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Autore: Mo0ny_    28/06/2019    1 recensioni
[Missing Moments HiroMido
Parole usate: 3445]
Dal testo:
"La Alius... Incredibile come il tempo passi e alcune cose rimangano ancora vivide nella memoria di Jordan. Si perché c'è qualcosa che non dimenticherà mai e per il quale ancora soffre nonostante sia una questione chiusa tempo addietro: lo sguardo e il sorriso di Xene.
Xene che è una personalità che non appartiene a Xavier ma sa in un passato essere esistita. E cosa impedisce al rosso di gettarlo fuori dalla sua vita come ha fatto Xene?
Cosa impedisce a Xavier di ripete la storia?"
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perché Amor Di Parole Non Necessita
 

La palla bianca e nera non gli era mai sembrata così bella come durante quel fantastico giorno in cui per la prima volta in tanti anni riuscì a superare la difesa di Xavier e fare goal. Esultò come non mai Jordan, con le mani rivolte verso l'alto e le urla che si udivano benissimo anche dall'altra parte della città.
-Ho battuto Xavier, fantastico!-gridava come non mai, la felicità era immensa. Xavier dal canto suo era frustrato certo, ma gioiva anche lui nel vedere il viso di Jordan illuminato da un genuino sorriso. Naturalmente non glielo avrebbe mai detto ad alta voce.
-Ti ho lasciato passare, altrimenti non avresti mai segnato! -commentò il rosso con le mani incrociate al petto e lo sguardo disinteressato.
Il piccolo Jordan non si interessò delle parole del rosso e andò verso di lui con gli occhi che brillavano di una luce nuova. 
-Ora sono bravo come te Xavier! -gli sorrideva e Xavier si chiese se avessero davvero la stessa età, se davvero entrambi avessero otto anni o se l'età del verde non fosse stata truccata. Sembrava proprio un bambino al quale era stata donata una generosa quantità di caramelle. Da bambino maturo il quale era Xavier rispose: -Ecco... sei bravo, non al mio livello ma te la cavi anche tu! Potremmo stare nella stessa squadra, un giorno -e quella frase scatenò la felicità del bambino che si mise a saltellare, consapevole che da quel momento in poi aveva un amico su cui poter contare.

La felicità e la spensieratezza di quei giorni erano ormai un ricordo lontano e sbiadito come una vecchia fotografia. Jordan quasi non ricorda più quando hanno smesso di essere amici, quando hanno messo la parola "fine" a quel legame indissolubile. Non ricorda quando hanno smesso di essere "Xavier" e "Jordan" per diventare "Xene" e "Janus", dei mostri. Non ricorda quando i loro sguardi sono diventati freddi, distaccati, quasi come se non si conoscessero fino a essere completamente estranei. 
Fa male ammetterlo, ed accettarlo è ancora peggio ma da quando non c'è il rosso al suo fianco si sente un reietto, incapace di provare un sentimento positivo nel guardare il pallone, nel giocare a calcio. Si sente debole, inferiore a tutti. Vorrebbe seriamente fare del male, e mentre calcia il pallone per distruggere le scuole e i campi da calcio non può fare a meno di provare una profonda soddisfazione. Ma questo gli altri non lo capiranno, la sua squadra non prova la sua stessa sete di vendetta verso qualcuno che però non c'entra niente.
Di quel giorno di tanti anni addietro Xavier non ricorda probabilmente niente, mentre Jordan prova solo una profonda amarezza. Per lui il rosso era tutto: era una amico, un fratello, un compagno di viaggio. Eppure Xene lo guarda con un sorriso che non lascia passare altro se non un freddo distacco e la malizia di chi vuole vedere con i suoi occhi la tua completa disfatta. E Jordan lo ignora, ignora come meglio può il ragazzo che non è più l'amico di anni fa. Ma mentre lo fa stringe i pugni e tortura il labbro inferiore.
Fa male, fa malissimo!
E quello che più lo ferisce è che a lui non importa, anzi. La sua sofferenza lo rende contento, ne è certo.
Non può non essere contento quando Dvalin lo fa sparire, quando il mondo finalmente si dimentica di Janus perché è stanco di tutto. Del calcio, della Alius, di sè stesso. Gli unici per il quale si rattrista sono i suoi compagni di squadra, loro credevano nel progetto e davano sé stessi pur di riuscire nell'impresa. Forse è proprio lui ad averli condannati a causa del suo stato d'animo a pezzi.

