Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    20/06/2019    1 recensioni
Sansa è prigioniera ad Approdo del Re, è vittima delle vessazioni dei Lannister; vorrebbe fuggire, ma non sa come: l'occasione le si presenta quando Stannis Baratheon attacca Approdo del Re e il Mastino la aiuta a fuggire...
STORIA CHE SI COLLOCA NELLA SECONDA STAGIONE DELLA SERIE TV.
TUTTAVIA NEI PRIMI DUE CAPITOLI, CITO DEI PERIODI TRATTI DAI LIBRI.
VI SEGNALO CHE USERO' UN LINGUAGGIO MOLTO COLORITO E CI SARÀ QUALCHE DESCRIZIONE CHE POTREBBE DAR FASTIDIO.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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CAPITOLO 2: Attacco ad Approdo del Re

 

«Miagoli come un poppante» sibilò Joffrey. «I principi non piangono.»
«Il principe Aemon, Cavaliere del drago, pianse il giorno in cui la principessa Naerys andò sposa a suo fratello Aegon» disse Sansa Stark. «E i gemelli ser Arryk e ser Erryk morirono con gli occhi pieni di lacrime dopo essersi vicendevolmente inflitti le ferite mortali.»
«Fa' silenzio!» ringhiò Joffrey alla sua promessa sposa. «Se non vuoi che ordini a ser Meryn di infliggere a te una ferita mortale.»
Sansa tacque come le era stato ordinato, temeva per la sua vita ogni giorno, ogni giorno era una punizione per una parola di troppo, per uno sguardo o che fosse stato suo fratello Robb a fare qualcosa, lei pagava sempre per colpe sue o meno, per colpe lievi o gravi che fossero.
Gli uomini della Guardia cittadina si allineavano lungo le strette strade di Approdo del Re, tenendo indietro la folla con le picche messe in orizzontale. Ser Jacelyn Bywater si spostò alla testa del corteo, guidando un cuneo di lancieri a cavallo in maglie di ferro nere e mantelli dorati. Dietro di loro, venivano ser Aron Santagar, maestro d'armi della Fortezza Rossa, e ser Balon Swann, il quale reggeva vessilli del re, il leone dei Lannister e il cervo incoronato dei Baratheon.
Quindi seguiva re Joffrey, poco più dietro Sansa lo seguiva, i folti capelli fulvi le fluivano sulle spalle, trattenuti da una reticella costellata di tormaline. La coppia era fiancheggiata da due spade bianche della Guardia reale: il Mastino alla destra del re, ser Mandon Moore alla sinistra di Sansa.
Poi veniva Tommen, il naso ancora rosso per il pianto, con ser Preston Greenfield in armatura e mantello bianchi. Lo seguiva Cersei, accompagnata da ser Lancel e protetta da ser Boros Blount e ser Meryn Trant. Tyrion la seguiva da presso. Dietro di lui c'era l'Alto Sacerdote, nella sua carrozza, e poi si dipanava il resto del corteo: ser Horas Redwyne, lady Tanda e le sue due figlie, Jalabhar Xho, il principe in esilio delle isole dell'Estate, lord Gyles Rosby e molti altri. La retroguardia era formata da una doppia colonna di armigeri Lannister.
Da dietro le barriere delle picche impugnate dalle cappe dorate, i laceri, macilenti cittadini di Approdo del Re li guardarono passare con espressioni torve.
Superarono la Piazza della Pescheria e imboccarono la Strada Fangosa, avvicinandosi alla stretta a gomito dell'Uncino prima d'iniziare la salita dell'alta collina di Aegon.
«Viva Joffrey! Viva Joffrey!» tentarono alcune voci al passaggio del giovane re. Ma per ognuno che si aggiungeva al grido, cento altri rimanevano in un cupo silenzio. I Lannister continuarono a muoversi in quella massa composta da uomini coperti di stracci e donne scavate dagli stenti, seguiti da molti, troppi occhi ostili.
Sansa osservò impaurita tutta quella miseria che li circondava, ma soprattutto osservò i volti dei popolani, affamati e furiosi. In pochi istanti la situazione degenerò: alla loro sinistra, tre cappe dorate crollarono a terra sotto l'impeto della folla. Tutti e tre vennero calpestati a morte. Del Mastino, nessuna traccia. Sansa vide Aron Santagar che veniva tirato giù di sella, il vessillo nero e oro dei Baratheon strappato via chissà dove. Ser Balon Swann abbandonò il leone dei Lannister per sguainare la spada lunga. I suoi fendenti si abbatterono a destra e a sinistra. La folla s'impossessò dello stendardo e lo fece a brandelli. Mille stracci purpurei volarono via nel nulla, come foglie secche prese in un mulinello di vento. In un momento, svanirono, inghiottiti dalla furia. Un urlo, un tonfo distorto, uno schianto di ossa macellate. Joffrey non si fermò. Joffrey continuò a correre, terreo in viso, con ser Mandon Moore come uno spettro bianco dietro di lui.
Sansa aveva provato a divincolarsi, a ripararsi dalla folla inferocita, aveva perso il corteo reale e aveva creduto per un solo istante di poter tornare alla Fortezza da sola, pensava che nessuno avrebbe badato a lei, ma non fu così perché tre uomini l’avevano circondata e allora lei comprese che qualcosa di terribile stava per accaderle. Corse il più velocemente possibile, ma senza grande successo: si ritrovò per terra e trascinata via da quegli uomini che l’avevano inseguita.
Sansa gridava per la paura, aveva capito quali erano le intenzioni di quei tre uomini e gridò, gridò forte, nessuno di quei tre però pareva sentirla, anzi, era motivo di eccitazione forse per loro; in pochi istanti le loro risate si trasformarono in grida di dolore: Sandor Clegane, era arrivato in suo soccorso sventrando e sgozzando i suoi aggressori.
“Va tutto bene, uccelletto. Sei al sicuro!” la rassicurò tirandola in piedi e caricandosela sulle spalle la riportò alla Fortezza Rossa. La giovane Stark aveva temuto di vomitare o svenire nel corso di quel tragitto, aveva visto braccia e teste mozzate, sangue lungo le strade di Approdo del Re, corpi sventrati, viscere sparse.
Il Mastino la portò finalmente all’interno delle mura fortificate e delle ancelle la circondarono, il primo a chiederle come stesse fu Tyrion “Sei ferita, mia signora?”
Sansa non riusciva a parlare, troppo scossa da quell’orribile spettacolo, fu  Clegane a parlare.
«L'uccellino sta sanguinando» disse. «Qualcuno la riporti nella sua gabbia e si occupi di lei.»
Le sue ancelle si precipitarono ad obbedire, conducendo via Sansa.
 
