Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: imoto    19/06/2019    1 recensioni
8.5 milioni di abitanti sparsi su 785 km quadrati: questa è New York.
Non sorprende che chi fugge dal passato decida di ricominciare proprio da qui. A sorprendere è, invece, l'incredibile storia di come otto ragazzi si sono trovati contro ogni statistica e previsione.
Ma forse non è così tanto sorprendente. Anche le norne a volte tessono arazzi meravigliosi, no?
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jǫtunheimr
parte quarta

Nonostante fosse nuvoloso, il cielo non era cupo. L'aria era fresca, ma non in maniera fastidiosa. Si stava bene.
Il parchetto -se così poteva essere chiamato lo spiazzo cementato con uno scivolo e due altalene sgangherate- era quasi vuoto. Oltre la rete metallica che delimitava il campo da basket dei ragazzi stavano giocando; Bruce e Tony avevano trovato la compagnia degli altri bambini, considerati ancora troppo piccoli per partecipare alla partita. Steve insisteva sempre che era importante che i due bambini socializzassero con qualcuno della loro età o, più in generale, qualcuno che non fosse parte del gruppo e Loki era più che propenso ad assecondare la richiesta, se questo garantiva la possibilità di mantenere un basso profilo. Ammesso, ma non concesso, che ci fosse qualcuno sulle loro tracce. In ogni caso la prudenza non era mai troppa. E le scarpe logore accompagnate ai vestiti vecchi del resto dei presenti era più che una garanzia sul loro stato sociale. Tra simili ci si intende e, per quanto potesse odiare far parte della loro stessa categoria, aveva la sicurezza che nessuno avrebbe fatto domande scomode.
Non era stato facile convincere i bambini ad andare al parco, ma osservandoli ora era più che certo che si sarebbero opposti altrettanto fermamente all’idea di andarsene. Usciti dall'ostello Tony aveva insistito per andare in libreria, ma Thor, adesso seduto accanto a lui sulla panchina, l'aveva incredibilmente sostenuto nell'idea di evitarla totalmente. Natasha aveva esposto i pericoli in maniera molto chiara durante la colazione, inoltre avevano già compiuto alcuni passi falsi. Sperava solamente non si rivelassero fatali.

Non solo avevano dormito all'ostello, cosa che già di per sé li rendeva rintracciabili, ma tra il litigio e la cena con le ragazze, si erano resi evidenti; quante persone li avevano visti e avevano impresso i loro visi nella mente? Tra lo shock e la stanchezza non ci aveva pensato, ma ora si rendeva conto di quanto l'idea di farsi una foto fosse stata disastrosa, se anche qualcuno non si fosse ricordato di loro non sarebbe importato finchè rimanevano tutti immortalati nel telefono di una ragazza sconosciuta e ormai irrintracciabile. Sperava vivamente che nessuno li stesse cercando e pregava le norne che gli permettessero semplicemente di sparire nel nulla, eppure sapeva che ormai il loro filo era stato tirato e tessuto. Se qualcuno avesse dovuto trovarli aveva la strada spianata, che fossero cauti o meno.

«Cosa ti turba, fratello?»

Si girò a osservare Thor. L'idiota lo osservava preoccupato, un braccio appoggiato sulle gambe e una mano tesa lungo le schienale della panchina nella pallida imitazione di un abbraccio. Storse la bocca.
«Abbiamo lasciato un sentiero di zoccoli e cenere che anche il più stupido dei cacciatori saprebbe interpretare.»
Il biondo si lasciò andare contro lo schienale.
«Ma non c'è nessun cacciatore.»
«Non ne sarei così convinto.»

Thor lo imitò poggiando entrambi i gomiti sulle ginocchia sporgendosi in avanti. Lo sguardo fisso sui due bambini che giocavano. Tony in piedi sullo scivolo stava dicendo qualcosa a una bambina sulla scala, Bruce era seduto sull'altalena e altri appoggiati alla struttura aspettavano il loro turno.

«Pensi che i loro genitori li stiano cercando?»
Loki ignorò il tono malinconico stringendosi nelle spalle.
«Che siano i loro genitori, o quelli di Clint, o le forze di questo regno, cambia qualcosa?»
«Non possiamo vivere così, fratello» sospirò «Steve, Bucky, Natasha, Clint, Bruce, Tony» fece una pausa tornando a sedersi con la schiena dritta «Le leggi e i regni che compongono questo reame» altra pausa «Ci sono troppe variabili che non conosciamo per poter prevedere qualcosa. D'ora in poi dovremo nascondere meglio le nostre tracce.»
Era irritante come Thor continuasse a vedere chiaramente il bersaglio, ma continuasse a sbagliare la mira evitando il centro del problema. Il piede sfiorò la federa lasciata sotto la panchina.

«Quante battaglie hai combattuto nella tua vita, Thor? Quante volte ti sei seduto al tavolo della guerra?»
Il biondo stette zitto, consapevole che si trattasse di domande retoriche. Era tipico di Loki fare domande che non richiedevano una risposta in modo che l'interlocutore si rendesse conto da sé di quanto insensato fosse stato il proprio intervento del centrare il punto della conversazione. Eppure, Thor non riusciva a capire dove il minore volesse andare a parare.
«Quante volte l'esercito è rimasto in stallo perché troppe variabili impedivano agli strateghi di proporre una tattica vincente? Mai, Thor.» fece una pausa fissandolo negli occhi «Non è mai successo. E sai perché? Perché quando non si riesce a prevedere le mosse degli elementi imprevedibili si procede a eliminare tutto ciò che è instabile.»

