Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: evil 65    28/06/2019    17 recensioni
La guerra contro Thanos si è conclusa da cinque anni, e la Terra sta ormai uscendo dal difficile periodo antecedente allo schiocco che cancellò metà della vita nell’universo.
Dal profondo dello spazio, tuttavia, sta per giungere una nuova e antica minaccia.
L’uso delle Gemme dell’Infinito ha causato il risveglio di una creatura che dormiva negli abissi del cosmo, e che ora, dopo aver provocato carestie e devastazioni su vari pianeti, si dirige minacciosa verso la Terra.
Una furia immensa e bestiale, una divinità antidiluviana e una maledizione, che il mondo imparerà a temere col nome di King Ghidorah…
( Crossover Avengers x Godzilla )
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Thor, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ed ecco un nuovissimo capitolo! Wow, era da tanto tempo che non aggiornavo una storia così velocemente, non pensavo che sarei riuscito a pubblicare almeno un capitolo a settimana. Vedrò di continuare a mantenere il ritmo!
In questo aggiornamento avremo qualche citazione al film Spiderman : Un Nuovo Universo e a Tolkien.
Inoltre, ho realizzato un altro piccolo trailer per la storia :https://www.youtube.com/watch?v=rA1ChCzWDhQ
Vi auguro una buona lettura, e spero che troverete il tempo di lasciare una recensione!
 

 
Capitolo 5

 
Peter Parker si tirò la maschera sulla fronte, abbassandola sugli occhi.
Buio totale per una frazione di secondo. Allineò i fori in modo da poterci vedere e continuò a calarsela sul naso, la bocca, e infine il mento.
Si guardò allo specchio : era diventato Spiderman ancora una volta.
Aprì la finestra della camera e si arrampicò sul muro esterno, con il rosso e il nero del costume che si confondevano con i mattoni e l’intonaco.
Quando arrivò sul tetto, lasciò spaziare lo sguardo sulla città. Gli edifici maestosi, i vialetti e più al centro i grattaceli che si protraevano verso il cielo come dita pronte a ghermire qualcosa.
Peter arretrò di qualche passo e ispirò a fondo, assorbendo in sé tutto ciò che aveva attorno e ricacciando indietro tutte le ansie. Poi decollò.
Prese la rincorsa e saltò giù dall’edificio. E allora guizzò da un tetto all’altro, con la stessa facilità con cui avrebbe saltato delle pozzanghere su un marciapiede, finchè non giunse nei pressi di Time Square.
Allora si tuffò in planata, sparando ragnatele da entrambe le mani per attaccarsi agli edifici, ai pali del telefono e a qualsiasi struttura fosse a portata, per poi rilanciarsi di nuovo in aria, volando altissimo sopra le persone che riempivano le strade come formiche.
Non badava nemmeno a dove stava andando, voleva solo assaporare la sensazione che gli dava volare. La sensazione che gli dava precipitare sapendo che non si sarebbe schiantato a terra.
Infine si appollaiò sul tetto di un grattacielo e prese ad osservare l’area circostante, prima di zumare con lo sguardo su un edificio in particolare: una delle numerose filiali delle Stark Industries sparse per la città. Vere e proprie miniere d’oro per chiunque fosse interessato ad accaparrarsi tecnologia di alto livello.
Il senso di ragno prese a vibrare nella sua testa.
Vide un totale di cinque uomini, armati di pistole e fucili automatici, i volti coperti da dei cappucci neri.
Criminali, sicuramente. E sembravano essere gli unici individui presenti nella stanza, al ventesimo piano del palazzo.
Peter prese un respiro profondo, e sparò un paio di ragnatele per creare una sorta di catapulta. Fatto questo, la utilizzò per lanciarsi contro la vetrata dell’edificio.
L’impattò non gli fece alcun effetto e non attuì minimamente la sua avanzata. Colpì uno dei ladri in pieno petto, scaraventandolo dall’altra parte della stanza.
I suoi compagni issarono le armi quasi d’istinto ma, forse troppo sorpresi dalla comparsa improvvisa del vigilante, non spararono.
Peter si levò alcuni pezzi di vetro dalla tuta, porgendo al gruppo di criminali un saluto pigro.
<< La ricreazione è finita, signori. E voi…sembra che finirete tutti in punizione >> disse con tono ironico.
<< Perché la tua presenza non mi sorprende ?>> commentò una voce monotona alla destra del ragazzo, cosa che lo spinse a voltarsi di colpo. A quanto pare c’era un’altra persona nella stanza…e una che l’arrampica-muri conosceva molto bene.
La figura in questione era poco più alta di lui, coperta da un’armatura meccanica aderente, simile alla sua Iron tuta. Il volto era nascosto da una maschera nera come la notte, di cui erano visibili solo le lenti bianche che fungevano da apparato visivo. Indossava un paio di guanti artigliati e non portava armi.
