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Autore: Justice Gundam    16/06/2019    1 recensioni
Quello che per un variegato gruppo di avventurieri comincia come un viaggio in incognito e una missione di recupero di poche pretese, si rivela essere invece soltanto una parte di un vasto intrigo che li porterà a confrontarsi con il lato oscuro del loro paese, e con antichi misteri che si credevano ormai dimenticati. Ispirato alle sessioni di Pathfinder che gioco assieme ai miei amici.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Pathfinder: L'Ascesa della Follia

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 11 – Fuga verso l'ignoto

La decisione era stata presa. Percorrere il tunnel che si estendeva davanti a loro, e cercare di lasciare Grisborgo. Ormai la città non era più sicura. Cosa sarebbe successo dopo, nessuno di loro poteva immaginarlo... ma sicuramente avrebbe dato loro maggiori possibilità che non restare lì, facile bersaglio di qualcun altro alle dipendenze dei Villanova.

Ovviamente, questa decisione comportava anche i suoi problemi.

"Okay. Se abbiamo deciso di aiutare i nostri piccoli amici a fuggire, direi che siamo tutti d'accordo." commentò Pandora. "La domanda è... da dove partiamo? Una volta che saremo usciti di qui, saremo dei ricercati. Non credo che le autorità prenderanno per buona la parola di un gruppo di avventurieri."

"In fondo, alla fin fine siamo dei mercenari." aggiunse Dario, senza tanti giri di parole. "Sarebbe la parola di quel Nerenzio Ungaro contro la nostra. E non credo ci voglia tanto per immaginare a chi darebbero ascolto."

"Accidenti, pensare che un uomo del genere è considerato un benefattore..." mormorò indignata Maria. Scosse la testa, immaginando che a quel punto fosse inutile indignarsi. "Ascoltate, per come la vedo io, la soluzione è una sola. Intanto usciamo di qui. Ci allontaniamo il più possibile da Grisborgo e cerchiamo di dirigerci verso il confine più vicino. Se riusciamo a passare dall'altra parte, possiamo stare più tranquilli. Le autorità di Grisborgo non ci daranno la caccia fin lì."

"E come lo passiamo, il confine?" chiese Sebastiano storcendo il naso. "La fai un po' troppo facile, signorina. Saranno già sulle vostre tracce, e per tutta la contea si vedranno avvisi di taglia appesi agli alberi e agli edifici. Sicuramente io ho già qualche taglia che pende sulla mia testa."

"Beh, ancora non so come faremo. Una cosa alla volta." replicò la mora. "Per adesso, usciamo da questo posto e cerchiamo di trovare un nascondiglio sicuro. Poi si vedrà."

"Allora cominciamo ad avviarci." disse Nisa. "E... sì, vengono con noi anche Holger, Endlinn e i bambini. Anche lei, signor Sebastiano. Non abbandoniamo nessuno in questo buco."

Sebastiano sghignazzò amaramente, immaginando che a quel punto, la sua situazione era tale che non faceva nessuna differenza con chi lui si accompagnasse. Anzi, forse seguire quel branco di mercenari era la sua migliore possibilità di uscire vivo. "E va bene. Mi sembra una follia, ma in fondo... per i Villanova, io sono già un uomo morto."

"Non abbiamo altra scelta... non ho idea di cosa ci aspetti dopo questa galleria, in ogni caso." commentò Matilde, permettendo ad un cenno di nervosismo di filtrare nella sua voce. Per quanto coraggiosa e decisa, era pur sempre una bambina di undici anni. "Bastiano... ora ci sarà da camminare. Riesci a tenere il passo?"

“Sì, Matilde… tranquilla, ce la posso fare.” Disse il ragazzino, facendo un cenno di assenso anche a Holger ed Endlinn quando questi si avvicinarono a lui per dargli una mano. “Va tutto bene. È solo che mi sono rotto questa gamba quando avevo otto anni, e non è guarita correttamente.”

“Non ti devi scusare, ragazzo. Vi porteremo tutti fuori da questo postaccio.” Rispose Gunter. Ormai il gruppo si era già avviato, e stavano percorrendo la galleria in una fila ordinata, con Maria in prima fila in caso di pericolo. Matilde offrì al suo amico di appoggiarsi a lei per aiutarsi a camminare, e nel giro di meno di un minuto, il gruppo di avventurieri e i loro compagni avevano già lasciato quel posto, sperando di non incontrare troppi ostacoli…

 

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Con un acuto grido di battaglia, Maria abbattè la sua ascia sull'orrida creatura che si parava davanti a lei – un cadavere ambulante la cui pelle marrone ricopriva a malapena i muscoli marciti e gli organi interni ormai guasti. La terribile lama lacerò i vestiti stracciati che lo zombi indossava, e aprì un enorme squarcio sul torace del non morto, e un rivoltante fluido composto da un misto di sangue e pus uscì dalla ferita. Con un brivido di disgusto, la giovane donna tirò un calcio a quella cosa orripilante, mandandola a terra in un lago di effluvi nauseanti.

