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Autore: lilac_    13/06/2019    1 recensioni
Nella mia vita ho tre bisogni fondamentali: scrivere, migliorare la mia memoria e condividere i miei pensieri. Mi lamento sempre di non avere idee per scrivere nuovi racconti, e non mi sono resa conto che ho sempre avuto una miniera piena d'oro a portata di mano: i mie sogni! Leggereste la trasposizione letteraria di quelli che sono veri e propri film mentali di una perfetta sconosciuta?
Genere: Demenziale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente: non so come ci sia riuscita, non so come uno come lui abbia accettato di uscire con una come me.

Oddio, non è che abbia proprio accettato. Effettivamente mi ricordo molto poco di come abbia reagito alla mia proposta, forse ho sbagliato a spegnere il cervello subito dopo aver realizzato che effettivamente si, glielo avevo proprio chiesto. Un appuntamento. Io e i suoi occhi azzurri. Ehm ehm. Volevo dire, io e Giotto, da soli, ad un vero appuntamento.

Ansia.Come sempre d’altronde, non è propriamente una novità, ma questa volta ho più dubbi del solito.

Generalmente non sono una che prende l’iniziativa, generalmente sono una che aspetta che le cose le piovano dal cielo mentre si lamenta dell’assenza di nuvole.

E forse mi preoccupa anche questo attimo di follia, questo squilibrio ormonale, non so bene chiamarlo, insomma questo raptus che mi ha portata oggi a presentarmi davanti a lui e senza neanche dire il mio nome, assumendo che sapesse chi io fossi e che avesse piacere di parlarmi, si insomma di chiedergli di uscire con me.

Oddio, avrà pensato che sono folle.

Che poi neanche lo conosco troppo bene, ma in questo caso sento basti soltanto l’impressione di conoscerlo. L’ho osservato abbastanza a lungo a lezione da avere delineato perfettamente (ma solo idealmente) il suo carattere, le sue abitudini, gli atteggiamenti che odia e i particolari che solo riesce ad apprezzare.

E di solito mi limito a questo: a fantasticare senza osare vivere, perché la mia mente sente molto più della carne. Ma per una volta mi sono detta: Angelica e che cavolo, comportati come gli altri! Vedi per una volta cosa provano, perché fanno quello che fanno, cosa li spinge a voler vivere un primo appuntamento.

Insomma, si potrebbe dire che questa uscita sia diventata un’indagine sociologica. L’unico problema è che sicuramente io non sono la persona più adatta a condurla. Non è che dubiti della particolarità o dell’unicità della mia personalità: mi ritengo una persona interessante e amo passare del tempo con me stessa.

Però ci ho messo un po’ di tempo a scoprirlo. Diciamo anche anni.

E questo mi porta a concludere che non credo proprio di essere capace a fare una buona prima impressione. Lui non mi conosce, io non lo conosco: non avrò tutta quella scioltezza e confidenza necessaria per fargli apprezzare la vera me, per mostrargli come sono davvero, e scapperà. Perché sarò banale, timida, impacciata e noiosa.

Farò osservazioni imbarazzanti e mi dimenticherò il nome del suo gatto. Non riuscirò a dire la verità quando lui mi chiederà se mi piace fare sport e dovrò fingermi una persona interessante secondo gli standard.

Perché essere sé stessi all’inizio è troppo pericoloso. È questo quello che fanno tutti, no? Poi però passa il tempo, e le vere abitudini, le opinioni schiette e crude emergono prepotentemente, e cozzano violentemente con quell’immagine falsa che quella persona ci ha aiutati a costruire.

E finisce che ci si lascia. E allora perché si comincia? Si spera forse di trovare quella persona con cui non si debba, non si possa fingere? Quella persona che non può fare a meno di portare fuori ed elogiare il vero te, ricordandoti che scegliere di stare con qualcuno non lo si fa semplicemente per trascorrere del tempo, ma significa sostenersi e sostenere la necessità di rimanere unici in un mondo che ti spinge ad omologarti per la sopravvivenza.

Forse però sono io che la butto troppo sulla filosofia. Per questo ho deciso di farmi accompagnare da mia sorella: lei è più grande, ma in realtà nella coppia sono io la sorella maggiore, quella saggia e prudente.

È in momenti come questo che ho bisogno della sua impulsività e disinvoltura per spingermi a non tirarmi indietro all’ultimo momento e lamentarmi per il resto della mia vita di aver buttato via un’occasione che potrebbe essere stata quella giusta.

È così che ci ritroviamo alle cinque davanti alla stazione di Napoli, ad aspettare qualcuno che forse neanche si presenterà. E invece, contro ogni aspettativa, lo vedo in lontananza, ma neanche lui è da solo.

Accanto c’è quella sua amica, Fiona, che sembra anche troppo perfetta per essere vera. Ecco, ora ci manca soltanto che lui me la presenti come la sua ragazza e lei mi minacci di stargli lontano oppure sono guai. Insomma, le crederei anche, è una tipa in forma.

Eccoli, si avvicinano. Tremo, sudo, le rotule sono budini e il cervello il motore di un aereo. Penso che la confusione e l’ansia abbia deciso di attaccare solo me, quando vedo Giotto buttarsi su mia sorella e andare a salutarla chiamandola con il mio nome. Non so che fare, se fuggire, svenire oppure insultarlo pesantemente.

Nell’impossibilità della scelta mi aiuta mia sorella, che sorridendo gli fa notare << Io sono Serena, Angelica è lei >> e mi indica. Lui sbatte le palpebre un po’ confuso, poi realizza l’enorme figura da idiota appena fatta e prova a rimediare goffamente salutandomi anche troppo calorosamente.

