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Autore: E_ri_ko    12/06/2019    4 recensioni
[Kaze ga Tsuyoku Fuiteiru (Run with the wind)]
Era una serata tranquilla all'Aotake. Una di quelle rare occasioni in cui tutti erano fuori, oppure immersi in qualche attività, e nel dormitorio regnava la pace. Kakeru era riuscito a seminare abilmente i gemelli rifugiandosi nella stanza di Haiji, l'unico posto in cui i due non osavano seguirlo.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una serata tranquilla all'Aotake. Una di quelle rare occasioni in cui tutti erano fuori, oppure immersi in qualche attività, e nel dormitorio regnava la pace. Kakeru era riuscito a seminare abilmente i gemelli rifugiandosi nella stanza di Haiji, l'unico posto in cui i due non osavano seguirlo, tanto che a volte capitava che andasse a studiare lì anche quando il più grande non c'era. Joji e Jota erano simpatici, divertenti, estroversi, tutte qualità di cui lui sentiva di essere in difetto, per questo faceva un po' fatica a capire perché cercassero la sua compagnia, ma la cosa gli faceva sinceramente piacere. Solo che a volte gestirli era faticoso e prosciugava tutte le sue energie mentali. Inoltre, anche quando si trattava di studio Kakeru era diversissimo dai due. Lui non riusciva a preparare un esame, organizzare uscite con i compagni di corso e chattare sui social tutto nello stesso momento. Quando studiava aveva bisogno di calma e tranquillità. E così eccolo lì nel suo rifugio sicuro, seduto al kotatsu a cercare di finire una tesina di fine anno, mentre Haiji leggeva un libro di fronte a lui. Kakeru teneva le gambe incrociate per lasciargli più spazio sotto il tavolo e il più grande ricambiava quella gentilezza dandogli ogni tanto un colpetto affettuoso con un piede, per attirare la sua attenzione e fargli riposare un attimo la vista. A volte gli chiedeva come procedeva la stesura, altre si limitava a regalargli uno dei meravigliosi sorrisi che spronavano sempre Kakeru a fare del proprio meglio in qualsiasi occasione. Fu durante una di quelle brevi pause che si accorse che aveva cominciato a nevicare e rimase con gli occhi fissi sulla finestra. I fiocchi di neve che danzavano mossi dal vento gli fecero ricordare una frase che aveva letto in uno dei manga di Ouji e all'improvviso la realtà che aveva cercato di ignorare per settimane lo colpì come una folata di vento gelido.

«Quando la neve si scioglie diventa...»

«...diventa primavera.» concluse Haiji alzando lo sguardo dal libro che nel frattempo era tornato a leggere.

Kakeru si voltò verso di lui. «Eh? Cos'hai detto?» era così assorto nei suoi pensieri che aveva solo sentito la voce di Haiji senza registrare cosa gli avesse detto.

«Ho detto “diventa primavera”, per concludere la tua frase.» rispose pazientemente. «Sono stato bravo? Ho indovinato?» aggiunse per scherzare.

Kakeru realizzò con orrore di aver pensato ad alta voce e si maledisse interiormente. Doveva sbrigarsi a dire qualcosa per evitare in tutti i modi che quel passo falso portasse a una conversazione che non voleva assolutamente sostenere, ma l'espressione rabbuiata che era apparsa sul suo viso aveva già messo in allerta Haiji che lo batté sul tempo.

«C'è qualcosa che ti preoccupa?» gli chiese posando il libro sul tavolino.

Ormai era troppo tardi per cambiare completamente argomento.

«Beh, ecco... Stavo solo pensando che quando ero a scuola in questo periodo desideravo che la primavera non arrivasse mai. Finivo sempre in classe con compagni che non conoscevo o con cui non avevo socializzato l'anno prima e ogni volta mi toccava ricominciare tutto da capo. Odiavo dover cambiare classe. Speravo che all'università le cose sarebbero cambiate, ma adesso con il club...»

In fondo era solo una mezza bugia e lui sperò con tutte le forze che suonasse convincente. Era vero che i cambiamenti a scuola lo avevano sempre messo a disagio, e che adesso era un po' preoccupato per i rapporti con i ragazzi che sarebbero arrivati, ma non era ciò a cui stava pensando in quel momento.

«Sei in pensiero per i nuovi membri della squadra?»