Il tutto era completato da un lungo mantello viola che gli arrivava fino alle scarpe.
<< Prowler! >> urlò Peter, indicando il braccio destro e sicario personale di Wilson Fisk in persona.
<< Sei sveglio come sempre >> ribatte il supercriminale, con fare impassibile.
Preso in contropiede dal commento dell’uomo, il vigilante tentò di replicare.
<< Sì? Beh, e tu ... non sei davvero tutto lì! >>
<< Oh, bella prova. Se avessi avuto un altro minuto probabilmente avresti pensato a una replica dignitosa >> rispose l’altro, battendo ambe le mani con fare beffardo.
Poi, volse la propria attenzione nei confronti dei sottoposti.
<< Uccidetelo >> ordinò con tono freddo.
Di colpo il senso di ragno di Peter si mise a vibrare al massimo, segnalandogli che uno degli uomini stava per eseguire l’ordine. Ma prima che riuscisse anche solo a premere il grilletto della propria arma, il supereroe gli aveva agguantato saldamente il polso.
Usando due dita soltanto, gli spezzò le ossa pisiformi che permettono alla mano di ruotare. I
l ladro lanciò un urlo straziante e cercò di difendersi con l’altra mano. Ma non appena si piegò su se stesso per il dolore, Peter gli rifilò un montante, facendolo oscillare all’indietro contro uno dei suoi compagni.
Gli altri due alzarono i fucili e premettero il grilletto all’unisono.
Con superba maestria, il vigilante schivò ogni colpo, compì un balzo e atterrò proprio di fronte ad uno dei criminali. Un poderoso calciò allo stomaco fu sufficiente per mandarlo a sbattere contro il muro opposto della stanza.
Peter si rivolse all’ultimo scagnozzo, ma in quel preciso istante il suo senso di ragno riprese a vibrare.
L’arrampica-muri si voltò, appena in tempo per evitare un pugno da parte di Prowler.
I successivi secondi divennero una sfocatura di colpi e corpo a corpo.
Sinistro, sinistro, schivata. Gancio sinistro, schivata. Montante destro, dritto al mento.
Peter si morse la lingua, mentre uno dei pugni del villain lo prendeva in pieno volto. Il sapore metallico del sangue gli riempì la bocca, e, prima che potesse riprendersi, un calcio al petto lo scaraventò all’indietro, mandandolo a sbattere contro una colonna.
Poi arrivò un assalto furibondo da parte dell’avversario, una vera e propria gragnola di pugni.
Il ragazzo fece del suo meglio per pararne il più possibile, prima di afferrare una lampada da tavolino e spaccarla sulla testa di Prowler.
Il villain rovinò a terra, e Peter gli sparò addosso una ragnatela per immobilizzarlo. Tuttavia, l’avversario riuscì ad evitare il colpo e a rialzarsi in piedi con una rapida capriola, mentre dai suoi guanti cominciarono a fuoriuscire proiettili.
Peter si scansò appena in tempo e mollò un pugno all’uomo. Questi lo ripagò con la stessa moneta, e i due andarono avanti a scambiarsi colpi, fin quando il supereroe sparò un’altra ragnatela, anticipando la mossa successiva del sicario.
Come previsto, Prowler scartò di lato e la tela si attaccò ad una scrivania…ma anche quello rientrava nel piano.
Peter arrotolò il filo vischioso attorno al polso destro e con uno strattone si tirò dietro il mobile, rovesciando gli oggetti che vi stavano sopra con una cacofonia tintinnante. Il rivale si voltò di scatto per evitare che la scrivania gli rovinasse addosso, e fu allora che Peter usò il lanciatore nell’altra mano per avvolgergli le gambe in una ragnatela. Distrarre e sconfiggere.
Poi, il ragazzo scaricò un fiume all’apparenza interminabile di ragnatela, finchè il villain si ritrovò intrappolato in una sorta di bozzolo bianco.
<< È finita >> decretò Peter, guardando l’uomo che si dibatteva per cercare di liberarsi. Al contempo, notò che il quarto scagnozzo se l’era data a gambe. Pazienza, non sarebbe andato troppo lontano.
Prowl alzò la testa, pronto ad inveire contro il vigilante…e si bloccò, lo sguardo puntato oltre le spalle del ragazzo.
Sotto la maschera, Peter inarcò un sopracciglio.
Si voltò in direzione della finestra. E in quel momento, il suo senso di ragno esplose.
 
                                                                                                                                                  * * * 
 
Soffiava un freddo vento settembrino, e Wanda Maximoff incrociò le braccia mentre lasciava correre lo sguardo sull'acqua della baia di New York.