Sansa non mangiò quasi nulla né quel giorno né i giorni successivi, l’esperienza vissuta l’aveva segnata nel profondo. Maestro Frenken la visita tutti i giorni, anche Tyrion Lannister – lo zio del suo futuro sposo – le faceva spesso visita, era gentile, sembrava quasi di potersi fidare di lui, ma poi Sansa rammentò che era pur sempre un Lannister così come rammentò le parole del Mastino “Guardati attorno e annusa bene: sono tutti bugiardi qui…” la Stark si rigirò nel letto, no, neanche di Tyrion poteva fidarsi.
Il suo promesso sposo non era mai andato a farle visita, solo sua madre la Regina reggente, Cersei, era venuta una volta, le aveva detto di guarire presto e poi con un sorrisetto aveva aggiunto che presto sarebbe sbocciata e che non troppo poco tempo dopo lei e suo figlio avrebbero potuto sposarsi e poi mettere al mondo dei futuri principi e principesse. Queste parole, se le avesse ascoltate mesi fa, l’avrebbero riempita d’orgoglio e di entusiasmo, oggi? Oggi l’idea la turbava profondamente.
Non voleva più sposare il figlio della Regina, il suo cuore non batteva più per lui, non dopo gli orrori a cui l’aveva sottoposta, non dopo che l’aveva fatta picchiare, non dopo che l’aveva continuamente minacciata di morte. No, Sansa, non poteva più.
Avrebbe voluto fuggire, ma… come? Quando?
Le Guardie erano dappertutto, ogni corridoio era sempre battuto da una o più Guardie, spesso per i corridoi girava il Mastino o Ser Meryn, no, Sansa non poteva proprio farcela, non da sola.
 
