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Autore: LadyoftheSea    25/07/2009    2 recensioni
Dopo aver letto il libro Death Note: Another Note, sono rimasta affascinata da BB e ho deciso di scrivere una storia su di lui e di L. Spero vi piaccia!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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4 - Phoenix


"25. 26. 27. 28. 29."
Beyond Birthday osservava le lancette dell'orologio sul muro di fronte a lui e contava a voce alta. Il tempo scorreva così inesorabile, lo sapeva meglio di chiunque altro. E ogni ticchettio sanciva la morte di qualcuno.
"37. 38."
Però L non sarebbe morto presto. Questo lo sapeva chiaramente. I numeri rossi erano impossibili da ignorare e lui non si era mai sbagliato prima.
"51. 52. 53."
Qualcuno entrò nella stanza, ma lui non vi fece caso.
"58. 59."
Fu interrotto dalla voce gentile di Quillsh Wammy, o come lo chiamava L, Watari. "B, ti ho portato un po' di cibo. Non mangi nulla da ieri mattina."
B non rispose e continuò a contare mentalmente.
"Dovresti davvero mangiare qualcosa." insistette Watari, col suo fare paterno.
"87. 88. 89."
Decise di lasciargli il vassoio e non pressarlo ulteriormente, non avrebbe portato a nulla. Gettò uno sguardo a L, nella stanza accanto, che continuava le sue indagini, davanti allo schermo del pc, e gettava di tanto in tanto un'occhiata al monitor che trasmetteva le immagini di B, chiuso a chiave nella camera accanto. "L..."
"Lo so, Watari. Ma non può fare nulla, al momento."
L'anziano inventore annuì. "Esco, sarò di ritorno tra qualche ora."
L tornò a concentrarsi sulle sue indagini. Aveva avuto una mezza idea di avvertire la madre di Beyond Birthday, in realtà, ma non era una scelta che spettava a lui. Se B non voleva vederla, non aveva il diritto di portarla lì. Di farglielo vedere in quella condizione.
Una mezz'ora più tardi, il detective inviò la soluzione di un caso all'FBI e alzò lo sguardo verso il monitor dove poteva vedere B. Se ne andava in giro per la stanza gattonando, ma non era una scena piacevole da vedere: non era un bambino e la postura che aveva assunto era così innaturale...
L si chiese cosa dovesse fare. Non poteva trattenere B per sempre. Non poteva nemmeno rilasciarlo e attendere che commettesse un crimine per catturarlo e mandarlo in prigione. Però forse una soluzione c'era... Rivolse nuovamente la sua attenzione al computer e rintracciò il numero che gli serviva.
In quel momento, a parecchi chilometri di distanza, Phoenix stava bevendo la sua seconda tazza di caffè nel giro di pochi minuti. Era mattina presto e lei era ancora mezza addormentata. Così addormentata che, rispondendo al cellulare, si chiese se non stesse ancora sognando. Il possessore della voce metallica che proveniva dall'altro capo si presentò come L. Ma era impossibile. Come poteva averla trovata? Certo, era il più grande detective del mondo, ma... aveva nascosto le sue tracce così bene... ne era certa...
"L?" la sua voce tremò leggermente. "Come faccio a sapere che sei davvero tu?"
L iniziò a snocciolare tutte le informazioni che aveva raccolto su di lei in quegli anni, fino al momento in cui aveva scoperto dove viveva. Phoenix sapeva che nessun altro avrebbe potuto essere al corrente di tutto ciò. "Ti credo. Perchè... perchè mi hai chiamata?"
"Ascoltami bene, Phoenix, perchè non ho molto tempo. B è qui con me e ho bisogno del tuo aiuto. Anzi, vorrei che aiutassi entrambi."
"B?" la ragazza sorrise involontariamente. Era da così tanto tempo che non vedeva B. Da quando lui se n'era andato dall'orfanatrofio. Poi quel luogo era diventato insopportabile senza di lui e lei aveva seguito il suo esempio, lasciandosi Wammy's House alle spalle. "Sta bene? Perchè è con te?"
"Ti spiegherò quando sarai qui. Prima devi venire a Los Angeles."
"Vuoi mostrarti in volto... a me?"
"Sì. Dopotutto mi hai già visto quand'ero un ragazzino, in orfanatrofio. E so tante cose su di te. So di potermi fidare."
Il tono che non ammetteva repliche spinse Phoenix a chiedersi come poteva esserne così sicuro, ma pensò a B. Se avesse potuto rivederlo... "Quando devo arrivare?"
"Prendi l'aereo delle 18.50 di stasera. C'è un biglietto riservato a nome di Stephanie Clarke." L le spiegò dove avrebbe incontrato uno dei suoi uomini che le avrebbe fornito i documenti falsi con quel nome, poi, dopo una raccomandazione a non perdere l'aereo, chiuse la comunicazione.
Phoenix si sedette. Le girava la testa. L non le aveva detto nulla su B, se non che si trovava con lui. Eppure lei aveva la terribile sensazione che B si fosse ficcato in un brutto guaio. Sperando di sbagliarsi, finì il caffè, prima di andare a preparare la valigia. Non sapeva quanto sarebbe stata via.

