubriaco da quando avevo nove anni, sono abituato a passare le notti privo di sensi e ai risvegli con il dopo sbornia aggressivo... ma non è mai piacevole quando a tutto questo si aggiungono dei colpi di scopa in testa a fare da sveglia ad una mattinata che è iniziata da pochi secondi ed è già una merda! Non che sia la prima volta comunque... sono un Milkovich, sono già fortunato che non sia il calciolo di una pistola!
"Non ci si dorme qui dentro!" Urla quella vecchia isterica di Etta, continuando incessantemente a colpirmi con la scopa.

         

"Questo non è un ostello per senzatetto!"
"Etta, ferma! Hey, fermati!" Mi metto in piedi a fatica bombardato dal fuoco nemico.
"Vattene via! Fuori! Vattene!"
"Sono io, Mickey!" Riesco a parare qualche colpo con le braccia ma per la maggior parte li incasso in malo modo, ancora troppo stordito dal sonno.
"Io non ti conosco!"
"Certo che mi conosci. Sono io, Wendell, tuo marito."
"Wendell è morto!"
"Hey, hey, che succede?" Fiona ci raggiunge correndo, ansiosa di scoprire cosa sta succedendo. Finalmente Etta smette di colpirmi e va a sedersi al suo solito posto.
"Mi sono imbattuto nell'antifurto più petulante del mondo!" Mi passo le mani sul corpo indolenzito, ma quando percepisco gli occhi della Gallagher fissi su di me e ricambio lo sguardo la trovo con un'espressione estremamente confusa sulla faccia.
"Mickey, che cazzo ci fai qui?"
Ora quello confuso sono io, cerco di rispondere con una battuta sarcastica ma lei mi interrompe prima di iniziare.
"Stai di merda, è successo qualcosa?"
"Non è successo un cazzo. Hai la demenza senile anche tu, per caso? Io qui ci lavoro!"
"Non oggi!"
"Perché no? È il giorno di chiusura?"
"Mickey, perché non sei con Ian a festeggiare il vostro anniversario?"
"L'annivers- Non ci posso credere..." Un sussurro appena percettibile, un lamento rivolto perlopiù a me stesso prima di iniziare ad imprecare urlando verso il soffitto.
"Ora basta! Mi hai sentito? Questo è troppo!"
"Che ti prende?" Chiede Fiona un po' spaventa.
"È finto... è tutto finto!" Le dico a pochi centimetri dalla faccia, poi ritorno a rivolgermi a lui... lo stronzo dello spazio, che crede di aver fatto un buon lavoro con questa merda!
"Vuoi rifinire i dettagli di questo incubo? Aggiungi le battute gay che echeggiano appena giri le spalle a qualcuno e l'intero clan Milkovich che organizza divertenti gite di famiglia in giro per il South Side a pestare tutti i froci del quartiere."
"Con chi diavolo stai parlando?" Prova un'altra volta Fiona, ma io continuo ad inveire contro il cielo, sbraitando e agitando le braccia come un ossesso.
"Aggiungi mio padre che massacra di botte me ed Ian prima di piantarci una pallottola in testa e buttare i nostri corpi nel lago Michigan!" Parlo a ruota libera.
"Vuoi sapere cosa manca a questa stupida fantasia?" Mi fermo un momento per riprendere fiato ma poi urlo ancora più forte.
"Un fottuto contesto! Non è né credibile né veritiera! Forse tra le stelle potrebbe funzionare ma sulla Terra di certo no, il mondo reale non è così!"
Cala il silenzio e per qualche secondo, l'unico suono che riempie la stanza è il mio respiro pesante e irregolare. Quando mi rendo conto che non otterrò nessuna risposta torno a rivolgermi alla Gallagher sfoggiando un ghigno di sdegno.
"Niente di tutto questo è reale, è una fottuta illusione del cazzo!"
Fiona mi guarda stizzita, anche lei rimane per un po' in silenzio scuotendo la testa.
"Puzzi di alcol!" Dice semplicemente, rimanendo completamente inespressiva.
"No, no... non c'entra un cazzo l'alcol! Tu non sai-"
"Non me ne frega un cazzo, Mickey!" Mi interrompe alzando la voce.
"Ora rimetti insieme i pezzi dello schifo in cui ti sei ridotto e fili dritto da tuo marito! Mi hai capito?" Il suo tono autoritario mi zittisce lasciandomi senza possibilità di replica.
"Lui se lo merita, perché mio fratello è il migliore... il migliore, cazzo! La cosa migliore che ti sia mai capitata in vita tua e anche se all'inizio ero scettica verso la sua folle idea di sposare un Milkovich con il tempo mi sono ricreduta vedendo da vicino quanto siete legati. Anche se non te lo dico mai, ti sono grata per come ti prendi cura di Ian e di come lo fai sentire amato." Mi posa le mani sulle spalle e mi costringe a guardarla negli occhi... prima minacciosi, poi via via sempre più dolci e affettuosi.
"Ma ora ti stai comportando da stronzo e, anche se non so quale sia il tuo cazzo di motivo, devi smetterla subito!" 
Posso farlo... posso fare questo sforzo. Infondo Fiona ha ragione, Ian non è poi così male, se lo merita. E poi lui non è come il mio Ian... cioè, quello della mia linea temporale, che è abituato ad essere maltrattato e a sopportare pazientemente le mie angherie.
"Vi ho visti superare di tutto insieme! Quindi, qualunque sia il motivo per cui stai dando di matto, la cosa finisce qui!" Batte i pugni sul mio petto, spingendomi leggermente.
Mi arrendo!
Visto che già sto derubando il Mickey del futuro del suo anniversario cercherò di non rovinarlo anche a Ian, farò in modo che almeno ne valga la pena... e poi, con un po' di fortuna, magari ci scappa una bella scopata!
Provo a comunicarle di voler accettare il suo consiglio ma vengo nuovamente zittito.
"Chiudi la cazzo di bocca, vai a casa a farti una doccia e porta fuori mio fratello per il vostro fottuto anniversario!" Mi punta il dito sul petto e picchietta violentemente.
Anche volendo non so che fare, non ho idea di come ci si comporta in queste occasioni.
"Dove?" Il tono incerto rende palese la mia velata richiesta di aiuto.
"Non importa. Dove ti pare..." Si lagna la più petulante dei Gallagher, poi però torna aggressiva e mi ringhia convinta in faccia.
"Ovunque lui voglia andare!"
Deglutisco seccamente, un po' intimorito dal chiederle un favore.
"Mi dai un passaggio fino all'Alibi? Ho lasciato la macchina lì ieri sera."
"Muovi il culo, Milkovich." Dice scocciata mentre si incammina verso l'uscita.