Quel colpo avrebbe senza dubbio ucciso un normale essere umano, o come minimo avrebbe provocato delle lesioni permanenti. Ma lo zombi, essendo un non morto, non obbediva alle leggi della natura e della biologia che governavano le creature viventi, e cominciò a rialzarsi qualche secondo dopo, bramoso di affondare i denti marci nella carne di qualche essere a sangue caldo.

“Da dove cazzo vengono questi zombi?” esclamò Pandora, mentre cercava di sfuggire ad un altro morto vivente, e di proteggere Sotero al tempo stesso. Lo zombi si avventò su di lei per morderla, ma la giovane fattucchiera riuscì ad evitare la presa per pochi centimetri, e sferrò un deciso colpo di spada che raggiunse la creatura mostruosa al collo, separando la testa dal resto del corpo. A scatti, come un automa, il corpo decapitato fece due passi indietro, poi crollò al suolo e non si mosse più.

“Meow! Brava, Pandora!” esclamò Sotero, per poi dare un'occhiata al resto della spelonca. Ancora due zombi e una manciata di scheletri viventi stavano attaccando il gruppo, anche se per fortuna la situazione appariva sotto controllo. Gunter grugnì quando uno scheletro vivente allungò un braccio e lo graffiò su una spalla, ma reagì prontamente afferrando il suo moschetto e usandolo come arma contundente. Un tremendo colpo raggiunse lo scheletro alla testa, e lo fece crollare a terra con un tremendo frastuono di ossa rotte… mentre Dario tirava fuori due coltelli dalla cintura e li lanciò contro uno zombi che stava aggredendo Matilde. Le lame affilate colpirono lo zombi alla schiena… ma con grande disappunto del ragazzo biondo, il non morto non sembrò neanche accorgersi del colpo.

Tuttavia, questo aveva dato a Matilde un attimo di tempo per preparare il suo attacco. Piazzandosi davanti a Bastiano, la bambina afferrò con tutte le sue forze il suo spadone, e scattò in avanti, evitando le mani putride dello zombi che cercavano di afferrarla. Facendo appello a tutte le sue forze, Matilde sferrò un fendente circolare, e la lama squarciò il ventre del cadavere ambulante, che emise un gorgoglio sommesso prima di crollare al suolo diviso in due, spargendo ovunque umori rivoltanti. La metà superiore continuò a trascinarsi in avanti affamata di carne, ma Bastiano, lottando contro la nausea, puntò due dita della mano sinistra contro di lui, e pronunciò alcune parole…

Curare Tenues Vulnera!

L'effetto fu immediato. Una tenue luce dorata scaturì dalle dita del bambino e colpì lo zombi, che emise un mugolio inarticolato mentre la radianza lo avvolgeva… e un istante dopo, l'orribile morto vivente crollò, ridotto in un mucchietto di polvere.

"Bravi, ragazzi, bel colpo." affermò Gunter, osservando i resti dello zombi con un brivido di disgusto. La bambina sorrise stentatamente, nauseata dall'odore di morte che permeava la stanza. "Quello era un incantesimo di cura, vero?"

Bastiano disse di sì con la testa. "Sì, mastro Gunter... le spiegherò tutto dopo, per il momento... andiamo ad aiutare gli altri a distruggere questi morti viventi..."

Per fortuna, ora che gli zombi erano stati eliminati, ciò che rimaneva non erano che degli scheletri animati, che non erano in grado di opporre altrettanta resistenza. Pandora venne colta alle spalle da uno di quegli ammassi di ossa semoventi, che cercò di affondarle gli artigli nelle carni, ma con un grido di rabbia e raccapriccio, la giovane fattucchiera si scrollò di dosso il non-morto, che barcollò per un istante. Prima che potesse tornare all'attacco, Dario afferrò lo scheletro vivente e lo trascinò via per poi sbattergli la testa contro il muro, con una tale violenza che il cranio dello scheletro andò in pezzi con un rumore agghiacciante.

Iaco pronunciò qualche parola nell'antica lingua dei draghi, e scagliò uno dei suoi incantesimi d'attacco più semplici ed affidabili - Missile Magico, che creò un dardo di energia bianca che, partendo dalla punta delle dita del coboldo, trafisse la cassa toracica dello scheletro più vicino, e lo mandò in pezzi. Le ossa si sparpagliarono sul terreno, e Maria calpestò il teschio sotto la suola di uno stivale, forse temendo che il non-morto potesse rialzarsi.

Usando il suo fucile come arma contundente, Gunter spezzò una gamba ad uno scheletro, che reagì sferrando un fendente, e ferendo lievemente il nano ad un braccio con la sciabola arrugginata che stringeva in una mano ossuta. Con un grugnito di dolore, Gunter fece un passo indietro e si tamponò la ferita con una mano, e nello stesso momento, Holger si gettò addosso allo scheletro e lo schiacciò letteralmente sotto gli stivali, sgretolando le vecchie ossa come pane vecchio!

"Ce ne sono altri? Non mi sembra..." Endlinn guardò rapidamente attorno ad una roccia sporgente, e si accertò che non ci fossero più non-morti in giro, poi tirò un sospiro di sollievo, e fece cenno al resto del gruppo che tutto era sotto controllo. "Okay, li abbiamo eliminati tutti. Voi, come state?"

