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Autore: MattySan    20/06/2019    1 recensioni
Sequel di Gli Affari Sono Affari.
Sono passati mesi dall'ultima avventura di Leodore e adesso tutto sembra andare per il meglio nella sua vita.
Ma il passato tornerà a farsi sentire in modo inaspettato, coinvolgendo il leone e gli altri protagonisti in una reazione a catena dalla quale nessuno sarà escluso.
E stavolta Leo non sarà solo.
Genere: Drammatico, Generale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altri, Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Sindaco Lionheart
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All’interno della centrale di polizia regnava il silenzio più totale, interrotto solo dal lieve rumore di sottofondo di gente che camminava per i corridoi e delle chiamate che arrivavano al telefono della segreteria, nessuno parlava a voce alta ma c’era solo un brusio generale.
In uno di questi corridoi vi era una delle sale degli interrogatori, dove Gazelle, Leo e Bogo si trovavano in quel momento, il bufalo aveva deciso di non attirare troppo l’attenzione e li aveva fatti accomodare nell’apposita sala che era insonorizzata, al posto di farli venire nel suo ufficio come fa di solito.
La situazione era veramente seria a questo punto, Bogo stesso era incredulo ma gli avvenimenti successi tutti insieme aveva lasciato dei dubbi cruenti nella sua testa e non poté far a meno di svolgere le regolari procedure, prese la cartellina con i dati del caso e la posò sul tavolo di fronte a Gazelle e Leo.
“Thomas Algren, l’amministratore della Savannah Records è stato ritrovato morto circa un’ora fa nella sua residenza in campagna, ucciso da una fucilata che gli ha letteralmente spappolato la faccia, non è un bello spettacolo e potete anche non guardare le foto” disse il bufalo mentre distribuiva i documenti dell’indagine a Leo e Gazelle, evitando di tirar fuori le foto della scena del crimine.
Rivolse poi la sua attenzione alla gazzella.
“Dunque Gazelle, ma… tu hai pianto?” osservò notando i suoi occhi.
Lei voltò la faccia dall’altra parte.
“Non è niente Bogo, sono solo scioccata e stanca di tutta questa situazione, vai pure avanti, cosa mi stavi dicendo?” chiese lei con un’aria quasi distratta.
“Stavo dicendo, adesso ho bisogno della tua assoluta testimonianza e versione di come sono andati i fatti, purtroppo qui ci sono molti dubbi che portano tutti a te e io vorrei vederci chiaro, sono costretto a farlo mi dispiace ma devi parlare o la tua posizione peggiorerà” disse chiaramente Bogo, aveva una voce bassa e roca, quasi come se le sue labbra si stessero rifiutando di far uscire quelle parole.
La gazzella sospirò e dopo aver chiuso gli occhi, alzò nuovamente lo sguardo verso il bufalo, mentre anche Leo era tutto orecchie.
“L’ho già detto anche a Leo, stamani sono andata da Algren, avevo il cellulare scarico e me ne sono accorta solo quando ero in metropolitana e poi nella casa di Algren non c’è nessuna linea, essa si trova in aperta campagna e…” ma venne interrotta da Bogo.
“Scusami tanto l’interruzione, questo Algren aveva un telefono fisso e un cellulare che abbiamo ripetutamente chiamato ma senza successo, per il cellulare posso capire ma per il fisso? In teoria dovrebbe andare quello” osservò Bogo.
“Si, tuttavia c’era un guasto alla linea da una settimana e lo stesso Algren non se n’era mai curato personalmente visto che non era quasi mai in casa, me lo ha detto lui personalmente la volta scorsa e questa è la spiegazione del telefono fisso, per concludere ho lasciato la casa verso le 14:00 e sono tornata in città, questo è tutto e non ho nient’altro da dire” concluse lei.
“E come vi siete accordati? Cosa vi siete detti alla fine?”.
“Che avrei rilanciato alcune mie canzoni passate, soprattutto quelle inedite che fino ad ora non avevo mai pubblicato, come ad esempio…” ma venne interrotta ancora.
“Come ad esempio il Project X, vero?” disse improvvisamente Bogo.
Leo drizzò le orecchie.
