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Autore: tixit    29/06/2019    6 recensioni
Breve storia triste con molte licenze cronologiche e un po' di vago soft porn.
Fersen è tornato, è ospite di Oscar ed ha portato con sé il caos.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti

Progetti per il futuro

"Non conoscevo questo posto..." mormorò André tanto per bucare un silenzio spesso come la nebbia.

"E' per gente perbene." ribatté Girodelle.

André tacque non sapendo cosa pensare: era un posto per gente perbene e quindi era normale che né lui né Oscar ci fossero mai capitati? Perché lui non era perbene ed era la zavorra di lei? Il cane ingombrante da portarsi appresso, ma che non può entrare ovunque?
Se fossero andati assieme agli altri ufficiali della Guardia lui avrebbe dovuto sedere discosto, al tavolo dei servitori, e osservarla da lontano, vegliando su di lei, come faceva in fondo a Versailles, sempre due metaforici passi indietro.
In un posto perbene lei avrebbe parlato fitto con Girodelle e con Fersen, avrebbe tessuto assieme a loro una rete di ricordi, battute, modi di dire... un linguaggio segreto. Forse avrebbero anche suonato assieme qualche sera.
Ma lui, dopo il lavoro, voleva bere assieme a lei e così finivano sempre in silenzio e nei posti sbagliati. Era tutta colpa sua? Di questo amore inopportuno? Le aveva precluso quel poco di vita normale che avrebbe potuto avere?

Si concentrò stanco sul pavimento, trovandolo vecchiotto e, soprattutto, composto da assi irregolari, ognuna di larghezza un poco diversa dall'altra - le cose belle erano fatte da parti che si somigliavano, decise, simmetrie ripetute.

O era per gente perbene nel senso che quello era un posto sicuro? Girodelle lo stava rimproverando perché aveva fallito nel suo compito principale che poi era davvero semplice - badare ad Oscar. Lo avevano accolto a Palazzo Jarjayes solo per quello ed intorno a quello aveva modellato tutta la sua vita fino a non averne più una che non fosse intrecciata indissolubilmente con quella di lei, perfino nei ricordi. Perfino nei suoi sogni.

Oppure gli stava comunicando che era più bravo di lui in quello? Che era ora che lui pensasse ad una nuova vita perché la vecchia stava per finire?

Ammesso che poi non lo stesse prendendo in giro perché in fondo era lui quello ingenuo tra loro quattro, e quel posto probabilmente era una sentina del vizio che avrebbe avuto bisogno per lo meno di un esorcismo perché un tagliagole non si sentisse offeso a metterci piede.

Osservò la saletta distratto: c'era un camino, c'era un quadro, c'era un orologio sulla mensola del camino e c'erano dei candelabri. C'era un bel tavolino e c'erano delle belle sedie. Se un esorcismo fosse davvero servito, lo avrebbe fatto, quanto meno, un prelato di buona famiglia. Anche se di certo non un Vescovo.

Non c'era polvere, quella proprio no. Sentina di un vizio che a quanto pare si lavava.

Una ragazza vestita di verde scuro, con dei braccialetti d'oro ai polsi, sbucò, gli parve, da un muro per esserne inghiottita di nuovo dopo poco.

Ecco, ora c'era anche una bacinella, c'era dell'unguento e c'erano anche delle pezze di stoffa.
 
Fersen fece sedere cerimoniosamente una scontrosissima Oscar e le prese i polsi con delicatezza, poi esaminò con attenzione le nocche, sotto lo sguardo vigile di Girodelle.
André sentì che l'irritazione cresceva - la camicia di Oscar era strappata, sporca di vino e del sangue di Bernard, e le fasce si stavano allentando, ma lei sembrava non farci caso. I loro sguardi si incrociarono e quello azzurro della donna di colpo si indurì. Poi inarcò la schiena, come per sfidarlo, i capelli una cascata d'oro sulle spalle, la curva dei seni che cercava di liberarsi dalla trappola di lino bianco e quel maledetto sorriso spavaldo, poco da donna e tanto da ragazzina.
Gli ricordò di quando lo aveva sfidato a tuffarsi da una scogliera o a camminare su un cornicione, a fare cose pazze insomma, cose di loro due prima della Guardia Reale, prima del suo riserbo, prima che i loro ruoli fossero definitivamente inchiodati in quello che ora erano.

