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Autore: ghost_blu    17/06/2019    0 recensioni
♡Dove Kuroo e Kenma sono troppo stanchi, il ramen è un sacco buono e i futon ogni tanto soffrono della sindrome da abbandono♡
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'idea di andare a cena fuori quella sera fu di Tetsurou. In realtà non che ci fosse qualcosa da festeggiare, cioè non era successo un cazzo ma gli allenamenti quella sera erano durati davvero fino a tardi.
Ogni tanto capitava, la Nekoma non guardava più di tanto l'orologio se doveva allenarsi doveva allenarsi. Se Lev si intestardiva e voleva continuare a provare il muro finché non si sfiniva le gambe, l'avrebbe fatto andate sicuri. Scemo e coglione com'è è pure un po' scansafatiche Haiba, ma in quel periodo ci stava dando sotto, capiva più cose.
Oh beh si, non siamo a parlare di Lev comunque.
Di sicuro però quella sera ci fu qualcuno che continuava a fissare quell'orologio tristissimo e grigio appeso alla parete della palestra con la grata di protezione davanti. Direi che Kenma avrà tirato giù una bella lista di dei e santi, tutte le volte che Kuroo lo richiamava a svolgere il suo sacrale ruolo di alzatore super-intelligente-computer-della-nasa che se sua nonna che abitava a Kyoto avesse potuto sentire i suoi pensieri avrebbe preso il primo treno solo per tirargli uno scappellotto di quelli forti che ti tirano anche in avanti per l'inerzia, trascinandolo per l'orecchio fino al tempio più vicino.
Alla fine però quando ormai era un sacco buio e l'aria più fredda di quando la Nekoma era entrata in palestra, uscirono.
Faceva freddino quasi, non tanto freddo da cappotto o che, ma la felpa sottile quanto la mia voglia di vivere rossa con la scritta "Nekoma High" era decisamente troppo leggera per Kenma, che è un gatto freddoloso.
Quella sera comunque, tanto per fare i romantici, Kuroo lo infagottò con la sua felpa nera e spessa.

Quei due si ritrovarono poco più tardi seduti vicino nei primi due posti liberi in metro.
Era pure più tardi, avevano anche saltato l'ultimo briciolo di ora di punta e non che fosse stata chi sa quale impresa figa e super complicata trovare due posti, il vagone era praticamente vuoto.
Dentro faceva più caldo, c'era silenzio, un aria un po' densa che sa di testa pesante dalla stanchezza, il rumore della console di Kenma, che di certo non aveva tardato ad accendere e mettersi a giocare con la sua preziosissima figlia.
Certe volte Kuroo si chiedeva se sarebbe mai stato amato tanto quanto Kenma amava quel cazzo di aggeggio.
Mi sa di no amico. Certe cose sono impossibili, il primo passo è accettarlo– o rendersene conto? Mah, non ricordo non divaghiamo.

Tetsurou si fissava le scarpe, con le mani nelle tasche della felpa rossa. Non avevano avuto sbatti di rimettersi la divisa tanto chi gli vedeva a quell'ora? E ogni tanto chiudeva gli occhi ma stava un botto concentrato sugli sviluppi della sua squadra.
Pensava pensava, fluivano i pensieri le azioni i suoi compagni le partite le sensazioni. Come un circolo, come aveva insegnato alla sua squadra, tutto circolava, come il sangue come il sistema complesso che a poco a poco la Nekoma finalmente comprendeva.
Una parte di se si sentiva felice. E mentre ci pensava appoggiò la spalla su quella di Kenma e si ricordò che era lì con lui e divenne più felice.
«Mh, a che giochi?» gracchiò stanco concentrandosi sul suo piccolo gattino che l'avrebbe preso tanto a calci in culo nel sentire il soprannome.
«Guerra»
Rispose solo Kozume, con lo sguardo asettico e trasparente che ha sempre e la voce rigorosamente monocorda.
«Ho notato, Kenma non ti farà male tutta questa violenza?»
Sbottò con il suo solito tono a mammina che manco Yaku nei suoi giorni di maternità affettiva mancata.
«Guardala così, almeno non la scarico su di te»
«Come sei cattivo Kenma»
Rise, ricalò il silenzio, stava bene.
Era saturo di preoccupazioni, stress, pensieri come un hard disk pieno che va in palla, ma in quel momento stava bene stanco e affaticato dallo sforzo fisico, i muscoli appagati caldi e il cervello esausto.
Fame, madonna che fame. Ma prima che potesse lamentarsi lo stomaco di Kenma volle ricordare all'universo che esisteva e Kozume arrossì un pochino ma senza togliere lo sguardo dalla console.
«Hai fame?»
Kenma non rispose annuì solo. Kuroo buttò un occhio al cartellone che diceva la prossima fermata, controllò se nel borsone avesse il portafogli, si accertò di non essere povero ammerda e quando annunciarono la loro fermata, Tetsurou aveva già il telefono all'orecchio per avvertire genitori vari e nell'altra il braccio di Kenma.
«Ma volevo andare a casa»