Quando era arrivata sulla spiaggia c'era gente che passeggiava lungo la riva, ma le nubi l'avevano fatta allontanare già da un pezzo. Adesso era sola.
La ragazza si guardò intorno.
L'oceano, che rifletteva il colore del cielo, pareva ferro liquido, le onde si frangevano regolari sulla battigia. Pesanti nubi scendevano lentamente, e la nebbia incominciava a infittirsi nascondendo l'orizzonte.
In un altro luogo, in un altro  tempo, avrebbe avvertito la grandezza dello spettacolo che la circondava, ma ora, mentre se ne stava lì sulla sabbia, si rese conto di non provare nulla.
In un certo senso, era come se non si trovasse nemmeno lì, come se fosse tutto un sogno.
E poi…sentì un brivido attraversarle la totalità del suo corpo, con la stessa intensità di una scossa elettrica.
Accadde tutto con estrema rapidità.
Improvvisamente il cielo si rannuvolò completamente, e raffiche di vento che sollevavano nubi di polvere si levarono in direzione del litorale, investendo e gettando a terra chiunque tentasse di mettersi fortunosamente al riparo.
Sul mare, su cui incombeva ormai la penombra della tempesta, iniziarono a sollevarsi violenti spruzzi e giganteschi marosi, simili a quelli di uno tsunami, che andarono a sferzare la banchina.
Un rombo di cavalloni…Il sibilo del vento che infuriava.
Si udì un boato da far rizzare i capelli, tanto forte da spingere a chiedersi se le profondità della terra, proprio sotto i piedi di tutti, non avessero appena ceduto.
Wanda alzò lo sguardo e vide l’intera scena con occhi bagnati dall’orrore.
( Track 4 : https://www.youtube.com/watch?v=Owae32L5ZOU )
A 10 000 piedi sopra la città vi era un Boeing 747. Al suo interno vi erano almeno 200 persone, tra cui un giovane di trentasette anni appena tornato da una vacanza in Germania. Fu lui il primo a testimoniare l’attacco del mostro.
Il gigantesco velivolo aveva cominciato la discesa attraverso densi strati di nubi piovose, e dopo poco sarebbe atterrato all'aeroporto di New York.
Finalmente, aveva pensato il ragazzo. Sono di nuovo in America. E quello fu anche il suo ultimo pensiero.
Girò appena lo sguardo verso il finestrino…e vide l’immensa ombra attraversare la coda dell’aereo come se fosse fatto di carta, aprendovi uno squarcio.
Appena pochi secondi dopo, il velivolo cominciò a precipitare.
Superò il fiume Hudson tuonando, come se fosse sostenuto dalla mano di Dio. Un drogato, in un vicolo, alzò gli occhi e pensò di avere un’allucinazione.
Il rumore dei motori fece accorrere la gente alle finestre, le facce rivolte verso l’alto come pallide fiamme. Le vetrine tintinnarono e andarono in frantumi. Le cartacce per le strade si sollevarono mulinando vorticosamente. Un poliziotto lasciò cadere la sigaretta e si portò le mani alle orecchie, gridando senza poter sentire la propria voce.
L’aereo continuava ad abbassarsi. Adesso si muoveva sopra i tetti delle case come un gigantesco uccello. L’ala di destra mancò il fianco dell’Empire State Building di soli tre metri.
Il tuono riempì il mondo.
Al contempo, Peter Parker, alias Spiderman, fissò atterrito la finestra dell’edificio in cui si trovava.
Il panorama scintillante della città era sparito. L’intera vetrata era riempita dal velivolo in arrivo.
Le luci di posizione si accendevano e si spegnevano, e per un istante, un folle istante di totale sorpresa, orrore e incredulità, il supereroe potè vedere la propria maschera riflessa sul muso dell’aereo.
Senza nemmeno tener conto delle conseguenze, cominciò a correre contro la parete opposta dell’edificio.
Pochi secondi dopo, l’aereo colpì in pieno il palazzo, a tre quarti della sua altezza. Le velocità era leggermente superiore agli ottocento chilometri orari.
L’esplosione fu tremenda, incendiò il cielo e fece piovere fiamme per una distanza di venti isolati, nei pressi di Time Square.
Peter non ebbe nemmeno il tempo di soffermarsi sul fatto che Prowl e i suoi scagnozzi erano quasi sicuramente morti. Sfondò la vetrata dell’edificio poco prima che il velivolo lo colpisse e utilizzò l’onda d’urto conseguente per scaraventare il proprio corpo il più lontano possibile dal centro dell’impatto.
Cadde sulla strada duecento metri più avanti, utilizzando una ragnatela per attutire il colpo. Tuttavia, si ruppe comunque diverse ossa.
Attorno a lui, la gente cominciò a correre a gridare, in preda ad un’isteria di massa.
