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Autore: V4l3    21/06/2019    1 recensioni
Dal testo [...] Alex ripensò a quella conversazione avuta con Francesca e si chiese perché sia lei che la madre fossero così convinte che lui l’avrebbe aiutata, non erano parenti, non avevano niente in comune e lei ora era lì per stravolgergli la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Aveva dormito poco e niente dopo quella serata da dimenticare, dove per poco Liz non ci rimetteva le penne, ma quando si alzò dal letto si sentì tremendamente felice perché qualche ora prima Jason le aveva fatto intendere che sarebbe potuta rimanere lì con lui, anche se ovviamente lo aveva detto in un modo un po’ strano “Proprio alla Jason” si ritrovò a pensare, ma questo le aveva davvero dato la speranza che forse una convivenza tra loro per il momento poteva esserci, senza preoccuparsi su dove andare o cosa fare, per ora poteva mettere un punto a ciò che c’era stato prima e finalmente ripartire da qualcosa; andò ad osservare il cielo blu che quella mattina era privo di nuvole, grazie al vento che sferzava e guardò giù lasciando che le labbra le si increspassero  in un sorriso sapendo che Jason era a casa, lei voleva davvero crederci. Una volta sistemata, prima di scendere in cucina si fermò sul corridoio sentendo un forte colpo di tosse provenire dalla stanza di Jason; anche il giorno prima non le sembrava stare bene, ma sentirlo tossire in quel modo le fece capire che evidentemente aveva ragione lei, quando gli aveva chiesto se avesse la febbre ed, ora, si spiegava anche perché fosse ancora a letto nonostante fossero le 13.15. Rimase immobile mentre Jason aveva smesso di tossire e di nuovo tutto fu avvolto dal silenzio, non sentendo provenire alcun rumore da dentro, decise di non disturbarlo scendendo lentamente le scale cercando di fare il minimo rumore possibile; una volta in salone si sbrigò ad accendere il fuoco guardandosi poi intorno e decidendo di iniziare a dare una sistemata al caos che regnava. Iniziò dal tavolino, buttando ciò che evidentemente stava facendo la muffa e sistemando le riviste nella libreria, stando ben attenta a non impicciarsi, le era bastato la prima volta, seguì poi con prendere un bel panno dalla cucina e iniziare a spolverare. Quando sentì di nuovo tossire Jason che non aveva tirato ancora fuori il naso dalla sua camera, decise di preparagli qualcosa di caldo, così nel giro di mezz’ora aveva cucinato una buona minestra di patate che posizionò in una scodella con un po’ di pane e dell’acqua che sistemò sul vassoio, lo stesso che le era stato portato quando era lei ad essere allettata. Con attenzione iniziò a risalire le scale, ringraziando il ginocchio e la fasciatura che le permettevano di muoversi con più scioltezza, ma una volta davanti la porta l’imbarazzo l’assalì nel pensare di entrare in quella stanza, da quando viveva lì non c’aveva mai messo piede, come se fosse una zona “Off Limits” per lei; rimuginò su questa cosa per qualche istante, ma alla fine si fece coraggio e bussò piano prima di aprire e sbirciare all’interno: la camera era avvolta dalla luce, le persiane come quelle della sua camera, erano per lo più rotte, ma la cosa che la colpì, fu soprattutto il profumo di Jason che per un attimo le fecero girare la testa. Osservò imbarazzata quell’ambiente piuttosto semplice, puntando lo sguardo sul bel comò scuro addossato sulla parete di destra, con vicino una poltrona completamente ricoperta di abiti buttati a casaccio, mentre sulla parete accanto alla porta c’era l’armadio con le ante semi aperte e dal quale sbucavano vestiti ammucchiati, anche qui la carta da parati era sui toni del verde con qualche intarsio giallino da rendere l’ambiente un po’ retrò, alla fine puntò i suoi occhi sul letto matrimoniale e quindi su Jason. Un sorriso le colorì il viso vedendolo completamente avvolto sotto un piumone bianco con elementi dorati, gli si avvicinò piano
–Jason- lo chiamò, ma l’uomo non rispose rimanendo sotto quella coltre, Alex si mosse accanto al letto e posò il vassoio sopra il comodino dove dovette spostare una lampada che la colpì per la bellezza: ritraeva la figura di una donna, semidistesa e completamente nuda con i capelli lunghi che le ricadevano dietro la schiena, le sue mani erano alzate a sorreggere il vetro e la lampadina, era in legno scuro, quasi nero e Alex non seppe spiegarsi perché, ma guardandola immaginò subito che fosse opera sua
–Jason - lo chiamò e stavolta si fece coraggio e posò una mano sul suo corpo scuotendolo appena
Jason, svegliati- gli disse a bassa voce, ma improvvisamente una mano le arpionò il polso tirandola violentemente. 
