Capitolo 6 -Pain-
Il mio sguardo vagò da Azusa alle lame affilate, ogni
cellula del mio corpo gridava: corri!
“Ti piacciono?” s'informò il vampiro con
un tono
dolce, appena udibile, come quello di un fanciullo.
Peccato mi avesse appena mostrato una collezione che i
tiratori di coltelli avrebbero invidiato.
Come avevo imparato a fare davanti le stranezze dei
Sakamaki, mentii.
“Si.”
“Sono tutti miei...- mi spiegò Azusa - ma questo
è il
mio preferito.” disse, mostrandomene uno dal manico marrone
scuro, il più
semplice rispetto agli altri, e anche più piccolo.
“Questo è un regalo dei miei amici. Justine lo
usava
sempre su di me.”
“Se ti tagliassi, torneresti ad essere felice?”
Dalla sua espressione, seppi che non comprendeva la
mia reazione, come se fosse assolutamente normale ferirsi.
Tra tutti i vampiri, mi mancava quello autolesionista
e mi chiesi che problemi avessero gli altri Mukami...
Solo io ero cresciuta illesa, benchè avessi vissuto
come preda e assistito all'assassinio di mia madre?
Ricordai di aver preferito sei sadici vampiri, al mio
padre adottivo, e mi resi conto che anch'io dovevo avere dei problemi
mentali.
Spalancai la bocca nel momento in cui Azusa mi diede
il pugnale, voleva davvero essere infilzato?
No, non ero violenta e soprattutto non l'avrei ferito
senza un motivo valido.
“Non capisco perchè dovrei farlo.”
risposi
semplicemente, restituendo l'arma al vampiro, che la prese con un velo
di
tristezza.
“Pensavo fossimo amici.”
“Gli amici non si tagliano a vicenda.”
Lessi nello sguardo dell'altro una certa confusione,
doveva essere cresciuto con tutt'altri pensieri.
Infatti iniziò a srotolare una delle bende che aveva
sul braccio e notai la lunga cicatrice che percorreva la pelle bianca,
come un
fulmine nella notte.
“Vedi? Sta guarendo, ma non voglio che Justine
scompaia...” mormorò Azusa, più a se
stesso che a me.
D'impulso gli strappai l'arma dalle mani, incontrando
però una certa resistenza: fu per questo che la lama
finì per fendere anche il
palmo della mia mano.
Il coltello ricadde a terra, producendo un sinistro
rumore metallico, dovuto allo scontro con il pavimento: la mattonella
si sporcò
di rosso.
Osservai il taglio di un acceso cremisi sulla carne e
notai gli occhi del vampiro illuminarsi.
Premuta contro il muro, mi guardavo intorno alla
ricerca di qualsiasi cosa con cui difendermi: la porta era troppo
lontana, non
ce l'avrei fatta a raggiungerla.
Per un momento mi ricordò decisamente Kanato e pensai
mi avrebbe morso il polso, come minimo.
Invece si portò la mano sul petto, incurante del fatto
che il mio sangue gli sporcasse la camicia.
“Fa male?”
“Sì.”
Potei scorgere invidia nei suoi occhi spenti.
“Dev'essere bello. Non è una sensazione
piacevole?”
Scossi il capo: non era affatto piacevole, sentivo la
pelle bruciare e sapevo che, se non l'avessi disinfettata, mi sarebbe
venuta
un'infezione.
“Azusa, devo medicarla.”
Il vampiro mi fissò interrogativo, come se non
comprendesse le mie parole, e tenne stretta la mano al suo petto.
Mi sfuggii un grugnito.
“Non sono un vampiro, devo pulirla e fasciarla se
voglio guarire.” spiegai pazientemente.
Infine Azusa allentò la presa e scostò la mano
dal
petto, osservò il taglio a lungo.
Poi tirò fuori la lingua e leccò il sangue che
colava
dal polso, risalendo fino al centro del palmo.
Scioccata dal gesto, rimasi nuovamente inerme a
fissare il vampiro mentre assaggiava la mia mano.
