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Autore: Baerilio    24/06/2019    0 recensioni
*In un altro luogo, in un altro universo...*
America, 2008.
Il fenomeno dei quirk e la diffusione di supereroi e supercattivi ha avuto inizio da poco.
Federik Gorden è un ragazzo di soli 5 anni quando improvvisamente la sua vita cambia con
la scoperta del suo "superpotere".
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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"Come vostro nuovo sindaco, vi prometto che tutte le incomprensioni createsi verranno chiarite!" La voce risuonava echeggiante nella grande sala gremita di persone. "Signor Gorden, non ha risposto alla domanda: come ha programmato di agire in seguito alla diffusione dei mutanti?"

Mutanti, è così che chiamavano coloro che, nel 2008, avevano sviluppato o stavano iniziando a sviluppare capacità "sovrumane"; ed in America, durante quello stesso anno, le rivolte contro i cosiddetti mutanti da parte di coloro che non ottennero alcun potere si fecero sempre più comuni. La vita per tutti coloro che avevano effettivamente qualcosa in più si complicò e, nel piccolo paesino di Greenweeld, la tensione era ormai palpabile.

"Mamma, mamma!"

"Cosa succede tesoro mio?"

"Guarda cosa ho fatto!" Il piccolo Federik mostrò alla madre il suo piccolo capolavoro, un disegno della sua famiglia: c'erano lui, sua madre e suo padre.

La madre gli sorrise con sguardo ricolmo di gioia. "E' veramente un disegno stupendo, Fede." Lo prese poi in braccio, riempiendolo di piccoli bacini sulle guance che lui amava così tanto.

"A che ora torna papà oggi?" Lei si fece più cupa in viso. L'assenza del marito incideva molto sul suo umore, e non sapeva più cosa dire al piccolo Federik.

"Oggi... tuo padre starà ancora al lavoro fino a tardi, tesoro." Anche il volto del piccolo Federik si fece più triste. Anche se aveva solo cinque anni, sapeva che suo padre sarebbe tornato a tarda notte, troppo stanco ed assonnato per stare con lui.

"Quando starà ancora con noi?" Enrichetta si fece scappare una lacrima e rimase in silenzio. "Avevi detto che quando cambia lavoro stava più con noi..." Anche lui si fece scappare una lacrima, e dopo di essa un'altra ed un'altra ancora. La vita in casa era diventata dura senza il padre.

"Quindi, signor sindaco, la sua risposta?"

Jason prese un profondo respiro. Per quanto la sua carica da sindaco fosse appena agli inizi stava già venendo messa a dura prova. Jason si schiarì quindi la voce, avvicinandosi al microfono: "Penso che in questa sala, tutti, siamo partiti con il piede sbagliato. Lasciate che sia il primo a ricominciare ed a porvi le mie scuse..." Il pubblico pendeva, ormai, dalle sue labbra.

"Mi chiamo Jason Jacob Gorden, e sarò il vostro nuovo sindaco, ma questo lo sapevate già. Vorrei porvi le mie scuse per la mia poca chiarezza riguardo la mia posizione, però vorrei anche farvi una domanda: perché state chiamando delle persone, che fino a pochi mesi fa erano per voi il vostro panettiere, la vostra barista o addirittura un vostro amico, mutanti?"

La sala si fece improvvisamente silenziosa. Molte delle persone presenti abbassarono la testa, prese da una sorta di senso di colpa. Jason continuò:"La verità è che non c'è alcuna differenza fra noi e loro. Nessuno di coloro che chiamiamo mutanti ci odia o ci disprezza, hanno solo paura di non riuscire a tornare a far parte di questa società e delle nostre vite. Cari cittadini, date tempo al tempo e provate a parlare con queste persone. Scoprirete che quello che state o stavate pensando era solo paura del diverso, quando questo diverso non esiste. Non ho nient'altro da aggiungere."

Il pubblico bisbigliò per qualche secondo e, mentre il sindaco stava per andarsene, partì un applauso di massa. Jason si girò, con volto sorridente e con occhi sicuri di sé. Quel giorno aveva fatto la differenza. Si avvicinò ad uno dei suoi collaboratori: "Ho fatto un bel lavoro, vero?"

"Certo signor Gorden. Vuole scappare a casa, vero?" Jason fece un cenno di conferma. "Bene allora, per oggi penso possa bastare... Ascoltatemi tutti! Il sindaco ora tornerà a casa! Nei prossimi giorni sarà ben lieto di rilasciare un'intervista più nel dettaglio per chiunque fosse interessato!" Jason salutò il pubblico e corse verso la macchina, mettendola in moto e guidando con gran fretta verso casa, dove lo aspettavano sua moglie e suo figlio.

Alle 19:31 Jason arrivò davanti alla porta di casa e bussò. Sua moglie aprì, con gli occhi rossi ed incredula, abbracciò il suo amato. "Sei arrivato giusto in tempo per la cena, amore.".

"Sapevi benissimo non me la sarei persa per nulla al mondo! E' per caso..."

"Sì, pasta con panna e salmone, la tua preferita." Federik arrivò alla porta, giusto in tempo per vedere suo padre entrare.

"Ciao papà!" Gli saltò in abbraccio, stringendolo forte fra le sue piccole e deboli braccia.

"Ciao Federik... mamma ha detto che hai qualcosa da farmi vedere, cosa è?"

   
 
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