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Autore: imoto    26/06/2019    1 recensioni
8.5 milioni di abitanti sparsi su 785 km quadrati: questa è New York.
Non sorprende che chi fugge dal passato decida di ricominciare proprio da qui. A sorprendere è, invece, l'incredibile storia di come otto ragazzi si sono trovati contro ogni statistica e previsione.
Ma forse non è così tanto sorprendente. Anche le norne a volte tessono arazzi meravigliosi, no?
Genere: Angst, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Jǫtunheimr
parte quinta

Thor osservò i due ragazzi trascinare Loki fino alla macchina e manovrarlo rudemente per farlo salire sui sedili posteriori. Le portiere si chiusero e la macchina partì. L'uomo al suo fianco abbaiò un altro ordine schioccando la lingua irritato e Thor irrigidì la mascella per non urlare. Non capiva nulla, qualsiasi cosa stesse cercando di dirgli non capiva! Non capiva la lingua, non distingueva le parole! Per la prima volta nella sua vita non comprendeva! Per un battito di ciglia sentì la gelosia e l'invidia verso Loki bruciargli in corpo, ma la fiamma si spense sotto il peso della paura. 
Dove lo avevano portato? 
Cosa gli avrebbero fatto? 
Lo avrebbe mai rivisto? 
Scosse la testa cercando di schiarirsi le idee. Bruce strinse la presa intorno al suo collo al punto di arrivare quasi a soffocarlo. L'uomo lo strattonò, avendo evidentemente finito la pazienza, fino alla strada. Un altro fucile gli venne puntato alla base della schiena e uno dei ragazzi cercò di prendere Bruce. Il bambino cominciò a urlare e scalciare, le lacrime scendevano copiose lungo le guance. Colpirono Thor in testa e la vista gli si fece completamente nera per un attimo. Barcollò in avanti perdendo la presa sul bambino che gli venne strappato dalle braccia. 
Dolore.
Dolore.

Dolore.

Faceva un male cane, non riusciva a pensare ad altro. Prese un respiro riempiendo i polmoni di ossigeno cercando di recuperare l'equilibrio. La vista tornò a schiarirsi abbastanza da vedere l'uomo tenere Bruce sollevato per il colletto della maglia e buttarlo dentro a una macchina che, ne era certo, poco prima non era lì. Provò a urlare, ma aveva la mente ancora troppo annebbiata dal dolore per mettere insieme suoni e parole. Si lanciò in avanti spostando con una gomitata l'uomo vicino alla portiera e tuffandosi dentro l'auto. Ci fu il rumore di uno sparo ma non se ne curò. Qualcuno gli tirò un pugno in testa e Bruce gli si aggrappò al collo. Mezzo disteso sui seggiolini dell'auto e mezzo fuori sentì qualcuno provare a tirarlo per le caviglie. Scalciò e il metallo freddo di una pistola gli venne premuto su una guancia. Le minacce incomprensibili vennero coperte dalle urla di Bruce e del resto degli uomini. Dopo pochi secondi di battaglia qualcun'altro entrò nell'auto, Thor sentì la presa sulle caviglie allentarsi e ne approfittò per tirare i piedi dentro l'abitacolo. La portiera venne chiusa e la macchina partì. I due uomini seduti sui sedili posteriori lo maneggiarono, tra imprecazioni e urla, fino a metterlo a sedere. Bruce ancora ancorato al collo. Strinse le braccia intorno al bambino prendendo fiato, doveva fare qualcosa, ma cosa? 

La macchina scivolava anonima nel traffico e la pistola venne nuovamente puntata contro la sua tempia.
«Comportati bene, altrimenti-» la canna venne premuta con più forza e l'uomo avvicinò la bocca al suo orecchio sbloccando la sicura. Il "click" rimbombò nel silenzio dell'auto «-boom!»

Ingoiò la saliva cercando si scacciare con essa il nodo amaro che si era creato alla base della gola. La pistola venne allontanata dalla sua testa di qualche centimetro.
«Sono stato chiaro?»
Annuì e il rumore della sicura tornata al suo posto non fu mai così apprezzato.

