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Autore: AleeraRedwoods    25/06/2019    1 recensioni
Dal testo:
“Tu sei nata per una ragione e il tuo cammino non può cambiare.
Ma un destino scritto è anche una maledizione.
Il tuo compito è salvare la Terra di Mezzo,
riunirai i Popoli Liberi e scenderai in battaglia.
Una prova ti attende e dovrai affrontarla per vincere il Male.
Perché la Stella dei Valar si è svegliata.
La Stella dei Valar porterà la pace.
A caro prezzo.”
(Revisionata e corretta)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Aragorn, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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-L'incontro-

 

    Elessar lanciò l’ennesima occhiataccia all’uomo incappucciato di fronte a loro, seduto vicino al fuoco.
    Ancora non si capacitava che egli fosse lo Stregone Blu, uno dei cinque Istari dell’ordine al quale Gandalf stesso apparteneva. Non si stupì invece, del fatto che la gente di Rohan l’avesse preso per un malvagio spirito errante o qualcosa di simile: al pari di Gandalf il Grigio, il suo aspetto non era dei più rassicuranti.
    Legolas, dal canto suo, non smetteva di fargli domande: -Dove sei stato tutto questo tempo? E dove si trova l’altro stregone blu? Perché sei tornato solo adesso?-
    Alatar sorrise, divertito: -Calmati, figlio del Reame Boscoso. A tempo debito vi spiegherò tutto.- Poi si rivolse al Re. –Per prima cosa, vorrei sapere che intenzioni avete con la stella.-
    Elessar incrociò le braccia al petto e premette la schiena all’albero dieto di sé. -Perché dovremmo fidarci di te?- Lo stregone sollevò un sopracciglio, sardonico: -Quanta diffidenza, mio Re. Ti ho dato motivo di dubitare delle mie nobili intenzioni?-
    -Perché inseguirci come un segugio senza presentarti prima, se eri in così buonafede?- Sibilò l’altro, assottigliando gli occhi grigi. Alatar allargò il proprio sorriso, accogliendo la sfida nello sguardo del Re degli Uomini: -Forse non volevo compagnia.-
    Legolas si sporse lesto verso i due uomini, alzando appena la voce per attirare la loro attenzione: -Tu cosa sai della stella, stregone?-
    -Ne so molto più di voi, questo è sicuro.-
    Il Sindar lo fissò con gli occhi verdi spalancati: -Dunque raccontaci, avanti!-
    Alatar rovistò allora nella propria bisaccia, estraendone dei fogli ingialliti. Li dispiegò a terra ed essi andarono a comporre un intricato disegno in inchiostro nero. Era un paesaggio rigoglioso e sullo sfondo s’intravedevano la Torre di Ecthelion e la catena montuosa degli Ered Nimrais. Al centro, si stagliava un'unica figura dettagliata, agghindata con un’armatura dall’aspetto prezioso.
    -Lei è la Stella dei Valar. Sillen, la chiamano nell’Ithilien.-
    Elessar e Legolas rimasero attoniti, gli occhi fissi sul ritratto della stella. I lunghi capelli e le forme morbide non lasciavano spazio al dubbio. –Sillen è una donna?- Esclamò Legolas. Alatar aggrottò le sopracciglia spesse: -È una stella incarnata in una donna. E con questo?- L’elfo si zitti, serrando le labbra con fare imbarazzato.
