parte quinta
Thor osservò i due ragazzi
trascinare Loki fino alla macchina e manovrarlo rudemente per farlo
salire sui
sedili posteriori. Le portiere si chiusero e la macchina partì. L'uomo
al suo
fianco abbaiò un altro ordine schioccando la lingua irritato e Thor
irrigidì la
mascella per non urlare. Non capiva nulla, qualsiasi cosa stesse
cercando di
dirgli non capiva! Non capiva la lingua, non distingueva le parole! Per
la
prima volta nella sua vita non comprendeva! Per un battito di ciglia
sentì la
gelosia e l'invidia verso Loki bruciargli in corpo, ma la fiamma si
spense
sotto il peso della paura.
Dove lo avevano portato?
Cosa gli avrebbero fatto?
Lo avrebbe mai rivisto?
Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee. Bruce strinse la presa
intorno
al suo collo al punto di arrivare quasi a soffocarlo. L'uomo lo
strattonò,
avendo evidentemente finito la pazienza, fino alla strada. Un altro
fucile gli
venne puntato alla base della schiena e uno dei ragazzi cercò di
prendere Bruce.
Il bambino cominciò a urlare e scalciare, le lacrime scendevano copiose
lungo
le guance. Colpirono Thor in testa e la vista gli si fece
completamente
nera per un attimo. Barcollò in avanti perdendo la presa sul bambino
che gli
venne strappato dalle braccia.
Dolore.
Dolore.
Dolore.
Faceva un male cane, non riusciva
a pensare ad altro. Prese un respiro riempiendo i polmoni di ossigeno
cercando
di recuperare l'equilibrio. La vista tornò a schiarirsi abbastanza da
vedere
l'uomo tenere Bruce sollevato per il colletto della maglia e buttarlo
dentro a
una macchina che, ne era certo, poco prima non era lì. Provò a urlare,
ma aveva
la mente ancora troppo annebbiata dal dolore per mettere insieme suoni
e
parole. Si lanciò in avanti spostando con una gomitata l'uomo vicino
alla
portiera e tuffandosi dentro l'auto. Ci fu il rumore di uno sparo ma
non se ne
curò. Qualcuno gli tirò un pugno in testa e Bruce gli si aggrappò al
collo.
Mezzo disteso sui seggiolini dell'auto e mezzo fuori sentì qualcuno
provare a
tirarlo per le caviglie. Scalciò e il metallo freddo di una pistola gli
venne
premuto su una guancia. Le minacce incomprensibili vennero coperte
dalle urla
di Bruce e del resto degli uomini. Dopo pochi secondi di battaglia
qualcun'altro entrò nell'auto, Thor sentì la presa sulle caviglie
allentarsi e
ne approfittò per tirare i piedi dentro l'abitacolo. La portiera venne
chiusa e
la macchina partì. I due uomini seduti sui sedili posteriori lo
maneggiarono,
tra imprecazioni e urla, fino a metterlo a sedere. Bruce ancora
ancorato al
collo. Strinse le braccia intorno al bambino prendendo fiato, doveva
fare
qualcosa, ma cosa?
La macchina scivolava anonima nel
traffico e la pistola venne nuovamente puntata contro la sua tempia.
«Comportati bene, altrimenti-» la canna venne premuta con più forza e
l'uomo
avvicinò la bocca al suo orecchio sbloccando la sicura. Il
"click" rimbombò nel silenzio dell'auto «-boom!»
Ingoiò la saliva cercando si
scacciare con essa il nodo amaro che si era creato alla base della
gola. La
pistola venne allontanata dalla sua testa di qualche centimetro.
«Sono stato chiaro?»
Annuì e il rumore della sicura tornata al suo posto non fu mai così
apprezzato.
__________
La macchina rallentò fino a fermarsi nel
parcheggio di un
supermercato. Oltre i finestrini scuri poteva vedere i clienti fare
avanti e
indietro con i carrelli e le buste della spesa, i bambini tenuti
stretti per
mano dai genitori e anche una coppia litigare prima di salire in auto.
Non era
un parcheggio vuoto e desolato, ma affollato e pieno di possibili
testimoni.