Ignorando il fischio costante che gli martellava le orecchie, il ragazzo alzò gli occhi al cielo e rimase come impietrito di fronte a ciò che vide.
La grande ombra scese come una nuvola cadente. Ed ella apparteneva ad una creatura alata. Ma non era un uccello, poiché dorato e sprovvisto di penne.
Era forse un demone? Nessuno degli umani presenti ebbe la possibilità di domandarselo, poiché l’ombra volante puntò verso terra e, infine, piegando le ali, lanciò un urlo gracchiante che scosse gli animi di ogni essere vivente nel raggio di diversi chilometri.
Un totale di tre lunghi colli fuoriusciva dal corpo tozzo del mostro. Ciascuno di essi sorreggeva una piccola testa dalle fattezze rettili.
Ogni capo terminava con un paio di corni aguzzi, coronati da denti affilati e occhi rossi come il sangue.
La bestia si posò sulla strada, provocando un sonoro tonfo e sollevando una nube di detriti.
Il denso fumo della polvere avvolse la zona, mentre il selvaggio ruggito della creatura si faceva strada attraverso di esso. Infine emerse dalle volute di pulviscolo, e ogni particolare del suo raccapricciante aspetto fu visibile.
Era talmente grande da costringere chiunque ad alzare lo sguardo verso il cielo per poterne vedere la sommità.
I cittadini che si trovavano nella zona d’atterraggio rimasero completamente immobili, troppo spaventati anche solo per prendere in considerazione la possibilità di fuggire.
( Track 5 : https://www.youtube.com/watch?v=SVOEkEb1JCY )
Proprio in quel momento, un rumore metallico lacerò il cielo a nordest, segnando l’apparizione di una formazione di caccia.
Fu proprio quello il segnale che spinse i vari passanti a cercare riparo. Poco dopo, una pioggia di proiettili si riversò su tutta la zona, investendo il corpo del drago e facendo a pezzi tutto ciò con cui entrava in contatto.
Incurante dei bozzoli che gli venivano scaricati addosso, Ghidorah emise un sordo ululato.
Avanzando, abbattè con una zampa un grande deposito, schiacciò al suolo un’inferriata e violò il quartiere di Time square.
Gli aerei virarono, riprendendo l’assalto, il tutto mentre mostro sembrava fuori di sé dalla rabbia.
Ogni volta che espiravano furiosamente, le tre teste sollevavano una tempesta di polvere, mentre si guardavano attorno aprendo le fauci e continuando ad emettere versi orripilanti.
La gente si rifugiò nei vicoli, tenendosi la testa tra le mani e raggomitolandosi su se stessa.
Poi, il drago tricefalo rilasciò un sibilo, proprio mentre i caccia cominciarono ad avvicinarsi.
L’enorme massa del suo corpo aveva iniziato a tremare visibilmente e in maniera minacciosa.
Il bagliore dorato che lo circondava si concentrò sui lunghi colli, e questi presero a irradiare una luminosità sempre più intensa. Le fauci si aprirono ancora una volta, mettendo in evidenza cavità oscenamente rosse, e quando tutti pensarono che la creatura stesse per emettere l’ennesimo ruggito furente, accadde ancora una volta l’impensabile.
Dalle gole eruttò un raggio dorato e abbagliante, che illuminò a giorno tutti i dintorni e che si conficcò attorno all’area come un coltello incandescente.
Qualsiasi cosa colpisse prese immediatamente fuoco, e in pochi istanti tutta la zona si tramutò in un infernale mare di fiamme.
Gli aerei furono troppo lenti e vennero tutti polverizzati nella frazione di pochi secondi. I loro resti precipitarono a terra, distruggendo gli edifici sottostanti e uccidendo gli ignari passanti che non erano ancora riusciti  a trovare riparo.
Ghidorah, la cui furia non accennava minimamente a dileguarsi, iniziò a dirigersi verso il centro di Time Square, vomitando quel penetrante bagliore incandescente su qualsiasi cosa, calpestando e abbattendo ogni edificio sul suo percorso.
Tramite i telegiornali e i film, molti avevano visto di cosa fosse capace un lanciafiamme a piena potenza. Da quella piccola bocca, simile a quella di un normale fucile, poteva essere proiettata una divampante colonna di fuoco di almeno quindici metri, utile a stanare in un colpo solo tutti i bersagli appostati all’interno di un edificio. Ma il bagliore elettrico che eruttava dalle fauci dell’essere diffondeva in pochi istanti una colonna centinaia di volte più potente di qualsiasi lanciafiamme, e la sua intensità luminosa era simile a quella di un riflettore che fende il cielo notturno.