Dopo il risultato ottenuto alla Ekiden, avevano già ricevuto qualche richiesta di iscrizione.

«Un po'.»

«Quelli che si sono presentati finora sembrano tutti dei bravi ragazzi. E poi non sarai da solo, ci saranno gli altri con te e avrai anche una manager in gamba al tuo fianco, signor capitano.» la voce di Haiji era colma d'orgoglio mentre pronunciava quella parola.

Kakeru sentì l'imbarazzo tingergli le guance di rosso. Haiji gli aveva passato la fascia di capitano subito dopo la Ekiden, ma non si era ancora abituato ad essere chiamato così, e sentirselo dire da lui era ancora più strano.

«Hai ragione, mi sto preoccupando per nulla.» convenne abbozzando un sorriso per cercare di chiudere lì la conversazione in modo indolore. Haiji aveva tante cose a cui pensare in quel momento, tra l’operazione che aveva subito e l’imminente laurea, e lui non voleva dargli preoccupazioni con i suoi stupidi sentimentalismi da manga.

Il più grande gli sorrise di rimando.

«Ah, a proposito di Hana-chan! Tempo fa mi aveva chiesto se potevo insegnarle una ricetta per fare dei biscotti e finalmente oggi pomeriggio sono riuscito a passare da lei dopo la fisioterapia...»

Kakeru aprì bocca per dire qualcosa, ma venne di nuovo preceduto da Haiji. «Prima che tu mi sgridi, sappi che ha fatto tutto lei e io ho solo diretto i lavori stando seduto tutto il tempo.»

«Ok...» Non ci credeva più di tanto, ma decise di lasciar correre. Sapeva quanto fosse frustrante per Haiji non potersi muovere come voleva e dover dipendere dagli altri, quindi ogni tanto chiudeva un occhio e gli lasciava fare quello che voleva, stando comunque sempre attento che non esagerasse.

«E poi pensi davvero che Hana-chan mi avrebbe fatto stare in piedi?»

«In effetti lei è affidabile.»

«Ehi, cosa stai insinuando?» brontolò mettendo su un finto muso.

«Assolutamente niente.» rispose l'altro con aria innocente.

«Ah, è così? Vorrà dire che i biscotti me li mangerò tutti io.»

«Scherzavo, scherzavo.» si affrettò a dire Kakeru facendo scoppiare a ridere Haiji.

«Come sei messo con la tesina, puoi fare una pausa?»

«Direi di sì, stavo solo rileggendo.»

«Vai a fare un po' di tè? I biscotti sono ancora nella mia borsa.»

«Certo, tu stai fermo lì, però. Li prendo io quando torno.» Kakeru era più che contento di poter uscire per un po' da quella stanza lasciando che la conversazione cadesse del tutto.

«Va bene, mamma.» rispose con una vocina da bambino piccolo.

«Haiji-san...»

«Scusa, scusa. Non ho resistito.»

Quando Kakeru tornò con due tazze fumanti di tè, sul tavolino erano apparsi la scatola con i biscotti e un misterioso sacchettino blu decorato con tante stelline argentate.

«Uffa, Haiji-san, sei tremendo, a volte.» sbuffò Kakeru.

«Alla fine mi hai sgridato lo stesso, eh?»

«Sei tu che te la cerchi, sembra quasi che tu ti diverta...»

«Oh, ma io mi diverto.» Stuzzicare Kakeru, ovviamente senza cattiveria, era sempre un passatempo intrigante.

Kakeru lo fulminò con un'occhiataccia.

Haiji scoppiò a ridere di nuovo e battendosi una mano sulla gamba lo invitò a sedersi in braccio a lui. «Dai, vieni un po' qui.» Aveva spostato la sedia zaisu più indietro in modo che ci fosse abbastanza spazio tra sé e il kotatsu.

Kakeru aveva un brutto presentimento, ma lo accontentò e si sedette stendendo le gambe sul tatami. Haiji gli avvolse subito un braccio attorno alla vita, e con la mano libera gli prese la destra intrecciando le dita alle sue.

Dopo qualche istante che sembrò eterno Haiji ruppe il silenzio.