__________

La macchina rallentò fino a fermarsi nel parcheggio di un supermercato. Oltre i finestrini scuri poteva vedere i clienti fare avanti e indietro con i carrelli e le buste della spesa, i bambini tenuti stretti per mano dai genitori e anche una coppia litigare prima di salire in auto. Non era un parcheggio vuoto e desolato, ma affollato e pieno di possibili testimoni. Prima che Loki potesse anche solo pensare di fare qualcosa l'Uomo si girò a guardarli dal sedile anteriore.
«Fate i bravi bambini per lo Zio Trevor, okay?» il ragazzo seduto alla sua destra sbloccò la sicura della pistola in un avvertimento più che chiaro.

 «Non vogliamo che qualcuno ficchi il naso in affari non suoi e si faccia del male.»
«Le persone sono curiose di natura.»

Ricambiò il sorriso dell'Uomo -no, di Trevor. Aveva un nome adesso- mostrando i denti.

«Non è certo colpa nostra se qualcuno dovesse avvicinarsi troppo, zio.»
Il viso di Trevor si scurì, senza però perdere il sorriso derisorio.

«Sono sicuro che non accadrà.»

Allungò una mano accarezzando i capelli di Tony che si strinse di più al petto di Loki.

«Infondo, a noi basta solo uno di voi due.»
Ritirò la mano tornando a sedersi. Loki si voltò a fissare il ragazzo alla sua destra che con un ghigno sollevò la pistola portando la canna tra i suoi occhi. "Bang" mimò muto con le labbra prima di tornare a inserire la sicura.
«Forza, andiamo. Smettila di giocare.»
La pistola venne passata all'uomo al volante e sia Trevor che il ragazzo scesero velocemente. Troppo velocemente perché chiunque potesse guardare dentro, o uscire fuori. Le porte si chiusero, facendo tremare per qualche secondo l'auto, immediatamente seguite dal "click" che segnava l'attivazione delle sicure. Adesso era impossibile sia entrare che uscire.

Passarono un paio di secondi di stasi; doveva forse provare a scappare? Era questo il momento giusto? No, il suo istinto era calmo, non stava lottando per dirgli cosa fare. L'uomo accanto a lui gli accarezzò il collo e Loki si girò di scatto. Il sorriso canzonatorio e il luccichio negli occhi li conosceva fin troppo bene e gli facevano venir voglia di vomitare. Si morse l'interno della guancia costringendosi a non reagire, non finchè l'uomo teneva il fucile appoggiato sulle gambe, fuori dalla sua portata. La mano risalì alla nuca giocherellando con i capelli. Strinse meglio Tony provando ad allontanarsi per quando possibile. L'uomo scoppiò a ridere tirandogli una ciocca di capelli prima di riportare la mano sulla canna del fucile.

«Puoi stare tranquillo, ragazzino. Sono dall'altra parte del fiume se capisci quello che voglio dire.»

Affermò divertito e facendogli l'occhiolino. Annuì rigidamente tornando a fissare il nulla davanti a sè, ma lasciando comunque più spazio rispetto a prima tra di loro. Sapeva cosa voleva dire, ma non lo tranquillizzava più che marginalmente, infondo quanti soldati partiti per il fronte avevano una moglie a casa ad aspettarli? Eppure, nemmeno quella era una motivazione abbastanza forte per parte di loro. Aveva sentito i racconti dei veterani e dei soldati, non sempre finivano bene per i prigionieri. Trasalì quando la mano tornò nel suo campo visivo, questa volta per scompigliare i capelli di Tony, che premette il viso contro la sua spalla con un singhiozzo spaventato. L'uomo lo ignorò tornando a giocare con le punte dei ciuffi neri e Loki si irrigidì.

«Lo sai?»
No, ovvio che non lo so! Idiota! voleva urlare, ma si morse la guancia concentrandosi sul regolarizzare il respiro.
«Anche mia moglie ha i capelli neri.»
Come volevasi dimostrare... socchiuse gli occhi ignorando l'uomo e la mano che continuava a sfiorargli la scapola nel suo giocherellare. 