Perfino membri della polizia correvano ovunque in cerca di una via di scampo. Dietro di loro, Ghidorah, come una montagna vivente, schiacciava passo dopo passo tutti gli edifici più bassi. Qualsiasi palazzo di grandi dimensioni veniva invece abbattuto dai fasci elettrici.
Le autopompe dei vigili del fuoco iniziarono a convergere in quella direzione a sirene spiegate, ma l’incombente presenza dell’immensa bestia impedì loro di mettersi all’opera. I vigili del fuoco rimasero impotenti a guardare la scena, accerchiando la zona da lontano, stupefatti di quanto stava accadendo.
Una volta giunto al centro della piazza, il drago si fermò di colpo. Rizzandosi di scatto in tutta la sua altezza, Ghidorah si guardò intorno con occhi fin troppo penetranti per essere quelli di un semplice animale.
Incurante di quanto stesse accadendo, la campana dell’orologio sulla torre al lato opposto della strada rintoccò, come faceva ogni giorno.
Ghidorah fissò per alcuni istanti quello strano oggetto rumoroso, tanto che molti furono lieti di aver letto perplessità nel profondo del suo sguardo bestiale. Poi, la testa di destra emise un tremendo ululato, e con i denti afferrò saldamente l’edificio.
Lo strattonò fino a quando non riuscì a spezzarlo, poi ne estrasse i resti dell’orologio e li sparpagliò per tutta la zona, sotto lo sguardo apparentemente divertito della testa centrale.
Sulla terrazza di una stazione radio, un annunciatore continuava a gridare nel microfono per informare gli ascoltatori. Ma il suo tono era disperato, quasi un grido di morte.
<< Incredibile, assolutamente incredibile! Questo assurdo avvenimento sta accadendo proprio ora, davanti ai miei occhi. Dopo il passaggio della creatura, l’intera Time Square è diventata un mare di fiamme. Non importa dove punti lo sguardo, sono visibili solo fumo e macerie! A chiunque mi stia ascoltando, vi ricordo che questo non è nè uno spettacolo teatrale né un film! Si tratta di un evento reale, che sta accadendo proprio in questo istante…>>
Si bloccò di colpo, quando vide che la testa di sinistra stava puntando direttamente verso di lui, quasi come se lo stesse fissando.
L’uomo spalancò la bocca in un grido silenzioso, mentre la creatura sorrideva con intenti malevoli.
Aprì le fauci, e da esse si preparò a fuoriuscire un altro bagliore. Tuttavia, poco prima che il mostro potesse completare l’azione, qualcosa di piccolo saltò sul muso dell’essere, costringendolo a fermarsi.
Gli occhi del drago si concentrarono sull’intruso, mentre la testa emetteva un grugnito perplesso.
Il suono attirò l’attenzione delle altre due, che presero a fissare il compagno con lieve interesse.
Peter cercò di non sudare, mentre si ripeteva mentalmente che quella era forse l’idea più stupida che gli fosse mai venuta in mente.
Tenendosi in equilibrio tra le narici del mostro, alzò la mano destra e disse : << Drago cattivo! >>
Poi, sparò una granata web dritta nell’occhio del rettile, che gridò per la sorpresa.
Con un ringhio apparentemente irritato, la testa di destra spalancò le fauci e tentò di addentare il supereroe. Questi compì un balzo a mezz’aria, evitando l’attacco e atterrando sulla cima di quella centrale.
La testa in questione si sollevò di scatto, facendogli perdere momentaneamente la presa. Il tutto mentre quella di destra riprendeva l’assalto con insistenza, scoccando le robuste mascelle a mezz’aria.
Capendo che non sarebbe durato a lungo in quella posizione, Peter si lasciò cadere sulla strada.
Il capo dalle fattezze rettili sibilò per la collera e spalancò nuovamente la bocca irta di denti acuminati.
Il torrente di energia elettrica investì l’area circostante con l’intensità di un treno in corsa, sollevando pezzi di cemento e automobili.
Fortunatamente per l’arrampica-muri, la conseguente nuvola di polvere lo nascose brevemente alla vista del mostro. Questo era tutto ciò di cui il ragazzo aveva bisogno.
Senza perdere tempo, si lanciò all’interno del primo edificio che gli capitò a tiro, sperando con tutto il cuore che il drago tricefalo non l’avesse notato.
Una volta trovato un punto in cui potersi nascondere, scrutò il panorama che si stagliava oltre l’ingresso di quell’improvvisata roccaforte.
Il cielo della metropoli, che nel giro di poche ore era irriconoscibilmente cambiata, ridotta all’ombra di ciò che era stata, era ancora offuscata dal fumo e dalle fiamme che non accennavano a disperdersi.
Peter si guardò rapidamente attorno, notando che non era solo. C’erano altre persone assieme a lui, visibilmente terrorizzate.
