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Autore: Soul_light04    24/06/2019    1 recensioni
[Tratto dal testo]
Ad ogni modo, aveva avuto tempo di riflettere sulla malattia ed era arrivato ad odiarla. Ad un occhio esterno poteva apparire affascinante, quasi bella. Morire letteralmente per amore. Ma questa consapevolezza premeva in Midoriya sul petto, gli trafiggeva il cuore con le spine di quelle rose che crescevano dentro di lui, ogni giorno di più. Viveva in un costante stato di allerta, sapendo che sarebbe potuto soffocare da un momento all’altro. Un fiore insanguinato gli sarebbe rimasto tra le labbra, quando avrebbero trovato il suo corpo. Immacolato ma sporco. Puro ma peccaminoso. Midoriya, nonostante tutto, non aveva mai smesso di amare Todoroki con ogni fibra del suo essere.
***
[Hanahaki Disease] [Tododeku - Midoriya Izuku/Todoroki Shouto] [Hurt/Comfort]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Ochako Uraraka, Recovery Girl, Shouto Todoroki, Tenya Iida
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Midoriya Izuku era impaurito dai temporali da quando ne aveva memoria, specialmente nei momenti in cui il fragore dei lampi e il feroce sbattere delle gocce di pioggia sulle finestre, simili a proiettili, era così forte da attutire ogni altro suono. Naturalmente la situazione era un po’ migliorata, crescendo, tuttavia a volte non riusciva a prendere sonno fino all’alba, quando tutto cessava.
Era una piovosa notte di gennaio, Midoriya abbandonò il calore delle coperte e sgusciò fuori dal letto, attraversando la stanza a tentoni, strisciando la mano contro il muro, sbattendo l’alluce contro la libreria nel tentativo di mettersi le ciabatte.
Il corridoio era lievemente illuminato dalla luce proveniente dalla sala comune, impedendogli di scontrarsi con le mura e le porte degli altri dormitori. Evidentemente non era l’unico sveglio.
Girò il corridoio un paio di volte, il cuore a mille e braccia e gambe scosse da brividi di freddo, solo per cercare di scaldarsi, fallendo miseramente. Si decise allora di affrontare chiunque popolasse la sala comune a quell’ora – doveva essere più o meno l’una – per prendere una camomilla e, magari, scaldarsi.
Entrò nella sala comune, non degnando d’uno sguardo chiunque fosse seduto sul divano, interessato esclusivamente a bere al più presto qualcosa di rilassante e bollente.
Dovette rivedere le sue priorità nell’attimo in cui la persona misteriosa lo chiamò, con voce lievemente sorpresa: “Midoriya?”.
Il ragazzo avrebbe potuto riconoscere quel timbro ovunque: dopotutto si trattava di Todoroki Shouto, sua affascinante cotta da quasi due anni. Si voltò lentamente verso l’altro, che indossava un semplice pigiama in cotone, azzurro; la parte inferiore del suo corpo era interamente sovrastata da una soffice coperta di lana, che Midoriya invidiava tanto.
“T-Todoroki! C-Ciao, che… che piacere ve-vederti!” Balbettò Midoriya imbarazzato, spiccicando una risatina nervosa subito dopo e arrossendo fino alla punta dei capelli.
Todoroki alzò un sopracciglio e disse, esitante: “anche per me è un piacere vederti, ma che ci fai sveglio a quest’ora?”.
“Oh beh… non riesco a dormire… sai, per il temporale, così sono venuto a prendere qualcosa di caldo” Rispose Midoriya per poi dirigersi verso la cucina per bollire l’acqua.
Todoroki attese sullo stipite della porta, avanzando solo per riporre la tazza da lui utilizzata – una semplice tazza bianca, in realtà, probabilmente datata già di qualche anno e dal bordo scheggiato – e lo squadrò con le sue impassibili iridi eterocromatiche, che tanto affascinavano e intimorivano Midoriya.
I due tornarono nella sala comune, sedendosi sul divanetto. Todoroki afferrò una coperta e se la mise sulle gambe e dopo qualche minuto di silenzio la offrì anche a Midoriya, che accettò volentieri. La coperta non fu la sola cosa a riscaldarlo: Todoroki era a meno di un metro da lui e irradiava un leggero torpore che non dispiacque affatto a Midoriya. Sorseggiò la sua bevanda, godendosi la compagnia della sua cotta.
Izuku si era innamorato di Todoroki il primo anno alla UA, durante il Festival Sportivo. Egli gli aveva aperto il suo cuore, aveva condiviso con lui i suoi segreti più profondi e Midoriya non sapeva ancora come ripagarlo. Successivamente all’evento, i due passarono molto tempo insieme: Midoriya lo convinse a sedersi vicino a loro durante la pausa pranzo, e così Todoroki fece amicizia anche con Ochaco e Iida, instaurò una rivalità – sentita più dall’altro che da Todoroki stesso, in verità – con Bakugou e, di conseguenza, ebbe anche occasione di conoscere Kirishima e Tsuyu. Oltre a loro si avvicinò a Yaoyorozu, Tokoyami e Sero, che alloggiava nella stanza accanto alla sua. Midoriya non poté non essere immensamente felice quando Todoroki gli aveva rivelato, quasi per caso, che era uno dei suoi amici più cari.
“Ehi, Todoroki” Disse all’improvviso Midoriya, infrangendo la quiete ricreatosi, “come mai sei anche tu qui?”.
Il bel viso di Todoroki si rabbuiò qualche secondo, prima di tornare alla solita, fredda espressione, però non rifiutò di dare spiegazioni a Midoriya.
“Ho avuto un incubo” Disse laconico, “su mia madre”.