Quando tutto finisce e la Alius è ormai sulla bocca di tutti, su ogni notiziario e giornale, per Jordan è come ricominciare a respirare. E non perché tutta è finito quanto per Xavier, e non Xene, che è lì ad aspettarlo all'orfanotrofio. E quando alza lo sguardo per posarlo su di lui, su Jordan, e lì che lui vorrebbe morire. In quegli occhi verdi c'è un triste e doloroso rimpianto. Si avvicinano in contemporanea.
-Ciao...- Il rosso è il primo a parlare.
-Ehy... - Non sanno cosa dire, avrebbero da raccontarsi molto ma non riescono a spiccicare parola. -Sei tornato al vecchio taglio di capelli -Rompe il ghiaccio Jordan notando che i rossi capelli non sono più pieni di gel e tenuti in alto, ma i soliti capelli lisci a caschetto con due ciocche ribelli verso l'esterno.
-Già. -
-Bene. Ti stavano davvero da schifo. Sembrava che ti andasse a fuoco la testa. -
-Non puoi darmi consigli di hairstyle, tu avevi una cipolla verde in testa. -
-A cavallo d'altri non si dice zoppo-
Risero, insieme. In quel momento credettero entrambi che non ci fosse bisogno di parlare, perché erano di nuovo insieme. Credettero entrambi che le parole non servissero.

-Una convocazione? Per cosa? -chiede Xavier con il dentifricio in bocca. 
-Non c'è scritto nella lettera. Dobbiamo andare entrambi alla... alla Raimon -La voce di Jordan si affievolisce leggermente, forse Dave o Gazelle non lo avrebbero notato ma Xavier aveva un sesto senso quando si trattava del verde. Riesce ad interpretarlo come un libro aperto. Si lava la faccia e si pettina i capelli prima prima di recarsi da lui. Gli poggia una mano sulla spalla.
-Qualcosa non va? -Jordan si gira verso di lui incontrando il viso del rosso che gli sorride dolcemente. Come a dire: "Parla, non preoccuparti". E dopo pochi secondi lo fa, parla.
-La Raimon è stata la prima. È cominciato tutto da lì. -E Xavier capisce cosa intende.
-Una volta capito tutto quello che si è fatto si ha paura di ricominciare, si ha paura, una paura nera, di quello che accadrà dopo. Tuttavia... Mark non ha mostrato la minima esitazione a pormi la mano. Sai... È come se da quel momento avessi ricominciato a respirare. -
-Si ma... per te è stato diverso. Mark ti ha conosciuto prima di conoscere Xene e ha visto la parte umana di Xene. Invece io... io sono l'alieno che ha distrutto la scuola, la squadra. Come posso metter piede lì dentro? -Xavier è sicuro che dagli occhi di Jordan le lacrime stiano fuoriuscendo anche se è girato di spalle e non può vederlo. 
-So come ti senti. Io ho finto di essere loro amico per poi pugnalarli alle spalle. Alcuni se ne sono andati dopo la nostra prima partita. E credimi, perdere una persona cara fa più male che abbattere qualsiasi tipo di struttura. Tu non hai fatto niente in confronto a me - 
Rincuorato dalle parole dell'amico, al quale Jordan si aggrappa con tutto sé stesso, cerca di non pensare al dopo sperando che le sue paure siano solo stupide idiozie.