Una madre e i suoi figli si trovavano accovacciati, senza muoversi minimamente, vicino  all’ingresso posteriore dell’edificio, malgrado dalle finestre sopra le loro teste uscissero fiamme.
La donna stringeva forte i suoi due bambini, e bisbigliava, come se stesse pregando, tra le faville che si riversavano su di loro.
<< Stiamo per raggiungere papà, piccoli miei…fra poco rivedremo papà >> sussurrò quasi a se stessa, mentre i corpicini dei figli cominciarono a tremare.
Peter avrebbe voluto avvicinarsi, per dire loro che tutto si sarebbe risolto, che non c’era nulla di cui avere paura. Ma in quel momento…
<< Allora…mortale >> risuonò una voce bassa e cavernosa, costringendo il supereroi a bloccarsi.
Peter girò appena lo sguardo e intravide l’enorme testa centrale del drago che si abbassava al livello della strada.
Poi, la creatura sembrò arricciare ambe le labbra in un sorriso crudele, mostrando i denti acuminati.
<< Avverto il tuo respiro. Percepisco la tua paura >> sibilò il mostro, mentre il cuore del ragazzo cominciò a battere a mille.
Quella bestia…quella creatura che aveva portato così tanta morte e distruzione in meno di mezz’ora…aveva appena parlato. Era un essere dotato di intelligenza, un’intelligenza apparentemente umana.
Aveva fatto tutto questo di sua spontanea volontà, uccidendo tutte quelle persone con la consapevolezza che sarebbero morte e che altri avrebbero sofferto.
Un’ondata di rabbia attraversò il corpo del supereroe, mentre il drago tricefalo continuava a guardarsi attorno con occhi malevoli.
 << Dove ssssei, tu? Dove sei ?>> sussurrò, dopo aver preso un paio di annusate dell’aria circostante.
La creatura girò intorno alla fiancata dell’edificio e giunse nel punto da cui Peter era entrato. Sostò là, mentre la testa di sinistra si piegò all’ingiù, verso il terreno.
Peter si voltò a guardare la madre e i bambini. I loro volti erano tesi, mentre cercavano di nascondersi nella penombra della stanza.
L’enorme testa si girò indietro formando un arco, mascelle aperte, e poi si fermò vicino ai finestrini laterali del grattacielo. Nel bagliore di un fulmine, Peter vide muoversi il luccicante occhio del rettile.
Stava guardando dritto dentro l’edificio.
Il respiro di uno dei bambini stava uscendo in striduli, terrorizzati singulti. La madre si distese e gli strinse il braccio, sperando di calmarlo.
Al contempo, la testa continuò a guardare a lungo. Poi si sollevò nuovamente, fuori dalla visuale.
<< Coraggio, non fare il timido >> disse quella centrale, con cupo divertimento. << Mostrati alla luce >>.
Poi, la testa di destra si chinò, bloccando la visuale del ragazzo. Si mosse attorno alla fiancata dell’edificio, verso il punto in cui si trovava la famiglia.
La bestia sbuffò, un profondo ruggito assordante che si mescolò ad un altro tuono. Affondò le fauci nel muro del grattacielo e con una scrollata ne strappo via una pezzo di notevoli dimensioni.
L’intero edificio tremo, mentre pezzi di soffitto caddero pesantemente lungo il pavimento della stanza.
Peter sentì l’alito caldo e nauseabondo della creatura e una spessa, grossa lingua infiltrarsi nella stanza attraverso il buco appena aperto. La protuberanza, simile a quella di un serpente, leccò avidamente attorno, poi la testa si sollevò bruscamente.
Peter ebbe appena il coraggio di scrutare oltre il proprio nascondiglio, e vide la testa centrale che scrutava i dintorni con un luccichio dubbioso negli occhi.
<< C’è qualcosa in te…qualcosa di diverso. Qualcosa dentro di te. Posso sentirlo…che striscia tra le tue carni come un insetto. Una creatura delle ombre >> sibilò all’improvviso, facendo schioccare le mascelle.
Come dal nulla, una presenza sconosciuta sembrò discendere sul corpo di Peter, inchiodandolo sul posto.
Proprio com’era accaduto quella stessa mattina, si sentiva come un animale in trappola. Percepì un brivido attraversargli la spina dorsale, i muscoli, le ossa…come se le parole della creatura avessero allarmato qualcosa dentro di lui, qualcosa di primitivo e oscuro.
<< Lo sento scorrere nelle tue vene…nel tuo sangue >> continuò il mostro, facendo le fusa con sadico piacere. << È affamato. Pensi di poterlo controllare? >>
Peter deglutì a fatica, con la gola improvvisamente secca.
Lanciò una rapida occhiata in direzione della famiglia, che ora avevano gli sguardi terrorizzati puntati direttamente su di lui.
