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Autore: Luinloth    19/04/2020    2 recensioni
What If tra la terza e la quarta stagione.
Dopo aver salvato l’Uomo Giusto dall’Inferno, Castiel viene a conoscenza dei piani di Michael per scatenare l’Apocalisse e decide di ribellarsi. A causa della sua disobbedienza, privato per sempre delle sue ali e della sua grazia, viene scaraventato sulla terra dove, per sopravvivere, inizia a vendersi lungo la statale. I Winchester, ignari delle sorti decise per loro dal Paradiso e di come Dean sia stato riportato in vita, hanno abbandonato la vita da cacciatori e vivono in una palazzina anonima alla periferia di Lawrence. Una notte di pioggia Dean incrocia Castiel sulla sua strada e l’Inferno riemerge prepotentemente dai suoi ricordi sotto forma di due occhi blu.
Dal testo:
“Volevi parlare” – il moro lo interruppe, serafico – “Parla”
Ero all’Inferno e ho visto i tuoi occhi.
Non era decisamente un buon modo di intraprendere una conversazione.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bobby, Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Quarta stagione
Capitoli:
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Disclaimer: storia scritta senza scopo di lucro, nessuno dei personaggi mi appartiene




Il temporale si era trasformato in una pioggerella leggera, fitta fitta, che assomigliava ad una nebbiolina lattiginosa appena calata sulla città.
La babysitter che Ellie aveva chiamato era appena arrivata, Olivia le aveva girato intorno un paio di volte e poi, tra collettivi sospiri di sollievo, si era rivolta alla madre.

“Lei è la mia nuova tata, mamma? Mi piace!”

“Sì tesoro. Mi prometti che ti comporterai bene e che non la farai arrabbiare? Io devo accompagnare Sam e i ragazzi a fare una cosa ma tornerò presto”

“Promesso!”

Ellie sorrise – “Vieni qui furbetta, fatti dare un bacio”

Olivia si precipitò tra le braccia della ragazza.

“La mamma ti vuole bene lo sai?” – mormorò Ellie, con il volto immerso nei capelli della bambina – “Più di ogni altra cosa al mondo”

“Anch’io ti voglio bene mamma”

“Ellie…” – s’intromise cautamente Dean – “Dovremmo andare”

“Sì” – la ragazza si stropicciò gli occhi col dorso della mano – “Sì, arrivo”

Nella campagna alla periferia di Lancaster, dopo il vecchio deposito degli autobus, si trovava un vecchio lotto di case abbandonate. Non ci abitava più nessuno da diversi decenni, in alcuni punti il tetto e le pareti erano addirittura crollati e gli edifici erano stati dichiarati inagibili.
Dean chiuse la portiera e si infilò in tasca le chiavi dell’Impala con un sospiro: a quanto sembrava, non c’era anima viva nel raggio di chilometri.

“È questa?” – indicò un portone in legno mezzo marcito.

“Sì è questa. Le altre case sono troppo pericolose: c’è il rischio che ci cada una trave sulla testa” – gli rispose Ellie – “Venite, passiamo dal retro. Lì la porta è già stata divelta”

Evocare un Arcangelo non era esattamente facile: occorrevano un mucchio di ingredienti pressoché introvabili o, se andava bene, al limite del legale. Senza contare che le istruzioni per l’evocazione erano scritte su un vecchissimo e sbrindellato papiro, con quello che aveva tutta l’aria di essere sangue umano, in un enochiano appena comprensibile.

“Io ho finito”

Ellie ficcò nel borsone la bomboletta spray usata per tracciare i sigilli sulle pareti e sul pavimento polveroso della stanza.

“Bene. Allora vado” – Dean estrasse dalla tasca uno stropicciato foglietto di carta e si avvicinò alla ciotola di marmo in cui la ragazza aveva preparato gli ingredienti.

“È proprio necessario che lo faccia tu?” – s’intromise Sam.

“Si Sam” – Castiel si avvicinò e gli strinse dolcemente un braccio – “Gli angeli percepiscono i pensieri di chi li sta evocando. Se Dean riuscirà a fargli credere di essere intenzionato a dire di sì, sta certo che Michael si precipiterà qui”

“E se invece scoprisse che è una trappola?”