"Qualche graffio, qualche livido, ma niente di serio, macchè." disse Nisa, lanciando un semplice incantesimo di cura sulla ferita al braccio di Gunter. Il taglio si chiuse all'istante, senza lasciare nemmeno una cicatrice. "Comunque, meglio che stai attento, Gunter. In un posto come questo, la possibilità di contrarre infezioni è alta. Tieniti riguardato in questi giorni, e avverti subito se ti senti strano."

"Bene... direi che possiamo continuare." disse Dario, dopo aver controllato ancora una volta il suo equipaggiamento. "Tuttavia... sono d'accordo con Pandora. Da dove vengono questi non-morti?"

"Devono essere rimasti qui da un bel po' di tempo..." commentò Maria, ringraziando tra sè l'addestramento che aveva fatto per combattere proprio questo tipo di creature. "Queste grotte, che qualcuno sappia, erano state utilizzate in passato?"

"Crediamo che fossero dei passaggi segreti che i contrabbandieri usavano per spacciare le loro merci."   Spiegò Holger, dopo aver strusciato le suole degli stivali sul terreno, giusto per scrollarsi di dosso i resti di non-morto. “Sto parlando ancora di qualche secolo fa, quando questa città era stata fondata ed eravamo praticamente alla fine dell'Impero di Rema.”

“Già all'epoca c'era chi campava fregando la legge…” affermò Dario con sarcasmo.

“Forse quegli zombi e scheletri erano gente che è morta in queste gallerie, e poi è stata rianimata da qualche negromante.” Ipotizzò Matilde. Ora che si erano allontanati dai resti dei non-morti, l'aria si era fatta più respirabile.

“Può essere… ma non perdiamoci troppo tempo. Quelle cose abominevoli sono state distrutte, ed è meglio così.” Rispose Nisa con acredine. Essendo una druida, con il compito di tutelare l'equilibrio dell’ambiente, trovava che i non-morti, creature che esistevano in spregio ad ogni legge della natura, fossero degni solo di disprezzo. “Cerchiamo di raggiungere la superficie… Gunter, Iaco, voi avete idea a che distanza dovremmo essere?”

“Non posso dirlo con assoluta certezza…” rispose il nano, dopo aver passato qualche secondo a toccare una parete rocciosa. “Ma siamo un bel po’ sotto la superficie del mare. Direi almeno una decina di metri, probabilmente di più. Hanno scavato un bel po’ in profondità.”

“Non mi sorprende. Gli antichi Remani erano maestri di architettura.” Rispose Sebastiano, ripulendo accuratamente il suo stocco dai rimasugli di uno zombie che aveva fatto a pezzi. “E chiunque abbia scavato queste gallerie, sapeva benissimo come fare per evitare il rischio di un crollo. Purtroppo, però, vi devo informare che nemmeno io so dove finiremo, se continuiamo a seguire questa strada.”

Pandora alzò le spalle, tenendo in braccio Sotero. “Non importa, per adesso quello che ci interessa è andarcene il più lontano possibile. Speriamo solo di non imbatterci in qualche altra insidia… cominciamo ad essere a corto di incantesimi.” Affermò.

“Okay… voi seguire me. Iaco vede bene qui al buio.” Disse il piccolo coboldo, e indicò due gallerie che si dipartivano dalla fine della stanza e si inoltravano ulteriormente nel sottosuolo. “Voi, da che parte dite? Destra o sinistra?”

“Mah, è lo stesso… a me sembrano sinistre entrambe.” Fu il commento di Matilde.

Bastiano alzò gli occhi al cielo. “Mati…”

“Beh? Che c’è? Non era male come battuta, no?” rispose la bambina, mentre Endlinn, Iaco e Pandora si coprivano la bocca per soffocare una risatina divertita. “Visto? C’è chi l’ha apprezzata!”

Il ragazzino zoppo sorrise sarcastico e si sfregò la fronte. “Beh, immagino che da qualche parte, ci fosse qualcuno a cui piacesse…”

“Su, su, ragazzi, non disperdiamoci in chiacchiere.” Affermò Holger. Prese una torcia dal suo zaino consunto, e la accese con ciò che rimaneva di una candela, poi prese la testa del gruppo, e scelse la galleria che il suo istinto gli diceva essere più sicura. “Okay… visto che non abbiamo idea di dove siamo con esattezza, quello che possiamo fare è proseguire e accettare che ci saranno dei rischi.”

“Aspetta. Vengo con te in avanscoperta.” Disse Dario, affiancandosi al mezzorco, che fece un cenno con la testa, immaginando che in quel momento avessero bisogno di collaborare il più possibile per uscire indenni da quella pericolosa situazione. Stando sempre attenti ad ogni cosa che accadesse, con Gunter e Maria che chiudevano la retroguardia, e Pandora, Iaco e i bambini in mezzo, il gruppo cominciò ad addentrarsi nei tunnel.

