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Autore: Happy_Ely    23/06/2019    1 recensioni
Dal testo: " Pochi erano gli uomini che guidati da nobili ideali. La loro era una sete di potere diversa dalle altre: volevano unificare la loro terra solo per poter permettere alla popolazione di godere finalmente di un periodo di pace e di prosperità, volevano cancellare ogni sorta di male dal loro mondo. "
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masamune Date, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 1: la ragazza con gli occhi smeraldo, matrimonio combinato per il drago con un occhio solo.
 
Nonostante fosse stato uno degli artefici della sconfitta di Nobunaga, Date Masamune non riusciva – o non voleva – abbandonarsi all’idea che il pericolo era stato totalmente debellato.

C’era qualcosa che lo faceva restare all’erta, come se il pericolo fosse sempre in agguato pronto a prenderlo di sorpresa.
Aveva cercato di non pensarci.

Cercava di distrarsi tra gli allenamenti e le nuove campagne per allargare il suo territorio, aveva iniziato a promuovere la fondazione di scuole, dove i bambini potevano andare per imparare a leggere e scrivere, aveva dato inizio a delle riforme nei campi grazie anche all’aiuto del suo fedele occhio destro, il suo palazzo era diventato uno dei centri della cultura più importanti per tutto il paese1 ma nonostante tutto sentiva che c’era qualcosa che non andava.

E quel giorno la sensazione che stesse per succedere qualcosa di catastrofico di lì a poco non lo voleva abbandonare. Era teso, mentre si allenava, aveva notato come i suoi movimenti non fossero fluidi è per questo s’infuriava ancora di più.

Avrebbe preferito essere attaccato da un gruppo di ninja mandati dalle altre famiglie piuttosto che rimanere con i sensi all’erta e non sapere il perché di quel suo strano comportamento.

« Masamune mio signore! » La voce di Kojūrō lo richiamò alla realtà, strappandolo da quei vorticosi pensieri.

« Dimmi Kojūrō cosa succede? » Si ricompose, deponendo la sua katana dentro il fodero, prese una delle tovaglie che il suo braccio destro gli stava porgendo e con quella iniziò ad asciugarsi la fronte medita di sudore. In genere Kojūrō, nei brevi periodi in cui ritornavano a Oshu, preferiva restare nei campi e aiutare chi ne aveva bisogno. Invece di trovarlo nei classici abiti da contadino
Masamune notò come il suo fedele aiutante fosse vestito con gli abiti che usava nei combattimenti e nelle campagne militari.

Qualcosa non quadrava.

« Vostro padre, il sommo Teromune2 ha richiesto la vostra presenza a palazzo. » Ed ecco che con quelle parole tutti i pensieri di Masamune ritornavano a girare dentro la sua testa, erano rare le volte in cui il padre lo convocava a palazzo e non sempre le cose andavano per il verso giusto. Non gli era mai piaciuta la vita in quel luogo, pieno di gente pronta ad accoltellarti a ogni passo.
Masamune inspirò profondamente, doveva calmarsi, forse suo padre voleva discutere di una nuova campagna militare o di alcune migliorie da fare al castello o al villaggio.

« Va bene, mi preparo subito. » E senza perdere altro tempo il giovane drago si diresse verso le sue stanze per prepararsi mentre Kojūrō lo osservava, aveva già intuito quali fossero i piani del padre del suo giovane signore.  Era preoccupato, non sapeva come il suo padrone avrebbe potuto reagire.

Masamune era molto maturato, non era più il ragazzino di quindici anni che si gettava nella mischia, non era più il ragazzino sconsiderato che aveva, sempre, voglia di scontrarsi con i guerrieri più forti o che desiderava mettersi alla prova per dimostrare il suo valore. Ormai era diventato un giovane uomo di ventanni3, temprato dal tempo e dall’esperienza anche se dentro di lui era rimasta ancora quella scintilla che aveva da bambino, la curiosità e la voglia di conoscere non erano venute meno con il tempo anzi, forse erano cresciute insieme con lui. 

