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Autore: _Atlas_    30/06/2019    4 recensioni
Dal quinto capitolo: Una distesa di stelle illuminava il cielo notturno di fine agosto, in un gioco di luci che accese di gioia lo sguardo di Morgan.
«Vorrei tanto volare fin lassù...» mormorò con innocenza, facendo sorridere Tony.
Per un momento riuscì a immaginarsela, su una slitta supersonica o su qualche altra diavoleria che aveva promesso di costruirle, mentre sfrecciava veloce verso una stella lontana.
«Chissà, magari un giorno ci riuscirai.»

Breve raccolta incentrata sul rapporto tra Tony e Morgan.
[Post-Avengers:Endgame / What if?]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Morgan Stark, Pepper Potts, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Interlude
 
 
 
 
 
 
«...sette, undici, nove, otto e dieci!» contò Morgan.
La sala d'attesa dell'aeroporto era senz'altro uno dei posti più noiosi in cui avesse messo piede negli ultimi tempi: niente giochi, niente cartoni animati, niente angoli da esplorare. Niente di niente. Così aveva deciso di rivolgere l'attenzione alle piastrelle quadrate del pavimento, contando – più o meno in ordine crescente – tutti i saltelli che riusciva a farvi all'interno senza toccarne i bordi.
Non era il massimo dell'intrattenimento, in effetti, ma almeno era un buon metodo per ingannare l'attesa.
«Quanto ci vuole, papà?» si rivolse a Tony, intento a scrutare il tabellone degli arrivi appeso a una parete della sala.
«Non molto, a dire il vero» constatò lui con sollievo.
Avevano passato l'intera mattinata in aeroporto, prima per accompagnare Pepper – che si sarebbe assentata per un paio di giorni a causa di un intoppo alle Stark Industries – e poi per aspettare Peter, che invece aveva approfittato delle vacanze a scuola per trascorrere un po' di tempo con loro.
«Peter può dormire nella mia camera?» domandò Morgan con vaga indifferenza, come se fosse la primissima volta che gli rivolgeva quella domanda.
Tony la scrutò di sbieco da dietro gli occhiali da sole, sollevando un poco le sopracciglia, «Sbaglio o ne avevamo già parlato?»
«Per favore...» lo supplicò lei, sporgendo appena il labbro inferiore in un'espressione che puntualmente lo fece vacillare.
«No, niente sguardi inconsolabili. Stavolta vinco io» la fermò con voce sostenuta, un po' odiandosi per quel divieto ma conscio che non avrebbe potuto dargliela vinta.
Aveva aggiunto in soffitta una stanza degli ospiti apposta per Peter, sarebbe stato controproducente farli dormire nella stessa camera, considerate la parlantina e l'iperattività di entrambi e soprattutto la mancanza di Pepper, unica autorità accreditata in quella casa per ripristinare l'ordine sociale.
Morgan decise infine di arrendersi, consolata dalla prospettiva di poter comunque stare con Peter per ben due giorni, e di potergli mostrare tutti i suoi nuovi disegni e giocattoli.