Strinse i pugni sulle ginocchia.
«Stai proponendo di... eliminare i nostri compagni, Loki?»
Il moro sollevò le spalle e ruotò gli occhi al cielo.
«O di eliminare noi.»
Thor corrucciò la fronte, le labbra strette e lo sguardo deciso. Conosceva bene quell'espressione, "spiega" diceva, e Loki ubbidì.

«Quello che vale per noi vale anche per loro. Invece di eliminare i nostri compagni, perché non eliminare noi dalla loro equazione? Togliere noi dal loro gruppo?»

L'espressione di Thor si scurì prima di aprirsi in comprensione.

«È solo un modo diverso per dire la stessa cosa» sbuffò «Sia che siamo noi a eliminare loro, o loro a eliminare noi, implica che ci siano due gruppi. Che ci siano un loro e un noi.»
Loki strinse le spalle.
«E che ci dovremmo separare.»
«È l'idea più logica e giusta.»
Il biondo scosse la testa.
«No, Loki.»

La miccia della pazienza si era esaurita e il moro strinse i pugni tirandosi seduto di scatto, morse la lingua per non urlare - perché doveva essere così ottuso? – e quasi leggendogli nella mente Thor ripeté.

«Non abbandoneremo i nostri compagni.» 
«Non sono nostri compagni!» gli uscì più come un sibilo rabbioso che come un'affermazione, ma almeno non aveva urlato. Thor non lo stava neanche guardando, gli occhi fissi su Tony e Bruce. Valeva così poco la conversazione sul loro futuro da non degnarlo nemmeno dell'attenzione necessaria?

«Smettila di comportarti come un bambino»
Si alzò di scatto, questo era troppo, Thor era... era-
«Sei un idiota! Thor, un idiota! Non te ne rendi neanche conto? Saranno la nostra rovina! Thor! La nostra rovina!»
Il biondo strinse i pugni, il viso improvvisamente più duro, ma nel pieno della propria ira Loki lo ignorò.
«Stupido! Ci stai portando al macello! Idiota! Non lo vedi? Non capisci? Dov'è la tua arguzia e intelligenza che vanti? Non sei meglio delle capre che ruminano l'erba nei giardini! Ecco cosa dovevi diventare! Una capra!»
«Loki...» il nome uscì come un ringhio gorgogliato e trattenuto tra i denti. I ragazzi avevano interrotto la partita e si erano avvicinati per recuperare i bambini e allontanarli dalla discussione. Bruce si era istintivamente nascosto dietro lo scivolo e Tony pareva ghiacciato in mezzo al parco a fissarli con gli occhi sgranati. 
Loki si limitò a buttare le braccia per aria continuando il suo sfogo.
«Ci rovini! Una rovina! Io mi sono distrutto per te! Ho perso tutto e tu mi rovini! La nostra fine! Ecco come moriremo, su uno stupido e immondo pezzo di terra sconsacrato da ogni dio! Senza nemmeno la possibilità di riprendere il nostro nome! Stiamo andando a morire per la tua stupidità! Hàlfviti! Idiota!»

«Nòg!» 

Thor si alzò di scatto. Non si mise a urlare come il fratello, ma la voce ferma e decisa sorpassò comunque il fiume di parole. Loki si fermò all'istante, le parole ancora sulla lingua; sgranò gli occhi rendendosi conto di quello che aveva fatto e istintivamente fece un passo indietro quando lo sguardo ancora stupito si posò sul viso del fratello.
Thor non era arrabbiato, era livido. Il viso duro e gli occhi una distesa di ghiaccio, le labbra premute tra di loro formavano una riga rigida. Loki chiuse la bocca ingollando il groppo che aveva in gola e riacquistando un minimo di compostezza, cercando di ignorare il groviglio di paura istintiva che si era formato nello stomaco.

«Nòg.» ripeté il biondo, questa volta più lentamente, una nota di dolcezza che sfumava la parola.
«Hai finito? Ti sei sfogato?»
Il moro stette zittò, lo sguardo fisso negli occhi del maggiore.
«Hai esagerato, Loki. Non voglio sentire mai più nulla di tutto questo. Comportati come si conviene alla tua posizione, prinsinn»

Loki strinse i pugni, mandò giù l'orgoglio frustrato e annuì. Quante cose non sapeva il biondo, quanti segreti aveva giurato di mantenere alla loro madre!
Prinsinn?
Strinse i pugni fino a far diventare bianche le nocche per fermare la risata amara che voleva scuotergli il petto. Prese un respiro profondo costringendosi a rilassarsi. Oggettivamente doveva ammettere che aveva perso il controllo. Continuando in questo modo non avrebbe ottenuto nulla. Era qui per aiutare Thor. Chiuse gli occhi per appena poco più di un battito di ciglia riparando la maschera di calma che aveva iniziato a sgretolarsi negli ultimi giorni. 

Era qui per aiutare Thor. Tutto il resto non contava. Il benessere del biondo doveva venire sopra a tutto, anche alla crisi che aveva appena avuto e al suo orgoglio. Thor era la sua priorità. Non poteva deludere Madre così.

Recuperato il controllo sui suoi nervi e tornando ad affogare il turbinio di emozioni in fondo allo stomaco, si girò verso i bambini. Il parchetto si era svuotato, così come il campo da basket. Nessuno voleva essere testimone nel caso le cose fossero degenerate. 

«Tony.»
Il bambino non fece neanche segno di averlo sentito. Rimase pietrificato come una statua di sale a metà strada tra lo scivolo e le altalene. Le gambe leggermente divaricate, le braccia sollevate al petto, gli occhi sgranati e il respiro quasi inesistente.
«Tony,» ripeté questa volta infondendo una nota più dolce nel nome «vieni qui.» disse abbassandosi sui talloni per raggiungere l'altezza del bambino. Strinse le spalle, allungò una mano in avanti e addolci l'espressione del viso. Tutto nel suo atteggiamento urlava arrendevolezza e sperava tanto che bastasse. Poteva quasi sentire il litigo nella mente del bambino, diviso tra l'avvicinarsi e lo scappare via.
Loki aspettò pazientemente e alla fine Tony parve giungere a una soluzione muovendo qualche passo nella sua direzione. Ci vollero sessanta strazianti secondi prima che il bambino fosse a portata di braccia. Con uno scatto lo afferrò per un braccio tirandoselo al petto. Thor, rimasto silenziosamente a osservare la scena fino a quel momento, fece un passo avanti quado il bambino iniziò a divincolarsi. 