Prendendo un paio di respiri calmanti, il supereroe fece loro segna di rimanere in silenzio e fuoriuscì lentamente dal nascondiglio, passando per lo squarcio aperto nel fianco dell’edificio.
La sua presenza attirò immediatamente l’attenzione del mostro tricefalo.
Il drago guardò Peter, piegando indietro la testa centrale per fissarlo col suo grande occhio color sangue. Si mosse vicino al ragazzo e cominciò a scrutarlo.
<< Ah, eccoti qua, mortale! Nell’ombra>> disse con un sorriso malizioso, mentre la testa di destra lo scrutava con intenti malevoli. Al contempo, quella di sinistra sembrò ridacchiare, un riso simile a quello di una iena, e prese ad osservarlo da varie angolazioni.
<< Come va? >> salutò Peter, alzando la mano desta con fare disinvolto.
La testa centrale si piegò ulteriormente in avanti e cominciò ad annusarlo.
<< Ho viaggiato a lungo, ma non rammento di aver mai fiutato la tua specie prima >> commentò con vivo interesse. << Chi sei tu, da dove provieni? Posso chiedere?>>
Il ragazzo deglutì una seconda volta, cercando di mantenere una mente lucida e i nervi saldi nonostante l’assurdità dell’intera situazione.
<< Io…io sono Spiderman >> disse dopo alcuni secondi di silenzio.
Se possibile, il sorriso sul volto della creatura sembrò farsi più grande.
<< Spiderman ? Un nome davvero interessante >> sibilò quasi a se stesso, prima di inclinare leggermente la testa. << E dimmi…Spiderman…che cosa sostieni di essere? >>
<< Sono…ugh… >> si interruppe bruscamente, percependo il puzzò di morte che proveniva dalle fauci dell’essere, << Sono…umano >>
<< Ah, umani, sì…un termine assai più familiare >> commentò il drago, con tono di voce decisamente più sprezzante. << Una razza di parassiti. Vermi che brulicano nel cosmo come mosche sulla carne morta. Convinti della propria superiorità sulle altre specie >>
Annuì a se stesso e tornò a scrutare attentamente il ragazzo.
<< Ma tu…non sembri completamente umano, o sbaglio ?>> chiese con quel luccichio curioso negli occhi, mentre la lingua biforcuta della testa di sinistra indugiava pericolosamente vicino al suo corpo.
Tentando di ignorare quell’azione, Peter si concentrò su quella centrale, che sembrava essere l’unica del trio a possedere la capacità di parlare. Doveva essere il leader.
Prese un respiro profondo e disse : << Bhe, no. Vedi, io sono un supereroe…>>
<< Un eroe ! >> esclamò all’improvviso il drago, facendolo sobbalzare.
La testa centrale scoppiò in una sonora risata, venendo prontamente imitata da quella di sinistra. Quella di destra, al contrario, si limitò a fissare il ragazzo con aria stoica, stringendo appena le palpebre degli occhi.
<< Questo si che è interessante >> commentò il mostro, dopo quella breve manifestazione di divertimento.
Peter deglutì una terza volta e compì un paio di colpi di tosse.
<< E tu…ehm…chi sei ? Uhm…se non sono troppo indiscreto, ovviamente >> disse rapidamente, per nulla desideroso di far infuriare quell’abominio.
Il mostro inarcò un sopracciglio e rilasciò uno sbuffo sprezzante.
<< Questo pianeta dev’essere molto più primitivo di quanto pensassi se le voci delle mie gesta non sono giunte alle vostre orecchie >> affermò con tono di fatto.
Poi, allargò le immense ali, sollevando una nuvola di polvere e detriti. Peter dovette fare appello a gran parte della propria forza per evitare di essere sbalzato via dalla corrente d’aria improvvisa.
La testa centrale sorriso sottilmente e proclamò a gran voce : << Sono Ghidorah! Dominatore di Exifaculus(1)... indiscusso signore di tutto ciò che contemplo. E di molto che non contemplo! Miliardi di vite sono mie, da graziare oppure spegnere come la fiamma di una candela. Le maggiori macchine da guerra mai create mi rendono omaggio. Sono la cosa più vicina ad un essere supremo che l'universo abbia mai conosciuto da tempo immemore >>
<< E anche molto pieno di se stesso >> borbottò Peter a bassa voce, attirando lo sguardo sospettoso dell’essere.
<< Che cos’hai detto ?>> chiese questi, con tono pericoloso.
Rendendosi conto del proprio errore, il ragazzo si affrettò a placare la creatura.
<< Ah, ehm, ho detto che la vostra presentazione non rende certo giustizia alla tua, ehm…enormità, o possente Ghidorah >>
<< Credi davvero che le lusinghe ti terranno in vita? >> domandò l’altro, con un sottofondo di divertimento.