«Dai, forse ci siamo» disse dopo un po' Tony, notando da lontano una calca di gente al gate d'uscita e intravedendo la sagoma di un ragazzo alto e un po' impacciato che camminava nella loro direzione.
«Eccolo!» esclamò Morgan, riconoscendolo a sua volta e iniziando a saltellare con euforia, attirando l'attenzione di tutti i passanti sotto lo sguardo allarmato di Tony.
Riuscì a calmarsi solo quando Peter le si parò davanti, colta da un attacco di timidezza improvvisa e quasi innaturale che la ammutolì all'istante.
«Ehi, Morgan!» la salutò il ragazzo arruffandole un po' i capelli, gesto che la costrinse a nascondersi subito dietro le gambe del padre.
«Non ti ci abituare, lo sai che tra poco rimpiangerai questo momento» si intromise Tony, dandogli una leggera pacca sulla spalla, a mo' di saluto.
Peter gli sorrise raggiante e ricambiò il gesto, «È bello rivederla, signor Stark.»
«Anche per me, ragazzo. Com'è andato il viaggio?»
«Alla grande, ne ho approfittato per ripassare per il compito di fisica e approfondire la circuitazione del campo elettrico. E a proposito, è una figata, ma ci sono un paio di punti che non riesco a capire, perciò...»
«Ci daremo un'occhiata, ho capito» gli andò incontro Tony, riuscendo ancora a provare un brivido di genuina felicità nel poter ascoltare la sua parlantina. Era passato all'incirca un anno dal suo ufficiale ritorno nel mondo reale, eppure ancora non riusciva – o non voleva – abituarsi a quella serenità conquistata, forse per il timore ingiustificato di vederla svanire di nuovo.
«Grazie» mormorò Peter, grato come al solito della sua disponibilità e come lui vagamente teso per quella seconda occasione che il destino gli aveva concesso. Non era stato facile riadattarsi in un mondo che per cinque anni era andato avanti senza di lui, ma passo dopo passo era riuscito a recuperare e a rimettersi al pari coi tempi, sebbene non senza difficoltà.
«Hai detto a tua zia che sei arrivato?» gli chiese quindi Tony con un cipiglio di ansia, «Non vorrei che desse di matto come l'ultima volta.»
Peter sbiancò al ricordo di una sfuriata a cui nessuno dei due era riuscito a sfuggire e recuperò in fretta il cellulare dalla tasca dei jeans per evitarne una replica, «G-giusto. Lo faccio subito.»
«Molto bene. Seconda domanda: hai fame?» gli chiese inclinando la testa per guardarlo da dietro gli occhiali.
«Come?»
«Per Little Miss Sunshine è ora di mangiare» spiegò Tony dando un'occhiata a Morgan, ancora strettamente aggrappata alla sua gamba nel tentativo di rendersi invisibile, «Possiamo approfittarne e fare tappa da Domino's. Che ne dici?»
«Sì! Io voglio la pizza» esclamò a quel punto la bambina, uscendo finalmente dal suo nascondiglio e suscitando un sorriso divertito sulle labbra di Peter.
«Direi che è perfetto,» concordò il ragazzo.
 
