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Autore: MadLucy    16/06/2019    0 recensioni
{Tomarry | Harrymort | what if | post Chamber of Secrets | grey!Harry}
Il ricordo del diario di Tom Riddle riesce nel suo intento: riacquistare un corpo. Una nuova profezia gli indica la strada: Harry Potter è l'unico che può sconfiggerlo, ma anche l'unico che può portarlo al trionfo. Tutto ciò che Tom deve fare è usare la sua arma più potente contro di lui: l'amore. Harry viene rapito ed introdotto suo malgrado ad una nuova vita, inspiegabile ma affascinante. Avviluppato in un seducente, caleidoscopico vortice dove verità e menzogna finiscono per confondersi sempre di più, il suo obiettivo è non perdere se stesso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Sesto atto

«... mi rendo conto.» Silente soppesò con lo sguardo i visi scavati dei ragazzi che aveva davanti. Hermione e Ron rimasero in silenzio. La fatica delle ricerche e l'angoscia del fallimento li aveva estenuati, anche se erano stati ben attenti a non farsi sfuggire nemmeno un lamento. Silente li aveva visti l'ultima volta sei mesi prima, e le persone che aveva davanti ora erano altre. 

«Un incantesimo di protezione di potenza inimmaginabile» concluse Hermione, definitivamente, come se ogni parola che pronunciasse le raschiasse la gola. «Tutti gli Auror l'hanno detto. L'Ordine della Fenice non ha niente in mano. Abbiamo tentato. Con i suoi oggetti, con i suoi capelli, persino con la sua saliva. La sua saliva.» Si dovette interrompere per strizzare le palpebre ed impedirsi il pianto. Ron le toccò una spalla, ma fiaccamente. Non aveva forza da infondere. «Se dovessimo dare retta al verdetto magico, Harry sarebbe sparito. Non morto. Volatilizzato
Silente la ascoltava senza che la sua espressione cambiasse. 
«Che cosa dovremmo dire al mondo?» proseguì Hermione, accalorata. «Che cosa dovremmo dire a noi stessi? Che Harry non esiste più? Che non è mai esistito, che abbiamo sognato?!»
Ron intervenne, facendo segno all'amica di fermarsi. «Soltanto lei ha qualche speranza di trovarlo, se questa speranza c'è, signore.»
Silente riflettè, le dita intrecciate sulla scrivania. Trascorse qualche istante soltanto a fissarle, come se non le riconoscesse come proprie.
«Mi rendo conto,» riprese, «che avete affrontato ben più di quanto sarebbe ragionevole aspettarsi da due studenti di Hogwarts di diciotto anni. I recenti avvenimenti non hanno lasciato indifferente nessuno, ma voi avete subito il contraccolpo più doloroso.» 
«Non siamo qui per discutere dei nostri sentimenti, signore» sottolineò Hermione, furiosa. «Ha intenzione di aiutarci, oppure no? Che cosa ha fatto lei, mentre noi eravamo là fuori a cercarlo?!»
«Hermione» gemette Ron.
«Oh, santo cielo! Persino il professor Piton si è messo a disposizione sempre e instancabilmente, lui che Harry lo odiava! Perchè lei invece non ha mai fatto un tentativo?!»
«Il ritorno di Lord Voldemort attraverso uno dei suoi Horcrux, la scomparsa di Harry Potter, avvenuta ormai cinque anni fa,» continuò Silente, come se nessuno l'avesse interrotto, «per non parlare dell'evasione da Azkaban di un allarmante numero di Mangiamorte, tra i quali Bellatrix Lestrange, e i più prossimi sviluppi, che lasciano ad intendere che molte creature magiche si stiano muovendo in massa per unirsi all'esercito di Voldemort.» Sollevò gli occhi azzurri su Ron e Hermione. «La vostra decisione dell'anno scorso di interrompere gli studi per partecipare alle ricerche di Harry vi ha reso onore, signor Weasley, signorina Granger. Ma mi vedo costretto a farvi una richiesta.»
I due ragazzi rimasero in ascolto, tesi. 
«Devo chiedervi di sospendere le ricerche» scandì Silente.
Hermione s'indignò. «Questo non ha il diritto di pretenderlo!»
«Hermione!» esclamò Ron, esasperato. «Lascialo... lascia che ci spieghi. Ci sarà un motivo se ce lo chiede, no? Io l'ho sempre pensato. Lei ha un piano, giusto?» lo incalzò. La sua voce era quasi supplichevole. 
Silente spostò lo sguardo dall'uno all'altra, lentamente. «Se vi capitasse al di là di ogni previsione di trovare davvero Harry, i rischi che correreste sarebbero superiori al beneficio che apportereste. A lui come a tutti noi.» Frenò la protesta di Hermione sul nascere. «Questo è buon momento per riprendere i vostri studi ed avere fiducia.»
«Come posso stare seduta su un banco a imparare incantesimi mentre Harry è là fuori prigioniero di Tu-sai-chi?!»
«In cosa bisogna avere fiducia, signore?» esitò Ron, afflitto.
Silente chiuse gli occhi. «In Harry» concluse. «Dovete avere fiducia in Harry.»

