Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: SnowFlake19    25/06/2019    0 recensioni
Perchè Tae decide di partire senza dire nulla a Jimin?
L'ha lasciato solo per ventuno mesi.
- Fu come se tutto all’improvviso finisse.
In quel momento le mie labbra tremavano e le mie gambe vacillavano. La terra non era sotto ai miei piedi ma lentamente sentivo delle catene tenermi.
Volevo correre, raggiungere quel treno ma il dolore che stavo provando era catena per la mia anima.
Più i vagoni del treno scorrevano e più il cuore faceva rumore, come a dirmi “mi stai uccidendo”.
Sentivo il peso delle lacrime sul mio viso e la voce che voleva uscirmi ma si fermava nel petto.
Come un incubo. -
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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SETTIMO GIORNO
 
 
JIMIN

“Asciugati i capelli, altrimenti prendi di nuovo il raffreddore.”
Tae scappava per la stanza con i piedi e la testa bagnata, lasciando dietro di sé la scia dello shampoo.
Riuscii ad afferrare il suo braccio e lo misi seduto sulle mie gambe.
Con l’asciugamano gli sfregai i capelli per asciugarli un po’.
“Basta, ti prego mi fai il solletico.” Rideva e si dimenava. Mi levò l’asciugamano dalle mani e provò a baciarmi.
Usò una delle sue tattiche migliori.
Sapeva che prendendomi alla sprovvista io sarei caduto nella sua trappola. Non riuscii a resistere a quegli occhioni che sfoggiava sempre per ottenere qualcosa.
“Non guardarmi così…”
 
 
Cercai di tornare alla realtà e mi accorsi di avere il viso bagnato dalle lacrime. Mi asciugai immediatamente e vidi Jin venirmi incontro.
“Ei.” Si inginocchiò davanti a me. Perché non riuscivo a nascondere i miei sentimenti?
“Scusatemi, è tutto ok. Mi rialzo subito.”
Captavo quegli sguardi preoccupati e quell’aria tesa mi faceva ancora più male. Non volevo che il lavoro inferisse con l’amore.
Quella era da sempre stata una delle nostre promesse ma io mi sentivo umiliato, abbandonato, incompleto.
Senza di Tae ero solamente ombra.
Mi alzai e tornai a fare le prove per il mini tour che avevano organizzato per noi.
Jungkook doveva sostituire tutte le parti cantate di Tae e J-Hope riempire gli spazi vuoti con nuovi passi.
Eravano tutti impegnati a fare qualcosa.
In quel momento dovevo ripassare la parte così misi da capo la canzone e iniziai a ballare per conto mio, ripetendo i passi fino allo sfinimento.
Mi occupò la mente per un po’ ma finita la canzone il nero nel mio cuore tornò a fare capolino.
 
 
TAE
 
Mi stesi sul letto, ero stanchissimo e le spalle mi facevano male.
“Quei fucili pesavano.” Pensai tra me e me.
Quando anche gli altri compagni entrarono in stanza feci finta di dormire.
Non riuscivo a fare amicizia con nessuno, tenevo tutti lontani per paura di essere scoperto.
Poi dovevo tenere dentro di me quel segreto, ben stretto.
Nessuno doveva minimamente pensare che io ero gay. Bastava una sola parola per rispedirmi a casa.
A casa.
Quel pensiero mi colpì duramente lo stomaco.
Mi raggomitolai nelle coperte, non potevo stringere nemmeno il cuscino tra le braccia.
Immaginavo quello che avrebbero potuto pensare o dire ma dovevo cercare di recitare una parte, altrimenti potevano insospettirsi.
Rimasi tutta la notte sveglio a pensare a cosa dire e come comportarmi.
Sapevano che io ero un Idol, che facevo parte dei BTS ma non sapevano che la parte che mi completava era proprio lì, tra i membri del gruppo.
Strinsi i pugni e fu così che  mi addormentai.
Tra la paura e l’insicurezza di non farcela.
 
 
°°°
 
 
 
“Quando usciamo da qui devi assolutamente farmi un autografo per mia figlia, disse il militare più adulto, Bon-Hwa.” Sorrisi insieme a lui, contento del fatto che ero riuscito ad avvicinarmi ad uno di loro.
“Certo, per me è un onore.” Gli strinsi la mano.
Piano piano conobbi anche gli altri e rispondevo a tutte le domande che la sera prima mi ero preparato, sapendo che qualcuno mi avrebbe chiesto proprio quelle cose.
Quanti anni hai?
Sei fidanzato?
Ti sposerai?
E’ difficile essere un idol?
Mi chiesero per quale motivo cancellavo i giorni che passavano dal calendario. Mostrai il sorriso migliore:
“Sto contando i giorni che mi separano dalla persona che mi sta aspettando fuori.”
 