Le labbra di Midoriya si dischiusero formando una ‘O’, indicando a Todoroki che era sorpreso.
Dopo quella frase, Midoriya cercò a lungo le parole giuste da dire, ma si rese presto conto che non esistevano; ovviamente non poteva pienamente comprendere il dolore di Todoroki, e dire banalità tipo “mi dispiace” o “ti capisco” erano uno spreco di fiato. Perciò Midoriya non proferì parola, preferendo avvicinarsi di qualche centimetro, come a fargli intendere che lui c’era e ci sarebbe stato.
Todoroki parve apprezzarlo profondamente, poiché sorrise dolcemente. Midoriya ricambiò felice, voltandosi completamente verso di lui. Ma la mossa successiva di Todoroki lo lasciò attonito, se non spiazzato: gli prese le spalle e si avvicinò sempre di più a lui con uno sguardo imperscrutabile; ciò costrinse Midoriya ad abbassare gli occhi, che rialzò solo quando Todoroki gli mise due dita sotto il mento. Una tinta rosso ciliegia gli colorò le guance alla vista di quanto gli fosse vicino. Poi Todoroki, inaspettatamente, schiacciò le sue labbra su quelle di Midoriya in un caldo bacio.
Si staccarono poco dopo, ansimanti, per riprendere immediatamente
      ***
 
Il mattino seguente, Midoriya non si era mai sentito così stanco, ma non c’erano parole per descrivere quanto fosse euforico. Rendendosi conto di essere sveglio, tenne gli occhi chiusi per un paio di minuti, un sorriso estasiato sul volto al solo pensiero che, di fianco a lui, avrebbe trovato Shouto Todoroki, sua immensa cotta – con cui aveva passato la miglior notte della sua vita – completamente nudo, adagiato sul suo letto come un dio. Tuttavia, il sorriso di Midoriya affievolì quando si rese conto che accanto a sé non avvertiva nessun calore, nessun respiro leggero, nessun suono. Niente di niente.
Sbatté le palpebre più volte, chiedendosi improvvisamente se fosse stato tutto un vivido sogno; era nudo, un po’ sudato a dire il vero, lo spazio dove aveva dormito Todoroki era tiepido. Non poteva essere stato tutto un sogno.
Pensò – sperò, più che altro – che Todoroki fosse semplicemente andato a farsi una doccia, e che non si fosse assolutamente pentito delle sue azioni. Eppure quest’ultima opzione era quasi impossibile, nella mente di Midoriya, poiché era stato proprio Todoroki a baciarlo e a chiedergli se volesse andare in camera sua, la più vicina.
Midoriya, nuovamente pieno di vita e di voglia di rivederlo, si fiondò nei bagni, si fece una doccia e si lavò velocemente i denti, poi corse le scale fino all’appartamento di Todoroki, bussando un paio di volte, senza ricevere risposta.
“Midoriya, buongiorno!” Lo chiamò Sero, uscendo dalla stanza vicino a quella di Todoroki con la divisa scolastica.
“Buongiorno” Ricambiò Midoriya, lanciando occhiate furtive alla porta.
“Se stai aspettando Todoroki, credo sia già andato nell’edificio principale” Gli disse Sero con aria lievemente preoccupata.
L’umore di Midoriya appassì come un fiore, lo ringraziò e se ne andò. Per tutto il viaggio verso la UA, Midoriya non poté non torturarsi il cervello con mille domande e ipotesi sullo strano comportamento di Todoroki. Arrivato in classe, sorrise vivacemente ai suoi compagni e si diresse subito verso il banco di Todoroki.
“Ehi” Lo salutò.
Il ragazzo alzò lo sguardo dopo cinque secondi, rispondendogli distrattamente. Midoriya, lievemente sconsolato, tornò al suo posto e ripassò per la lezione successiva.
Midoriya divette presto rendersi conto, con suo grande sconcerto, che Todoroki Shouto era tornato il ragazzo freddo e impassibile di prima. La dolcezza con cui l’aveva accarezzato e baciato, le meravigliose parole che lo avevano fatto sentire speciale, almeno per quella notte. Era tutto svanito.
Il suo cuore si incrinò per la prima volta in vita sua, ma non fu come si aspettava: credeva che si sarebbe sentito immensamente triste, disperato, eppure non sapeva dire se ciò che provava fosse meglio o peggio; Midoriya Izuku era vuoto, senza emozione. O almeno così fu il primo giorno. Al posto di avvertire un peso invisibile gravargli il petto, Midoriya dovette farsene carico nei polmoni e in gola.
Tossì tutta la notte, rischiando più volte di svegliare i suoi vicini.
Il giorno dopo, Midoriya si convinse a parlare con Todoroki. Se si fosse pentito, avrebbe preferito sentirselo dire in faccia piuttosto che essere trattato con una freddezza che lo uccideva dentro.
“Todoroki, dovrei parlarti” Gli disse, in viso dipinta un’espressione di forte determinazione che intimorì gli altri presenti.
Il ragazzo non si lamentò e non gli chiese niente, seguendolo in corridoio e, una volta giunti in uno spazio abbastanza appartato, inarcò un sopracciglio, invitandolo a parlare.
“Vorrei parlarti…” Deglutì, improvvisamente esitante, “della notte scorsa… quella del temporale”.
Il volto di Shouto rimase impassibile, tuttavia Midoriya poté cogliere, anche se per un breve attimo, un accenno di panico nei suoi occhi.
“Sì, capisco” Iniziò, “mi dispiace averti messo a disagio, non era mia intenzione”.