Parcheggio nel vialetto di casa e mi prendo qualche minuto prima di scendere. Mi guardo allo specchietto e mi do una sistemata ai capelli, per la faccia invece non c'è nulla da fare, sto una merda!
Percorro i pochi metri che mi separano dall'entrata di casa e salgo i gradini del portico come un condannato a morte che raggiunge il patibolo pronto alla pubblica esecuzione. Sono fermo dietro la porta alla ricerca di un po' di coraggio che mi permetta di varcarla quando da dietro lo spesso strato di legno sento un vociare indistinto e delle risate, faccio un respiro profondo ed entro. La tv è accesa e Ian è seduto sul divano, appena mi vede si passa velocemente le nocche pallide sotto gli occhi ma io mi accorgo comunque che sta piangendo.
"Gallagher..." Sussurro avvicinandomi al divano.
"Vaffanculo Mick, non voglio parlarti." Ringhia il rosso senza neanche guardarmi ed io, per niente intenzionato a cacciarmi in un altro litigio con pel di carota, accetto la cosa di buon grado. Un momento dopo vengo distratto dalla mia stessa voce proveniente dalla tv, guardo lo schermo con più attenzione e rimango stupito nel vedere quello che sembra essere il video del nostro matrimonio. Senza neanche rendermene conto finisco seduto accanto ad Ian, completamente catturato dalle immagini finché il video non si stoppa bruscamente, io di scatto giro la testa verso di lui trovandolo a guardarmi inviperito e a puntarmi minacciosamente il telecomando contro.
"Non hai nulla da dire? Vuoi startene qui a far finta di niente?"
"Tu hai detto che non vuoi parlare!" Mi giustifico confuso.
"Sei irrecuperabile..." Bofonchia mentre fa ripartire il video ma poi dopo pochi secondi lo blocca di nuovo rendendo chiaro il fatto che, anche se ha detto di non voler parlare, in realtà lo vuole eccome!
"Cosa?!" Sbuffo esasperato quando lui continua a fissarmi in silenzio tutto stizzito.
"Hai intenzione di chiedermi scusa o no?"
"Chiederti scusa? E per cosa?"
"Perché ti sei comportato da stronzo!"
"Ah, la colpa sarebbe mia? Tu ti comporti da fighetta e io devo chiederti scusa?"
"Fai sul serio, Mickey? Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, quando eravamo ragazzini e tu mi trattavi di merda! Ma che cazzo ti è preso?"
Non sapendo cosa rispondere rimango in silenzio e lui si spazientisce ancora di più.
"Cazzo, lascia perdere." Riavvia il filmato e lancia il telecomando tra di noi sul divano, questa volta sono io a mettere in pausa e a cercare di riprendere la conversazione.
"Gallagher... Ian!" Mi correggo subito avvertito dall'occhiataccia della testarossa.
"Se ti dicessi che è tutto falso e che è inutile stare qui a parlarne perché tanto niente di quello che sta accadendo è reale, mi crederesti?" Rischio io ottimisticamente ma purtroppo lui non la prende bene, probabilmente sentendosi preso per il culo.
"Fanculo, Mickey!" Si alza dal divano sbraitando visibilmente risentito.
"Ovviamente no!" Sussurro sospirando prima di richiamarlo.
"Dai, Ian... torna qui. Mi dispiace, ok? Mi sono spiegato male." Mento.
"Intendevo dire che è così che mi sento." Provo a rigirare la frittata ma mi rendo conto di aver peggiorato la situazione quando Ian torna a sedere sul divano.
"Pensi che quello che c'è tra noi è falso?" Un mix di sconforto e rabbia nella voce.
"Cazzo, Ian, tuo padre ha ragione a dire che sei una Drama Queen!" Sbuffo una risata e lui, dopo avermi tirato un pugno stizzito sul braccio, cerca di nascondere un sorriso.
"Ascolta, stavo solo cercando di dire che... mi sento come se questi ultimi anni fossero passati in un fottuto istante, letteralmente! Qui sono completamente diverso, sembro un'altra persona. Per non parlare della mia vita... la lavanderia, una bella casa, il matrimonio... tu!" Rimango a fissare i suoi occhi verdi per un momento e dopo un respiro profondo torno a parlare con un filo di voce.
"Niente di quello che sta accadendo sembra reale. Come potrebbe mai esserlo?"
"Mick-" inizia lui con il tono di chi sta per dire qualcosa di insopportabilmente sdolcinato, ma lo interrompo subito stroncando il problema alla radice.
"Hey! Che ne dici se usciamo? Cerchiamo di salvare il salvabile di questa giornata che ho rovinato, uh?"
"Mickey-" 
"Scegli un posto, uno qualsiasi e ti ci porto!" Lo interrompo ancora. Il trucco, con i Gallagher, è non lasciarli parlare... altrimenti è la fine!
"O-ok." Balbetta poco convinto.
"Decidi, io intanto vado a fare una doccia."
"Già, dormire sul pavimento della lavanderia non è il massimo."
"Te lo ha detto Fiona? Non riesce proprio a tenere la bocca chiusa."
"No, Fi non c'entra. Ti ho visto." 
Anche se non dico nulla la mia faccia esprime il mio bisogno di avere una spiegazione e Ian, con l'aria di un fottuto serial killer, mi accontenta.
"Kev mi ha chiamato dopo la chiusura, ha detto che hai rifiutato il suo passaggio e che, cito testualmente: 'non volevi tornare da quel succhiacazzi dai capelli rossi.' "
Digrigno i denti e stringo le labbra in un'espressione colpevole, poi in silenzio chiedo scusa ammiccando contrito e lui sembra addolcirsi.
"Quando mi ha detto che sei andato via con Frank mi sono preoccupato."
"Si, ma l'ho scaricato appena mi ha proposto di fare il bagno nudi nel Michigan."
Ian ride della mia faccia disgustata e continua il suo racconto.
"Ho attivato il GPS del tuo cellulare e ho visto che eri alla lavanderia. Sono venuto a controllare che fossi ancora vivo e sono tornato a casa."
"Mi hai lasciato svenuto sul pavimento della lavanderia e te ne sei ritornato qui nel tuo bel letto caldo e comodo... senza sentirti in colpa?"
"Esatto. Te la sei cercata!" Risponde spavaldo e io colgo l'occasione per girare la situazione in mio vantaggio e porre fine definitivamente a questo litigio.
"Vieni ad insaponarmi la schiena per farti perdonare?" Ammicco, ora maliziosamente.
"Te lo puoi scordare, stronzo! Sono ancora troppo arrabbiato."
Mmmh, se fai il prezioso me lo fai diventare duro, Gallagher!