 
*
 
 
La pizza da Domino's ebbe il potere di annullare in definitiva ciò che rimaneva della timidezza di Morgan, liberando una parlantina e un esercito di domande che, aggiunte a quelle di Peter, per poco non mandarono in cortocircuito i neuroni di Tony.
Nel giro di due ore lo avevano coinvolto nei discorsi più disparati, che partivano dalla fisica quantistica e arrivavano alle vicissitudini di Barbie - Sirena Magico Arcobaleno, passando per l'ultimo film di Star Wars e qualche nuova puntata dei Pokèmon.
Per fortuna il viaggio verso casa fu meno stressante e Tony ebbe modo di staccare la mente dal loro allegro chiacchiericcio, di cui comunque andava segretamente orgoglioso.
«Ti faccio vedere i miei giochi, vieni!» annunciò Morgan una volta arrivati, prendendo Peter per mano e trascinandolo verso casa.
«Uh...sì, certo» ebbe appena il tempo di rispondere il ragazzo.
«Calma i bollenti spiriti, signorina, devo ancora aprire la porta d'ingresso» intervenne Tony, facendosi largo tra i due.
«Papà ha detto che stasera devi raccontarmi la storia della buonanotte» la sentì dire poco più tardi con voce sommessa, forse sperando che la frase non raggiungesse le sue orecchie.
«Okay...posso farlo» balbettò Peter in risposta, vagamente incerto.
«Che strano, non ricordo di aver usato queste parole» si intromise a quel punto Tony, scoccando un'occhiata eloquente alla figlia, che lei ricambiò con noncuranza.
Peter seguì il loro scambio di sguardi e decise di intervenire, per nulla turbato dalle direttive dategli da Morgan.
«Non fa niente, signor Stark. Posso farlo, sul serio» ribadì.
«Certo che puoi farlo» concordò Tony con un gesto secco della mano «Anzi, devi farlo. È l'unica alternativa che hai a disposizione: o la storia, o ti tocca dormire nella sua stanza. Cosa che le ho espressamente vietato. Capisci che voglio dire?» gli spiegò, lasciandogli intendere di essere stato appena tragicamente raggirato.
«Oh, capisco, sì» annuì Peter, intuendo la situazione e non potendo fare a meno di sorridere divertito, «Beh, vada per la storia della buonanotte» gli tenne quindi il gioco.
«Grazie» scandì a bassa voce Tony.
«Però mi devi raccontare quella del signore che crea i fulmini» mise in chiaro Morgan, che della loro conversazione aveva capito solo che quella sera avrebbe avuto con sè un narratore d'eccellenza.
Peter aggrottò le sopracciglia e si voltò verso Tony, il quale gli sorrise colpevole.
«Andiamo Pete, quella la conosci...»
 