Non fu assolutamente la risposta che si aspettava, perciò si affretto a dire: “No, no, non mi hai messo a disagio! Volevo chiederti… beh… perché l’hai fatto?”.
Una breve, luce di speranza si accese nel petto di Midoriya. Considerato che Todoroki non aveva espresso in alcun modo di essersi pentito, allora forse…
Ma le sue parole lo trafissero come lame.
“Sinceramente, Midoriya, ti ho trovato e ti trovo anche ora attraente, nulla di più. Perciò ho pensato che potessi provare questo genere di esperienze con te”.
Midoriya non udì nemmeno i suoi saluti, non lo vide tornare in classe. Era pallido, fermo sul posto come uno stoccafisso. Nelle sue orecchie non filtrava alcun rumore, se non quello di un vetro che si infrangeva al suolo, riducendosi in tanti, piccoli pezzi. Impossibili da riassemblare, un po’ come il suo cuore.

 
***
 
Non seppe se provare paura, sgomento o indifferenza quando, dopo appena due giorni dall’accaduto, tossì dei delicati petali bianchi. Svolazzarono fuori dalla sua bocca e si posarono delicatamente sul suo palmo. Midoriya li squadrò, stranito, assolutamente sicuro di non aver mai mangiato un fiore in vita sua; prese un petalo tra le dita e lo rigirò, lo osservò e si rese conto che pareva un ordinario, semplice petalo. Non aveva nulla di strano.
Scrollò le spalle, aprì la finestra e li liberò soffiandoci sopra; vennero trasportati lontano, dal vento. Successivamente Midoriya si preparò in fretta e raggiunse i suoi compagni di classe per fare colazione.
“Buongiorno Deku!” Uraraka Ochaco, una delle sue prime amiche, lo salutò allegramente e gli offrì una fetta di pane imburrato, che Izuku accettò. Iida Tenya, rappresentante di classe nonché suo amico, gli rivolse un cenno e tornò a leggere il quotidiano.
“Buongiorno Uraraka, Iida” Si sedette di fianco a loro e iniziò a mangiare. Di Todoroki, per fortuna, non si vedeva nemmeno l’ombra.
“Deku” Iniziò Uraraka con uno sguardo preoccupato, “è successo qualcosa?”.
Iida abbandonò la sua lettura per ascoltare la risposta del suo amico; era impossibile dire che stesse bene dato che, da ormai due giorni, profonde occhiaie lambivano il suo viso incredibilmente pallido. Gli occhi smeraldini erano leggermente arrossati alla mattina e il ragazzo non mostrava più la spensieratezza e l’ottimismo di prima.
“No, perché?” Disse Midoriya in tono palesemente tirato.
Uraraka sospirò e lo lasciò in pace, Iida tornò alla sua lettura. Midoriya era estremamente grato ai suoi amici per non porgli mai domande alle quali non voleva rispondere, per di più senza offendersi. Semplicemente aspettavano che fosse Midoriya ad aprirsi spontaneamente con loro.
Finita la colazione, i ragazzi si lavarono i denti e si recarono alla UA. La classe era già popolata da Momo Yaoyorozu, una alquanto assonnata Kyoka Jirou, da Tsuyu Asui, che agitò la mano nella loro direzione quando entrarono in classe e, purtroppo per Midoriya, da Todoroki, che si unì a loro per chiacchierare prima della lezione.
“Midoriya, sei sicuro di star bene?” Disse Tsuyu. Midoriya semplicemente annuì, ma prese a tossire convulsivamente quando vide Todoroki avvicinarsi a loro.
Midoriya si assentò inventando una scusa veloce e camminò a passo veloce verso il bagno. Si chiuse dentro e si accovacciò, tossendo sempre più forte. All’ultimo colpo, sei petali erano magicamente apparsi sul pavimento piastrellato. Si accigliò e uscì dal bagno, ignorandoli ancora.
Le lezioni passarono velocemente. Ogni tanto Midoriya tossicchiava, ma nessun petalo, per fortuna, apparve magicamente – sarebbe stato strano spiegarne l’origine, anche perché era ignota pure a lui.
Evitò accuratamente di parlare con Todoroki, che sembrò non percepirlo nemmeno. Stette tutto il giorno incollato a Iida e Uraraka, che non fecero altre domande ma gli lanciarono occhiate sospettose e preoccupate.
“È successo qualcosa con Todoroki?” Era inevitabile che, prima o poi, qualcuno si accorgesse di come Midoriya si stesse impegnando al massimo per non parlargli o per non stargli neanche vicino. Solo, non si aspettava che la persona in questione fosse il professor Aizawa. Quella fu la prima domanda che gli pose non appena entrò nel suo ufficio, durante la pausa pranzo.
“No professore” Rispose immediatamente, una nota di panico nella voce. Aizawa sospirò stancamente e si massaggiò le tempie.
“Ne sei sicuro?”
“Sì”
“Bene, allora puoi andare. Se c’è qualche problema puoi sempre parlarne con me, con All Might, Recovery Girl e qualsiasi altro professore” Midoriya restò sorpreso dalla rude gentilezza del tono di Aizawa, che parve apprezzare almeno un pochino il sorriso grato che gli rivolse.

 
***
 
Nel giro di una settimana e mezza, la situazione parve solo peggiorare. Da pochi attacchi di tosse al giorno, Midoriya era passato a vivere un weekend da incubo rinchiuso nella sua stanza, il copriletto di All Might invaso da tanti candidi petali. Aveva chiesto espressamente ai suoi compagni di classe di non venire a trovarlo, inventandosi la scusa di star male – cosa in realtà più vera che falsa – oppure di doversi cimentare in “uno studio matto e disperatissimo” per passare i prossimi test. I ragazzi, seppur straniti, avevano acconsentito senza domande o proteste.