Quando gli occhi di Jason misero a fuoco l’immagine di Alex scosse la testa non capendo bene cosa fosse accaduto, poi vide l’espressione spaventata della ragazza che gli stava praticamente sopra e si rese conto di tenerle il polso stretto in una morsa
 –Alex- biascicò lasciandola subito come scottato, dal canto suo la ragazza ancora sconvolta per quella reazione, si tirò in piedi, il cuore le martellava nel petto quasi a farle male, per un attimo non era riuscita a capire cosa fosse accaduto
–Scusami se ti ho spaventato- si sbrigò a dire, lui lentamente si mise a sedere sul letto passandosi una mano sul volto, non riuscendo a trattenere qualche colpo di tosse
–Ti ho portato qualcosa da mangiare, ma non so dove siano le medicine, dovresti prenderle, hai sicuramente la febbre- gli disse mentre lo vide osservare stupito il vassoio sul comodino, per poi guardarla con curiosità –Si sono invertite le posizioni?- chiese non trattenendo un sorrisetto derisorio, Alex avvampò abbassando la testa
–Ho pensato che ti sarebbe andata un po’ di minestra, ti ho sentito tossire molto anche prima e già da ieri non avevi una gran bella cera-spiegò stringendosi convulsamente le mani; lui non disse nulla obbligando Alex ad alzare la testa ed incrociare quello sguardo rimanendone come sempre abbagliata
–Non dovevi preoccuparti- le disse lui dopo attimi di silenzio, Alex si strinse nelle spalle e fece un gesto con la mano verso il vassoio
–Non è niente di che, però almeno è qualcosa di caldo- si sbrigò a dire, poi lo guardò e lo vide sorridere con un angolo della bocca mentre si prendeva il vassoio e se lo sistemava sopra le gambe
–Se mi dici dove sono le aspirine te ne prendo qualcuna- disse Alex osservandolo mentre iniziava a mangiare, lui deglutì il primo boccone e involontariamente chiuse gli occhi assaporando quella minestra che stranamente gli aveva subito scaldato l’animo
-Va bene?-chiese Alex preoccupata, Jason riaprì gli occhi e le sorrise lasciandola piuttosto sorpresa
–E’ perfetta- disse facendola arrossire ancora una volta –le aspirine sono nel primo cassetto del comò- aggiunse indicandolo con un gesto del capo e Alex si girò andando subito a prenderle; si fermò un attimo ad osservare una foto sopra il mobile;ritraeva un Jason più giovane, forse sui  13-14 anni accanto a Mike anche lui giovanissimo ma già rasato e quella ragazza, Jane, anche lei una ragazzina, seduti su un muretto con dietro lo sfondo di una  bella giornata di sole e un mare cristallino
–E’ stata scattata poco prima che partissi per l’Italia- a quella frase Alex si ridestò e incrociò lo sguardo di Jason attraverso lo specchio sopra il mobile, non chiese nulla, nonostante la curiosità e si limitò ad aprire il cassetto pieno di scartoffie dove trovò il tubicino delle aspirine accanto a un’altra foto che però non riuscì a vedere bene perché in parte coperta. Si costrinse a chiudere il cassetto e portare le aspirine a Jason che intanto aveva ripreso a mangiare con calma
Sei sicuro che possa restare?- chiese infine non riuscendo più a trattenersi dal fargli quella domanda. Lui finì la minestra e solo dopo alzò il viso e puntò i suoi occhi in quelli di Alex
–No, non lo sono- ammise lasciandola basita da quella risposta
–Ma ieri notte..- Alex iniziò a parlare facendolo subito sbuffare mentre incrociava le braccia al petto
–Mi ricordo e non c’è bisogno di partire in quarta!- le disse seccato interrompendola, Alex dal canto suo si sentì sulle spine, sperò che in quelle ore non ci avesse ripensato, in fondo restare non le sarebbe dispiaciuto e nonostante il caratteraccio, Jason era davvero una persona di cui ci si poteva fidare, proprio come le avevano detto la madre e Francesca, inoltre lo aveva dimostrato
