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Autore: Sabriel Schermann    27/06/2019    5 recensioni
[EVAK]
Isak si ritrovò in mezzo alla piazza per caso, o forse no. Improvvisamente aveva preso la porta di casa ed era corso via. Non si sentiva ancora preparato a condividere la realtà con qualcuno che non fosse Even.
[Fanfiction classificata al terzo posto al contest "OUT&PROUD" indetto sul forum di EFP da Nuel2]
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Even Bech Næsheim, Isak Valtersen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Isak si ritrovò in mezzo alla piazza per caso, o forse no. In realtà sapeva bene il motivo per cui proprio quel sabato aveva voluto spingersi fino al parco, per poi oltrepassarlo e raggiungere l’area di Grønland, anche se non lo voleva ammettere nemmeno a se stesso. Fece in tempo a stabilirsi sullo stretto marciapiede rialzato, prima che una fiumana di individui di ogni genere e razza invadesse la strada, inondandola di vitalità ed entusiasmo: uomini e donne, adolescenti e bambini accompagnati sfilavano in un immenso corteo davanti ai suoi occhi, danzando a ritmo di musica all’insegna dell’uguaglianza e dell’amore fra gli uomini. Isak se ne stava immobile con le mani in tasca e gli occhi colmi di lacrime, forse stanco, forse così commosso nel vedere il modo in cui gli uomini, oltre ad annientarsi a vicenda, sanno talvolta anche amarsi e saperlo dimostrare.

 

 

"We were born sick", you heard them say it […]
The only heaven I'll be sent to
Is when I'm alone with you
I was born sick, but I love it […]

 

 

Improvvisamente aveva preso la porta di casa ed era corso via. Era sul punto di raccontare tutto a sua madre, sperando nel suo sostegno, almeno nella sua comprensione, invece non ebbe neppure il coraggio di avvicinarsi alla sua stanza. Mosse qualche timido passo verso la soglia, rimanendo a fissare il vetro smerigliato della porta per un tempo che gli parve infinito. Non era pronto a ritrovarsela davanti e gestire la marea di domande che gli avrebbe posto, non si sentiva ancora preparato a condividere la realtà con qualcuno che non fosse Even. Per un istante, nella tua testa balenò il pensiero che colei che l’aveva creato potesse trovarlo sbagliato, lei che era sempre stata una donna devota e profondamente credente e che da qualche tempo era ormai letteralmente impazzita. All’improvviso il cuore gli saltò in gola, portando con sé un ammasso di malinconia che non riuscì a deglutire. D’istinto, corse via in direzione del bosco, sperando di ottenere riparo sotto la pioggia, sperando di trovare un giorno la forza di accettarsi, perché in fondo spettava a lui farlo per primo. Isak si accasciò su un cumulo di foglie bagnate, prendendosi il viso fra le mani, accovacciandosi come quando da bambino non voleva che sua madre lo notasse, nascondendosi come se non fosse mai esistito al mondo. Forse si era recato fino al bosco solamente per non piangere da solo.

 

 

There is no sweeter innocence than our gentle sin
In the madness and soil of that sad earthly scene
Only then I am human
Only then I am clean

 

 

La manifestazione in onore dell’orgoglio e dei diritti omosessuali era anche un’occasione per dimostrare che in verità, sotto la pelle di tutti gli uomini c’è carne viva, lo stesso sangue caldo che scorre nelle arterie arrivando fino al cuore, facendolo pulsare impazzito. Erano questi i pensieri che scorrevano nella mente di Isak alla vista dei carri colorati, di svolazzanti bandiere arcobaleno e una moltitudine di persone che aveva avuto il coraggio di scoprirsi, di viaggiare dentro di sé senza la vergogna di definirsi diversa. Erano tutti differenti, quei ragazzi che si tenevano timidamente per mano e coloro che, invece, non avevano paura di mostrarsi indossando vestiti sfarzosi e improbabili. Erano tutti degli outsiders, ma erano unici e, come lui e come le altre centinaia, forse migliaia di persone, avevano deciso, quel giorno, di prendere parte alla parata dell’amore. Isak sentiva di adorarli tutti, anche se non li conosceva e se solo ne avesse avuto il coraggio avrebbe camminato in mezzo a loro, li avrebbe abbracciati e avrebbe detto loro che erano suoi fratelli, senza risparmiare una sola parola o un gesto d’affetto. Se fosse stato con lui in quel momento, Even avrebbe senz’altro apprezzato l’evento in suo onore. Il sole gli ardeva il viso, penetrava nelle pupille e Isak sudava disperatamente dentro i vestiti leggeri che aveva indosso. Fece in tempo a raccogliere una lacrima con un dito, per nasconderla con cura dentro la mano, infilandosela in tasca prima che qualcuno la notasse. Poi pensò che se anche se ne fossero accorti, chiunque sarebbe probabilmente stato troppo occupato a divertirsi per curarsi di un sentimentale come lui. Dopo tanta sofferenza, infiniti dubbi e ripensamenti, sentiva di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo, in mezzo a quella gente che amava la vita. E soprattutto, sentiva di aver trovato il coraggio di essere se stesso, di non vergognarsi e non nascondersi mai più. Vide le auto della polizia seguire il corteo, alcune bandiere colorate campeggiavano sul cruscotto. Tornando sui suoi passi, promise a se stesso di tornare presto, dimostrando che non aveva paura, che era un uomo anche lui, che non era omosessuale, non era bianco, non era un semplice ragazzo norvegese, ma era un giovane cittadino del mondo che avrebbe contribuito a rendere la società un posto sicuro per tutti. Non aveva dubbi: l’anno successivo avrebbe trascinato anche Even con sé.

 

 

Offer me that deathless death
Good God, let me give you my life.

(Take Me to Church – Hozier)

 


   
 
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