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Autore: Dharkja    01/07/2019    0 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Innamorarsi è come buttarsi da un precipizio.

Il cervello ti urla che non è una buona idea e che il dolore e la sofferenza irrimediabilmente ti colpiranno.

Eppure il cuore è convinto di potersi lanciare, innalzarsi e volare”

 


 


 


 


 


 


 

Aeroporto di Bologna 20 Novembre 2008 ore 22


 


 


 


 

“Sei sicuro di riuscire a tenere tuo fratello buono per qualche minuto? ”


 

Tom sorrise. “Sono consapevole che non hai ancora il dono dell'ubiquità, ma sì, vai pure a prenderci un caffè lungo, sempre che basti per questa nottata”


 

Toby voltò le sue larghe spalle e s'incamminò verso il Restaurant and Coffee, poco distante dalla Vip Lounge.


 

“Si può sapere perchè mi obbligate a seguirvi?” Chiese Bill leggermente in collera.

 

“No so fratello, vuoi farti i cazzi tuoi come se niente fosse in un posticino tanto riservato e intimo come un aeroporto?” gli rispose cercando di riportalo alla calma. “Non puoi pretendere di girare come vuoi e se stai pensando di poterlo fare solo per vedere lei sei totalmente fuori di testa”. Disse osservando Bill mentre nervosamente afferrava il suo telefonino dalla tasca del suo piumino.

 

“Mi dispiace che non ci sia, ma sono sicuro che la beccherai al...”

 

“Sei sicuro che tanto ci sarà prima o poi, che palle che sei Tom!” lo interruppe ormai spazientito.

 

“Un'altro po' e ti risponde anche Toby dalla caffetteria! Abbassa il tono della voce per cortesia, non sei sul palco ad esibirti” lo riprese Tom, accorgendosi di aver richiamato l'attenzione di una coppia seduta poco distante da loro.

 

Ad un certo punto Tom iniziò a ridere sommessamente e Bill s'infastidì ulteriormente.

 

“Che diavolo ti prende adesso?”

 

“Quegli occhiali” gli rispose continuando a ridere “Ma non dovrebbero schiarirsi all'interno del locale? Sembri a Miami Beach a prendere il solleone in pieno agosto”

 

“Cioè è un modo carino per dirmi che sono ridicolo?”

 

Tom annuì e gli scattò la foto mostrandogliela.

 

Effettivamente faceva un po' ridere quel volto pallido con due occhiali che parevano da sole all'interno della sala e a quell'ora della sera.

 

“Sono lenti fotocromatiche, si sarebbero dovute schiarire da un pò” osservò mentre se le sfilava di dosso.

 

“Faresti meglio a rimetterle, il fatto che sia nella sala Vip non significa che saresti del tutto esente da assalti da parte di pazzoidi”

 

Bill osservò gli occhiali, anche il gemello indossava delle lenti fotocromatiche, ma le sue si erano schiarite.

 

“Forse la luce è troppo intensa qui, ma non mi spiego perchè le tue si siano schiarite” tirò dal piccolo marsupio i suoi occhiali da vista; non sarebbero serviti a schermarlo completamente dai passanti più curiosi, ma a qualcosa sarebbero serviti, meglio di niente.

 

Dirk arrivò con Toby che teneva in mano i due bicchieri del tanto agognato caffe lungo.

 

“Voglio scendere giù nuovamente, in biglietteria” disse al gemello mentre sorseggiava la sua bevanda bollente.

 

“Non credo sia una buona idea. Se lei non c'è probabilmente non sarà in questo turno. Sarebbe più saggio ritornare domattina”

 

Toby si era seduto distante da loro mentre Dirk aveva sentito le parole di Tom.

 

“E' più sicuro così Bill” disse solo e raggiunse poi Toby.

 

“Non ha molto senso stare buttati qui, quando sai che il turno termina domattina presto anche se so quanto tu stia scalpitando per riuscire a beccarla”.

 

Bill lo guardò attraverso gli occhiali da vista, nemmeno quelli erano sufficienti a nascondere quello sguardo semplicemente ipnotico.

 

“E se magari arrivasse da un momento all'altro per qualsiasi motivo? Non so, mi sembra di stare a buttar via del tempo prezioso visto che possiamo rimanere solo due giorni. Voglio almeno ripassarci, dai scendiamo giù” disse e fece cenno alle due guardie del corpo.

 

 

Quel timido raggio di sole che si era fatto spazio tra le nubi minacciose, fendeva quelle lunghe ciglia nere mirando dritto alle iridi nocciola, costringendo le pupille a restringersi, con la reazione più istintiva di corrugare le sopracciglia; Bill aguzzò tuttavia la vista, stringendosi infreddolito la pesante giacca da camera; dal panorma eccezionale che quel terrazzo della suite gli offriva non gli fu difficile indovinare dove Piazza Maggiore potesse trovarsi. L'arte l'aveva sempre affascinato ed ogni volta che giungeva in una città nuova non voleva arrivarci impreparato: si documentava il più possibile, aveva fame di sapere, di conoscere e durante i lunghi ed interminabili viaggi dei suoi concerti, passava intere ore a leggere e a scoprire le storie dei luoghi in cui andava; Bologna gli stava piacendo per quel poco che aveva potuto vedere la sera prima e non solo perchè non lontano da lì ci lavorava lei, ma anche per quelle vie con i lunghi portici, quel pavimento lastricato in pietra e per quei sontuosi palazzi storici che raccontavano millenni di storia di quella città dal sapore medievale che pareva non dormisse mai.

Non sapeva se avrebbe nevicato, ma sentiva il suo volto gelarsi pian piano e l'alito dissolversi in una piccola nuvola bianca.; i suoi occhi mirarono dritto verso la collina, verso quello che doveva essere San Luca, che pareva dominasse l'intera città.

Il paradiso sembrava così incredibilmente vicino adesso, pensò, eppure era dannatamente difficile afferrarlo. Quanto aveva desiderato questo momento? Quanto aveva aspettato? Trovarsi lì con la vivida speranza di incontrarla, di rivederla anche un solo istante vicino a lui e magari avere la fortuna di tutto questo mondo ed incrociare nuovamente i suoi occhi? Stava respirando la stessa aria che respirava lei, stava calpestando lo stesso suolo che aveva calpestato lei. Quel volto incredibilmente bello che lo stava tormentando ormai da mesi, quei capelli lunghi e mossi che era sicuro fossero morbidissimi come seta, quegli occhi da cerbiatta che il solo ricordo lo facevano morire era tutto a pochi passi da lui eppure, come ogni vivida immaginazione seppur quasi reale era destinata a finire nel nulla, come una fantasia appunto. Se tutto questo non era il paradiso, cos'altro poteva essere? L'anticamera del Purgatorio? Le sofferenze avevano iniziato a farsi sentire da un po' ormai....Il display del suo cellulare rimandava un viso accigliato e contratto, troppo brutto per un selfie da inviare a sua madre.

 

“Bill, che fai al freddo?” chiese Tom col volto ancora assonnato mentre faceva capolino da dietro la portafinestra della camera.

 

Lui trasalì leggermente nel sentire suo fratello che inevitabilmente lo riportò alla realtà.

 

“Volevo fare una foto da inviare a mamma, ma non credo sia una buona idea” gli disse entrando nella camera.

 

“ Effettivamente hai tutta l'aria di un fantasma ibernato, ma ti vuoi prendere un'accidente lì fuori? Non hai dormito per quasi l'intera notte, vieni a fare colazione c'è la tua torta preferita”

 

Bill mirò il piatto davanti a lui dove troneggiava una fetta grande di crostata alle prugne, l'afferrò e con avidità se la mise in bocca.

 

“Mi fa piacere constatare che almeno l'appetito ti sia rimasto”

 

“Io sono pronto”

 

“Dirk ha già fatto un primo giro di perlustrazione, ma non gli sembra di averla vista tra le postazioni della biglietteria”

 

“Tom, ma che foto gli hai dato?”

 

“Ovviamente quelle in topless...ma che domande fai?” gli chiese percependo il crescente nervosismo del gemello.

 

“Possibile che non ci sia nemmeno stamattina?” chiese già sconfortato.

 

“Abbiamo ancora tempo, perchè non andiamo al Parco?”

 

“A Modena?” chiese mentre Tom faceva un cenno di assenso col capo “Volevo sincerarmi che davvero non ci fosse in aeroporto. Si, ho bisogno di andarci nuovamente lì al parco intendo”

 

“Bill, da quanto tempo conosci Dirk? E' uno tra i pochi di cui ti puoi fidare, non c'è bisogno che te lo dica”

 

“Lo so, non volevo mettere in dubbio il suo lavoro è che magari una persona in foto sembra un'altra persona. In fondo lui non l'ha mai vista”

 

“Dirk e Toby sono qui per noi”

 

Bill bevve l'ultimo sorso della spremuta e puntò lo sguardo al di là del vetro dove il sole aveva pigramente illuminato l'altra metà della città.

