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Autore: Mr Lavottino    30/06/2019    4 recensioni
*STORIA AD OC*
Blaineley O'Halloran è una famosa psicologa canadese alla ricerca di una cura per le malattie mentali. Per raggiungere il suo obiettivo, decide di fare un esperimento che vede coinvolti dei ragazzi afflitti da disturbi psichici per poterne studiare il comportamento e cercare di trovare un modo per curarli.
I ragazzi verranno quindi chiusi dentro un edificio sotto il controllo di un gruppo di psicologhi.
Genere: Horror, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altro personaggio, Blaineley, Josh, Nuovo Personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
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- Questa storia fa parte della serie 'Total Drama's Series'
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Essendo tutti gli armadi pieni, il cadavere di Wren venne portato da Aya, James e Kevin nella stanza della mora. Vi era anche quello di Jake, che era stato appoggiato al letto.
La ragazza aveva deciso di andare a dormire nella stanza di Charlene e Nikita, visto che ormai la sua si era trasformata in una camera funeraria.
E, proprio mentre loro tre erano occupati a sistemare il cadavere del biondo, Charlene decise che fosse il momento più opportuno per colpire. Si avvicinò alla castana, seduta sul divano, con dei piccoli passi felpati e le si mise dietro con l'arma fra le mani, pronta ad ucciderla.
- Mi reputi veramente così imbecille?- Nikita si voltò di scatto e la guardò dritta negli occhi. La sua espressione, rispetto alle altre volte, era seria e fredda. Si alzò di colpo, lasciando solo il divano a dividerle.
- Diciamo di sì. - la bionda strinse la presa sul coltello e si mise in posizione d'attacco. Le due stettero ferme a guardarsi senza fare nulla per un po', fino a quando la castana non decise di parlare.
- Allora credo che tu abbia preso un granchio.- si guardò intorno alla ricerca di un qualunque oggetto che potesse aiutarla ad avere la meglio nella possibile colluttazione e vide, dietro di lei, il telecomando appoggiato sul piccolo tavolino.
- Che ne dici se ne riparliamo dopo che ti avrò aperto la pancia per bene?- le disse. Si mosse qualche centimetro avanti, portando Nikita a farsi indietro - Conosci la favola del lupo e dei sette capretti?- le chiese poi.
- No. - in realtà la conosceva bene, però volle provare a prendere tempo, quindi stette al suo gioco.
- Nel finale della storia, la madre dei capretti apre la pancia del lupo e, dopo aver liberato i suoi figli, la riempie di sassi.- le spiegò con un sorriso macabro in volto - Ecco, non so bene cosa ci metterò nel tuo stomaco, ma sicuramente qualcosa ci andrà.- si leccò le labbra e la guardò dritta negli occhi. Riuscì a percepire l'ansia che la castana stava provando in quel momento.
- Sai, non prendertela a male, ma non mi piace l'idea di venire squartata in quel modo. - replicò, mentre lentamente si avvicinava sempre di più al piccolo tavolino.
- Con i tuoi organi ci pulirò il pavimento.- Charlene si piegò leggermente in avanti per essere sicura di saltare il divano.
- Lo sporcheresti ancora di più.- Nikita si abbassò di colpo e colse la bionda alla sprovvista. Prese il telecomando e glielo lanciò in fronte, facendole cadere il coltello di mano. Approfittò subito della cosa per saltarle addosso.
Le due si ritrovarono l'uno sopra all'altra mentre, a mani nude, se le davano di santa ragione. Il coltello era finito parecchio distante da loro e quindi avevano preso a menarsi con pugni e schiaffi.
Nikita tirò i capelli dell'altra e le assestò un pugno in faccia, ma l'altra rispose prontamente graffiandole il collo con le unghie. Subito del sangue uscì fuori dalle ferite di entrambe. Si presero un attimo di pausa, che passarono a guardarsi negli occhi in attesa l'una della mossa dell'altra, e poi si fiondarono nuovamente ad azzuffarsi come due gatti randagi.