“C’è Leo che insiste dicendo che tu nascondi qualcosa in questo CD, se lo hai con te possiamo ascoltarlo? Così chiariamo questo punto, potrebbe essere la chiave di tutto” disse Bogo osservandola dritta negli occhi.
Gazelle fece un grande sospiro ed estrasse dalla borsa il CD, Bogo prese un PC portatile e vi inserì all’interno il disco, Leo osservò tutto mentre stava sudando freddo e non sapeva più da che parte stare, era certo dei suoi sospetti ma al tempo stesso era tremendamente insicuro.
Il CD partì quasi subito e con grande stupore di Leo e Bogo, una soave voce che era quella di Gazelle impegnata a cantare un pezzo jazz, si udì per tutta la sala dell’interrogatorio, scorrendo altri file vi erano alcune tracce in cui sempre Gazelle provava a cantare alcuni pezzi classici.
In sostanza, il CD conteneva solo brani musicali.
“Questo è un CD inedito di prove musicali jazz e classiche che ho realizzato agli albori della mia carriera quando avevo ancora diciannove anni, lo registrai in un vecchio studio che si trova nel distretto di Sahara Square, non lo pubblicai mai e questo lo feci come prova prima di passare a fare musica pop” spiegò lei.
Leo in quel momento avrebbe voluto sprofondare sotto al pavimento.
Si sentì viscido e infame per come l’aveva tratta e accusata, lui stesso non riuscì a trovare altri aggettivi per descriversi, ancora una volta i suoi sospetti e il suo carattere lo avevano portato a ferire chi amava.
Il leone abbassò la testa senza dire una parola, Gazelle non lo guardò nemmeno e Bogo stesso era esterrefatto, non disse niente e nella stanza si udiva solo la musica che proveniva dalle casse del PC.
In quel momento l’agente McHorn aprì la porta, Bogo spense la musica e Horn gli consegnò una cartella con dentro alcuni documenti.
“Bogo, questi sono i risultati della scientifica, arrivati freschi proprio ora dal laboratorio sul caso Algren”.
“Grazie Horn, vediamo un po’…”.
Bogo esaminò attentamente i documenti, per poi rivolgere il suo sguardo a Gazelle e la sua espressione parve sollevata.
“Thomas Algren è stato ucciso quando tu non eri più in casa, l’ora del decesso è verso le 14:30, ben mezz’ora dopo che tu eri andata via e sulla scena del crimine i miei agenti hanno ritrovato l’orologio di Algren che conferma la cosa, le lancette infatti erano ferme e segnavano proprio quell’ora” disse Bogo mentre rimetteva a posto i documenti.
“Inoltre, ci hanno informato adesso che il crollo vertiginoso delle vendite di oggi era in verità un attacco informatico ai database della Savannah Records, ma alla fine i dirigenti dell’etichetta discografica sono riusciti a ripristinare il tutto, non c’è mai stato nessun vero crollo di vendite dei CD di Gazelle, tutt’ora si stanno cercando i responsabili dell’attacco” concluse McHorn.
Gazelle fece un espressione sollevata e ringraziò infinitamente Bogo e McHorn.
Leo però alzò lo sguardo verso Bogo.
“Ma allora come mai fare tutto questo casino chiudendo la sede per tutta la mattina e non facendo avvicinare nessuno? E poi come…” ma venne interrotto da Bogo che sbatté un pugno sul tavolo e fulminò il leone con lo sguardo.
“Stai zitto Leo, non hai nessun diritto di parlare in questo momento, tantomeno di lanciare altre accuse e formulare altri dubbi!” sentenziò Bogo con una voce secca e diretta che fece ammutolire il leone.
Tutti uscirono dalla sala dell’interrogatorio, Gazelle si diresse nell’ufficio di Horn per firmare la sua testimonianza e versione dei fatti, mentre Leo venne chiamato da Bogo che lo invitò a seguirlo un attimo nel suo ufficio, e una volta dentro chiuse la porta a chiave per non avere nessun disturbo.
“SEI UN IDIOTA! Ti dovresti solo vergognare! Accusarla ingiustamente di fatti gravi tra l’altro, ma cosa ti è saltato in mente? So bene cosa hai passato, ma questa non è assolutamente una giustificazione per accusare chiunque solo perché tu hai i tuoi maledetti sospetti che ti offuscano il cervello!” gridò Bogo, la sua voce e il suo sguardo erano furiosi, Leo raramente lo aveva visto così incazzato.