    –Quindi è vero, sono stati i Valar a mandarla.- Sussurrò Elessar, lisciandosi la barba, sovrappensiero. Alatar annuì: -Questo è proprio quello che deve preoccuparci. Quando ho avuto la visione dell’ascesa della stella, ho compreso la gravità della situazione. E se i Valar ci hanno mandato un tale aiuto, significa che il futuro non si prospetta affatto roseo. Per questo io giungo qui solo ora.- Si rivolse al Re con sguardo serio: -Sono sparito per molto tempo da queste terre ma non sono rimasto con le mani in mano. Per anni ho combattuto nel profondo Est, laddove erano più forti i sostenitori di Sauron, e ho perso molti amici, tra cui il mio compagno Pallando, l’altro Stregone Blu.-
    Legolas guardò il fuoco, intristendosi a quelle parole, e lo stregone gli pose una mano sulla spalla. -Non mi sono mai dato per vinto. Ho viaggiato da solo per anni, prima di estinguere gli ultimi focolai di resistenza nemica, poi ho ricevuto informazioni dai Valar. Attraverso molte visioni, ho disegnato un foglio dopo l’altro, fino a comporre questo scenario. Non avevo dubbi che significasse guai. Era chiaro che dovessi tornare nell’Ovest e la caduta della stella è stata puntuale. Ed eccoci qui.-
    Elessar prese il foglio che ritraeva il volto di Sillen e lo studiò.
-Però ancora non sappiamo chi è il nostro nemico. Potrebbe essere ovunque…-
    Alatar si raddrizzò, riacquistando il suo temperamento baldanzoso: -Non è del tutto esatto. Non so dove si trovi la testa del serpente ma ho scoperto qualcosa. Magari non è una vera e propria pista ma può essere un buon inizio.- Tirò fuori dalla bisaccia l’ennesimo foglio spiegazzato, che si rivelò una mappa della Terra di Mezzo, su cui lasciò correre l’indice scuro: –Io sono giunto da Est e qui ho aggirato ben tre gruppi di orchi.-
    Elessar scosse la testa: -Non è raro trovare ancora degli orchi nelle vecchie terre di Mordor, fuori dai nostri confini. Non sono una minaccia, sono troppo poco numerosi e disorganizzati. Non subiamo attacchi da anni, nemmeno nei piccoli paesi limitrofi.-
Alatar si tirò indietro i corti capelli brizzolati, sollevando le labbra in un sorriso di scherno: -Quindi non c’è da preoccuparsi, dico bene? Nemmeno se specifico che saranno stati minimo trecento orchi per gruppo?-
    Legolas e Elessar balzarono in piedi, allarmati: -Come sarebbe a dire? Ci sono un migliaio di orchi a pochi giorni da Gondor e lo dici solo ora?!- Gridò Elessar, furibondo. Lo stregone non si scompose: -Mi sottovaluti, Re di Gondor e di Arnor. Ho già provveduto a mandare un messaggio per organizzare le difese e a quest’ora sarà giunto a Minas Tirith.- Elessar aprì la bocca per ribattere ma non trovò le parole. Si pentì soltanto di non essere rimasto nella città per guidare al meglio i propri soldati.
    -In città hai uomini fidati e pronti, Aragorn. Sapranno cosa fare e l’allerta di Alatar è stata tempestiva.- Lo rassicurò Legolas, intuendone i pensieri. Elessar annuì, risedendosi. In ogni caso, non avrebbe potuto fare nulla da dove si trovava adesso.
    Alatar ravvivò il fuoco e la luce delle fiamme creò ombre taglienti sul suo viso: –Detto questo, sappiamo che qualcuno sta radunando gli orchi ad Est. Quindi, abbiamo il vantaggio di conoscere la loro posizione e possiamo seguirne gli spostamenti.-
Legolas strinse i pugni: -Ci resta solo da scoprire chi si cela dietro tutto ciò, chi è il nuovo servitore di Morgoth.-
    Un silenzio teso calò sui tre viaggiatori.
    La Terra di Mezzo, dunque, stava andando nuovamente incontro alla battaglia.