 

“Sono pronto per andare a Modena, ma dobbiamo aspettare che rientrino le guardie, Andreas vuole stare in giro per vedere la città col suo amico italiano”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“D'estate si stava decisamente meglio, il cielo non promette nulla di buono ora, sembra che si stia preparando una nevicata o un brutto temporale. Abbiamo beccato in pieno la bassa pressione” osservò Dirk sfregandosi e alitandosi le mani gelide per il freddo.

 

“E' cambiato completamente il paesaggio, i colori ed i profumi sono svaniti, ma questo era prevedibile” disse Bill guardandosi intorno. Qualcuno temerario aveva intrapreso una corsa coraggiosa, qualcun'altro preferiva una pedalata veloce nella stradina che costeggiava il laghetto.

 

“Puoi star tranquillo Dirk, non c'è quasi nessuno, fumati pure la tua sigaretta, io non mi allontano di molto, potrai vedermi benissimo da qui tanto quando Tom avrà finito mi raggiungerà”

 

L'accendino illuminò velocemente il viso e Dirk inalò il fumo, quando Bill gli si avvicinò e gli chiese una tirata.

 

“Ora vai Bill o non avrai molto tempo per goderti la tua passeggiata”

 

Bill gli sorrise sapeva che lui 'sapeva', non poteva essere diversamente dal momento che lo aveva reso complice; si fidava ciecamente, era una delle poche guardie del corpo che aveva avuto fino ad allora a cui avrebbe potuto raccontare tutto di sé e avrebbe giurato che nemmeno sotto tortura avrebbe rivelato alcunchè su di lui.

 

S'incamminò pigramente nel vialetto per voltare sulla destra mentre con la coda dell'occhio si accorse che Dirk anche se a debita distanza, gli stava nei paraggi; la stradina era bordata dalle siepi di alloro e rosmarino dietro il quale scorrevano le placide acque del laghetto. C'era uno strano silenzio a quell'ora della mattina, d'altronde la maggior parte della gente doveva essere a lavoro o a scuola; si calcò meglio il berretto di lana sulla testa e si aggiustò la sciarpa per coprire la sua bocca mentre l'aria fredda gli stava gelando le gote. Accelerò i passi nella speranza di ricordarsi il percorso per ritrovare il punto esatto in cui la incontrò per la prima volta. La memoria non lo ingannò perchè di lì a poco trovò un piccolo svincolo che lo portò sul lungo sentiero alberato e bordato dai gelsomini: si avvicinò per annusare e stringere alcune foglie tra le sue dita, non c'erano i piccoli fiori bianchi a sprigionare quel profumo così dolce e sensuale che tanto ricordava alla perfezione, né tantomeno i boccioli che avrebbero annunciato una primavera imminente; sorrise nel ricordarsi la buffa leggenda che aveva letto sul gelsomino i cui minuscoli fiori altro non erano che stelline cacciate dal cielo e scagliate in Terra per sdegno del re degli Spazi, Micar , trasformandole in fiorellini dal potente profumo misterioso e quasi narcotico.

 

 

 

Scotty è così irruento, credo che dovremmo chiamare un addestratore, quando esce in territori non suoi, si agita troppo secondo me”

 

E' che anche lui non fa la vita che dovrebbe fare un cane della sua età. Credi che tutto questo non abbia conseguenze sul suo carattere? Vedi, come adesso, dove diavolo sta andando?” disse Tom accelerando i passi per raggiungere il cane ma bloccandosi subito dopo.

 

Adesso che si fa?” Disse il gemello voltandosi a guardare Dirk e Toby che erano poco distanti da loro.

 

Sono due tizie e se ci riconoscono?”

 

In ogni caso non sembra esserci molto altro movimento, possiamo provare ad avvicinarci” azzardò Tom. Bill seguì il fratello che aveva affrettato i passi nella direzione delle due ragazze.

 

Tu e le tue idee! Non mettermi nei casini”

 

Strinse la foglia e la spezzò, riaprì gli occhi perchè gli era parso di sentire una goccia d'acqua sulla guancia, ma quelle voci continuavano a riecheggiare incessanti nelle sue orecchie.

 

Non aveva mai visto Scotty così contento pensò, certo era stato proprio maleducato a spingere il suo muso sulle gambe di quella bella ragazza e ad alzarsi in piedi poggiando le sue zampe sulla sua schiena; quando s'inchinò per provare ad accarezzare il cane, la lunga chioma castana giocò strani effetti cromatici col sole che all'orizzonte stava calando, parendo addirittura rossa. Fu in quel momento che si accorse di quel profumo che lo avrebbe riportato a lei ricordando ogni istante di quel breve incontro.

 

Fece pochi passi e si sedette sulla panchina bagnata: prese il suo cellulare, indossò le cuffie e selezionò la sua playing list preferita; una signora di mezza età, piuttosto bassa ed in sovrappeso gli passò davanti a passo spedito senza neanche accorgersi della sua presenza; era contento di poter godere finalmente di un po' di privacy in un posto pubblico, sembrava qualcosa di magnifico.

 

La luce arancione del lampione si stava marcando sempre più al calare della notte: questo non gli impedì di imprimere indelebilmente nella sua mente quel viso che misteriosamente aveva catturato tutta la sua attenzione e di emozionarsi inaspettatamente quando nel commiato si sorrisero timidamente; fu lì che il suo cuore sussultò, quando lei curvò le sue labbra lucide e le sue iridi scure penetrarono i suoi occhi che non sapeva fossero diventati umidi, mentre il profumo ipnotico di qualche pianta lì vicino aveva inesorabilmente trafitto ogni millimetro del suo corpo spossato da quell'inaspettata cascata di emozioni e da quel caldo afoso.

 

Gli occhi fissavano la pigra danza di una foglia che aveva sfiorato tutto il tempo la superficie del lago, per poi adagiarsi sfinita tra le sue acque. Ricordava perfettamente quella mano stretta nella sua, le vene che pulsavano tra le sue dita, incredibilmente morbida.

 

Non sopporto questo odore, questo profumo, mi ha sfiancato tutto il tempo, ma cos'era?” disse a Tom mentre camminavano spediti verso Dirk e Toby, quando il gemello strappò un gruppetto di piccoli fiorellini bianchi dal cespuglio che costeggiava il sentiero e li porse a Bill.”Questo si chiama finto gelsomino”.

 

C'è stato un momento in cui mi stava venendo la voglia di rimettere, ti giuro”.

 

Eri solo travolto dall'emozione, l'ho percepita sai? Sentivo il tuo cuore battere forte, bum bum bum”.

 

Adesso non esagerare”.

 

Guardami negli occhi e dimmi che non è vero”.

 

Bill incrociò lo sguardo a fatica con quella poca luce lontano dai lampioni e col berretto calato fino a metà fronte.

 

Riesco a malapena ad individuare la tua testa, non chiedermi troppo ora”.

 

Allora dimmi solo che non è così”.

 

Ma cos'è questo interrogatorio? Non è così...cioè più o meno”.

 

La bionda o la mora?”.

 

Che cosa cambia, tanto non le vedremo più".

 

"Si vedeva lontano un miglio".

"Cosa, si vedeva lontano un miglio?".

"Che preferivi la ragazza mora" sentenziò "L'ho capito subito".


 

Un'altra foglia secca preferì invece planare dritto nel suo grembo trasportata dal leggero vento mentre da dietro le sue spalle vide sbuccare una mano col guanto nero che gli porgeva un lungo bicchiere di carta.

 

“Facciamo break?”

 

Bill si voltò e vide suo fratello sorridente; scavalcò la panchina e si sedette accanto, lui si tolse gli auricolari.

 

“Non hai freddo seduto quì? Cosa stavi ascoltando?”

 

“Un pochino sì, ma è un freddo secco. Ascoltavo Billy Idol” abbassò leggermente la sciarpa dalla bocca e lo ringraziò per il thè.

 

“Ma era esattamente qui? Certo che a Novembre il parco è irriconoscibile, molti alberi sono spogli ed anche il prato ha risentito di questo freddo, alcune parti sono come secche. Sai che in macchina lungo il tragitto che mi ha portato al bar ho potuto vedere già molte luminarie ed addobbi natalizi?”