Midoriya si fece vedere solo durante i pasti, rigorosamente troppo presto perché la sala comune fosse affollata quanto lo fosse nelle ore di punta. Tuttavia, al ragazzo non fecero che bene due giorni di beata solitudine: non solo ebbe davvero occasione di portarsi avanti con gli studi, ma poté riordinare in tutta tranquillità i fumetti e le action figure di All Might, sistemare l’armadio, fare esercizio, realizzare dei grafici sulle debolezze e sui punti di forza delle unicità dei suoi compagni di classe, elaborando tecniche offensive e difensive ed ebbe addirittura il tempo di chiamare sua madre e aggiornarla su come stesse andando la vita al dormitorio della UA, ovviamente senza sfiorare minimamente l’argomento “cuore spezzato”. Inoltre, stare alla larga dalle occhiate sospettose di Iida, le espressioni preoccupate di Uraraka che lo facevano sentire irrimediabilmente in colpa e, soprattutto, stare alla larga da Todoroki in generale, sortì in lui l’effetto di una camomilla. Era tornato tranquillo, quasi sereno, se non fosse per i pensieri e per le congetture irrealizzabili che ancora erano vividi nella sua mente, come le sue taglienti parole.
Ad ogni pensiero su Todoroki Shouto equivaleva un colpo di tosse e la fuoriuscita di petali bianchi. Pensò che forse sarebbe stato meglio parlarne con Uraraka e Iida, o almeno con All Might.
Midoriya iniziò seriamente a preoccuparsi di ciò che gli stesse accadendo quando, dopo un colpo di tosse particolarmente forte, una chiazza di sangue gli sporcava le mani insieme ai nuovi petali, anch’essi macchiati.
Con il cuore che batteva all’impazzata, uscì dal dormitorio mezz’ora prima degli altri e si diresse in tutta velocità alla UA, percorrendo i vari corridoi prima di trovarsi davanti alla porta dell’infermeria.
Bussò, battendo insistentemente il piede destro contro il pavimento e strusciando i palmi sudati contro i pantaloni della divisa nel disperato tentativo di asciugarle prima che Recovery Girl aprisse la porta.
“Midoriya” Disse la vocetta stridula di una vecchietta, fin troppo conosciuta, da dietro di lui, “è da tanto che non ti vedo; non ti sarai rotto qualche osso di prima mattina, vero?”.
“N-No” Mormorò Midoriya guardandosi nervosamente intorno. Recovery Girl, notando il suo viso mortalmente pallido e le sopracciglia corrugate in un’espressione angosciata, lo fece sedere sul letto e attese che le spiegasse il motivo di quella visita tanto improvvisa quanto inaspettata.
Le risposte che cercava arrivarono non appena Midoriya aprì bocca per parlare: fu scossò da forti colpi di tosse, si portò le mani davanti alla bocca e, quando gli attacchi terminarono, mostrò il palmo della destra a Recovery Girl. Esso era macchiato di sangue e candidi petali, grandi quanto quelli di una rosa, usurpati da goccioline vermiglie.
Lo sguardo disperato che ricevette da Recovery Girl fece intendere a Midoriya che sì, sapeva cosa gli stesse succedendo, e che non era assolutamente nulla di buono.
“Da quanto tempo, Midoriya?” Domandò, rifiutando di guardarlo negli occhi.
“Io… penso da circa due settimane. Mi scusi, ma cosa sono questi petali, perché tossisco sangue? Io… io proprio non capisco, la prego, mi spieghi” Disse supplice Midoriya, alzandosi per lavarsi le mani.
Recovery Girl prese una sedia e si sedette vicino al letto – dove invitò Midoriya a risedersi – e sospirò: “Vedi, si tratta del Morbo di Hanahaki”.
“E cosa sarebbe?” Chiese Midoriya, avido di risposte.
“È una specie di malattia ancora non molto conosciuta, che colpisce una bassa percentuale di persone che soffrono per un amore non corrisposto. Consiste nel tossire e vomitare petali di fiori (il fiore dipende dal tipo di persona) poiché una pianta sta crescendo nei tuoi polmoni e…” S’interruppe con un singhiozzo, “… e se non viene curata, la persona che ne è affetta muore per… per soffocamento”.
Il cuore di Midoriya si fermò. Quindi stava davvero per morire? Non c’era davvero altra soluzione?
“M-Ma… non c’è… non c’è nessuna soluzione?” Sussurrò con un filo di voce. Tutti i suoi sogni erano infranti; in quel momento volle ardentemente odiare Todoroki, ma non ci riuscì. Ricacciò indietro le lacrime e strinse i pugni con forza, guardando la donna negli occhi.
Recovery Girl spiegò: “Ci sono due opzioni: è possibile, grazie alla chirurgia, rimuovere la pianta che sta crescendo dentro di te.” iniziò, “ma la maggior parte delle persone affette decide di non curarsi”.
Midoriya scattò: “E perché mai?”
Il ragazzo non capiva come si potesse rinunciare alla vita pur di non operarsi. Ovviamente comprenderebbe se fosse per una questione economica; tuttavia, come Recovery Girl completò la frase, cambiò completamente il suo punto di vista.
“Midoriya caro, è perché operandosi non solo si perdono i ricordi della persona amata, ma si è incapaci di provare qualsiasi sentimento o ambizione” Disse con voce dolce, accavallando la gamba destra sulla sinistra e regalandogli un sorriso di rammarico.
