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Autore: Luinloth    18/06/2019    2 recensioni
What If tra la terza e la quarta stagione.
Dopo aver salvato l’Uomo Giusto dall’Inferno, Castiel viene a conoscenza dei piani di Michael per scatenare l’Apocalisse e decide di ribellarsi. A causa della sua disobbedienza, privato per sempre delle sue ali e della sua grazia, viene scaraventato sulla terra dove, per sopravvivere, inizia a vendersi lungo la statale. I Winchester, ignari delle sorti decise per loro dal Paradiso e di come Dean sia stato riportato in vita, hanno abbandonato la vita da cacciatori e vivono in una palazzina anonima alla periferia di Lawrence. Una notte di pioggia Dean incrocia Castiel sulla sua strada e l’Inferno riemerge prepotentemente dai suoi ricordi sotto forma di due occhi blu.
Dal testo:
“Volevi parlare” – il moro lo interruppe, serafico – “Parla”
Ero all’Inferno e ho visto i tuoi occhi.
Non era decisamente un buon modo di intraprendere una conversazione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




“Quando arriva la mamma?”

Olivia era seduta a gambe incrociate sulla moquette, ma non sembrava molto interessata all’album da disegno e ai colori che le aveva portato Castiel. Si era tolta e rimessa il cerchietto verde – il suo preferito – almeno venti volte, e ora si mordicchiava nervosamente le unghie, sbuffando e sospirando sconsolata di fronte alla stoica calma del suo momentaneo babysitter.

“Sam e Dean hanno appena chiamato. Vedrai che tra poco saranno qui”

Era passata una settimana e quel giorno Ellie veniva dimessa dall’ospedale. Apparentemente stava di nuovo bene, e dopo una serie infinita di esami e di analisi – del tutto inconcludenti – che i medici avevano insistito per farle fare, era finalmente riuscita a firmare il foglio di dimissioni e a farsi riportare a casa.

Dall’esterno si sentì il tonfo attutito di una portiera che si chiudeva e un tintinnio di chiavi che si avvicinava sempre di più. La porta d’ingresso si aprì, Dean mugugnò una specie di saluto, si tolse la giacca di pelle e la lanciò sulla prima sedia libera disponibile. Dietro di lui, Ellie camminava un po’ a fatica, appoggiandosi al braccio di Sam.
Olivia lanciò un gridolino di gioia e si avviò saltellando verso la madre.

“Ciao piccina” – la salutò Ellie, piegandosi sulle ginocchia in modo all’altezza della bambina – “Mi sei mancata tanto sai?”

“Anche tu mamma” – singhiozzò Olivia, buttandole le braccia al collo con tanta foga che alla ragazza si mozzò il respiro.

“Vieni Olivia” – la chiamò Sam, provando a staccarla dalla madre – “Accompagniamo la mamma in camera sua”

“Proprio un bel quadretto” – commentò Dean stappandosi una birra, mentre i tre si avviavano su per le scale.

“Tu come stai?” – gli domandò Castiel, sedendosi accanto a lui.

“Come sto?” – sbuffò il cacciatore – “Non riesco a fare a meno di pensare a un mucchio di cose terribili, ecco come sto. Mi sento come se mi avessero infilato in un frullatore insieme a due o tre film drammatici di basso livello e avessero impostato la massima velocità”

“Un film…in un frullatore?” – Castiel inclinò la testa da un lato – “Ma intendi il DVD del film oppure…”

“Era un modo di dire Cass…” – Dean non riuscì a non sorridere, di fronte a quello sfoggio di ingenuità – “Quello che intendo è che…finché si tratta di me va bene, se gli angeli vogliono prendermi a calci o farmi venire la varicella che facciano pure. Ma tu, Ellie, hai visto cosa le ha fatto Zaccaria, io non voglio…non posso permettere che per colpa mia qualcun altro si faccia del male, capisci?”

“Quello che è successo ad Ellie non è stata colpa tua”

“Mi sento comunque responsabile”

Castiel sospirò – “Beh, sappi che ti sbagli”

“E tu sappi che non ho intenzione di continuare questa conversazione” – il cacciatore si alzò, stizzito, e andò in cucina a prendersi un’altra birra. Poi il moro lo vide appoggiarsi contro la parete, passarsi una mano sul viso e chiudere gli occhi. Non passò molto tempo prima che tornasse a sedersi sul divano accanto a lui, in silenzio.
Castiel aspettò.

“Scusa” – sussurrò Dean, a volume appena udibile – “Non volevo comportarmi da…”
“…da stronzo?” – Castiel alzò un sopracciglio, gli rubò dalle mani la bottiglia di birra e la finì in due sorsate.