Concentrati sulla respirazione, Loki. Dentro, fuori. Dentro, fuori. Dentro, fuori.

«O almeno li aveva l'ultima volta che l'ho vista. Diceva sempre che le avrei fatto venire i capelli bianchi a forza di farla preoccupare.» provò a scherzare. Il tono di voce era dolce e malinconico, la cadenza era cambiata e il tono era sceso a un mormorio sommesso. Ovviamente l'uomo amava sua moglie, ma questo non garantiva niente.

«Sono passati anni da quando l'ho vista l'ultima volta. Tre, forse quattro. Non ricordo. Almeno cinque dall'ultima volta che l'ho tenuta tra le braccia»

Dentro, fuori.

Dentro, fuori.

Dentro, fuori.

«Cinque anni sono tanti anni, sai? Tu eri ancora un bambino. E tu-» rise scompigliando nuovamente i capelli di Tony e ignorò il singhiozzo terrorizzato del bambino «Tu non eri neanche nato.»

Rilassa il diaframma. Gonfia il petto. Riempi i polmoni.
Contrai il diaframma. Abbassa il petto. Svuota i polmoni.
Ripeti. Una volta al secondo.
Un respiro per ogni secondo.

«È passato tanto tempo. Io non avevo neanche tutti questi capelli bianchi. Ero ancora un ragazzo!» la voce era tornata ad alzarsi, galvanizzata dai ricordi giovanili «Un bel ragazzo! E com'era bella la mia Asiya! La più bella del villaggio, con la sua pelle morbida, i suoi occhi dolci, i suoi capelli-» si interruppe passandogli la mano dalla fronte alla nuca «Erano neri, proprio come i tuoi.»

«Talhi» l'uomo seduto dietro al volante mormorò il nome come un avvertimento e il silenzio calò nella macchina. La mano rimase posata alla base della nuca e per Loki pareva pesare come l'intero universo. Il pianto di Tony si era calmato, probabilmente più per la stanchezza che per altro, e il corpicino tremante del bambino non emetteva quasi alcun suono se non per qualche gemito strozzato ogni tanto. Talhi pareva non avere intenzione di lasciarlo andare e Loki si ritrovò a sperare nell'arrivo imminente di Trevor e del ragazzo. Se ci fossero stati anche loro l'uomo sarebbe tornato a comportarsi decentemente, chi si comporterebbe mai in maniera simile davanti al proprio capo? Ci fu un sospiro e la mano tornò a muoversi tra i suoi capelli.

Respira, Loki. Respira.

«Tu non c’entri nulla in tutto questo...» fece una pausa, probabilmente aspettandosi che gli rispondesse con il suo nome. Che fosse dannato se avesse rivelato di sua spontanea volontà il suo nome a quell'essere disgustoso che- «È il bambino che ci serve.»
«Talhi!» questa volta l'avvertimento fu più brusco e l'uomo si girò verso il compagno.
«Andiamo, con chi vuoi che ne parli? Se la cosa va bene o se la cosa va male il loro destino è sempre quello, no?»
Si irrigidì. Era evidente e l'aveva già intuito che l'obiettivo del rapimento era Tony, ma la voce con cui l'uomo aveva sottointeso la loro fine non gli piaceva. Tony tornò a lamentarsi spaventato dall'improvviso scoppio dell'uomo. Non aveva urlato, ma la voce rabbiosa in contrasto con il mormorio sommesso di poco prima aveva fatto pietrificare anche Loki. Con un gesto brusco Talhi gli tirò un ciuffo di capelli e preso alla sprovvista si lasciò sfuggire un sussulto. L'uomo si girò nuovamente verso di lui confuso.