 
DECIMO GIORNO
 
 
Svegliarsi all’alba non era mai stato un problema per me, perché essere un Idol voleva dire anche dormire solo quattro ore a notte.
A volte anche solo due ore visto che Jimin mi teneva occupato per un po’.
Rabbrividii.
I miei pensieri si spostarono automaticamente a lui e all’ultima volta che avevamo fatto l’amore.
A quella volta che eravamo talmente sazi e stanchi che ci addormentammo completamente nudi.
Il mattino seguente fu RM a trovarci e ancora ricordo il suo sguardo gelido.
Le labbra si curvarono in un sorriso ma non riuscii a trattenere quel pensiero dolce perché la tristezza mi pervase.
Mi sarei accontentato di sapere come stava.
Se mi stava pensando, se stava mangiando o se, ancora, seguiva quella stupida dieta.
 
°°°
 
 
JIMIN
 

Io e Jungkook andammo nella mia stanza stanchi per via dello shooting che avevamo fatto quel giorno.
Avevamo avuto solamente la pausa di dieci minuti per mangiare. Le foto ce le avrebbero mostrate il giorno dopo, all’appuntamento che avevamo con Sooheon Kim.
Mandai Jungkook a fare la doccia ed io intanto mi spogliai per fare la lavatrice.
Quando spostai lo sguardo vidi che nella stanza c’erano ancora tutte le cose di Tae. Non me ne ero accorto prima.
Era così scontato che fossero lì con me.
Presi un bicchiere di vino rosso e mi guardai intorno: lo sguardo si spostava da una parte all’altra come se volessi accertarmi che tutto era al proprio posto.
Lo spazzolino, le ciabatte, il pigiama.
Indossai l’accappatoio e andai nella stanza di Suga.
“Jimin, che ci fai qui?” mi chiese assonnato.
“Puoi darmi lo scatolone che volevi buttare ieri?”
 
 
“Sono contento dell’esenzione che abbiamo ricevuto. Dovremmo festeggiare per questo.” Dissi a Tae tirando fuori il cibo dalle buste.
“Credo sia grandioso. Ti pensi se eravamo costretti a partire?”
Tae non rispose, si mise seduto e prese un pezzo di carne.
I telefoni continuavano a fischiettare senza sosta, tutti avevano saputo dell’onorifiscenza che avevamo ricevuto grazie all’Unicef e ci stavano mandando messaggi a ripetizione.
Dopo dieci minuti il cibo era finito e andai in bagno per farmi una doccia veloce. Ero stanchissimo.
Quando tornai trovai lo zaino di Tae sul letto e lui seduto accanto.
“Jimin io domani parto.”
Guardai prima lui e poi il calendario.
“Parti prima? Non avevi detto che saresti andato via il 30?”
Abbassò la testa, si bagnò le labbra con la lingua e strofinò le sue mani nervosamente sulle gambe.
“Mi arruolo domani.”
Rimasi impietrito. Pensai fosse uno scherzo ma Tae non mi guardava in faccia così iniziai a dire cose senza senso che nemmeno ricordo.
Alzò leggermente la testa per vedere cosa stavo facendo ma io nervosamente iniziai a sparecchiare il tavolo, dandogli le spalle.
Sentii le sue abbraccia avvolgermi da dietro. Con uno scatto le scrollai da me e i nostri occhi si scontrarono.
“Mi aspetterai?”
 
Le lacrime offuscavano la mia vista ma riuscii comunque a mettere tutte le sue cose nella scatola.
Ogni pezzo di lui che rinchiudevo lì dentro era un ricordo che levavo dal mio cuore.
Mi voltai per vedere cosa mancasse e mi trovai Jungkook davanti che teneva in mano il mio telefono.
“Credo tu debba levare anche questo. Domani ti accompagno a comprarne uno nuovo con una nuova scheda.” Era così freddo ma giusto.
Avevo bisogno in quel momento di un amico che teneva stretti i pugni per me anche se lui più volte, in passato, aveva manifestato il fastidio che provava vedendomi soffrire e piangere.
Mi aiutò a chiudere lo scatolone con lo scotch.
Mi asciugò le ultime lacrime rimaste sul mio volto e mi ordinò di andarmi a fare la doccia.
“Sei sudato.”
Mi scappò un sorriso e gli sussurrai un grazie. Sentivo il cuore più leggero anche se una volta entrato in doccia, ogni goccia d’acqua sembrava un ricordo che mi cadeva sulle spalle.
Che mi prendeva a pizze.
Che mi mordeva.
Che non voleva abbandonarmi.
   
 
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