“Ne abbiamo già parlato Sammy” – tagliò corto il cacciatore – “Se Michael arriva, tu lo infilzi con la Lama. Se non arriva penseremo a qualcos’altro, sempre che il cielo non ci cada sulla testa prima”

Sam sospirò e tacque.

Dean s’inginocchiò davanti alla ciotola e iniziò a leggere ad alta voce la formula che Ellie e Castiel erano riusciti a trascrivere. Le erbe e il resto degli ingredienti cominciarono a fumare fino a prendere fuoco, e continuarono a bruciare finché non ne rimase che un mucchietto di cenere.
La fiamma tuttavia rimase accesa, apparentemente senza nessun combustibile.

D’un tratto la ciotola si spaccò in due, proprio nel mezzo, e una lunga crepa frastagliata si aprì anche nel pavimento, proprio sotto i piedi del cacciatore, il quale si rialzò in fretta e iniziò a indietreggiare, nel timore che quella spaccatura potesse allargarsi e farlo sprofondare.

In effetti, la crepa continuò lentamente ad allargarsi fino a raggiungere il corridoio ma Dean smise di preoccuparsene nel momento in cui si accorse che davanti a lui, con la testa leggermente inclinata da un lato neanche stesse osservando un qualche strano animale, c’era Michael.

Non che lui avesse la minima idea di quale fosse l’ aspetto dell’Arcangelo, ma il brivido che gli rotolò giù per la spina dorsale non lasciava spazio a molte altre interpretazioni. Con la coda dell’occhio vide suo fratello, seminascosto dietro lo stipite della porta, impugnare più saldamente la Lama dell’Arcangelo e deglutire. Non aveva idea di dove si fossero nascosti Castiel ed Ellie, sperava soltanto che fosse in un posto abbastanza sicuro.

Poi Sam scagliò la Lama contro l’Arcangelo.

“E io che pensavo che foste rinsaviti: Zaccaria sa essere molto persuasivo, quando vuole, ma stavolta non lo è stato abbastanza, a quanto pare”

Michael sorrise, e a quanto pareva gli angeli non avevano idea di come sorridere; Dean era come impietrito, una paura tagliente e ghiacciata gli congelava le ossa.
Michael aveva fermato la Lama ad un centimetro dalla sua gola. La punta luccicante dell’arma sfavillava in sua presenza.

Sam spalancò gli occhi e si ritrovò scaraventato contro il muro nel giro di un istante. Poco dopo, il muro di cartongesso dietro il quale Ellie e Castiel si erano nascosti esplose in un mucchio di schegge e loro due ne furono sbalzati attraverso, atterrando ai piedi dell’Arcangelo.

“Dovevo immaginare che ci fossi anche tu dietro a tutto questo” – commentò atono Michael mentre Castiel tossiva polvere e intonaco.

La Lama era a pochi passi da Dean: lucida e brillante, come se non fosse appena stata sommersa da una nuvola di calcinacci. Il cacciatore si tuffò di lato, rotolando sul pavimento per qualche metro, finché le sue dita non trovarono il manico intagliato dell’arma, e lo strinsero. L’attenzione di Michael era ancora puntata tutta su Castiel, una rabbia atavica deturpava i suoi lineamenti perfetti.
Dean trattenne il respiro e lanciò la Lama contro l’Arcangelo. Si sentì una specie di sibilo, come un fischio acuto: quando Michael si voltò verso il cacciatore era già troppo tardi. La Lama gli aveva sfiorato il viso, procurandogli un lungo e sottilissimo taglio dallo zigomo fino alle labbra, e si era conficcata nella parete di fronte. Sul suo volto si aprì una feritoia di luce e un sangue scuro cominciò a sgorgare dalla ferita.

Michael si passò le dita sulla ferita e la sua pelle immacolata si tinse di sangue nero.

“Adesso mi sono davvero stancato di voi”

L’aria iniziò a tremolare, come se d’improvviso la temperatura fosse schizzata a cinquanta gradi, eppure nella stanza il freddo pareva aumentare anziché diminuire. Poi l’Arcangelo si teletrasportò alle spalle di Dean e gli pose le mani sulle tempie. La vista del cacciatore si appannò e lui cadde in ginocchio, la testa reclinata sul petto.