Non passò molto tempo prima che la galleria sbucasse in un luogo nel quale finalmente si riusciva a vedere qualche rimasuglio di opere umane. Una camera i cui muri erano stati ottenuti scolpendo le pareti di roccia in modo da renderli quanto più levigati e regolari possibile, con quattro grosse colonne in legno poste in punti strategici per tenere il soffitto, che in alcuni punti sembrava usurato. Diverse porte, anch’esse ricavate aprendo dei buchi nelle pareti di roccia, si dipartivano dalla stanza, andando in varie direzioni – ma una di esse era chiaramente danneggiata e penzolava in maniera quasi inquietante dai gangheri. In un angolo, il soffitto era effettivamente collassato, riempiendo la zona di detriti.

Holger e Dario diedero una rapida occhiata. Per fortuna, sembravano non esserci problemi, e i due fecero cenno ai loro compagni che potevano proseguire. La stanza era del tutto deserta, e Nisa si fermò in mezzo ad essa per provare a sentire eventuali rumori che provenivano dalle altre stanze… ma anche il suo udito fine non riuscì a cogliere nulla.

“Non sento nulla… e queste orecchie non sono per decorazione.” Affermò l’elfa dai capelli verdi, indicando le proprie orecchie appuntite.

Endlinn si fermò a sua volta ad ascoltare, e non sentì nulla se non qualche leggero scricchiolio, o il rumore di qualche sassolino che veniva spostato. A parte l’odore di chiuso e di umidità, e quei pezzi di arredamento sparsi qua e là, non c’era alcuna traccia di altre creature, viventi o meno.

“Meglio. Magari ci possiamo fermare per un attimo e riposarci. Quel tanto che basta per recuperare gli incantesimi per chi sa lanciarli.” Affermò Sebastiano. L’ex-capobanda si permise di rilassarsi un attimo e rinfoderò lo stocco con un gesto lento e preciso. “Detto questo, è meglio andare a dare un’occhiata in giro… e assicurarci che non ci siano brutte sorprese.”

Dario non potè biasimare Sebastiano per la prudenza. Neanche lui, in fondo, si fidava troppo di quel posto… o di qualunque altro posto, in generale.

“Okay… allora facciamo così. Matilde, Bastiano, voi restate qui. Holger, Gunter, potete restare con loro?” affermò Maria, dando priorità alla sicurezza dei bambini. Matilde storse il naso, sentendosi trattata come se fosse stata una fanciulla indifesa, ma non protestò – dopotutto, quegli avventurieri avevano salvato lei e Bastiano, e sapevano quello che stavano facendo.

“Sì, va bene. Voi andate a vedere cosa c’è nelle altre stanze?” chiese il mezzorco.

Pandora strizzò un occhio. “Certamente. Vediamo un po’ se troviamo qualcosa di interessante. Magari chi usava questo posto per le sue operazioni ha lasciato degli oggetti che potrebbero esserci utili.” Affermò. “E magari anche qualcosa di valore, chi può dirlo!”

“Noi avventurieri non ci finanziamo mica da soli.” Commentò Dario con un sorriso ironico e un’alzata di spalle.

“Non è esattamente quello che mi immaginavo quando sentivo storie di guerrieri e maghi che esplorano qualche dungeon, affrontano mostri e scoprono tesori… ma va bene lo stesso.” Affermò Matilde. “E… il nostro amico Sebastiano, qui presente?”

L’ex-capobanda alzò gli occhi al cielo. “Non ho nessuna intenzione di giocarvi qualche scherzo, mocciosa. So di non potermi battere contro tutti voi messi assieme.” Rispose a denti stretti. “Per quanto mi secchi ammetterlo, collaborare con voi è la mia migliore possibilità di uscire vivo da questa situazione, e non ho nessuna intenzione di sabotarmi da solo.”

“Va bene… noi andiamo a dare un’occhiata alle varie stanze, e torniamo subito. Per adesso non sembra che ci siano pericoli in giro, ma… in un posto come questo, non si può mai abbassare la guardia.” Commentò Nisa. Gunter disse di sì con la testa, e gli altri si divisero in piccoli gruppi, ognuno dei quali si diresse verso una delle porte. Con un gesto deciso, Maria afferrò la porta difettosa… e la scardinò del tutto tirandole un calcio!

“Ah!” esclamò Iaco, colto di sorpresa come del resto molti altri. “Maria, un po’ di silenzio! Se qualcuno sente?”

La giovane guerriera strizzò un occhio e appoggiò ciò che restava della porta addosso ad un muro. “Ugh… Scusate, non ci ho pensato…” affermò. “Ma tanto, sono sicura che qui attorno non c’è nessuno. Non abbiamo di che preoccuparci, per ora.”

“Evviva l’ottimismo…” commentò Dario con una risata breve e nervosa. Lui e Nisa entrarono nella stanza che si erano “scelti” e diedero un’occhiata in giro. Ben poco rimaneva dell’arredamento originario – uno sgabello, un tavolo e una credenza divorati dai tarli, oltre a tre scrigni di legno ed acciaio riposti accuratamente in un angolo. Il soffitto e parte dei muri erano ricoperti di ragnatele, e l’aria, per quanto viziata, era secca e polverosa. “Comunque, mi sembra che qui ci sia qualcosa di interessante. Nisa… che tu sappia, potrebbe esserci qualche ragno pericoloso, tra quelle ragnatele?”