    Fu Elessar a riscuotersi, cercando di non mostrare la propria agitazione: –Un migliaio di orchi non sono un problema. Unendo le forze, Gondor, Rohan, l’Ithilien e tutti i territori degli uomini formano un’armata senza precedenti.- Alatar sospirò: -Hai ragione. Ma se la Stella dei Valar è qui, dubito fortemente che si tratti solo di qualche manipolo di orchi, mio signore Elessar.- Volse lo sguardo al cielo notturno, stringendo gli occhi a due fessure: -Dobbiamo prepararci a ricevere un nemico più terribile di quanto immaginiamo.-

    Per i giorni successivi, i tre viaggiarono sostenuti verso Nord-Est, costeggiando il fiume Anduin.
    Si trovarono spesso a raccontarsi degli avvenimenti degli ultimi anni: Alatar volle sapere tutto del regno di Elessar e di sua figlia e gli altri due ascoltarono con interesse i racconti dello stregone.
    Il Re, suo malgrado, finì per apprezzare quella nuova compagnia, nonostante i modi canzonatori di Alatar lo innervosissero spesso. Lo stregone aveva una personalità prorompente e si rivelò un uomo fiero e al contempo ironico e sprezzante. Non perdeva mai il suo contegno e il suo spirito, nemmeno quando, dopo uno scambio di battute poco amichevoli, Re Elessar lanciava lui una gelida frecciata irritata.
    Per tutto il tempo, poi, lo stregone tenne gli occhi puntati al cielo e i due non poterono fare a meno di chiedersi perché.
    -Cosa cerchi, stregone?- Lo apostrofò Elessar, una volta. Lui si voltò appena: -Non sto cercando. Sto aspettando.- Ma non diede ulteriori informazioni.
    La risposta giunse solo il mattino dopo, quando i tre si misero nuovamente in viaggio. D’un tratto, Alatar lanciò un fischio acuto, alzando un braccio al cielo: -Era ora, dannata!-
    Legolas seguì il suo sguardo, fino a scorgere la sottile sagoma di un rapace che volava in lontananza. Pochi secondi dopo, un piccolo falchetto sfrecciò tra i viaggiatori, spaventando i cavalli che quasi disarcionarono i due amici.
    Il volatile dalla testa scura si posò sull’avambraccio dello stregone, che le scompigliò le piume morbide: -Sei sempre più lenta, vecchia cornacchia. Sei in ritardo! Cominciavo a sperare che questa volta fossi schiattata per strada.-
    Il falchetto gli rivolse un’occhiataccia sorprendentemente eloquente, come se avesse ben compreso le parole del padrone.
Alatar si rivolse al Re e allungò la mano libera, che adesso stringeva il foglio arrotolato che aveva sfilato dalla zampetta del falco: -Un messaggio di risposta da Minas Tirith.- Elessar lo afferrò velocemente: -“I rinforzi hanno raggiunto i confini Est. Perlustrazioni in corso. Tutto sicuro.”- Sospirò sollevato. Per ora, Gondor era ancora sicura.
    Legolas si avvicinò al rapace. -Quello è un Falco Dorato di Dûn?- Alatar annuì, fiero: -Il suo nome è Lelya, mia fidata compagna di viaggio. Ho mandato lei a dare l’allarme a Minas Tirith.-
    -Ho sentito dire che sono tra i più veloci falchi al mondo, estremamente intelligenti.- L’altro sbuffò: -Tutte bazzecole. Sono testardi e impudenti. Per esempio, a lei piace fare di testa sua, ogni tanto. Dovrei mangiarmela arrosto.- Lelya gli beccò le dita della mano, contrariata e, con uno stridio acuto, si rialzò in volo.
 –Visto? Però è veloce e affidabile quando c’è davvero bisogno di aiuto, glielo concedo.- L’elfo la guardò ammirato e il rapace ricambiò il suo sguardo curioso, posandosi su un ramo poco distante.
    –Muoviamoci. Ormai siamo quasi arrivati.- Li incitò Elessar, spronando il proprio destriero lungo il sentiero.
    Prima arrivavano dalla stella, prima potevano tornare a Gondor per prepararsi alla guerra imminente.
