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Autore: titti chan yuki    13/06/2019    2 recensioni
“Questa scena mostrava esattamente le nostre personalità: lei debole, tremante difronte alla violenza e bisognosa della mia protezione, mentre io saldo, fermo e robusto abbastanza sia per proteggerla sotto le mie braccia, ma anche per punirla quando necessario.”
Genere: Dark, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando entrai nella stanza il fitto buio che alleggiava venne completamente risucchiato dalla luce che passò quando aprii la porta.

C'era silenzio, nessun rumore. 

Solo il suono dei miei passi risuonava nell'aria. 

Camminando urtai diverse bottiglie vuote; ne presi una tra le mani per vedere che roba fosse: Vodka. 

Mi voltai verso il lato opposto della stanza e riuscì finalmente ad individuare l'esile corpo di Titti disteso a terra. 

"Ti ho trovata, finalmente. Allora davvero eri ancora qui." Mormorai queste parole mentre mi avvicinavo verso di lei. 

Una volta giunto mi chinai sulle ginocchia per arrivare alla sua stessa altezza. 

Era ubriaca fradicia e mi toccava di nuovo soccorrerla. Che seccatura. 

"Mi fa ma...le... la...testa..." Sussurrò contrariata quando la mossi dalla posizione in cui aveva trovato, probabilmente, un po' di pace. 

"Non puoi restare lì. Ti aiuterò io a smaltire la sbronza." La sollevai da terra prendendola sotto le ascelle. 

Non si reggeva neanche in piedi.

"Non voglio ritornare lucida... lasciami in pace...." Mormorò piano aggrappandosi con molta forza all'impermeabile che indossavo. 

Come darle torto, in fondo, meglio avere la testa annebbiata piuttosto che dover affrontare la realtà. 

Le accarezzai piano il capo per tenerla buona, ma lentamente e di soppiatto iniziai a trascinarla in bagno. 

Quando infatti si rese conto dove la stavo portando iniziò a divincolarsi violentemente. 

Quella non era la prima volta che dopo una lite con il sottoscritto si ingozzasse di alcol fino ad ubriacarsi completamente per sfogarsi: il motivo per cui iniziava ad agitarsi era che sapeva già perfettamente cosa stavo per farle adesso. 

"No...Gin...sono sobria..." 

"Certo, certo..." Dissi mentre con la spalla spinsi la porta della toilette. 

"Gin...ti supplico..." Mi pregò ancora, ma inutilmente. 

"Lo faccio per te." Risposi semplicemente. 

Iniziò a piagnucolare. 

I miei metodi, ammisi tra me e me, erano senza dubbio un po' bruschi, ma erano efficaci al cento per cento. Dopo aver varcato la soglia bel bagno, mi girai per chiudere la porta a chiave: non si poteva mai sapere, anche se non era mai capitato fino a quel momento, non volevo che per nessuna ragione tentasse di scappare.

"Allora mia cara, per prima cosa devo farti vomitare, assolutamente." Le dissi appoggiandola sul pavimento difronte al water. 

"Gin, aspetta! Lo sai che ho difficoltà...sto male il doppio se sforzi il mio organismo... Ti pre-" 

Non le lasciai nemmeno finire la frase che le inserii con prepotenza due dita in bocca, in fondo alla gola. 

Nel frattempo con l'altra mano iniziai a stringerle i capelli per tenerla immobile. 

Inizialmente con le sue piccole mani mi afferrò il polso e cercò di liberarsi dalla mia presa ferrea, ma poi mano a mano che i conati iniziarono ad affiorare, la fecero affievolire iniziando a tossire ripetutamente. Nonostante ciò non cedetti ancora e non osai togliere le dita dall'esofago, le spostai solo un po' più in fuori per non farla soffocare a causa della tosse. 

Nel frattempo tenni bloccato il suo capo verso il basso, non facendoglielo alzare per nessuna ragione, per essere ancora più sicuro che respirasse bene. 

L'organismo di Titti era fatto proprio così, quando doveva vomitare non ci riusciva mai al primo tentativo, anche quando sembrava che il rigurgito stesse per uscire. Bisognava insistere per un lungo tempo. 