Charlene, essendo più robusta e più agile, riuscì a sovrastarla e, dopo esserle salita sopra, la colpì con una serie di pugni e schiaffi, mentre l'altra non poté far altro che mettere le mani davanti al volto per cercare disperatamente di proteggersi.
Nikita attese il momento più opportuno e, dopo aver tirato la testa indietro, dette una capocciata sulla fronte della bionda e la fece cadere all'indietro. Subito si avventò su di lei e le mise le mani al collo, cercando di soffocarla.
La bionda, però, non si lasciò sopraffare facilmente. Le prese un braccio e glielo tirò con forza, per poi colpirla con un fortissimo destra sullo stomaco, che le fece perdere il respiro.
Nikita cercò di riprendersi, ma Charlene approfittò di quell'istante per tirarsi su e, dopo averle dato un calcio in faccia, si gettò di peso su di lei e riprese a schiaffeggiarla con violenza.
Sentendosi messa alle stretta, la castana provò disperatamente ad allontanare l'altra colpendola in volto, però quella rimase attaccata addosso a lei senza spostarsi nonostante i colpi che stava subendo.
Nikita capì che, se avesse voluto salvare la pelle, sarebbe dovuta ricorrere a qualche aiuto esterno. Portò lo sguardo sul tavolo e, dopo averci pensato per qualche secondo, dette un calcio fortissimo alla zampa che si staccò e fece cadere i candelabri e i vari cesti presenti sopra di Charlene.
La castana approfittò di ciò per riprendere fiato, poi si precipitò verso il coltello e lo afferrò. Le saltò addosso cercando di ammazzarla, ma la bionda parò il colpo con il cestino e riuscì ad allontanare il fendente dalla faccia.
Ormai il loro feroce duello stava per giungere al termine, perché Nikita, armata del coltello, stava prendendo sempre di più la supremazia dello scontro. Portò l'arma davanti al volto della bionda e cercò di affondagliela in faccia, trovando l'opposizione della bionda che, afferrando le mani dell'altra, spinse l'arnese indietro.
- Ma che diavolo state facendo?- James, tornato nella sala dopo aver spostato il cadavere di Wren assieme ad Aya e Kevin, vide le due mentre lottavano sdraiate per terra. Subito intervenne, allontanandole con una spinta.
Provò poi ad aiutare la sorella ad alzarsi, ma quella lo scostò violentemente e tornò ad attaccare Nikita. Nuovamente il biondo provò a separarle, venendo però allontanato da entrambe, ormai convinte ad andare fino in fondo.
Kevin ed Aya rimasero immobili a guardare quella scena surreale, senza fare nulla. A nessuno dei due importava fondamentalmente di quella "battaglia personale" e, visto lo scarso interesse che le due avevano mostrato verso di loro, non se la sentiva di intervenire.
James mise una mano sulla spalla ad entrambe e, con forza, le staccò, per poi cadere all'indietro a causa dello sbilanciamento del peso. Nikita approfittò di quell'istante e, dopo aver preso il coltello da terra, lo afferrò con entrambe le mani e si lanciò addosso a Charlene con forza.
La bionda, presa in controtempo, non poté far altro che chiudere gli occhi in attesa di essere colpita, ma James si mise fra le due e venne ferito al posto suo.
Quando lei riaprì le palpebre, vide la lama del coltello fuoriuscire dal petto del fratello ed il sangue iniziare a bagnare il pavimento. Dietro di lui c'era Nikita che, tremante, stava guardando cosa aveva appena fatto.
Come mai sentiva quel groppo alla gola nel vedere James sdraiato per terra pieno di sangue? Si era più volte detta che, se mai fosse successa una cosa del genere, non avrebbe esitato, ma in quel preciso istante non riuscì a controllarsi. Si allontanò a cavalcioni dal corpo del ragazzo, mentre delle lacrime iniziarono ad uscire dai suoi occhi.
Voltò poi lo sguardo verso Aya, ancora intenta ad osservare la scena con le mani in mano, e le indicò James.
- Salvalo...- sussurrò, ottenendo un sorriso come risposta da parte della mora.
