I can f*** U better
"Still got my dignity"

Cambiare non gli piaceva.
Per lui cambiamento era sinonimo di fallimento, di qualcosa che era andato storto e richiedeva una modifica.
E viste le condizioni in cui aveva ridotto il suo ultimo tatuatore poteva essere quasi certo di aver fatto la scelta giusta nel cercarne un altro.
Qualcuno che capisse pienamente il suo stile e le sue idee, che fosse capace di metterle su carne esattamente come immaginava lui. E che magari non si lamentasse così tanto per una coltellata al braccio scappata per puro caso quando quel coglione di Scratchman si era permesso di fare un commento decisamente di troppo sul colore “troppo innaturale” dei suoi capelli.
Ma non a quel prezzo.
 
E dire che gli era stato consigliato da più di una persona, ma forse nessuno si era soffermato più di tanto a guardarlo.
Il becchino avrebbe dovuto fare, altro che il tatuatore.
Un palo della luce aveva più forme, senza contare l’imbarazzante quantità di tatuaggi e piercing astrusi che lo ricoprivano, giusto per rendere il tutto più inquietante. Ma no, il problema non era il fisico, non più di tanto. Il VERO problema era quella faccia di cazzo che così tanto di cazzo non ne vedeva da eoni.
Con quegli occhi grigi e vuoti lo aveva squadrato in meno di tre secondi e a modo suo lo aveva analizzato, così, come se gli fosse bastato dare un'occhiata al suo vestiario o al trucco ultra pesante per etichettarlo.

Boom, diagnosed.

-Eustass.. Kid?- gli aveva chiesto mentre scriveva le sue generalità al pc, fissandolo di sottecchi da dietro il bancone laccato con quell'espressione misto presa per il culo/disinteresse totale acida da far schifo.
-Se. É così complicato da capire?!- gli aveva risposto, fulminandolo. Cosa cazzo c’era di strano?! Kid era il suo strafottutissimo nome e no, non c’era un cazzo da ridere.

A malapena si ricordava come si chiamasse, ma già gli stava sulle palle. Ooh, ma quanto!

Quello del resto non aveva fatto una piega di fronte alla sua mancanza di filtri, limitandosi a lanciargli un sorrisetto di sbieco, volutamente ambiguo.
-Molto bene Eustass - ya, ci vediamo giovedì per definire il disegno. Da quello che mi hai portato deduco che ci sia molto da lavorare, per cui ti prego di essere puntuale.- aveva parlato lentamente, snocciolando ogni strascicata parola faticando quasi ad arrivare a fine frase, come se dire due sillabe in più per spiegarsi con i comuni mortali gli costasse la vita. Senza considerare che si era espresso con lo stesso tono che avrebbe potuto avere descrivendo l'accoppiamento degli echidna, non preoccupandosi di simulare un interesse che non aveva.

A parte che.. Eust..Eustass - ya?!
CHE CAZZO DI SOPRANNOME ERA?

COS'ERA, DISLESSICO?!
 
Fottutamente.
Irritante.
 
Lo aveva liquidato con un grugnito quasi ringhiato sperando di farlo esplodere con il solo potere delle proprie iridi da falco, avviandosi verso la porta con quell'espressione trucida in volto che tanto gli riusciva bene.

-Oh, e.. Eustass - ya?-

Si bloccò con la mano sulla maniglia, inspirando profondamente e ripromettendo a se stesso che non gli importava di finire al fresco. Se quel.. quel COSO bucherellato l'avesse chiamato di nuovo in quella maniera lo avrebbe ucciso. Li, sul posto, all'istante.

-Che vuoi?-
-Se ti presenti con un machete negli stivali come sei solito fare, ti sbatto fuori con quella su per il culo.- lo freddò senza perdere la propria verve, accennando alla katana intarsiata che pendeva appesa al muro alle sue spalle.
 
Quindi sapeva.
Mica scemo il tipo.

-Dipende da te, Trafalgar.- si era voltato appena per lanciargli uno dei suoi ghigni perturbanti, sbattendosi poi la porta alle spalle senza alcuna grazia.

Eustass Kid aveva poca pazienza, un carattere di merda e la fedina non proprio immacolata, ma se c'era qualcosa di cui non era sprovvisto quella era la decisione.
E mettendo piede fuori dallo studio del tatuatore più stronzo di tutta Sabaody, il musicista aveva deciso che no, non si sarebbe risparmiato nel rendere il lavoro di quel coglione un inferno, certo del fatto che il caro Trafalgar non si sarebbe risparmiato nell’assicurarsi di trasformare la sua vita tra quelle quattro mura in un'autentica tortura.

Canticchiando un qualche canto satanico a caso per sciogliere i nervi si avviò a passo pesante verso lo studio di registrazione, preparandosi mentalmente alla seduta di giovedì che, già lo sapeva, avrebbe compromesso la sua già instabile pazienza definitivamente.

E dire che per quel tatuaggio ci volevano mesi. MESI.

Cazzo.
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE FUORI DI TESTA
Si, è una mini long/raccolta.
Si, il mondo ne aveva bisogno e anche io.
Ahahahahah facciamo questa cosa, perché credo che sia il momento di mettere su carta questa storiella che gira nel mio pc da parecchio ormai. Cosa mai potrebbe andare storto?
Ci vediamo il prossimo lunedì (notte probabilmente, sto diventando una seguace del Trafalgarianesimo e quindi della mancanza di sonno totale), stei tuned for nius!
Un bacio delirante
 
Jules