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Autore: Nana_13    25/06/2019    0 recensioni
"...Fa male. Un dolore lancinante mi attraversa tutto il corpo e mi sento quasi morire. Però devo resistere. Non posso permettere che lui mi scopra. Non ancora almeno. Devo dare il tempo agli altri di fuggire o il mio sacrificio non sarà servito a niente…"
Come promesso ecco il secondo capitolo della saga Bloody Castle. Claire, Juliet e Rachel hanno dovuto affrontare di tutto per salvarsi la vita. Una vita che ormai, è evidente, non è più quella di tre semplici liceali. Riusciranno a cavarsela anche questa volta? Non dovete fare altro che leggere per scoprirlo ;)
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Qualcosa si è spezzato (Parte 1)

Era trascorso qualche giorno dalla sera della festa. Qualche giorno da quando si erano rese conto che il tempo a disposizione era scaduto. Nel momento in cui Claire le aveva rivelato l’agghiacciante verità, Rachel era rimasta a fissarla per almeno un minuto. Poi, non riuscendo più a sostenere lo sguardo dell’amica, era scappata al piano di sotto.

Dal canto suo, Claire aveva preferito lasciarla stare, almeno per il momento, visto che neanche lei riusciva ancora ad elaborare la cosa. Il plenilunio era passato e questo aveva diminuito di molto le probabilità di rivedere vivi i ragazzi. Nessuna delle due però osava ammetterlo apertamente e continuavano a evitarsi pur di non aprire l’argomento. Come se non bastasse, non riusciva ad allontanare il senso di colpa per non aver impedito a Jamaal di baciarla. Ovviamente si era guardata dal raccontarlo a Rachel, visto che ora le priorità erano ben altre.

Erano talmente sconvolte, che neanche i progressi di Laurenne servirono a tirarle su di morale. Dopo lunghi studi sulle carte prese in prestito dall’archivio e sulla stessa Cordelia, disse di aver più o meno capito cosa fosse successo a Juliet. Per quanto all’inizio lo ritenesse impossibile, già da diverso tempo aveva fatto chiarezza circa l’esistenza della sua anima intrappolata insieme a quella della duchessa, che aveva prevalso. Il solo modo per tirarla fuori era praticare un antico rito di esorcismo, raramente utilizzato perché rischioso. Dunque, prima di procedere occorreva conoscere il rituale nei dettagli e, anche in seguito, agire con prudenza.

Cordelia non impiegò molto tempo a mostrarsi convinta dall’idea. “Bene. Se questo servirà a riportare indietro Juliet, mi presterò volentieri.”

“Un passo alla volta. Devo prima prepararmi come si deve.” la frenò la sciamana; poi notò le espressioni apatiche di Rachel e Claire, rimanendone un po’ delusa. “Che avete? Credevo che vi avrebbe fatto piacere saperlo.”

Rachel fu la prima a destarsi dal torpore e cercò di sorriderle. “Sì, certo. Scusaci. È che al momento siamo distratte da altro.”

Lei non ci mise molto a capire e storse il naso, pensierosa. “Si tratta dei ragazzi, vero?”

Rachel annuì. Quando Claire era piombata in camera per dirle del plenilunio, si era precipitata in giardino per accertarsene di persona. Di fronte alla luna piena, si era accasciata in ginocchio e, non riuscendo più a trattenersi, era scoppiata in lacrime. Per i primi cinque minuti nella sua testa si erano materializzate le immagini peggiori. Da Tareq e i ragazzi che cercavano di scappare, per poi essere ripresi, fino ad arrivare all’estremo. Dopo aver considerato tutte le possibilità, una peggio dell’altra, alla fine aveva deciso di tirarsi su e continuare ad avere fiducia. Se si fosse arresa proprio adesso, non le sarebbe rimasto più nulla.

Vedendola affranta, Laurenne le fu subito accanto, prendendole la mano con fare materno. “Tareq non sarà un tipo affabile, ma è uno dei guerrieri più esperti che io conosca. Abbiate fiducia. Vedrete che presto avremo sue notizie.”

Rachel sospirò, passandosi una mano tra i capelli. “Sarei dovuta restare con lui. Almeno adesso saremmo insieme.” disse, mentre sentiva il senso di colpa tornare a divorarla e gli occhi le si facevano lucidi. “Invece sono scappata. L’ho abbandonato…”

Mentre Laurenne le sussurrava parole di conforto, Cordelia le dava dei colpetti sul braccio per consolarla.