- Oddio, James!- anche Charlene era nelle stesse condizioni. Provò a tirare su il fratello, ancora in vita nonostante la ferita fosse a pochi centimetri dal cuore, e cercò di farlo restare sveglio senza successo.
- Per favore...- Nikita, completamente preda del panico, strisciò da Aya e la afferrò la maglietta mentre era in ginocchio - Salvalo. Salvatelo.- portò una mano sui pantaloni di Kevin, nella speranza di tirare in mezzo anche lui.
- Sì, dovete fare qualcosa, veloci!- anche Charlene, resasi conto della gravità della situazione, si appellò a loro. I due si dettero una rapida occhiata e Kevin capì immediatamente che Aya era restia all'idea di salvare il biondo.
- Vado a prendere il lettino.- disse poi, guardando la mora dritta negli occhi, che si limitò a girare gli occhi e ad annuire controvoglia. In meno di cinque minuti, i due si ritrovarono nell'infermeria, con Nikita e Charlene sedute ai lati opposti della stanza in attesa dell'esito dell'operazione.
 
- Manda via la bionda, mi distrae.- erano passate più di due ore da quando Aya aveva iniziato l'operazione e, per tutto quel lasso di tempo, Charlene non aveva fatto altro che infastidirla chiedendole continuamente quali fossero le condizioni del fratello. Sulle prime la mora aveva provato a far finta di niente, ma ad un certo punto aveva smesso di operare e si era rifiutata di continuare fino a quando lei non se ne fosse andata.
- Charlene, potresti aspettare in sala?- Kevin le andò vicino e, con il tono più pacato e tranquillo possibile, la invitò ad abbandonare la stanza senza fare storie.
- E lasciare James da solo con voi? Mai.- la bionda pose una resistenza ferrea, decisamente poco gradita dai due.
- Non rendere le cose ancora più complicate.- il moro non si sentiva in grado di gestire la situazione, ma era ben conscio che, se avesse voluto salvare quel povero ragazzo, si sarebbe dovuto ingegnare per trovare una soluzione.
- Stai zitto e salvagli la vita. - lo intimò lei. Lo prese per la maglietta e lo tirò verso di se, strappando ancora di più il tessuto già malandato. In quell'istante Kevin capì come avrebbe dovuto atteggiarsi per farle capire di dover obbedire in silenzio. La spinse indietro con violenza e poi avvicinò il suo volto a quello dell'altra.
- Hai due opzioni.- alzò il pollice della mano destra - Uno: te ne vai senza rompere i coglioni e ci fai fare la fottuta operazione in santa pace. - portò su anche l'indice - Due: noi ce ne andiamo e lo operi tu, anche se non credo ne sarai capace.- la guardò dritta negli occhi con sguardo arrabbiato e provò un'enorme soddisfazione quando Charlene abbassò lo sguardo in segno di sconfitta.
Senza dire nulla, si alzò dalla sedia e se ne andò nella sala, lasciandoli finalmente in grado di svolgere l'operazione senza ulteriori complicazioni.
- Kevin, passami il filo da sutura.- Aya riprese subito a lavorare, aiutata dal ragazzo, sotto lo sguardo vigile di Nikita, rimasta nella stanza. La castana si era chiusa in un silenzio tombale dal quale non voleva minimamente uscire.
Per tutto il tempo era rimasta immobile, con lo sguardo puntato verso James, steso sul lettino incosciente, e le dita incrociate.
- Ne è rimasto solo un rotolo, quindi vedi di usarlo bene.- la informò Kevin dopo aver controllato attentamente in tutto l'armadio.
- La colpa è tua che ne hai sprecati due per cercare di cucire il braccio di Wren. - le ricordò la mora, con un sorriso furbetto in volto. L'altro non poté far altro che fare cenno di assenso con la testa.
- Hai ragione.- nonostante Kevin avesse da poco perso l'amico, sentiva dentro di se di star meglio rispetto a quando il biondo era incosciente sul letto. Aveva passato una nottata intera a piangere sul suo cadavere e la mattina successiva aveva chiesto aiuto per trasportare via il corpo di Wren da lì, ottenendo l'aiuto solo di Aya e James.
