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Autore: Mr Lavottino    28/06/2019    1 recensioni
Zoey è stata appena lasciata da Mike, suo ragazzo storico. A farne le spese è Gwen, sua amica, la quale riceve ogni giorno chiamate da parte sua, durante le quali lei non fa altro che piangere e lamentarsi. Così una sera decide di far uscire l'amica di casa.
Nel bel mezzo della serata, Gwen decide di lasciare la rossa da sola per provarci con un ragazzo e lei, arrabbiata, alza un po' troppo il gomito.
Per una serie di coincidenze, Zoey verrà rapita da Duncan, autore di una rapina e fuggitivo, e da quel momento la rossa diverrà ostaggio del punk.
DAL TESTO:
"Zoey non sapeva precisamente come era finita in quella situazione. Una marea di ipotesi, tutte piuttosto irrilevanti, le attraversarono la mente venendo però immediatamente accantonate da quella parte di buon senso a cui si sentiva ancora strettamente legata.
Era a lei che si affidava ogni qual volta un dubbio le sfiorava la mente. Riflettendoci con calma, e con la dovuta attenzione, riusciva sempre a trovare una soluzione che le andasse bene, eppure questa volta era diverso. Sentiva in cuor suo che, qualunque fosse stata la sua mossa, avrebbe sbagliato comunque.
Com'era cominciato tutto? Con un sbronza."
Genere: Avventura, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris McLean, Duncan, Noah, Scott, Zoey | Coppie: Bridgette/Geoff
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Duncan avrebbe scommesso un braccio che il viaggio verso Winnipeg sarebbe stato più veloce e tranquillo se solo avesse buttato dalla finestra l'auricolare che gli aveva dato Courtney.
Esattamente ogni cinque minuti, il punk stesso aveva calcolato il tempo con il cellulare, la castana si metteva in contatto con lui per monitorare la situazione. Perfino Scott, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo con un'espressione persa in volto, aveva iniziato ad irritarsi e ciò non avrebbe portato a nulla di buono, soprattutto per l'auricolare.
- Maledizione, Court, è la decina volta nel giro di un'ora che mi chiedi come procede! È un viaggio di millecinquecento chilometri, vuoi per caso rompermi le palle per tutto il tempo?- sbottò, in maniera poco educata.
- Come ti permetti! Io lo sto facendo per aiutarvi, senza di me sareste morti in un locale da quattro soldi, mostra un po' di riconoscenza.- ovviamente la risposta, a toni alti, della castana non si fece attendere.
- Sì, sì, lo so. Comunque, smettila di chiedere la situazione ogni cinque minuti, sembri una bambina di dieci anni che vuole arrivare presto al parco giochi.- Duncan tenne gli occhi fissi sulla strada per tutto il tempo, anche perché aveva paura di agitarsi e di fare un incidente cosa che, conoscendosi, sapeva fosse possibile.
- Io bambina!? Per il comportamento che hai avuto nei miei confronti sei tu il bambino!- quelle parole portarono il punk a girare gli occhi, stanco di sentirla starnazzare in continuazione.
- Ah, vai a quel paese, psicopatica!- detto ciò si tolse l'auricolare, dal quale riusciva comunque a sentire la sua ex sbottare, e lo passò a Scott - Tienilo tu, altrimenti rischio una crisi di nervi.- il rosso non poté far altro che metterselo all'orecchio in silenzio nella speranza che tutta quella confusione finisse al più presto.
- Avete finito di fare il salotto? Abbiamo un lavoro da svolgere.- si lamentò poi, senza riuscire a trattenersi più di tanto.
- Che cosa ti preoccupa, tanto abbiamo una trentina di ore di macchina da fare. Non è stando in silenzio che passeranno prima. A me basterebbe che quell'oca non rompesse le palle!- rispose il moro. Duncan si era accorto che Scott sembrava molto più preoccupato di lui e non riusciva a capire il perché. Oltre che per recuperare Zoey, del cui rapimento si sentiva responsabile, lui aveva da salvare Noah, suo amico d'infanzia e quindi un grosso stimolo per giungere a Winnipeg.
Invece il rosso non sembrava averne ed il motivo di ciò era perché Duncan non aveva mai prestato attenzione ai suoi gesti e ai suoi comportamento. Sarebbe stato facile intuire che Scott aveva, per un motivo o per l'altro, preso quella storia sul serio, però un minimo di interesse ci sarebbe voluto ed il punk non era proprio una cima in quelle cose.