A circa mezz'ora da casa nostra ho scoperto esserci un piccolo paradiso a Chicago... ed è proprio qui che Ian ha voluto che lo portassi: la spiaggia di Foster Avenue sul Michigan.

          

Appena arrivati penso subito a come 'fare il bagno nudi nel lago' non sembri un'idea tanto brutta ora, la compagnia del culo Gallagher giusto rende la situazione allettante ed eccitante... peccato che faccia un dannato freddo glaciale!
Il lato positivo è che questo fa sì che la spiaggia sia poco affollata. Ian tira fuori dallo zaino una coperta e la stende sulla sabbia a parecchi metri di distanza dall'acqua ma in un posto ben riparato dal vento. Ci crogioliamo un po' al sole e ci godiamo i suoni rilassanti e il panorama mozzafiato.
"Scusa per la scenata che ti ho fatto ieri."
Lo dico di getto, senza neanche pensarci. È piuttosto insolito da parte mia scusarmi per qualcosa, ma vederlo così sereno e spensierato mi fa ripensare a quanto invece sembrasse ferito dall'essere stato bruscamente respinto e dal sentirmi dire quelle parole solo un giorno fa.
"Per te dev'essere stato il momento peggiore di sempre tra noi due."
"Lo credi davvero? Dopo tutto quello che abbiamo passato?" Le sue sopracciglia svettano in alto per la sorpresa e io vorrei tanto potergli rispondere, ma purtroppo non so un cazzo di tutto quello che abbiamo passato!
"Tu fai scenate continuamente, Mick." Mi canzona pel di carota.
"Non è vero!" Protesto seccato.
"Si invece, ma poi cedi subito perché non resisti a lungo senza fare sesso." Sfoggia un ghigno insolente che subito si trasforma in un sorriso divertito.
"Quindi... anche se ho fatto lo stronzo non mi manderai in bianco?"
"Questa volta mi hai fatto davvero incazzare, ma dato che è il nostro anniversario potrei chiudere un occhio. Per punire te non voglio rimetterci io."
"Mi sembra giusto!" Un sorriso mi illumina l'intera faccia mentre annuisco leggermente pieno di aspettative.
"Vuoi sapere qual è stato?" Chiede all'improvviso addentando il panino che abbiamo preso da un chiosco poco distante dalla spiaggia.
"Cosa?"
"Il momento peggiore della nostra storia per me..." Dice lui tutto serio e io mi limito ad annuire sinceramente interessato.
"È stato quando sono tornato a casa dalla clinica, dopo i tre giorni di ricovero. Tu sembravi non volerne più sapere di me e pensavo di averti perso..."
Credo che questo abbia a che fare con la sua malattia mentale, avrà combinato qualche cazzata e sarà stato rinchiuso nel nido dei pazzi per tre giorni... e io, codardo come sono, sarò scappato con la coda tra le gambe. È proprio una mossa alla Mickey! 
"Ma poi sei tornato. Mi hai detto semplicemente 'scusa il ritardo', ma in quell'istante ho capito che non mi avresti più lasciato, qualsiasi cosa fosse accaduta."
Mentre mi guarda, anche se i suoi occhioni verdi da cucciolo sono lucidi, mi sorride.
"E quello è stato il momento migliore." Tira su con il naso e dopo aver dato un morso al panino riprende a parlare.
"Qual è il tuo?"
Non avendo idea di cosa dire, temporeggio fingendo che il problema sia la bocca troppo piena di cibo. Fortunatamente lui mi anticipa sul tempo.
"No aspetta, lo so: il nostro primo appuntamento!" Farfuglia anche lui con la bocca piena mentre io lo guardo in attesa di scoprire cosa può rendere un appuntamento il momento peggiore di una relazione.