- Anche se la ferita è vicino al cuore, non dovrebbe essere mortale. Gli è andata bene, qualche centimetro più a sinistra e sarebbe morto sul colpo.- spiegò Aya, mentre con estrema calma ricuciva la ferita del ragazzo. Lei e Kevin avevano passato la maggior parte del tempo a bloccare l'emorragia interna e, dopo esserci riusciti, gli avevano applicato i punti di satura per ricucire la ferita.
- Questo è un bene.- asserì il moro. Prese un asciugamano, rubato qualche giorno prima dal bagno, e ci si pulì i guanti. Ormai era diventato completamente rosso, per causa del sangue di Wren e James, al punto che fece fatica a trovare uno spazio bianco.
- Dormirà per un paio di giorni e, per tutto quel lasso di tempo, dovremo tenerlo d'occhio. Rischia di avere altre emorragie interne.- Aya, sfinita per il lavoro fatto, si gettò di peso sulla sedia ed appoggiò la testa sullo schienale.
- Cavolo, non facciamo in tempo ad avere un attimo di silenzio che subito accade qualcos'altro.- Kevin fece lo stesso, tanto che la sua sedia slittò leggermente indietro.
- Che ti aspettavi? Era palese che quelle due prima o poi si sarebbero scannate.- la presenza di Nikita non venne minimamente calcolata da Aya, che parlò di quell'argomento anche se la casa era a pochi metri da lei.
- Beh...- Kevin, invece, si preoccupò della cosa.
- In questo momento è come se fosse in coma, quindi fa come se non ci fosse.- aveva sempre provato un certo timore verso Nikita, eppure dopo averla vista in quelle condizioni sentì di averla sopravvalutata troppo.
La castana si era affezionata a James e, a conti fatti, ciò l'aveva portata a quella situazione. Per una come lei, abituata a non provare emozioni, subire uno shock del genere fu doppiamente doloroso.
- Come mai sei così?- domandò Kevin. Aya lo guardò con un'espressione confusa - Intendo dire, hai solo sedici anni, come puoi essere così spietata?- portò gli occhi su di lei e la osservò mentre, con un sorriso amaro, si accinse a rispondergli.
- Mio padre era un chirurgo piuttosto rinomato.- iniziò, per poi fermarsi subito - Tutti quanti lo rispettavano e stimavano, ma in realtà era un mostro assetato di sangue.- sul suo volto si dipinse un sorriso tutt'altro che rassicurante - Picchiava me e mia madre e ci trattava come oggetti. Poi, un giorno, mamma non ce l'ha fatta più e si è impiccata.- quelle parole vennero seguite da un lungo silenzio tombale - La trovai io. Ricordo che la sera stessa, dopo il rientro di mio padre da lavoro, mi nascosi dentro l'armadio per paura di essere picchiata di nuovo.- Kevin non poté credere alle sue orecchie.
- Tu...- provò a dire qualcosa, ma non ne fu in grado.
- Mi trovò e mi picchiò come non aveva mai fatto. Mi ruppe un braccio e una gamba, se non ricordo male avevo dieci anni. Ricordo che in quel periodo iniziai a leggere i libri di mio padre sulla chirurgia ed inizia ad appassionarmi.- puntò lo sguardo verso il bisturi, ancora sporco di sangue, e sorrise.
- Hai ucciso tuo padre?- domandò Kevin, con voce tremante.
- Non direttamente. Di giorno in giorno scioglievo delle piccole pastiglie nelle sue bevute e, dopo quasi due mesi, è morto per infarto.- spiegò.
- Ah, quindi non l'hai...- venne interrotto dalla ragazza.
- Non fraintendermi, l'ho fatto perché così ho potuto dissezionare il suo corpo integro.- il moro girò la testa verso di lei e la guardò con un'espressione colma di orrore.
- Non ci voglio credere...- si portò poi una mano davanti alla faccia ed emise un profondo sospiro.
- Quella è stata la mia prima dissezione. Me la ricordo perfettamente.- Aya sorrise nel ripensare a quel periodo, che le sembrava così lontano e distante.