–Alex – sentendo pronunciare il suo nome, la ragazza si irrigidì inconsapevolmente –voglio essere sincero- le disse–non sono convinto che questa convivenza  sia una buona idea, non solo per te- era serio e si fermò  per prendere un paio di aspirine e scioglierle nel bicchiere d’acqua
–Capisco- rispose lei amareggiata puntando i suoi occhi alle punte delle sue scarpe, in fondo non poteva dargli torto, evidentemente quello che aveva capito lei era diverso da quello che aveva voluto intendere Jason  –Invece non credo che tu capisca- la riprese lui stavolta inacidendo la voce, Alex alzò lo sguardo e lo vide serio che la fissava
–Intendo che non credo sia un’ottima idea per te, stare qui con uno come me e..- si fermò un attimo sospirando –e viceversa- soffiò con un gesto della mano ad indicare entrambi; Alex a quelle parole, non trattenne un sorriso, era strano vederlo impacciato, ma ora sembrava esattamente così –Ma se vuoi rimanere, per me va bene, non ti forzerò ad andartene- aggiunse e in quel momento il cuore di Alex ebbe un vero e proprio sussulto –voglio però che tu ci pensi bene, come abbiamo visto non siamo esattamente compatibili- proseguì lui stavolta guardando verso la finestra – e io ho la tendenza a reagire male-aggiunse
 –Possiamo però provarci?- chiese Alex non mascherando la sua gioia, Jason si voltò a fissare il volto sorridente e di nuovo sereno della ragazza e non capì perché, ma qualcosa nel suo petto aveva fatto un suono strano –Possiamo, se vuoi- le disse e lei ampliò quel sorriso magnifico che le arrivò a colorirle gli occhi azzurri  –Grazie davvero, Jason!- gli disse e lui si sentì immediatamente in imbarazzo, così voltò la testa verso il vassoio che risistemò sul comodino
–Si, beh, non c’è bisogno di fare così, in fondo non credo che ti stia facendo propriamente un regalo- disse incerto e la sentì ridere divertita
–Oh, ma per me lo è!- rispose sorprendendolo, poi la vide prendere il vassoio con ancora il sorriso –Ora riposati, a dopo- gli disse uscendo velocemente dalla stanza, lasciandolo più confuso che mai.
 
Erano passati cinque giorni da quella mattina in cui in qualche modo avevano sancito una convivenza a tutti gli effetti. Ancora si chiedeva se non avesse problemi mentali di una certa serietà, dal  momento che aveva sempre voluto che se ne andasse gridandolo sin dal primo momento, soprattutto in faccia a lei, non volendo entrarci in tutta quella storia, eppure senza che neanche lui ne capisse il senso, quella sera in cui l’aveva riportata a casa dopo la festa, gli era venuto naturale farle capire il contrario. In quei giorni, in cui si era limitato a rimanere a letto e riposare, aveva pensato a quella decisione e quello che avrebbe comportato, soprattutto per lei. Si era chiesto più volte come Alex avesse fatto anche solo ad accettare che la madre disponesse in qualche modo per la sua vita, come poteva una ragazzina accettare di vivere con uno come lui, uno sconosciuto, in un posto così sperduto. In quei giorni la ragazza si era fatta vedere solo per portargli colazione, pranzo e cena, fermandosi il necessario e poi lasciarlo solo, come a non volerlo disturbare e in qualche modo Jason le era grato di tutta questa privacy che forse aveva dubitato di avere sin da subito. Ma alla fine era arrivato alla conclusione che avrebbe vissuto giorno per giorno, senza farsi troppe domande, in fondo nella richiesta di Emma c’era la volontà che la ragazze andasse via quando lo avesse ritenuto necessario e lui non l’avrebbe di certo fermata, arrendendosi all’evidenza che aver amato in qualche modo Emma, aveva significato anche accettare tutta questa storia.