Mi appunto di ricordargli di non avvicinarsi troppo a me durante un primo appuntamento e mentre mi ricordo che non ci sarà mai più un nostro primo appuntamento o un appuntamento in generale, mi ritrovo da sola con lui. Respiro e cerco di non farmi prendere dal panico: siamo in gioco e giochiamo.

Dovendo ricordare cosa ci siamo detti non riuscirei a dare un senso logico alla nostra discussione o qualsiasi cosa sia successa in quei cinque minuti, però la sensazione di pace e serenità che ho provato tutto il tempo, quella difficilmente la dimenticherò. Non dirò che sia stata una cosa mai provata prima, perché non è vero. Ma sicuramente è una sensazione mai provata prima con una persona conosciuta da così poco tempo. Forse è davvero la volta buona.

Mentre continuiamo a chiacchierare mi accorgo che abbiamo imboccato una scala a chiocciola dotata di scarsa illuminazione.

<< L’hai portato il costume? >> mi chiede. Il costume? Stiamo andando al mare? Dietro la stazione? A quanto pare nota il mio smarrimento e aggiunge sorridendo << Ti avevo detto che oggi avrei avuto gli allenamenti e non potevo posticiparli, però si poteva fare una nuotata assieme >>.

Sicuro che l’ha detto, mentre io ero attenta a non ascoltarlo. Sorrido imbarazzata e gli rispondo sinceramente dispiaciuta che mi era caduto di mente. Non fa in tempo a rispondermi mentre sta già togliendo la maglietta che si sente urlare << Vrax! >>

<< Arrivo >> dice lui girandosi, dopo avermi salutata con un cenno della mano. Lasciata così un po’ a caso mi siedo a bordo piscina e realizzo che non posso fare molto altro che assistere ai suoi allenamenti e continuare ad alimentare la fantasia.

Già ci vedo in una casa, io che rientro da lavoro e saluto il gatto, i nostri bambini che corrono ad abbracciarmi e poi lui, che sapendo della giornata pesante a lavoro, ha deciso di regalarmi una cena a base di gelato. Ah, già lo amo.

Non mi accorgo dei passi che mi si avvicinano fino a quando una voce non mi fa sobbalzare: << Sei nuova?>>, chiede una ragazza mora e slanciata, indossa un costume anche lei. << No, veramente non mi alleno qui. Sono con Giotto >> rispondo allegramente.

Lei mi fissa profondamente, e dal suo sguardo indagatore sento che sta scrutando la mia anima per capire se dico la verità. Forse intuisce che le mie doti attoriali sono più scarse di quelle delle attrici dei fotoromanzi e decide quindi di credermi, ma non riesce a trattenere una sonora e sincera risata. Ancora trattenendosi la pancia si rivolge nuovamente a me domandandomi incredulamente << Non dirmi che ti ha portata qui per un primo appuntamento?! >>.

<< … veramente si >> dico flebilmente. Perché rispondo sottovoce? Cosa c’è di male in questo primo appuntamento? Perché all’improvviso stavo dubitando di tutto quanto era successo fino a quel momento, quello che avevo sentito e quello che avevo immaginato, solo per i dubbi di un’altra persona?

<< Devi essere proprio disperata >> aggiunge lei, rincarando la dose. Alzo lo sguardo su di lei, e la osservo: è bella, atletica, sicura di sé, schietta. È perfetta, ma non è me. E non può giudicare il mio primo appuntamento. Sono abbastanza sicura che non ci siano delle regole o un manuale da studiare per queste occasioni, e sono anche abbastanza convinta che la mia opinione conti più di quella degli altri, almeno su ciò che mi fa stare bene. Avrò il diritto di essere contenta anche io no? E che cavolo.

<< Pensala come vuoi >> la assecondo semplicemente, voltandomi con un sorriso per tornare a seguire gli allenamenti. Giotto è intento in un esercizio di tecnica per delle bracciate più precise ed è concentratissimo: sente la sua allenatrice spronarlo e non vuole deluderla, forse anche la mia presenza lo spinge a dare il meglio di sé.

Sono convinta che non serva parlare con una persona per conoscerla veramente. La bocca filtra i discorsi e fa uscire solo ciò che c’è di bello. I suoi gesti invece parlano per lui: la voce che trema ad un primo saluto, il palmo al mento mentre ti ascolta, il sopracciglio incurvato per l’interesse, il braccio premuroso mentre scendi le scale, il passo incostante e vistosamente frenato perché non abituato a seguire il tuo, gli occhi che sorvolano sul corpo per osservare la tua anima. Percepisco la ragazza ancora accanto a me perché la sento borbottare un << Affari suoi >> e poi andarsene.

Già. Affari miei. Nessuno può togliermi il diritto di decidere per me stessa. E io ho già deciso. Lo vedo uscire dalla vasca, credo che per oggi abbia finito. Mi guarda con complicità e soddisfazione, capisco che anche lui la pensa come me.

Sono sicura che anche lui, mentre nuotava, abbia imparato a conoscermi. Così, quando con schiettezza mi chiede << Mi piaci. Ti va di uscire anche stasera? >> io rispondo << Mi dispiace, ma devo andare al cinema con Federica >>.





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Non pubblico da tanto, forse troppo tempo. Ma finalmente mi è venuta un'idea che potrei potenzialmente riuscire a proseguire! Non so se su questo sito ci sia ancora qualcuno o se si siano tutti trasferiti a Honolulu, quindi se avete idee, pareri e insulti fatevi sentire!
P.s. Ovviamente tutti i nomi sono fittizzi perchè il racconto fa riferimento a persone e fatti non puramente casuali.
  
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