"Voi che dite?" fece lo Svedese esibendo un sorriso soddisfatto. "A me sembra che non ci sia nulla di rotto."

"Se mi fossi rotta una nocca, ve lo avrei comunicato," intervenne Oscar, un poco petulante "Non mi serve niente, ve l'ho già detto."

"Un poco di buonsenso credo Vi farebbe comodo." osservò Girodelle in tono neutro. "Tanto per stendere un elenco preliminare."
Poi le fece cenno di immergere le mani nell'acqua fredda della bacinella.

La cosa sorprendente fu che Oscar ubbidì. 
Segno che la mano le faceva comunque male.

La ragazza in verde riapparve, la gonna vaporosa che ondeggiava attorno alle caviglie, silenziosa come un gatto, con un vassoio, una caraffa e quattro bicchieri.

"Succo d'arancia." disse Girodelle asciutto, poi fece cenno ad André, che esitava - prendesse anche lui un bicchiere - "Se non foste stato incluso, i bicchieri sarebbero stati tre."

"Questo sfoggio di sobrietà mi sembra fuori luogo." Oscar era irritata, pensò André, perché tutti e tre la stavano ignorando - cioè si prendevano cura di lei, erano corsi a salvarla, ma non la stavano prendendo sul serio. O, semplicemente, non stavano prendendo sul serio la sua rabbia.

"Oh avete perfettamente ragione, sarebbe stato molto più opportuno almeno un paio d'ore fa." la voce di Girodelle era asciutta.

"Nessuno vi ha chiesto di restare lì con me e chiamare pure le balie."

"Sfortunatamente sono dotato di una coscienza."

André non ne era sicuro, ma gli parve che nell'angolo delle labbra di Girodelle ci fosse l'ombra di un sorriso.

Per dieci minuti rimasero tutti in silenzio - Fersen che tracannava con gusto la spremuta d'arancia, Girodelle che se ne stava seduto indifferente, con le gambe accavallate e lui lì, in piedi, che non sapeva cosa fare: senza un vassoio da portare, una caraffa da riempire, del vino da versare, si sentiva inutile, come se gli avessero strappato la sua identità. Altre mani avrebbero pulito quello nocche dal sangue rappreso, altre mani le avrebbero massaggiate con l'unguento, altre mani avrebbero potuto prendersi cura di lei. Ora e forse sempre.
 
Erano fuggiti per il dedalo di vicoli attorno alla Taverna delle Dodici Lune, inseguiti da un gruppetto di ubriachi che non aveva gradito il pestaggio del giornalista. Poi Girodelle li aveva guidati verso questo posto - una casa anonima, una porticina, dei gradini da scendere e una specie di... sala da ballo? taverna? circolo? non era riuscito a capirlo. Quelle persone non avevano fatto molto caso a loro quattro, ma pure loro erano scivolati svelti attraverso una seconda porta ed erano finiti in una saletta privata. La sentina del vizio, insomma.

"I dieci minuti sono passati." 

"Bene, da brava ora piegate le dita, una alla volta."

"Nessuna lussazione." commentò Fersen tutto allegro, "In America, dopo un corpo a corpo, mentre cercavo di piegare l'indice mi sono accorto che puntava verso il pollice. Il conciaossa dovette tirarmelo."

"Come fece esattamente?" chiese Girodelle interessato, mentre faceva cenno ad Oscar di chiudere le mani a pugno.

"Ah non ne ho la minima idea, so solo che appena mi mise le mani addosso svenni per il dolore."  Fersen rise al ricordo ed André lo guardò incredulo. "Disse di avermelo ruotato. Comunque è tornato come prima. Ci suono la chitarra spagnola!"

"Le mani sono a posto" disse Girodelle.

"Che vi avevo detto?" Oscar era un ossimoro di rabbia infuocata e ghiacciato riserbo ed André provò una tenerezza infinita.