Forse però ancora non era pronto per quello che l’attendeva.

Con questi pensieri in testa Kojūrō segui il suo signore, pronto a dargli qualsiasi consiglio in ogni momento e a cercare di tenerlo calmo, perché quella sarebbe stata una lunga conversazione e aveva paura che il palazzo non sarebbe rimasto indenne.
***
Il sole si era ormai alzato da tempo e nel lussuoso castello degli Shikea4 tutta la servitù era in fermento per preparare il palazzo, allestire camere e rifornire le cucine di ogni genere di alimento. Nessuno riusciva a stare fermo, i corridoi del castello erano un costante via vai di uomini e donne affaccendati.

« Siete pronta cugina? » Una voce calma e gentile attirò lo sguardo della ragazza intenta a osservare dalla finestra ogni singolo movimento dei servi.

« Sapete la risposta cugino. » Il suo tono era dolce e soave, capace di incantare anche il più perfido dei ninja, ma nei suoi occhi verdi si poteva scorgere una nota di tristezza.

« Dovreste gioire, hanno risposto quasi tutti all’invito di vostra madre, e presto poi inizieranno i duelli per avere la vostra mano, dovreste esserne lusingata! » Il giovane nobile dai capelli castano chiaro, lunghi e legati in una coda bassa si avvicinò alla ragazza posandogli una mano sulla spalla.

Conosceva bene sua cugina, sapeva quello che stava provando.

Si era opposto con tutte le forze a quell’evento ma sapeva di non avere voce in capitolo, finché non avesse compiuto sedici anni il castello e gli averi di suo padre e di suo zio non sarebbero passati in mano sua essendo l’unico erede maschio e per questo lui non era riuscito a impedire l’organizzazione delle nozze di sua cugina e i duelli con i quali si sarebbe scelto il futuro marito.

« Ryota non ti devi addossare la colpa, prima o poi sarebbe successo. » Disse sua cugina mentre gli posava una mano sulla guancia, e il cuore di Ryota si strinse nel petto, Erena non era solo sua cugina ma una sorella per lui. Erano cresciuti assieme proteggendosi a vicenda, amandosi come fratelli, anche se il loro era un legame di sangue a metà.

Ryota avrebbe voluto una vita diversa per Erena, avrebbe voluto vederla sposare per amore e non solo per creare alleanze politiche e militari. Sua cugina si meritava di meglio.

« Speravo di più nel poi che nel prima. » Rispose mentre l’abbracciava improvvisamente, aveva come la sensazione di perdere per sempre l’unica persona a cui volesse bene.

« Non ti preoccupare cugino, starò bene. » E mentre diceva queste parole Erena aveva preso ad accarezzargli la schiena mentre lo stringeva forte a sé.

Sapeva che quelli sarebbero stati gli ultimi attimi della sua infanzia e della sua libertà e volava goderseli in tutto e per tutto.
***
Il palazzo della famiglia Date era suddiviso in varie aree, il plesso centrale era dove venivano accolti gli ospiti e si discuteva degli affari politici, mentre gli altri erano destinati ad alloggi per la famiglia Date.

Era una grande villa, dalle pareti bianche con rifiniture blu scuro circondata da vasti giardini e mura alte sei metri e spesse tre, per poter evitare qualsiasi invasione nemica. Masamune mal guardava quel posto pieno di brutti ricordi, non ve ne era nessun felice e per questo appena aveva compiuto undici anni aveva preteso una sua parte del castello, lontana dalle altre per essere libero.

E ogni volta che metteva piede in quella stanza la nausea e la voglia di andarsene via, lontano, lo assalivano. Tutti i ministri e i consiglieri di suo padre erano lì, la questione era molto delicata, forse qualcuno voleva invadere il loro territorio.

« Padre, ministri, consiglieri. » Disse esibendo un mezzo inchino per salutare tutti i presenti, mentre Kojūrō ne esibiva un’ancora più profondo.