- Lo hai fatto di nuovo?- Kevin ebbe paura di sentire la risposta.
- La prima persona a trovare il cadavere di mio padre fu un suo collega, ovvero McGurrin. Lui mi ha preso sotto la sua spalla e mi ha insegnato tutto quello che so ora.- spiegò la mora, portando l'altro ad essere sempre più scosso.
- Quindi non sei stata accusata dell'omicidio?- non seppe perché le pose quella domanda, però sentiva il bisogno di saperlo.
- No, fu tutto spacciato per un suicidio dovuto dalla perdita della moglie. Lo cremarono così da non lasciare tracce ed io ne uscii illesa.- Aya portò nuovamente la testa sullo schienale della sedia.
- Che storia incredibile...- sussurrò Kevin, per poi scuotere la testa.
- Rispetto alla tua decisamente sì. - nel sentire quelle parole, il moro si voltò di scatto e la guardò con un'espressione interrogativa in volto.
- Come fai a...- lei, sospirando, non gli permise nemmeno di finire la frase.
- Ve lo dissi la sera della prima cena, ricordi? Io so tutto di voi.- fece girare l'indice su se stesso, così da rendere ancora più chiaro il concetto.
- Te le ha dette quel McGurrin?- chiese lui, seppur già sapesse la risposta.
- Esatto, mi ha fatto leggere le vostre schede e poi mi ha mandato qua.- Aya si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta - Vieni, andiamo a riposare. Sono due giorni che non dormiamo.- Kevin, senza dire nulla, le andò dietro. Prima di uscire gettò un'ultima occhiata verso Nikita, ancora immobile con lo sguardo fisso verso James, e poi si chiuse la porta alle spalle.
 
Da quando, esattamente, non riusciva più a provare dolore emotivo? Nikita non riusciva a ricordarlo, aveva solo delle memorie spezzate che, unite fra loro, le fecero capire che il tutto era accaduto dopo due anni passati in isolamento.
Ormai al dolore fisico era abituata e lo sopportava senza alcun problema. Il suo punto debole era quello emotivo. Era in grado di ridere, piangere ed ironizzare, ma non di provare quel senso di vuoto che percuote lo stomaco quando si subisce un trauma.
Nei primi periodi del suo isolamento sentiva quel vuoto costantemente, fino a quando, giorno dopo giorno, era stato riempito da un senso di apatia che l'aveva relegata a non voler spendere più energie nel disperarsi.
Per quel motivo, quando aveva involontariamente ferito James, era finita quasi sotto shock. Il pensiero di perdere l'unica persona all'interno di quella struttura con cui aveva legato la faceva stare male. Odiava ammetterlo, ma anche lei sentiva il bisogno di stare al centro dell'attenzione ogni tanto e, grazie al biondo, era riuscita ad appagare questo suo desiderio inconscio.
Vederlo steso su quel letto per colpa sua aumentava ancora di più il fardello che già sentiva dentro. Non era riuscita a fare nulla per tutto il lasso di tempo in cui James aveva subito l'operazione. Era rimasta immobile, con le mani tremanti e gli occhi puntati verso di lui.
Era arrivata addirittura a pregare Dio, quella stessa entità in cui lei non credeva e che disprezzava, per permettere al ragazzo di sopravvivere.
Si alzò dalla sedia e si mise su quella vicino al suo letto. Lo guardò attentamente e cercò di osservare anche ogni minimo dettaglio del suo volto. Un piccolo neo sulla tempia, uno sul collo, un altro sulla pancia e un altro ancora sul braccio. Cercò di farsi forza osservando quelle piccole macchioline irrilevanti.
Pensò a quanto fosse stupida e, senza pensarci, si morse il labbro. Aveva dato per scontato che sarebbe stato il contrario, ovvero James completamente succube di lei. Invece alla fine si era fregata con le sue stesse mani ed era arrivata ad abbassarsi fino a quel punto.
Forse era amore, quello fu il primo pensiero che le venne in mente. E dal colore rossastro che assunse la sua pelle dopo averci anche solo pensato capì che era, molto probabilmente, così. In effetti avrebbe voluto baciarlo, abbracciarlo e farci anche dell'altro.