Castiel provò a raggiungerlo ma venne violentemente respinto all’indietro, trascinando Sam nella sua caduta.

“Dean!” – chiamò il minore – “Dean!”

Ma suo fratello rimase immobile.

“Che cosa sta facendo?” – Sam si rivolse disperatamente a Castiel – “Che cosa gli sta facendo?”

“È nella sua testa”
Castiel sembrava improvvisamente invecchiato di cent’anni.
Nemmeno quando Dean lo aveva recuperato dalla strada il suo sguardo era così angosciato. I suoi occhi blu assomigliavano a due pezzi di vetro opachi.

“Non so cosa gli stia facendo Sam. Nessuno può saperlo”

Michael aveva ancora le mani posate sulle tempie del cacciatore, le labbra tese in una smorfia a metà tra il compiaciuto e l’impaziente. Ogni tanto la testa di Dean si muoveva debolmente, come mossa da uno spasmo, ma i suoi occhi rimanevano aperti e vacui, fissi su un punto indefinito del pavimento.

“Dean! Ti prego…ti prego, devi resistere” – Sam si era trascinato sul pavimento fin dove i poteri dell’Arcangelo gli aveva permesso; lui e Dean adesso erano come circondati da una bolla invisibile, un campo di forza impenetrabile che né Sam né nessun altro era riuscito a scalfire.

Michael distolse per un istante la sua attenzione dal cacciatore.

“Tuo fratello cederà” – mormorò senza nessuna inflessione nella voce, come se stesse constatando l’ovvio – “Si è già spezzato una volta, ed era sotto le mani di un demone, come credi che possa resistere ad un Arcangelo?”

Un singulto spezzato lasciò le labbra di Dean, come a voler confermare quella verità tremenda.

Sam fingeva di non sentire.

“Dean… Dean ascoltami. Sono io, sono Sammy. Il bambino che a sei anni aveva ancora paura del buio, ti ricordi quando volevo andare a dormire con la luce accesa perché credevo che sarebbe uscito un mostro da sotto il letto? E tu mi dicesti che i mostri che vivono sotto il letto non dovevano farmi paura perché sapevamo come ucciderli…che i mostri veri ti entrano nella testa e quelli nemmeno papà sapeva come ucciderli…Dean…”

Il corpo del cacciatore tremava tutto sotto le dita dell’Arcangelo.

“…tu sei migliore di lui. Lo sei sempre stato. Tu puoi cacciare via Michael ma ti prego, ti prego non arrenderti…non adesso Dean…non così”

D’un tratto Dean sussultò violentemente, come se qualcuno gli avesse appena sparato un colpo in pieno petto. Cadde in avanti, inerte, e per una frazione di secondo persino Michael temette che fosse morto. Poi mosse lentamente prima un braccio, poi l’altro, finché non riuscì a tirarsi su facendo leva sui gomiti; si rimise dritto, traballando, la testa china sul petto non lasciava ancora intravedere il suo sguardo.

Sam mosse qualche passo verso di lui, ma il campo di forza era ancora in piedi e lo teneva a distanza.

“Dean?” – sussurrò.

Il cacciatore si voltò verso di lui. Un bianco lattiginoso aveva preso il posto del rassicurante verde delle sue iridi. Un bianco vuoto, inespressivo.

“Chi…chi sei?”

Sam soffocò un singhiozzo. Michael posò la mano sulla spalla di Dean in un gesto quasi amorevole.

“Adesso non ha più importanza. Ma sai chi sono io, vero?”

Il cacciatore sbatté le palpebre un paio di volte: assomigliava a quei reduci di guerra che una volta tornati a casa perdevano la ragione, e non sapevano più chi erano né come si chiamavano. Annuì debolmente – “M-Michael” – balbettò.

“Molto bene” – l’Arcangelo strinse la presa sulla sua spalla e gli si avvicinò un altro po’ – “E qual è la tua risposta, adesso? ”

Castiel trattenne il fiato. Alle sue spalle sentiva Sam e Ellie borbottare qualcosa, le loro voce gli arrivavano ovattate, lontane.

“Sì”

Ma stavolta le labbra di Dean non si erano mosse.