Iniziai dopo un po’ a stringere la mia mano più saldamente attorno all'attaccatura dei suoi capelli: i conati le facevano compiere movimenti strani e non volevo assolutamente che vomitasse per terra. L'ultima cosa che avevo voglia di fare era togliere della melma schifosa dalle lucide mattonelle azzurre. 

Finita la fase della tosse, le spinsi nuovamente l'indice ed il medio giù in gola senza dare il tempo al suo corpo di riposarsi e di farle compiere da capo la fase preliminare prima del vomito. 

Spostai per un secondo lo sguardo sullo specchio di fianco a noi per assicurarmi che riuscisse a respirare nel meglio dei modi. Aveva la faccia completamente rossa, gli occhi bagnati di lacrime e le mani tremolanti che stringevano con forza il bordo del gabinetto. 

Poi non appena mi resi conto che i conati erano sempre più intensi, estrassi di colpo le dita e la preparai a farle cacciare il vomito vero e proprio. 

La lasciai definitivamente solo quando non aveva più bisogno del mio polso fermo per capire che era importante che si liberasse da tutto quel veleno che aveva assunto. 

Mentre lei vomitava io mi sposati verso il lavandino. 

L'acqua iniziò a turbinare giù non appena aprii il rubinetto. Mi concessi due secondi per me e per riflettere bene sul da farsi. Sarebbe stato un errore mostrarmi "tenero", era importante mantenere sempre quell'aria autoritaria che le ricordava che ero io a comandare. 

"Mi-" Provò a pronunciarmi qualcosa, ma inutilmente: i conati erano ancora troppo forti ed infatti vomitò per ben altre tre volte prima di riuscire a parlare. 

"Sto malissimo, Gin..." Disse infine. 

Sbuffai. Diedi rapidamente una sciacquata alle mie mani con sapone e acqua calda, poi chiusi la fontana e le tornai alle spalle. 

"Beh, colpa tua, Cherry. Te lo avrò ripetuto un migliaio di volte che l'alcol non è per le femminucce." Dissi in tono soddisfatto e fortemente provocatorio. 

"Sta zitto, Gin. Reggo tanto bene quanto te gli alcolici. Prova a sgolarti tre bottiglie intere di Vodka e vediamo se rimani sobrio o fai la mia stessa fine." 

Cavolo, che frecciatina. La tirai su con forza afferrandola per le spalle. 

"Questo è il tuo ringraziamento?" Dissi e dalla mia voce fu chiaro nitidamente quanto ero alterato per quel suo modo di rispondermi. 

"Mi hai quasi fatto soffocare!" Continuò ad azzannarmi furiosa. "Sto peggio di prima, maledizione!" 

"Tesoro, so che pensi abbia usato su di te 

volontariamente questa pratica "rude" per farti soffrire, ma se fossi più informata sapresti che questa è il metodo che tutti usano per aiutare una persona a vomitare." Risposi cercando di mantenere la calma e non farle male. 

"Ah sì? È il metodo che usano i barbari ed i vichinghi?" Iniziò a fissarmi feroce e contemporaneamente cercò di spostarsi verso il lavabo.

"Dobbiamo continuare a litigare ancora per molto a causa di quella questione?" Dissi secco. Poi prima che potesse nuovamente ribattere aggiunsi: "Ad ogni modo credo sia il caso che tu ti faccia un buon sonnellino per riprenderti..." Borbottai lentamente tirando fuori di nascosto dall'armadietto del pronto soccorso un sonnifero. 

"Che diamine blateri?" Mormorò Titti timorosa.

In quel preciso momento fui in grado di riconoscere quel tremolio spaventato nei suoi occhi. Anche il tono era cambiato. 

Iniziò a strofinarsi agitata la bocca con il braccio, ancora disgustata dal sapore dei succhi gastrici. 

Si voltò verso di me e quando vide la pillola nelle mia mano, mi diede uno strattone così forte che fui costretta a lasciarla. Si fiondò di impeto contro la porta che non si sarebbe mai aspettata potesse essere chiusa. Questa era la prova che la prudenza non era mai troppa. 

"Le pillole! Non le so ingoiare! No, Padrone! Ti scongiuro!" 

Scivolò lentamente a terra appoggiandosi alla porta, sperando che essa potesse aprirsi da un momento all'altro. 

Riflettei a lungo sulla parola da lei appena pronunciata: “Padrone“. 