Una scopata deludente forse... ma trattandosi di noi due non è proprio possibile!
"Lo ricordo come fosse ieri... a casa tua con le crocchette di pollo e 'Under Siege' di Steven Seagal in dvd. E poi la mattina dopo quella testa di cazzo di tuo padre che ci beccò a scopare sul divano e ci pestò a sangue... cazzo, ce la siamo vista davvero brutta quella volta."
"Cosa?!" Strabuzzo gli occhi e per poco non mi strozzo con un pezzo di pane. 
Non 'cosa' ma 'chi'... come ho fatto a non pensarci?
Mio padre può rendere ogni momento il peggiore di sempre!
"Ho sbagliato? Forse è stato peggio quando ti ha pestato al tuo coming out?"
Rimango interdetto solo all'idea di aver fatto coming out davanti a mio padre!
"Di sicuro non è stata la rissa al nostro matrimonio... ogni volta mandi indietro il video per rivedere la parte in cui Terry finisce in piscina con la torta nuziale spalmata in faccia! È un po' triste pensare che sia la tua parte preferita del filmato!"
Ian scoppia a ridere fragorosamente ma subito si blocca nel rendersi conto che io invece sono rimasto a fissarlo con un'espressione scioccata. Sembra sorpreso di vedermi serio difronte a qualcosa che invece evidentemente dovrei trovare divertente.
"Ma tu chi diavolo sei? E che ne hai fatto di mio marito?" Si avvicina alla mia faccia e mi scruta strizzando gli occhi.
"Se non fosse impossibile penserei davvero che non sei il mio Mick. Dimmi la verità, lo hanno rapito gli alieni?" Sbuffa una risata e mi pizzica una guancia con le dita fredde, io gli scaccio via la mano ma sorrido divertito.
"Mh, in ogni caso non tarderanno a riportarmelo indietro, neanche loro possono sopportarlo troppo a lungo." Ridacchia e continua a rivolgersi a me con un tono canzonatorio e un sorriso beffardo sulle labbra.
"Non ti offendere ma... fai un po' schifo come marito, finto Mickey!"
"Non chiamarmi così, semmai è tuo marito il finto Mickey!" Protesto risentito e quando mi accorgo di averlo lasciato perplesso con quelle parole cerco subito di sviare il discorso per non farlo insospettire ulteriormente.
"Mangia il tuo panino e chiudi il becco, testarossa!"
"Voglio il divorzio!" Dice ancora lui, ridendo come un bambino.
Passiamo il tempo a parlare, ridere e scherzare... e il tempo vola fino a diventare buio. Siamo stesi ancora su questa vecchia coperta logora, uno accanto all'altro a ricordare i vecchi tempi, o meglio, è lui a raccontare aneddoti della nostra vita insieme. Io purtroppo non posso farlo perché in realtà non sono io la persona con cui ha vissuto quei momenti, non ero qui con lui.
Tutto questo però mi riporta alla mente quella volta che con Ian, il mio Ian, siamo rimasti al campetto da baseball a guardare le stelle, proprio come stiamo facendo ora.
Chissà se anche noi avremmo potuto avere questa vita se io non lo avessi allontanato.
La mia attenzione viene richiamata dalla voce di Ian, mi giro a guardarlo e fisso il suo profilo soridente illuminato solo dalla luce della luna mentre lui è intento ad osservare il cielo.
"Non si riescono mai a vedere così tante stelle, ci sono troppe luci in città. Coprono tutte le stelle nel cielo."
"Già. È bellissimo!" Sospiro, rimanendo con gli occhi puntati su di lui che ora ricambia l mio suardo.