“Coraggio. Non perdere la speranza. È possibile che non abbiano avuto modo di comunicare con il villaggio per qualche motivo. Forse si sono nascosti…”

“Forse sono morti.” esordì Claire tutto a un tratto, dalla parete a cui era appoggiata.

I loro sguardi scioccati si posarono su di lei all’istante.

“Claire!” esclamò quindi Cordelia.

“Ragioniamoci un momento.” continuò lei, in un tono privo di emozione. “Sono passati giorni da quando
Tareq è partito e non abbiamo saputo più niente. A questo punto è inutile continuare a illudersi. Nickolaij deve essersi accorto di loro. Li hanno catturati…”

“Smettila! Non puoi saperlo questo.” reagì Rachel, che non voleva neanche starla a sentire. A tormentarla bastavano già le sue di angosce.

Laurenne annuì. “Sono d’accordo. Cerchiamo di pensare al meglio.”

Claire però la ignorò deliberatamente. “L’hai detto anche tu che i vampiri si nutrono ad ogni plenilunio e il plenilunio è appena passato. Perché avrebbe dovuto lasciarli vivere? Per lui non contano niente.”

“Che significa? Che ti sei arresa?” chiese Rachel, sempre più incredula. “Non eri tu quella che fino a ieri voleva rubare due cavalli e andare a salvarli?”

Claire sospirò. “Ray, apri gli occhi una buona volta. Se prima avevamo una remota possibilità, adesso non c’è più niente da fare.”

“No. Non ci credo.” Ribatté lei, scuotendo la testa. Il bisogno di credere che Mark fosse ancora vivo e che l’avrebbe rivisto prevaleva sulla paura. Voleva che fosse così e in qualche modo sentiva di avere ragione. Sarebbe anche passata per ingenua, ma non le importava. Finché non avesse visto con i propri occhi il suo corpo senza vita non si sarebbe data per vinta.

“Piantala di fare l’ipocrita e ammetti che l’hai pensato anche tu!” le urlò Claire in faccia.

Con gli occhi colmi di lacrime, Rachel si alzò in piedi e, furiosa, batté una mano sul tavolo. “Ti ho detto di smetterla!”

Claire allora parve calmarsi. Distolse lo sguardo da lei e fissò la finestra malinconica. “Magari era destino.” disse. “Magari dovremmo restare qui a vivere una vita tranquilla, lontane da vampiri e altra roba simile. Lasciarci il passato alle spalle…”

Rachel però non poteva più sopportare di sentire i suoi sproloqui. “Ma che stai dicendo?” la aggredì, inchiodandola con lo sguardo mentre le si avvicinava. “Eri d’accordo con me a iniziare questo stupido allenamento per andarli a salvare e adesso lasceresti davvero i ragazzi nelle mani di quei pazzoidi? Lasceresti Cedric? Credevo provassi qualcosa per lui!”

A quel nome la vide trasalire e questo la convinse di aver colto nel segno, ma subito dopo Claire la stupì dicendo qualcosa che mai avrebbe creduto di sentire dalla sua bocca. “Anche se fosse, ormai non conta più niente. Fattene una ragione, Mark è morto. Sono tutti morti.”

A quel punto per Rachel si fece tutto scuro e anche la razionalità che la caratterizzava la abbandonò. La rabbia e la frustrazione accumulate risalirono come lava in un vulcano e la sua mano prese il via da sola, mollandole uno schiaffo in pieno viso.

Per un attimo il tempo si fermò ed entrambe rimasero a fissarsi con un odio indicibile, che non avevano mai provato l’una per l’altra.
Non era certo la prima volta che discutevano, era già successo in passato, ma Rachel non avrebbe mai pensato di arrivare a odiarla. Senza un briciolo di rimorso per ciò che aveva fatto e convinta di essere nella ragione, la guardò girare i tacchi e andarsene, incurante dei richiami di Cordelia.

“Beth! Ti prego, aspetta!” le gridò dietro, alzandosi. “Non te ne andare!”
 

“Beth! Ti prego, non te ne andare!”