- Oca a chi? Non ti permettere mai più di...- Courtney aveva ripreso a lamentarsi, ma venne interrotta dal rosso che, con un gesto rapido dell'indice, spense l'auricolare e lo ripose in tasca.
- Bella mossa.- Duncan si limitò a ridere di gusto, mentre l'altro non fece una piega. Lì per lì il punk non se ne preoccupò troppo però, passate due ore nel silenzio più totale, non riuscì più a resistere.
Uscì dalla corsia e fermò bruscamente la macchine all'improvviso, prendendo Scott alla sprovvista. Quello si aggrappò allo sportello con foga con un'espressione spaventata in volto.
- Ma che diamine fai? Sei impazzito?- urlò successivamente, ancora con il cuore in gola.
- Si può sapere che cazzo hai? Già devo farmi mille e passa chilometri, inoltre devo tenermi accanto una fottuta bambola di pezza con il malumore addosso!- sbottò il punk, alzando le braccia al cielo. Era giunto al suo limite massimo di sopportazione e, non essendo lui in grado di parlare civilmente, provò a sistemare le cose a modo suo.
- Fatti i cazzi tuoi.- rispose di getto il rosso, innervosito dalla situazione.
- Che? Rispondimi e basta, coglione.- entrambi uscirono dalla macchina, replicando quasi lo stesso scenario di quando si erano presi a pugni pochi giorni prima, e si guardarono minacciosamente.
- No, idiota, non sono fatti che ti riguardano.- Scott gli andò a pochi centimetri dal volto con uno sguardo tutt'altro che tranquillo.
- Tu stai male.- sussurrò l'altro e si discostò leggermente, nella speranza di evitare un altro conflitto.
- No, tu stai male! Invece di preoccuparti degli altri fai sempre come cazzo ti pare, ed una volta che ci provi usi quel fottuto tono da saputello che mi fa innervosire.- in un impeto di rabbia Scott iniziò ad urlare contro il punk, il quale rimase immobile davanti a lui.
- Questo è il mio modo di fare le cose. - ribatté qualche secondo dopo. Non ne volle sapere di ascoltarlo e la cosa fece infuriare ancora di più il rosso.
- Bel modo di merda. Ricorda che se siamo in questa situazione è solamente colpa tua.- gli puntò l'indice sul petto con foga.
- Ed io che cazzo c'entro?- Duncan strinse i pugni voglioso di colpirlo, ma conscio che ciò non avrebbe portato a nulla di buono.
- Che c'entri? Seriamente mi stai chiedendo cosa c'entri? Cazzo, io sono un'idiota patentato, ma tu non scherzi!- indietreggiò di qualche passo e si appoggiò alla macchina, incredulo di aver sentito quelle parole - Prima ci hai trascinato nella tua assurda vendetta, poi non ti sei mai minimamente curato di chiedere la nostra opinione nonostante io e Zoey ti aiutassimo costantemente, il tutto mentre tu non facevi altro che preoccuparti per cercare un fottuto gangster del cazzo! Se tu ieri ci avessi detto dove eravamo diretti forse avremmo potuto elaborare un piano per evitare di finire nell'imboscata di Alejandro, oppure sarebbe bastato sapere che quel detective dei miei stivali era un tuo collega. Ma hai mai fatto un lavoro di squadra?- mise fine al suo sfogo calciando uno pneumatico con la pianta del piede, per poi voltarsi verso Duncan, il quale era rimasto per tutto il tempo in silenzio.
- Io...- provò a dire qualcosa, ma il rosso lo anticipò.
- Io, io, io. È questo il problema. Continui a mettere te stesso davanti a tutto. "Io devo vendicarmi", "Io devo andare a Winnipeg", "Io qui, io lì". Noi dovremmo essere una squadra!- detto ciò si appoggiò di peso sul cofano dell'auto per riprendere fiato.
- Hai ragione.- il punk abbassò lo sguardo verso il terreno, dopodiché trasse un lungo respiro che venne seguito da un discorso che non avrebbe mai pensato di essere capace di fare - Sono stato un idiota. Lo so che se vi avessi coinvolti di più non saremmo in questa situazione, però purtroppo è andata a finire così. E l'unico modo che abbiamo per uscirne fuori è restare uniti. Adesso siamo io e te contro Alejandro ed i suoi uomini, se ci mettiamo a litigare fra di noi è finita.- concluse, per poi passarsi una mano sui capelli con fare imbarazzato.