L’elfa ridacchiò, ma comprese la preoccupazione del ragazzo biondo. “Non riesci a toglierti dalla testa quella vedova nera gigante, eh?” chiese, riferendosi al mostruoso ragno che avevano affrontato sulla nave degli spacciatori di animali. “Comunque, no, non dovrebbe esserci nulla di così pericoloso da queste parti. Anzi… se abbiamo fortuna, quegli scrigni conterranno qualcosa, no?”

“Vediamo che non ci siano trappole, prima di tutto…” disse Dario, raccogliendo un pezzo di legno da terra e usandolo per toccare gli scrigni da una distanza di sicurezza. Non accadde nulla, e il ragazzo si avvicinò con prudenza e diede un’occhiata più da vicino. “Hmm… sembrerebbe di no. Chiunque abbia lasciato qui questi scrigni, certo non aveva paura che qualcuno venisse ad appropriarsene. E va bene, vediamo di scoprire cosa c’è dentro.”

Dario si inginocchiò davanti al primo scrigno e cercò qualcosa in un risvolto interno del suo manto, tirandone fuori un piccolo contenitore. Il giovane prese quello che sembrava essere un piccolo grimaldello dalla tasca di cuoio e si mise a lavorare sul lucchetto del primo scrigno, stando molto attento a come girava il pezzettino di metallo per far scattare il delicato congegno, e Nisa trattenne il fiato per non distrarlo.

Finalmente, dopo qualche secondo, si sentì un debole clic e il lucchetto si aprì sotto il tocco esperto del giovane fuorilegge, che fece un lieve sorriso soddisfatto e aprì il coperchio per rivelare i contenuti dello scrigno, rimasti praticamente intatti dopo tutto quel tempo. Con sua grande sorpresa, si trattava di numerosi flaconcini semitrasparenti, tutti contenenti liquidi di vari colori. Dario non si intendeva molto di magia, ma anche lui ne sapeva abbastanza da poter dire che si trattava di pozioni – sempre utili, ammesso che fossero stati in grado di identificarle. In un angolino dello scrigno, si trovava inoltre una piccola verga di colore grigio metallico, e un piccolo contenitore di giada che conteneva una piccola gemma intagliata irregolarmente, di colore marrone chiaro, posta su un cuscinetto color porpora.

“Pozioni, eh? E un bel po’…” disse Nisa, contando con un certo stupore i flaconcini di vetro. “Saranno almeno una dozzina… dovremmo prenderci il tempoper identificarle, visto che potrebbero esserci utili… e questa bacchetta?”

“Io non mi intendo per niente di queste cose… meglio chiedere a Pandora o a Iaco.” Commentò Dario. “Però, questo contenitore sembra abbastanza prezioso. Non male… adesso vediamo cosa c’è negli altri.”

Dario controllò di nuovo che non ci fossero trappole o altri imprevisti, poi si rimise al lavoro sugli altri due scrigni – i lucchetti erano abbastanza simili al precedente, e il ragazzo non ebbe troppe difficoltà a farli scattare entrambi, uno dopo l’altro. A differenza del primo scrigno, gli altri due erano pieni di monete, riposte in sacchi di cuoio o sparpagliate all’interno del contenitore. I due avventurieri furono contenti di vedere che si trattava di monete di vario taglio: fiorini d’oro, monete d’argento e di rame… e Nisa fu convinta di vedere anche qualche pezzo di platino. Alcune delle borse di cuoio, anziché monete, contenevano delle piccole gemme… ma comunque, era un bel bottino.

“Bene, bene… oltre che aiutare quei bambini, sembra che ci guadagniamo anche un bel po’! Ovviamente… nulla di questo tesoro ci servirà, se non riusciamo ad uscire di qui. E qui non vedo altre uscite, quindi… intanto teniamo al sicuro tutte queste cose, e vediamo se gli altri hanno trovato qualcosa.” Commentò Dario. Mise da parte gli scrigni, ripromettendosi di portarli con loro e di dividere equamente il bottino una volta usciti da lì.

Dopo aver messo in sicurezza i preziosi, Dario e Nisa uscirono dalla stanza per tornare dove erano prima… e dove stavano tornando anche Iaco e Sebastiano, che avevano a loro volta esplorato un’altra uscita, e sembravano abbastanza ottimisti.

“Allora? Trovato qualcosa?” chiese l’ex-capobanda. “Pare che oltre quella porta ci sia una via d’uscita… anche se sinceramente non ho idea di cos’altro potremmo trovare.”  

“Oh, per quello abbiamo trovato qualcosa.” Rispose Dario. “Solo che se non usciamo di qui, non ci servirà a molto. Avremmo bisogno di qualcuno che possa identificare certi oggetti, ma sono sicuro che ci potranno essere molto utili.”

“Uff… meno male… cominciavo davvero a stancarmi di stare in questi sotterranei!” affermò Bastiano, cercando di muovere un po’ la gamba zoppa. Come sempre, non riusciva a piegarla bene da quando era guarita da quell’incidente, e in quel momento, gli sarebbe davvero piaciuto poter camminare normalmente per non essere di intralcio ai suoi compagni. “Allora… che cosa si fa?”

