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Autore: SnowFlake19    23/06/2019    0 recensioni
Perchè Tae decide di partire senza dire nulla a Jimin?
L'ha lasciato solo per ventuno mesi.
- Fu come se tutto all’improvviso finisse.
In quel momento le mie labbra tremavano e le mie gambe vacillavano. La terra non era sotto ai miei piedi ma lentamente sentivo delle catene tenermi.
Volevo correre, raggiungere quel treno ma il dolore che stavo provando era catena per la mia anima.
Più i vagoni del treno scorrevano e più il cuore faceva rumore, come a dirmi “mi stai uccidendo”.
Sentivo il peso delle lacrime sul mio viso e la voce che voleva uscirmi ma si fermava nel petto.
Come un incubo. -
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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JIMIN
 
Fu come se tutto all’improvviso finisse.
In quel momento le mie labbra tremavano e le mie gambe vacillavano. La terra non era sotto ai miei piedi ma lentamente sentivo delle catene tenermi.
Volevo correre, raggiungere quel treno ma il dolore che stavo provando era catena per la mia anima.
Più i vagoni del treno scorrevano e più il cuore faceva rumore, come a dirmi “mi stai uccidendo”.
Sentivo il peso delle lacrime sul mio viso e la voce che voleva uscirmi ma si fermava nel petto.
Come un incubo.
Non puoi chiedere aiuto perché nessuno ti sentirà.
Lui non mi aveva sentito.
Aveva fatto di testa sua, senza chiedermi nulla come se non sapesse che la sua decisione mi avrebbe spezzato in due il cuore.
Sempre insieme e invece in quell’istante ero solo.
Senza di lui.
Ero stato tutto il giorno a ripetermi che ventuno mesi sarebbero passati in fretta, quasi due anni.
Non ce l’avrei fatta ed io lo sapevo.
Sapevo che la malinconia sarebbe venuta a bussarmi alla porta, che la notte senza di lui sarebbe stata senza stelle e senza luna.
Che la pioggia senza di lui sarebbe stata solo rumore.
 
 
TAE
 
Decisi di mia spontanea volontà di sedermi distante dal finestrino.
Non volevo vedere i suoi occhi terrorizzati e devastati che mi cercavano tra i vagoni.
Era la prima volta che mi separavo da lui. E solo io so quanto ho messo a dura prova il mio cuore ma dovevo essere forte per entrambi. Non potevo voltarmi e tornare da lui. Non avrebbe fatto bene al mio Jimin. Il suo futuro in quel momento era più importante e lui non lo sapeva.
Non sapeva che Sooheon Kim, la punta della nostra casa discografica, non mi aveva dato scelta.
Nonostante il riconoscimento ricevuto dall’Unicef e l’esenzione da parte del Ministero, mi aveva messo alle strette.
Sooheon si era accorto della nostra relazione e voleva buttare fuori dalla band Jimin, perché secondo lui non aveva niente di virile e le fan iniziarono ad insospettirsi.
Fu da quel momento che io non ebbi scelta. Preferivo ventuno mesi senza di lui che sapere lui fuori dalla band.
Lui però non sapeva nulla, non potevo dirgli cosa fosse successo. Nessuno lo sapeva e aveva compreso la mia scelta.
Ero solo come lo era lui.
Potevo solo aspettare di rivederlo il prima possibile.
Solo per dirgli che ero contento di riaccarezzare nuovamente la sua pelle.
Solo per ridere con lui, sotto le stelle, a guardare e dare le forme alle nuvole
Solo per fare l’amore e incatenarci ancora di più.
 