“Rammento di una ragazza che conoscevo in gioventù” Raccontò, “che s’era follemente innamorata di un nostro professore ma questi, ovviamente, la rifiutò. Allora la ragazza si ammalò del Morbo di Hanahaki e, successivamente, si operò. Lasciò la scuola e la rincontrai, anni dopo. Preferisco non descriverti come fosse, anzi, forse non è nemmeno possibile trovare le parole giuste. Ma la decisione è solo tua, Midoriya”.
“Mi scusi, ma prima ha parlato di un’altra opzione” Intervenne Midoriya stringendosi nelle spalle. Non concepiva l’idea di rinunciare ai suoi sogni, ai suoi sentimenti. Se si fosse operato, Midoriya sarebbe divenuto solo un guscio vuoto, incapace di vivere. E allora a cosa sarebbe servito vivere, respirare? Non avrebbe provato gusto per nulla, non avrebbe più avuto l’aspirazione di diventare un eroe e salvare le persone con un sorriso, proprio come All Might; e a proposito di lui, non avrebbe più sentito ammirazione nei suoi confronti.
“Midoriya, la seconda opzione è un caso più unico che raro, non so se…”
“La prego, mi dica!” La incitò Midoriya. Anche se non avrebbe avuto speranze, voleva almeno soddisfare la sua curiosità.
“Se la persona di cui sei innamorato ti confessasse sinceramente i suoi sentimenti, beh… la pianta sparirebbe e tu guariresti” Disse, “ma, come ho detto, è un caso più unico che raro. Il morbo si sviluppa appunto perché la persona crede che il suo sia un amore non corrisposto, ed è difficile che si sbagli”.
Midoriya tossicchiò un po’.
“Potresti raccontarmi per chi è iniziato?” Domandò Recovery Girl, alzandosi e trafficando con il mazzo di chiavi che teneva in tasca, aprendo la credenza dei medicinali e consultando attentamente ogni etichetta per poi prendere una boccetta contenente un liquido traslucido rosso fragola e porgerglielo.
Avvampò alla domanda.
“Prendilo, è per il mal di gola. Immagino che bruciore, dopo tutto quel tossire” Proferì, riaccomodandosi e aspettando che il ragazzo ingurgitasse lo sciroppo dal sapore zuccherino.
“Ehm… ecco, vede…” Midoriya esitò. Prese un profondo respiro, si fece coraggio e raccontò a Recovery Girl l’intera storia, di come fosse sgattaiolato fuori dalla sua stanza nella migliore delle intenzioni, di come avesse trovato Todoroki nella sala comune e di come quest’ultimo lo avesse baciato – omettendo ciò che era successo immediatamente dopo – e del suo comportamento freddo e di cosa avesse risposto alla richiesta di spiegazioni di Midoriya.
“Oh, è una situazione abbastanza complicata allora, ragazzo” Commentò Recovery Girl, portandosi due dita a massaggiarsi il mento pensierosamente e socchiudendo gli occhi, come se ci fosse qualcosa di strano nell’intera faccenda. Izuku pregava, imbarazzato più che mai, che Recovery Girl avesse capito ciò che era successo dopo il loro bacio.
“Comunque sia, Midoriya, dovresti avvertire almeno un insegnante riguardo la tua condizione in modo da poter essere mandato in bagno più spesso, visto che, te lo dico francamente, sarà sempre peggio” Sentenziò, rimettendo la sedia al suo posto mentre Midoriya si alzava in piedi, pronto per andare in classe.
Annuì: “Sì, credo di dover avvertire All Might della situazione”.

 
***
 
Midoriya corse per una rampa di scale rischiando più volte di inciampare, appena finirono le lezioni mattutine. Scavalcò gli studenti che gli passarono davanti, concentrandosi solo sulla forte schiena davanti a lui.
“All Might aspetti, la prego!” Urlò attirando finalmente l’attenzione del professore, che si voltò verso di lui con un sorriso gigante che pareva essere perennemente presente sul suo viso.
“Buon pomeriggio giovane Midoriya!” L’uomo gli batté una mano sulla spalla, facendolo barcollare. Midoriya gli chiese se potessero parlare in privato e All Might, piuttosto allarmato dalla sua espressione, lo condusse verso la sala professori, ma in mezzo al tragitto vennero fermati da Recovery Girl. Ella insistette per farli accomodare nell’infermeria, diede un’altra volta lo sciroppo per la gola a Midoriya e gli consegnò uno spray da portarsi in giro.
“Giovane Midoriya, di cosa volevi parlarmi?” Chiese All Might.
Recovery Girl prese la parola e, dopo essersi scusata con Midoriya per l’intromissione, raccontò l’intera storia ad All Might, il sorriso si sostituì ad un’espressione corrucciata, le labbra strette in una linea dura e gli occhi, solitamente d’un radioso azzurro, si oscurarono.
“Va… va bene, giovane Midoriya…” Mormorò All Might; poi fece la cosa che Midoriya si aspettava di meno: gli sorrise. Certo, era teso e l’atmosfera tra loro era fendibile con un grissino, eppure Midoriya si ritrovò ad ammirarlo ancora di più per aver trovato la forza di sorridere pure ad un evento così poco prevedibile e, soprattutto, così tragico. Avrebbe tanto voluto diventare come lui.
Il ragazzo accennò ad un piccolo, timido sorriso.
“Allora parlerò con Aizawa” Annunciò, “in caso in cui tu abbia bisogno di un esonero dagli allenamenti o dalle lezioni”.
“A-Aspetti!” Disse Midoriya. “Non gli dica perché, per favore. Preferirei mantenerlo… ehm… segreto”.
All Might annuì e, regalandogli un ultimo, quasi incerto sorriso, partì alla volta dell’ufficio di Aizawa.