«A me invece è sempre piaciuta la primavera, sai?» Kakeru non disse niente e continuò a tenere lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate, come temeva il più grande non considerava ancora chiusa la conversazione di poco prima. Gli aveva semplicemente concesso un attimo di tregua. «Il clima si fa più mite, la natura si risveglia, i ciliegi in fiore tingono la città di rosa. E poi ci sono la golden week, l'hanami, la festa dei bambini. Quando ero piccolo non vedevo l'ora di vedere il cielo diventare un lago pieno di carpe.»

L'immagine del piccolo Haiji che osservava le carpe che ondeggiavano al vento con il naso all'insù e i grandi occhi pieni di meraviglia strappò un sorriso a Kakeru, nonostante fosse un fascio di nervi.

«Ma adesso, più che per tutte queste cose, amo la primavera perché ti ha portato da me.» concluse stringendo più forte la mano di Kakeru e posandogli un bacio sulla tempia. «È meglio vederla così, non credi?»

Kakeru si morse un labbro e una lacrima traditrice gli scivolò lungo una guancia. Haiji aveva capito tutto, era stato un ingenuo a pensare di poterlo ingannare e adesso non gli restava che confessare il peso che gli gravava sul cuore da un po’.

«Adesso però… ti porterà via...» disse con un filo di voce. «Prima stavo pensando che la primavera ti porterà via. Lo so, è stupido, scusa, io...»

Da lì a un mese Haiji si sarebbe laureato e avrebbe dovuto lasciare il dormitorio. Certo, quello non voleva dire che non si sarebbero più visti, ma le cose non sarebbero più state le stesse. Non era solo il fatto di non vivere più assieme a lui a turbarlo, c’era anche la prospettiva di ritrovarsi separati anche sulla pista di atletica.

Haiji gli lasciò andare la mano per stringerlo forte a sé e lo baciò di nuovo.

«Non è stupido. Non è affatto stupido.» ripeté tra un bacio e l'altro. Per quasi un anno, avevano condiviso ogni giorno insieme, era normale che doversi separare facesse male.

Poi allungò il braccio per prendere il sacchettino sul tavolo e lo mise tra le mani di Kakeru, che finalmente alzò lo sguardo per guardarlo con aria interrogativa.

«È per te, aprilo.» lo esortò sorridendogli dolcemente.

Kakeru sciolse il nastro e tirò fuori dal sacchettino un piccolo portachiavi argentato a forma di stella cadente a cui era attaccato un paio di chiavi. Mentre se lo rigirava tra le mani, tracciando il contorno della stella con le dita, sentì le lacrime pungergli gli occhi, ma riuscì a tenerle a bada. Poco dopo la Ekiden, Haiji gli aveva rivelato che quando lo guardava correre vedeva una scia luminosa ai suoi piedi, gli aveva detto che per lui era come una stella cadente. Nessuno gli aveva mai dedicato parole così belle.

«Non posso chiederti di venire a vivere con me. Non è quello che voglio e non è nemmeno quello che vuoi tu, giusto?»

Kakeru annuì lentamente. Non voleva andare via dall'Aotake, voleva che Haiji restasse lì con loro.

«Ma quello che desideri tu è impossibile, Kakeru. Adesso questo è il tuo posto, non il mio.» continuò Haiji. «Ci sono esperienze e cose che ognuno di noi deve fare e imparare nel posto a cui appartiene adesso.»

Anche Kakeru lo sapeva, quello che non sapeva era quale fosse il posto a cui apparteneva Haiji in quel momento e la cosa lo spaventava, temeva che non potendo più correre avrebbe finito per allontanarsi dall'atletica.

«Però, anche se ora i nostri obiettivi sono leggermente diversi, la strada che abbiamo di fronte a noi è la stessa, io sto solo andando avanti un po’ prima di te. Quando mi raggiungerai, correrai ancora per me?»

«Vuol dire che...» Kakeru alzò di nuovo lo guardo, i suoi occhi erano luminosi come Haiji non li vedeva da giorni.

«Vuol dire che mi hanno offerto un posto come allenatore di una piccola squadra. Anche se in realtà finché non mi sarò ristabilito affiancherò semplicemente l'allenatore in carica che andrà in pensione l'anno prossimo e farò soprattutto lavoro d'ufficio.» La parola “ufficio” gli fece spuntare una leggera smorfia sulle labbra.

Haiji aveva una nuova speranza nel cuore e un nuovo sogno da coltivare. Si sarebbe fatto le ossa come allenatore e un giorno avrebbe messo assieme una squadra in cui Kakeru avrebbe potuto risplendere in tutto il suo splendore.