 

“Già, il paesaggio è totalmente cambiato, però anche così mi piace, ogni stagione ha il suo fascino non trovi? E poi questa leggera nebbia, dà un non so che di malinconico... credo di essere in perfetta sintonia con tutto questo” osservò sorseggiando la sua bevanda bollente. “Stento a credere che tra meno di un mese sarà Natale, non abbiamo programmato ancora niente!”

 

Tom sorrise, ma era un sorriso beffardo di qualcuno che nascondeva qualcosa e sapeva il fatto suo.

 

“Ah” disse Bill “Credo di aver già capito, risparmiami i dettagli. Ormai sei fossilizzato nei tuoi soliti programmi”.

 

“Saremo ad Amburgo e mi stavo giusto organizzando un pochino, ma non pensare di esserne escluso”.

 

“Ma non disturbarti proprio, fai pure, tranquillo che troverò valide alternative” gli rispose sorridendo.

 

“Wow fratello, qui c'è qualche passaggio che mi sono perso! Quali sarebbero queste 'valide alternative'?”

 

Bill si mise a ridere.

 

“Tranquillo che sarai informato a tempo debito e comunque non credo ti riguardino”

 

Il gemello fece un finto broncio quando gli squillò il telefonino e si mise a conversare con Georg.

 

 

 

 

Si voltò a guardarla velocemente ancora una volta prima che fosse troppo lontana, voleva riempirsi gli occhi ancora di lei, per tutte quelle volte che non ci sarebbe stata; l'oscurità non aiutava certo, anche se ormai era pienamente consapevole che qualcosa era successo poco prima, qualcosa che solo dopo poco tempo avrebbe capito, solo dopo molte lotte e resistenze interiori, illusioni e delusioni. Quello strano sentimento che sentiva crescere di minuto in minuto, di ora in ora, di giorno in giorno ma che cercava di cacciare via, di evitarlo, di non ascoltarlo, di sminuirlo, di svilirlo a nulla era valso a cercare di spegnerlo, di zittirlo, di confonderlo con una mera sbandata o qualcosa di simile; era come se da una piccola fiammella che era convinto di riuscire a tenere sotto controllo, si fosse propagato un incendio ingovernabile, affascinante ma alquanto pericoloso col quale lottava incessantemente per spegnerlo fino a sfinirlo, depauperandolo delle sue energie; un fuoco che doveva essere lasciato ardere, bruciare con tutta la sua forza dirompente e devastatrice e perchè ormai nient'altro era diventato così forte come tutto questo che lo aveva coinvolto suo malgrado … E come un'intera città capitola innanzi al suo nemico dopo estenuante assedio, così miseramente dovette fare i conti con la parte più oscura di sé e che aveva ceduto a qualcosa di inspiegabilmente più grande di lui per rendersi pienamente conto che sì, si era innamorato, semplicemente, incosciamente e la peggior cosa senza cercarlo, volerlo; innamorato, perchè questa non era una sbandata. Non c'era stata alcuna logica ma solo una specie di intuizione nel decidere involontariamente che Giulia era la donna che gli piaceva e che desidera avere come mai nessun'altra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Toby e Dirk scortarono Bill e Tom fino al Vip Lounge al piano superiore dell'aeroporto.

 

“Non c'è, dannazione non c'è, ma cosa è successo? La solita sfiga. Possibile che debba essere tutto così fottutamente complicato?” e con uno scatto di nervi si strappò il berretto di lana liberando i capelli legati in un coda bassa.

 

“Che cazzo fai? Copriti e fallo pure in fretta” disse Tom avvicinandosi e cercando di portarlo alla ragione.

 

Bill lo fulminò con lo sguardo.

 

“Non dirmi quello che devo fare”.

 

“Ok, è un vip lounge, ma questo non ti esenta automaticamente da qualche ammiratore fuori di testa, quindi con calma rimettiti quella roba in testa”

 

“Non c'è nemmeno in questo turno pomeridiano”

 

“Calmati, ci sarà un motivo. E' che sei troppo orgoglioso per rimandarle un messaggio sulla chat”

 

“Non è orgoglio, ma delicatezza”

 

“Ok, allora lasciamo fare tutto alla delicatezza” disse sornione.

 

“Non ho bisogno di essere preso per il culo proprio adesso” disse mentre seduto accanto con le braccia incrociate mandava nervosamente avanti e indietro la gamba incrociata sopra il ginocchio.

 

“Non so, ma non mi sembra sia stata un'idea molto intelligente quel gesto di prima, adesso una tizia ti sta puntando malamente, non capisco se ti ha riconosciuto o gli piaci a prescindere”

 

Bill si voltò nella direzione in cui guardavano gli occhi di suo fratello.

 

La ragazza aveva iniziato a sorridere nella loro direzione, ma per ora se ne stava seduta ad una certa distanza, accompagnata da quelli che sembravano i suoi genitori.

 

“Ma se sono irriconoscibile senza trucco e con gli occhiali da vista! E poi chi se ne importa”

 

Ma la tipa continuava a guardarlo finchè Bill ritornò a spazientirsi dopo quella breve parentesi.

 

“Calmati Bill, anche perchè qualcuno sta venendo in questa direzione”

 

Dirk prontamente li raggiunse prima che due ragazzi molti distinti si avvicinassero a loro.

 

Bill continuò a stare seduto accanto al gemello finchè non si sentì rivolgere direttamente la domanda se fosse proprio Bill Kaulitz, mentre Toby si era nel frattempo affiancato a Dirk nel formare una specie di scudo per far mantenere le dovute distanze dai ragazzi.

 

Alzò gli occhi e da dietro le lenti potè notare che si trattava di due adolescenti che avevano più o meno la loro età.

 

“Ehm...sì” rispose esitando un momento ed elargì subito un sorriso alzandosi in piedi.

 

Le guardie rimasero ferme finchè Tom gli fece cenno di lasciarli un po' con loro, dopo tutto sembravano tranquilli.

 

“Non ci credo! Oggi è proprio il mio giorno fortunato, è grandioso conoscerti, sono tuo fan dal 2005 e...oddio, sono così emozionato!” disse il ragazzo rosso in volto, mentre l'altro osservava l'amico estasiato.

 

Bill non potè non notare quanto fosse bello, il volto giovane dalla carnagione di alabastro faceva risaltare i due grandi occhi azzurri trasparentissimi.

 

“Come ti chiami?” gli chiese mentre allungava la sua mano per stringergliela.

 

“Marco e lui Stefano. Oh anche lui è vostro fans” rispose mentre la sua mano tremante fu raggiunta da quella ossuta di Bill. “Scusa, non volevamo essere invadenti, ma appena vi ho visto credo di avervi riconosciuto quasi subito, impossibile diversamente. E' troppo se vi chiediamo un autografo?” chiese rivolgendosi anche a Tom.

 

“Ma certo” rispose quest'ultimo.

 

“Non vediamo l'ora di sentire il vostro nuovo album” disse l'amico timidamente. In fondo sembravano due bravi ragazzi, pensò Bill iniziando a rilassarsi.

 

“Oh sì” disse ringalluzendosi “Non manca molto, stiamo lavorando sodo”

 

“Siete qui per questo immagino”

 

Tom guardò immediatamente il fratello per non perdersi la benchè minima reazione del suo viso a quella domanda.

 

Il gemello si accorse di quella reazione repentina di Tom e cercando di tenere a freno l'emozione rispose fermamente “Assolutamente sì, sarà tutto una sorpresa”.

 

Bill si voltò a guardare Tom e con fare che conosceva solo il fratello, gli spiattellò un sorriso beffardo come a volergli dire “Deluso?”

 

“Posso dirti una cosa?” disse Marco, mentre Tom si accorse che altre persone si stavano avvicindo a loro.

 

“Sei non solo bravo, ma terribilmente bello, dal vivo ancora di più..intendo da così vicino sei incredibile. Ti ho sempre visto ai concerti, ma capisci che lì la distanza non rende giustizia e poi tu e Tom siete altissimi..”

 

I gemelli sorrisero all'unisono, mentre Dirk e Toby fecero un cenno che solo loro compresero.

 

I ragazzi si accommiatarono dai due non rilasciando alcuna foto ma solo i loro autografi e seguirono le guardie al piano inferiore per raggiungere l'auto.