«Shh, va tutto bene. Mi dispiace, ma va tutto bene ora.» 

Loki non lo lasciò andare iniziando ad accarezzargli la schiena e a confortarlo dondolando sui talloni. La cosa parve avere effetto. Il bambino fermò le convulsioni lasciandosi coccolare dal moro.

«Sei al sicuro. Va tutto bene adesso. Ti ho spaventato, mh? Mi dispiace.»
Tony sussultò tra le sue braccia, se per una risata o per un singhiozzo non lo sapeva, almeno la maglia era ancora asciutta.
«Mi dispiace tanto, sono stato cattivo. Non avrei dovuto farlo. Ma non devi avere paura, sei al sicuro. Non ti farei mai del male. Né io, né Thor, mh? D’accordo?»

Il biondo sussultò preso in contropiede dall’improvvisa nomina del suo nome, ma annuì nonostante Tony, con la faccia ancora premuta contro la maglietta, non potesse vederlo. Bruce, invece, lo vide e fece un timido passo avanti. Si era tirato in piedi da dietro il suo nascondiglio quando Loki aveva iniziato a confortare l'altro bambino. Da sotto le ciglia Loki osservò i suoi movimenti senza darlo a vedere. Sebbene fosse ancora scosso, la paura pareva aver fatto il posto alla rassegnazione e il respiro erratico si era calmato.

Tutto come previsto.

«Va tutto bene, non hai nulla da temere. Non sono arrabbiato con voi. Non ero arrabbiato e basta, ho solo paura. Come voi» una mezza bugia e il corpicino tremante di Tony letteralmente si sciolse tra le sue braccia.
«Tutti abbiamo paura adesso, ma vi posso assicurare che andrà tutto bene» 

Bruce annuì nonostante Loki stesse ancora dando la sua attenzione a Tony e Thor sorrise facendo un passo avanti. Il peso del bambino premuto contro il petto del moro si mosse inquieto, ma non indietreggiò. Continuando a mormorare rassicurazioni e dondolandosi sui talloni osservò il fratello avvicinarsi a Bruce e prenderlo tra le braccia, gli occhi rossi nel tentativo di trattenere le lacrime.

«Va bene se mi alzo, mh?» 
Tony si irrigidì appena e lui gli passò velocemente una mano tra i capelli.
«Non devi allontanarti. Bruce è in braccio a Thor ed è più grande di te, non vuoi fargli compagnia?»
Tony annuì timidamente e Loki avvolse un braccio attorno alla schiena e passò una mano sotto le cosce del bambino sollevandosi in piedi continuando a tenerlo stretto al petto. Thor si avvicinò, una mano che massaggiava la schiena di Bruce lentamente e Loki poteva ricordare come quando erano bambini quelle stesse mani avessero consolato lui stesso molte volte. Si girò avvicinandosi alla panchina e lasciando che il fratello lo raggiungesse.

«Vi va di mangiare qualcosa? È già passato mezzogiorno e avrete di certo fame.»

Il genietto si allontanò dal petto dell'adolescente permettendogli di metterlo a sedere sulla panchina accanto a Thor, con Bruce ancora attaccato addosso. Loki si chinò per rovistare tra le scorte di cibo fino a trovare quello che cercava. Sorrise vittorioso allungando uno degli involucri di carta bianca a Tony che lo aprì iniziando a mangiare il suo panino. Tony si era calmato e questo era solo un bene, un problema in meno che era riuscito a gestire –almeno questo sei in grado di gestirlo, consolare un bambino piagnucolante!

«Ti va un po' di yogurt?» chiese fingendo di non aver notato il sussulto di Bruce quando gli aveva posato una mano sulla spalla.
Thor si mosse spingendo il bambino ad allontanare la testa dal suo petto. Loki sorrise aprendo il vasetto e allungandolo verso il bambino che lo prese sistemandosi meglio sulle gambe del biondo. Poi piegò la carta per formare il rudimentale cucchiaino.

«Tu non mangi?»

Scosse la testa sedendosi tra Tony -grazie al cielo aveva ricominciato a parlare, il peggio era passato- e Thor.

«Non ho fame.»

Il bimbo corrucciò la fronte e prese un altro boccone di pane e marmellata. 

«Sicuro fratello?»
«Sicuro Thor, non ho fame.»

Si guardò intorno, il quartiere era silenzioso e gli unici rumori di sottofondo erano il tipico traffico urbano e il ronzio indistinto di qualche programma televisivo qualche piano sopra di loro. Una donna uscì da un palazzo attraversando velocemente il campetto da basket trascinandosi dietro un bambinetto di non più di dieci anni prima di svoltare verso la via principale senza nemmeno degnarli di uno sguardo. Meglio così.