Il posto dove Tetsurou lo stava portando lo conosceva, ci si fermavano ogni tanto, abitando in periferia e situandosi dentro una stradina mezza abbandonata, era solo un minuscolo locale dove servivano ramen. Più di una volta loro due erano gli unici clienti per mezza serata o almeno quel poco che si fermavano per mettere qualcosa sotto i denti e tornare a casa.
Era da parecchio che non accadeva di cenare insieme in quel modo, Kenma se ne accorse quando spense la console per seguire Tetsurou senza sbattere contro un palo ed avere un trauma cranico.
Era figo come posto cioè, figo... era appartato.
Erano stanchi, assonnati, stressati – sì anche Kenma quello stronzo a cui non importa niente – era sera, faceva freddino, la luce dei lampioni dava un po' il mal di testa e il vapore della ciotola che avevano appena messo davanti agli occhi di gatto di Kenma gli stava arrossando le guance. Si prevedono ustioni di terzo grado multiple.
C'era Kuroo, il ramen era buono, dopo sarebbe venuto a casa sua, avrebbero giocato alla play, avrebbe vinto, si sarebbero messi a dormire, sarebbe arrivata l'insonnia nel suo cervello che gli strema il corpo e avrebbe visto, sentito Kuroo calarsi nel suo futon, scivolando e abbracciandolo. Avrebbe lasciato fare, perché il pigiama è troppo comodo di notte che c'è buio l'aria è narcolettica e lui soffre così tanto di insonnia qualche pasticca hai mai provato? No eh, meglio non starci troppo con quella robaccia.
Si portò di nuovo la ciotola alla bocca e fece scivolare giù il brodo per la gola.
Chissà se anche stanotte verrà nel suo futon.
Che coglione sei Kuroo, alla tua età hai bisogno degli abbracci per dormire? Sei un cretino come sempre che poi, mi fai anche caldo, tacci tua.

Sentì in quel momento lo stacco delle bacchette di Tetsurou come per dirgli "se ti faccio caldo togliti le coperte" no, non è vero che stronzata non sa leggere i pensieri e stava soltanto staccando le bacchette usa e getta per ficcarsi in bocca un pezzo di pollo piccante.
Mangiavano in silenzio mentre quel povero e disgraziato cuoco – da solo tanto chi vuoi che arrivi – se ne stava appoggiato dall'altra parte del bancone controllando distratto i gamberi fritti che aveva ordinato Kuroo in fame chimica (finta), e il suo smartphone.
«Dormo da te»
«Dovrebbe essere una domanda?»
Aveva bofonchiato Kenma con gli occhi bassi e le bacchette portate alla bocca per aspirare i ramen.
«Disturbo?» aveva sogghignato Kuroo allora. Che poi lui sogghigna anche a caso, tipo un tic, c'è l'ha stampato nel viso il sogghigno, insieme agli occhi da gatto stronzo il sorrisetto strafottente e il ciuffo emo-nerd-dormo alla cazzo e mi sveglio in sto modo. Sì Kuroo è un po' così.
«Sempre» biascica ancora con in bocca gli spaghetti.
«Ohhh ma come sei cattivo con me, mi fai soffrire!» ridacchia e mette un braccio attorno alle spalle di Kenma tirandolo un po'.
«Lo so che mi ami»
«Darei la vita per te» sarcasmo, attento Kenma che ti cola nel ramen.
«Mangia va, che sono stanco morto»
Finisce Kuroo col sorriso sulle labbra e riprende ad abbuffarsi con una bacchettata fin troppo grande di spaghetti.
Intanto per la cronaca il cuoco gli ha passato il piattino con i gamberi.
Kenma non ebbe da ribattere, occhi bassi, solita espressione e gli salì di botto la fame chimica anche a lui quindi finì in trenta secondi il ramen.
Più o meno, cioè erano rimaste le uova e un po' di brodo. Buono il ramen, lo facevano buono lì. Le uova le lasciava sempre in fondo perché sono le sue preferite. Come quando da bambino ti davano il gelato panna e cioccolato e tu prima mangiavi la panna e lasciavi il cioccolato alla fine. O il contrario beh per le bestie di satana.
Che poi io il gelato panna e cioccolato lo mangio ancora.