Cordelia cercò invano di fermarla, ma aveva già imboccato l’uscita della camera. Aveva appena assistito all’ennesima discussione tra le sorelle, ma questa volta si era passato il limite. Non aveva mai visto Elizabeth così furiosa.
Dopo aver rinunciato a seguirla, spostò lo sguardo su Margaret, trovandola impassibile e ancora con il pugnale in mano.

“Perché deve essere sempre così testarda?” pensò a voce alta la sorella maggiore.

“Beh, anche tu non credi di aver esagerato?” le chiese Cordelia irritata. “Suggerirle di usare un pugnale contro l’uomo che ama…”

Margaret sospirò, riponendo l’arma in un cassetto lì accanto. “Non essere ridicola. Io non le ho suggerito nulla. Volevo solo che fosse in grado di difendersi.”

“È questo il punto. Difendersi da chi? Mi piacerebbe sapere cos’è che ti rende così ostile verso quel giovane. Lui e Beth sono solo innamorati…”

Margaret però ignorò quel commento e assunse d’un tratto un’aria concentrata. “C’è qualcosa in quell’uomo. L’ho percepito fin dal primo momento. Qualcosa di oscuro…”
 

Dopo qualche istante trascorso a fissare il vuoto, Cordelia sembrò riprendersi dallo stato di trance in cui era caduta. Sbatté di nuovo le palpebre e fece per muoversi, ma un giramento di testa improvviso la fece barcollare.

“Ti senti bene?” le chiese Laurenne apprensiva, prendendole la mano per sorreggerla.

Lei annuì lentamente, lasciandosi guidare fino alla panca. “Credo di sì…” mormorò, mentre si sedeva.

Dal canto suo, Rachel osservò la scena senza mostrarsene particolarmente interessata. Era troppo impegnata a sentirsi in colpa per lo schiaffo che aveva dato a Claire per dare importanza alle stranezze di Cordelia. Quella era stata già la seconda volta nella sua vita che in un momento di rabbia perdeva il controllo di sé e la cosa iniziava a preoccuparla. Eppure non si era mai ritenuta una persona violenta. Figurarsi poi con la sua migliore amica. Per scacciare i rimorsi non bastava ripetersi che lo aveva fatto per quello che Claire aveva detto su Mark, così pensò che un po’ di moto l’avrebbe aiutata a distrarsi e avvertì Laurenne che sarebbe andata all’allenamento. “Ci vediamo dopo.” le salutò in tono piatto, uscendo di casa.

Al campo trovò Claire che si stava già riscaldando, mentre Najat e Kira parlottavano tra loro. Entrambe si girarono nel vederla arrivare e Najat la squadrò dall’alto in basso. “Ben arrivata, principessa. Ci stavamo proprio chiedendo dove fossi finita.” La accolse ironica.

“Scusate, sono in ritardo.” si limitò a dire, senza guardarla in faccia e ignorando la sua frecciata. Le mancava solo lei quella mattina.

Si diede un’occhiata intorno mentre si legava i capelli all’indietro e notò che, a differenza del solito, non c’erano che loro quella mattina. La domanda le sorse spontanea. “Dove sono gli altri?”

“In missione, ma torneranno presto.” spiegò Kira.

Cogliendo la sua espressione delusa, Najat ne approfittò all’istante. “Sì, vi allenerete solo con me e Kira questa settimana. La cosa ti crea qualche problema?”

Rachel ne avrebbe avute di cose da dire, ma non aveva nessuna voglia di affrontare l’ennesima discussione, soprattutto con un'altra arrogante testa di legno. Perciò ingoiò il rospo e scosse la testa.
Najat dovette pensare di averla intimorita, perché un ghigno soddisfatto le si dipinse sul viso, prima di ordinarle di darsi una mossa e cominciare a correre.
Per tutto il tempo lei e Claire non si rivolsero neppure uno sguardo, proseguendo con l’allenamento in completo silenzio. Una volta che il sole fu alto nel cielo passarono alle tecniche di combattimento, questa volta con i bastoni.
Claire iniziò per prima con Kira che le mostrava i movimenti e correggeva i suoi errori. Nel frattempo, Rachel se ne stava in disparte con Najat, in un angolo d’ombra, osservando la scena.
Dopo un po’ si diedero il cambio.

“Bene, tocca a te principessa. Ti sei riposata anche troppo.” sputò Najat velenosa, mentre le lanciava un bastone. Poi disse a Kira di mostrarle i vari movimenti, mentre lei continuava con Claire.