« Figlio mio, sono lieto che tu sia venuto alla riunione, prego siediti. » Rispose suo padre mentre gli indicava due posti liberi tra i consiglieri, sembrava che aspettassero solo loro per cominciare quella riunione.

« Ogni vostro desiderio è un ordine per me. » Kojūrō notò come quella posizione fosse nettamente scomoda, si trovavano al centro circondati da sguardi che altro non facevano che confermargli i suoi sospetti.

« Prego consigliere Kirita inizi a esporre i fatti. » A Masamune non sfuggì il tono del padre, era strano, pieno una frenesia che di solito non apparteneva al genitore. Si strinse nelle spalle, senza darlo a vedere e prestò attenzione a ciò che il consigliere Kirita stava per dire.

« Come già saprete tutti, i nostri confini sono aumentati grazie alle imprese del drago con un occhio solo… » Il ministro fece una pausa per dare più enfasi al suo discorso, mentre frasi piene di finta gratitudine riempivano la stanza: « Tuttavia, i nostri confini devono essere rafforzati a est, anche se abbiamo stretto alleanze con i nostri vicini, non possiamo non preparaci al peggio. » Il tono del consigliere fece ribrezzo sia a Masamune e Kojūrō sperò che il suo signore non sguainasse le spade.

« Abbiamo stretto patti di alleanze, con gli stati dell’est. Hanno giurato di essere nostri alleati, non vedo come tutto ciò possa presagire una guerra. » Il tono del drago con un occhio solo era furente, non avrebbe mai mosso guerra contro un alleato.

« I nostri ninja ci hanno detto il contrario, mio signore, sembra che gli stati dell’est si stiano organizzando per qualcosa, ma al momento il nostro esercito non possiede il numero sufficiente di soldati per poter attaccare. » Un altro ministro era intervenuto in aiuto del consigliere Kirita, mostrando delle lettere strane.

« E come pensate di agire, non abbiamo nulla in mano e io non muoverò il mio esercito per delle supposizione. » Masamune restava fermo sulla sua posizione, non avrebbe mai sguainato le sue sei spade contro gli innocenti.

« Inoltre l’esercito è molto provato, le ultime campagne militari sono state lunghe e sfiancanti, gli uomini hanno bisogno di riposo. » Aggiunse poi il drago osservando con il suo unico occhio le persone presenti in quella stanza.

« Proprio per questo, non possiamo sfruttare ancora di più gli uomini, dobbiamo agire d’astuzia. » Kirita aveva ripreso a parlare, e nel suo tono si poteva scorgere una nota divertita.


 Kojūrō guardò il suo signore e per l’ennesima volta sperò che continuasse a comportarsi come stava facendo in quel momento. Ormai i suoi sospetti erano del tutto confermati, gli avrebbero proposto un matrimonio per creare un’alleanza con un altro Shogun5, in modo tale da avere un esercito più grande e capace di intimorire ogni tipo di ribellione.

L’unica domanda era con chi si sarebbe dovuto sposare il suo signore, non vi erano molte famiglie che avessero una ragazza in età da marito e per di più molte di queste erano piccole famiglie della bassa nobiltà, non vi era una possibile pretendente.
Finché a un tratto nella sua mente apparve un nome ben noto a lui.

« Andremo dalla famiglia Shikea, hanno indetto una competizione per vincere la mano della loro unica figlia, vincerai e la sposerai in questo modo gli stati belligeranti vicini a noi dovranno stare più attenti e noi avremmo le forze militari e politiche per sconfiggerli su ogni fronte, senza contare il grande guadagno che ne deriverebbe! » Fu il sommo Teromune a finire il discorso del primo consigliere, Masamune strinse i pugni, non poteva disobbedire a un ordine di suo padre e attuale signore di Oshu.

Erano riusciti a incastrarlo per bene, il giovane drago con un occhio solo non poteva rifiutarsi, lo avrebbero minacciato in ogni modo, e anche se l’esercito era dalla sua parte di sicuro, i consiglieri e i ministri avrebbero minacciato le vite delle famiglie sei suoi uomini e lui questo non poteva permetterlo.