Watari si recò all'aeroporto di Los Angeles a prendere Phoenix. Tale fu la sorpresa della ragazza a rivederlo, che il nervosismo scomparve quasi del tutto.
Anche se non si era trovata sempre bene all'orfanatrofio, considerava il signor Wammy come il suo benefattore: l'aveva accolta, le aveva garantito un'istruzione, un tetto sopra la testa e cibo, e non le importava se c'era stato un secondo fine nel fare tutto questo. Non le importava se si era trattato di gareggiare con tanti altri bambini per succedere a L. Lei se n'era resa conto, crescendo... era intelligente, sì, più della media, ma non intelligente abbastanza per superarlo. O per uguagliarlo.
B invece... lui sì che era geniale. Aveva una memoria eccezionale, leggeva libri di filosofia come fossero stati fumetti, possedeva una logica impeccabile e già a dieci anni, arrivato in orfanatrofio da poco, correggeva i professori. Phoenix l'aveva sempre ammirato, come aveva sempre ammirato L. Ed ecco perchè, man mano che si avvicinava all'hotel con Watari, sentiva nuovamente il nervosismo affiorare.
Ma quando l'anziano inventore aprì la porta della suite per farla entrare e lei vide quella sagoma inginocchiata in fondo alla stanza, coi lunghi capelli scuri arruffati, e quel profilo così familiare... quando lui si alzò in piedi, lei attraversò la stanza in un baleno e lo abbracciò: "B!"
"Temo che ci sia un errore, io non sono B." disse pacatamente il ragazzo, mentre lei lo stringeva a sè.
Phoenix lo lasciò andare immediatamente: "Come?" Lo guardò attentamente, ora che erano così vicini... vedeva la differenza. "Oh... mi dispiace, scusami... L..."
"Non importa... Phoenix, mi sembri in forma. Vuoi riposarti un po'? Il volo deve averti stancata."
"No, io sto bene... ma vorrei vedere B!"
"Mi spiace, non posso fartelo incontrare. Non ancora. Ora ti racconterò tutto."
Dopo essersi sistemato sulla poltrona e invitato la ragazza a prendere posto in quella di fronte a lui, iniziò a esporle il suo piano.
"L... con tutto il rispetto, perchè dovrei fare come dici?" chiese infine lei.
"Tu vuoi bene a B, non è vero?"
Phoenix annuì. "Certo, siamo amici..."  O lo eravamo...
"Allora dovresti farlo per il suo bene. Sarei più tranquillo se, fuori di qui, ci fosse qualcuno vicino a lui a sorvegliarlo."
"Come fai a credere che B voglia... far del male a qualcuno?"
"Ho le mie buone ragioni. Se accetti, rimarrai a Los Angeles, verserò sul tuo conto in banca denaro ogni mese, così non dovrai preoccuparti di trovare un lavoro per un po' di tempo... e naturalmente dovremo sentirci spesso."
Phoenix si morse il labbro inferiore, come faceva spesso quando era indecisa. "Io... davvero non intendi fare del male a B?"
"Se avessi voluto l'avrei già fatto." rispose, imperturbabile, il detective.
Già, che domanda stupida. "D'accordo, ma a me sembra... che sia tu il responsabile di questa situazione... come credi che si sia sentito, crescendo, a sapere di essere destinato a diventare la tua copia? Tutti lo prendevano in giro dicendo che B stava per Backup, è cresciuto con quest'idea in testa, non si sentiva mai bravo abbastanza anche se era il più dotato tra quelli della nostra età e se ora è disposto a fare qualsiasi cosa per superarti... sì, è tutta colpa tua." Man mano che proseguiva a parlare, Phoenix si sentiva sempre più arrabbiata. "Non è mai stato trattato come un individuo, ma solo come un rimpiazzo, un tuo futuro rimpiazzo! Raccogli quello che hai seminato, non credi?"
L si portò il pollice alle labbra. "Oh. Non credevo che tu fossi..." non concluse la frase. "Ma va bene anche così. Anzi, forse è meglio."
"Di che parli?"
"Phoenix, conto su di te per i prossimi mesi. Non pensare che nascondermi qualcosa vada a giovamento di B... se vuoi aiutarlo, devi dirmi tutto."
Il detective mise fine alla conversazione, alzandosi. Phoenix si passò le mani tra i capelli, nervosa. Sperava che ciò che era in procinto di fare fosse la cosa giusta.
  
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