Prima che Loki potesse anche solo pensare di fare qualcosa l'Uomo si
girò a
guardarli dal sedile anteriore.
«Fate i bravi bambini per lo Zio Trevor, okay?» il ragazzo seduto alla
sua
destra sbloccò la sicura della pistola in un avvertimento più che
chiaro.
«Non vogliamo che
qualcuno ficchi il naso in affari non suoi e si faccia del male.»
«Le persone sono curiose di natura.»
Ricambiò il sorriso dell'Uomo -no,
di Trevor. Aveva un nome
adesso- mostrando i denti.
«Non è certo colpa nostra se qualcuno dovesse
avvicinarsi
troppo, zio.»
Il viso di Trevor si scurì, senza però perdere il sorriso derisorio.
«Sono sicuro che non accadrà.»
Allungò una mano accarezzando i capelli di Tony
che si
strinse di più al petto di Loki.
«Infondo, a noi basta solo uno di voi due.»
Ritirò la mano tornando a sedersi. Loki si voltò a fissare il ragazzo
alla sua
destra che con un ghigno sollevò la pistola portando la canna tra i
suoi occhi.
"Bang" mimò muto con le
labbra prima di tornare a inserire la sicura.
«Forza, andiamo. Smettila di giocare.»
La pistola venne passata all'uomo al volante e sia Trevor che il
ragazzo
scesero velocemente. Troppo velocemente perché chiunque potesse
guardare
dentro, o uscire fuori. Le porte si chiusero, facendo tremare per
qualche
secondo l'auto, immediatamente seguite dal "click" che segnava
l'attivazione delle sicure. Adesso era impossibile sia entrare che
uscire.
Passarono un paio di secondi di
stasi; doveva forse provare a scappare? Era questo il momento giusto?
No, il
suo istinto era calmo, non stava lottando per dirgli cosa fare. L'uomo
accanto
a lui gli accarezzò il collo e Loki si girò di scatto. Il sorriso
canzonatorio
e il luccichio negli occhi li conosceva fin troppo bene e gli facevano
venir
voglia di vomitare. Si morse l'interno della guancia costringendosi a
non
reagire, non finchè l'uomo teneva il fucile appoggiato sulle gambe,
fuori dalla
sua portata. La mano risalì alla nuca giocherellando con i capelli.
Strinse
meglio Tony provando ad allontanarsi per quando possibile. L'uomo
scoppiò a
ridere tirandogli una ciocca di capelli prima di riportare la mano
sulla canna
del fucile.
«Puoi stare tranquillo, ragazzino. Sono
dall'altra parte
del fiume se capisci quello che voglio dire.»
Affermò divertito e facendogli l'occhiolino.
Annuì
rigidamente tornando a fissare il nulla davanti a sè, ma lasciando
comunque più
spazio rispetto a prima tra di loro. Sapeva cosa voleva dire, ma non lo
tranquillizzava più che marginalmente, infondo quanti soldati partiti
per il
fronte avevano una moglie a casa ad aspettarli? Eppure, nemmeno quella
era una
motivazione abbastanza forte per parte di loro. Aveva sentito i
racconti dei
veterani e dei soldati, non sempre finivano bene per i prigionieri.
Trasalì
quando la mano tornò nel suo campo visivo, questa volta per
scompigliare i
capelli di Tony, che premette il viso contro la sua spalla con un
singhiozzo
spaventato. L'uomo lo ignorò tornando a giocare con le punte dei ciuffi
neri e
Loki si irrigidì.
«Lo sai?»
No, ovvio che non lo so! Idiota!
voleva urlare, ma si morse la guancia concentrandosi sul regolarizzare
il
respiro.
«Anche mia moglie ha i capelli neri.»
Come volevasi dimostrare... socchiuse
gli occhi ignorando l'uomo e la mano che continuava a sfiorargli la
scapola nel
suo giocherellare.
Concentrati sulla respirazione,
Loki. Dentro, fuori.
Dentro, fuori. Dentro, fuori.