“Stavo per dire da idiota, ma forse hai ragione tu”

Castiel sorrise appena – “Perdonato…stavolta”

Dean si allungò verso di lui e gli cinse la vita con un braccio, affondando il naso nel suo collo. L’odore di Castiel gli ricordava il locale in cui, settimane prima, si erano scolati un’intera bottiglia di rum e lui aveva assaggiato quella meravigliosa torta di mele: un odore indefinito, dolce, qualcosa che gli ricordava casa, nonostante lui una casa non l’avesse mai avuta davvero. Qualcosa che lo faceva sentire al sicuro, nonostante tutto.






Aveva ripreso a piovere.
L’acqua aveva invaso le strade e il cielo era così fitto di nubi che sembrava fosse sera, nonostante non fosse neanche mezzogiorno. Il telegiornale aveva annunciato l’arrivo di una nuova – e più violenta – perturbazione che avrebbe colpito di lì a poco le coste della California e aveva raccomandato ai telespettatori di non uscire di casa, e di attrezzarsi in modo da poter gestire una possibile interruzione delle linee elettriche.

Ellie spense la televisione con un sospiro e provò ad alzarsi, cercando di non svegliare Olivia, che si era addormentata sulle sue ginocchia.
“E cosa vi fa pensare che questo piano possa funzionare?” – domandò.

“Assolutamente niente” – Dean, appoggiato allo stipite della porta, continuava a spostare il peso da una gamba all’altra, in un dondolare un po’ nevrotico – “Ma è l’unico piano che abbiamo”

Sam gli lanciò un’occhiata preoccupata – “E se non riuscissimo a evocare Michael? Se lui rifiutasse di mostrarsi?”

“Allora penseremo a qualcos’altro. Ma l’unica alternativa che mi viene in mente, ora, è quella di cercare una scala molto lunga e andare a recuperare quel bastardo direttamente in Paradiso”

Castiel si strinse nelle spalle – “Dean ha ragione. Provare a evocare Michael è l’unico modo che abbiamo per ucciderlo”

Lo sguardo di tutti venne calamitato verso il fagotto sporco posato sul tavolino al centro della stanza; un lembo di stoffa si era appena spostato, e quel mezzo centimetro di lama angelica che lasciava intravedere pareva condensare su di sé tutta la luce della stanza.

“È un suicidio!” – esclamò Sam, paonazzo – “Se Michael si accorgesse di essere stato attirato in trappola potrebbe anche decidere di farci fuori tutti, o peggio! Non avete contemplato questa possibilità? E se invece…”

“Sam…”

“No Dean! Io…”

“Sam…è una decisione che abbiamo già preso”

Il minore ammutolì, spostando lo sguardo sul resto dei presenti: Ellie abbassò gli occhi e Castiel iniziò a tossicchiare, imbarazzato.

“Molto bene” – sibilò sprezzante il cacciatore – “Se questa è la vostra decisione…mi auguro che possiate sopravvivere soltanto per pentirvene” – superò Dean e si richiuse violentemente la porta alle spalle.

“Sam, aspetta!” – Ellie cercò di seguirlo, ma Dean la trattenne.

“Lascia stare” – scosse la testa – “Tra poco gli passerà, mio fratello è fatto così”

La ragazza rimase interdetta; poi Olivia cominciò ad agitarsi nel sonno – era già un miracolo che tutto quel chiasso non l’avesse svegliata prima – e la distolse dai suoi propositi.

“Ellie ti dispiace se io e Dean rimaniamo qui per stanotte?” – domandò timidamente Castiel – “Con questo tempo sarebbe meglio non uscire…”

“Sì nessun problema, sistemiamo il divano letto come l’ultima volta. Porto Olivia in camera sua e vado a prendervi le coperte” – sospirò la ragazza avviandosi su per le scale.
Dal piano di sopra si sentiva il ticchettare dei passi di Sam che camminava nervosamente su e giù per il corridoio. Dean li sentì parlare a bassa voce per un po’, poi il cigolio di una porta che si chiudeva coprì ogni rumore e lui e Castiel rimasero ad ascoltare lo scrosciare inquieto della pioggia sui vetri.






“Credo che andrò a prendere un’altra coperta”

“Hai freddo?”

Castiel si mise a sedere sul letto, facendo scricchiolare terribilmente tutte le molle del materasso – “Il freddo non è una sensazione piacevole” – sentenziò poi, alzandosi.

Ellie teneva le coperte per gli ospiti in un armadio a muro accanto alla sua camera da letto, al secondo piano. Castiel si muoveva nella penombra, cercando di non inciampare in qualche giocattolo disperso; dalla stanza di Ellie proveniva un concitato confabulare, come se lei e Sam stessero litigando a bassa voce.
Il moro si fermò davanti alla porta: probabilmente quella era la prima volta, in vita sua, che provava ad origliare la conversazione di qualcuno. Sentiva come un formicolio bizzarro, un bisogno irrefrenabile quanto infantile, di sapere di cosa stessero discutendo.