    Man a mano che si avvicinavano a Bosco Atro, il sole si faceva sempre meno presente, coperto dalle fronde fitte degli alberi secolari che si stagliavano verso il cielo. I tre viaggiatori giunsero alla Vecchia Strada, che tagliava Bosco Atro fino alle montagne dove risiedeva il Palazzo di Thranduil.
    Legolas conosceva a memoria ogni anfratto di quei luoghi e condusse i compagni in scorciatoie sconosciute, usate solo dagli elfi della guardia che si spostavano velocemente per pattugliare i confini. Infatti, poco dopo aver intrapreso una di queste scorciatoie, furono intercettati da un gruppo di elfi della ronda mattutina. Essi puntarono gli archi tesi verso i tre viaggiatori ma, quando Legolas si tolse il cappuccio, si affrettarono a inchinarsi rispettosamente. Un mormorio di stupore generale si alzò dal gruppo di elfi silvani e alcuni indicarono Elessar e Alatar con sospetto.
    Una delle sentinelle avanzò verso Legolas, con una mano sul cuore: -Mio Principe Legolas, non sapevamo della tua visita. Perdonaci.- L’altro sorrise, posando una mano sulla spalla sottile dell’elfo: -Hai solo fatto il tuo dovere, Felon. È bello rivederti.-
    Felon ricambiò il sorriso, con affetto. Il suo sguardo passò prima sullo stregone, poi su Elessar, che tolse il cappuccio per mostrare il proprio viso. Riconoscendolo, Felon chinò la testa in segno di rispetto: -Siamo lieti di ricevere il Re degli Uomini. Tuttavia, al mio signore non piacciono le sorprese. Perché non avete avvertito?-
    Legolas si frappose fra lui e Elessar, il volto austero. Quella era l’espressione del Principe di Bosco Atro e sapeva bene quanto somigliasse a suo padre, in quel momento: -Per il Re non sarà una sorpresa, questo è certo. Ora scortaci al Palazzo.-
    Felon si fece da parte, permettendo ai tre di precederlo e si affiancò a Legolas, lo sguardo serio. Quello si voltò appena verso di lui, continuando a camminare a passo sostenuto: –Mio padre dov’è?-
    -A quest’ora dovrebbe essere ai campi di addestramento ma non appena saprà che siete qui vi riceverà nella Sala del Trono.-
    -E dove tiene la stella?- Felon si voltò verso di lui, velocemente: -Sillen sta con il Re tutto il giorno. Non c’è da preoccuparsi, è una giovane gentile e buona. Non sarete venuti qui con l’intenzione di farle del male, vero?- Legolas si stupì di tanta premura: -La questione non ti riguarda.-
    Erano giunti davanti ai cancelli del Palazzo e le guardie si inchinarono, lasciandoli passare.
    Felon, invece, non si distaccò dal fianco del Sindar: -Con tutto il rispetto mio Principe, ma riguarda anche me. Sono stato io a scortare Sillen fino a una settimana fa e ho avuto l’onore di conoscerla bene.- Alatar e Elessar tesero le orecchie, incuriositi.
    Legolas rivolse uno sguardo interrogativo all’elfo silvano.
    -Scortarla? Dove?-
    Felon alzò le spalle: -In giro per il Palazzo, niente di più. Il Re ha cominciato a richiedere la sua presenza ogni giorno, da circa due settimane. Però, dopo Mereth en Gilith, ho saputo che l’ha lasciata senza guardia. È davvero una brava persona, mio Principe, ci si può fidare.-
    Legolas si fece pensieroso: suo padre, che credeva avesse gettato la stella in qualche caverna sotterranea senza tante cerimonie, si stava dimostrando gentile e disponibile con lei?
    Alatar fece ticchettare il bastone a terra, sorpreso: -Bene, vedo che la stellina si è già data da fare con il Re. E io che mi aspettavo di trovarla deperita in qualche cella sperduta.-
    Dunque, era un pensiero piuttosto unanime, pensò Legolas.