«Possiamo andare in biblioteca? Non mi va di stare ancora al parco.»
«Meglio di no, Tony. Già questa mattina abbiamo discusso l'argomento ed eravamo giunti alla conclusione che sarà Steve a portarti.»
«Ma io voglio andare in biblioteca!»
Loki ruotò gli occhi al cielo. Tony era saltato giù dalla panchina con un broncio sulla faccia e mancava poco che iniziasse a pestare i piedi per terra. Con la coda dell'occhio vide che Bruce era ancora seduto a mangiare il suo yogurt e sembrava tranquillo.
«In ogni caso dobbiamo aspettare che Bruce finisca di mangiare.»
Il bambino sollevò lo sguardo dal vasetto.
«Sarebbe maleducato obbligarlo a finire di mangiare velocemente quando tu hai avuto tutto il tempo.»
Tony borbottò incrociando le braccia al petto ma non oppose ulteriore resistenza. Eppure era solo una tregue temporanea, Loki sapeva che un genio annoiato causa solo guai.

«Ho un'idea» esclamò con finta allegria attirando l'attenzione dei presenti.
«Tanto per cominciare è il caso che ti diamo una pulita.»
Tony osservò le mani impiastricciate di marmellata e si toccò la faccia. Storse la bocca in una smorfia allo sporco appiccicaticcio e annuì.
«Abbiamo bisogno di un po' d'acqua…» pensò a voce alta chinandosi a ricontrollare le scorte. Sapeva che non avevano portato liquidi con loro, ma la speranza è l'ultima a morire.
«Ho visto una fontanella a un isolato di distanza.»
«Nel parco?»
Thor annuì.

Il parco era più che altro un giardinetto, con un paio di strutture per l'allenamento piazzate al centro. La targa commemorativa diceva qualcosa riguardo un "contributo del quartiere per costruire un memorandum in onore" di qualche sportivo il cui nome non gli interessava minimamente. Quando ci erano passati davanti, nonostante fosse l'ora di pranzo, era pieno. Soprattutto di adulti in tutta da ginnastica. Le possibilità di passare inosservati in quella situazione erano poche e avevano optato per tirare dritto. Adesso sarebbero dovuti tornare indietro.

«Voi potete stare qui, non ci metterò più di una decina di minuti.»

Loki tornò a sollevarsi in piedi osservando con guardo scettico il fratello, che spostò Bruce dalle sue gambe alla panchina.

«Ed esattamente come pensi di portare l'acqua qui? Con le mani?» 

Sapeva che non doveva essere così acido, ma nonostante tutta la buona volontà non era riuscito a trattenersi. I nervi tremavano sul punto di saltare un'altra volta e prese un respiro profondo concentrandosi.

I mormorii di Tony.
Le voci concitate degli adolescenti che stavano attraversando il campo dietro di loro.
Il rumore del traffico della strada principale pochi metri più in là.
Bruce che mangiava il suo yogurt.
Il respiro di Thor. Calmo. Regolare.

Vivo.

Aprì gli occhi. Inspira. Espira. Calmati, va tutto bene.

Bruce finì l'ultima cucchiaiata di yogurt allungando il vasetto a Thor che lo prese con un sorriso alzandosi in piedi. Non era molto più grande di un bicchiere e poteva contenere tre, forse quattro, sorsi d'acqua.

«Tornerò in una decina di minuti fratello. Tieni al sicuro i bambini.»
«Ehy!»
Loki sbuffò una risata al tono offeso di Tony, lasciando che Thor gli avvolgesse la nuca con una mano, portando le loro fronti a contatto.
«Dieci minuti.»
«Non preoccuparti, sopravvivremo.»
Il biondo sorrise avviandosi verso il giardinetto e lasciandoli soli.

«Cosa facciamo? Mi annoio!»
Si girò sui talloni osservando Tony sdraiato per terra -le mani e la faccia sporchi di marmellata- e Bruce seduto composto sulla panchina -mani e faccia impiastricciate di yogurt.
Sorrise.
«Come ve la cavate nel trovare i lati di un triangolo?»
«Teorema di Pitagora?» chiese incuriosito Bruce scendendo dalla panchina. Tony saltò in piedi con il solito luccichio affamato di sfide e conoscenza negli occhi
«Matematica! a2+b2=c2
Annuì avviandosi verso lo scivolo. Studiare con i due bambini era sempre una sfida.
«Siamo tutti d’accordo che questo-» affermò colpendo il lato dello scivolo «-non è un triangolo architettonico-»
«Triangolo rettangolo» tradusse Bruce sottovoce.

Come diceva prima: studiare con i due bambini era una sfida. Una cosa che era impossibile trascurare era come la maggioranza dei concetti basici non combaciavano. O meglio, erano espressi in maniera diversa. 
Il "Teorema di Pitagora" non esisteva e nessun precettore gliene aveva mai parlato; ma la formula "a2+b2=c2" era pressoché universale. Lo stesso valeva per molte altre cose, compresi i nomi di alcune particolari forme geometriche.

«-ma per amore dello studio e odio della noia supponiamo e facciamo finta che lo sia.»

Tony fece per obiettare, ma il tutto si perse i un "ohf" alla gomitata dell'altro bambino. Benedetto Bruce. Ma non abbastanza da fermare la nuova domanda in arrivo.
«Come misuriamo i lati se non abbiamo un metro. Né un righello. Né qualunque altro metodo di misurazione»

«Né qualunque altro metodo di misurazione convenzionale» lo corresse Loki.
«Mai sentito parlare delle spanne? O dei palmi? Ci sono centinaia di metodi di misurazione differenti nell'universo, e la matematica si applica allo stesso modo su ognuno di essi»
Il bambino inclinò la testa di lato assottigliando gli occhi e pensando.
«Quindi quale usiamo?»
Loki ghignò.
«Ce ne inventiamo uno?»
La domanda parve eccitare la mente dei due bambini che immediatamente iniziarono a parlare e complottare nella creazione del loro nuovo e personale sistema di misurazione. Quando Thor arrivò, come promesso, una decina di minuti dopo li trovò tutti e tre seduti in cerchio ai piedi dello scivolo. Sorrise, rassicurato dalla visione. Nonostante lo sfogo di Loki i bambini non avevano iniziato ad averne timore. Erano stati giorni difficili e -ripensandoci a mente lucida- non era strano che Loki fosse scoppiato in quel modo. La paura e la pressione che avvertiva sulle sue spalle erano le stesse che opprimevano il fratello ed era ovvio che sarebbe stato solo una questione di tempo. Avrebbe dovuto parlarne anche con gli altri, lo sfogo di Loki era solo il primo, aveva la sensazione che a uno a uno tutti avrebbero avuto reazioni simili prima o poi. Verosimilmente, più prima che poi.