- Per quando detesti ammetterlo, è vero. Dobbiamo sostenerci l'un l'altro.- Scott fece per tornare sulla macchina, ma la voce del punk lo fece voltare.
- Scott.- attese qualche istante per essere sicuro di avere la sua attenzione, dato che non aveva intenzione di ripetere quelle parole per una seconda volta - Mi dispiace.- sussurrò, facendolo con abbastanza forte per farsi udire dall'altro.
- Beh, almeno questo l'hai capito. Salì, abbiamo un bel po' di strada da fare.- detto ciò, il rosso entrò nell'auto seguito da Duncan.
Ci furono altri dieci minuti di silenzio, durante i quali il punk non aveva idea di come poter iniziare una conversazione, che vennero interrotti da Scott, completamente all'improvviso.
- Ho ucciso il padre di Dawn. - non aggiunse altro e ciò contribuì all'inchiodata del moro, il quale si beccò una decina di insulti da parte degli altri automobilisti.
- Tu cosa?- si girò verso di lui, guardandolo male.
- Il padre di Dawn era un poliziotto. Sono stato io ad ucciderlo.- era la prima volta che si confidava con qualcuno su quell'argomento, tanto che non aveva nemmeno idea di come introdurlo.
- Oh, merda. Adesso si spiegano un po' di cose. - il punk afferrò con forza il volante mentre in testa ricollegava tutti i tasselli che, finalmente, sembravano aver preso un ordine ben definito. Aveva fatto caso che spesso la bionda lanciava qualche frecciatina in qua e in là, eppure non era mai stato in grado di capire per chi fossero, anche perché non se ne era interessato particolarmente.
- Era il mio primo incarico con la mafia, oltre che il mio primo omicidio.- a quella frase seguì un profondo silenzio per qualche secondo, durante i quali Duncan fece ripartire l'auto - Tu hai mai ucciso?- domandò Scott, evitando di guardarlo in faccia.
- No, mai.- tagliò corto il punk. Se solo Zoey non lo avesse fermato, sarebbe già salito a quota un morto, quindi non gli sembrava il caso di fargli delle morali su quanto fosse sbagliato uccidere.
- Non è una bella sensazione, ma più lo fai e più ti ci abitui.- spiegò l'altro. Affondò poi la testa nel sedile, messo a disagio dalla profondità di quel discorso.
- Hai ucciso tante persone?- chiese Duncan, guardandolo con la coda degli occhi.
- Preferisco non parlarne.- Scott chiuse l'argomento ed estrasse l'auricolare di tasca per poi accenderlo. Dopo nemmeno un minuto, la voce squillante di Courtney gli giunse alle orecchie, talmente forte che perfino il moro riuscì a sentirla.
- Ma vi sembra il caso di staccare l'auricolare!? Siete due idioti!- urlò a pieni polmoni, portando entrambi a coprirsi le orecchie per evitare di perdere l'udito. I due si guardarono e, dopo tre secondi di silenzio, scoppiarono a ridere all'unisono.
 
Il risveglio per Zoey non fu propriamente rose e fiori. Sentiva un forte dolore alla testa e la colpa era della sua posizione: sdraiata su una panca con la testa appoggiata sul legno che, ad ogni sbalzo del pullman dovuto ad una buca, le batteva sulla fronte. Inoltre era ammanettata e con le caviglie legate con una corda.
Fece fatica a capire dove si trovasse, fino a quando non si tirò su e vide Dawn e Noah davanti a se. I due, svegli già da prima, erano entrambi ammanettati e con lo sguardo basso.
La rossa iniziò a guardarsi intorno e notò affianco a lei una ragazza dai tratti asiatici che teneva fra le mani un mitra, che vista la sua scarsa esperienza nel settore non riuscì ad identificare, ed aveva addosso un giubbotto antiproiettili.
- Bene, vedo che ti sei svegliata.- le disse con un ghigno in volto. Zoey sbatté per qualche secondo gli occhi tenendoli comunque puntati verso di lei.
- Dove siamo?- domandò. Tentò di fare forza sulle manette, ma non fu in grado di spaccarle, quindi si limitò a rimanere ferma.
- Non è di tuo interesse saperlo.- la risposta di Heather fu secca ed antipatica, andando a confermare le prima impressioni che la rossa aveva avuto nei suoi confronti quando l'aveva vista pochi secondi prima.