 
*
 
 
Il pomeriggio passò relativamente in fretta sia per Tony, che lo aveva passato trafficando nel garage, sia per Peter e Morgan, che invece erano stati occupati con la costruzione in Lego del famoso castello Disney.
A un certo punto li aveva raggiunti anche Tony, che in meno di quaranti minuti era riuscito a completarne quasi la metà davanti agli occhi sconvolti di entrambi, per poi lasciarli soli e dedicarsi all'ingrato compito di preparare la cena.
Normalmente era Pepper che garantiva l'efficacia dei servizi culinari a casa Stark, ma, a mali estremi, era comunque diventato in grado di impiegare meno di tre ore per preparare un'omelette e presentare a tavola almeno un piatto commestibile.
«Cosa si mangia?» chiese Morgan sedendosi a tavola, piazzandosi di fronte a Peter e scrutando il proprio piatto con attenzione.
«Si mangia "l'insalata che Morgan finirà senza fiatare se non vuole andare a letto a digiuno"» spiegò prendendo posto a capotavola, «Meglio conosciuta come "insalata di farro".»
La bambina fece un'espressione a metà tra il disgustato e lo scettico, facendo scappare una risata sommessa a Peter.
«Che hai da ridere, ragazzo?» lo richiamò Tony, «Devi reggermi il gioco, mica darle corda» borbottò fintamente offeso.
Lui parò le mani in avanti, in segno di difesa, ma continuò comunque a sorridere, «Mi dispiace, signor Stark, è che...uhm, d'accordo, la smetto» mormorò sconfitto, cercando in tutti i modi di non incrociare le facce buffe che Morgan faceva ad ogni boccone.
«Mh, così va meglio» convenne Tony.
Con suo grande sollievo, Morgan non fece troppi capricci per finire la cena, anzi, una volta terminata la sua porzione di insalata iniziò a scalpitare per potersi piazzare davanti alla tv per guardare i cartoni, lasciando qualche momento di tregua sia a lui che a Peter. Tony ne aveva approfittato per spiegargli approfonditamente qualche nozione sulla circuitazione del campo elettrico, e Peter aveva guardato ammirato ogni ologramma che gli aveva messo a disposizione, assorbendo come una spugna tutto ciò che gli spiegava.
«E questo è tutto» terminò infine l'uomo, guardandolo compiaciuto, «Se non prendi una A dopo questa sessione di approfondimento, mi toccherà fare una chiacchierata con i tuoi professori. Evitamelo, ti prego.»
Peter lo guardò riconoscente e inclinò le labbra in un sorriso timido, «Grazie signor...Tony» si concesse poi, ignorando risolutamente il ricordo delle prima volta in cui lo aveva chiamato per nome e sforzandosi in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo.
Tony invece lo scrutò attentamente da dietro un ologramma, prendendo atto del suo nervosismo, anche se si stava impegnando più del necessario per nasconderlo.
«Come vanno le cose, ragazzo?» si decisi quindi a chiedergli a tradimento, vedendolo trasalire.
«B-bene, alla grande» gli rispose Peter di getto «Anzi, benissimo, a scuola tutto procede per il verso giusto, io e Ned ci siamo riadattati in fretta, insomma, va tutto bene.» concluse deglutendo a vuoto.
Tony sollevò le sopracciglia, assorbendo tutte le sue parole e guardandolo infine un po' sorpreso.
«La sua capacità di mentire è davvero notevole, signor Parker» lo canzonò, chiudendo tutti gli ologrammi con un battito di mani.
Peter si morse le labbra, puntando lo sguardo verso il basso e respirando a malapena, sperando che la conversazione si spostasse presto verso altri lidi.
«Tranquillo, non ho intenzione di sottoporti a un interrogatorio,» gli disse Tony, come se l'avesse letto nel pensiero «Ma la prossima volta preferirei che mi dicessi apertamente che va tutto una merda. Te ne sarei molto grato.»
Peter annuì mestamente e si ritrovò a sorridere davanti a quella affermazione, sentendo parte della tensione scivolargli dalle spalle.
«Va davvero così male?» insistette però Tony, deciso a non lasciar cadere l'argomento.
«N-no, no, per niente. Sono sincero» lo rassicurò, intendendo davvero quelle parole, «È solo...»
«Cosa? Pensi di soffrire di stress post-traumatico?»
«No!» si affrettò a negare con vigore, prima che quella conversazione prendesse una piega esagerata, «No, non è niente di preoccupante. È solo strano essere di nuovo qui, cinque anni dopo e...e dover riprendere tutto dall'inizio, come se niente fosse. Ma le cose vanno bene, glielo posso assicurare. Ho anche in programma una gita in Europa, con la scuola...sarà divertente. C-credo di averne bisogno.»
