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Autore: Akasha13    22/06/2019    0 recensioni
[https://it.wikipedia.org/wiki/L%27ispettore_Gently]
Fandom: Inspector George Gently (L'Ispettore Gently)
Pairing: John Bacchus/George Gently
John Bacchus ha sempre saputo chi fosse e cosa volesse dalla vita, fino a quando il destino non ha messo sulla sua strada l'Ispettore George Gently e il suo Mondo si è capovolto.
Genere: Angst, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve anime, so che molti di quelli che guardano questa Serie li vedono più come Padre/Figlio ma io, ahimè, sono tra le rarissime persone a cui la ship romantica è partita praticamente subito (È la ship a scegliere lo shippatore, mai il contrario SEMICIT.)
I personaggi, per quanto abbia dedicato alla stesura della storia molto tempo, non sono totalmente IC e me ne scuso fin da subito, spero comunque che gli amanti di questa coppia possano apprezzare ugualmente lo sforzo e godersi il racconto.
Buona lettura.

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Aveva provato a rientrare a casa ma qualcosa lo avevo fermato, uno strano senso d'inquietudine che temeva sua moglie potesse vedere e che lui non sapesse, o per meglio dire volesse, spiegare. Si era ritrovato così a girare con l’auto, senza meta, fino a quando non si era reso conto di essere arrivato davanti al mare, decise di fermarsi e provare a schiarirsi le idee.
Non era sicuro di quando la confusione fosse entrata nella sua mente, sapeva soltanto che qualcosa stava cambiando in lui e non ne era per niente contento.
Troppo spesso il suo cuore aveva preso a battere più forte del normale per un elogio, o il suo corpo era stato attraversato da un brivido quando quello sguardo di ghiaccio si era soffermato su di lui, erano reazioni queste che non comprendeva.
Imprecò sottovoce mente si accendeva l'ennesima sigaretta, se non avesse capito cosa diamine gli stava accadendo non era sicuro di potersi impegnare a ricucire il suo rapporto con Lisa.
Certo, per una frazione di secondo l'idea che fosse…
Non poteva essere, giusto? Era sposato, anche se il divorzio incombeva minaccioso all'orizzonte, aveva una figlia e comunque aveva sempre amato le donne quindi non c'era modo che fosse…
Giusto? Giusto!
Si ripeteva quel discorso da settimane, eppure ogni giorno che passava la situazione peggiorava, di questo passo avrebbe sicuramente compiuto una pazzia.


John Bacchus era un ottimo detective, a dispetto di tutto, per questo i suoi timori divennero realtà ed esattamente due mesi dopo accadde il disastro. Ok, a essere del tutto onesti il disastro potrebbe essere stato incoraggiato, d’altronde era un bravo detective ma lavorava con qualcuno più bravo di lui.


Dalla sera del suo vagabondare non aveva ricavato nulla, solo un altro litigio con Lisa, questa volta più aspro degli altri poiché la sua bugia era stata scoperta. La stretta allo stomaco che aveva provato quando sua moglie gli aveva detto, in maniera tutt’altro che amichevole, di smettere di mentire perché aveva incontrato il suo capo, non era sicuro fosse causata dal panico dell’essere caduto in fallo.
Quella stessa stretta la provò nuovamente quando, tornato dal corso di aggiornamento a Londra, il suo capo gli disse candidamente di essere uscito con sua moglie.
Continuò a chiedersi a cosa, o meglio a chi, fossero rivolti i sentimenti che provava e che quasi rischiavano di farlo soffocare, ogni risposta gli sembrava più pazza dell’altra e finiva per accantonarle tutte e tornare al punto di partenza.
L’irritazione lo accompagnò per giorni dopo che George gli aveva fatto quella rivelazione, nemmeno ripetersi che tra quei due non ci potesse essere nulla, o che fosse soltanto geloso perché quella era pur sempre sua moglie, servì. Ormai iniziava a crescere in lui una consapevolezza che non sapeva gestire e soprattutto non era sicuro di poter accettare.
Le settimane seguenti passarono lente, la sua irritazione lo aveva reso oltremodo intrattabile e quando quel sabato decise di averne abbastanza di rimuginare da solo, soprattutto dopo l’ultimo sfiancante caso, decise di andare a trovare sua figlia.
Non era preparato alla tempesta emotiva che si sarebbe scatenata dentro di lui di lì a breve.
Quando suo suocero gli aveva rammentato che non era il suo fine settimana l’irritazione aveva preso il sopravvento, subito sostituita da nausea e profondo dolore quando apprese che sia lei che la madre erano state portate fuori, per due giorni, da George.
Solo, confuso e in preda a sentimenti che non comprendeva, o che si ostinava a non voler comprendere, si chiuse nel suo appartamento per il resto del sabato a bere. Si svegliò nel primo pomeriggio della domenica con i postumi della sbronza, il senso di vuoto e quel fastidioso nodo alla gola sempre presente. Solo alle otto di sera, ormai stremato, ebbe un moto di rabbia e quasi correndo raggiunse l’auto, per partire poi sgommando in direzione dell’abitazione del suo capo.
Arrivò a destinazione a velocità sostenuta e si fermò quasi inchiodando, scese velocemente dall’auto e precipitandosi davanti alla porta cominciò a bussare furiosamente.
Quando la porta si aprì, non attese nemmeno che George dicesse una parola, entrò come una furia e cominciò a parlare a ruota libera –che intenzioni ha eh? Vuole farmi passare da stupido? Ha una vaga idea di quanto sia umiliante venire a sapere da mio suocero che il mio capo esce con mia moglie?-
Si accorse che George lo guardava con un sorriso stampato sul volto, per nulla turbato della sua sfuriata, questo lo fece irritare ancora di più –trova tutto questo divertente, non è vero? Deve essere un vero spasso prendersi gioco di me!-
Voleva picchiarlo, ecco il suo primo impulso, togliergli quel sorriso dalla faccia a forza di pugni.
-John ascolta…- provò a dire George mentre si avvicinava a lui.
Fece subito un passo indietro, sempre evitando il contatto visivo per mantenere il controllo, e si rifiutò di ascoltarlo –no, NO! Lei deve ascoltare, capito? Non può uscire con mia moglie per due giorni e pensare di starsene lì a ridere di me mentre io…-
Le parole gli morirono in gola nel momento esatto in cui sentì una mano sulla sua spalla, non si era reso conto che l’altro si fosse avvicinato tanto a lui.
Il suo primo istinto fu di scostarsi, continuare a mettere spazio tra loro gli sembrava la cosa più sensata da fare per tentare di calmarsi, ma quando al tocco istintivamente alzò la testa e incontrò quelle iridi azzurre si bloccò.