 

“Bill, non era prudente continuare a stare lì” disse un Toby leggermente irritato “Potremmo ritornare tra un paio di ore, quando ci sarà stato il volo che libererà la sala Vip”

 

Bill nemmeno lo aveva ascoltato: non c'era stato bisogno, sapeva che quando le guardie agivano così era solo per motivi di sicurezza; il fuoristrada camminò ad velocità sui 50 km orari in direzione Modena senza sapere perchè; il pomeriggio stava per lasciare il posto alla sera che si era vestita di pieno inverno. Nessuno di loro aveva più parlato, nemmeno Tom che pareva assorto tra i suoi pensieri ed il suo dannato telefonino; Bill lo guardò cercando di indovinare a chi stesse mandando messaggi da oltre mezz'ora.

 

“Georg, è Georg Bill, se ti stai chiedendo con chi stia messaggiando. E' dai suoi che hanno organizzato una cena con i parenti, non vede l'ora di scappare”

 

Bill sorrise debolmente, almeno loro qualcosa stavano facendo.

 

“Mi ha chiesto se sei pronto per il Fan Party” s'inventò per distrarre i suoi pensieri.

 

“Oh sicuro, anche se il mio stato d'animo non è mai stato così giù”

 

Dirk fermò la macchina neanche a dirlo davanti all'ingresso del Parco Ferrari e a Bill gli si illuminarono gli occhi: il paesaggio era nuovamente cambiato, la pioggia accompagnata da raffiche di vento sferzava con forza sui vetri della loro auto.

 

“Non penso tu voglia scendere” osservò Dirk convinto di quello che stava dicendo “A meno che in nome di una nostalgia seppur così forte non ti voglia prendere un bel raffreddore”

 

“No Dirk, certo che no, ma va bene così, grazie lo stesso per essere ritornato quì” disse lievemente emozionato per quel gesto della sua guardia più fidata. Gli occhi umidi si riempirono del riverbero delle luci arancioni che i lampioni proiettavano sui loro finestrini; puntò la telecamera del suo telefonino che sul display aveva segnato 4 gradi e scattò la foto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Allora, dimmi se non è la pizza più buona del mondo Tom!” disse a voce bassa affinchè nessuno potesse sentirlo. “E' la mia unica e vera consolazione da quando sono venuto quì”

 

“Certo che ti accontenti di poco tu” rispose distrattamente il gemello, che aveva focalizzato l'attenzione su una giovane mora seduta poco lontano da loro.

 

“Che non ti vengano in mente strane cose” ci tenne a precisare Bill, che aveva già captato i pensieri del fratello.

 

“Giammai fratello, qui non ho libertà di movimento purtroppo”

 

“Ok, so a cosa stai pensando” disse mentre notava le due guardie sedute vicino che si erano girate verso Tom e gli facevano chi un sorriso furbesco chi un'occhiolino.

“E credo che anche Dirk e Toby lo sappiano” precisò alzando gli occhi al cielo.

 

“E' proprio figa”

 

“Si, ma ha il ragazzo seduto vicino a lei, quindi evita per cortesia di attirare l'attenzione, visto che Toby ha faticato non poco per ottenere quest'angoletto del ristorante totalmente isolato o altrimenti me ne dovrò andare ancora una volta e per colpa dei tuoi fottuti ormoni che non riesci mai a tenere a freno, perchè non ho la minima intenzione di farlo, sai che ti strozzerei con tutte le mie forze senza remore anche davanti a tutti”

 

“Ehi, mi hai sentito?” Chiese iniziando a spazientirsi Bill.

 

“Si, certo” Disse mentre gli occhi di Tom restavano incollati alla brunetta. Certo, bella era bella, osservò Bill, anche se la trovava eccessivamente formosa.

 

“Beato il ragazzo, quello sì che ha da divertirsi”.

 

“Cielo! Ma come parli?”

 

“Dai Bill, chi non la vorrebbe per una notte intera una così? Incredibile, inizio ad avvertire qualcosa di strano lì giù...” disse cacciando in bocca un grosso pezzo di pizza incandescente.

 

“La vuoi smettere di fare il pervertito?” disse a metà tra l'infastidito ed il divertito Bill.

 

“Se non fosse che sei seduto e la tovaglia ti nasconde la zip dei tuoi pantaloni, potrei giurare che anche a te la tipa ha fatto lo stesso effetto”

 

“Non sono eccitato pervertito che non sei altro! La vuoi smettere? Qualcuno può sentirci”

 

“Oh Bill, non è solo quello...è tutto l'insieme. Anche il viso è dolce, non trovi?”

 

“Si, è molto carina” disse mentre la cameriera si avvicinò portando loro altre birre.

 

“Bill, non scherzo a quello che ti ho detto prima”

 

Il gemello sgranò gli occhi ed iniziò a ridere, ma compostamente.

 

“Davvero? Davvero ti sei eccitato?” disse incredulo mettendosi la mano per coprirsi la bocca.

 

“Tu sei un bugiardo invece! Scommetto che lo sei anche tu e non me lo vuoi dire”.

 

“Vuoi provare a metterci la mano?”

 

“Tu sei più pericoloso di me” constatò sorridendo Tom.

 

Toby si voltò nuovamente nella loro direzione e mimò dei piccoli bacetti verso loro, avendo notato che la brunetta che aveva attirato tanto l'attenzione di Tom si era alzata mostrando un corpo molto ben proporzionato ed invitante, fasciato da jeans skinny e maglietta con uno scollo che metteva in mostra il suo seno generoso; era praticamente impossibile che passasse inosservata.

 

“L'importante è che tu non raggiunga l'orgasmo proprio davanti a me, non potrei resistere ad una figura di merda così immane. Devi avere contagiato pure Toby e Dirk, santo cielo!” disse rassegnato.

 

“Eh sì caro mio, ma non vedi? E' al centro dell'attenzione, deve aver messo in subbuglio metà sala almeno”

 

“Per fortuna sono immune a queste stronzate”

 

“Sei proprio sicuro? E dimmi, se ci fosse stata Giulia lì? Ohhh...” disse mimando un gemito.

 

Bill gli cacciò fuori la lingua.

 

“Allora ne potremmo riparlare e di certo sarei proprio sicuro di non voler mettere la mano tra le tue cosce”

 

“Sei disgustoso! La finisci adesso?” Stava esagerando.

 

“Sì, sono io quello disgustoso...” gli disse finendo di sorseggiare la birra.

 

“Sei sempre esagerato Tom, quello che non sopporto è che tu vai oltre, perchè le situazioni non sarebbero paragonabili”

 

“Io volevo solo farti capire di cosa possa farci provare qualcuno che veramente ci piace”

 

“Ma lei è diversa, capisci?”

 

“Non è scopabile?”

 

“Tom!” esclamò incredulo. “Non voglio che parli di lei in questo modo”

 

“Ok, scusa. Volevo dire, non è una con cui poter fare l'amore?”

 

Bill sbuffò vistosamente. “Possiamo cambiare argomento? Che discorsi vuoti, certo che sei proprio a corte di temi quando non si parla di sesso”

 

Le guardie scortarono i due ragazzi in direzione della sala Vip, a quell'ora della sera c'era molto movimento e la galleria di negozi brulicava di gente. Bill e Tom stavano appena dietro Toby, coperti alle loro spalle da Dirk.

 

“Silenzio significa assenso, lo sai?”

 

“Sono regole che t'inventi tu e piantala! Possibile che non si possa parlare di altro con te? Sei noioso!”

 

“Io noioso? Parlare di amore e bellezza non ti deve annoiare. Comunque eviti sempre di rispondermi” gli disse mentre aveva schivato il trolley di un signore di mezza età.

 

“Ma che diavolo vuoi sapere?”

 

“Se Giulia è una con cui poter fare l'amore. Temo che non avresti mai il coraggio tu, tanto l'hai 'dealizzata' e non solo idealizzata” disse notando che Bill aveva cambiato colorito in volto e teneva lo sguardo fisso in un punto davanti alle sue spalle di Toby.

 

“Bill?”chiese con una leggera preoccupazione. “Tutto...bene?” disse lentamente seguendo le evoluzioni delle emozioni che stavano passando sul volto del fratello.

 

“O hai visto un fantasma” osservò “Oppure è quello che sospetto terribilmente” e così dicendo cercò di indovinare dove Bill tenesse fissi gli occhi . “Che succede?”

 

“Sshhh, non voltarti” lo zittì.

 

“Ehm però l'ho appena fatto, è grave??” disse ironicamente ma con una punta di preoccupazione “Ma mica ho capito poi perchè mi sia voltato a guardare indietro”

 

“Si ma non lo rifare..intendo, non attirare l'attenzione”

 

“No, no per carità e chi si gira, cioè chi non si gira....senti ma che cazzo sta succedendo?”

 

A Bill brillavano gli occhi, ma il suo viso continuava ad essere pallido. Stette così ancora un po', quando invitò il gemello a guardare nella direzione indicata.