Giunse alla conclusione che, per il suo stesso bene, avrebbe dovuto parlargli apertamente dei suoi sentimenti quando si sarebbe svegliato. Perché era una cosa che sentiva già da qualche giorno, eppure pensava si trattasse semplicemente dell'affetto che una padrona può avere per il proprio cane, senza soffermarsi ad analizzare i dettagli, gli stessi che decantava tanto lei nei suoi ragionamenti profondi e contorti.
Prese la mano di James e la baciò, ringraziando il cielo che nessuno potesse vederla. Se mai qualcuno fosse venuto a conoscenza di ciò lo avrebbe ucciso, ne era sicura.
Un sorriso ebete si dipinse sul suo volto ed il rumore di una risatina soffocata uscì dalla sua bocca. Da quando in qua era in grado di comportarsi come una diciassettenne qualsiasi?
Tutti quei pensieri la resero felice, perché sentiva, per una volta, di poter parlare onestamente con se stessa senza doversi perdere in retoriche inutili e pessimiste. Furono però quegli stessi pensieri ad essere la sua rovina.
Troppo presa dal suo mondo, non si rese conto della presenza che, passo dopo passo, si avvicinò dietro di lei. Il rumore delle scarpe a contatto con il pavimento erano ben udibili, però la castana non vi si concentrò, perché persa fra mille pensieri.
E poi, quando si rese conto di chi avesse alle spalle, fu troppo tardi. Sentì un dolore alla gola e vide la punta del coltello trapassarla la trachea. Provò ad urlare, ma riuscì ad emettere solo dei rantolii soffocati.
Quando l'arnese le venne estratto dal collo, il sangue cominciò a cadere in abbondanza dalla ferita e le macchiò tutti i vestiti. Tossì diverse volte, facendo fuoriuscire il liquido rosso.
Venne poi presa per i capelli e tirata all'indietro. Fu così in grado vedere Charlene con il coltello in mano ed un'espressione sadica in volto.
Non riuscì a dire nulla, il troppo dolore e, soprattutto, la gola squarciata le impedirono anche solo di pronunciare una sillaba. Si portò tutte e due le mani al collo, nella vana speranza di bloccare l'emorragia, ma la bionda gliele tolse con forza e, senza pensarci troppo, le passò il coltello sulla gola con un gesto secco che la uccise sul colpo.
Il sangue sporcò tutto il pavimento. Una grossa pozza rossastra si formò sotto al cadavere di Nikita, la cui testa cadde di lato. Charlene rimase immobile per qualche secondo e si godé ciò che aveva fatto.
Sentì l'adrenalina passarle per tutto il corpo, come la scarica di un fulmine, e, presa dall'istinto, leccò la punta del coltello. Assaporò quel sapore metallico con gusto, al punto anche di passarsi la lingua sulle labbra. Solo in quel momento si rese conto di essersi sporcata i pantaloni.
Fece una smorfia nel vedere quella macchia così visibile proprio all'altezza del ginocchio destro. Scosse la testa, vogliosa solo di godersi quel momento senza soffermarsi troppo sui dettagli.
Ce l'aveva fatta, aveva ucciso la ragazza che stava manipolando suo fratello e che l'aveva ridotto in fin di vita. Un sorriso di gioia si stampò sul suo volto ed una flebile risata riecheggiò per tutta la stanza.
- Io te l'aveva detto.- disse. Prese il coltello e, con forza immane, lo infilzò nel costato di Nikita. Vedere il corpo rimanere fermo la fece gioire ancora di più. La prese per le spalle e, noncurante delle varie tracce di sangue che stava lasciando sul pavimento, trascinò il cadavere fino alla stanza delle ragazze.
Non vedeva l'ora che James si svegliasse, così da potergli finalmente dire che aveva risolto quel problema.
 
Blaineley guardò lo schermo del computer con gli occhi lucidi. Non credeva che, dopo la morte di Wren, avrebbe potuto assistere ad una scena ancora più bella. Già l'omicidio del biondo, compiuto proprio dal ragazzo che più lo aveva a cuore, l'aveva eccitata molto, però quello che accade proprio in quel momento la mandò in iperventilazione.