 
PRIMO GIORNO
 
 
JIMIN
 
Quando Jungkook entò in camera mi ritrovo coperto da una ventina di fazzoletti di carta con gli occhi arrossati e gonfi.
Non avevo nemmeno la forza di alzarmi dal letto perché avevo sprecato tutta la mia energia a piangere.
Gli spiegai cosa era successo perché fu davvero insistente.
Prese la mia testa e l’appoggiò sulla sua spalla, dicendo che non dovevo preoccuparmi ma il mio cuore si fermò sentendo pronunciare il suo nome.
Misi una mano sulla bocca di Jungkook:
“Ti prego, non nominarlo più.” gli dissi stringendo la sua maglietta.
Fece un cenno con la testa e disse che dovevamo raggiungere gli altri perché Sooheon voleva parlarci.
Sapevo dei miei doveri, non potevo sottrarmi, non potevo prendermi nemmeno un giorno di malattia, così a stenti mi alzai, mi lavai e scesi a fare colazione.
Quando arrivai in sala mi accorsi degli sguardi preoccupati dei miei compagni, Jungkook mi fece cenno di sedermi accanto a lui.
Non riuscii a mangiare nulla, il mio stomaco era sottosopra.
Qualche minuto scese anche Sooheon per dare a tutti la notizia.
Disse che da quel momento Tae sarebbe stato assente per quasi due anni, che non era fuori dalla band, ma che nonostante l’esenzione militare lui aveva scelto di andare.
Ci diede consigli su come superare la cosa e su come organizzarci. Dovevamo imparare le sue parti.
Rimasi tutto il tempo con la testa bassa mentre gli altri continuarono a guardarmi con la coda dell’occhio.
Sooheon disse che Tae doveva seguire un periodo di training, che non poteva usare il cellulare ma che poteva usare un computer per inviare email solamente dopo aver passato le cinque settimane.
Si mise a ridere dicendo che Tae sarebbe impazzito senza di noi.
In quel momento non riuscii a stare lì e sentire quelle cazzate.
Diedi un colpo alla sedia che cadde facendo un tonfo sordo e uscii dal salone sbattendomi la porta dietro.
Sentii una sedia strusciare a terra e così iniziai a correre, non volevo vedere nessuno e dare spiegazioni.
Sapevo che Tae avrebbe avuto dei favoritismi all’interno dell’esercito perché per noi Idol era sempre stato così ma saperlo fragile, lontano da me mi faceva stare ancora più male.
Come potevo permettere tutto questo?
Mi fermai perché non avevo più fiato e presi il telefono. Pensai che forse avrei avuto qualche ora prima di non poterlo più sentire.
“Il numero da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile. La preghiamo di richiamare più tardi.”
 
 
TAE
 
Avevo aspettato per tutta la notte una sua chiamata ma Jimin non mi avevo nemmeno inviato un messaggio.
Era troppo orgoglioso ed io dovevo immaginarlo. Avrei dovuto mandargli un sms prima di consegnare il telefono al capo sorvegliante.
Avrei dovuto dirgli che lo amo e che doveva assolutamente aspettarmi.
Perché io sarei corso da lui appena finito qui.
Perché quello che volevo era stare con lui, nonostante Sooheon.
Dovevo sopportare due anni e poi andare da lui per raccontargli tutto e cercare di tenere nascosto ancora di più il nostro amore.
Si, il nostro amore.
 
Quella mattina mi sembrò così difficile: spogliarmi dei miei vestiti da idol e mettermi la divisa, farmi fare una foto per dimostrare ai fan che mi ero arruolato, spegnere il telefono e non dare la buonanotte a Jimin.
Non prenderlo in giro per le sue dita così corte, non scapigliare i suoi capelli, farmi prendere l’acqua durante la notte perché io sono sempre stato pigro.
Non avrei dormito con lui, stretto a me come sempre.
Era solamente il primo giorno e già i miei occhi erano stati lucidi per troppe ore.
Già guardavo in continuazione l’ora per vedere passare un altro giorno.
Un altro giorno in cui ogni cosa che mi circondava mi avrebbe ricordato lui.
Mi avrebbe ricordato Jimin.
 