«Ti ho fatto male?» chiese accarezzandogli il capo. Loki non rispose e lui sbuffò «Tu sei un... una vittima trasversale, un effetto collaterale, una deviazione non prevista. Chiamala come vuoi, il concetto non cambia.» Talhi sbuffò dal naso e schioccò la lingua, irritato dalla mancanza di reazioni.
«Tu ci servi, capito?» disse rivolgendo la sua attenzione a Tony e togliendo -finalmente- la mano dai capelli di Loki «Se questo lavoro va in porto potrò portare mia moglie negli Stati Uniti. Vedila così, stai facendo del bene alla comunità, ti stai rendendo utile. Dovresti esserne felice!»
L'uomo alla guida si lasciò andare a un suono a metà tra uno sbuffo e un grugnito.
«Tu, invece» sospirò, la voce tornata dolce «Sei stato solo sfortunato. Se ci avessi lasciato prendere il bambino, forse-»
«Non avrebbe funzionato, lo sai.»
Si girò verso il compagno lanciandogli uno sguardo furente. Spostò lo sguardo fuori dal finestrino e l'abitacolo tornò silenzioso. Loki passò una mano sulla schiena di Tony massaggiandola e sperando di poterlo calmare. Doveva sembrargli tutto un incubo. Era un incubo. Perché ovunque andasse dovevano succedere cose di questo tipo? Mai una volta che potesse vivere una vita normale, calma, tranquilla. Doveva sempre succedere qualcosa per farla sprofondare nel caos. Nascose il viso tra i capelli di Tony. Era ingiusto, ma inevitabile. Era venuto a New York per aiutare Thor, per tenerlo al sicuro, per proteggerlo e aveva finito solamente per causargli più problemi. Prima l'incendio e adesso questo. Sentì il cuore stringersi dolorosamente. Faceva male, eppure non era ferito, né malato. Si chiese dove potesse essere il fratello, l'avevano ucciso? Era morto? Il pensiero gli strappò il respiro e perse qualche battito. Le emozioni si scontrarono all’interno del suo corpo, non sapeva se esserne felice o abbattuto.

No, no, no, no, no, no, no!
Non poteva neanche pensarlo!
Thor era suo fratello!
Hann van kòrprinsinn!
Solo un mostro sarebbe stato felice della sua morte!

Sbatté le palpebre cercando di mandare via le lacrime, non poteva essere. Thor non poteva morire. Non poteva. Prese un paio di respiri convulsi e strinse gli occhi. Se fosse scoppiato a piangere sarebbe stata la fine. Non poteva scoppiare a piangere. 

Concentrati sul respiro, Loki. Dentro, fuori. Dentro, fuori. Dentro, fuori. Un respiro per ogni secondo. Un battito di cuore per ogni secondo. Calmati.

Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi senza paura di scoppiare a piangere e a prendere un respiro senza far tremare tutto il corpo, nulla era cambiato. L'uomo alla guida continuava a fissare fuori dal parabrezza e Talhi continuava a osservare la gente dal finestrino. Decise di rimanere immobile con il viso nascosto nei capelli di Tony, il bambino pareva essersi calmato nuovamente.

«Sai-» la voce dell'uomo accanto a lui gli fece sprofondare il cuore nel petto. Zitto, zitto, zitto! Non poteva starsene zitto? Perché tutti dovevano sempre parlare? «Io e Asiya non abbiamo mai avuto figli. Al villaggio dicevano tutti che eravamo maledetti, per questo mi sono unito ai Dieci Anelli. Per togliere la maledizione.» rise amaramente «Non che in questi ultimi anni abbiamo avuto modo di provare.» si girò verso di lui «Quanti anni hai? Dodici? Tredici?»

Ci fu un momento di silenzio, era chiaro che si aspettasse una risposta. La voce gli era scomparsa, sapeva che se avesse provato a parlare non sarebbe venuto fuori alcun suono. Annuì e tanto parve bastare a Talhi che tornò a passargli la mano tra i capelli.
«Come immaginavo» mormorò.
«Pensi che al capo vada bene?» chiese rivolto all'uomo alla guida.
Quello scosse le spalle.

«Di un po', ti piace il gelato?» 

Si strinse nelle spalle ignorando il brusco cambio di conversazione. La voce dell’uomo continuava a oscillare tra due cadenze e accenti profondamente diversi mandandolo in confusione. Si concentrò sulla domanda: il gelato, doveva pensare al gelato. Non lo aveva mai mangiato, non poteva sapere se gli piaceva. A casa non lo avevano e da quando era arrivato a New York c'erano state questioni più importanti che assaggiare il gelato.