Arrivano là, al cancello della Raimon Jr. High. 
Xavier è il primo a mettere piede là dove gli altri calciatori aspettano. Mentre saluta gli altri giocatori, Jordan pensa a come fare per inserirsi nella conversazione, ma a questo ci pensa il rosso.
-... e c'è anche qualcun altro -Jordan sa che quello è un chiaro invito a presentarsi, indi si avvicina. 
Non pensare, comportati come al solito. Non pensare. Non pensare. Dannazione sto pensando!
-Ehy! Che cos'è quella specie di aura che ha intorno? -
-Chi è quello Xavier? Lo conosci? -
Ecco, ora sa che dire.
-Ma che bella accoglienza! I terrestri hanno un proverbio che dice: fai attenzione a colui che non si è fatto vedere per tre giorni. Lo conoscete? -
Guarda Xavier e nota che sta sorridendo. Sta andando bene... spera. Naturalmente scatena il panico generale. Iniziano a chiamarlo tutti Janus e quel nome gli fa male, soprattutto quando a pronunciarlo sono loro che hanno conosciuto la potenza distruttiva della pietra di Alius. Ma basta! Lui non è Janus. Lui ora ha un'identità nuova.
-Ah non la fate tanto lunga! Quello era il mio nome Alieno, ho un vero nome adesso, che cosa credete? Mi chiamo Jordan Greenaway gente! -Quasi non fa in tempo a finire che un tizio strano lo aggredisce dicendogli e rinfacciandogli che ha distrutto la sua scuola. Vuole davvero mettersi a ridere in quel momento, nota che Xavier lontano da tutti lo sta facendo. Cavolo, quel tizio è strano forte! Gli risponde Jordan dicendogli che infondo ha dovuto lavorare sodo per poter diventare un alieno coi fiocchi mentre tutti lo guardano stupefatti. Ormai le risate del rosso le possono udire tutti quanti.
-Chiuderei questa parentesi dicendo: "tutto è bene quel che finisce bene!" D'ora in poi chiamatemi Jordan Greenaway- e sorride. Perché alla fine è andato tutto per il meglio. L'amico lo guarda e sa che gli sta dicendo:"Visto? È andato tutto bene". L'attenzione si sposta su altri giocatori, per fortuna. Nonostante ha mostrato grande fiducia in sè stesso sta morendo dalla vergogna.

Quando il vecchio allenatore della Raimon annuncia che loro sono lì per far parte del Football Frontier Internetional, Xavier ricorda. C'è stato un giorno di tanti anni fa in cui lui e Jordan giocavano a calcio e quest'ultimo riuscì a superare la sua difesa e a fare goal. È stato quello il momento in cui sono diventati amici, da semplici conoscenti ad amici. E quel giorno Xavier espresse a Jordan il desiderio di voler stare almeno una volta in squadra con lui. Ricorda il viso di Jordan, la felicità dipinta su quel volto scuro. Lo sa che per il verde lui era una sorta di idolo da raggiungere e superare, un vero mito. Ora non è più così, e ne è grato. Ha sempre avuto una buona opinione di Jordan, era il bambino più sorridente del Sun Garden, quello più fantasioso e il più dolce. Prima che il signor Schiller facesse parte della loro vita, Xavier viveva con la paura costante di vederselo strappare via da un momento all'altro, aveva paura che qualcuno adottasse quel bambino più di qualsiasi altra cosa. Nessuno immagina quanto sia grato per averlo ancora al suo fianco e adesso che hanno l'opportunità di poter giocare insieme.... cavolo! Non sta più nella pelle! Lo guarda e incontra il suo sguardo. Pensano entrambi la stessa cosa.