«O almeno li aveva l'ultima volta
che l'ho vista. Diceva sempre che le avrei fatto venire i capelli
bianchi a
forza di farla preoccupare.» provò a scherzare. Il tono di voce era
dolce e
malinconico, la cadenza era cambiata e il tono era sceso a un mormorio
sommesso. Ovviamente l'uomo amava sua moglie, ma questo non garantiva
niente.
«Sono passati anni da quando l'ho
vista l'ultima volta. Tre, forse quattro. Non ricordo. Almeno cinque
dall'ultima volta che l'ho tenuta tra le braccia»
Dentro, fuori.
Dentro, fuori.
Dentro, fuori.
«Cinque anni sono tanti anni,
sai? Tu eri ancora un bambino. E tu-» rise scompigliando nuovamente i
capelli
di Tony e ignorò il singhiozzo terrorizzato del bambino «Tu non eri
neanche
nato.»
Rilassa il diaframma. Gonfia il
petto. Riempi i polmoni.
Contrai il diaframma. Abbassa il petto.
Svuota i polmoni.
Ripeti. Una volta al secondo.
Un respiro per ogni secondo.
«È passato tanto tempo. Io non
avevo neanche tutti questi capelli bianchi. Ero ancora un ragazzo!» la
voce era
tornata ad alzarsi, galvanizzata dai ricordi giovanili «Un bel ragazzo!
E
com'era bella la mia Asiya! La più bella del villaggio, con la sua
pelle morbida,
i suoi occhi dolci, i suoi capelli-» si interruppe passandogli la mano
dalla
fronte alla nuca «Erano neri, proprio come i tuoi.»
«Talhi» l'uomo seduto dietro al volante
mormorò il nome come un avvertimento e il silenzio calò nella macchina.
La mano
rimase posata alla base della nuca e per Loki pareva pesare come
l'intero
universo. Il pianto di Tony si era calmato, probabilmente più per la
stanchezza
che per altro, e il corpicino tremante del bambino non emetteva quasi
alcun
suono se non per qualche gemito strozzato ogni tanto. Talhi pareva non
avere
intenzione di lasciarlo andare e Loki si ritrovò a sperare nell'arrivo
imminente di Trevor e del ragazzo. Se ci fossero stati anche loro
l'uomo
sarebbe tornato a comportarsi decentemente, chi
si comporterebbe mai in maniera simile davanti al proprio capo? Ci
fu un
sospiro e la mano tornò a muoversi tra i suoi capelli.
Respira, Loki. Respira.
«Tu non c’entri nulla in tutto
questo...» fece una pausa, probabilmente aspettandosi che gli
rispondesse con
il suo nome. Che fosse dannato se avesse rivelato di sua spontanea
volontà il
suo nome a quell'essere disgustoso che- «È il bambino che ci serve.»
«Talhi!» questa volta l'avvertimento fu più brusco e l'uomo si girò
verso il
compagno.
«Andiamo, con chi vuoi che ne parli? Se la cosa va bene o se la cosa va
male il
loro destino è sempre quello, no?»
Si irrigidì. Era evidente e l'aveva già intuito che l'obiettivo del
rapimento
era Tony, ma la voce con cui l'uomo aveva sottointeso la loro fine non
gli
piaceva. Tony tornò a lamentarsi spaventato dall'improvviso scoppio
dell'uomo.
Non aveva urlato, ma la voce rabbiosa in contrasto con il mormorio
sommesso di
poco prima aveva fatto pietrificare anche Loki. Con un gesto brusco
Talhi gli
tirò un ciuffo di capelli e preso alla sprovvista si lasciò sfuggire un
sussulto. L'uomo si girò nuovamente verso di lui confuso.
«Ti ho fatto male?» chiese
accarezzandogli il capo. Loki non rispose e lui sbuffò «Tu sei un...
una
vittima trasversale, un effetto collaterale, una deviazione non
prevista.
Chiamala come vuoi, il concetto non cambia.» Talhi sbuffò dal naso e
schioccò
la lingua, irritato dalla mancanza di reazioni.
«Tu ci servi, capito?» disse rivolgendo la sua attenzione a Tony e
togliendo -finalmente- la mano dai capelli di Loki
«Se questo lavoro va in porto potrò portare mia moglie negli Stati
Uniti.