 

“Chi è?” chiese notando un tizio in divisa fuori dalla pizzeria accanto agli ascensori.

 

“Dev'essere lui, ne sono certo” disse cacciando fuori nervosamente il telefonino dalla giacca.

 

Tom si girò per osservarlo meglio.

 

“Lui chi?”

 

Nel mentre Toby si avvicinò e disse loro di proseguire dritti perchè preferivano prendere gli ascensori accanto al locale della Guardia di Finanza.

 

Bill dall'agitazione non ruscì a trovare le foto dalla gallery del suo cellulare per mostrarle al fratello, mentre si avvicinavano sempre di più al tipo che Bill stava fissando.

 

“Si tratta del fratello” riuscì a dire emozionato.

 

“Bingo Bill!” Disse estasiato il gemello “Se è così, lei dev'essere nei paraggi per forza! Magari ha iniziato il turno”

 

“Non so Tom, non saprei proprio” disse con aria un po' sconvolta; abbassarono la testa e vi passarono innanzi, oltrepassandolo. Bill alzò velocemente il volto per guardarlo da vicino: parlava al telefono, ma col chiasso non riuscì a percepire una sola parola.

 

“Beh, cos'è questa faccia? Io proprio non ti capisco”

 

Lo sguardo di Bill seguì il ragazzo allontanarsi da lì per poi incontrarsi con due ragazze, ma Giulia non c'era. Avrebbe voluto seguirlo, ma per le guardie del corpo l'idea non era tra le migliori ed era molto rischioso, visto il luogo e vista l'alta affluenza di gente che a quell'ora affollava l'aeroporto. Era già tanto trovarsi lì senza avere avuto complicazioni; il rischio era sempre presente e questo avrebbe significato far saltare tutto il piano e doversene andare definitivamente e di certo non era quello che lui voleva.

 

“Avrei voluto seguirlo per vedere se c'era anche Giulia”

 

“Te l'hanno detto anche Toby e Dirk” disse Tom sprofondando nella poltrona in pelle color carta da zucchero “E' tutto il giorno che siamo in giro tra Modena ed aeroporto, non sei stanco? E' quasi mezzanotte”

 

“Sono stanco di non arrivare a nessuna conclusione. Questa è l'ultima notte e domattina siamo già di rientro. Avrei voluto prendere l'aereo da qui, invece non è possibile”

 

“Lo so Bill, abbiamo ancora un po' di tempo però, per il resto dobbiamo seguire le indicazioni delle guardie e non hai bisogno di sapere perchè”

 

“Intanto non c'era nemmeno prima in biglietteria”

 

“Ma sei sicuro che faccia il tirocinio sempre lì?”

 

“Sì, lei mi ha sempre scritto così” rispose mentre il telefonino s'illuminò tra le sue mani: era Georg.

 

 

 

 

 

 

 

“Sei rossa come un peperone effettivamente” osservò la sua collega che rilassata si gustava il suo succo di ananas innanzi a lei nello Snack Bar vicino le biglietterie

“Fossi in te domani mi prenderei malattia, guarda che non è previsto alcun premio venire a lavoro con la febbre a 38”

 

“Lo so, è che quando sono arrivata non mi sembrava di star così male” disse Giulia, mentre stringeva tra le mani la sua tazza di thè bollente.

 

“Non hai un antipiretico appresso? Altrimenti possiamo chiederlo a Vincenzo, lui ha sempre cose del genere con sè”

 

“No Stefania, non ne porto mai con me, ma tanto tra qualche oretta finiamo il turno e scappo a casa e mi metto sotto le coperte”

 

“Per fortuna non piove, ma fa un freddo! Il meteo ha previsto neve in questi giorni. Anche oggi viene Mirko a prenderti?”

 

“Sì, per tutta questa settimana sta a Bologna per un corso di aggiornamento e lo sto ospitando a casa, per cui mi fa questo favore”

 

“Tra un po' sarà Natale, che bello, no vedo l'ora di raggiungere i miei parenti in Baviera, mi hanno detto che è tutto nevicato! Tu che farai?”

 

“Credo più o meno le solite cose, non avrei nemmeno il giuto umore per festeggiare.”

 

“Scusami, mi spiace Giulia” disse avndo capito che si rifese al recente lutto.

 

“Non devi scusarti, è la vita. Ci penso sempre a lei, ma ci penso come se dovesse ritornare da un momento all'altro. Quando vado in cimitero, non penso sia lì, ma nella sua casa che amava tanto, in mezzo alle persone che amava e che l'amavano, alle sue piante e ai suoi adorati fiori che coltivava con tanto amore. Aveva un pollice verde da fare invidia!” disse poi con un mezzo sorriso seppur frastornata dalla febbre.

 

“Anche mio padre è così, potrebbe farti crescere una piantina su una pietra, l'esatto opposto mio e di mia sorella insomma” osservò sarcastica.

 

“Ne terrò conto, caso mai dovessi mettermi qualche piantina a casa” disse divertita, ma la testa aveva incominciato a dolerle di più.

 

“Andiamo? La pausa è quasi terminata”

 

“Sì, forse è meglio” ed alzandosi dal tavolino spostando la sedia dietro di sè, urtò inavvertitamente la postazione vicina facendo scivolare una rivista per terra. Prontamente la raccolse per porgerla alla legittima proprietaria, un ragazza adolescente dai capelli corvini che discuteva con una signora di una certà età.

 

“Scusami” disse, allungando il braccio per porgegliela mentre i suoi occhi caddero velocemente sulla copertina rimanendone inaspettatamente colpita: si trattava a prima vista di una rivista musicale, nella cui immagine erano fotografati due ragazzi giovani, più o meno della sua età.

 

“Di niente, grazie” disse di rimando la tipa, voltando velocemente le spalle; quella foto le aveva ricordato qualcosa, qualcosa di già visto, conosciuto. Avviandosi verso le biglietterie cercò di fare mente locale, ma non riuscì ad ottenere alcun risultato, anche perchè il mal di testa era aumentato notevolmente e i brividi iniziarono a farsi sentire. Era da oltre un'ora che aveva ripreso il suo turno, sentiva che non ce l'avrebbe fatta ad arrivare alle sei del mattino.

 

“Stai sudando Giulia, tu hai la febbre alta” disse Vincenzo con fare fraterno, mentre le posava il palmo della mano sulla sua fronte per sentire la temperatura. “Scotti!, E' meglio se chiami tuo fratello o un taxi, in modo tale che ti riportino a casa”.

 

Si sentiva terribilmente accaldata, lasciò il pc per alzarsi e dirigersi verso la postazione front line e restituire i documenti al cliente, un uomo sulla quarantina intento a prendere in braccio il figlioletto di pochi mesi dalle braccia di quella che doveva essere sua moglie.

 

“La ringrazio e le auguro buon viaggio” Nell'intento di ritrarsi, si accorse che la coppia aveva lasciato qualcosa sul bancone “Scusate” disse con tono di voce un po' più alto ”State scordando questa” Disse afferrando una serie di fogli racchiusi da un raccoglitore trasparente lasciando scoperta sotto una rivista: era la stessa che aveva visto qualche ora prima al bar; fece in tempo a leggere velocemente il titolo “Pop's Special” e due nomi: “Bill e Tom”; la donna ringraziò e si allontanò per raggiungere il marito. Di nuovo quell'immagine si stampò nella sua mente perchè aveva qualcosa di familiare, ma ancora una volta vi rinunciò a fare mente locale per via del forte mal di testa.

 

“Allora” disse Vincenzo “Che intendi fare?”

 

“Ok, forse hai ragione. Ti dispiace se mi metto là in fondo per telefonare? Certo che a quest'ora del mattino farò venire un'infarto a mio fratello...”

 

Lui la guardò e si limitò a sorriderle scuotendo la testa in segno quasi di resa innanzi a tutta quella cocciutaggine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non c'è molto movimento a quest'ora del mattino, voglio godermi un capuccino ed un cornetto alla marmellata in santa pace!” disse Tom rivolto alle guardie.

 

“Forse possiamo accontentarti, che dici Toby?”

 

I quattro si avviarono al piano terra per raggiungere il bar accanto alla biglietteria.

 

“Come dire, due piccioni con una fava, giusto Bill?” Disse Dirk facendogli l'occhiolino.

 

I corridoi a quell'ora non erano di certo deserti, ma in compenso ci si poteva muovere più rilassati.

 

“Non hai appetito Bill? Credo di essere distrutto, non vedo l'ora di farmi una dormita di qualche oretta prima di ripartire”.

 

“Se avete una cheesecake, ne prendo due fette ed un caffè lungo grazie” disse Bill rivolto al ragazzo che aveva preso le ordinazioni.