    Furono raggiunti dalla scorta personale del Re poco prima di entrare nella Sala del Trono e salirono in fila indiana lungo la scala tortuosa, intorno al grosso tronco.
    Una volta giunti in cima, le guardie si schierarono tutte intorno a loro, ritte come colonne e pronte ad agire al minimo segnale del Re degli Elfi.
    Thranduil era in piedi, di fronte al Trono rialzato e scrutava i suoi ospiti dall’alto. Il suo sguardo si soffermò su Elessar, poi su Alatar e infine su suo figlio. Sebbene non lo desse a vedere, era teso nel rivedere Legolas e, tra sé e sé, non poté fare a meno di chiedersi se fosse tornato per rimanere, questa volta.
    Dietro al trono, nascosta agli occhi dei tre viaggiatori, Sillen sbirciava oltre le spalle del Re, curiosa. Solo Alatar si accorse di lei e le lanciò uno sguardo sornione, chinando la testa in segno di saluto. Lei sorrise ma rimase al suo posto, come Thranduil le aveva chiesto di fare.
    -Ti aspettavo, Re degli Uomini. Mi chiedevo quanto tempo ancora ci volesse per arrivare qui.- Disse l’elfo, con voce profonda e incolore. Elessar chinò la testa rispettosamente: -Re Thranduil, perdona il mio ritardo. È stato un viaggio molto lungo, siamo partiti da Gondor per raggiungerti ben più di un mese fa.-
    Legolas avanzò di un passo, alzando il mento: -Adar (padre), sai perché siamo qui. Manke naa Sillen? (dov’è Sillen)- Quello puntò lo sguardo glaciale su di lui, specchiandosi in quegli occhi così simili ai suoi: -Ovviamente.- Allungò una mano dietro di sé e Sillen si affrettò a raggiungerlo.
    Lui la sospinse delicatamente davanti ai nuovi arrivati e lei si ritrovò tre paia di occhi puntati addosso. Deglutì, imbarazzata: -Quel’re (buongiorno).- Si limitò a dire.
Strinse la mano del Re come fosse un’ancora sicura in mezzo al mare tempestoso delle sue emozioni.
    L’uomo con il bastone non smise di sorriderle e lei si chiese come mai portasse un piccolo volatile sulla spalla. –Io sono Alatar, lo Stregone Blu. È un vero piacere conoscerti, Sillen.- Lei annuì, accogliente: -Anche per me.- Poi aggrottò le sopracciglia.
-Non sapevo esistesse uno stregone blu… Mi hanno raccontato solo di uno stregone bianco, uno grigio e uno bruno.-
    Alatar sollevò le spalle, rassegnato: -Già, lo so bene. Eppure eccomi qui. Anzi, eccoci.- Indicò il viaggiatore alla sua destra: -Lui è Elessar, Re di Gondor e di Arnor. Ha cominciato a cercarti dal momento stesso in cui sei caduta, sai? Tutti lo abbiamo fatto. Siamo felici di conoscerti, finalmente.-
    Gli occhi violetti della stella incontrarono quelli grigi di Elessar, luccicanti per l’emozione. Finalmente. 
Elessar chinò la testa anche dinanzi a lei, ammirando il colore insolito delle sue iridi e della sua pelle: -Vederti incolume e al sicuro è un sollievo per me.- Sorrise, ma alla stella non sfuggì il suo tono d’urgenza. -Ti ringrazio per esserti preoccupato per me, Re degli Uomini.- Si affrettò lei, ricambiando il sorriso.
    Sillen si stupì di quanto i visi dei due uomini fossero diversi da quelli di tutti gli elfi che aveva conosciuto: sembravano più consumati, solcati da qualche ruga, ed entrambi avevano una folta barba a celarne i lineamenti. Al primo, i favoriti si erano già ingrigiti, mentre il secondo era più giovane e aveva un portamento regale, solenne e molto affascinante.
    Dunque, erano fatti così gli umani.