***

Harry osservava il bagliore degli smeraldi del medaglione di Serpeverde, riflessi sul quarzo di una coppa. Le luci verdi non lo spaventavano più. La maledizione che lo impastoiava nella paura era stata sciolta. 
«Le sono sempre stato fedele, Mio Signore, ho confessato sotto Veritaserum» singhiozzava un uomo a terra. Tom, seduto come sempre a capotavola al fianco di Harry, lo guardava annoiato.
«Ti sembra sincero, Harry?» gli domandò, come se gli interessasse davvero una seconda opinione. Parlavano sempre in Serpentese tra loro. Ormai facevano parte di un nucleo elitario, inscindibile, una razza a parte. Harry alzò le spalle, privo di alcun interesse per quello sconosciuto. Il calore del medaglione contro il petto gli piaceva, era una bella sensazione. Ormai era abituato a dormire tenendolo contro la pelle, come un amuleto. 
Tom fece un cenno della mano. «Sbarazzatevene.»
Bellatrix fu rapidissima, un gesto istantaneo, uno schizzo di verde. «Avada Kedavra.» L'uomo si afflosciò come un sacco di sabbia.
Anche i miei occhi sono verdi, pensò Harry.
Tom esibì una smorfia di disappunto. «Bellatrix! Non davanti al ragazzo» sibilò, con una severità da precettore, come se avesse sbadigliato senza mettere la mano davanti alla bocca. 
«Che c'è?» replicò la Mangiamorte, voltandosi verso Harry. «Potteruccio non ha ancora lo stomaco abbastanza forte?»
Lui non le rivolse attenzione, ostinatamente intento a giocherellare con il medaglione. Seguiva con il dito la s formata dal corpo del serpente che vi era intarsiato. 
Non appena furono soli, Tom gli sorrise. «Gli artefatti magici appartenuti a Serpeverde in persona esercitano una certa influenza su di te.»
«È perchè c'è la tua anima dentro» spiegò Harry. «È come se tu non ti allontanassi mai da me.» Lui non voleva che Tom si allontanasse mai. Era facile trovarlo così, la testa reclinata sulla sua spalla, con Nagini arrotolata in parte in grembo, quasi inconsciente, a metà tra il sonno e la veglia, preda di un costante, dolce torpore, in cui il battito cardiaco di Tom, nel medaglione, lo cullava, impartendo il ritmo al suo. Quando Tom lo lasciava per andare a fare cose orribili, lo rendeva così triste. Non per le vittime, per se stesso. Dove devi andare? Sei sempre così di fretta. Dove vai? Resta qui con me. Fermati. Stiamo qui insieme, fermi. Sulle macerie di tutto quanto. Ad aspettare un destino migliore. Non avere paura del tempo. Lascia andare. 
«Ne ho uno nuovo per te» accennò Tom, «di artefatto magico. Perchè ti stai dimenticando qualcosa di importante.»
«Cosa?» Ormai per Harry ricordare qualsiasi cosa era così difficile.
Tom gli baciò un orecchio, languidamente. «È il trentun luglio» sussurrò. «Buon compleanno, Harry.»
Harry non provò niente in particolare. Non aveva memoria di nessun altro compleanno prima di allora. «... compleanno?»
«I diciotto anni sono un traguardo importante» ghignò Tom. «Ci voleva un bel regalo, ma c'era solo uno possibile.»
Harry rispose al suo sguardo, incerto. Il ragazzo ordinò: «Chiudi gli occhi e apri la mano.» Lui obbedì.
Un istante più tardi -un solo istante, un piccolo segmento di tempo in cui si riversò tutto: la pioggia, una torta su cui qualcuno si era accidentalmente seduto sopra, qualcuno ha visto un rospo?- avvertì un minuscolo peso sul palmo. Aprì gli occhi. Era una pietruzza traslucida, color fumo, di forma piramidale. 
Tom si alzò, mentre Harry lo cercava con lo sguardo, confuso. «Ti lascio un po' solo», propose. «Tutto quel che devi fare è rigirarla tre volte.»
Harry osservò la schiena di Tom Riddle. La stessa schiena che avrebbe dato a lui, bambino di un anno, dopo averlo ucciso. L'illuminazione che aveva avuto ad occhi chiusi, ad occhi aperti non riusciva a trattenerla. 
Un giro. Il controllo era qualcosa di aeriforme, rarefatto, un gas letale che s'addensa così gradualmente che hai il tempo di abituarti, non percepirai mai la soglia dell'allarme: Harry sapeva come ci si sentiva ad essere lacausa di ciò che Tom provava. Essere la mano che fa leva sul tasto. 
Due giri. Aveva imparato tutto di lui, l'andamento del suo bacino, i tempi del suo fiato, le variazioni cromatiche dei suoi occhi. Come una preghiera. Aveva riscoperto, senza sorpresa, di aver già avuto tutto questo dentro di sè. Una notte Tom, quasi in segno di gratitudine per i suoi servigi, gli aveva puntato la bacchetta contro l'interno del braccio e l'aveva Marchiato. Aveva battezzato la sua carne, per la seconda volta. Sei mio adesso. Harry lo aveva lasciato fare. Combattere era sempre stato inutile. Così tanta fatica era stata sprecata. Tom era il suo passato, presente e futuro.
Tre giri. 