 

“Senti, mi dispiace” disse il gemello leggendo la delusione sul volto di Bill.

 

“La prossima volta, se mai dovesse esserci, ti darò retta”.

 

“Intendi, mandarle un messaggio?”

 

“Si, esatto. Abbiamo fatto un tour de force per giungere ad un nulla di fatto.”

 

“Almeno ne è valsa un po' la pena: hai rivisto il parco”

 

“Sai che me ne faccio...Io sono qui che mi torutro mentre lei chissà dov'è e cosa sta facendo”

 

Tom non l'ascoltava più da quando aveva afferrato il croissant bollente, appena sfornato.

 

“Dicevi?”

 

“Nulla, goditi pure il tuo agognato cornetto” gli rispose mentre i suoi occhi abbracciarono quelle due fette sottili di cheesecake ai frutti di bosco il cui l'aspetto era davvero invitante ed il sapore ne confermava l'impressione iniziale.

 

“Hai sentito mamma? Mi ha lasciato due messaggi in segreteria e non avevo voglia di risponderle”

 

“Si, sì” disse ingoiando l'ultimo pezzo del dolce “le ho mandato un messaggio dicendole che siamo stra-impegnati”

 

A Bill sfuggì un sorriso “E in cosa? A pedinare una signorina vestiti in incognito? Mi prenderà per un idiota, penserebbe che mi sono rincitrullito tutto d'un colpo.”

 

Tom si mise a ridacchiare “Inutile nasconderle le cose, lei le fiuta da chilometri di distanza e poi qualcosina l'aveva già intuita”

 

Bill arrossì lievemente mentre sorseggiava il caffè allungato.

 

“Te l'ho detto che stamattina, mentre mi aspettavi al parco mi ha chiamato Pat Benzner? Voleva sapere a che punto siamo con quella canzone....” disse senza terminare la frase.

 

“Sto ultimando qualche parola, ancora qualche giorno”.

 

“Perfetto, è quello che gli ho risposto”

 

“Come sei lungimirante fratello” gli sorrise Bill mentre osservava il suo orologio “Sono quasi le quattro”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Tesoro, scusa se ti lascio un'altro messaggio in segreteria, ma volevo ricordarti che al vostro rientro non ci saremo io e Gordon, staremo fuori tutta la settimana, ho parecchie cose da ultimare per la mostra” sorrise Bill ascoltando il messaggio in segreteria mentre s'incamminava accanto a Tom e dietro Toby “ Inoltre mi ha chiamato Dave per dirmi quanto è felice sapere che sarà il benvenuto al nostro matrimonio!”

 

“Con chi sei al telefono?” chiese incuriosito Tom.

 

“E' mamma. Ha lasciato un'altro messaggio. Non sapevo avesse invitato anche Dave al matrimonio”

 

“Onestamente neanche io, ma così tanto tempo prima?”

 

“Beh, gliel'avrà accennato suppongo, comunque mi fa piacere, se mamma è fel...” si tacque d'improvviso e si bloccò quasi all'istante, mentre il gemello e le due guardie proseguirono innanzi senza accorgersi di nulla. Tom si voltò, notò il viso imbambolato di Bill, ma di primo acchitto non capì cosa stesse succedendo, aveva pensato che avesse problemi col cellulare e proseguì.

 

Credette che il suo cuore stesse uscendo fuori dal petto, perchè non poteva essere altrimenti quando i suoi occhi si accorsero della figura di una giovane ragazza ad una decina di metri da lui, che a passo celere andava apparentemente nella sua direzione, con addosso jeans stretti ed una coda bassa che usciva dalla cuffia di lana calcata in testa con al collo una vistosa sciarpa rossa; il via vai di gente che improvvisamente era aumentato gli impediva tuttavia di osservarla come avrebbe voluto ma ad un tratto il respiro gli si fermò in gola quando riconobbe in quella ragazza lei. Finalmente Giulia pensò, ma la sua mente non si acquietò, anzi: iniziò ad avvertire un leggero tremolìo pervadergli il corpo sentendo la necessità di accostarsi alla parete del muro innanzi alle scale mobili come a trovare un punto d'appoggio solido. Si sfilò velocemente gli occhiali quasi inconsapevolmente, con la speranza di goderselo tutto quell'istante che Dio solo sa gli aveva miracolosamente concesso. La figura entrò svelta in un passaggio accanto alla postazione delle biglietterie, scomparendo in un attimo. Nemmeno il tempo di averla riconosciuta che già era sparita, come quando il mago fa la sua magia e con un battito di mani fa scomparire lo spettatore di turno.

Rimase impietrito, tremante, incredulo se aver visto un fantasma o lei in carne ed ossa: sentiva come se una forte tempesta stesse per avvicinarsi per travolgerlo, ma ancora non l'aveva raggiunto del tutto, lo stava solo lambendo e lui passivo attese muto, inerme, pronto a farsi devastare.

 

Le guardie si voltarono e notarono che Bill era rimasto indietro e per giunta da solo: grave errore di distrazione che poteva costare caro; insieme al gemello gli andarono velocemente incontro trovandolo leggermente pallido.

 

“Ma che hai visto?” chiese il gemello notando gli occhi fissi di Bill su un punto preciso “Un fantasma?” chiese scherzando ma non ci volle molto a capire cosa fosse successo.

 

Le guardie si distanziarono leggermente per permettere ai fratelli di dialogare.

 

“T... om era lei” balbettò “Ne sono sicuro”.

 

“Ok, calmati e dov'è adesso?”

 

“Ha girato lì” disse indicando il punto esatto in cui era sparita.

 

“Possiamo avvicinarci credo, ma rimettiti gli occhiali. Inizia ad esserci movimento. Ma ne sei sicuro?”

 

“No, cioè sì.”

 

“Andiamo bene” disse ironico il gemello “Vai avanti tu con Dirk, tutt'e quattro attiriamo forse troppo l'attenzione, non mi sembra il caso”

 

“Sto morendo di caldo con questo berretto” disse iniziando a spazientirsi Bill.

 

“Non sarebbe una buona idea toglierselo proprio adesso” ma Bill nemmeno lo ascoltava più: sembrava uno di quei cani segugi che avevano puntato la preda e stavano fermi e rigidi in attesa di uno sgarro per avventarsi contro.

 

Attese cinque minuti buoni a ridosso della vetrata della libreria davanti alle biglietterie che nel frattempo aveva alzato le serrande con Dirk parato davanti a lui a fargli da scudo, mentre il fratello con Toby si erano fermati più in fondo davanti al negozio di make-up. Il telefono vibrò e freneticamente lo estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni: era Andreas che di dava spiritosamente il buongiorno dall'Hotel; provò a rispondergli quando vide la sua chiamata in arrivo, d'altronde anche il suo amico voleva essere aggiornato.

 

“Tu sei completamente pazzo d'amore se ti sei ridotto così amico mio”

 

“Però ti sei così preoccupato per me da chiamarmi alle cinque del mattino” osservò con una punta di soddisfazione Bill.

 

“Che altro potevo fare?”

 

“Sentiamo, tu cosa avresti fatto al mio posto, intelligentone?” chiese ironico Bill ma con lo sguardo sempre puntato al solito posto.

 

“Forse anche di peggio: sarei andato a chiedere direttamente dove lavora chi tanto fa bramare il mio cuore per conoscere il suo turno”

 

Bill abbozzò un sorriso, capì che doveva seguire Dirk e spostarsi da lì perchè la gente stava aumentando proprio innanzi alla biglietterie.

 

“A..aspetta” disse alla guardia quasi in tono supplichevole, ma l'amico che lo ascoltava dall'altro capo del telefonò pensò stesse dicendo a lui.

 

“No Andy, non dico a te dannazione” disse notando che Dirk non gli aveva dato retta e che lo tirava leggermente per l'avambraccio in direzione del fratello; la presa sul suo braccio si fece più energica quando un ragazzo finì distrattamente per schiacciargli un piede.

 

“Ahia” esclamò, ma la guardia lo fece proseguire più innanzi nonostante continuasse a tenere il capo rivolto nel punto in cui Giulia sparì.

 

“Dirk, non mi sembra ci sia tutto questo casino di pericolo” disse alterato mentre Andreas ascoltava tutto dall'altro capo del telefonino.

 

“Non mi far incavolare Kaulitz” disse Dirk aggiustandosi l'auricolare “Sono pagato perchè non ti succeda niente”

 

“Vuoi dargli retta o no?” S'intromise l'amico al telefono.