«Ma è fantastico, congratulazioni! Certo, certo che correrò per te!» esclamò il più piccolo abbracciandolo. Era nato per quello.

«Grazie.» Haiji lo strinse forte a sé. «Scusa se non te l’ho detto prima.» continuò accarezzandogli la schiena. «Ma prima volevo riordinare un po' le idee e aspettare che la cosa fosse certa. Alla fine ho capito che anche se non potrò più correre l'atletica può darmi ancora tanto.»

«E tu puoi dare tanto all'atletica.» Kakeru non aveva alcun dubbio sul fatto che Haiji sarebbe diventato un ottimo allenatore.

«Farò del mio meglio. Non vedo l'ora di poter tornare sulla pista di atletica insieme a te.»

«Anch'io.» disse nascondendo il viso nell'incavo del collo di Haiji.

«Però dovremo avere ancora un po' di pazienza, tutti e due. E nel frattempo potrai fuggire da me tutte le volte che vorrai.»

Kakeru si sciolse dall’abbraccio e guardò Haiji dritto negli occhi.

«Io... non fuggirò più!»

«Oh?» fece Haiji alzando un sopracciglio. «Allora mi riprendo le chiavi? Non le vuoi?»

«No, cioè sì...»

«Quale delle due?» rise divertito.

«Sì, sì che le voglio, ma non voglio venire da te per fuggire. Non posso continuare a scappare quando c'è qualcosa che non va. Voglio imparare a confrontarmi con gli altri senza avere paura.»

«Sapevo che lo avresti detto.»

«Mi stavi mettendo alla prova?»

«Forse un pochino.» ammise sistemandogli i capelli sulla fronte.

«Voglio diventare più forte, abbastanza forte da proteggere ciò che hai costruito, Haiji-san.»

Ogni inquilino dell’Aotake aveva ancora tante cose da insegnargli e altrettante ne avevano di sicuro i nuovi ragazzi che sarebbero arrivati. Voleva imparare tutto quello che poteva e diventare una guida per tutti loro, così come lo era stato Haiji, per proteggere ciò che l'ex capitano aveva creato. Un posto in cui chiunque potesse correre e sentirsi accettato per quello che era. Avrebbe raccolto l’eredità di Haiji per poi passarla assieme alla fascia al suo successore, che a sua volta avrebbe fatto lo stesso.

Haiji gli prese il viso tra le mani e appoggiò la fronte alla sua. «Grazie. So che ci riuscirai.» disse con la voce incrinata dall’emozione. «Ogni tanto, però, permettimi di aiutarti, va bene? Anche il tuo vecchio senpai ha ancora qualcosa da insegnarti.»

Kakeru annuì sorridendo. «Anche tu... Anche tu puoi appoggiarti a me, Haiji-san.»

«Lo so. Adesso lo so.»

Durante il suo ultimo anno all'Aotake, anche Haiji aveva imparato qualcosa, ed era stato proprio Kakeru a insegnarglielo. Affidarsi agli altri non voleva dire essere deboli e lui finalmente non aveva più paura di farlo. Anche se per un po' di tempo non avrebbero più vissuto sotto lo stesso tetto tutti i giorni, ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro, quello non sarebbe mai cambiato.

Fuori dalla finestra, la neve continuava a cadere.

Haiji lo strinse nuovamente a sé.

«Tra tre anni, cosa diventerà la neve quando si scioglierà?» gli chiese.

«Diventerà la primavera che mi riporterà da te.» rispose con sicurezza Kakeru.

***** 

Siparietto

"Haiji-san..."
"Hm?"
"Grazie per i biscotti."
"Li ha fatti Hana-chan, davvero."
"Non dico per quello... Li hai scelti tu, però, giusto?"
"Beh, li ho scelti io, sì."
"Sono i miei preferiti..."
"Lo so."
"Avevi già capito tutto..."
"Kakeru, Kakeru, sei in anticipo di qualche anno per porterla fare al demone dell'Aotake. Sopratutto se te ne vai in giro con un musetto da cucciolo abbandonato."
"Haiji-san!"
"Però stavolta te la sei cavata già meglio, te lo concedo."
"Aspetta e vedrai, un giorno riuscirò a tenerti testa."
"Non vedo l'ora."
  
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