«Preferisci il cioccolato o la crema?»

Altra pausa.

«Mi sembri un tipo da cioccolato. Appena finiamo questo lavoro ti porto a mangiare un gelato al cioccolato.» asserì scoppiando a ridere.

Loki non sapeva cosa fare. Decise di continuare a tenere il viso nascosto tra i capelli di Tony e lasciare che l'uomo facesse tutto da solo, almeno finchè la cosa non finiva in loro svantaggio. Magari, se fossero stati fortunati, Talhi avrebbe avuto pena di loro e li avrebbe protetti? Forse era questo il piano delle norne, ma pareva più che altro una fantasia irrealizzabile.

«I Dieci Anelli mi hanno promesso un figlio. Non mi hanno mai assicurato che quel figlio sarebbe stato sangue del mio sangue, né che sarebbe uscito da mia moglie» mormorò lentamente, come se stesse riflettendo tra se e se. L'ennesima carezza si trasformò in una presa stretta sui capelli della nuca che lo costrinse a sollevare il viso e incrociare lo sguardo con l'uomo. Talhi sorrise portando l'altra mano ad accarezzargli il viso «Ma tu... tu sei una benedizione! Hai l'età giusta, gli stessi capelli della mia Asiya e mi sei stato letteralmente buttato tra le braccia!»
Una mano ferma tra i suoi capelli e una che gli accarezzava la faccia, significava che non teneva più il fucile.
«Potresti tranquillamente essere nostro figlio. Hai tutto quello che serve!»
Fece scivolare la mano lungo la schiena di Tony, lentamente e senza distrarre Talhi nel pieno del suo veemente discorso. Sorrise all'uomo che continuava a tenere i loro sguardi incatenati e cercò alla cieca il fucile. Se fosse riuscito a prenderlo sarebbero potuti scappare.
«Sì, tu sei la risposta alle nostre preghiere. Tramite te, i Dieci Anelli manterranno la loro promessa e toglieranno la maledizione dal nostro matrimonio!»
Finalmente le dita sfiorarono il metallo freddo della canna. Risalì lentamente alla ricerca del grilletto, del caricatore, di qualsiasi cosa che gli desse una presa abbastanza salda da poter afferrare l’arma senza paura che gli fosse strappata dalle mani. 
«Ma prima…» con un movimento del polso Talhi gli torse i capelli mandandogli una scarica di dolore che partiva dalla testa e scendeva lungo la spina dorsale annebbiandogli la mente e la vista «…È necessario che portiamo a termine il lavoro. Quindi tu vedi di fare il bravo bambino. Se ci tieni tanto ad avere un fratellino possiamo trovare una soluzione più avanti insieme alla mamma.»
Scoppiò a ridere continuando a tenergli sia il polso ormai lontano dal fucile che i capelli fermi in una stretta dolorosa.
«Oh, quanto sarà felice la mia Asiya! Non sai quanto è che aspetta di essere chiamata mamma! E noi non vogliamo deluderla, vero?»
La presa sulla nuca si allentò di quel poco necessario per permettergli di annuire. Talhi sorrise amorevole lasciando andare definitamente le ciocche nere e tornando ad accarezzargli il capo. Lo stress, l'adrenalina e la paura gli avevano fatto accumulare le lacrime negli occhi e l'uomo gli accarezzò la guancia con un pollice.
«Non c'e bisogno di piangere» la voce calma e ovattata «Se farai il bravo bambino andrà tutto bene. Non ci sono motivi per punire i bravi bambini.»
Annuì nuovamente e Talhi gli lasciò andare il polso. Loki avvolse nuovamente le braccia intorno a Tony. Il bambino aveva ripreso a tremare terrorizzato e strusciava il viso contro il suo petto in un tentativo vano di asciugarsi le lacrime sulla maglietta zuppa. L'uomo tornò a portare una mano sul fucile. La loro occasione era appena sfumata. Aveva la nausea, voleva piangere, si sentiva la testa leggera e pesante contemporaneamente, lo stomaco e gli intestini continuavano ad arrotolarsi e ingarbugliarsi su sé stessi facendogli venire voglia di eviscerarsi da sé solamente per far terminare il tormento. Era un incubo. L'uomo alla guida mise in moto la macchina e Talhi lo afferrò per l'avambraccio tirandolo verso di sé. Le portiere si aprirono e si richiusero in meno di un battito di ciglia. Trevor e il ragazzo erano tornati. Uscirono dal parcheggio tornando a immettersi nel traffico cittadino diretti verso una meta a lui sconosciuta.