 
***
Era ormai passato un mese dalla ‘meravigliosa’ scoperta di Midoriya e, nonostante le occhiaie sul suo viso e i segni suoi occhi fossero sempre arrossati e la voce roca, non fecero domande. Aveva notato che già da una o due settimane anche Todoroki stesse iniziando a vedere qualcosa e, probabilmente, si era accorto che Midoriya lo evitava come la peste. In classe abbandonava il suo gruppo per porre ad Aizawa inutili questioni sulle lezioni precedenti, oppure si fermava a fingere di ascoltare i pettegolezzi di Tooru Hagakure e Mina Ashido o a scambiarsi opinioni su vari gruppi musicali con Jirou, Tokoyami e Kaminari.
Tutti in classe avevano compreso che qualcosa non andasse in Midoriya e persino Bakugou – Bakugou – pareva più quieto del solito, intorno a lui.
Il più preoccupato – o almeno, colui che si mostrava incessantemente in pensiero per l’amico e non faceva altro che indagare – era Iida. Se inizialmente si era mostrato paziente e discreto, nel giro di tre settimane era diventato tutt’altro, sebbene mostrasse una certa riluttanza nel comportarsi in modo troppo invadente dinanzi a Midoriya.
Un martedì, durante l’ora di pranzo, Midoriya sedeva insieme a Iida, Uraraka, Kirishima e Bakugou ad un tavolo, gustandosi il suo katsudon. La sua pace interiore venne compromessa dall’arrivo di Todoroki, che si accomodò a capotavola e conversò con Uraraka e Kirishima. Le mani di Midoriya fremettero, avvertì di nuovo la fastidiosa quanto conosciuta di un groppo che gli risaliva la gola. Si costrinse non tossire davanti ai suoi amici, tuttavia sentiva che questa sarebbe stata la volta peggiore.
“Midoriya, non mangi?” Chiese Iida, aggiustandosi gli occhiali.
Si alzò di slancio dal suo posto e, portandosi il palmo destro davanti alla bocca, rispose: “Perdonatemi, ragazzi, non ho fame. Credo che andrò in ba-” s’interruppe, intraprendendo una corsa a perdifiato verso il bagno dei maschi.
“Ma che diavolo ha quel nerd di merda?!” Sbottò Bakugou.
Iida e Todoroki scattarono in piedi.
“Aspetta, Todoroki, meglio che vada solo Iida” Disse nervosamente Uraraka. Todoroki assottigliò gli occhi, ma capì il consiglio dell’amica: Midoriya lo stava evitando per ragioni a lui totalmente ignote e non aveva idea di cosa fare per sistemare la situazione, visto che Midoriya scappava da lui ogni volta che lo avvistava.
“Non ho idea di cosa abbia Midoriya in questi giorni” Mormorò Uraraka, “ma non mi piace. Proprio per niente”.
Todoroki non rispose, squadrando l’entrata della mensa che Iida aveva varcato appena un secondo prima.
In men che non si dica Iida fu in bagno, bussando insistentemente all’unica porta chiusa.
“Midoriya, apri!” Gli ordinò in tono autoritario. Dal ragazzo non ricevette risposta, ma udì dei rumori sospetti.
“Midoriya!”
Ancora nulla, solo dei colpi di tosse.
“Ti prego, Midoriya…” Disse, disperato tanta era la tensione che lo attanagliava, “se c’è qualcosa che non va, dovresti parlarne con noi… dopotutto, noi siamo i tuoi amici, no? Siamo tutti molto preoccupati”.
“C’è – tossì – c’è qualcun altro con te?” Domandò Midoriya con un fil di voce.
“No, siamo solo noi due qui” Rispose Iida.
La porta si spalancò e spuntò un Midoriya piuttosto barcollante, terribilmente pallido e con un rivolo di sangue che gli scivolava dalla bocca al mento. Non osò guardare Iida dagli occhi.
“M-Midoriya… cosa sta…?” La frase rimase a metà ma Izuku, al posto di spiegare a parole, lo fece entrare e gli indicò con un cenno la tazza del water. In essa era ben visibile del sangue e dei candidi petali di rosa, grandi quanto monete.
Ancora non capendo, Iida gli lanciò uno sguardo a metà tra il terrorizzato e l’interrogativo.
“Soffro del Morbo di Hanahaki” Disse, “è una… ehm… malattia che si sviluppa quando l’amore di una persona non è corrisposto, ma è abbastanza rara”.
“E in cosa – s’interruppe, cercando le parole giuste per non offendere l’amico con la sua ignoranza – in cosa consiste?”
“Beh – disse Midoriya grattandosi il retro del collo – in pratica una pianta mi sta crescendo nell’apparato respiratorio e…” Fece una pausa, deglutendo, poi continuò con un sussurro: “diventerà così grande da farmi soffocare”.
“Nel frattempo tossisco fiori e sangue. In realtà oggi ho vomitato, quindi credo che i sintomi stiano… peggiorando”.
“Non… non è possibile” Bisbigliò Iida. Il suo intero corpo ebbe la pulsione di abbracciarlo, ma Midoriya gli sorrise tristemente e si appoggiò con la schiena al muro, strisciando fino ad essere sulle fredde piastrelle grigie del pavimento.
Iida presto lo raggiunse e restarono in silenzio per diversi minuti, tuttavia a nessuno dei due dispiaceva: era uno di quei silenzi confortevoli, molto meglio di parole dette a vuoto.
“Non credo di poter seguire le lezioni, oggi” Esclamò d’un tratto, reggendosi con le braccia la bocca dello stomaco che Iida ipotizzò essere dolorante.