"Salite per quella scaletta: troverete una stanza, con dell'acqua corrente e del sapone, dateVi una rinfrescata e cambiateVi la camicia. Vi ho fatto preparare una delle mie." André sobbalzò, si Girodelle, attraversando la sala, aveva sussurrato qualcosa ad un tizio e poi era apparsa la fata verde, ma... cominciò a sospettare che questa fosse la sentina privata del vizio di Girodelle e si sentì a disagio. Stavano tutti giocando su un terreno che non conoscevano.

"Io non ho nessuna intenzione di obbedirVi come una bambinetta!"

"Direi che conosco molto bene questa Vostra scarsa inclinazione all'obbedienza." fece Girodelle asciutto, "Ma avrei molta difficoltà a definire questo tratto come sintomo di maturità." tacque piccato, poi, tentando mi mantenere un tono molto calmo, riprese "Io avrei dovuto fermarVi in quella bettola e non ci sono riuscito. Non potevo impormi come avrei fatto con una recluta: siete il mio superiore ed indossavate una uniforme." la guardò con severità. "Questa, tra l'altro, è una cosa che non avreste dovuto fare perché ora non siete in servizio."

Oscar sbuffò, ma Girodelle proseguì imperterrito "Io Vi ho trattato con la deferenza dovuta ad un superiore, come ogni volta, e con il rispetto che merita una persona intelligente. Voi non avete ascoltato. Come ogni volta, oserei dire. Il risultato è stata una rissa, e un giornalista ferito."

"Nessuno Vi ha detto di rimanere lì!"

Girodelle poggiò i palmi della mani sul tavolo "Io sono stato costretto ad assistere a tutto questo e dovrò tenerlo per me, mentre il mio dovere mi imporrebbe di denunciarVi ai nostri superiori. Perché siete Voi che avete scelto a suo tempo di gestire me, non io di gestire Voi, ricordatevelo qualche volta. Ma Voi sapete bene che non lo farò. E lo sapevate anche quando non mi stavate dando retta."

Oscar sollevò le spalle facendo capire che non gliene importava proprio nulla.

L'uomo sorrise e scosse la testa "Lasciamo pure da parte i nostri rapporti, la lealtà che uno si aspetterebbe dopo tutti questi anni, e veniamo al Vostro lavoro, quello per cui indossate quella uniforme... oh certo Bernard Chatelet non scrive quello che scriveva Voltaire, ha la penna avvelenata e bacchettona. Però quell'uomo è un giornalista e la differenza tra lui ed un uomo qualunque è che Chatelet, quando si lamenta, ha a disposizione un giornale, fosse anche una Pezza da Culo. Non si lamenta con un paio di amici, si lamenta per tutto Palais Royal senza nemmeno doverci mettere piede.
Scatenerà una campagna contro una Guardia Reale assassina." il Visconte era visibilmente irritato, "Quella bottigliata, Madamigella, ve la potevate pure risparmiare. Chatelet non morirà, ma perderà sangue e dovrà farsi ricucire. Peccato che l'unica violenza che quello scribacchino conosce è quella a cui incita gli altri - non è fatto della pasta di un Fersen: non ci riderà sopra tanto in fretta."

"Ed io mi prenderò le mie responsabilità."

"Ah non ne dubito affatto, il senso del dovere, quello dell'onore, la predisposizione al martirio... Ve le riconosco tutte queste cose, però intanto ci sarà altro letame spalato contro la Regina. Ma avete mai pensato che da delegittimare una Regina a delegittimare il concetto di monarchia il passo non è poi così lungo? Ed un'altra badilata di odio verso le Guardie Reali! Eppure questo non è il tempo giusto - ma non vedete cosa sta accadendo?"

"Io sono solo intervenuta per difendere la Regina. Come eramio dovere."

"No, Voi non vedevate l'ora di menare le mani. Lo avreste colpito anche se avesse detto che non gli piacevano i gatti rossi."

I due si fissarono irritati, poi Fersen disse con voce allegra "Oscar, per piacere, sbrigatevi, che poi vorrei rinfrescarmi pure io... che ne dite se poi facciamo tutti un salto all'Opera?"
 