Dall’altro lato prendere moglie significava aver messo un cappio intorno al collo, la sua libertà sarebbe stata notevolmente ridotta dalle nuove responsabilità, una moglie che presumibilmente gli avrebbe dato un figlio. Masamune strinse i pugni, un figlio, quella era la responsabilità più grande, quel bambino sarebbe stato l’erede di due delle casate più importanti, Date e Shikea riuniti sotto un unico vessillo.

Guardò ogni singolo presente in quella stanza con l’occhio furente, li odiava tutti, avevano escogitato quel piano per ridurlo al loro volere, tutti sapevano come lui eccellesse nell’arte della spada e che non si sarebbe fatto sconfiggere da nessuno anche a costo di morire, il suo orgoglio non glielo avrebbe permesso di perdere anche per evitare tutto ciò.

« Sommo Teromune, non vi sembra una mossa avventata? Sappiamo che la famiglia Shikea è una delle più importanti e influenti di tutto il nostro paese, tutti parteciperanno a quella sfida anche clan rivali al nostro, avete considerato la possibilità che qualcuno ci tenda una trappola? » Kojūrō era esploso, non solo perché voleva aiutare il suo padrone a scappare da quella situazione ma anche perché dentro di sé uno strano presentimento si era fatto largo e se il loro scopo era quello di eliminare il giovane Masamune? Eliminare il giovane erede avrebbe fatto sì che tutto la casata Date passasse in mano ad uno dei suoi cugini, più fedeli ai consiglieri e ai ministri.

Era un piano ben congeniato, subdolo e che avrebbe portato vantaggi solo a una parte.

« Sì, ma siamo consci del fatto che gli Shikea faranno valere il fatto di essere uno stato neutrale, non saranno ammessi combattimenti al di fuori di quelli che si faranno per la mano della loro unica figlia, in caso contrario saranno loro stessi a intervenire. » Rispose Kirita, era insopportabile. Kojuro guardò i vari presenti nella stanza, erano circondati da iene. Presi a solo, ogni singolo elemento di quella stanza, erano deboli ma quando si alleavano, sapevano essere spietati.

« E sia, parteciperò a questa competizione. » La voce di Masamune riscosse tutti i singoli presenti, sbalorditi da una simile affermazione. L’occhio destro del drago si stupì a sua volta, sia i consiglieri sia i ministri si guardavano sconcertati, molto probabilmente aveva pensato che il suo signore si rifiutasse e che si scatenasse una guerra per assumere il comando. Kojuro sorrise, il suo signore era riuscito a vincere quella battaglia.

« Tra quanto si svolgerà? »
***
Il sole era in procinto di tramontare, Erena non si era mossa dalle sue stanze neanche sotto l’insistenza di suo cugino, aveva preferito restare lì in quelle quattro mura che l’avevano vista crescere a contemplare ancora quella realtà che presto le sarebbe stata sottratta.

Sapeva che tutto quello era solo un modo per allontanarla da ciò che suo padre le aveva chiesto anni addietro, prima di lasciare il loro mondo e andare a vivere insieme ai loro antenati. Proteggere quello che con tanta fatica e dedizione lui aveva costruito, proteggere suo cugino dalle grinfie di sua madre e di sua zia, non poteva fare affidamento sullo zio, un fantoccio nelle mani della moglie.

E ora quelle due donne avevano trovato sia il modo sia il pretesto per allontanarla da lui. Una volta che si sarebbero terminate le gare e fosse stato dichiarato il vincitore, lei lo avrebbe sposato e avrebbe preso i vessilli della nuova famiglia. Sarebbe stata portata lontano da tutto quello che le era caro.

Non voleva che succedesse.

Con calma si alzò e andò verso la porta della sua stanza, spostandola piano e uscendo. Aveva bisogno di schiarirsi le idee, aveva bisogno di aria nuova che la liberasse dal quel dannato senso di oppressione.