 

Si bloccò volontariamente, in modo quasi capriccioso e indispettito e chiese a Dirk la cortesia di lasciarlo solo al telefono e che quindi doveva allontanarsi leggermente; non appena lui l'accontentò, si diresse in senso opposto a quello che la guardia gli aveva detto e cioè verso le biglietterie, immergendosi tra la folla e facendo perdere quasi le sue tracce.

 

“Andy, sono travestito dalla punta dei miei capelli fino a quella dei piedi, pensi davvero che stia rischiando qualcosa in queste condizioni? Non mi riconoscerebbe nemmeno mamma, ci scommetterei!”.

 

L'amico riflettè un attimo e cercò di appellarsi al buon senso. “Bill, tu sei sovraeccitato in questi due giorni e Dirk è certamente più obiettivo di te”

 

Bill accostò meglio il cellulare sull'orecchio, perchè la voce che annunciava i voli gli impediva di sentire bene l'amico.

 

“Bill” disse la guardia che lo raggiunse in un istante “E' quando fai il bambino capriccioso che non andiamo d'accordo, lo sai?”

 

“Ma adesso dove sei?” chiese contemporaneamente Andreas.

 

“Sono esattamente dove volevo essere” Una signora sulla sessantina, con un trolley enorme si era fermata vicino a lui e iniziò a rovistare dentro un borsone che teneva a tracolla.

 

“Dirk, abbi pietà di me”

 

La donna accanto a Bill, che aveva tutta l'aria di ficcanasare finse di mettersi in fila per il controllo del biglietto.

 

“Ne avrò quando ti saprò al sicuro” gli sorrise “E qui non lo sei”

 

“Ti prego” lo supplicò e notando che la donna li stava guardando gli sfoderò un sorriso dolcissimo e disarmante.

 

“Penso che si sia arreso” disse all'amico.

 

“Tu credi”

 

“Oh ca...zzo Andy, sono fottuto” La donna si girò a guardarlo allibita e un po' schifata stavolta.

 

“Scommetto che ti ha riacciuffato da dove sei e ti sta tirando con la forza” disse divertito l'amico.

 

“No Andy, peggio, credo di sentirmi male” disse con voce emozionata mentre la signora continuava a fissarlo al punto che a lui uscì un sonoro “Beh?”

 

“Ahahahahah adesso ti senti male”sentì dalla voce di Andreas.

 

“Andy, oh Andy!” esclamò in cui fu sicuro di percepire chiaramente il dilatarsi al massimo delle sue pupille come non mai, perchè quella vista lo fece ricadere in quel turbinio di emozioni dei minuti prima: non sentì e non vide più nessuno ma guardò l'unica cosa che il suo cuore desiderava vedere: la vide nuovamente uscire da quel passaggio, ma stavolta aveva i capelli sciolti, lucenti e mossi che le coprivano metà schiena e lui credette di morire all'istante. Istintivamente però s'incamminò verso di lei, per seguirla, oltrepassando la donna che aveva assunto una faccia scandalizzata nel sentire tutto quel torpiloqio, si sfilò gli occhiali nel mentre e si fece strada tra le gente incurante del pericolo e di quello che Andreas gli stava dicendo al telefono. Dirk sbraitò a voce bassa e comunicò qualcosa a Toby che lo raggiunse con Tom.

La vide dirigersi verso l'uscita ed accelerò il passo, il cuore gli batteva fortissimo e le gambe avevano iniziato a tremare. Schivò parecchia gente, non voleva perderla di vista. Impresse nella mente quella splendida silhouette innanzi a lui dalla camminata aggraziata e che aveva trovato più snella col fluttuare di quella chioma lucente che tanto aveva desiderato poter toccare ed annusare: andava di fretta e quando arrivò quasi alle porte dell'uscita si bloccò di scatto e si mise a cercare qualcosa nelle tasche del giaccone: Bill si bloccò a pochi metri dietro di lei e preso dal panico accostò il telefonino all'orecchio e finse una chiamata, anche se una chiamata effettivamente era rimasta appesa.

 

“Bill, Bill, mi senti? Ma che diavolo sta succedendo?” chiese l'amico preoccupato che era diventato testimone di rumori strani e dell'assenza della voce di Bill.

 

Bill aprì la bocca per rispondere ma la voce gli morì in gola quando vide che lei si voltò d'improvviso: lui abbassò velocemente il capo continuando a tenere tremante il

telefonino nell'orecchio con Andreas che continuava a parlargli, quando si accorse che le sue guardie l'aveva circondato e con loro Tom gli si era messo accanto.

 

“Va bene tutto, ma adesso che cazzo ti sei messo in testa di fare idiota?” sentì a malapena uscire dalle labbra del fratello leggermente alterato.

 

Ignorandolo completamente alzò nuovamente il viso e riuscendo finalmente a guardarla bene perchè stava si e no ad una decina di passi di distanza da lui, notò che stava per ritornare indietro quando qualcuno prontamente arrivò portandole qualcosa che sembrava un cellulare; non riuscì a captare cosa disse a quell'uomo alto e grosso era impossibile per via del caos, ma si sorrisero parecchio quando il tizio frettolosamente si congedò per sparire tra la folla.

Gli parve che lei spostasse improvvisamente lo sguardo nella sua direzione e che i loro occhi s'incrociassero per qualche secondo: anzi ne fu sicurissimo per una ragione ignota ma subito Giulia si girò velocemente verso l'uscita raggiungendola in pochi secondi; lui accelerò il passo per starle un po' dietro con Tom e Dirk che si erano discostati da lui e Toby. Lei attraversò la strada per giungere al lato opposto dove l'attendeva una macchina con due tizi in divisa delle forze dell'ordine italiane che l'attendevano in piedi.

Bill si fermò, accostandosi al tabellone frontale dell'entrata, con Toby che sostava a qualche metro da lui, aguzzando la vista e corrugando la fronte: erano due carabinieri, dove il più basso ed esile le si avvicinò e le accarezzò la guancia e l'altro più alto e ben piazzato, teneva il cappello sotto il braccio sinistro e si limitò ad elargirle un lungo sorriso, troppo lungo per i suoi gusti e ad aprirle la portiera per farla salire dentro; i muscoli della mascella s'irrigidirono involontariamente a quella scena. I suoi occhi lucidi seguirono la macchina che scomparì fagocitata dalle luci della strada e da un cielo ancora troppo scuro per un'alba che non si decideva ancora a sorgere, sulle note di una canzone proveniente dall'interno di un negozio dell'aeroporto, che solo più tardi realizzò essere 'Somewhere only we know”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amburgo 30 novembre 2008, fan party.

 

 

L'Huhnerposten ad Amburgo era colmo forse più del dovuto anche se la fila dei fans infreddoliti che attendevano l'entrata dalle diciasette non pareva esaurirsi.

La polizia e la security dovettero faticare per tenere sotto controllo la situazione in quanto il disordine creatosi all'entrata, era dovuto dal fatto che molti dei fans privi dei biglietti avevano forzato l'ingresso rompendo la coda di quelli di cui ne erano provvisti. Le guardie dovettero garantire un alto livello di sicurezza provvedendo a sorvegliare e a tenere distinta la zona dei fans da quella del gruppo e del suo entourage all'interno del locale.

 

“Natalie, puoi sederti qui” disse Bill facendole posto nel divano accanto a lui.

 

“Tesoro sono così stanca, non si riesce nemmeno a parlare, questa musica è assordante e inizia a fare caldo”

 

“Questo è Guetta, 'Love is gone'! Mi piace, mi da carica. Tieni, beviti questa birra fresca, io vado con Tom a fumare una sigaretta....aspettami qui, non sparire” ed alzandosi trascinò il fratello con se. Dirk li scortò fino al piccolo uscio che dava sul retro del locale e che si affacciava su un piccolo spiazzo in cemento chiuso da muri alti.

 

“Non ti stai divertendo?” gli chiese Tom

 

“Si, mi sembra una bella festa è che volevo fumarmi una sigaretta, ne vuoi un tiro? C'è molta confusione anche quando stavamo firmando gli autografi, non capivo niente dal chiasso. Una ragazza mi ha chiesto la dedica a suo nome spero di aver capito bene...”

 

“Beh, sarebbe ritornata indietro per fartelo correggere se lo avessi sbagliato”

 

“ E' stato divertente vederti lanciare il ghiaccio ai fans”

 

“Si, sentivi come urlavano eccitate? C'è un caldo da morire là dentro! Che c'è Bill?” chiese poi osservando il gemello fattosi serio.

 

“Niente” rispose buttando fuori il fumo aspirato “Leggi tu i nomi di chi ha vinto i dvd e la console wii? Non sono in vena...” chiese abbassando lo sguardo.