Una volta rimasti soli, Girodelle si alzò e si diresse verso il camino. Con un colpo secco sbatté il bicchiere sulla mensola "Io vorrei proprio capire come questo sia stato possibile. Due uomini adulti non sono in grado di tenere testa ad una donna che sta attraversano un momento difficile?" si girò verso Fersen irritato, "Due uomini fatti che non capiscono cosa vuole e soffiano sul fuoco. Per non parlare del consumo di alcolici! C'è una linea sottile tra la libertà di bere e la libertà di astenersi dal bere e una volta superata non si torna indietro." poi, agitando il dito verso André "Adesso Voi non tornate in quel casino di caccia, Voi tornate a Palazzo Girodelle, dove c'è suo padre. Gliela riportate sobria, per quanto possibile, e in condizioni decenti. Basta con queste cretinate! E soprattutto basta confondere lo zucchero con il miele! Mi sembrate tre bambini lasciati da soli che hanno la bella idea di mettersi a giocare con gli acciarini!"

"Ha bevuto un po', succede" intervenne conciliante Fersen, "Non ne farei una tragedia. E' anche colpa mia perché abbiamo discusso."

"E di cosa?"

"Cose personali..." 

Girodelle sbuffò in modo impercettibile. "Personale come con Madame de Tourvelle?"

"Oh ma basta!" l'accento di Fersen si fece più pronunciato, mentre scattava in piedi e cominciava a camminare avanti ed indietro davanti al caminetto, "Torno da una guerra epocale e tutto quello che la gente sembra ricordare di me è cosa facevo con Madame de Tourvelle. Basta con questa storia della lista, insomma! E' roba di una vita fa!"

"Forse non avreste dovuto scriverla..." si intromise André timidamente.

"Ah ecco, di nuovo! Ma non potevo non scriverla! ma possibile che tu André proprio non comprenda?"

Girodelle fece un rumore strano, come se stesse trattenendo a stento una risata "Ma avete raccontato ad André della lista? Sul serio? Ad André! Tra tutti..."

Fersen annuì "Cosa c'è di strano? Gli ho spiegato che non potevo amare Maria Antonietta, se non da lontano. Non potevo baciarla o toccarla perché le avrei rovinato la vita, ma il desiderio non si spegneva." poi guardò Andrè facendogli cenno di sedere sulla sedia accanto alla sua. Il giovane obbedì ipnotizzato, registrando che il gesto era lo stesso che il Generale faceva al suo bracco preferito, quando lo invitava ad accucciarsi sotto il suo scrittoio, nello Studio.

"Non so perché te l'ho raccontato, André, proprio a te... forse perché sei invisibile, forse perché sei stato gentile preparandomi il pranzo: quelle cipolle! quella carne ripassata in padella! E la torta! O forse per l'agrifoglio ed il pungitopo che per me sanno di casa. Mi ha commosso la tua obbedienza, il tuo offrirti di tenermi compagnia durante il pranzo..."

Girodelle li interruppe "André Vi ha preparato una torta e Vi ha portato dei fiori?"

"No, non è stagione per fiori. Solo piante verdi, con delle bacche, molto belle." Fersen sorrise ad André con cortesia ". Ed io ho apprezzato il pensiero."

André riempì in fretta il bicchiere con la spremuta, desiderando ardentemente di essere altrove, mentre Girodelle lo osservava perplesso.  

"Certi giorni me ne facevo quattro." riprese Fersen meditabondo, "Capirete anche voi che ad un certo punto uno deve segnare da qualche parte i dettagli per non fare una brutta figura: nessuna donna accetta tranquillamente di essere stata dimenticata o di non avere contato meno di nulla. Le prostitute, uno si ricorda, lo saprete bene anche voi, no? Se c'è una che piace, si torna e si chiede di lei." 

André irritato puntualizzò "Non frequento bordelli." - e non dovreste nemmeno Voi.

"E fate male" disse Girodelle, "vi avrebbero dato una idea del mondo, di come è davvero."

"Per il sesso facile? Per il fatto che basta pagare e delle puttane sono disposte a fare qualunque cosa?"