    Infine, quando si rivolse al terzo ospite, a Sillen mancò un battito. L’elfo che si trovò davanti somigliava terribilmente a Thranduil: gli stessi capelli biondi, le stesse spalle ampie. Eppure, lei trovò il suo sguardo di gran lunga più trasparente e amichevole di quello del Re.
    Lui la osservò a sua volta, senza dire nulla, ma era evidente che la sua attenzione fosse rivolta più al Re degli elfi che a lei.
Sillen capì che si trattava di Legolas, il figlio del Re, colui che Emlinel nominava di tanto in tanto con profonda nostalgia.
Era stata la sua balia quando era ancora un bambino e lo descriveva come un giovane elfo coraggioso, giusto e allegro.
    Quando Legolas puntò nuovamente lo sguardo su suo padre, però, a Sillen non parve affatto allegro: -Cosa ti ha detto? Hai scoperto qualcosa d’importante?- Lei alzò un sopracciglio, risentita: -Perché parli di me come se non fossi presente? Capisco quello che dici e sono in grado di risponderti da me.-
    Legolas trattenne il respiro per un attimo, sorpreso da tanta schiettezza. Si sentì tremendamente in colpa e rivolse uno sguardo di scuse alla giovane. E rise di sé stesso: un tempo, quando ancora viveva sotto lo stesso tetto di suo padre, avrebbe punito tanta impudenza con la morte. In quell’attimo, si chiese perché Thranduil non rendesse giustizia a quei suoi stessi insegnamenti mettendo a tacere la stella: lei si comportava così anche con il Re in persona?
    Prima che il giovane Principe potesse dire altro, Thranduil tirò Sillen a sé, frapponendosi con apparente noncuranza tra lei e i tre viaggiatori: -Un viaggio lungo come il vostro richiede molto riposo. Sarete miei ospiti per quanto vorrete, le guardie vi scorteranno alle vostre stanze. Lasceremo a stasera tutti i chiarimenti.-
    Legolas però non sembrava volersi muovere e il Re gli rivolse uno sguardo in tralice: -Sai bene dove sono le tue stanze, Legolas.-Quello contrasse la mascella ma si voltò in gran fretta, seguendo gli altri lungo le scale.
Quando tutti furono usciti, Sillen espirò profondamente, rilassando i muscoli tesi. –Quindi quello era il Re degli Uomini.- Disse, tra sé e sé. Thranduil si accomodò sul trono, la schiena rigida. -Accompagnato da uno stregone che non si vedeva da anni. Anzi, che non si è praticamente mai visto in queste terre.-
Lei gli rivolse uno sguardo eloquente: -E da tuo figlio, Legolas. Non sei stato gentile a trattarlo con tanta freddezza.-
    -Come tratto mio figlio non è affare tuo, Sillen.-
    Lei s’imbronciò, sedendosi a terra al suo fianco e tirando le ginocchia al petto. Dopo qualche secondo di silenzio, Thranduil si mosse sul trono, a disagio: –Legolas non si aspetta che lo tratti diversamente, comunque.- Sillen sollevò lo sguardo su di lui, prestando attenzione. –Non sono mai stato il padre amorevole che immagini.- Il Re pronunciò quella frase con falsa noncuranza.
Cosa che non sfuggì affatto alla perspicace stella.
    Questa piegò la testa di lato, tornando a guardare davanti a sé: -Non ti ho mai immaginato come un padre amorevole, Thranduil. Ma credo di conoscerti almeno un po’ oramai e posso intuire quello che hai provato nel rivederlo. E sono certa che anche a lui sarebbe piaciuto saperlo.-
    Lui tamburellò le dita sul bracciolo, guardandola dall’alto. Seguì il suo profilo delicato, soffermandosi sulle lunghe ciglia, che proiettavano ombre a mezzaluna sulle guance dorate: -Terrò in considerazione le tue parole.-
Sillen si appoggiò al Trono con la spalla, sospirando.