«Cosa state facendo, fratello?»
«Abbiamo deciso di calcolare la lunghezza dello scivolo nel caso supposto che esso sia un triangolo rettangolo i cui lati cateti sono la scala e il terreno di rispettivamente 44 quattro-dita e 30 quattro-dita.»

Thor decise che sorridere e annuire era l'unica risposta adatta allo sproloquio senza senso di Tony, pertanto sorrise e annuì. Loki sbuffò una risata alzandosi in piedi.

«Siamo giunti alla soluzione che l'ipotenusa, o scivolo, dovrebbe essere lunga 53,25 quattro-dita arrotondato per difetto, considerato il 4 come terza cifra. Adesso dobbiamo misurare la parte dello scivolo!»
«Perché?» chiese Bruce.
Loki fermò l'entusiastica spiegazione in cui si era lanciato il bambino avviandosi verso la panchina.
«Ottimo lavoro Tony. Ma direi che la misurazione dello scivolo può aspettare a dopo che vi siate dati una ripulita.»

Si accovacciò rovistando in una delle federe. La mattina dopo essersi fatti la doccia erano ritornati in camera e Thor aveva avuto un colpo di fulmine -non letterale grazie al cielo- suggerendo di portare con sé anche un lenzuolo nel caso avessero dovuto dormire all'aperto. Quindi, oltre alle provviste, avevano diviso tra i due zaini improvvisati anche il paio di coperte arancioni antishock e un lenzuolo. Trovato il tessuto bianco lo tirò fuori infilandone un angolo nel vasetto di yogurt pieno d'acqua e iniziando a pulire il viso di Tony. I mugugni di protesta del bambino erano coperti dalla risata di Thor. Tony parve prenderla come incentivo, perché si immobilizzò fissando Loki negli occhi con uno sguardo di sfida.

«Stai fermo» lo riprese, tenendolo per la mascella. Il genietto si limitò a una smorfia, che doveva essere un sorriso -ma ehy! Sapete quanto è difficile sorridere con Loki che ti tiene per la mascella? A volte sembrava più forte addirittura di Steve, cosa impossibile, perché Steve era il più forte di tutti, tranne probabilmente per Bucky e Thor e comunque stava divagando di nuovo. Iniziò a divincolarsi, spinse con le mani sul petto del moro, scosse la testa e addirittura quando un paio di ciocche nere gli finirono tra le dita le tirò. Loki si limitò a lanciare un'occhiataccia a Thor, doveva solamente pulire la faccia del bambino eppure il fratello era riuscito a trasformarlo in un gioco. O meglio una sfida. In ogni caso non sarebbe stato Tony a vincerla, poteva starne certo. 

Le finestre delle palazzine intorno a loro si chiusero e Bruce diede uno spintone alla coscia del biondo. Thor aveva sempre avuto una voce profonda e tonante, non era improbabile che la sua risata avesse rimbombato tra le mura di cemento dando fastidio a qualcuno. 

«Fatto» concluse Loki lasciando andare Tony che immediatamente fece un paio di passi indietro sbuffando. Il bambino era competitivo e di certo non gli andava giù di perdere una sfida.
«Le mani?»
Il moro sollevò un sopracciglio fissandolo negli occhi, ancora accovacciato all'altezza del bambino.
«Se ti comporti educatamente e non come se avessi le convulsioni posso lavartele quando avrò finito con Bruce.»

Una macchina lungo la via inchiodò di colpo facendo stridere le gomme sull'asfalto e il bambino si fermò a metà del passo. Loki e Thor lanciarono un'occhiata alla carrozzeria nera sbuffando, ci mancava solo che qualcuno avesse deciso di mettere in mostra il suo nuovo acquisto. A volte la gente era davvero stupida e infantile, pensò allungando una mano oltre Tony. Bruce sorrise avvicinandosi.

Gli spari assordanti accompagnarono i proiettili che passarono appena sopra le loro teste. Loki si buttò le terra, la mano sulla testa di Tony spingeva il bambino accanto a lui contro l'asfalto. Lasciando che  l'istinto prendesse il sopravvento, si rotolò sotto la panchina. Con lo sguardo cercò Thor. Era steso a terra ad appena un braccio di distanza, coperto in parte dallo scivolo in metallo. Bruce era rannicchiato al suo fianco. 

Il rumore assordante si spense rimbombando e lasciò spazio ai singhiozzi spaventati dei due bambini e a dei passi che si avvicinavano. 
Si scambiò uno sguardo con Thor. 
Gli occhi saettarono alla ricerca di una via di fuga.
Tra loro e la macchina c'era l'intero parco giochi, il campo da basket e la rete metallica. Sarebbe stato difficile colpirli senza una buona mira e considerato che erano ancora tutti interi, i loro avversari dovevano puntare soprattutto sulla forza di fuoco e la superiorità numerica. Quattro fucili e due pistole. Uno disarmato? No, armi nascoste sotto i vestiti. Altri due in macchina, probabilmente armati. L’autista aveva trenta secondi stimati prima che riuscisse a uscire dall'abitacolo e fare fuoco. L'altro sui sedili posteriori, venti secondi.