"Sono persone," intervenne Girodelle "avreste sentito storie e capito... è una cosa che mi ha raccontato una ragazza tanto tempo fa, suo zio era stato missionario ed aveva sperimentato la solitudine, questo lo aveva obbligato ad imparare a riconoscere l'uomo sotto gli orpelli della moda, delle convenzioni, della ricchezza e dell'arretratezza, degli odori per forza diversi, delle abitudini... delle parole. Mi spiegò che esiste una tribù che non ha la parola per il futuro, e nemmeno per il superfluo, per esempio. Di questi tempi da da pensare... ."

"E l'avete conosciuta in un bordello?" chiese Fersen incuriosito.

Girodelle scosse la testa e sorrise "No, la prima volta che la vidi fu in una chiesa, a dire il vero... aveva ricevuto una educazione campagnarde"

Fersen annuì, come se questo spiegasse tante cose, "Mi sembrava strano... ah certe ragazze... si interessano di tante cose..." poi si voltò verso André, "Vedi, mio caro, una contessa non può accettare di valere meno di una ragazzetta di bordello. Non potete corteggiare una donna e lasciar trapelare che quel gesto, per voi, non è mai avvenuto, che quando lo avete fatto non è stato rimarchevole, e che lei è come un'ombra del vostro inferno personale. C'è il caso che poi non voglia più rifarlo con voi, quando glielo proponete"

André spalancò gli occhi, incredulo, e Fersen riprese, "Per cui io mi segnavo i dettagli. Per esempio quando lo avevamo fatto l'ultima volta, dove, e cosa avevano gradito - i giri sono quelli, la gente è quella, che dovevo fare? ditemelo voi! Non ho mai avuto una gran memoria."

André ebbe un conato di vomito, ma si trattenne.

"Oh lo so che fa ridere, ma io semplicemente non le volevo offendere. Era una lista privata, a mio uso e consumo."

"E come mai tanti la conoscono?" chiese André severo.

"Girodelle, Voi sapete vero?" Fersen gli lanciò uno sguardo implorante.

Il gentiluomo annuì e proseguì al posto dell'altro "Me lo raccontò una mia amica: un uomo, geloso di una Vostra conquista si introdusse in casa Vostra cercando qualcosa di compromettente da usare contro di Voi. E trovò la lista."

"Già. La tenevo nel scrittoio vicino al letto, comoda da avere sottomano, non so se mi spiego..."

"Non credo lo avesse colpito più di tanto, in fondo tutti a volte parliamo di certi argomenti, siamo bestie e certe volte ci lasciamo guidare dall'uccello..."

Fersen annuì e Girodelle scoppiò in una risata da ragazzino, "Io una volta me lo feci misurare con un metro da sarta, di quelli a nastro... da una mia amante - le cazzate della prima giovinezza..." rise anche Fersen e pure André, del tutto involontariamente, si ritrovò a sorridere.

"Suppongo che il Vostro rivale abbia letto il nome della donna che gli piaceva e deciso che era un modo innocuo di umiliarla - molto umano e molto poco cavalleresco - farle capire che era solo una delle tante, in un elenco da lavapanni, ma il risultato fu che la voce girò e che tutti Vi giudicarono." concluse Girodelle con aria seria.

"Esatto. Mi giudicarono." Fersen sospirò, "Se mi fossi scopato la Vostra amica conosciuta in chiesa, Voi non lo avreste fatto, mi avreste sfidato a duello, una cosa tra noi, ma io scopai la donna sbagliata. Probabilmente me lo meritai anche." Fersen sorseggiò pensoso dal bicchiere. "Ma mi diede da pensare: basta con quel puzzo di sudore, con l'odore muschiato delle femmine, con i profumi da donna sulla pelle a marchiarmi come una bestia. Basta. Non era vita. Non era vita scopare per dimenticare. Non era vita scopare senza sentimento. Non era vita scopare solo quelle di cui sapevi abbastanza da sapere che per nessuno dei due in fondo era importante. Interessarmi di donne di cui non mi interessava, dover sempre dire di si, Vi rendete conto? Prigioniero della noia delle seduttrici. Una lenta e dolorosa agonia, questo era. Così, quando partii per l'America, decisi per l'ascesi."