Ormai si sentiva di nuovo in forze, così aveva deciso di uscire fuori dalla sua camera, ma rimase di sasso nel vedere come Alex avesse ripulito quel letamaio che era diventata casa sua. La prima cosa che notò fu il tappeto del corridoio che stranamente aveva ripreso un colore più vivo ed aveva annusato quel profumo di pulito che da tempo non regnava più in quella casa, per non parlare del bagno dove era entrato per lavarsi: tutto era stato perfettamente tirato a lucido, compresi i tappetini, tanto che si dispiacque a doverlo usare. Una volta arrivato in salone, dovette davvero trattenersi dal non far cadere la sua mascella a terra, quando aveva visto il lavoro della ragazza nell’aver riordinato completamente quella parte di casa, addirittura i vetri delle finestre erano lucidi e non più opachi e spenti come li ricordava lui, le tende erano state sicuramente lavate e così ogni angolo di quella stanza; osservare di nuovo il tavolino vuoto davanti al divano lo stupì come non mai, non ricordava neanche più che aspetto avesse, per la quantità di schifezze che ci aveva accumulato sopra. Si avviò in cucina dove si sentiva il rumore di qualcuno che stava armeggiando e quando arrivò sulla soglia trovò Alex sopra una scala, vestita con una maglia nera e dei pantaloni di una tuta, i capelli legati, intenta a pulire i ripiani alti della cucina, la vide asciugarsi la fronte con il braccio e immergere il panno in una bacinella che aveva posizionato in uno degli scalini per poi strizzarlo e ricominciare a pulire. La guardò rapito come se quella scena gli ricordasse ancora una volta uno scorcio del suo passato con Emma, ma allo stesso tempo iniziò a vedere chi fosse realmente Alex. Rimase in silenzio a fissarla, finchè il rumore della porta di casa non fece sobbalzare entrambi per lo spavento, i loro occhi si incrociarono smarriti e sorpresi allo stesso tempo, Alex gli rivolse un sorriso prima di spostare i suoi occhi sulla figura che apparve accanto a Jason
-Buongiorno! Come state ragazzi?- Mike affiancò l’amico dandogli una pacca sulla spalle e sorridendo verso Alex che lentamente si apprestava a scendere dalla scala con la massima attenzione
–Come al solito non bussi mai- sputò Jason infastidito entrando finalmente in cucina e andando a prendersi un po’ di caffè
–E’ un piacere anche per me vederti, amico!- ribattè Mike facendo un occhiolino ad Alex che sorrise riponendo la bacinella e sistemando i vari flaconi che aveva usato per pulire
 –Si vede che finalmente qui gira una donna!- fece Mike rubando dalle mani di Jason la tazza di caffè appena seduto, quest’ultimo gli regalò un’occhiataccia per poi rialzarsi di nuovo e prenderne un’altra 
–Se non fosse per l’esterno di questo cesso, appena aperta la porta mi sembrava di entrare in un’altra casa!- disse Mike assaporando il caffè, Alex rise mentre Jason sbuffò di disappunto –Sei in vena di complimenti, Mike?- chiese retorico prendendo uno dei biscotti che facevano bella mostra al centro del tavolo
–Mentre tu come al solito sei il solito musone, la febbre ti ha peggiorato- constatò Mike profondamente divertito
–Come sta Liz?- chiese Alex cercando di deviare il loro battibecco, da quando l’avevano portata in ospedale non l’aveva né vista né sentita
–Quella cretina sta bene, ma le ho proibito di vedere e sentire chiunque levandole il cellulare e il pc per almeno un mese che passerà a pulire ogni angolo del pub e del motel- disse risoluto il ragazzo grattandosi la barba