Rachel ne fu sollevata, anche perché con Kira si era sempre trovata a proprio agio, ma comunque non riusciva a prestare attenzione a ciò che diceva, distratta com’era da altri pensieri. Cosa che ovviamente non sfuggì alla guerriera cinese.

“Va tutto bene? Ti vedo poco presente oggi.” constatò, lasciando perdere per un momento la dimostrazione.

“È successo qualcosa tra voi?” le chiese, alludendo a Claire. “Non vi siete dette neanche una parola da quando siete arrivate e vi guardate a malapena.”

Il fatto che avesse indovinato con soli pochi indizi lasciò Rachel interdetta. Tuttavia, non aveva voglia di rievocare i dettagli di quella mattina, così cercò di glissare. “No, abbiamo solo avuto una discussione…”

Lei annuì, appoggiandosi al bastone. “Lo immaginavo, ma questo non giova all’addestramento. Sai che è sempre meglio mettere da parte le questioni personali durante il combattimento, altrimenti un avversario reale potrebbe approfittarne e voi avreste la peggio.”

Non era certo la prima volta che glielo sentiva dire, ma si conosceva bene e per lei reprimere i sentimenti non era mai stato facile. “Hai ragione. Cercherò di concentrarmi da adesso in poi.” le promise.

Kira fece appena in tempo a rivolgerle un sorriso d’incoraggiamento, che un tonfo sordo, seguito dai versi di dolore di Claire, attirò la loro attenzione. Najat stava decisamente prevalendo nello scontro, mentre lei soccombeva sotto i suoi colpi secchi e precisi, tentando inutilmente di pararne qualcuno.

“Sei troppo lenta!” infierì la guerriera, continuando a colpirla. “Non sei riuscita a rompere la mia difesa neanche una volta!”

Alla fine, un colpo più forte degli altri si abbatté su Claire, che piombò con il sedere a terra.
Najat dovette trovare la scena molto divertente, perché scoppiò a ridere, appoggiando il gomito sul bastone e guardandola come fosse difronte a uno spettacolo comico.

A quel punto, Claire non ci vide più e si rialzò velocemente, per poi scagliarsi con violenza contro l’avversaria, gridando di rabbia. Come prevedibile però, non riuscì a colpire nient’altro che l’aria, perché prontamente Najat si scostò da un lato e quando Claire tornò alla carica, le assestò un colpo dal basso verso l’alto, che la fece finire di nuovo a terra.

“Patetica.” la insultò con aria di sufficienza. “Non sei lucida, è fin troppo facile così. Se in questo modo speri di avere la meglio su un vampiro, siamo messi male. Non hai ancora capito che attaccarmi a caso, sperando prima o poi di colpirmi, non serve a niente?”

Claire non la degnò di risposta, limitandosi a guardarla in cagnesco mentre si asciugava il labbro sanguinante.

“Avanti. Alzati, buona a nulla.” la provocò lei, impugnando di nuovo il bastone. “Non abbiamo ancora finito.”

Ormai però il caldo e la fatica cominciavano a farsi sentire e, dopo l’ennesimo patetico tentativo di attaccarla, Claire sentì le gambe cedere. La convinzione con cui la colpì fu talmente scarsa, che quando Najat le assestò un colpo dietro la schiena andò giù come una foglia morta, perdendo definitivamente i sensi.

“Nat!” esclamò Kira indignata, precipitandosi verso di loro.

Anche Rachel dimenticò per un momento che era arrabbiata e la seguì a ruota.
La guerriera voltò Claire sulla schiena, per accertarsi che fosse tutto a posto. Un rivolo di sangue le usciva dal labbro spaccato ed era tutta sporca di polvere; poi Kira si voltò verso Najat, che osservava la scena con aria alquanto indifferente.

“Non credi di aver esagerato stavolta?” la rimbeccò, aggrottando le sopracciglia.

Lei però non diede alcuna importanza alla cosa. “Sciocchezze. Si riprenderà.” minimizzò. “Ho incassato colpi ben peggiori quando ero agli inizi.”

“Sì beh, direi che per oggi può bastare.” tagliò corto Kira, mentre aiutata da Rachel cercava di rimetterla in piedi.

Najat si mostrò d’accordo. “Anche perché è quasi ora di pranzo.” aggiunse con la solita noncuranza, per poi abbandonare il bastone e andarsene.