“Hai davvero un ottimo sapore Eva.”
Oh no... ci risiamo.
Mi ero arresa ormai, non avrebbero mai imparato il mio
nome.
Sia io che il vampiro sobbalzammo, sentendo il tono
imperioso di Ruki.
Il primo inditreggiò a capo chino, come un ladro colto
con le mani nel sacco.
Io ritrassi la mano dolorante.
“Non è così che funziona.”
gli ricordò il fratello.
Ma a cosa si riferiva esattamente?
Prima di uscire, mi rivolsi all'altro vampiro.
“Anche se non ti ho ferito, siamo amici lo stesso.”
Non sapevo precisamente perchè l'avessi detto, ma
sentivo che a quel ragazzo mancava affetto, succhiasangue o
meno era
anche lui un essere vivente -o quasi-.
Sorrise appena e bastò.
Iniziavo ad essere troppo passiva, riflettei tra me e
me.
Neppure con i Sakamaki ero tanto accondiscendente...
Lo guardai meravigliata: in quella magione non la
smettevano mai di stupirmi, ed era uno stupore positivo, in confronto a
tutto
quello che, in casa Sakamaki, mi aveva scioccata.
“Non credere che m'importi qualcosa di te.”
Il suo tono arrogante m'irritò.
Neanche ai Sakamaki importava nulla di me, eppure
mi
avevano salvata da una psicopatica dalle unghia smaltate.
Sebbene adesso non avesi la più pallida idea di dove
fossero.
O se avessero intenzione di cercarmi.
“Lo faccio solo perchè il tuo sangue è
prezioso.”
continuò Ruki.
E quando versò l'alcool sulla ferita, cacciai un
urletto.
Non mi sfuggii certo l'espressione gongolante del
vampiro e giurai vendetta: quel piccolo ghigno malcelato gli sarebbe
costato
caro.
“Vuoi spiegarmi perchè il mio sangue è
così prezioso,
di grazia?”
“A te non interessa.”
“E' il mio sangu-”
Ruki strinse con forza la benda intorno alla mia mano
e chiusi gli occhi dal dolore.
Quando li aprii di nuovo, sentii che andava meglio,
tuttavia il moro aveva tirato le dita vicino alle sue labbra.
Sembrava stesse annusando un buon profumo, considerato
lo sguardo trasognato.
Aveva le labbra dischiuse e i canini appena visibili
fuoriuscivano dal labbro superiore, pronti ad addentare.
Stavolta fu Yuma a richiamare la nostra attenzione:
Ruki si sollevò con uno scatto fulmineo e raccolse quella
sorta di kit del
pronto soccorso.
“Il bestiame ha solo bisogno delle maniere forti per
essere addomesticato.”
Inviperita, anch'io scattai in piedi: “Il bestiame ha
un nome!”
“Infatti, Ruki, lei non è bestiame è
una gattina
masochista.”
Un Kou, spuntato dal nulla, mi avvolse le spalle con
le sue braccia e si avvicinò al mio orecchio: “Non
è vero M-Neko-chan?”
Un brivido mi percorse la schiena, deglutii a vuoto.
“Cos'è, vi siete messi d'accordo per ridere di
me?”
Mi divincolai a fatica dall'abbraccio del biondo: “Se
non vi dispiace, io andrei a letto.”
Ruki non mi degnò affatto d'attenzione, Yuma
continuò
a ridere prepotente e Kou mi fece un occhiolino.
ANGOLO AUTRICE
Il passato di Azusa ha traumatizzato anche me, credo
che i produttori dell'anime abbiano subito anche loro qualche trauma
infantile!
Ad ogni modo fatemi sapere cosa ne pensate, cosa vi
aspettate che succeda.
Ringrazio coloro che hanno messo lamia storia tra le
preferite/seguite e ricordate e i lettori silenziosi, incitandovi come
al
solito a lasciarmi una vostra opinione, che per me conta molto. Anche
in
messaggio privato.
A presto, Nephy-