–Addirittura?- chiese Jason increspando le labbra in un sorrisetto, pensando alla litigata che sicuramente si erano fatti
–Come minimo! E se mi fa innervosire da un mese passiamo automaticamente a un anno, così vediamo se la smette di fare l’idiota!- Alex si sedette prendendo anche lei un biscotto, era da quella mattina che non si era seduta un attimo e ora si sentiva piuttosto stanca
–Ma si è ripresa?- chiese guardano Mike che fece un cenno d’assenso mandando giù un sorso di caffè
–E chi l’ammazza? Probabilmente io, se solo ci riprova- Alex sorrise all’espressione arrabbiata di Mike, ma poteva perfettamente capirlo, vedere una persona a cui si tiene stare male, senza poter fare niente è un dolore profondo che si tramuta presto in paura e lei lo sapeva bene
–Tu piuttosto, come va con il ginocchio?- chiese il ragazzo
–Fammi capire, vieni in questo cesso che per inciso è casa mia, chiedendo del suo ginocchio e non mi chiedi come sto?- Jason s’intromise seccato facendo ridacchiare sia Alex che Mike, il quale non lo degnò neanche di uno sguardo, concentrando la sua attenzione sulla ragazza –Molto meglio, con la fasciatura riesco a muovermi bene e devo dire che non sento più dolore- ammise non smettendo di sorridere
–Ottimo- fece Mike rivolgendosi poi al suo amico che assottigliò lo sguardo –Avanti, Jas, hai avuto qualche linea di febbre e non mi sembri piccolo e indifeso-  fece divertito
 –Mi spieghi che ci fai qui?- chiese uno Jason visibilmente spazientito e a quel punto Mike scoppiò a ridere
–Sono venuto a controllarvi- disse allusivo guardando prima Alex che sorrise arrossendo per poi girare di nuovo la sua attenzione su Jason che sbuffò alzando gli occhi al cielo e poggiando il viso su una mano mentre svogliatamente sorseggiava il suo caffè –Non ti facevo così premuroso- disse ad un Mike che dopo aver morso il biscotto che aveva preso, lo guardò come se fosse la cosa più buona al modo -Ma li hai fatti tu, Alex?- chiese visibilmente stupito, Alex arrossì di nuovo –Si, questa mattina- ammise
 –Sono deliziosi!- affermò Mike prendendone subito un altro –Avanti Mike! Come mai sei qui a quest’ora? Di solito sei rintanato in quel buco di pub che ti ritrovi!- fece Jason interrompendoli, l’amico sospirò scuotendo la testa
-Non apprezzi mai- disse fintamente sconsolato –comunque è vero, sono qui oltre che per sapere come stavate, anche per un’altra cosa- disse e Jason sorrise come a voler dire “lo sapevo” -e riguarda te Alex- concluse Mike incuriosendo sia la ragazza, sia Jason che incrociò le braccia al petto appoggiandosi allo schienale della sedia
–Cosa sta pensando la tua testa malata, Mike?- chiese il moro facendo ridacchiare l’amico
–Avanti! Ma per chi mi hai preso, Jas?!- fece con un cenno della mano come a voler scacciare possibili allusioni che seppur Jason non avesse detto, fossero evidenti
 –Riguarda me?- chiese Alex curiosa, Mike si spostò con il busto in avanti sul tavolo fissandola furbescamente
–Beh si, perché ormai è chiaro che rimarrai qui per un po’, no?- fece sporgendosi verso di lei
–E questo come fai a dirlo?- chiese un Jason seccato, soprattutto dal fatto che il suo amico lo conoscesse meglio delle sue tasche, infatti non rispose alla domanda continuando a parlare con una Alex sempre più sorpresa –Così mi è venuto in mente che potrebbe interessarti lavorare- affermò, facendo aprire la bocca sia a Jason che ad Alex –A dire il vero ero venuto a proporti di lavorare con noi, anche solo tre volte a settimana, ci farebbe davvero comodo- continuò il rasato attirando ancora di più l’attenzione della ragazza e di un Jason un po’ perplesso