Il leone non sapeva più nemmeno cosa dire, apriva la bocca ma le parole non volevano uscire, tuttavia non gli piaceva affatto essere trattato in quel modo e voleva replicare ugualmente.
“Mi vergogno di quello che ho fatto, tuttavia ammetterai tu stesso che ci sono ancora molti interrogativi da risolvere, io ancora non ho finito la mia indagine personale su questa faccenda!” rispose a tono il leone.
“Ti permetti anche di rispondermi? Non dovresti dire più niente dopo la figura di merda colossale che hai fatti poco fa, vergognati! So bene che l’hai fatta anche piangere con le tue accuse e le avrai anche gridato in faccia, l’ho vista bene prima aveva gli occhi gonfi per le lacrime, ti sto trattando in questo momento allo stesso modo di come tu hai fatto con lei! Schifoso!” gridò ancora il bufalo sbattendo i pugni sul tavolo.
Ma Leo ancora non ci stava e lo fissò dritto negli occhi con aria di sfida.
“Stai sbraitando in questo modo solo perché inconsciamente provi ancora qualcosa per lei? IPOCRITA! Lei di te se ne sbatte, hai forse dimenticato cosa è successo a causa sua o meglio a causa tua sette anni fa?” gridò Leo.
Gli occhi di Bogo si infiammarono.
“CHE COSA HAI DETTO? BASTARDO!” gridò Bogo afferrando Leo per la giacca e sbattendolo contro il muro, i due si fissarono dritti negli occhi che erano divenute palle di fuoco.
“La tua indagine personale finisce qui Leo! E non voglio sentire storie! Le hai viste le prove, no? Gazelle non c’entra niente, non nominare più nemmeno il mio passato, lo sai bene che ne soffro ancora nonostante tutto questo tempo! Ci occuperemo delle indagini noi! E non credo che Gazelle ti vorrà ancora guardare in faccia dopo quello che è successo…” ribatté Bogo fissando Leo intensamente.
“Probabilmente sarà così, tuttavia ho ancora i miei interrogativi a cui dare risposte e ti ripeto la stessa cosa, se pensi di provare ancora inconsciamente un pensiero anche solo di protezione e affetto verso di lei, sei un fottuto ipocrita! Lei di te ne se ne fotte, come ad esempio se ne fotte di Clawhauser, adesso e come ha fatto in passato! E sappiamo tutti quello che è successo! Quindi io continuerò a cercare a cercare le mie risposte, con o senza di te!” ribatté Leo.
Bogo era inferocito, avvicinò il suo muso a quello di Leo ancor di più con fare minaccioso, ora c’erano solo pochi centimetri di distanza tra di loro.
“Ti voglio fuori dalle nostre indagini, non costringermi a fare quello che ho fatto mesi fa, altrimenti…” ma venne interrotto da Leo che gli lanciò un’altra occhiata di sfida.
“Fare cosa? Arrestarmi? Non ne avresti il coraggio! Sono sicuro che non hai preso affatto bene la cosa quando successe, tant’è che fu Judy ad ammanettarmi, non certo tu!” rispose il leone con decisione.
Era vero, Bogo non riuscì a credere alle sue orecchie quando mesi fa Leo venne accusato ingiustamente e arrestato, quando la vera colpevole era Bellwether e rimase profondamente scioccato e dispiaciuto della cosa.
Quando seppe dell’arresto di Leo, si mise a piangere ma questo nessuno lo sa, eccetto Clawhauser e McHorn che lo hanno visto di nascosto piangere nel suo ufficio con la testa chinata sulla scrivania ma non ne avevano mai fatto parola con nessuno, nemmeno lui lo sa che loro lo avevano visto.
Questa amara verità fece perdere il controllo al bufalo, il quale alzò un braccio per caricare un pugno da sferrare al leone.
“IO NON VOGLIO CHE…” gridò Bogo pieno di rabbia.
Leo chiuse gli occhi e si preparò a ricevere il pugno.
Ma il pugno non venne.