“Sarebbe meglio avvertire Aizawa della situazione”
“Hai ragione. Potresti riferirglielo tu?” Chiese e Iida annuì.
“Posso sapere chi è la persona in questione?” Disse d’un tratto. Si affrettò a spiegargli che ovviamente era solo una mera curiosità e che non era strettamente necessario soddisfarla. Midoriya, con una sottospecie di risolino, scosse la testa e mormorò: “Todoroki”.
“O-Oh” Era sorpreso, senz’altro. Il silenzio ripiombò, ancora una volta, su di loro.
Midoriya tossicchiò e un petalo solitario si posò sul pavimento. Lo osservò con rammarico, un sorriso obliquo sul viso e lo indicò a Iida con un dito: “non trovi che questi petali gli assomiglino? E non parlo solo dei capelli. Todoroki ha un’anima pura, come il bianco del petalo. È delicata ma non fragile. Ma è macchiata, vedi? Macchiata dal sangue, eppure è ancora così dannatamente bella…”.
Iida non rispose, appoggiando la testa pulsante al muro.
“Meglio che io torni in mensa. Sai, sono tutti preoccupati. Anche Bakugou” Disse Iida alzandosi, per poi tendere una mano all’altro.
“Già. Un attimo, Kacchan è preoccupato?” Lo interrogò, sorpreso, con le sopracciglia inarcate così tanto che sarebbero arrivate all’attaccatura dei capelli, se fosse possibile.
“Eh sì. Ovviamente non lo dice ad alta voce, ma si vede” Rispose.
“E… e lui, invece?”
“Lui è il più preoccupato di tutti”.
***
 
A causa di attacchi di tosse e vomito sempre più frequenti, Midoriya si assentò per una settimana dalle lezioni. Il professor Aizawa, dopo aver scoperto la verità, passò a trovarlo nel dormitorio e gli augurò di far presto ritorno in classe. L’aveva visto piuttosto sconcertato, con i capelli più arruffati e delle occhiaie più profonde del normale, tuttavia aveva cercato di dimostrarsi impassibile. Gli aveva parlato delle lezioni e dell’andamento generale della classe. Anche All Might era venuto a visitarlo, spesso accompagnato a Recovery Girl – ovviamente durante le lezioni, in modo che nessuno studente li vedesse – e aveva spostato la sua concentrazione a cose che non lo preoccupassero o rattristassero. Midoriya era grato anche a lui, ovviamente. Gli aveva addirittura regalato un suo poster a grandezza naturale che era stato in palio su una rivista di supereroi due mesi prima e che Midoriya, pur avendo mandato almeno una ventina di lettere per partecipare al sorteggio, non aveva vinto. Ogni sera, invece, o Iida o Uraraka – che aveva scoperto la verità da poco – gli portavano i compiti e gli facevano compagnia, mentre gli altri popolavano la sala comune.
Midoriya non aveva più visto Todoroki. Uraraka si era inventata che aveva la febbre altissima e che quindi, vista la sua Unicità, era meglio che non lo visitasse.
Ormai il solo pensiero rivolto al ragazzo era sufficiente a scatenare in lui una raffica di tosse e petali. Nei casi peggiori, Midoriya era costretto ad accorrere al bagno e a rigettare l’anima insieme al resto. Ad ogni modo, aveva avuto tempo di riflettere sulla malattia ed era arrivato ad odiarla. Ad un occhio esterno poteva apparire affascinante, quasi bella. Morire letteralmente per amore. Ma questa consapevolezza premeva in Midoriya sul petto, gli trafiggeva il cuore con le spine di quelle rose che crescevano dentro di lui, ogni giorno di più. Viveva in un costante stato di allerta, sapendo che sarebbe potuto soffocare da un momento all’altro. Un fiore insanguinato gli sarebbe rimasto tra le labbra, quando avrebbero trovato il suo corpo. Immacolato ma sporco. Puro ma peccaminoso. Midoriya, nonostante tutto, non aveva mai smesso di amare Todoroki con ogni fibra del suo essere.
“Uraraka… posso farti una domanda?” Chiese una sera, distogliendo l’attenzione della ragazza dal complicato esercizio di matematica che stava tentando di eseguire.
Lo sguardo di Midoriya, notò Uraraka, era fisso su un modellino di All Might che aveva sul comodino.
“Se non fosse successo questo, secondo te, sarei potuto assomigliare a lui?”
Gli occhi della castana si riempirono di lacrime e subito gettò le braccia al collo del ragazzo.
“Oh, Deku” Pianse, tirando su col naso, “gli assomigli già”.
Midoriya la fissò, attonito, mentre prendeva un fazzoletto dalla sua scrivania e si asciugava gli occhi.
“Che cosa intendi dire?” Le domandò, confuso oltre l’immaginabile. Appoggiò il gomito sulla sedia e lasciò che il suo pugno chiuso affondasse nella sua morbida guancia lentigginosa, attendendo una risposta.
Uraraka sbuffò, alzando gli occhi al cielo: “Intendo dire che tu stai affrontando tutto questo parzialmente da solo, e lo stai facendo con un sorriso sul viso. Sei incredibile, Deku”.
Le parole di Uraraka gli scaldarono il cuore e gli arrossarono leggermente le guance. La ringraziò gentilmente quando se ne andò. Midoriya non l’avrebbe dimenticato.

 
***
La sera seguente, alla porta di Midoriya non si presentarono né Iida né Uraraka. A quanto pareva – Midoriya, nonostante fosse rinchiuso nella sua stanza, udiva il fracasso che provocavano i suoi compagni – erano stati fermati da Ashido, Hagakure, Kaminari e Mineta, che volevano sapere se stessero insieme, data la loro vicinanza.