«Nessuno si muova! Fermi dove siete e non ci saranno feriti» L'uomo "disarmato" fece un passo avanti aprendo le braccia. La voce era calma, quasi divertita. Lo ignorò.

Erano sul limite del campo da basket. Armi caricate e pronte a sparare.
Strisciò indietro mettendo lo schienale della panchina come ulteriore difesa.
Tony piangeva incollato al suo petto. 
Dietro di loro, a circa venti metri di distanza, una via secondaria dava sulla strada principale. Doveva solo alzarsi e iniziare a correre, era abbastanza veloce, poteva farlo.

Prese un respiro profondo incatenando lo sguardo a quello di Thor. Annuirono entrambi. 

Portò lo sguardo nuovamente sul campo da basket. Non si erano mossi se non per un paio di passi non significativi. La loro principale difesa era la rete metallica. Quindici secondi prima che la superassero. Dieci nel peggiore dei casi. Giudicando la forma fisica e il peso delle armi probabilmente dodici era la stima più corretta.

«Tony, ho bisogno di te, okay?» 
Il bambino non diede cenno di averlo sentito e Loki si morse la lingua per non iniziare a urlare. 
«Tony!»
Il nome uscì più come un sibilo che come un sussurro, ma non se ne curò.
«Devi stringerti a me, okay? Le braccia intorno al collo e le gambe intorno alla vita. Non posso prenderti in braccio, devi tenerti su da solo.» 
Sentì la presa divenire più salda, il corpo tremante stretto al suo come se volesse fondersi e nascondersi nel suo petto. Non aspettò. 

Premette le mani sull'asfalto, i sassolini che scorticavano i palmi. Lanciò un ultimo sguardo a Thor e si sollevò. 

Dietro di lui sentì l'uomo urlare. Due passi dopo cominciarono gli spari. Tre e Tony lo stava strangolando tale era la foga con cui si teneva stretto a lui.

Quattro.

Un proiettile passò vicino, troppo vicino alla sua nuca.

Cinque.

Era ancora troppo lontano dalla via.

Sei.

Sette.

Le urla di Tony lo assordavano ancora più degli spari e gli annebbiavano la mente.

Otto.

Un altro proiettile si piantò nel cemento dietro di lui. Troppo vicino-

Nove.

-troppo preciso-

Dieci.

-e la traiettoria era sbagliata.

Undici.

I più veloci superarono la rete.

Dodici.

Presero la mira.

Tredici

Gli spari iniziarono a farsi più vicini, ma ancora troppo casuali

Quattordici.

Alcuni proiettili erano sbagliati.

Sbagliati.

Sbagliati.

E troppo precisi e vicini.

Un cecchino.

Quindici.

I più lenti uscirono dal campo da basket iniziando a sparare.

Sedici.

Si abbassò di colpo, una mano a proteggere la testa di Tony dall'urto e l'altra protesa in avanti per attutire l'impatto.

Diciassette. 

Si rotolò di lato.

Diciotto. 

Diciannove. 

Aveva perso decisamente troppo tempo nel rialzarsi.

Almeno la mira si era fatta meno precisa.

Venti.

Corse-

Ventuno.

 

Corse.

Ventidue.

L'adrenalina iniziava a calare snebbiandogli il cervello.

Ventitré.

Ventiquattro.

Venticinque.

C'era quasi, un ultimo sforzo.

Il rimbombo degli spari e delle urla era assordante.

Non sapeva come fosse messo Thor, ma non poteva voltarsi.

Ventisei.

Guarda avanti.

Non ti fermare.

Ventisette.

Thor se la sarebbe cavata.

Potevano farcela.

Erano dei guerrieri.

Non era la prima volta.

Ventotto.

Mancavano pochi passi al vicolo.

Ce la stavano facendo. Erano praticamente salvi.

Ventinove.

Potevano farcela.

Trenta.

Potevano farcela!

Trentuno.

Si aggrappò al muro dandosi la spinta per girare nel vicolo all'ultimo.

Ce l'avevano fatta!

Erano salvi.

Trentadue.

La fredda canna della pistola gli fu premuta tra le sopracciglia.

Il sangue gli si gelò nelle vene e un senso di disfatta gli calò addosso.

Non poteva essere vero.

No.

No, no, no.

L'uomo –o meglio, il ragazzo- gli spinse la pistola contro la fronte costringendolo a fare un passo indietro. E a tornare nella luce del parco. Un silenzio innaturale aveva ammorbato l'aria adesso che gli spari erano cessati e le urla si erano acquietate. 
Tony si mosse a disagio piagnucolando con il viso nascosto nel petto e istintivamente gli avvolse le braccia intorno stringendolo meglio -un'apertura, gli serviva solo un'apertura. Una distrazione. Un secondo di tentennamento. Qualcosa su cui lavorare.

«Bene, bene, bene.» 

Girò la testa di quel poco concessogli dalla pistola ancora premuta sulla fronte e il cuore gli cadde sullo stomaco come un macigno. Thor era seduto per terra con Bruce tra le braccia, uomini armati erano disseminati per tutto il percorso tra la macchina e loro. Molti, troppi di più di quelli che aveva contato. Per un istante il cervello si ritorse su sé stesso, confuso. Lasciò vagare lo sguardo sulle imposte chiuse delle case. Nessuno era affacciato alla finestra. Nessuno era fuggito al rumore degli spari -pensavi davvero che chiunque essi siano vi avrebbero attaccato senza un piano? Pensavi di avere davvero una possibilità di fuga? Eravate destinati al fallimento sin dall'inizio. Usa la tua lingua adesso per tirarti fuori da questo guaio, Loki, o non ti è rimasta più nemmeno quella? Cosa ne è del tuo ingegno o della tua arguzia? Di che aiuto sei stato a tuo fratello, ergi, se non ti sei nemmeno curato del suo benestare prima di fuggire come una gallina dritta nelle fauci della volpe?