“Immagino… che aspetteremo un po’ qui, ci riposeremo, e poi, quando avremo recuperato le forze e gli incantesimi, ci avvieremo verso l’uscita. A proposito, ragazzo, potrei farti una domanda? Forse è un po’ indelicata…” rispose Gunter, mentre Iaco cominciava a spiegare quello che lui e Sebastiano avevano trovato.

Per fortuna, il ragazzino non sembrò per nulla turbato. “Ah… ma certo, mastro Gunter. Di cosa… di cosa si tratta?” chiese, e Matilde si piazzò protettivamente accanto al suo migliore amico.

“Beh… volevo chiederti… so che quella gamba non è guarita bene quando te la sei rotta… ce l’ha detto il direttore Ungaro…” spiegò il nano pistolero. Bastiano assunse un’espressione vagamente disagiata nel sentir parlare di nuovo di quell’incidente, ma non disse nulla. “Dimmi… è stato da allora che hai cominciato a sviluppare i tuoi strani poteri?”

“Gunter!” lo apostrofò Nisa.

Il nano aprì le mani come per dire che non voleva offendere nessuno. “Hey, la mia era solo curiosità!”

Da parte sua, Bastiano non sembrò prenderla male, anche se Matilde si avvicinò protettivamente al suo migliore amico. “Beh…” cominciò a spiegare. “In effetti è vero… sono rimasto fermo per quasi tre mesi, e la mia gamba non è guarita del tutto… solo che poi, quando ho ripreso a camminare, mi sono accorto che c’era qualcosa di strano… e me ne sono accorto un giorno, in cui Matilde si era fatta un graffio mentre stavamo giocando.”

“Mi ero fatta un taglio sulla mano, niente di che.” Disse la bambina, mostrando il dorso della mano destra. “Ma quando Bastiano ha avvicinato un dito alla ferita… ho visto una strana luce provenire da lui, e il taglio… si è rimarginato da solo, mentre lui diceva delle strane parole in una lingua che non conosco…”

Bastiano sospirò. “Mati, tu conosci solo il tileano.”

“N-non è questo il punto!” dichiarò imbarazzata la giovanissima spadaccina. “Ma, sì, Bastiano ha detto quelle stesse parole… Curare… Vulnera… insomma, una cosa del genere!”

“Un incantesimo di Cura Ferite Leggere.” Rispose Endlinn, confermando le supposizioni di Nisa e Iaco. “Sì, come immaginavamo, il nostro giovane amico è un oracolo.”

Sebastiano alzò le spalle. “Forse è proprio questo il motivo per cui i Villanova lo vogliono. Non capita tutti i giorni di trovare qualcuno in grado di usare magia divina spontaneamente.”

“Tu non in posizione di parlare, amico.” Lo rimproverò Iaco. L’ex-capobanda alzò le spalle e fece cadere la discussione.

“Va bene, va bene… ad ogni modo, abbiamo dato un’occhiata in giro, e sembra che ci sia un corridoio che va verso la superficie.” Disse Sebastiano, indicando la porta più lontana rispetto a loro. “Voi, avete trovato qualcosa?”

“Un po’ di cose di valore che evidentemente qualcuno si è lasciato dietro. Tanto vale che le prendiamo noi a questo punto, no?” affermò Dario con un cenno della testa e un sorrisetto arguto. “Tra l’altro, è il caso che qualcuno che si intende di più di magia arcana dia un’occhiata a quelle pozioni… e a quello strano sasso che c’è lì.”

“Hmm… sono d’accordo, in fondo abbiamo pur fatto le nostre buone azioni quotidiane, miao!” commentò Sotero, e Pandora sghignazzò divertita.

“Va bene, adesso vediamo di portare via la roba… e dividerla equamente.” Disse la giovane fattucchiera. “Magari lasciando qualcosa anche al nostro amico qui presente, visto che anche lui ci ha dato una mano ad uscire da qui.”

“Hmm… non ti sembra di essere un po’ troppo generosa, Pandora?” chiese Gunter, guardando con sospetto Sebastiano. L’uomo sbattè gli occhi, evidentemente non aspettandosi una tale generosità da parte di chi lo aveva catturato.

“Quel tizio voleva rapirci per consegnarci ai Villanova. Perché dovremmo essergli grati di qualsiasi cosa?” chiese Matilde stringendo pericolosamente gli occhi.

Pandora non si scompose, e rispose con tutta calma a coloro che la stavano guardando come se fosse impazzita. “Diciamo che… si tratta di un incentivo per il nostro amico Sebastiano.” Rispose, sussurrando nell’orecchio al nano. “Se gli diamo una buona ragione per continuare a stare dalla nostra parte anche dopo che questa storia è finita, abbiamo meno possibilità che ci tradisca dopo, non credete?”

“Non so se questa giustificazione mi convince molto…” borbottò Gunter, ma decise di lasciar cadere la cosa. In quel momento, era più importante andarsene da quel luogo. Nisa stava già dando qualche segno di claustrofobia, anche se Iaco sembrava abbastanza a suo agio.