°°°
 
 
L’addestramento si era rivelato più duro del previsto ma asciugai la mia fronte e continuai a correre. Ero controllato a vista d’occhio e non potevo sembrare uno debole e non potevo commettere errori altrimenti mi avrebbero aggiunto mesi di servizio.
Io non potevo permetterlo.
Non ero in grado di stare così tanto tempo lontano da lui.
In un istante sentii il cuore dimenarsi nel petto e le lacrime invasero il mio viso.
Rallentai la corsa quando arrivai vicino alla trincea numero ventisette.
Scivolai dentro e con le mani sporche di terra cercai di levare via le lacrime dagli occhi il prima possibile ma sembravano moltiplicarsi.
Mi mancava.
Mi mancava talmente tanto che la prima cosa che feci quando tornai in stanza fu cercarlo per raccontargli quello che avevo fatto.
Inutile dire che non c’era.
Non poteva.
Non sapeva.
L’idea di ferirlo mi stava uccidendo.
 
 
 
JIMIN

 
La palestra era intrisa del suo profumo. Nel suo armadietto c’erano ancora i vestiti dell’ultima prova. Li infilai nella mia borsa per portarli a casa e lavarli.
Il coreografo Son Sungdeuk ci stava mostrando i passi e i tempi di Tae che dovevamo fare.
Non ce ne era bisogno, io già li sapevo perché con Tae avevamo provato insieme fino allo sfinimento.
Ma quella volta non era il mio corpo ad essere stanco.
Era la mia mente che si rifiutava di sentire i brani che dovevamo cantare, che non riusciva a seguire il ritmo dei passi.
Come potevo essere in grado di sopportare tutto questo?
Di finire le prove ed andare da solo in camera.
Di sostituire la persona che aveva preso posto accanto a me nel mondo.
“Jimin, che succede?” mi chiese Son fermando la musica.
Tornai alla realtà ma non avevo nessuna voglia di rimanere lì in quel momento.
“Credo di essere influenzato.” Dissi tirando su con il naso per accentuare la mia bugia.
Suga si avvicinò e mise una mano sulla mia fronte, facendo finta di ritrarla subito.
“Scotta!” mi fece l’occhiolino.
“Forse è meglio che ci fermiamo qui per oggi. Jimin assicurati di prendere le medicine e andare a letto. Domani non possiamo saltare nemmeno un’ora.”
Gli altri mi guardavano turbati, perfino Rm aveva lo sguardo preoccupato.
Jungkook mi spinse fuori dalla sala e mi aiutò a prendere le borse.
Mi accompagnò in camera e preparò il mio pigiama.
“Hai bisogno di riposare, se vuoi starò qui stanotte.” Disse mentre cercava di rifarmi il letto.
Guardai quello di Tae.
Vuoto.
Tae non c’era a scaldare quelle lenzuola fredde, non lo avrei sentito parlare durante il sonno.
Non avrei visto i suoi occhi assonnati guardarmi al mattino.
 
Quando uscii dalla doccia Jungkook era seduto a terra sul tappeto che leggeva un fumetto.
“Stai meglio?” mi chiese senza alzare la testa.
Decisi di non rispondere e mettermi sotto le coperte.
“Jimin.” Insistette.
Mi alzai di scatto e andai vicino al suo viso:
“Come vuoi che io stia?” indicai il letto di Tae.
“Non c’è. Non ha detto niente a nessuno. Nemmeno un messaggio. Tutto all’improvviso.”
Tornai nuovamente a piangere.
“Come ha potuto fare una cosa del genere? Non ha pensato a quanto potevo starci male? E’ stato solamente un egoista.”
Jungkook mi abbracciò per farmi sfogare.
Non disse nulla si limitò ad ascoltare la mia voce rotta.
 