Vedila così, stai facendo del bene alla comunità, ti stai rendendo
utile.
Dovresti esserne felice!»
L'uomo alla guida si lasciò andare a un suono a metà tra uno sbuffo e
un
grugnito.
«Tu, invece» sospirò, la voce tornata dolce «Sei stato solo sfortunato.
Se ci
avessi lasciato prendere il bambino, forse-»
«Non avrebbe funzionato, lo sai.»
Si girò verso il compagno lanciandogli uno sguardo furente. Spostò lo
sguardo
fuori dal finestrino e l'abitacolo tornò silenzioso. Loki passò una
mano sulla
schiena di Tony massaggiandola e sperando di poterlo calmare. Doveva
sembrargli
tutto un incubo. Era un incubo.
Perché ovunque andasse dovevano succedere cose di questo tipo? Mai una
volta
che potesse vivere una vita normale, calma, tranquilla. Doveva sempre
succedere
qualcosa per farla sprofondare nel caos. Nascose il viso tra i capelli
di Tony.
Era ingiusto, ma inevitabile. Era venuto a New York per aiutare Thor,
per
tenerlo al sicuro, per proteggerlo e aveva finito solamente per
causargli più
problemi. Prima l'incendio e adesso questo. Sentì il cuore stringersi
dolorosamente.
Faceva male, eppure non era ferito, né malato. Si chiese dove potesse
essere il
fratello, l'avevano ucciso? Era morto? Il pensiero gli strappò il
respiro e
perse qualche battito. Le emozioni si scontrarono all’interno del suo
corpo,
non sapeva se esserne felice o abbattuto.
No, no, no, no, no, no, no!
Non poteva neanche pensarlo!
Thor era suo fratello!
Hann van kòrprinsinn!
Solo un mostro sarebbe stato felice della sua morte!
Sbatté le palpebre cercando di
mandare via le lacrime, non poteva essere. Thor non poteva morire. Non poteva. Prese un paio di respiri
convulsi e strinse gli occhi. Se fosse scoppiato a piangere sarebbe
stata la
fine. Non poteva scoppiare a piangere.
Concentrati sul respiro, Loki.
Dentro, fuori. Dentro,
fuori. Dentro, fuori. Un respiro per ogni secondo. Un battito di cuore
per ogni
secondo. Calmati.
Quando finalmente riuscì ad aprire
gli occhi senza paura di scoppiare a piangere e a prendere un respiro
senza far
tremare tutto il corpo, nulla era cambiato. L'uomo alla guida
continuava a
fissare fuori dal parabrezza e Talhi continuava a osservare la gente
dal
finestrino. Decise di rimanere immobile con il viso nascosto nei
capelli di
Tony, il bambino pareva essersi calmato nuovamente.
«Sai-» la
voce dell'uomo accanto a lui gli
fece sprofondare il cuore nel petto. Zitto,
zitto, zitto! Non poteva starsene zitto? Perché tutti
dovevano sempre parlare? «Io e Asiya non abbiamo mai
avuto figli. Al villaggio dicevano tutti che eravamo maledetti, per
questo mi
sono unito ai Dieci Anelli. Per togliere la
maledizione.»
rise amaramente «Non che in questi ultimi anni abbiamo avuto modo di
provare.»
si girò verso di lui «Quanti anni hai? Dodici? Tredici?»
Ci fu
un momento di silenzio, era chiaro che si aspettasse una risposta. La
voce gli
era scomparsa, sapeva che se avesse provato a parlare non sarebbe
venuto fuori
alcun suono. Annuì e tanto parve bastare a Talhi che tornò a passargli
la mano
tra i capelli.
«Come immaginavo» mormorò.
«Pensi che al capo vada bene?» chiese rivolto all'uomo alla guida.
Quello scosse le spalle.
«Di
un po', ti piace il gelato?»