"Se solo avessi parlato quando sapevo esattamente cosa dire ma le parole non mi uscivano di bocca... Pensi che sarebbe cambiato qualcosa? Magari io non starei qua a distruggermi per l'allenamento e tu non fingeresti che non abbiamo un passato mai chiarito, e sappiamo entrambi che non lo faremo
mai perché siamo codardi e altamente stupidi. Stupidi perché sappiamo entrambi che abbiamo paura di perderci mettendo in chiaro cosa e chi eravamo. Ma la differenza fra me e te è che io so perfettamente chi eravamo... Solo non so cosa potremmo essere. E se non lo avessi ancora compreso non parlo della Alius. Quello che sto cercando di dirti è che tu mi piaci Xavier. E non come amico"

Il sogno della nazionale è un ricordo che Jordan sa di portare sempre nel suo cuore. L'emozione di segnare un goal, la felicità di vincere una partita e l'entusiasmo di allenarsi con maggiore impegno. Ha esagerato, questo lo sa. Ma del resto... come poteva non farlo? Tutti erano troppo bravi, erano superiori a lui in tutto, e Jordan non voleva rimanere indietro. 
L'aereo si alza in volo, la città si fa piccola sotto i suoi occhi e le nuvole diventano le sue uniche compagne. Solo in quel momento Jordan si concede di lasciarsi trasportare dalle emozioni.
Piange.
L'unica cosa che voleva era rimanere nella squadra, voleva solo poter rifarsi una vita, voleva solo... rimanere al fianco di Xavier.
Lacrime e ancora lacrime. 
E non importa se la gente lo guarda con occhi smarriti chiedendosi se possono fare qualcosa per lui, le emozioni sono troppe e la morsa che sente al petto è opprimente. 
Xavier.
Non sa nemmeno lui quando ha cominciato a definire amore quello che sente per il suo amico. Sospetta che il tutto sia cominciato troppo tempo addietro perché possa ricordare quanto si sia innamorato di lui. Ha dovuto fare i conti con tutto nel momento in cui Dave e la Neo Japan li hanno sfidati. Ricorda come lo sguardo del rosso fosse sempre puntato su di lui. Ricorda perfettamente quante volte ha incontrato gli occhi verde oliva di Xavier guardarlo con seria preoccupazione. E quando Jordan aveva perso completamente la fiducia nelle sue capacità in quella partita, Xavier l'ha sostenuto, ha creduto in lui. E in quel momento Jordan ha pensato che se a Xavier andava bene come era, forse poteva accettarsi anche lui. 
Ricorda la sensazione piacevole che le parole di conforto del rosso gli hanno provocato. Ricorda come il cuore abbia cominciato a battere forte e come Caleb avesse fatto qualche battuta sul suo improvviso rossore sulle guance. E deve a Caleb il fatto di essere riuscito a capire e ad aprire gli occhi. 
Non era la prima volta che succedeva. Xavier parlava di lui e Jordan era felice, si sentiva bene e ed era consapevole che del rosso non si sarebbe mai saziato. Era avido del suo sguardo pacato, delle sue parole sempre cordiali e del suo corpo. Nulla poteva essere più perfetto del corpo di Xavier. Aveva sempre creduto che fosse sempre stata ammirazione, nulla di più. Eppure tutti provano ammirazione per il capitano Mark Evans, ma non arrossiscono nel momento in cui dice qualcosa di confortante.
Quella sera se qualcuno lo avesse guardato si sarebbe accorto di quanto era tormentato per quello che aveva compreso. E di allenamenti ne fece il doppio del solito. Tirò la palla in porta più forte che poté, quasi come faceva con i tiri della Alius Academy. 
La Alius... Incredibile come il tempo passi e alcune cose rimangano ancora vivide nella memoria di Jordan. Si perché c'è qualcosa che non dimenticherà mai e per il quale ancora soffre nonostante sia una questione chiusa tempo addietro: lo sguardo e il sorriso di Xene.
Xene che è una personalità che non appartiene allo Xavier di cui è innamorato ma sa in un passato essere esistita. E cosa impedisce al rosso di gettarlo fuori dalla sua vita come ha fatto Xene? 
Cosa impedisce a Xavier di ripete la storia?
Quando lo aveva visto all'orfanotrofio venire verso di lui si era convinto che le parole fra di loro non servissero.
Era ed è un bugiardo. 
Jordan e Xavier non hanno mai voluto affrontare anni di estraneità e sorrisi maligni. Hanno preferito gettarsi alle spalle la parte più malvagia di loro. 
Le parole... se le avessero usate, sarebbe cambiato qualcosa?
Intanto Jordan ha smesso di piangere ed è più deciso che mai a lasciare perdere Xavier e di pensare a lui solo quando sarà di ritorno.