Osservò Charlene mentre, con forza, conficcò il coltello nella gola di Nikita senza esitazione. Vide il sangue sgorgare dalla ferita in abbondanza e i vestiti della castana tingersi di rosso. Finalmente c'era stata una morte degna di nota.
Era quello ciò che voleva vedere, due persone rivali che si ammazzavano l'un l'altra per un mero istinto animale.
Dietro di lei c'era Josh, quasi sul punto di vomitare. Trattenne più volte i coniati e si limitò a starsene fermo senza dire una parola per la paura di rigettare tutto il pranzo.
- Te lo saresti mai aspettato?- gli domandò lei. Il moro ci pensò un po', approfittando anche della cosa per togliere lo sguardo dallo schermo.
- Sì. - non aggiunse altro. Portò gli occhi sul televisore e vide Charlene infliggere il colpo di grazia alla castana, ripensando a cosa aveva pensato la prima volta che l'aveva visto.
- Come sì? Io non l'avrei mai detto!- più che una psicologa, la bionda sembrava a tutti gli effetti una fan girl della peggio razza, tanto che le mancavano solo i popcorn ed una bibita per completare lo stereotipo.
Josh non le rispose, guardò Charlene mentre spostava il cadavere di Nikita fino alla camera, approfittando dell'assenza di Aya e Kevin che, se ben ricordava, erano andati a letto.
- Adesso sono rimasti solo in quattro. Non vedo l'ora di sapere come finirà.- Blaineley batté le mani, continuando quello schifoso e pessimo teatrino che, dall'inizio dell'esperimento, stava portando avanti.
- Chissà.- contò con le dita quanto effettivamente mancasse e si rese conto che il tempo a loro disposizione stava per scadere.
- Quando avremo finito con loro, scriverò la relazione e poi la pubblicherò. Sono a buon punto, ho già scritto le prime dieci pagine.- aprì il documento e lo fece vedere al moro, che si avvicinò e gli diede una rapida occhiata.
- Hai scoperto qualcosa di interessante?- le chiese.
- Per adesso no. Posso confermare il pensiero della comunità scientifica sulla "Sindrome di Stoccolma". Non è una vera patologia, è più una reazione inconscia del cervello al pericolo.- spiegò, senza tralasciare nulla come al solito.
- Capisco. Quindi, in breve, questo esperimento a caso avrebbe portato?- si morse un labbro ed attese la risposta che avrebbe potuto cambiare completamente le carte in gioco.
- Per ora a quasi niente. Sembra che dovrò organizzarne degli altri.- aggiunse, facendolo deglutire rumorosamente.
- Non hai proprio intenzione di fermarti?- le domandò. Sperò con tutto se stesso che riuscisse a capire, ma ormai Blaineley era su una linea d'onda completamente diversa dalla sua.
- No, per il bene della scienza questo e altro.- sentendo quelle parole, Josh si convinse di aver fatto la scelta giusta.
 
 
 
ANGOLO AUTORE:
Beh... scusate. Nikita aveva ottenuto a pieni voti l'amore di tutti voi, but ehi, sarebbe stato troppo facile farla uscire in allegria. Signori, nei prossimi tre capitoli succederà il finimondo, tanto che perfino io ero restio dal dare un finale del genere alla storia.
Però credo sia giusto così, con colpi di scena e vari fattori posso dire di essere soddisfatto di ciò che ho scritto. Spero apprezziate anche voi, ma questo lo vedremo quando uscirà il capitolo 14, ovvero l'ultimo.
Adesso però, torniamo a questo chapter. Allora, allora, Nikita abbandona la ciurma. L'avreste mai detto? Io sì.
Poi ci viene rivelato il fantastico passato di Aya-chan, Kevin diventa sempre più tutto fare, James prende il posto di Wren e Charlene beh... lei uccide, quindi fa sempre le solite cose.
Detto ciò, ci vediamo domenica prossima, con un capitolo molto particolare, ma ormai penso che già avrete capito cosa accadrà!
   
 
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