«In Europa, davvero?» chiese Tony con interesse, sollevato dalle sue parole e dal suo atteggiamento tornato sereno.
«Sì. Londra, Venezia, Parigi. ..»
«Venezia? Ci sono stato parecchi anni fa, con Pepper» ricordò con un ghigno divertito, che però si dissolse subito nel realizzare che erano passati la bellezza di diciassette anni da quella vacanza improvvisata.
«Ti piacerà, vedrai. Tornando a noi,» si ricompose dopo, «Comprendo la difficoltà di tornare alla tua vita di sempre, considerata la serie di sfortunati eventi che hanno sconvolto questi cinque anni. Ma non devi metterti fretta o stressarti per questo, non avrebbe senso, e in più potrebbero venirti le rughe. Non vorrai fare una cattiva impressione su MJ?» alluse infine, facendogli l'occhiolino.
Peter annuì distrattamente e solo dopo di rese conto di ciò che avevano appena sentito le sue orecchie. Quindi impallidì e sgranò gli occhi in un'espressione attonita.
«Che ne sa lei di MJ?» chiese con voce stridula.
«Io? So quello che mi serve sapere: ragazzina a modo, affascinante e intelligente, un po' scorbutica, anche, ma fa parte dell'adolescenza, suppongo. Il mio consiglio è di darti una mossa, lo dico per esperienza» sciorinò lui senza problemi sotto il suo sguardo sempre più incredulo.
«C-cosa?! Come...si può sapere da dove ha preso tutte queste informazioni? Non le ho mai parlato di MJ, neanche mezza parola, e...»
«Io so tutto, ragazzo» lo interruppe Tony, con una scrollata di spalle e mettendoci tutto l'autocontrollo che aveva a disposizione per non scoppiare a ridergli in faccia.
A quel punto Peter rimase come imbambolato, cercando una spiegazione valida che potesse giustificare quella fuga di notizie.
«Non ci posso credere» esclamò infine, « Gliel'ha detto Happy, non è vero? Sapevo che non avrei dovuto dirglielo, ma lui ha insistito e...ma che diavolo mi è saltato in mente?» si agitò, iniziando a percepire con imbarazzo le guance che gli andavano in fiamme.
«Rilassati, ragazzo» intervenne quindi Tony, non riuscendo più a nascondere il suo divertimento. «Si vede lontano un miglio che ti sei preso una cotta, non avevo bisogno di nessuna riunione di condominio con Happy per averne la conferma. O forse solo di una, per risalire al nome, si intende» spiegò con nonchalance.
«Non mi sono preso una cotta, io non...» cercò di obiettare Peter con voce, se possibile, ancora più stridula.
«Ah, no? Dal tuo colorito sono propenso a ritenere il contrario» lo canzonò Tony, «Devi al più presto frequentare un corso intensivo per imparare a dire bugie, dico sul serio. Se vuoi Morgan può darti qualche ripetizione» gli propose allegro.
Peter sospirò sconfitto e scosse la testa, chiedendosi allo stesso tempo se fossero davvero così evidenti i suoi sentimenti verso MJ, o se era solo il signor Stark a prendersi gioco di lui.
«S-senta, ascolterò il suo consiglio,» disse infine, riallacciandosi a ben altre questioni e sperando che il signor Stark facesse lo stesso, «Niente stress, niente fretta. Immagino che possa funzionare...no?»
Tony annuì e gli diede una pacca sulla spalla con fare incoraggiante, lasciando cadere la questione su MJ.
«Funzionerà» gli garantì, questa volta in tono più serio e deciso. Poi diede uno sguardo all'orologio appeso alla parete, realizzando con sopresa che fosse già mezzanotte e che, soprattutto, Morgan era rimasta fino a quell'ora davanti alla televisione.
«Bene,» esordì, «credo sia giunto il momento di chiudere la rubrica "cuori appassionati" e di aprire quella dedicata alle bambine che non vogliono andare a letto» annunciò rassegnato, avviandosi verso il soggiorno per recuperare sua figlia.
«O forse stasera non ce ne sarà bisogno» realizzò invece quando si accorse che Morgan si era addormentata, crollando in una posizione alquanto scomoda tra i cuscini del divano. Sorrise nel vederla, dopodichè la prese in braccio e le posò un bacio tra i capelli, facendo attenzione a non svegliarla.
«Ti sei scampato la storia della buonanotte, domani sera ti toccherà la doppia porzione» si rivolse poi a Peter, il quale sollevò le labbra in un sorriso.
«Notte notte, ragazzo» gli disse infine, prima di salire al piano di sopra.
«Notte, signor Stark.»
 