Rachel e Kira dovettero trascinare di peso il corpo di Claire, a stento cosciente, fino a casa, dove trovarono Cordelia intenta a sminuzzare le spezie per il condimento del pranzo.

“Buon cielo! Ma cosa le è capitato?” chiese preoccupata, lasciando perdere ciò che stava facendo per correre loro in contro.

“Niente di serio. È stato un allenamento piuttosto intenso quello di oggi.” Rispose Kira.

Cordelia si chinò di fronte a Claire, studiandola con apprensione. “Dovrebbe stendersi. Sarà meglio portarla di sopra.” Suggerì. Poi andò subito a preparare degli impacchi da metterle sul labbro spaccato, mentre loro raggiungevano la camera da letto.

Claire dormì tutto il pomeriggio, vegliata da Cordelia, che non lasciò mai la stanza. Solo quando ormai il sole stava tramontando, aprì di nuovo gli occhi, trovandola seduta al suo capezzale.

“Sono ancora viva, sai?” ironizzò, tentando a fatica di mettersi a sedere sulla branda.

Lei però ignorò il commento e le rivolse un sorriso entusiasta. “Ti sei ripresa, meno male. Come ti senti?”

“Come se mi fossero passati sopra i New York Giants.”

Cordelia aggrottò la fronte confusa. “I cosa?”

“Lascia perdere.” tagliò corto Claire sofferente, colta d’improvviso da una fitta al fianco.

Lei seguì il consiglio, alzandosi tutta contenta. “Vado ad avvertire Rachel del tuo risveglio. Ne sarà felice.” E, prima che Claire potesse replicare, era già sparita fuori dalla camera.

Con un gemito di dolore misto a disappunto, cercò di alzarsi dalla branda, mettendo a terra prima un piede e poi l’altro. Ricordava bene quello che era successo al campo, prima di caracollare a terra. Da quando si allenavano con Najat, non aveva fatto altro che approfittare della sua inesperienza per massacrarla e quella mattina aveva passato il segno. Era davvero stanca di subire le sue angherie, anche se non si sarebbe mai sognata di andare a lamentarsi e fare la figura della bambina piagnucolosa.

“Eccoci di ritorno.” si annunciò Cordelia, entrando di nuovo seguita da Rachel.

“Tieni.” Le porse un bicchiere d’acqua. “Avrai sete.”

Claire lo prese senza dire niente e bevve una lunga sorsata. In effetti, la sua gola stava ardendo.

“Come ti senti?” le chiese Rachel, mostrandosi preoccupata. Nonostante ciò che si erano dette quella mattina, vederla in uno stato simile non le faceva certo piacere.

“Credevo non ci parlassimo più.” disse lei per tutta risposta.

“Mi dispiace per lo schiaffo, ma quello che hai detto mi ha ferita. E molto.”

“Sì beh, non è facile accettare la realtà.”

Rachel sospirò seccata. “Speravo che la botta in testa ti avesse fatta rinsavire.”

“Io sto benissimo. Sei tu quella che non ragiona.” ribatté Claire piatta.

Cordelia si mise in mezzo, cercando di sedare gli animi. “Vi imploro, non ricominciate. Possiamo parlarne con calma?”

Puntualmente però venne ignorata da entrambe.
“Possibile che non ti importi niente di quello che sto provando?” si scagliò Rachel, alzando la voce. “Ti ostini a dire che sono morti, ma in fondo non puoi saperlo!”

“Già, esattamente come te!” replicò Claire, adottando il suo stesso tono. “Con la sola differenza che io almeno non credo nelle favole!”

Esasperata, Rachel alzò gli occhi al cielo. “Quando ti impunti proprio non ti sopporto!”

“Sta tranquilla. Non dovrai sopportarmi ancora per molto!” Detto questo, si alzò un po’ barcollante, con il chiaro intento di andarsene.

“Dove pensi di andare in quelle condizioni? Riesci a stento a reggerti in piedi.”

Claire represse un giramento di testa, per dimostrarle come in realtà fosse pienamente padrona del suo corpo. Poi, senza degnarla di uno sguardo, uscì dalla stanza.
Vagò per il villaggio per un po’, senza sapere cosa fare né dove andare, e accorgendosi a malapena che i piedi la stavano portando nell’unico posto possibile.
Arrivata davanti alla porta della casa, tentennò un momento, incerta sul da farsi. Quando infine si decise e bussò.
 