Quanto era passato dal giorno in cui Jordan era partito? Settimane, eppure rimane il chiodo fisso nella mente di Xavier al tal punto di immaginarselo accanto mentre ride, sentirne l'odore anche se non è presente. È stato uno stupido a non rendersene conto prima, ed è stato ancora più stupido a non rispondergli quando Jordan gli ha confessato quello che provava per lui. 
È scappato ancora, proprio come alla Alius. Qualche giorno prima era arrivata una lettera del verde dove diceva di starsi impegnando per poterli raggiungere, raggiungere la squadra e non lui. E questo lo aveva rattristato perché se c'era qualcuno a cui erano sempre stati indirizzati i messaggi di Jordan quello era il rosso, e in casi come quello avrebbe di certo lasciato un PS per lui o scritto un'altra lettera. Si gira e rigira nel letto pensando a quando male gli abbia fatto lo sguardo di Jordan: spento, deluso e ferito. Proprio come quando era all'Alius e si arrabbiava con lui perché non era mai partecipe alle cause che riguardavano gli alieni, e ciò lo mandava in bestia. E quando lo vedeva in giro per i corridori gioiva nel saperlo sofferente. Mai si è vergognato così tanto come in quel momento nel pensare ai suoi atteggiamenti da alieno.
Ha sbagliato tutto. 
E se ne rendo conto solo ora, ma spera vivamente che il verde non abbia perso la fiducia in lui.

È a casa. Incredibile. L'adrenalina dell'ultima partita ancora gli scorre nelle vene, ma lì, al Sun Garden, ha qualcosa da risolvere. Entra e va a togliersi le scarpe sorprendendosi del silenzio che regna là dentro. Avrebbe dovuto prevedere che tutti i bambini dell'orfanotrofio gli sarebbero saltati addosso da un momento all'altro pronunciando:"Sorpresa!!". Rimane piacevolmente sorpreso da ricevere attenzione da quelle piccole pesti. Gli sorride dando pacche amichevoli ai bimbi e abbracciando le bambine. Una di loro gli regala un coroncina di fiori, margherite che si trovano in giardino. La ringrazia dandole anche un bacio sulla guancia. 
-Dove sono gli altri? -chiede. E i bambini lo prendono per mano trascinandolo letteralmente nella mensa dove questa volta non si sorprende di trovare tutti i suoi fratelli e sorelle che gli saltano addosso felici e fieri di lui.
Tutti tranne due persone.
Dave, che con le braccia conserte appoggiato al muro guarda la scena e sorride maliziosamente, e Jordan che invece è indaffarato con un bambino che non hai mai visto. Avrà quattro o cinque anni, è spaventato e non sembra sentirsi a proprio agio. Ha i capelli turchesi che gli arrivano sulle spalle e gli occhi di un bel color cielo. Gli sta parlando, sicuramente lo rassicura raccontandogli qualche aneddoto divertente o con quale suo proverbio. Gli occhi di Xavier sono tutti per lui, e non potrebbe accadere nulla in grado di distrarlo.
Nulla tranne i bambini che si fiondano ancora su di lui come se una prima volta non fosse bastata. Cadono a terra ma almeno Jordan decide di girarsi e controllare cosa stesse accadendo ed è quello l'inizio della fine.
I loro sguardi si incrociano e raccontano tutto di loro. 
L'infantile amicizia, il disprezzo e l'amarezza di quello che erano, la ritrovata amicizia e l'amore che era sbocciato.
Ecco cos'erano Jordan e Xavier in quel momento: due perfetti sconosciuti che tuttavia si conoscevano da una vita e nemmeno quella sarebbe bastata a raccontare quanto l'uno sapesse dell'altro. Avevano fatto una muta promessa in quello stesso momento. Avrebbero rimandato quello che avevano da dirsi solo il tempo di liquidare tutti i presenti nella stanza.