Strinse le labbra mettendo a tacere la voce derisoria nella sua testa. Dando un'altra occhiata si maledisse, perché era tutto così palese. La gente che era fuggita via pochi minuti prima senza nemmeno degnarli di uno sguardo, il silenzio surreale. Erano stati gli adolescenti che giocavano a basket ad avvisare della loro posizione? O li avevano seguiti a lungo in attesa del momento giusto?

«Vi avevo avvisati. "State fermi dove siete e nessuno si farà del male" l'avevo detto, no? L'avevo detto.»
L'uomo con le armi nascoste sotto i vestiti non aveva più le armi nascoste sotto i vestiti, ma una pistola in mano. Si avvicinò superando la rete del campo da basket, lo sguardo sornione di chi sa di avere la preda nel palmo della mano. La minaccia sottointesa nelle parole fece scorrere un brivido lungo la schiena di Loki. Non Thor- pregò silenziosamente nel suo cuore -non mio fratello!

«Ma sapete, credo sia un problema di voi nuove generazioni. Sono sempre così i giovani, convinti di avere il mondo a loro disposizione, di essere sempre dalla parte giusta, di poter fare quello che vogliono. E questo porta solo a problemi.»

Superò Thor senza degnarlo di più di uno sguardo avvicinandosi a Loki e Tony.

«Non ve l'ha insegnato la mamma che bisogna ascoltare gli adulti?»

Si fermò a pochi passi di distanza, la testa leggermente inclinata da un lato e la pistola tenuta blandamente in mano. Fece un altro passo avanti.

«Non sapete che è buona educazione rispondere quando qualcuno vi fa una domanda?»

La canna contro la sua fronte spinse ancora costringendolo a fare un altro passo indietro e mandandolo a sbattere contro il petto di qualcuno. Una mano calò sulla sua spalla costringendolo ad abbassarsi e Loki ubbidì sedendosi a terra.

«Nostra madre è sempre stata una donna saggia e ci ha inculcato l'insegnamento di non parlare con gli estranei sin dalla nostra infanzia.» 

Thor si irrigidì lanciandogli uno sguardo sconvolto che poteva essere tradotto solamente in "Cosa, per Hel, stai facendo?", ma lo ignorò. L'Uomo voleva una risposta? Loki gliela avrebbe data, contornata da tutto il sarcasmo e l'odio che riusciva a iniettarci.

L'Uomo si irrigidì, il viso si contorse in una maschera di furia prima di addolcirsi forzatamente.

«Vostra madre è una donna saggia, ma a volte bisogna anche usare la forza per educare i figli. Dalla lingua che ti ritrovi penso proprio che non ti abbia sculacciato abbastanza da piccolo.» Fece un passo avanti stando ad appena un palmo dalle ginocchia del ragazzo e costringendo Loki a sollevare la testa ed esporre il collo per guardarlo in faccia. Almeno la pistola puntata alla sua fronte era scomparsa. «Mi chiedo se mi ringrazierebbe se ti insegnassi un po' di educazione.» Ci fu un momento di stallo in cui nessuno si mosse. «Probabilmente sì.»

Il rumore assordante di uno sparo fu vicino, fin troppo vicino. Parve quasi che i timpani dovessero scoppiare. Thor sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene e i muscoli irrigidirsi come pietra. Poi l'adrenalina lo fece schizzare in piedi.

«Loki!»

Il nome del fratello rimbombò nel silenzio e immediatamente gli uomini intorno a lui gli furono addosso cercando di rispingerlo a terra. Qualcuno gli strappò Bruce dalle braccia e il bambino cominciò a urlare e dimenarsi.

«Loki!»

Il corpo del ragazzo era nascosto dall'uomo e non poterlo vedere era un tormento, una maledizione. Dopo quelli che sembrarono interi minuti, ma che potevano essere stati tranquillamente pochi secondi, l'Uomo annuì.

«Sto bene. Calmati e smettila di comportarti come un bambino, idiota.» cerca di mantenere un’aria leggera, non deve preoccuparsi anche di te.

Thor sentì l'ondata di gratitudine investirlo mentre il battito incessante del cuore si calmava, le mani sconosciute lo costrinsero a terra. Le urla soffocate di Bruce e le maledizioni dell'uomo che cercava di contenerlo furono la seconda cosa a colpire nuovamente i suoi sensi. Lentamente e senza destare allarmi inutili, allungò le braccia verso il bambino che gli fu lanciato addosso. Bruce si raggomitolò contro il suo petto e Thor lo strinse meglio, soffocando il pianto contro la maglietta.
Loki sentiva l'adrenalina scorrergli nel corpo, ogni muscolo e cellula tremare nello sforzo di rimanere fermo e non iniziare a correre, scappare, come urlava l'istinto. Non era una preda. Né un animale. L'istinto non l'avrebbe salvato. Nonostante non potesse vederlo, poteva percepire il buco nell’asfalto a pochi centimetri dalla sua coscia, dove il proiettile si era piantato. Abbastanza vicino da intimidire, ma non troppo da ferire.

«Provate a fare un altro stunt come quello di prima e sappiate che mi basta uno schiocco di dita per farvi un antiestetico buco in fronte. Chiaro, Loki

Il ragazzo annuì sotto lo sguardo da squalo dell'Uomo. A un semplice gesto il ragazzo che fino a poco prima gli aveva puntato la pistola tra le sopracciglia mise via l'arma e si avvicinò. Tony, ancora tra le sue braccia, continuava a mantenere la stretta intorno al suo collo e alla vita. Il ragazzo lo prese per lo scollo della maglietta strattonandolo e il bambino urlò. Un urlo acuto e striduto, spaventato. Loki lo strinse meglio tenendolo stretto al petto con l'effetto di finire tirato in piedi dal ragazzo. Il parchetto si riempì nuovamente di urla e imprecazioni, Thor provò ad alzarsi per intervenire urlando il nome sia del fratello che del bambino. Bruce scoppiò a piangere ancora più forte di prima, spaventato. Tony urlava strattonato tra i due ragazzi. Chi era dietro di lui provò a spingerlo a terra, senza troppi risultati, optò quindi per puntargli la pistola alla nuca.