–ma assaggiando questi biscotti mi è venuta in mente un’altra idea- disse entusiasta accarezzandosi la barba- se ti va potresti fare un po’ di dolcetti per il pub e per il motel- affermò convinto –so che sei brava, anche Liz mi ha detto che cucini benissimo e- si interruppe guardando Jason –vedendo come sta meglio questo qui, non posso che essere più convinto di questa cosa, per cui se ti va potresti guadagnarti qualcosa facendo qualche tuo piatto per noi- disse sorridendo
–Ma stai scherzando?- chiese Jason allibito
 –Perché? E’ una grande idea! Che dovrebbe fare scusa? Stare chiusa in casa senza far niente se non pulire quello che sporchi?- chiese Mike guardando poi verso Alex –Non ti piacerebbe?- chiese speranzoso verso Alex rimasta interdetta –Davvero?- chiese incredula e Mike scoppiò a ridere –Ma certo! Te l’ho proposto, no? Due braccia in più servono eccome!- disse alzandosi dalla sedia –Pensaci e non farti condizionare da questo qui- disse indicando un Jason contrariato –Venite stasera al pub, così anche Liz si da una calmata che non fa che chiedermi di te- disse Mike salutandoli con un cenno della mano per poi sparire oltre la porta della cucina e uscire di casa.
Il silenzio piombò come un macigno dentro quella cucina che improvvisamente sembrò ad Alex più piccola, com’era possibile che il suo gomito sfiorasse quello di Jason? Si girò a guardarlo di sottecchi, dal canto suo Jason aveva ripreso a bere il caffè a testa bassa, cercando di assimilare quanto accaduto fino a quel momento –Non sarebbe una cattiva idea- esordì Alex facendosi un po’ di coraggio per spezzare quella calma apparente che sembrava avesse investito l’ambiente
–Infatti è una pessima idea!- sbottò Jason fissandola
–Perché?- chiese sconvolta da quella reazione
 –Perché sei una ragazzina e lavorare in un pub è da escludersi!- disse lui alzandosi dalla sedia
–Ma spetta a me decidere!- ribatté a sua volta la ragazza alzandosi a sua volta
 –In questo caso no!- disse lui secco, per poi uscire dalla cucina e aprire la porta del seminterrato sbattendosela dietro.
 
14.45 Jason: Mi spieghi cosa cazzo ti è saltato in mente?
14.51 Mike: A che ti riferisci?
14.54 Jason: Come a cosa?! Alla tua “proposta”!!
15.03 Mike: Cosa c’è che non ti piace?
15.05 Jason: Tutto! Perché non me ne hai parlato prima??
15.28 Mike: Jason, non spetta a te decidere, in fondo non mi sembra di aver fatto qualcosa di male
Se pensi il contrario mi dispiace, ma se ho capito un po’ di Alex, credo che non sia il tipo da restare in casa tutto il giorno a non fare nulla….o sei tu che la vuoi in casa? ;)
15.32 Jason: Fottiti Mike!
15.45 Mike: effettivamente sono in astinenza da un po’…. ;) Vi aspetto stasera, coglione!
 
Jason buttò il cellulare malamente sul ripiano di lavoro, maledicendo il suo amico. Far lavorare Alex in quel posto non gli andava affatto a genio, inoltre questo avrebbe significato che qualcuno doveva accompagnarla e andarla a prendere ogni volta e, ovviamente, questo sarebbe toccato a lui e la cosa non gli piaceva per niente. Era neanche qualche ora che aveva deciso di farla stare lì e già le cose avevano preso una piega che lo facevano imbestialire, maledì ancora una volta Mike e sé stesso, per poi obbligarsi a iniziare a lavorare sulla scultura che gli era stata commissionata.