“Non puoi Sam...non puoi chiedermi una cosa del genere…”

“Se l’unica che può farlo” – il tintinnio di un bicchiere appoggiato sul comodino – “Loro non potrebbero mai…potrebbe anche non essere necessario…ma se le cose andassero male devi promettermelo…ti prego…”

“Sam, io…” – silenzio. Fruscio di lenzuola. Poi Ellie disse qualcosa con voce talmente flebile che Castiel non distinse una sola parola. Rumore di passi che si avvicinavano. Si avvicinavano?

Il moro spalancò l’armadio in fretta e furia e iniziò a frugare a casaccio al suo interno.

Un attimo dopo Sam uscì dalla stanza, e trasalì.
“Castiel! Non ti…non ti avevo proprio sentito arrivare. Ti serve qualcosa?”

“Cercavo delle coperte. Ho un po’ freddo” – rispose lui in tono stridulo.

“Ah. Bene. Ti aiuto” – il cacciatore si infilò letteralmente nell’armadio e ne riemerse con due vecchi plaid scoloriti – “Ecco qua”

Il moro lo ringraziò con un cenno del capo – “Va tutto bene con Ellie? Vi ho sentiti discutere poco fa”

Sam impallidì – “No...cioè… sì, niente di che. Siamo ancora un po’ sottosopra per quello che è successo, e anche questa faccenda del piano ecco…” – Sam si torceva le mani in grembo – “Chi non sarebbe preoccupato, dopotutto?” – le labbra gli si incresparono in una smorfia tesa.
“Io ho fiducia in tuo fratello” – Castiel gli mise una mano una spalla – “È molto più forte di quanto tu non creda: io l’ho capito la prima volta che l’ho visto, quando ero ancora un angelo e lui un’anima dannata”

Le pupille del cacciatore tremarono, nell’ombra.

“Sono contento che tu sia qui Cass. Che Dean abbia qualcuno come te accanto” – mormorò.

“Ma ci sei anche tu, Sam. Ed Ellie, e tanti altri e…” – Castiel aggrottò la fronte – “Sei sicuro che vada tutto bene?” – gli chiese di nuovo.

Il cacciatore fece un gesto evasivo – “Sicuro Cass. Tutto ok. Ora scusami, sono un po’ stanco, vado a prendere un bicchier d’acqua e vado a dormire. Buonanotte”

“Buonanotte Sam”

Quando Castiel tornò al piano di sotto trovò Dean che sonnecchiava a pancia in su.

“Cos’è, ti eri perso?”

“Ho parlato con tuo fratello”

“E…?”

“È preoccupato per te”

Dean sbuffò – “È la sua specialità, essere preoccupato per me” – si voltò su un fianco – “Piuttosto, tu non hai detto una parola a proposito del piano”

“Ti aspettavi che protestassi?” – Castiel si infilò sotto le lenzuola tirandosi il plaid sotto il mento.

“No, no. Però…”

“È un piano azzardato e pericoloso. E sì, ho paura che Michael possa farti del male, e anche che possa usare me per fartene. Ma – e questo l’ho appena ripetuto anche a Sam – io mi fido di te Dean. E questo è l’unico modo che abbiamo per fermare l’Apocalisse perciò…se anche dovessimo morire provandoci…almeno moriremo insieme. Nel corso della mia esistenza ho visto miliardi di individui morire implorando soltanto di poter rivedere un’ultima volta la persona che amavano” – sospirò – “Ascoltare quelle preghiere inesaudibili era anche peggio che guardarli morire senza poter fare nulla”

“Cass?”

“Sì?”

“Se sopravviveremo a domani, dovrai raccontarmi ogni singolo secondo della tua esistenza angelica. Diluvio universale e peste nera inclusi”

Il moro rise – “In tutta onestà, i quaranta giorni del diluvio universale sono stati forse i più noiosi della mia vita”

Per un po’, si sentì soltanto lo scrosciare della pioggia.

“E se non dovessimo sopravvivere invece?” – Castiel aveva rivolto la domanda al soffitto, ma mentre parlava la sua mano era scivolata lentamente dentro quella di Dean; il cacciatore ne accarezzò il palmo con la punta della dita.

“In realtà…se la mia vita finisse davvero domani, ci sarebbe qualcosa che vorrei fare…prima” – rispose. Castiel si girò a guardarlo e i suoi occhi trovarono ad aspettarli uno sguardo verdissimo e liquido – “Ne sei sicuro Dean?” – gli domandò con voce roca – “Io non…io potrei farti male e non voglio che…”

“Tu non potresti mai farmi del male Cass” – Dean si avvicinò, ogni parola sussurrata a un centimetro dalla bocca di Castiel – “E in ogni caso non mi interessa.”




Perdonatemi per il ritardo mostruoso! Purtroppo ho avuto una serie di scadenze ravvicinate che mi hanno completamente assorbito…e ho dovuto risistemare una parte del capitolo perché altrimenti sarebbe risultato troppo lungo, il che ha allungato ancora i tempi
Cercherò di pubblicare il prossimo capitolo tra domenica e lunedì :)
A presto!

   
 
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