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Autore: LaraBennet    23/06/2019    0 recensioni
"Era ancora lì il segno, visibile a tutti: un leggero alone nero, un punto di pelle carbonizzata posizionato sulla sua guancia rosea".
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel Stuart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     Finalmente lo disse. Fare un passo indietro da parte sua era la cosa più giusta e ragionevole, doveva saperlo anche lei. Lui era l’unica scelta che Altieres veramente aveva. E infatti era stato così, fino a quando la vera identità di quella rozza, fastidiosa e ignorante creatura fu malauguratamente rivelata. Lei aveva mandato in fumo tutta la sua esistenza: tutto quello per cui lui aveva combattuto fino a quel momento se lo era visto scomparire come polvere davanti agli occhi, solo per colpa di quel suo sangue maledetto, e di quel seme trino –divino, demoniaco e umano– che abitava dentro di lei. Lei, si ripeteva tra sé e sé, non aveva nessun diritto. Non aveva nessun diritto né sulla corona di Altieres né su di lui. Non aveva nessun diritto, eppure quegli occhi limpidi e blu non smettevano di sfidarlo, fieri com’erano. Anche adesso lo stavano fissando audaci. Non le era bastata la dimostrazione del suo potere, quel potere che gli era costato letteralmente una discesa negli inferi per ottenerlo; non era bastata la violenza del suo semplice tocco a strapparle quell’arroganza così odiosa dal volto. Era ancora lì il segno, visibile a tutti: un leggero alone nero, un punto di pelle carbonizzata posizionato sulla sua guancia rosea. Doveva essere percettibile, pensò, il contrasto tra la ruvidità di quel marchio –il suo marchio– e la morbidezza di quella pelle così tenera. Se solo avesse potuto toccarla ancora una volta, ancora un istante, ancora per qualche secondo; questa volta non per farle sentire ciò di cui lui era capace, ma per conoscere la sensazione sgradevolmente piacevole che quella guancia così delicata poteva infliggere a lui. Non poteva essere così doloroso, pensò, come lo era il saperla padrona legittima di tutto ciò di cui lui aveva sempre sognato. Non poteva essere così devastante come l’ossessione che infida lo spingeva ogni volta a cercare il suo viso tra la folla; non poteva essere così straziante come il sollievo inspiegabile che provava dopo, una volta scorto quel viso che a sua volta lo guardava intensamente, con quegli occhi di un blu talmente cristallino che perforavano anche l’anima. Non poteva essere così potente quel loro contatto, si disse, non come l’odio che si riservavano a vicenda. Stava ancora fissando quel puntino nero sulla sua guancia, quando la vide indietreggiare sconvolta. Infatti, solo in quel momento Gabriel si accorse che la sua mano era sospesa in aria all’altezza del suo viso, pronta a raggiungerla, e impallidì. Confuso, cercò di giustificarsi e artigliò l’aria mentre abbassava la mano, richiudendo così all’interno del suo pugno solo l’immagine di quel segno scuro. Sentì che era il momento di congedarsi, e così fece. Senza aspettare alcuna risposta da parte sua, le voltò le spalle e rapido si allontanò da lei. Teneva ancora la mano chiusa a pugno così strettamente che le nocche divennero esangui. Sophia Blackmore era un guaio, si disse. Era un guaio per tutti, soprattutto per Altieres, soprattutto per se stessa. Era un guaio sopratutto per lui.

   
 
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