L’occasione giunse in una notte senza stelle, in una notte il cui cielo era un tripudio di colori che andava dal verde all’arancione, dal rosso al giallo a sfumature di smeraldo e giada, l’aria sapeva di bruciato, Sansa si era rifugiata nella sua stanza completamente avvolta nel buio, solo aprendo le tende poté osservare lo spettacolo di colori che animava il cielo.
Sansa fece per arretrare, era spaventata, intendeva approfittare di quella situazione, ma non aveva idea di come fare di preciso… qualcuno alle sue spalle tossì e Sansa sobbalzò voltandosi. Per un momento, lei lo vide, tutto nero contro il verde. Il sangue che gli copriva la faccia era scuro come catrame, gli occhi accesi da un lampo ferale.
“Che cosa ci fai in camera mia?” chiese la giovane al Mastino.
“Sto andando.”
“Andando?” ripeté Sansa.
«L'uccellino ripete tutto quello che sente. Sì: sto andando via.»
«E dove?»
«Lontano da qui. Lontano dai fuochi. Fuori dalla Porta di Ferro, immagino. E poi da qualche parte a nord, da qualsiasi parte.»
«Non riuscirai a uscire» disse Sansa. «La regina ha sigillato il Fortino di Maegor, e anche le porte della città sono sbarrate.»
«Non per me. Io ho il mantello bianco. E ho questa.» Diede qualche corpetto all'elsa della spada. «L'uomo che cercherà di fermarmi è un uomo morto. A meno che già non sia avvolto dalle fiamme.» Fece una risata amara.
“Ti porterò con me.” aggiunse dopo qualche istante «Io potrei tenerti al sicuro» rantolò il Mastino. «Tutti quanti hanno paura di me. Nessuno ti farà mai più del male. Se lo faranno, io li ucciderò.»
“Con voi?” ripeté Sansa.
“L’uccellino proprio non ce la fa a non ripetere tutto… cos’è vuoi diventare uno di quegli uccelli dalle piume tutte colorate?” la prese in giro.
“Io con voi non ci vengo.” Sansa disse con un coraggio che non credeva di possedere “Voi siete sempre così… duro, cattivo… io non…” la giovane si fermò.
“Sono troppo crudele per la delicatezza di Vostra Grazia?” chiese Sandor guardandola dritta negli occhi «Sono onesto. È il mondo a essere crudele.» la informò rudemente “Il mondo non è fatto per quelle graziose come te, per quelle delicate come te, il mondo è un posto crudele, se non sei in grado di proteggerti da solo, allora muori e cedi il passo a quelli che ci riescono.”
Il Mastino afferrò Sansa per il polso improvvisamente tanto che Sansa gemette per la paura, temeva che l’avrebbe uccisa e invece l’uomo si avvicinò soltanto al suo viso e le disse “Vieni con me.” non era una domanda, era soltanto un’affermazione, un’affermazione detta in un tono che finora Sansa non aveva mai udito provenire dall’uomo.
“D – devo cambiarmi.” disse solo Sansa.
“Non c’è tempo.” dette queste parole l’uomo la trascinò via con sé.
Il Mastino si muoveva con una velocità e una grazia incredibile per essere un uomo grande e grosso, Sansa faceva fatica a tenere il suo passo, doveva quasi correre. Quando l’uomo aprì la porta che avrebbe permesso loro di raggiungere le stalle, la terra fu scossa e tutto intorno a loro iniziò a prendere fuoco, gli uomini gridavano. Sandor Clegane per un istante vacillò di fronte a quelle fiamme, poi bruscamente si ridestò e riprese a correre. Urtarono uomini in fuga, donne urlanti, Sansa non riusciva neanche più a capire chi stessero urtando pur di raggiungere la loro meta, improvvisamente qualcosa la colpì alla tempia e Sansa perse i sensi…

 

 

 
 
 
*righe tratte da “Lo Scontro dei Re”.

                                                                                                                 ______________________
L'ultima scena l'ho riscritta pensando a come sarebbero potute andare le cose
se Sansa fosse per davvero andata via col Mastino quella notte.
Se notate, è scritto tutto in corsivo questo non perché è un capitolo
preso totalmente dal libro G. R. R. Martin, 
ma perché oggi efp ha deciso di darmi questa formattazione e basta...
Dal prossimo in ogni caso, non ci saranno più citazioni (o quasi!),
grazie a chi mi sta leggendo,
alla prossima!
  
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