Si
strinse nelle spalle ignorando il brusco cambio di conversazione. La
voce dell’uomo
continuava a oscillare tra due cadenze e accenti profondamente diversi
mandandolo in confusione. Si concentrò sulla domanda: il gelato, doveva
pensare
al gelato. Non lo aveva mai mangiato, non poteva sapere se gli piaceva.
A casa
non lo avevano e da quando era arrivato a New York c'erano state
questioni più
importanti che assaggiare il gelato.
«Preferisci
il cioccolato o la crema?»
Altra
pausa.
«Mi
sembri un tipo da cioccolato. Appena finiamo questo lavoro ti porto a
mangiare
un gelato al cioccolato.» asserì scoppiando a ridere.
Loki
non sapeva cosa fare. Decise di continuare a tenere il viso nascosto
tra i
capelli di Tony e lasciare che l'uomo facesse tutto da solo, almeno
finchè la
cosa non finiva in loro svantaggio. Magari, se fossero stati fortunati,
Talhi
avrebbe avuto pena di loro e li avrebbe protetti? Forse era questo il
piano
delle norne, ma pareva più che altro una fantasia irrealizzabile.
«I Dieci
Anelli mi hanno promesso un figlio.
Non mi hanno mai assicurato che quel figlio sarebbe stato sangue del
mio
sangue, né che sarebbe uscito da mia moglie» mormorò lentamente, come
se stesse
riflettendo tra se e se. L'ennesima carezza si trasformò in una presa
stretta
sui capelli della nuca che lo costrinse a sollevare il viso e
incrociare lo
sguardo con l'uomo. Talhi sorrise portando l'altra mano ad
accarezzargli il
viso «Ma tu... tu sei una benedizione! Hai l'età giusta, gli stessi
capelli
della mia Asiya e mi sei stato letteralmente buttato tra le braccia!»
Una mano ferma tra i suoi capelli e una che gli accarezzava la faccia,
significava che non teneva più il fucile.
«Potresti tranquillamente essere nostro figlio. Hai tutto quello che
serve!»
Fece scivolare la mano lungo la schiena di Tony, lentamente e senza
distrarre
Talhi nel pieno del suo veemente discorso. Sorrise all'uomo che
continuava a
tenere i loro sguardi incatenati e cercò alla cieca il fucile. Se fosse
riuscito a prenderlo sarebbero potuti scappare.
«Sì, tu sei la risposta alle nostre preghiere. Tramite te, i Dieci
Anelli
manterranno la loro promessa e toglieranno la maledizione dal nostro
matrimonio!»
Finalmente le dita sfiorarono il metallo freddo della canna. Risalì
lentamente
alla ricerca del grilletto, del caricatore, di qualsiasi cosa che gli
desse una
presa abbastanza salda da poter afferrare l’arma senza paura che gli
fosse
strappata dalle mani.
«Ma prima…» con un movimento del polso Talhi gli torse i capelli
mandandogli
una scarica di dolore che partiva dalla testa e scendeva lungo la spina
dorsale
annebbiandogli la mente e la vista «…È necessario che portiamo a
termine il
lavoro. Quindi tu vedi di fare il bravo bambino. Se ci tieni tanto ad
avere un
fratellino possiamo trovare una soluzione più avanti insieme alla
mamma.»
Scoppiò a ridere continuando a tenergli sia il polso ormai lontano dal
fucile che
i capelli fermi in una stretta dolorosa.
«Oh, quanto sarà felice la mia Asiya! Non sai quanto è che aspetta di
essere
chiamata mamma! E noi non vogliamo deluderla, vero?»
La presa sulla nuca si allentò di quel poco necessario per permettergli
di
annuire. Talhi sorrise amorevole lasciando andare definitamente le
ciocche nere
e tornando ad accarezzargli il capo. Lo stress, l'adrenalina e la paura
gli
avevano fatto accumulare le lacrime negli occhi e l'uomo gli accarezzò
la
guancia con un pollice.
«Non c'e bisogno di piangere» la voce calma e ovattata «Se farai il
bravo
bambino andrà tutto bene. Non ci sono motivi per punire i bravi
bambini.»