-o-
 
Rachel rimase per qualche minuto ancora a fissare la porta da dove Claire era appena uscita, prima di abbandonarsi sulla branda con un sospiro di frustrazione. Era davvero furiosa per il suo comportamento infantile, ma allo stesso tempo avvertiva l’istinto di correrle dietro e chiarirsi. In fondo, le voleva bene.

Cordelia le si sedette accanto, poggiandole premurosa una mano sul braccio. “Coraggio, non è così grave. È normale litigare ogni tanto. Io e le mie sorelle…”

Rachel però era stanca di ascoltare i suoi sproloqui, che ormai duravano da settimane. “Scusa, ma noi non siamo le tue sorelle. Mi pare chiaro a questo punto.” ribatté brusca. “Io e Claire abbiamo caratteri diversi e ci capita di discutere. Ma stavolta…” si interruppe, tuffando esasperata il viso tra le mani. “Vorrei tanto che Juliet fosse qui. Lei riusciva sempre a rimettere le cose a posto.”

La rabbia le aveva tolto i freni alla lingua e si accorse in ritardo degli effetti che le sue parole avevano provocato su Cordelia. Solo il suo sguardo ferito le fece capire di aver parlato a sproposito. “Perdonami. Non volevo dire che…”

Con un sorriso benevolo, lei però le fece capire che non se l’era presa. “Non preoccuparti. Capisco come ti senti e so di non poter in alcun modo sostituirmi alla tua amica, ma se vuoi posso comunque stare ad ascoltarti.”

Mai come in quel momento a Rachel quei modi accomodanti e sinceri ricordarono Juliet. Se fosse stata lì, avrebbe cercato di giustificare l’atteggiamento di Claire, senza prendere le parti di nessuno. –Lo sai com’è fatta. Guarda sempre il bicchiere mezzo vuoto- avrebbe detto. – Dalle tempo e vedrai che si renderà conto da sola-. Istintivamente, rivolse a Cordelia un sorriso di gratitudine, che lei ricambiò.

“Vedrai che si sistemerà tutto. Ti ritroverai con il tuo fidanzato e farai pace con Claire. Ne sono convinta.”

Il suo ottimismo faceva a dir poco tenerezza e Rachel se ne sentì rincuorata, anche se nel profondo credeva molto poco a quello che aveva detto.

“Per quanto mi riguarda, mi impegnerò con tutte le mie forze per far tornare Juliet.” la rassicurò Cordelia.

“Prometti soltanto che ti chiarirai con Claire. L’ultima volta che ho visto Beth, se ne andò sbattendo la porta. Poi mi hanno uccisa e non ho più avuto la possibilità di dirle che le volevo bene.”

Rachel si prese un momento per riflettere sulle sue parole. Per quanto commovente, la situazione che aveva vissuto Cordelia era molto diversa dalla loro e, almeno per ora, loro non rischiavano di non rivedersi più. Oltretutto, lei aveva cercato di fare il primo passo, ma Claire non si era mostrata collaborativa. Quindi ora non era sicura di volersi abbassare di nuovo a chiederle scusa. “Ci penserò, ma non garantisco nulla.” rispose infine.

L’espressione di Cordelia tradì ben poca soddisfazione, ma non fece in tempo a insistere che la voce di

Laurenne dal piano di sotto interruppe il discorso.

“C’è qualcuno?” chiese. “Ragazze?”

Quando entrambe scesero le scale, comparendo nel piccolo atrio che funzionava anche da sala da pranzo, la trovarono intenta a mettere a posto i suoi attrezzi e i doni ricevuti dai suoi pazienti. Samir accanto a lei giocherellava con la sua palla di cuoio.

“Oggi ho fatto tardi, mi dispiace.” disse in tono sbrigativo, senza guardarle. “Samir, non in casa. Lo sai. Va a lavarti che è quasi ora di cena.

Asif ya ‘umi.” si scusò il bambino, per poi dirigersi verso il retro sempre calciando la palla.

Solo dopo un po’ Laurenne sembrò rendersi conto che mancava qualcuno. “Claire?”

“Se n’è andata.” la informò Rachel, senza scomporsi.

La sciamana rimase un attimo interdetta. “E dove?”

“Non ne ho la minima idea.”
   
 
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