***

Tom faceva quell'errore, di continuare a lasciarlo solo. Harry si ritirava in lunghe passeggiate durante le quali nessuno poteva seguirlo. Questa volta usarono lo specchio d'acqua di uno stagno per comunicare.
«Ti vedo stanco» commentò Silente, scrutando il ragazzo. «Tu lo sai, Harry, che se fosse tuo desiderio interrompere il tuo soggiorno-»
«Il mio posto è qui» dichiarò Harry, subito, senza incertezze. 
«Ne sei sicuro?»
Annuì.
Silente sapeva già che ne era sicuro. Poteva immedesimarsi fin troppo bene nella sua situazione. 
«Lo sai» proseguì, «che salvarlo non è un tuo dovere.»
«Non lo è» confermò Harry. «È una mia scelta. Nessun altro può farlo. Io sono la chiave. Io lo so, Voldemort lo sa.»
Silente vide una versione più sgangherata, e più pronta, di sè da giovane. Quasi lo invidiò.
«E sai anche che quello che stai facendo, probabilmente, avrà conseguenze soltanto all'interno di Tom Riddle, e non nel mondo? Il numero di vittime potrebbe restare immutato. Non abbiamo prove consistenti della loro potenziale diminuzione. Però tu, ragazzo mio... tu non ne uscirai illeso» gli predisse, invaso da una tristissima tenerezza. «Sei pronto a sacrificare una parte di te per una parte di lui?»
Sorprendentemente, Harry sorrideva.
«Eppure non sarebbe la stessa cosa nemmeno per il mondo, professore» obiettò. «Lei una volta mi disse che non si poteva fare niente per Voldemort. Ma se qualcosa verrà fatta, come potrebbero le cose non cambiare?»
Silente sorrise. Non poteva mostrare le sue lacrime al ragazzo. Non sarebbe stato giusto. «Fai quello che devi, Harry. Non avere rimpianti. Troverai sempre qualcuno a sostenerti dall'altra parte.»
  
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