«Pensavo avessimo trovato un accordo!» la voce lamentosa e fintamente delusa dell'Uomo gli fece venire la nausea. Spostò lo sguardo su Thor, ancorato a terra dalle mani sulle sue spalle, con un fucile puntato alla tempia. Bruce, similmente, aveva una pistola puntata verso la schiena. Per la terza volta in pochi giorni Loki si sentì inutile, la sconfitta che si arrampicava sulla schiena, oltre le spalle e gli avvolgeva la mente nella cupa e amara disperazione dell'essere inutile. Gli intestini si aggrovigliarono tra loro peggiorando la nausea e facendogli risalire la bile in bocca, la testa gli girava e sbatté le palpebre velocemente rifiutandosi di accettare le lacrime che avevano iniziato ad accumularsi agli angoli degli occhi.

Inutile. Era inutile. Poteva combattere, scappare via, provare a trovare un'apertura usando parole per incastrare i suoi avversarsi con il ragionamento, ma a che pro, se tutto ciò che faceva era inutile? Se non era nemmeno in grado di proteggere se stesso, come poteva proteggere Thor? Oh, quanto sarebbe stata delusa Madre! No, non delusa -si corresse- disgustata.

Inutile. Mostro.

Voleva piangere, urlare, pestare i piedi e strapparsi i capelli. Voleva fare qualcosa, qualunque cosa, pur di essere utile. Prese un respiro profondo cercando di calmare i nervi e incrociò lo sguardo con quello di Thor.

Va bene, va tutto bene Loki.
No! Non è vero! Non va tutto bene! Sta andando tutto in malora ed è colpa mia! Come fai a non vederlo.
Perché non è vero. Stiamo bene. Mi fido di te, so che troverai una soluzione.
Non c'è soluzione!

Tornò a fissare l'uomo di fronte a sé.
«Tony non lascia le mie braccia. Non mi sembra ci fosse nulla a tal riguardo nel nostro... accordo.»
L'Uomo sollevò un sopracciglio, irritato, e la pistola sulla nuca fu premuta più forte costringendolo ad abbassare la testa per non finire tra le sue braccia. L'uomo gli diede un cenno brusco del capo.
«Bene.» 
La pistola puntata alla nuca venne sostituita dalle mani rudi del ragazzo alle sue spalle che lo spinsero in avanti. L'uomo si spostò di un passo di lato, appena in tempo per non finirgli addosso. Un altro uomo lo afferrò per l’avambraccio iniziando a strattonarlo verso la macchina. 
«In piedi.» abbaiò l'uomo «Muoversi! Forza, forza! Forza!»
Passò accanto a Thor che gli riservò uno sguardo confuso e -no, non era spaventato, Thor non aveva mai paura. Bruce dietro di lui ricominciò a urlare e piangere. Loki inciampò nei suoi piedi, ma il ragazzo accanto a lui non rallentò continuando a
tirarlo. Una mano gli fece abbassare la testa con violenza e fu costretto a entrare nella macchina. Il ragazzo salì al suo fianco, la pistola in mano, dall'altro lato un uomo teneva un fucile sulle ginocchia, la canna rivolta verso di loro. L'Uomo salì nel sedile davanti a loro e con una sgommata la macchina partì.

«Dove andiamo?»
Il ragazzo accanto a lui gli puntò la pistola alla tempia con un grugnito.
«Non ti deve interessare.»
Lanciò uno sguardo fuori dal finestrino, stavano scendendo lungo la via principale, ma non avrebbe saputo dire dove. Si morse l'interno della guancia -dannazione! Tutte le strade gli parevano uguali.
«Mio fratello? Bruce?» chiese cercando di nascondere il timore che gli stava rosicando lo stomaco. Tony si strinse meglio al suo petto e per un secondo lo colpì la sensazione che aveva la maglietta bagnata. Il pensiero scomparve nella profondità della sua mente tanto veloce quanto era arrivato, non era importante.
«Non ti preoccupare per loro.»
E Loki pensò che più che una rassicurazione suonava come una minaccia.

 _____N/A_____

Come promesso ecco un capitolo bello lungo, quasi il doppio del solito, e pieno d'azione. So che è praticamente infinito da leggere, ma spero non sia stato noioso.  Loki e Tony sono stati rapiti, da chi? So che tutti già lo sapete, ma facciamo finta di tenere ancora un po' di suspance. Thor e Bruce? Cosa ne sarà di loro? Lo scoprirete soltanto leggendo! Questo capitolo è un vero e proprio punto disvolta nella trama. D'ora in poi si metteranno in moto una serie di relazioni causa-effetto che porteranno un bel po' di scompiglio e pericoli nella vita del gruppo. A tal proposito: come reagiranno gli altri al rapimento? Infondo ancora non sanno cosa è accaduto...

Ma passiamo alla traduzione dei, pochi, termini stranieri.

Loki: «Hàlfviti!» significa «Idiota!»
        "Prinsinn" significa "principe"
Thor: «Nòg!» significa
«Basta!»

Come sempre se avete qualcosa da dire fatevi sentire nei commenti, sono sempre graditi e cercherò di rispondere a tutti! E fatemi sapere se l'HTML è a posto... che mi ha dato un po' di problemi in fase di pubblicazione.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: imoto