Il sangue di Peter gli si gelò nelle vene.
<< Oh, no, certo che no >> disse rapidamente, compiendo un inconsapevole passo all’indietro.
<< No, infatti >> confermò il drago, prima di avvicinare nuovamente la testa all’esile figura del supereroe. << Ma devo ammettere di essere, almeno in parte…colpito >>
<< C-colpito ?>> balbettò questi, rabbrividendo alla vicinanza che separava i due.
La creatura ridacchiò ancora una volta.
<< Oh, assolutamente ! Vedi, Non avevo mai incontrato un eroe vivo prima d'oggi. Credevo esistessero solo in poesia >>  affermò con sadico divertimento.<< Ah, ah, deve essere un peso terribile, però, essere un eroe. Un mietitore di gloria, falciatore di mostri! Tutti che ti tengono continuamente d'occhio per controllare se ti comporti ancora in modo eroico. Senz'altro sai di che cosa parlo >>
E, per quanto potesse sembrare strano, Peter lo sapeva bene. Dopotutto, era stato criticato dalla stampa diverse volte, con molte persone che lo ritenevano una minaccia per il semplice fatto che, rispetto agli altri Avengers, la sua identità rimaneva tutt’ora un mistero.
Consapevole di aver toccato un nervo scoperto, Ghidorah ridacchiò soddisfatto.
 << Prima o poi la vergine del raccolto commetterà un errore sul mucchio di fieno.  E che scomodità! Dover stare eretto tutto il tempo, usare sempre un nobile linguaggio. Dev'essere logorante a lungo andare>> commentò con tono quasi accondiscendente, mentre con il lungo collo circumnaviga l’esile figura del vigilante.
Peter strinse i pugni, cercando di nascondere il proprio disagio.
<< Ma senza dubbio dà anche delle soddisfazioni >> sibilò il drago, facendo schioccare la lingua biforcuta. << La piacevole sensazione d'immensa superiorità, i facili successi con le femmine... E la gioia che proviene dal conoscersi a fondo, quella sì che è una grande compensazione. La certezza assoluta che in qualsiasi pericolo, davanti a qualsivoglia avversità, non cederai, ti comporterai con la dignità dell'eroe…fino alla tomba >>
E poi, l’enorme testa si tirò indietro, issandosi da terra e scrutando il ragazzo con quel luccichio malevolo negli occhi color sangue.
<< Sono quasi tentato di lasciarti andare. Osservare come coloro a cui tieni cominciano a spegnersi attorno a te…mentre le persone che affermi di proteggere si ribellano e ti conducono al patibolo >> sussurrò con un ghigno predatorio.
E, anche se solo per un istante, Peter sperò che Ghidorah lo avrebbe fatto davvero. Tuttavia, le successive parole del drago furono sufficienti a schiacciare anche quella flebile speranza.
<< Ma non  lo farò. Il nostro piccolo gioco finisce qui >> dichiarò la bestia, mentre anche i suoi compagni sorridevano con aspettativa. << Quindi, dimmi…ereoe. Come scegli di morire?>>
Peter ebbe un brivido improvviso.
Poi, la testa centrale si spinse in avanti verso di lui, con le mascelle aperte.
 
 

Dum, dum, duuuuuum! Peter è vivo? Oppure è morto? Dovrete aspettare il prossimo capitolo per scoprirlo ;)
Ebbene sì, in questa fan fiction Ghidorah sa parlare. Dopotutto, un buon villain non deve solo rappresentare una sfida sul piano fisico, ma anche quello psicologico.
Nel film Mothra 3 e nell’anime Godzilla – Il Mangia Pianeti, il drago in questione possedeva la capacità di comunicare con gli umani attraverso la telepatia, ma qui ho preferito dargli una parlata alla Smaug ( Immaginatevelo pure con la voce di Luca Ward ), infatti alcune frasi che pronuncia sono proprio un omaggio al Re sotto la Montagna.
Solo la Testa Centrale può parlare, ma le altre due possono comunque capire il linguaggio umano.
( 1 ) Exifaculus è un pianeta del film Godzilla – Il Mangia Pianeti, la cui razza è completamente asservita a Ghidorah e vaga per lo spazio alla ricerca di pianeti da consumare sotto i comandi del loro signore.
Prowler, invece, è l’antagonista secondario del film Spiderman – Un Nuovo Universo ( ve lo consiglio vivamente ), ed è il braccio destro di Wilson Fisk, alias Kingpin.
Ecco un’immagine del personaggio.https://villains.fandom.com/wiki/Prowler_(Spider-Man:_Into_the_Spider-Verse)
Nel prossimo capitolo avremo la prima grande battaglia della storia, per cui non perdetevelo !
  
Leggi le 17 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: evil 65