C'era silenzio, interrotto dai rumori in strada, lo sfrigolio della cucina e il brusio del telegiornale acceso sulla piccola tv in alto dietro di loro che nessuno seguiva.
Si sentiva riscaldato e riposato e la presenza viva di Kuroo accanto a lui lo rassicurava in qualche modo inconscio.
Cioè, è rassicurante sentire una persona lì, che respira e vive ed esiste sotto la sua felpa e i suoi capelli di merda. C'era era lì. È rassicurante.
Aveva bisogno di essere rassicurato? Ho paura di qualcosa?
Il ramen fa venire le domande filosofiche.
«Ti metterai nel futon con me anche stanotte?»
Succede un odissea in tre secondi. Kenma ha parlato, l'ha chiesto e l'ha detto davvero.
Si tendono i muscoli, alla fine ha solo dato voce ad una verità ma non è il tipo da scatenare cambiamenti come quello.
Perché poteva esserlo come no. Magari si scopriva che in realtà Kenma sognava e non ha mai avuto l'insonnia.
Kuroo smette di masticare un pezzo di pollo a metà nella bocca e fissa Kenma.
Poi si rivolta sulla ciotola, posa il pezzo di pollo e le bacchette che fanno un piccolo clang.
Il suo cuore ha un glitch, il suo filo uno spasmo.
Kenma sta cercando di acchiappare le uova morbide con le bacchette e sembra totalmente neutro.
I capelli biondi e morbidi sul volto piegato verso il basso, la sua felpa, la schiena curva. Il calore, fuori fa fresco.

Gli mette una mano dietro il collo e se lo tira addosso. Lo bacia.
Ha la bocca calda Tetsurou, sa di ramen di lui, di sigaretta un po'.
Kenma non sgrana gli occhi, ce li aveva già mezzi chiusi li fa solo scivolare fino a chiuderli del tutto.
Si stanno baciando. Sono labbra contro labbra, bocca contro bocca.
Ce le ha morbide Kuroo e Kenma lo sa che si sta cagando sotto dalla fifa in questo momento. Che ha una paura anche lui ma non si muove. Resta fermo e Kuroo lo bacia.
Bravo Tetsurou, per una volta non so come agire, non so prevedere cosa faremo dopo.
Si stacca Kuroo e si ritoccano di nuovo per un secondo per poi staccarsi definitivamente.
Sorride, cioè allunga le labbra, riprende le bacchette in silenzio e si rificca un pezzo di pollo piccante – anche se ha esitato per un secondo perché ha il sapore di Kenma in bocca –
Kenma resta lì, con la bocca socchiusa e riapre gli occhi, non fiatano e butta uno sguardo al cuoco che li sta guardando con un sorrisetto – menomale che sarà poco più di un ragazzino, sulla ventina – e poi riposa lo sguardo sul suo telefono.
«Seratina interessante» sussurra e non lo sente neanche Kenma.

E... seconda odissea.
Kenma esplode dentro come una bomba, deglutisce, si alza di scatto e sta per girare i tacchi mentre Tetsurou continua a sorridere e non si sa se come un soldato pronto a morire o se per davvero felice e coglione spensierato da tutto ciò.
Anche se poi Kenma torna un secondo indietro e mangia le uova perché cazzo ha fame e sono buone e il cibo è meglio degli esseri umani quasi quanto la sua console, poi sì, gira i tacchi e esce fuori.
È esploso scombussolato, non capisce e non capire non gli piace.
Che poi capisce, lo sa, lo vuole ma non lo vuole, non lo sa e non lo capisce, è questo che lo spaventa.

Kuroo sospira, perché cazzo lo voleva fare, lo vorrebbe rifare che ci stava tanto bene a baciare Kenma che lo vorrebbe baciare ancora e ancora e più forte con lingua mani e corpo e lo vuole lo ama la sua anima e fottuta e i baci sono belli.
Ma è tutto nella sua testa, ridacchia, si porta la ciotola alla bocca e finisce il brodo e i gamberi, beve il sake – che ovviamente il ragazzo gli ha portato senza discutere – il tutto in due minuti.

«Quanto ti devo amico?»
«Tremila e due, vorrei offrirti i gamberi come regalo di nozze ma eravate due dei quattro clienti di sta sera, comprendimi»
Lo guarda con l'aria di chi la sa lunga il ragazzo, Kuroo lo guarda con gli occhi da gatto stronzo e gli lascia anche cinque yen di mancia, magari ci chiama Yato.