Eccoli. Sono l'uno davanti all'altro. Jordan muove nervosamente il piede, com'è solito fare quando è nervoso e Xavier si tocca continuamente i capelli. 
-Inizio io -dicono entrambi. Ma a prendere la parola è il verde.
-Senti. Non c'è bisogno che tu me lo dica. So che non provi lo stesso e... -
-Ecco, avrei dovuto iniziare io -
-... e davvero non c'è problema. Solo, non credere che d'ora in poi sarà tutto come prima. Ho bisogno di staccare. -
-In che sen -
-Non parteciperò agli allenamenti per un bel po'. -
-Ma non-
-E con i bambini non facciamo trasparire nulla per favore e neanche con gli altri, non voglio che i nostri amici si sentano a disagio, o che peggio mi mettano in disparte per il mio orientamento -
-Jordan! -Questa volta riesce a sovrastare l'altro. Jordan sembra guardarlo per la prima volta in quel momento. Nota la fantastica sfumatura verde che lo contraddistingue e che ha osservato talmente tante volte da ricordare perfettamente ogni pagliuzza chiara vicino all'iride. Eppure oggi c'è qualcosa di diverso. Non sa dire nemmeno lui cosa sia, ma si sente sicuro nell'osservare quei grandi occhi. 
-Io e te ci conosciamo da un vita. Sono certo che conosci le mie abitudini meglio di me o di chiunque altro in questo mondo. E lo stesso è per me. Ci conosciamo da talmente tanto che non mi sono posto alcuna domanda su cosa tu rappresentantassi per me. Sei sempre stato accanto a me, ero felice di ciò e... Non solo. Quando mi hai detto che ti piacevo mi sono sentito così... Bene. Come se mi fossi tolto un peso, come se mi sentissi finalmente libero. -Trattiene il respiro il verde. Non riesce a capacitarsi di quello che Xavier sta dicendo. Alcuni attimi di silenzio seguono le parole del rosso. 
-Quello che sto cercando di dirti... Ecco... È che t-tu... - Jordan davanti al silenzio del rosso ride. Una risata che trasmette tutta l'allegria e la felicità del mondo. Forse Xavier è più rosso dei suoi capelli. 
Di solito in quelle situazioni si sta in silenzio e si ci guarda un modo smielato e innamorato e nel caso più comune si ci bacia. Ma il verde semplicemente si lancia sul collo dell'altro per dargli un caloroso abbraccio che viene ricambiato ancora più calorosamente. 
Sarebbero rimasti abbracciati ancora per molto, ma i bambini li chiamano e non possono ignorarli in eterno. Tornano da loro. 
Con le mani strette, il sorriso sulle labbra e molto altro da chiarire. 
Ma stavolta lo sanno, avrebbero affrontato tutto. 
Insieme. 








 

1) Nell'opera originale la lettere viene spedita a Xavier, ho dovuto modificare questo piccolo dettaglio

Angolo Autrice
Ho scritto una HiroMido circa due anni fa. e mi mancava davvero tanto parlare di questi due. Non ho messo l'avvertenza "OOC" perché personalmente è così che ho sempre inteso i due personaggi e non mi sembra di aver aggiunto qualcosa che uno dei due avrebbe potuto non fare, dire o pensare. Manco su EFP da un bel po', e non scrivo Fanfiction da ancora di più, siate clementi!
La storia è presente anche su Wattpad, non allarmatevi se la trovate anche lì XD
Grazie di aver letto la storia e spero di poter incontrare anche successivamente!
Alla prossima!

   
 
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