In quei giorni, lei e il Re potevano anche essersi avvicinati molto -e quel dialogo ne era la riprova- ma gli obiettivi della stella erano chiari e definiti, non ammettevano repliche.
    –Racconterò loro tutto. Che ti piaccia o no.- Si limitò a dire.
    Thranduil contrasse la mascella: -Potrei impedirtelo?-
La stella non rispose e il Re avvertì i propri muscoli tendersi nervosamente.
    Il giorno che più temeva era arrivato.
 
**

    Emlinel indugiò davanti alla porta di legno chiaro, tormentandosi le mani ansiosamente. Alzò una mano per bussare ma l’abbassò velocemente. La alzò nuovamente, per poi ritrarla ancora. Non voleva disturbare Legolas ma le sarebbe davvero piaciuto poterlo salutare. Sapeva che il giovane Principe aveva dei doveri nell’Ithilien e già aveva accettato l’idea che non sarebbe potuto rimanere a lungo.
    Scosse la testa, incrociando le braccia: era troppo impegnato, non avrebbe voluto essere interrotto così solo per un saluto.
    Si voltò, sbuffando stizzita, quando la porta si aprì dietro di lei. Legolas si bloccò sulla soglia quando vide il passaggio occupato e alzò lo sguardo con fare scocciato.
    Nell’attimo in cui incontrò gli occhi chiari di Emlinel, però, il suo viso si distese: -Naneth… (madre)-
Emlinel si diede della sciocca per essersi preoccupata tanto: Legolas era ancora il suo bambino, nonostante i tanti anni passati lontano da casa. Si fermò a guardarlo, ammirata. Era bello come lo ricordava, con i lunghi capelli chiari e gli occhi verdazzurri limpidi e saggi.
    Con slancio, lo abbracciò, cercando di trattenere le lacrime: -Mi sei mancato tanto. Non ti perdonerò facilmente per non avermi mai scritto!- Anche lui ricambiò l’abbraccio con dolcezza, perdendosi nei ricordi. La voce melodiosa della dama era un balsamo per le sue orecchie e in un attimo si rivide bambino, accoccolato sul suo grembo ad ascoltarla cantare, prima di addormentarsi.
    Non aveva quasi memoria di sua madre e suo padre non l’aveva mai più trattato con dolcezza, dopo il loro terribile lutto.
Per tutta la sua vita, Emlinel era sempre stata il suo unico punto di riferimento ed era la cosa più simile a una famiglia che avesse mai avuto.
    Tuttavia, adesso il giovane Principe aveva delle priorità e si costrinse a rimanere concentrato. –Emlinel, dimmi. Tu hai conosciuto Sillen, non è vero?- Le domandò, prendendola per le braccia. Lei annuì, sorridendo: -Mi sono presa cura di lei dal primo giorno. È davvero una giovane incredibile.-
    L’elfo sospirò: -Si, l’ho sentito dire.-
    -Dovresti conoscerla, Legolas. Non ho mai incontrato, in tutta la mia lunghissima vita, qualcuno con i suoi talenti. È intelligente, eppure sa essere davvero testarda. Dovevi vederla, nemmeno riusciva a parlare o a camminare come si deve, quando giunse qui la prima volta! Non che la cosa l’abbia ostacolata dal tener testa a tuo padre…-
    Legolas scosse il capo, cercando di seguire il discorso: -Con calma, naneth. Cosa vuol dire che non riusciva a parlare?-
    Lei si lisciò la veste, tentando di spiegare quell’insolita situazione nel modo più chiaro possibile: -Più che altro, non ne era ancora capace. Doveva semplicemente imparare a fare tutto. Da quello che sa, lei è nata esattamente il giorno in cui è caduta dal cielo, quindi non aveva ricordi cui aggrapparsi. Però è stata rapida, le è bastato osservarci per qualche giorno ed è subito stata in grado di muoversi ed esprimersi alla perfezione. Eccezionale, non credi?-
    Lui assorbì quelle parole: -Ho capito. Quindi, non ha memoria di nulla, prima della caduta.- La dama annuì e si fece seria: -E non finisce qui. Ha avuto una visione. Non conosco i dettagli ma tuo padre sì.-
    Legolas aveva visto come suo padre si era dimostrato possessivo nei confronti della stella e la cosa lo turbava: -Mio padre… Da quello che ho visto, tiene la stella sempre con sé. Perché?- Emlinel rimase per un attimo spiazzata da quella domanda. Tra sé e sé, sorrise: -Non so dirti cosa li abbia avvicinati, ci sono stati momenti difficili per entrambi. So solo che Sillen è unica: capirai anche tu perché è impossibile non desiderare di averla accanto.-
    Legolas rifletté su quelle parole, crucciato.