Camminava lentamente, ignorava i servi che le chiedevano se avesse bisogno di qualcosa, doveva uscire il prima possibile.

Una volta uscita dal palazzo respirò a pieni polmoni l’aria fresca della sera, si guardò intorno e poi come se guidata da un istinto naturale, andò verso il lago che era dentro le mura del suo palazzo ed iniziò a cogliere i fiori di loto immergendosi fino ad arrivare a bagnarsi le ginocchia mentre le sue vesti si inzuppavano inesorabilmente.

Raccoglieva più fiori che poteva, immergendosi fino ad arrivare nell’acqua più profonda. E quando le sue braccia non riuscirono più a prenderne altri, uscì dall’acqua e si diresse verso il tempio di famiglia, nella dimora dei suoi antenati.

Dispose i fiori come offerta votiva e accese i vari incensi poi iniziò a pregare, aveva disperatamente bisogno di aiuto, avrebbe accettato qualsiasi segno pur di essere certa che le sue preghiere fossero state ascoltate.

Pregò tanto da isolarsi completamente dal luogo che la circondava. Non riuscì neanche a sentire le voci dei servi che la chiamavano per sapere dov’era.

Una luce chiara la costrinse ad aprire gli occhi, si ritrovò in un giardino diverso da quello cui era abituata. Si guardò intorno in cerca di qualche indizio per capire dove si trovava, finché non apparve una figura ben nota ai suoi occhi. Suo padre stava venendo da lei, sorrideva mentre una pioggia di stelle cadenti iniziava a cadere su di loro.

Erena guardò la figura del padre fermarsi, avrebbe voluto alzarsi e correre verso di lui, buttarsi tra le sue braccia e stringerlo forte. Gli mancava terribilmente. Una forza sovrannaturale le impediva di muoversi e di parlare, ma nonostante ciò suo padre continuava a sorriderle indicò il cielo ed Erena guardò in quella direzione, in cielo si stagliava una grande luna calante dorata.
Guardò il padre in cerca di qualche spiegazione ma vide soltanto la sua figura sparire e una voce chiamarla insistentemente.

« Finalmente ti ho trovato Erena! » Fu la voce di Ryota a riscuoterla completamente da suo torpore, la sua figura era immersa in una luce abbagliante che costrinse Erena a coprirsi gli occhi.

Che cosa era successo, possibile che gli antenati le avessero dato un segno? Cosa voleva dire suo padre?  

« Dove…Cosa… »Anche se la sua voce era impastata dal sonno era sempre melodiosa e incantevole.

« Ti abbiamo cercato tutta la notte, mi hai fatto preoccupare! » Ryota si abbassò alla sua altezza prendendole il viso tra le mani. Il suo tono era pieno di ansia e i suoi occhi invece non facevano altro che guardarla, come per cercare di scovare una risposta sensata per quel comportamento sconsiderato.

« Devo essermi addormentata a un certo punto durante le preghiere. » Rispose alla fine Erena mentre, aiutata dal cugino, si alzava per uscire dal tempio di famiglia. Non prima di avere raccolto gli altri fiori, li avrebbe portati con sé nella sua stanza. Ryota sospirò, non era la prima volta che accadeva qualcosa del genere ma anche se sua cugina ritornava, sempre indenne lui non poteva non preoccuparsi. In molti avevano cercato di rapirla più di una volta per avere pretese sulla casata e non sapeva quale divinità ringraziare per essere sempre riuscito a ritrovarla e a riportarla a casa sana e salva.

« Non ci pensare ora, andiamo su, i pretendenti stanno arrivando e tu sei impresentabile. » Nonostante il suo tono di voce fosse serio, Erena riuscì a vedere che suo cugino era più tranquillo. Non voleva farlo preoccupare, ma era nella sua indole spingersi a tanto pur di trovare una risposta, una pioggia di stelle cadenti e una luna calante dorata. Cosa potevano significare?