Bogo lasciò andare Leo e abbassò il braccio.
“…io non voglio che succeda un’altra volta, non voglio che ti succeda niente, non lo sopporterei di nuovo” disse a bassa voce Bogo, chinando la testa e non guardando in faccia il leone.
Leo rimase senza parole, era la prima volta che litigavano così ferocemente, c’erano state molte altre occasioni in passato ma mai come questa.
Bogo girò la chiave e aprì la porta.
“Vai a casa Leo” disse Bogo rimanendo in piedi sulla soglia della porta.
Leo fece un cenno e uscì dall’ufficio, Bogo richiuse la porta alle sue spalle molto lentamente e andò a sedersi sulla poltrona, chinando la testa e sbattendo i pugni sulla scrivania.
“Leo, mi dispiace… sei il mio migliore amico, l’unico che mi è rimasto… ti voglio bene più di tutti, non lasciarmi anche tu, non fare cazzate… ti prego…” disse con voce bassa e strozzata.
Leo camminò per il corridoio, avviandosi verso l’uscita e mentre passava nel salone centrale, udì dei passi veloci che si dirigevano verso di lui, si voltò in fretta ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu un sonoro schiaffo che lo colpì in pieno volto.
L’eco si udì rimbombare per tutto il salone, in molti si voltarono a guardare.
Leo riaprì gli occhi e mise lentamente a fuoco chi aveva davanti.
“Gazelle…” riuscì solo a dire mentre si toccava la guancia dolorante.
“Sei un bastardo, sei come tutti gli altri, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da te e mi sono pure illusa che tu fossi diverso, io ti amavo davvero ma dopo tutto questo non so veramente cosa pensare…” disse lei con voce bassa ma velatamente furiosa.
Leo chinò il capo e ascoltò tutte quelle parole che parevano essere una condanna.
“Io in questo momento non ho nessuna voglia di stare vicino a te, ora vado a casa tua e faccio le valigie, me ne torno alla mia villa e non tentare di seguirmi o di dire altro per cercare di convincermi, non dobbiamo dirci niente e poi non avrò una reazione tanto piacevole” concluse lei, voltando lo sguardo verso la porta d’uscita e passando accanto al leone senza fissarlo, quasi come fosse invisibile.
Leo stava esplodendo, le lacrime stavano per sgorgare dai suoi occhi e una rabbia interiore lo stava divorando, si voltò verso Gazelle allungando un braccio verso di lei in un gesto disperato come per fermarla.
“GAZELLE!” gridò.
Lei si voltò di scatto quasi subito, come se avesse già percepito la mossa del leone.
“NON VOGLIO SENTIRTI DIRE CHE TI DISPIACE! Mi fai schifo!” gridò lei facendo pietrificare il leone con quelle parole.
Leo rimase di sasso, non si mosse più mentre osservava lei che dopo essersi di nuovo voltata verso l’uscita, spalancò la porta e un vento gelido entrò da fuori investendo il leone che sembrò essersi congelato, avvertendo un forte brivido freddo lungo tutta la schiena.
E come si era aperta, la porta si richiuse con un gran tonfo, facendo sparire la gazzella dalla vista del leone.
La sua Gazelle non c’era più.
Tutti osservarono il leone rimasto fermo in piedi di fronte a quella porta, mentre da fuori si vide un flash e si udì un forte tuono che rimbombò nella sala.
Judy e Nick avevano assistito a tutta la scena, anche Clawhauser era scioccato e non proferì parola, a differenza degli altri che iniziarono a parlottare sottovoce di tutto quello che era appena successo, creando un grande brusio di sottofondo che fece saltare i nervi a Leo.
Il leone emise un rabbioso e forte ruggito che creò un ennesimo rimbombo nel salone, tutti si ammutolirono per lo spavento, Leo non si voltò nemmeno e a un certo punto si sbloccò e si incamminò furiosamente verso la porta, la aprì e la richiuse sbattendola con rabbia.
Fuori il cielo era molto scuro e pareva fosse già calata la notte, i fulmini si stavano facendo sentire e presto sarebbe venuto a piovere.
Leo cercò di trovare la calma e iniziò a incamminarsi lentamente verso casa.
  
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