    La dama gli prese le mani tra le sue, rassicurandolo con lo sguardo: -Non è parlando con me che troverai le risposte alle tue domande, Legolas. Parla con tuo padre e con Sillen, vedrai che tutto andrà per il meglio.-
    Legolas avvertì una fitta al petto, guardando gli occhi speranzosi di Emlinel: lei non sapeva nulla del pericolo che la Terra di Mezzo stava correndo e che esso diveniva più grave ogni minuto che passava.
    La strinse con dolcezza, per poi incamminarsi verso le stanze dei suoi compagni: -Ti ringrazio, naneth. A più tardi, dunque.- Lei lo salutò con un breve inchino: -Di nulla, mio Principe.-
    E lo guardò allontanarsi.

    Legolas giunse in fretta nella Sala degli Ospiti, dove Elessar e Alatar fumavano le loro lunghe pipe. Pose le mani sul tavolo davanti a loro, serio: -Ho delle informazioni. Meglio che vi riveli tutto, prima di essere convocati.- E raccontò ai due quello che aveva sentito da Emlinel.
    Quando l’elfo ebbe finito, Alatar accarezzò distrattamente il piumaggio di Lelya, senza scomporsi: -La notizia cattiva è che la stella non ricorda un bel niente dei Valar che l’hanno creata. Quella buona, ed ecco che i nodi vengono al pettine, è che gli stessi Valar le hanno mostrato qualcosa d’importante. Perciò, dobbiamo sbrigarci a scoprire di cosa si tratta.-
    Elessar si arrese sullo schienale, con un sospiro: -Ma c’è un problema. Non possiamo obbligare Thranduil a collaborare.-
Lo stregone al suo fianco sorrise, rigirandosi la pipa tra le dita nervose: -Noi no, ma Sillen può farlo.- Legolas socchiuse gli occhi, stringendo i pugni: -È presto per cantare vittoria. Mio padre non ama perdere il controllo di quello che gli appartiene e, se si sentirà minacciato, allontanerà Sillen da noi all’istante.- Elessar lo guardò negli occhi, intuendo i suoi pensieri: -Cosa proponi allora, Legolas?-
    Fu Alatar a parlare al posto suo, schietto: -Io, dalla mia modesta opinione di stregone vagabondo, dico che nessuno di noi deve fare proprio un bel niente. Fareste meglio a lasciare che sia la stella a risolvere la questione.-
    Sul suo viso si profilò un sorriso saputo.
    -Ma come fate a non capire? Siete più stupidi di quanto pensassi, dannazione.-




   


N.D.A

Ciao a tutti! <3 Questo capitolo è perennemente in revisione, quindi pubblicarlo è stato un azzardo. Però non potevo saltarlo e tantomeno avrei perso una settimana! Se lo correggerò o modificherò nel tempo, avrò cura di segnalarlo :) Per ora, aspetto con ansia di farvi sapere cosa accadrà nel prossimo capitolo *-* Bando alle ciance, ci vediamo XD
Aspetto sempre i vostri sinceri pareri,
Aleera
   
 
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