Annuì nuovamente e Talhi gli lasciò andare il polso. Loki avvolse
nuovamente le
braccia intorno a Tony. Il bambino aveva ripreso a tremare terrorizzato
e
strusciava il viso contro il suo petto in un tentativo vano di
asciugarsi le
lacrime sulla maglietta zuppa. L'uomo tornò a portare una mano sul
fucile. La
loro occasione era appena sfumata. Aveva la nausea, voleva piangere, si
sentiva
la testa leggera e pesante contemporaneamente, lo stomaco e gli
intestini
continuavano ad arrotolarsi e ingarbugliarsi su sé stessi facendogli
venire
voglia di eviscerarsi da sé solamente per far terminare il tormento.
Era un
incubo. L'uomo alla guida mise in moto la macchina e Talhi lo afferrò
per l'avambraccio
tirandolo verso di sé. Le portiere si aprirono e si richiusero in meno
di un
battito di ciglia. Trevor e il ragazzo erano tornati. Uscirono dal
parcheggio
tornando a immettersi nel traffico cittadino diretti verso una meta a
lui
sconosciuta.
Era solo un
incubo.
__________
La testa gli
pulsava dolorosamente. Strinse
gli occhi ancora una volta per poi riaprirli. Fuori dalla macchina il
sole non
era più alto nel cielo, ma non stava neanche tramontando. Era tardo
pomeriggio,
avrebbero avuto ancora un'ora di luce più o meno.
Avevano
accostato lungo il bordo della strada
di un quartiere residenziale. Il marciapiede pieno di uomini, donne e
ragazzi
che camminavano accanto a loro senza sapere nulla di cosa stava
succedendo.
L'uomo seduto accanto a lui gli aveva intimato di fare silenzio per poi
puntargli la pistola addosso, pistola che, una quindicina di minuti
dopo, era
ancora saldamente piantata nel suo fianco.
Occasionalmente
i loro rapitori si
scambiavano qualche parola in una lingua incomprensibile e Thor avrebbe
pagato
oro per sapere cosa si stessero dicendo. Era così che si sentivano gli
altri
quando lui e Loki parlavano Norse? Bruce, avvinghiato a lui, gli
rendeva impossibile
qualunque movimento e non sapeva cosa fare. Ovviamente dovevano
scappare, ma
come? Si maledisse per non aver dato retta al fratello quando gli aveva
detto
che dovevano andarsene. Certo, il moro aveva suggerito di lasciarsi i
bambini
dietro per evitare di essere rintracciati, ma non aveva forse ragione?
Era
ovvio che gli obiettivi fossero Tony e Bruce. Lui e Loki si erano
solamente
trovati in mezzo -nel posto sbagliato al
momento sbagliato, come avrebbe detto Bucky.
Si morse la lingua per non urlare e beccarsi la conseguente pallottola
nelle
budella. Dovevano scappare. O trovare un modo di avvisare gli altri del
pericolo. Sicuramente si sarebbero preoccupati quella sera quando non
li
avrebbero trovati e forse sarebbero venuti a cercarli, causando solo
più
problemi.
Un telefono
squillò e l'uomo che gli puntava
la pistola tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e rispose.
La
conversazione durò pochi secondi e Thor sentiva i peli delle braccia
rizzarsi
dalla voglia di capire cosa si stessero dicendo. Quando mise giù il
telefono
diede un colpetto con le dita sulla spalla dell'uomo al volante e la
macchina
ripartì verso una nuova meta sconosciuta.
Come avevo promesso Jotunheimr si sta concentrando soprattutto su Loki e Thor, ma non temete che a breve torneranno anche il resto dei personaggi ;)
Un grande ringraziamento a Jodie che nonostante sia piena fin sopra i capelli con la vita vera trova comunque il tempo di betare i capitoli settimanali (e fidatevi che in questo capitolo c'era un sacco da betare e lei ha fatto un lavoro straordinario).
Unica traduzione di questa settimana, offerta gentilmente da Google Translate e dai pensieri di Loki:
"Hann van kòrprinsinn!" -ovvero "Lui [Thor] era il principe ereditario!"
Come sempre fatevi sentire nei commenti!
Ci vediamo la settimana prossima.
Imoto ;*