Quando esce Kenma è solo lì fuori, infagottato nella sua felpa, i pantaloni della tuta lunghi fino a coprire metà scarpe, contro il muro del negozio, i capelli sul volto lo sguardo sul cellulare.
Appena lo vede alza gli occhi, è buio, c'è solo qualche lampione e insegna di negozi ancora aperti.
Deve rifletterci ancora un po'.
Deve carpire come mai non se l'è mai tolto di dosso quando si metteva nel futon. Deve capire come mai ha parlato e deve capire come mai Tetsurou, il suo migliore amico, l'abbia baciato.

Sai Kenma, hai una paura fottuta in questo momento, non tanto perché avete entrambi il cazzo o perché vi siete baciati in un locale.
Dovresti aver paura tanto più di quello che non capisci tanto di quello che hai già capito. Che hai capito tutto Kenma, come al solito ma non lo vuoi dire. Fa paura. È faticosa la paura.
Forse Kenma invece sei fortunato come lo schifo. Perché Kuroo ti ama a modo suo, sei il suo primo amore e voi siete ragazzi, siete stupidi e con i palloni da pallavolo nel cervello.
Dovresti aver paura sì, di quello che non sai perché non lo vuoi sapere.
E anche Kuroo ha paura, è lì che sa di aver fatto na stronzata così grossa che peggio di così nel culo non poteva metterselo e sorride come uno che stanno portando al patibolo.
Avete paura entrambi, passerà, non importa sapere che succede dopo.
Perché per oggi vi siete allenati tutto il giorno, vi siete trascinati stanchi in un posto che fa ramen e mentre eravate in silenzio innamorati stupidi coglioni e cechi ad uno di voi è preso il raptus di dire quello che non ti va di ammettere.
Oggi è così. Goditela, che prima o poi farà così male che vorresti non esserci mai venuto a cenare insieme a Kuroo.
Goditela e non farti così tante seghe mentali.
La vita è breve e di qualcosa si deve morire.

Alla fine sono andati a casa di Kenma senza dire una parola.
Kuroo è tanto figo ma è anche un po' sfigato e non è riuscito a parlare, troppa paura forse.
Quindi ha solo seguito Kenma e hanno camminato l'uno affianco all'altro, nel buio delle notte quasi come due gatti.
Quando sono entrati in casa la signora Kozume gli ha accolti in vestaglia e con il sottofondo del televisore in cucina.
Ha scompigliato ad entrambi i capelli e Kuroo ha ringraziato sua madre, dicendo che erano stanchi da morire e che filavano subito a letto.
La tappa della play era nel mezzo ma era sinceramente incerto se ci sarebbe stata.
La signora Kozume aveva fatto un piccolo inchino ringraziandolo per la cena con il suo Kenma adorato e poi li aveva lasciati liberi di andare.

Kenma in camera aveva acceso una lampada che faceva una luce calda e soffusa perché la luce sul soffitto sarebbe stata uno shock troppo forte per i suoi occhi. Senza dire una parola aveva aperto l'armadio e messo accanto al suo futon quello degli ospiti che usava Kuroo quando veniva a casa sua.
Si era tolto felpa e maglia in un colpo solo, senza badare a Tetsurou manco fosse lì, si era infilato la maglia che usa come pigiama e aveva cambiato i pantaloni della tuta con altri pantaloni della tuta.
Si era girato, aveva guardato Kuroo che per tutto quel tempo aveva continuato a fissare soffocato dalle parole che non uscivano Kenma, in piedi appoggiato alla scrivania e si era sentito così tanto piccolo quando Kenma, Kenma, Kenma il suo piccolo Kenma quel bambino taciturno e timido che non voleva parlare con nessuno, Kenma il suo migliore amico, la persona che gli faceva reggere lo stress anche se troppo troppo orgoglioso anche solo per dimostrarlo, si era piazzato di fronte a lui. Molto vicino, con una luce negli occhi che aveva solo in gara quando giocavano con la Karasuno.
«Rifallo»
Sussurrò e potette letteralmente vedere il pensiero di Kenma che buttava giù qualche santo perché voleva una voce autoritaria stavolta.
E Kuroo lo rifà, si ribaciarono. Piano, lenti, completamente inesperti e e impauriti confusi.
Caldo. È un bacio caldo.

Scendono le mani sul collo e sui fianchi.
E sai una cosa Kuroo? Ho la sensazione che stanotte quel futon per gli ospiti avrà la sindrome da abbandono.








 
   
 
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