Il campo di forza s’incrinò e collassò su sé stesso con un rumore di vetri rotti. Michael venne scaraventato contro il pavimento, trascinato come da una forza invisibile. Dean era rimasto immobile, completamente imbambolato al centro della stanza, come se non si rendesse conto di quanto stesse accadendo. Castiel lo prese per un braccio e lo trascinò lontano dall’Arcangelo, mentre una luce bluastra iniziava a diffondersi intorno a loro.
Michael ruggì di rabbia.
La luce aumentò d’intensità fino a diventare accecante, si condensò in un enorme globo a mezz’aria e poi sparì, improvvisamente com’era arrivata.

“Ne è passato di tempo, Michael”

Castiel si appiattì contro il muro, la mano ancora stretta intorno al braccio inerte di Dean, che continuava a fissare il vuoto.

Sam drizzò le spalle e avanzò in direzione dell’Arcangelo.

Castiel non capì subito cosa fosse successo —“Sam?” — chiamò. Ma Sam non c’era già più. Quel ‘sì’ pronunciato un attimo prima, era stato il suo: il suo ultimo sacrificio.

Lucifero non degnò Castiel di uno sguardo. Aveva occhi solo per l’Arcangelo davanti a lui.

“Devo ammettere che in questi anni non sei cambiato di una virgola…fratellino

Lucifero si muoveva lentamente, a testa alta: sul fondo delle iridi che un minuto prima erano di Sam, una sfumatura sanguigna pareva essere l’unica conseguenza che la scelta del cacciatore aveva portato con sé.

“Ti ho già battuto una volta Lucifer, posso farlo di nuovo” – sibilò Michael, l’espressione deformata dalla collera – “E stavolta nostro padre non potrà impedirmi di farti a pezzi”

Lucifero sorrise, compassionevole.

“La tua vanagloria non ti sarà utile senza un tramite, lo sai, ma…guarda un po’!” – esclamò – “Io invece ne ho appena trovato uno perfetto
Si arrotolò una ciocca di capelli intorno al dito – “Certo…ci sono alcune cose che non sono affatto di mio gusto…questo taglio da femmina e questa camicia orribile, per esempio, ma avremo tempo per sistemare anche quest-”

Michael gli si avventò contro prima che riuscisse a finire la frase. La casa intera tremò, come se un terremoto ne stesse scuotendo le fondamenta; lo scontro tra i due Arcangeli assomigliava ad uno scontro tra due montagne, ogni colpo andato a segno produceva un fragore assordante, come una frana che precipita a valle.

I due si fronteggiarono per qualche minuto, mentre dal soffitto iniziava a cadere una sottile polvere d’intonaco. Castiel aveva perso di vista Ellie. Sperò che il soffitto fosse abbastanza solido da non crollargli sulla testa: dopo tutto quello che avevano passato, sarebbe stata una fine quasi ridicola. Dean era scivolato con la schiena contro il muro, immobile, le pupille ancora bianche e vuote. Non sembrava aver capito cosa stesse accadendo, non sembrava nemmeno essersi accorto che suo fratello aveva accettato di farsi possedere da Lucifero, che aveva ingaggiato una lotta all’ultimo sangue con Michael, e che loro, adesso, non potevano far altro che rimanerne inermi spettatori.
Castiel si sedette al suo fianco e gli prese la mano. Forse era meglio così, che non capisse, altrimenti il cuore gli si sarebbe già spaccato a metà.

Michael spinse con violenza Lucifero contro la parete, il colpo fu così forte che la vernice azzurrina si crepò e di disfece, lasciando intravedere il rosso cupo dei mattoni. Il Diavolo scoprì di denti in un sorriso ringhiante, mentre un rivolo di sangue gli colava dal mento, macchiando la mano di Michael che lo teneva per il collo.

“Sei…debole” – gorgogliò con voce spezzata. La pressione che l’Arcangelo esercitava sulla sua gola gli impediva quasi di parlare – “Sei sempre stato…il più…debole di noi due”

Michael aumentò la pressione, e il corpo di Sam cominciò a sprofondare sempre più nel muro, frantumando i mattoni come fossero di vetro. Si alzò una nuvola di polvere rossa, irrespirabile.