 
*
 
 
La mattina successiva, Morgan fu la prima a svegliarsi.
Durante la notte era sgattaiolata nella camera dei suoi genitori, approfittando dell'assenza della madre per intrufolarsi nel lettone e far perdere qualche ora di riposo a suo padre, tenendolo sveglio a suon di calci e coperte rubate nel sonno.
Aveva poi aperto gli occhi verso le sette e dopo aver atteso inutilmente che anche suo papà si svegliasse, si decise ad assecondare l'idea che nel frattempo le era balenata in mente, ritrovandosi dopo pochi minuti di fronte alla porta socchiusa della camera di Peter.
La aprì piano, facendo attenzione a non fare troppo rumore e si avvicinò al suo letto, dove il ragazzo stava ancora dormendo profondamente.
«Peter?» chiamò sottovoce. Le occorse più di un tentativo per riuscire a svegliarlo, ma alla fine lui aprì gli occhi e le rivolse uno sguardo spaesato.
«Morgan? Tutto bene?» mormorò con la voce ancora impastata dal sonno, accertandosi che non ci fossero problemi.
«Sì» confermò la bambina «Sei sveglio?» domandò a voce un po' più alta.
Peter si strofinò gli occhi nel tentativo di sembrare più lucido e si mise seduto sul letto, «Uhm, sì. Che succede?»
«Vieni a vedere i cartoni con me?» gli chiese, coprendosi parte del volto con la mano, come faceva sempre nei momenti di grande e invincibile timidezza.
Peter le sorrise e non valutò nemmeno per un secondo se accontentare o meno la sua richiesta, mettendosi subito in piedi e prendendola per mano.
«Certo, andiamo.»
Morgan continuò a sorridere col volto coperto, guidandolo all'uscita della camera finchè non fu costretta a fermarsi, notando un qualcosa di insolito poggiato sulla poltrona accanto al letto.
«Cos'è quello?» chiese, indicando una specie di vestito rosso e blu con degli strani segni sul tessuto.
Peter sgranò gli occhi e percepì distintamente il suo cuore perdere un battito; si era portato il suo vecchio costume per parlare con Tony di alcune modifiche, e aveva sbadatamente dimenticato di riporlo nello zaino la sera prima. Quindi lo afferrò di corsa, cercando di rimediare il prima possibile all'errore.
«Questo è...niente, assolutamente niente. È solo una tuta per fare sport, ma ora la rimetto a posto e...»
«E perchè hai il vestito di Spider-Man?» si incuriosì Morgan, che nel frattempo si era ricordata di qualche vecchia storia della buonanotte che le avevano raccontato i genitori, «Sai che mio papà lo conosce?» gli disse quindi concitata.
«Davvero? Lo-lo conosce?»
«Sì, sono amici. Ma tu perchè hai il suo vestito?» chiese di nuovo la bambina, decisa a chiarire una questione che non le tornava fino in fondo.
Peter deglutì e si ritrovò per un momento senza parole.
«P-perchè...uhm, s-sono, è solo...» balbettò senza trovare soluzioni.
«Forse perchè anche tu lo conosci e te l'ha prestato?» intervenne Morgan, fornendogli inconsapevolmente una risposta pronta e giustificata.
Peter sospirò, realizzando di aver sempre sottovalutato la tanto temibile logica infantile. «E-esatto, sì. Lo conosco...e il suo costume mi piaceva così tanto che ha deciso di prestarmelo per qualche giorno» concluse soddisfatto.
«E come fa a sconfiggere i cattivi se non ha il suo...» iniziò a dire Morgan, ma questa volta Peter fu più abile di lei e troncò sul nascere la sua domanda.
«In realtà lui ha tantissimi costumi, perciò non ha importanza se...se...Ehi, ma che ne dici di andare a vedere i cartoni? Si sta facendo tardi» propose infine, ormai a corto di parole e quasi sull'orlo della disperazione.
Morgan, che presa dal momento aveva dimenticato la sua stessa proposta, si illuminò e lo riprese per mano con trepidazione. «È vero, dobbiamo andare!» esclamò, mettendo definitivamente da parte la questione sul costume di Spider-Man.
Peter liberò un lungo sospiro di sollievo e si lasciò condurre fuori dalla stanza, ricevendo come ultimo ordine il divieto di fare rumore per non svegliare Tony.
Quest'ultimo si alzò dal letto mezz'ora più tardi, insospettito dallo strano silenzio in cui albergava la casa, lo stesso silenzio che aveva insegnato a lui e Pepper di accertarsi il prima possibile che Morgan non stesse combinando qualche guaio irreparabile, come disegnare coi pennarelli sul muro della sua camera o abbuffarsi di biscotti dietro la tenda della cucina, com'era accaduto più di una volta.
A passo svelto e con l'impronta del cuscino ancora stampata in fronte, scese quindi le scale che portavano al piano di sotto, interrompendo la sua corsa non appena sentì delle risate squillanti provenire dal salotto. Si sporse appena per individuarne la provenienza e si imbattè nell'ennesima, assurda puntata di Adventure Time e di Morgan e Peter che, seduti sul divano, ridevano incontrollatamente ad ogni battuta.
Le labbra gli si incurvarono in un sorriso raggiante e un'ondata di gioia lo pervase interamente, illuminandogli il volto di felicità.
 
 
*
 
 
 
 
NdA
Buonsalve e buona domenica :D
Questo lunghissimo intermezzo mi serviva per spezzare la raccolta e dare un po' di spazio anche a Peter, in quanto """"primogenito"""" di Tony :')
Confesso di avere il pallino di vedere Peter e Morgan insieme da mesi e ho approfittato di questa raccolta per farli interagire, anche se non in maniera approfondita (del resto Peter è pur sempre un adolescente e Morgan una bambina :P) .
 
Come sempre, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio le nuove persone che hanno aggiunto la storia nelle seguite <3
 
Alla prossima,
 
_Atlas_

 

   
 
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