André arrossì e Girodelle sollevò il bicchiere come per un brindisi.

"L'ho raccontato anche ad Oscar," riprese Fersen meditabondo, "Non sono l'uomo che ero prima di partire, ho un legame con lui, so che esiste una continuità, ma non sono più quello. Quando decisi di partire, decisi che non volevo seminare speranze o bastardi in un mondo in cui ero solo di passaggio e che avrei usato tutto quel tempo per pensare. Non ho toccato una sola donna in America, ma questo non so se lo potete capire. E non trovo giusto che adesso torni ancora fuori la faccenda di quella maledetta lista."

"E' per questo che avete litigato?" chiese Girodelle. Poi tirò fuori dalla giacca una fiaschetta d'argento e la passò con cortesia ad André. Rum. 
André ne versò generosamente nel suo succo d'arancia per poi passarla a Fersen.

"Anche." rispose l'uomo mentre appoggiava gli stivali sul tavolo, con le caviglie incrociate. "Vedete io ho accettato la versione meschina di me stesso, i motivi dietro la lista, tutti i motivi, anche quelli che Girodelle qui non dice, per cortesia, e francamente tutti mi parlate della Lista, ma io in America ho ucciso degli uomini, non stavo mica a cavallo su una altura mentre altri si scannavano, osservandoli con un cannocchiale... è stata una guerra brutta. Io un giorno ho spaccato la testa ad un uomo con una accetta, per esempio.
Mi ricordo il suo sangue sulla neve, il cervello grigio che scioglieva la neve come piscio... io mi farei orrore per quello, non per la Lista, ma qui non capiscono e non vedono. O forse non sanno."

Girodelle annuì, "Molti non vedono i problemi che si profilano all'orizzonte. Sperperano il denaro al gioco d'azzardo e non imparano che una cattiva gestione di debiti e crediti distrugge uno Stato tanto quanto un libertino."

Fersen fissò il vuoto, poi riprese "Non arrivo fino a capire la questione economica della gestione di uno Stato, ma quelle esperienze, dover sbocconcellare pane secco sulla neve, mi hanno reso diverso da quelli che frequentavo a Corte una volta, me ne sono reso conto." sorrise, con quegli occhi chiari un poco tristi, "Non mi scandalizza che una donna voglia bere e rissare e provare rabbia... forse una volta mi avrebbe scandalizzato, ma ora accetto una donna che prende a bottigliate un uomo. Non mi interessa. Ho fatto di peggio." tacque per bere, poi riprese con voce malinconica, "L'uomo in America non era quello che era partito, lo ripeto e l'ho detto a Lei tante volte in questi giorni, e quello che è tornato, anche lui è diverso, E' diverso da quello che era prima di partire, non gli interessa quella frenesia ed è diverso dall'asceta: ha dei progetti. Un uomo imperfetto che apprezza una donna imperfetta, con cui può fare discorsi che di solito si possono fare solo tra uomini, parlare di caccia e di cavalli, e che ha un corpo..." si leccò distrattamente le labbra, "prima con quella camicia strappata e quella sua aria petulante che mi ricorda un po' quello che ero io prima di crescere un poco... mi sarebbe piaciuto baciarle la pelle proprio vicino al bordo di quelle inutili fasce, lentamente, e vedere la reazione del suo corpo, sfiorare il lino con le dita e poi ritrarmi per vedere se lei, se anche lei... Quando le ho sfiorato i seni sulle scale, qualche sera fa, l'ho sentita accendersi, golosa, di sicuro curiosa, e negarsi, muoversi contro di me per cercare il contatto, i suoi capezzoli erano nel palmo delle mie mani, così vivi e poi l'ho sentita ritrarsi sorpresa." 

"Voi volete solo infilare il suo nome in una lista!" esplose André sdegnato alzandosi in piedi e rovesciando il bicchiere sul tavolo.

"Ma cosa dici mai? Basta liste." Fersen batté con indulgenza la mano sul ginocchio di André. "Io voglio sposarla."
   
 
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