“Comunque… se avete finito di chiacchierare circa la mia affidabilità…” borbottò Sebastiano schierandosi la voce. “Io e il coboldo abbiamo trovato un’uscita. C’è da camminare un po’, ma  è una strada in salita. C’è almeno la possibilità che arrivi fino alla superficie.”

“Okay… cominciavo sinceramente ad essere stufo di tutti questi sotterranei.” Affermò Holger, e fece un movimento con la spalla in modo da sgranchirsela. Per un attimo, il suo sguardo andò ai due bambini che era stato ingaggiato per rapire, e che invece si era trovato a proteggere, e un velo di malinconia si posò su di lui. “Okay, ragazzi… immagino che tra un po’, la vostra avventura si concluderà. Mi dispiace che vi siate ritrovati in questo casino.”

“Non è stato facile nemmeno per lei, signor Holger.” Rispose gentilmente Bastiano, il cui sguardo si perse poi nel vuoto per qualche istante mentre guardava verso il pavimento. “Quel suo compagno che si è sacrificato per permetterci di fuggire… è stato anche grazie a lui che siamo qui, in questo momento.”

Dario appoggiò una mano sulla spalla di Bastiano per dargli conforto, e Matilde sospirò a sua volta, ricordando fin troppo bene il momento in cui quel mezzelfo era caduto sotto i suoi occhi, pugnalato a morte da uno sgherro. “Ulrich sapeva quali fossero i rischi, ma non è esattamente una consolazione…” rispose Holger. “Se non altro, ho la consolazione che abbiamo deciso di fare la cosa giusta, per una volta nelle nostre vite… e spero che Ulrich mi abbia perdonato per averlo fatto finire in questa situazione.”

Dario si fece malinconico. Poteva capire come si sentiva il mezzorco… anche lui aveva visto diversi suoi compagni morire così, all’improvviso, per una coltellata o una sassata durante una rissa di strada, oppure per un incidente che nessuno avrebbe potuto prevedere. Ma quello non era il momento di rivangare il passato…

“Va bene. Adesso prendiamo quello che può servirci da queste parti, poi ci riposiamo un po’ e andiamo. Tenete le armi pronte, non ho la più pallida idea di cosa incontreremo.” Li avvertì Maria. Con un cenno della testa, Matilde sguainò lo spadone dalla larga lama che teneva sulla schiena e lo controllò per un paio di secondi, e Dario si assicurò di avere alcuni dei suoi coltelli da lancio a portata di mano…

 

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Qualche ora dopo, passata a riposare e a fare un po’ di turni di guardia, il gruppo aveva preso quello che Dario e Nisa avevano trovato, avevano diviso equamente il denaro, e avevano messo da parte le pozioni e la pietra misteriosa, in modo da identificarli in seguito. Pandora e Sotero camminavano in mezzo al gruppo, e la giovane fattucchiera dagli occhi bicolore stava esaminando con fare curioso le pozioni, una alla volta, e la bacchetta e la gemma che Dario e Nisa avevano trovato in uno degli scrigni.

“Mai vista una pietra come questa, miao…” stava dicendo il gatto famiglio, tenendo la voce bassa per non dare via la posizione del gruppo. “Certo, sembra un sasso colorato qualsiasi… del colore della terra, per giunta… ma percepisco un potere magico, anche se non troppo forte, che proviene dal suo interno.”

“Probabilmente è un oggetto magico ad uso singolo. Questo significa che non appena ne avrò il tempo, dovrò cercare di capire cosa fa esattamente.” Commentò Pandora, osservando la pietra come meglio poteva alla fioca luce dell’incantesimo che aveva lanciato per illuminare la via. Il gruppo stava camminando nella galleria oscura in fila ordinata, con Maria in testa e Gunter alla retroguardia, e dopo qualche minuto stavano arrivando finalmente in una nuova stanza. Si fermarono, e Dario fece cenno al gruppo di aspettare e si avvicinò furtivamente al’ingresso, dando una sbirciata all’interno. Anche questa stanza sembrava vuota, in ogni caso…

Ma Dario non era tipo da fidarsi della prima impressione. Tirò fuori una moneta da una tasca e la lanciò all’interno, per verificare se ci fosse qualcuno nascosto che avrebbe potuto avere una reazione al tintinnio. Dopo qualche secondo, non era ancora successo nulla, e il giovane biondo si arrischiò ad entrare.

Questa volta, le impressioni si erano rivelate giuste. La stanza era vuota, a parte una rampa di scale in legno, sorrette da delle impalcature fatte di travi più grandi, che portava verso una botola sul soffitto, ad un’altezza di circa tre metri da terra. Non sembravano delle scale molto sicure… il che per Dario era preoccupante, visto che quella botola sembrava essere l’unica via d’uscita.

Il ragazzo fece cenno ai suoi compagni di entrare pure nella stanza, e li rassicurò sul fatto che non ci fosse alcun pericolo immediato.  Detto questo, anche loro si resero subito conto che uscire da lì non sarebbe stata un’impresa troppo facile…

“Oh, e quindi… questa sarebbe uscita?” chiese Iaco, poco convinto. “Forse io e bambini potere salire scale, ma altri… io non sicuro.”