Detta in questa situazione mi fece innervosire tantissimo. Pronunciata solo per cercare di distogliermi da darle quel sonnifero. 

“Padrone” mormorai meccanicamente per dei secondi nella mia mente. Per lei dovevo esserlo sempre e non solo in momenti simili. Che nervi. 

Mi muovo verso di lei ostile. 

"...Gin...dai, per favore!" 

Un sorriso divertito mi sfuggì. 

Non potei evitare di godere alla vista di quello spettacolo così meraviglioso per il mio profondo sadismo. Mi chinai lentamente  e con metodica calma la agguantai per il mento: poi con tutta la forza che disponevo le cacciai in bocca il farmaco. 

Cherry era pur sempre stata addestrata dal sottoscritto, in autodifesa era diventata imbattibile. Meglio essere cauti, anche se era impensabile che potesse un giorno battermi. 

Si ribellò alla mia presa voltando la faccia di lato e più velocemente che poteva cercò di sputarla via. 

"Non provarci nemmeno, Cherry." 

L'afferrai bruscamente per la vita e con totale indifferenza le tappai naso e bocca con entrambe le mani, impedendole di respirare. 

Annaspò violentemente e piantò le sue unghie nella mia carne per paura di soffocare. Cercò  in tutti i modi di non inghiottire, lottando. Tuttavia il bisogno di aria le provocò inevitabilmente un singulto da portare contro la sua volontà la pillola giù per la gola. 

Un colpo di tosse molto violento rischiò di soffocarla, ma quando esso passò ed io la lasciai andare, ormai aveva già ingoiato il soporifero e non c'era più nulla da fare. Senza di me non era capace neanche di vomitarlo. 

Era stato più facile del previsto fortunatamente. 

Pochi secondi e nuovamente si lasciò andare giù con l'unica differenza che ora però si era aggrappata alla mia gamba. 

Questa scena mostrava esattamente le nostre personalità: lei debole, tremante difronte alla violenza e bisognosa della mia protezione, mentre io saldo, fermo e robusto abbastanza sia per proteggerla sotto le mie braccia, ma anche per punirla quando necessario. 

"È stato così terribile?" Dissi posandole una mano sul capo e ghignando apertamente.

"Oltre il danno anche la beffa, magnifico..." 

Sembrava esausta, forse la dose che le avevo dato era troppa per il suo corpo. 

Inoltre il sonnifero era molto potente già di per sé, non mi meravigliai più di tanto che fosse già crollata e si sosteneva unicamente aggrappandosi a me. 

"Ti porto in camera." Borbottai secco e leggermente stufato. 

‘Non devi apparire dolce.’ Continuava nel mentre quella maledetta vocina dentro di me a tormentarmi. 

"Non serve-" Provò a dire, ma si bloccò di scatto quando si rese conto che l'avevo praticamente presa in braccio. 

Infilai la mano nella tasca anteriore dei miei pantaloni per prendere la chiave e per poter uscire. 

La sentivo priva di energia, spenta. 

Entrando poi nella mia camera, la adagiai  con dolcezza sul letto, ma quando provai ad andarmene notai che mi stringeva con forza il maglione. 

"Non andartene." Mugolò. 

"Va bene." Risposi. 

Mi distesi al suo fianco lungo il letto e la guardai intensamente fino a quando non chiuse gli occhi, che fino alla fine lottarono per restare aperti. 

‘Lei diventerà un punto debole per te se continui ad essere così premuroso.’

Scossi la testa infastidito da tutti questi pensieri e mi alzai aprendo lentamente la piccola mano di Cherry stretta così saldamente attorno all’indumento che indossavo. 

"Promettimi che non ti ubriacherai mai più per uno come me." Dissi tranquillo e sincero, sicuro del fatto che non poteva più sentirmi. "Dormi bene, piccola Cherry." 

In cuor mio sperai che al risveglio mi avesse perdonato. Appositamente le avevo dato quel sonnifero. Mi sentivo in colpa per quello che ero successo: si era ubriacata solo perché aveva discusso con uno come me. Adesso in questo modo speravo di restituirle le ore che aveva passato a piangere ed a soffrire in silenzio senza di me. 

Le stampai un bacio prepotente sulle nuca prima di andarmene di corsa. 

Non potevo assolutamente più continuare così.

   
 
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