“Dean dobbiamo uscire di qui!” – Castiel iniziò a tirare il cacciatore per un braccio, nel tentativo di farlo muovere. Si sentì una nuova scossa, il pavimento riprese a traballare sotto i loro piedi – “Dean!”

Lucifero scattò in avanti, colpendo l’Arcangelo alla tempia e scrollandoselo di dosso. Michael perse l’equilibrio per un istante e lui ne approfittò per ribaltare le posizioni, schiacciandolo a terra con tutto il suo peso.

“Addio fratellino” – sibilò – “Non è stato affatto un piacere”
Poi affondò letteralmente la mano nel petto di Michael.

Nello stesso momento, Dean sembrò riscuotersi dal suo torpore. Castiel sentì le dita del cacciatore stringersi appena più saldamente intorno alle sue e una voce flebile che lo chiamava.

“Cass?”

“Sono qui Dean. Sono accanto a te”

Michael urlò. Non di rabbia, stavolta, ma di dolore, e tutto il dolore del mondo sembrava essersi condensato in quell’unico, lacerante, infinito urlo. Castiel si tappò le orecchie con le mani, con la sensazione di non aver mai assistito – nei suoi millenni di vita in Paradiso – ad una crudeltà così efferata.

Il diluvio universale, le guerre, la peste, che cos’erano in confronto alla morte di un Arcangelo?

La sofferenza di Michael durò un interminabile minuto. Sopra la sua testa si era condensata una nebbiolina blu-argento che galleggiava a mezz’aria come una medusa, agonizzando. Il suo corpo d’un tratto si tese fino allo spasimo, come se fosse sul punto di spezzarsi, poi ricadde pesantemente sul pavimento, inerte. Da lontano, Castiel vide la nube argentata che aleggiava sopra la testa dell’Arcangelo diventare per un attimo più luminosa, come una stella pulsante, prima dissolversi e sparire. Nello stesso istante, lo schiocco vicinissimo di un tuono lo fece sobbalzare. All’esterno, il cielo era diventato completamente nero.

Lucifero estrasse la mano dal petto di Michael e rimase a guardare per un po’ il cadavere esanime ai suoi piedi. Gli girò intorno un paio di volte, lo toccò appena con la punta del piede – come per assicurarsi che fosse davvero morto – e il suo petto iniziò ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente, al suono di una risatina gutturale, appena udibile all’inizio, ma che aumentò rapidamente di volume fino a trasformarsi in un ruggito terrificante.

Il Diavolo rise, rise e rise come colto da un attacco di follia. I lineamenti di Sam ne erano stravolti. Quando smise di ridere, ancora con le lacrime agli occhi, la stanza piombò in un silenzio irreale. Lucifero si girò verso Dean e Castiel, raggomitolati in un angolo.

“Tutto sommato penso di dovervi ringraziare” — Lucifero sorrise, con l’aria del gatto che gioca con un topo dall’aria particolarmente gustosa.

Poi una luce simile a un fulmine lo trapassò da parte a parte.

Né Dean né Castiel si erano accorti di Ellie. Forse era uno dei poteri della Lama, forse erano soltanto troppo terrorizzati da quel paio d’occhi rossastri che li fissavano – gli stessi occhi che fino al giorno prima portavano il nome di Sam e che adesso avrebbero potuto incenerirli in un battito di ciglia – per accorgersi di quanto accadesse intorno a loro.

La ragazza li fissava come se non li vedesse per davvero, la Lama dell’Arcangelo ancora stretta in pugno, gocciolante di sangue. Lo stesso sangue che si allargava sul pavimento, in una macchia informe al cui centro, senza vita, giaceva il cadavere di Lucifero.

Il cadavere di Sam.





Scusatemi.
Scusatemi scusatemi scusatemi. Per il mio ritardo abissale (non so nemmeno se si possa chiamare ritardo un periodo di quasi 10 mesi…) e per la fine di questo capitolo.
Ma non disperate ;) il prossimo capitolo sarà l’ultimo e sarà un po’ diverso dagli altri.
Grazie a chiunque abbia pazientato fin qui
Ci risentiamo tra un paio di settimane, stay safe!

   
 
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