« Mentre ero assente, è successo qualcosa? » Chiese curiosa, sperava in un qualche segno e che quello che avesse visto nel suo sogno non fosse solo un’allucinazione.

« Una pioggia di stelle cadenti. » Ryota era sorpreso da quella domanda, sapeva che sua cugina quando era in pensiero o aveva qualche problema si rifugiava dentro il tempio di famiglia e pregava per lunghe ore, non era mai successo niente, ma quella pioggia di stelle cadenti così improvvisa aveva fatto preoccupare gli astrologi che alla fine aveva interpretato il segno come un buon auspicio per quello che stava per avvenire. E come se niente fosse sua cugina chiedeva cosa era successo.

« Grazie. » Erena non disse nient’altro come se già sapesse tutto, stringeva i fiori di loto al petto mentre lo precedeva per entrare a palazzo dove una miriade di servi si riversò sulla sua adorata cugina per controllare come stesse.

Alzò lo sguardo al cielo, a breve sarebbero arrivati gli ospiti e lui li avrebbe dovuti accogliere fare le veci di padrone di casa e di futuro erede di quella casata, e in quel momento a Ryota venne un’idea, folle quel tanto che bastava per rendere più facile la vita di sua cugina.

L’avrebbe salvata anche a costo di scatenare una guerra.
***
« Masamune! Signore siamo quasi arrivati! » La voce di Kojūrō lo risveglio dai suoi pensieri, erano partiti il prima possibile, prendendo gli uomini più fedeli, un piccolo gruppo, quel tanto che bastava per poter resistere ad un attacco nemico ed erano subito partiti alla volta del feudo degli Shikea, un viaggio di tre giorni seguendo la strada principale, ma il suo signore aveva optato per tagliare tra i regni loro alleati e in una notte erano riusciti a raggiungere il castello.

« Perfetto! » E senza aggiungere altro spronò il suo cavallo ad andare ancora più veloce, mentre il suo occhio riusciva a scorgere i vessilli con i fiori di loto.

Sapeva che quella scelta l’avrebbe in un certo senso condannato per tutta la vita, ma era disposto a tutto pur di riuscire a battere i nobili che accerchiavano suo padre.Era una mossa rischiosa, ma lui amava il pericolo e poi si sarebbe scontrato con i guerrieri più forti, il suo ego non poteva non essere appagato da tutto ciò.

« Che la festa abbia inizio! »
 


Angolo autrice:
Ed ecco che in tempi ragionevoli riesco ad aggiornare questa storia, che dire, spero che il capitolo non risulti troppo lungo o pesante, descrivere una mentalità di un determinato tempo diverso dal nostro è molto difficile. Spero di essere riuscita nel mio intento.
Prima di tutto ringrazio tutti i lettori che hanno letto il prologo! Siete in tanti! Grazie mille!
Detto questo vi lascio un paio di precisazioni, che servono sempre gne, sono da ricondurre ai numeri che si trovano sopra le parole!
  1. Per quanto riguarda la figura di Masamune: fu un vero magnate del periodo sengoko e non solo un uomo mosso dal desiderio di sfidare le persone più forti per diventare ancora più forte.
  2. Teromune: nome biologico del padre di Masamune, è realmente esistito, nella storia credo che cambierò leggermente il suo carattere anche se su di lui si sa poco.
  3. L’età di Masamune: in realtà questa è stata una scelta arbitraria, ho pensato che questa fosse giusta per il suo personaggio.
  4. Gli Shikea: è la famiglia nobiliare che ho inventato, Ryota ed Erena sono gli eredi della casata, Ryota essendo maschio erediterà tutto mentre sua cugina Erena, essendo una donna, erediterà una piccola parte del patrimonio ( anche se lei non è realmente interessata a tutto ciò) e il titolo nobiliare. Spero che questi personaggi vi piacciano!
  5. Shogun: è il termine per indicare il feduo giapponese.
   
 
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