Era intenta a piegare le magliette che aveva appena ritirato dall’asciugatrice, fuori era buio già da un paio di ore e si era intensificato anche il vento, quando sentì Jason risalire le scale del seminterrato, dove era rimasto rinchiuso per tutto il giorno; Alex si obbligò di non degnarlo di uno sguardo, era ancora furiosa con lui per quel modo di comportarsi. Come si permetteva di trattarla così? Voleva avere il potere anche su delle decisioni banali come quelle? Beh, si sbagliava di grosso perché lei non sarebbe rimasta in una casa dove non poteva decidere della sua vita, già ci aveva pensato la madre e in qualche modo la sua famiglia a scegliere per lei fino a quel momento, ma adesso era venuto il momento di prendere delle decisioni, soprattutto di questo tipo, dove era piuttosto ovvio che spettasse solo a lei dire l’ultima parola. Era di spalle all’entrata della cucina, aveva accumulato un po’ di abiti ripiegati sul tavolo e stava finendo con alcune sue maglie, quando lui entrò e aprì il frigo per prendersi da bere, aveva la maglia sporca di vernice e le mani come ricoperte da una patina bianca, lo vide mandare giù una bella sorsata di birra prima di girarsi e guardarla; lei ostinatamente aveva tenuto gli occhi fissi su quella maglia che stava finendo di sistemare, per poi tirare fuori dalla cesta l’ennesimo pantalone che stese sul tavolo sistemandolo con le mani e poi ripiegare con cura
–Vuoi andare al pub?- la voce di lui in qualche modo le fece avere un leggero brivido, era così  bassa che a volte poteva spaventare, ma in realtà la colpiva perché le piaceva; fece un’alzata di spalle continuando a compiere la sua operazione, lo sentì sbuffare e spostare malamente una sedia dove si sedette di peso
 –Cos’è non mi vuoi parlare?- le chiese sospettoso, lei continuò a non guardarlo, portando la sua attenzione all'ultima maglia, lui bevve avidamente dalla bottiglia mantenendo lo sguardo fisso su di lei –Se ho detto quelle cose è per un motivo!- sbottò infine lui stanco del modo di comportarsi di quella ragazzina che alzò la testa infastidita
 –Ah si? E quale sarebbe?- chiese portandosi le mani sui fianchi fissandolo intensamente, lui si alzò sovrastandola e posando la bottiglia di birra sul tavolo, mantenendo lo sguardo fisso su di lei
 –Non sai badare a te stessa- disse gelido colpendola nel profondo, Alex sgranò gli occhi
–Cosa?- chiese credendo davvero di non aver capito
–Hai capito benissimo- disse lui –Non sai badare a te stessa, ne è la prova quello che è accaduto alla festa e il fatto che tu sia qui- a quelle parole la bocca di Alex si aprì sorpresa mentre il suo animo si sentì colpito nel vivo
–Lavorare in un pub non è uno scherzo e tu non sei il tipo da poter reggere a certe situazioni- Jason aveva un’aria scura e severa mentre Alex lo guardava sbigottita da quelle parole, ma senza pensarci due volte la mano di Alex scattò come un proiettile, colpendo malamente la guancia di Jason che per il colpo si ritrovò a girare il volto. Seguirono attimi di silenzio carico di tensione, Alex sentì chiaramente gli occhi pizzicarle, le doleva la mano per il colpo inferto a Jason, ma ciò che le faceva più male era il suo cuore, ferito per ciò che lui le aveva appena detto; dal canto suo l’uomo aveva ancora il volto girato, la guancia iniziava a pizzicare e tutto di lui era completamente sconvolto dalla reazione della ragazza che subito dopo uscì dalla cucina per salire le scale e sbattere violentemente la porta della sua camera.

Note: Volevo ringraziare ancora una volta tutti coloro che stanno leggendo la mia storia!
  
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