         

Se potessi esprimere un desiderio in questo momento, sarebbe quello di poter vedere il suo sorriso ogni giorno per il resto della mia vita...
Perché il sorriso sghembo di questo ragazzo è semplicemente incredibile.
Cristo, cosa sta facendo questa testarossa alla mia mente?
Ian si sporge lentamente verso di me, so cosa sta per fare perché punta dritto alla mia bocca, ma quando sta per raggiungerla si blocca ad un paio di centimetri di distanza e sfoggia un sorriso provocatorio.
"Se ti bacio mi tagli la cazzo di lingua?" Sembra quasi chiedere se gli è permesso andare avanti. Io non lo so, non riesco più a pensare lucidamente o lasciare che una qualsiasi parola venga fuori dalla mia gola secca. Quindi semplicemente non rispondo, allungo la mano verso il rosso e lo avvicino a me ormai pronto ad assaggiare il suo sapore e scoprire cosa si prova a baciare un altro uomo. Appoggio appena le labbra sulle sue in un brevissimo e casto bacio che sembra però bastare a frantumare tutte le mie insicurezze. Dopo soli pochi secondi inizio improvvisamente a sentire la mancanza della sua bocca; senza esitare mi tuffo un'altra volta su di lui, questa volta con più convinzione e non ci vuole molto prima che il bacio diventi molto intenso.
E cazzo, se non è una delle sensazioni migliori di sempre!
"Andiamo a casa." Sussurra contro le mie labbra e io non me lo faccio ripetere due volte.
   
 
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