Era solo un incubo.

__________

La testa gli pulsava dolorosamente. Strinse gli occhi ancora una volta per poi riaprirli. Fuori dalla macchina il sole non era più alto nel cielo, ma non stava neanche tramontando. Era tardo pomeriggio, avrebbero avuto ancora un'ora di luce più o meno. 

Avevano accostato lungo il bordo della strada di un quartiere residenziale. Il marciapiede pieno di uomini, donne e ragazzi che camminavano accanto a loro senza sapere nulla di cosa stava succedendo. L'uomo seduto accanto a lui gli aveva intimato di fare silenzio per poi puntargli la pistola addosso, pistola che, una quindicina di minuti dopo, era ancora saldamente piantata nel suo fianco.

Occasionalmente i loro rapitori si scambiavano qualche parola in una lingua incomprensibile e Thor avrebbe pagato oro per sapere cosa si stessero dicendo. Era così che si sentivano gli altri quando lui e Loki parlavano Norse? Bruce, avvinghiato a lui, gli rendeva impossibile qualunque movimento e non sapeva cosa fare. Ovviamente dovevano scappare, ma come? Si maledisse per non aver dato retta al fratello quando gli aveva detto che dovevano andarsene. Certo, il moro aveva suggerito di lasciarsi i bambini dietro per evitare di essere rintracciati, ma non aveva forse ragione? Era ovvio che gli obiettivi fossero Tony e Bruce. Lui e Loki si erano solamente trovati in mezzo -nel posto sbagliato al momento sbagliato, come avrebbe detto Bucky. 
Si morse la lingua per non urlare e beccarsi la conseguente pallottola nelle budella. Dovevano scappare. O trovare un modo di avvisare gli altri del pericolo. Sicuramente si sarebbero preoccupati quella sera quando non li avrebbero trovati e forse sarebbero venuti a cercarli, causando solo più problemi. 

Un telefono squillò e l'uomo che gli puntava la pistola tirò fuori il cellulare dalla tasca della giacca e rispose. La conversazione durò pochi secondi e Thor sentiva i peli delle braccia rizzarsi dalla voglia di capire cosa si stessero dicendo. Quando mise giù il telefono diede un colpetto con le dita sulla spalla dell'uomo al volante e la macchina ripartì verso una nuova meta sconosciuta.

_____N/A_____
Capitolo un po' più tranquillo, ma infondo per progettare una fuga ci vuole calma e sangue freddo. In più scopriamo i responsabli del rapimento: i Dieci Anelli. Ve lo aspettavate? O è stato un colpo di scena? Ma soprattutto, perchè hanno bisogno anche di Bruce?
Come avevo promesso Jotunheimr si sta concentrando soprattutto su Loki e Thor, ma non temete che a breve torneranno anche il resto dei personaggi ;)
Un grande ringraziamento a Jodie che nonostante sia piena fin sopra i capelli con la vita vera trova comunque il tempo di betare i capitoli settimanali (e fidatevi che in questo capitolo c'era un sacco da betare e lei ha fatto un lavoro straordinario).
Unica traduzione di questa settimana, offerta gentilmente da Google Translate e dai pensieri di Loki:
"Hann van kòrprinsinn!" -ovvero "Lui [Thor] era il principe ereditario!"
Come sempre fatevi sentire nei commenti!
Ci vediamo la settimana prossima.
Imoto ;*

  
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