- Duncan e Scott dove sono?- si guardò intorno per confermare la loro assenza, ma venne interrotta dalla risatina dell'asiatica.
- Oh, non ne ho idea. Probabilmente sono stesi per terra in una pozza di sangue di un qualche locale sull'autostrada.- a quelle parole, Zoey spalancò gli occhi incredula. La voglia di aggredire la mora si fece sempre più forte dentro di se, così come pian piano sentì un profondo peso nello stomaco. Possibile che quei due fossero davvero morti? Non si ricordava nulla dopo essere svenuta e le espressioni di Noah e Dawn, palesemente rattristite, sembravano combaciare con quanto detto dall'asiatica.
- Non è possibile...- sussurrò, mentre l'altra rideva di gusto.
- Adesso siete nostri ostaggi e finché non avremo finito il nostro "lavoro" non vi lasceremo andare.- aggiunse Heather. Si voltò verso di Zoey e le strinse le guance con una mano per costringerla a guardarla negli occhi - E nessuno verrà a salvarvi. Né polizia, né altri sfigati.- la rossa provò ad opporre resistenza, ma l'altra la spinse indietro con forza e poi si avvicinò alla gabbia che collegava il gabbiotto dell'autista al retro.
- Tutto bene là dietro, chica?- domandò Alejandro voltandosi dietro di lei.
- Sì, nessun problema. Piuttosto, il gallo ha cantato?- Heather indicò con lo sguardo il posto accanto all'ispanico sul quale era seduto, legato ed ammanettato, Chris. Due grossi lividi neri erano presenti all'altezza degli zigomi ed aveva un occhio chiuso per il gonfiore.
- Non ancora, ma presto lo farà. - Alejandro si lasciò sfuggire una risatina che spaventò l'ostaggio. Lo aveva picchiato per tutto il tragitto, eppure il gangster non aveva ceduto. L'unica opzione che gli rimaneva era quella di passare alle maniere forti.
- Quando saremo arrivati a Winnipeg ci assicureremo che parli, giusto?- domandò Heather, cercando conferma nell'altro.
- Esattamente, mi amor. Sarà costretto a farlo se ci tiene alla vita. - estrasse la pistola dalla cintola e riempì il caricatore con dei proiettili, il tutto sotto lo sguardo terrorizzato di Chris.
Per i successivi venti minuti non volò una mosca in tutto il veicolo, eccezion fatta per Heather che, di tanto in tanto, si lasciava andare ad una risatina fastidiosa che faceva innervosire ancora di più gli ostaggi.
- Signor Alejandro, siamo arrivati.- Topher, che fino a quel momento era rimasto in silenzio limitandosi a guidare il camion, chiamò l'ispanico, occupato a pulire la sua arma.
- Perfetto! Si va in scena.- detto ciò prese Chris per la maglietta, lo trascinò giù e lo portò, facendolo strisciare sul pavimento, fin dentro all'edificio che aveva nominato suo quartier generale - Heather, porta le due donzelle dentro le prigioni. Sky, tu accompagnala.- disse poi, senza nemmeno voltarsi.
- E l'indiano?- domandò lei, guardando il detective.
- Oh, lui portalo nel mio ufficio, devo farci una bella chiacchierata.- un sorriso poco rassicurante si formò sul suo volto, lasciando intendere che per Noah non sarebbe stato un incontro piacevole.
- Signor Burromuerto, è sicuro di ciò che sta facendo? Non è un po' troppo...- Sky provò a far valere la sua opinione, secondo la quale ciò che stavano facendo era estremamente sbagliato, ma l'ispanico la bloccò subito.
- Non ti preoccupare, chica. Lo stiamo facendo per un bene superiore, ricordi? La tua famiglia ha bisogno di soldi, giusto?- quella fece cenno di sì con la testa - E questo è il miglior modo per ottenerli, te lo assicuro. Adesso va assieme ad Heather, ha bisogno del tuo aiuto.- le appoggiò una mano sul mento con gentilezza, per poi farle l'occhiolino ed allontanarsi verso il suo ufficio.
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ebbene, questo è il mio capitolo preferito. Una smattata di Scott verso Duncan e poi la realizzazione che senza l'aiuto dell'altro non potranno andare tanto lontano.
Ah, sì, poi ci sono Zoey, Noah, Dawn e bla bla bla dentro ad un camion.
Detto ciò, ci vediamo martedì prossimo!
   
 
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