Qualcuno, però, bussò. Incuriosito, Midoriya scese dal letto e spalancò la porta, azione che quasi gli procurò un attacco di cuore. Davanti a lui, con la postura piuttosto rigida e due occhiaie così profonde da far concorrenza sia a lui che ad Aizawa, si trovata Todoroki Shouto, che non pareva essere proprio al massimo del suo splendore: la camicia che indossava era stropicciata in alcuni punti, i capelli sulla parte destra presentavano delle piccole striature rosse e viceversa. Le labbra erano sul punto di lacerarsi per quanto le doveva aver morse in precedenza e, soprattutto, nei suoi occhi era impressa una tale inquietudine da farlo barcollare all’indietro.
“Izuku” Il modo in cui il suo nome veniva pronunciato da Todoroki… Midoriya sentiva quel suono idilliaco da tanto, troppo tempo. Si rese conto – e fu come se qualcuno gli avesse appena scagliato una grossa pietra addosso – che Todoroki gli era mancato terribilmente.
Midoriya arrossì fino alla punta dei capelli e balbettò un qualcosa di simile ad un “entra”. Sapeva che era una pessima scelta, perché se fosse stato male davanti a lui non avrebbe più avuto scampo, se non confessargli tutto.
Si accomodarono sul letto di Midoriya, che improvvisamente provava un travolgente interesse per il suo copriletto di All Might.
“Come mai sei qui, Todoroki?” Chiese, evitando il contatto visivo con lui.
“Ti è passata la febbre?” Disse, ignorando la sua domanda.
“Ehm… s-sì” Biascicò Midoriya.
Todoroki sospirò, poi domandò: “perché mi stai evitando?”.
Midoriya sussultò e non rispose. Ormai negare non serviva a nulla. Todoroki, tuttavia, pareva ostinato ad ottenere una spiegazione: gli prese il mento tra le dita come aveva fatto quella notte, nella sala comune, e gli sollevò il viso fino a far incontrare i loro sguardi. Per quanto ci provasse, Midoriya non riusciva a staccarsi dai suoi magnetici, meravigliosi occhi eterocromatici.
“Izuku, io…” Ma Todoroki venne interrotto. L’intero corpo di Midoriya fu scosso da colpi di tosse così forti da costringerlo a piegarsi in due. Sangue e bianchi petali si sparsero per la moquette e raggiunsero anche il copriletto blu.
Todoroki scattò in piedi, orripilato.
“Vado a chiamare qualcuno!” Esclamò, per poi dirigersi verso la porta.
“N-No, aspetta! I professori sanno già tutto” Lo fermò Midoriya, alzandosi e barcollando verso di lui con le lacrime che scivolavano, copiose, sulle sue guance.
Todoroki lo aiutò a reggersi prendendolo per le braccia, guidandolo poi verso il letto. Prese un fazzoletto e gli asciugò le labbra e il mento e poi, inaspettatamente, cadde in ginocchio davanti a lui.
“Midoriya, ti prego” Iniziò abbassando lo sguardo verso la moquette, “ti prego, devi eseguire l’operazione. Sono a conoscenza di cos’è questo, e io non voglio perderti. Ti prego, Izuku, ti prego. Tu… tu non puoi… io non voglio… perderti”.
La voce di Todoroki si ridusse ad un sussurro, spesso interrotto da singhiozzi. Midoriya gli circondò le spalle con le braccia e lo attirò verso il suo grembo.
“Tu… tu non puoi…” Mormorò, piangendo anche lui, “…tu non puoi dirmi questo… lo sai?”.
Todoroki alzò lo sguardo e finalmente i loro occhi s’incontrarono, di nuovo.
“Io… Izuku, io ti amo… non so chi sia la persona di cui ti sei innamorato, ma ti prego…”
Midoriya lo interruppe: “Co-Cosa?”.
“Ti amo” Ripeté Todoroki, “ti amo tantissimo”.
A Midoriya parve di sentire tutto sparire. La pianta. L’odioso grumo in gola. Il vuoto allo stomaco. Tutto. Al loro posto c’era solo una sensazione folgorante, meravigliosa. Al loro posto c’era l’amore.
“Anche… anche io ti amo!” Midoriya pianse lacrime di gioia, scivolando a terra, vicino a Todorki. Si gettò tra le sue braccia e lo strinse più forte possibile.
“Ma allora perché dopo quella sera hai detto che mi trovavi attraente e basta?”
Todoroki arrossì d’una leggera sfumatura rosa, come i ciliegi in fiore, e rispose: “Perdonami, Midoriya, credevo che fossi innamorato di Uraraka e che avessi fatto sesso con me per gentilezza”.
Midoriya ridacchiò per la stupidaggine detta dal suo nuovo ragazzo: “sei proprio un idiota”.
Quel ragazzo lo aveva fatto soffrire immensamente, per lui aveva pianto e si era disperato, eppure con un solo gesto lo fece sorridere, permettendogli di dimenticare l’orribile periodo appena passato: Todoroki Shouto lo baciò sulle labbra, e fu fantastico. Forse un po’ goffo, ma il suo cuore venne finalmente riempito di gioia.
***
Funeste note della funesta autrice:
Allora, sono perfettamente consapevole che questa fanfiction non sia un granché, ma spero davvero di riuscire a migliorare in futuro. Nel frattempo continuerò a scrivere, provando le più svariate AU. Per My Hero Academia ho grandi progetti (;
Okay non so perché questa parentesi inutile dato che non frega a nessuno.
Grazie a tutti per aver letto/recensito la mia storia.
Baci,
Soul <3

 
   
 
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