“Questo legno è praticamente marcito, non reggerà tutto il nostro peso.” Affermò Nisa, dopo aver esaminato un po’ più da vicino le scale. “Ma… temo che questa sia l’unica possibilità che abbiamo. Dobbiamo trovare un modo per usare quelle scale senza paura di romperci il collo.”

“Come no… buona fortuna…” commentò Endlinn. L’elfa dal volto sfregiato raggiunse a sua volta le scale e toccò i gradini con una mano. Lo scricchiolio sinistro che ne conseguì le fece abbandonare immediatamente ogni proposito di usare le scale senza prendere precauzioni. “Se qualcuno ha un’idea, io sono aperta ad ogni suggerimento.”

Il silenzio che ne seguì fece capire subito che stavano tutti pensando a come fare per uscire da quella botola senza dover per forza utilizzare quelle scale pericolanti. Tuttavia, le possibilità non erano molte. L’equipaggiamento a loro disposizione forse avrebbe potuto dare una mano, ma… volenti o nolenti, qualcuno avrebbe dovuto correre il rischio e salire sulle scale.

“Allora, vediamo un po’…” disse Dario mentre esaminava le scale. Arrampicarsi fin lassù e poi aprire la botola e assicurare una corda per aiutare gli altri a salire? Ma non si fidava troppo della resistenza di quelle scale, e poi non aveva idea se ci sarebbero stati dei pericoli lassù. Forse non ne avrebbe avuto il tempo… Il ragazzo biondo cercò di dare un’occhiata in giro, alla ricerca di altre possibilità di salire lassù.

Mentre tutti stavano riflettendo su come fare, Iaco cominciò a sfregarsi il mento con la piccola mano artigliata, e Pandora e Sotero, notando il suo modo di fare, lo guardarono con espressioni interrogative. Forse il coboldo aveva qualcosa in mente?

“Posso vedere pietra, Pandora?” chiese, e dopo qualche attimo di incertezza, la biondina tirò fuori la gemma color terra che aveva con sé, e la passò a Iaco, che iniziò immediatamente ad esaminarla… poi, fece qualche gesto mistico con la mano destra. Probabilmente un semplice incantesimo per capire di che si trattava.

“Che succede, Iaco? Riesci a capire di cosa si tratta?” chiese Holger, chinandosi vicino al piccolo coboldo, che arrivava a malapena a metà dell’altezza del mezzorco.

Dopo qualche attimo di attesa, il coboldo stregone emise un’esclamazione vittoriosa e fece il segno dell’okay con una mano, attirando l’attenzione di tutti i membri del nutrito gruppetto. Forse aveva scoperto qualcosa di interessante?

“Che c’è, Iaco? Hai capito di cosa si tratta?” chiese Gunter.

“Non del tutto… però qui contenuta piccola quantità di energia elementale. Tipo terra.” Spiegò il rettile umanoide, mostrando la gemma ai suoi compagni. “Forse permette di fare qualcosa con terra!”

“E qui, siamo praticamente circondati dalla terra…” commentò Bastiano. “Okay, ma siamo sicuri che potrà esserci utile per uscire di qui?”

“Miao! Tanto vale fare una prova, no?” rispose Sotero. “Vuoi provare tu, Pandora?”

“Con piacere!” rispose la giovane fattucchiera. Ricevette la gemma dalle mani di Iaco, e la tenne stretta nella mano destra, cercando di concentrarsi. Era così che si attivava?

La gemma cominciò a pulsare lentamente ed emettere un flebile calore… ma Pandora non sentì che stava accadendo nulla… era come se ciò che era contenuto all’interno della gemma si agitasse e premesse per uscire, ma le pareti della gemma non gli permettevano di farlo. Evidentemente, c’era da fare qualcos’altro, e la ragazza fece una rapida riflessione. Da quanto sapeva di questo tipo di magia, questo voleva dire che bisognava dare una mano all’energia a liberarsi…

“Okay, ragazzi… tiratevi indietro, adesso provo ad attivarla!” li avvertì Pandora, sperando che di qualsiasi cosa si trattasse, non finisse per far crollare loro addosso il soffitto. Un po’ allarmati, tutti quanto si piazzarono entro un paio di metri di distanza da Pandora, e quando Sotero strinse gli occhi e disse di sì con la testa, la bionda fattucchiera  strinse il pugno e poi scagliò la gemma sul pavimento, dove si infranse con un tintinnio cristallino.

Una frazione di secondo dopo, dei raggi di luce arancione scaturirono dai frammenti, illuminando la stanza e costringendo Pandora a coprirsi gli occhi per non essere abbagliata! La ragazza emise un grido di sorpresa e barcollò indietro, mentre dai pezzi della pietra magica cominciava già a formarsi qualcosa, ancora invisibile per la luce…

“Ah! P-Pandora! Che… che sta succedendo?” esclamò Nisa, mentre una figura goffa e possente prendeva forma davanti a loro…

 

CONTINUA…              

 

  
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