 
 
 
TERZO GIORNO
 
 
L’odore del pane tostato mi dava la nausea.
“Devi mangiare.” Jungkook mi rimproverò, mettendomi la fetta vicino alle labbra.
“Non mi…” non riuscii a terminare la frase che mi ritrovai il pane direttamente in bocca.
Mi scompigliò i capelli con la mano e si sedette di fronte a me a mangiare i cereali.
Non sapevo esattamente come mi sentivo. Avevo un miscuglio di emozioni e domande dentro di me.
Ero così sottosopra.
Non mi sentivo appartenere a quel posto in quell’istante.
Non era casa senza Tae.
“Oggi abbiamo l’intervista per parlare della scelta di V.” disse Jungkook per avvisarmi.
Lo guardai attonito.
Sembrava come se il mondo mi stesse mettendo a dura prova, come se tutti volessero sottolineare che lui non era qui.
“Sooheon ha detto che devi essere presente.”
 
 
TAE
 
Mi avevano stirato la divisa e sistemato i capelli. Tutto era pronto per scattare la foto.
Mi avevano detto che dovevo mostrare il sorriso migliore che avevo per far sapere alle fan che era tutto apposto.
Prima di uscire fuori e mettermi vicino al cannone presi un respiro profondo.
Sapevo perfettamente cosa avrei fatto.
Avrei ucciso Jimin.
 
Un’ora per pubblicare la foto, un’ora che avrei sicuramente dimenticato.
Mi chiedevo se Jimin avesse qualcuno a fianco per eclissare quel momento.
Avevo un vuoto nello stomaco. Mi faceva rabbrividire il pensiero di Jimin solo a superare quello che gli attendeva.
Le fan impazzite e i giornalisti che avrebbero fatto domande su domande.
Guardai il calendario appeso sopra il letto. Ancora quattrocentoventiquattro giorni pensai.
 
 
JIMIN
 
“Jimin, lei è così legato al suo amico Taehyung. Ci può dire il perché della sua scelta improvvisa?”
Nella stanza cadde il gelo ma avevo gli occhi tutti puntati addosso e anche se sapevo che mi stavo pugnalando da solo, ero forzato a rispondere.
“Tae è così, non si sa mai del tutto cosa gli passa per la testa. So, però, che voleva fortemente seguire le orme del padre e fargli questo regalo.”
L’intervistatrice sembrava soddisfatta, pensai non mi chiedesse nulla.
Stavo malissimo.
Sorridere e mentire non era la mia specialità, non ero bravo in questo. Facevo fatica a nascondere le cose che in realtà pensavo.
Ero molto triste e al contempo arrabbiato. Se ne era andato via così, lasciandomi esposto agli altri.
Esposto ad ogni tipo di sofferenza, senza di lui ero un bersaglio.
Jungkook mise una mano sulla mia spalla.
Come a dire: “sei stato bravo”.
D’un tratto sentii degli urletti provenire da un gruppetto di fan che avevano vinto il pass per essere presenti all’intervista.
“Finalmente abbiamo la foto di Tae.”
Mi girai di scatto insieme a Jungkook.
RM fece dei versi scemi per attirare l’attenzione su di lui e iniziò a dire qualcosa che non riuscii a sentire.
Non riuscivo a spostare lo sguardo.
Non volevo.
Era tutto quello che avevo  in quel momento. Tutto quello che mi era concesso sapere.
Gli occhi iniziarono a pizzicare ma dovetti per forza ricacciare indietro le lacrime altrimenti mi avrebbero visto tutti.
“La divisa gli dona molto.” Disse J-Hope cercando di tenere l’attenzione tutta su di loro.
Erano al corrente di tutto quello che era successo e mi conoscevano.
Nonostante io ero sempre stato quello scemo e forte, non ero in grado di cacciare quell’esasperante domanda.
Perché?
Le cose tra di noi andavano alla grande, i nostri sogni si stavano avverando tutti.
Forse quando avevano scattato quella foto, lui stava fingendo di stare bene. E’ sempre stato un ottimo attore ma non trovavo comunque la risposta che cercavo.
Se era andato via evidentemente lo voleva fare.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
Ciao a tutte/i :D 
Spero che questo inizio un po' turbolento vi sia piaciuto!!!
Fatemi sapere se avete apprezzato <3 
-Snowflake-
 
 
 
   
 
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