George sapeva che in John qualcosa non andava, inizialmente aveva pensato che fosse il rapporto con sua moglie a preoccuparlo ma ben presto scartò quella possibilità. Dopo qualche settimana aveva elaborato una teoria, poi confermata dalla reazione del sergente nell’apprendere della sua uscita con la moglie. Inizialmente rimase scioccato da quella rivelazione, poi si interrogò su se stesso e infine prese una decisione, avrebbe aiutato entrambi a fare chiarezza.
Ed è proprio per quella promessa a se stesso che aveva spinto oltre il punto di rottura il sergente e si trovavano lì adesso, tornare indietro non era più una scelta, mancava soltanto l’ultima spinta.



-Mentre tu cosa, John? Mentre stai in giro tutta la notte invece che a casa ad ascoltare tua moglie? Mentre scappi per giorni a Londra e non gli fai nemmeno una telefonata? Tua moglie si sentiva sola, aveva bisogno di parlare ed era confusa ma sai una cosa? Credo che adesso non lo sia più.-
Aveva ascoltato George vomitargli addosso tutte quelle parole, che lo stavano ustionando come acido, quando l’ultima esternazione lo colpì come un pugno dritto alla bocca dello stomaco, cosa significa che non era più confusa? Non voleva di certo dire…
Rabbia e gelosia montarono in lui come un vento impetuoso e la ragione lo abbandonò totalmente, afferrò il suo capo per la camicia e tenendola stretta nel pugno lo strattonò contro di se facendo poi scontare le loro labbra.
Il bacio durò pochi secondi poi, quasi fosse stato folgorato, lasciò andare improvvisamente il suo capo e balzò letteralmente indietro con sguardo terrorizzato, pronto per correre a gambe levate e andarsi a gettare dal primo ponte avesse incontrato.
-Io non, cristo, capo mi dispiace, io…-
Balbettò parole prive di senso e pessime scuse prima di voltarsi verso la porta per andarsene, congelò sul posto quando la mano di George lo prese per un braccio fermando di fatto la sua fuga.
Non aveva il coraggio di voltarsi e affrontarlo, non ora, forse mai, non avrebbe potuto sopportare lo sguardo di ovvio disgusto sul volto della persona cui teneva di più, quindi rimase semplicemente lì, fermo, senza osare voltarsi.
-John, guardami!-
Quella era la voce di George Gently Ispettore Capo, la voce che usava per impartire gli ordini, la conosceva bene, quindi non poté fare altro che voltarsi e prepararsi al peggio.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli dell’altro uomo trattenne il respiro temendo di leggervi del disgusto, quando invece vide solo apprensione rilasciò il fiato.
Rimasero in silenzio a fissarsi per qualche secondo, fino a quando George gli sorrise e accarezzandogli una guancia dolcemente, si chinò per unire nuovamente le loro labbra.
In un primo momento rimase scioccato da ciò che stava accadendo, vero che era stato lui per primo a iniziare quella cosa tra loro ma non credeva di essere ricambiato, poi si sciolse e partecipò entusiasta al bacio.
Quando si separarono, uno strano senso di calma era tornato nella sua mente e quando sentì George sussurrare –vieni John, dobbiamo parlare e capire il da farsi- fissò quegli occhi azzurri con la consapevolezza che da lì in avanti le cose sarebbero andate per il meglio.

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Ed eccoci alla fine.
Spero che la lettura sia stata di vostro gradimento e se avete suggerimenti o critiche costruttive sappiate che sono sempre bene accette perché, come dico sempre, non si finisce mai di imparare.
Un abbraccio, alla prossima.

   
 
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