 

“Ehi, ma lo dovresti fare tu, le fans aspettano te.... Ma poi hai sentito? Chi ha messo in giro la storia che avrei fatto le foto solo con le fans spogliate? Cazzo, ormai mi credono un depravato senza salvezza” disse stirando le labbra in quello che doveva essere un sorriso.

 

“L'idea non ti sarebbe dispiaciuta....depravato lo sei, è che non ti va si sappia molto, anche se fai di tutto per mostrare il contrario. Ma che ti aspetti se vai a dire in giro che se non avessi fatto quello che fai, avresti fatto i film porno? Non lasci molto spazio all'immaginazione” osservò sorridendo.

 

“Ma questa è la verità, non serve immaginazione. Ma ce ne passa chiedere a tre tipe ad un fan party, di spogliarsi per fare le foto con me, dico ad un fanparty, non in una camera d'albergo. Questo lo esigo in un posto più intimo appunto” disse sorridendo “e al riparo da occhi indiscreti”

 

“Come no, come quella volta che ti sei fatto la tipa in limousine, era proprio al riparo da occhi indiscreti, tranne quelli dell'autista però...”

 

“Ma l'autista non si era accorto di nulla e poi c'era il separè..” disse ridendo dando una spinta a Bill.

 

“E' inutile, non mi convincerai del contrario” disse buttando il mozzicone a terra schiacciandolo con la punta dello stivale.

 

“Senti, non provare a fare il santarellino con me perchè sai che non funziona. Vuoi che ti ricordi tutte quelle volte che te la sei spassata con Maggie, Bessy, Heila.. e poi non ricordo più, ah per non parlare di Christie? A proposito oggi è tutta in tiro, è uno schianto”

 

“Guarda che quelle erano tue non mie eh, beh, almeno con lei c'era una storia”

 

“Di sesso”

 

“Anche”

 

“Solo preciserei, visto i tuoi ultimi aggioramenti a riguardo di qualche tempo fa”

 

“Non sono stato lungimirante come lo sei tu, mi spiace”

 

“E Giulia? Ancora nulla?” chiese Tom alzando lo sguardo verso quel cielo plumbeo che stava per minacciare un temporale.

 

“No” si limitò a rispondere volgendo lo sguardo agli ultimi piani del palazzo innanzi, in lontanaza la città faceva sentire il suo caos “Mi piacciono i grattacieli, da sopra puoi vedere le cose da un punto di vista diverso”

 

“Bill” disse afferrandogli l'avambraccio “Credo che si farà sentire, anzi ne sono certo. Parola di marpione”

 

A quella frase detta seriamente, Bill scoppiò a ridere “Non mi devi consolare e poi sai che marpione ha anche altri significati da quello che lo intendi tu? Sai che vuol dire coglione e fessacchiotto?”

 

“Ok, allora parola di coglione, ti sta meglio?”

 

“Che scambio culturale che abbiamo stasera” disse continuando a ridere; seguì un breve silenzio e si fece serio “Non so fino a quanto ancora riuscirò ad andare avanti così. E' una fottuta situazione che inizia a starmi stretta. Mi aspettavo che mi rispondesse almeno per cortesia”

 

“Ma sei sicuro sia …viva?”

 

Bill sgranò gli occhi e tirò un colpetto al petto del fratello.

 

“No dico, con quello che si sente sugli aerei ultimamente...” constatò scherzando.

 

“Scemo, ma perchè devi sempre dire idiozie? Lei non sta facendo il tirocinio come hostess di volo, anche se il suo sogno era proprio quello”

 

“Perchè è la tua faccia che me le ispira forse?”

 

“Perchè cos'ha la mia faccia?”

 

“Sembra la faccia di uno zombie in total black stanotte”

 

“Continui? Io ora sono serio”

 

“Che fine sta facendo il tuo umorismo?”

 

“Non sono sicuro di averlo mai avuto”

 

“Lo hai sempre avuto è che ultimamente non ti funziona più, credo che abbia paura e che sia rimasto deluso da quando l'hai rivista a Bologna”

 

“Beh vederla in compagnia di quel tizio non è stato piacevole senza contare il fatto che sono sicurissimo che è quello il tipo quando mi scrisse che c'era uno che le piaceva”.

 

“Sono solo ipotesi per ora. Lo scoprirai frequentandola in fondo, non ha la più pallida idea di chi ci sia dietro i messaggi che le invii”

 

“Un marpione con l'accezione più negativa dunque?”

 

“Bill, mi fai domande a cui ti ripondi da solo. Ed ora marpioni ce ne sono due. Dai, rientriamo che qui si muore dal freddo, ho voglia di divertirmi e voglio che stasera lo faccia anche tu”

 

“Ma và, chissà perchè non mi aspettavo sentir dire altro da te!”

 

 

 

 

 

 

 

 

“Dov'eravate?” chiese Andreas a Tom.

 

“Stavamo fumandoci una sigaretta. Vuoi da bere?” gli chiese voltandosi e notando il fratello seduto in poltrona in compagnia di Christie; sorrise portandosi la Bull sulle labbra perchè aveva avuto sempre un debole che lei non aveva mai contracambiato. Nessuna era mai riuscita a resistere al suo fascino di Casanova, ma lei sì perchè aveva deciso che il suo cuore e quel corpo invitante li abrebbe riservati solo ad una perona speciale quale suo fratello, Bill. Era felice per questo, aveva sempre pensato che il fratello meritasse il meglio e che facesse scelte sentimentali più ponderate e mature delle sue e Christie era una di queste, era una brava ragazza in fondo, anche se avrebbe potuto avere tutte le donne che voleva perchè tutte bramavano per lui, per quel suo modo di fare gentile, attento, rispettoso e delicato e quel suo essere così ambiguo, misterioso persino androgino che faceva impazzire non solo le ragazze. Molti erano stati gli spasimanti e le avances ricevute da uomini di tutte le età; aveva un non so che che piaceva ed attirava, un carisma che pochi avevano.

 

“Allora, devo aspettare ancora molto?” chiese Andreas aspettando che Tom gli versasse da bere.

 

“Dovresti buttarti nella mischia Bill e divertirti un po', sei troppo serio per essere ad una festa organizzata da voi” osservò sorridente, mentre appoggiava la mano sul suo ginocchio.

 

“Se mi vuoi a brandelli eseguo l'ordine, ma non credi nemmeno tu che sia una buona idea....” disse con un mezzo sorriso.

 

“No, certo che no, ti conosco da troppo tempo e ci tengo a te. Ti preferirei tutto intero ” gli disse sfoderando un sorriso enigmatico.

 

La tenda a fili garantiva un minimo di privacy ma consentiva comunque di avere la visuale sulla sala piena di fans che ballavano mentre le luci rosse creavano un'atmosfera quasi surreale all'intero locale.

 

“Aspetti la chiamata di qualcuna?” chiese incuriosita notando che Bill ogni tanto guardava il suo cellulare.

 

“E' possibile, ma nulla d'importante” quella frase gli suonò strana da dire, ma gli uscì senza sapere come; il caldo iniziava a diventare insopportabile e l'effetto di quelle Bull gli stavano dando uno strana sensazione.

 

Portò l'ultimo sorso alle labbra e stranamente fissò Christie: incrociò quegli occhi di ghiaccio per qualche istante nella penombra, con la musica assordande che gli rimbalzava nel petto ed avvertì subito una piacevole sensazione pervadergli il basso ventre.

 

“Hai fame? Ti porto qualcosa da mangiare?” chiese lei vicino al suo orecchio.

 

“No, ho solo sete. Mi prendo una birra....”

 

“Aspetta, te la porto io” l'anticipò lei, ed alzandosi in piedi mostrò il suo fisico longilineo, con dei fianchi larghi fasciati da un tubino nero. I capelli biondo cenere ricadevano sciolti lungo le spalle.

 

“Bill, sei rimasto solo?” chiese Tom, che intanto in compagnia di una brunetta gli si era avvicinato, quando da dietro comparve Christie con due bicchieri colmi di birra ghiacciata.

 

“Ne vuoi una Tom?” gli chiese mostrando un sorriso ammiccante.

 

“No Christie, ma grazie” e salutò Bill con un occhiolino.

 

“Tuo fratello sa divertirsi alle feste”

 

“Dipende da come lo intende il divertimento, lui...”

 

“Credo di sapere quale sia il suo” disse “ed il tuo qual'è? Sei difficile da capire a volte” chiese maliziosamente.

 

“Non quanto pensi. Scoprirlo, potrebbe essere più facile di quanto si creda. Pensavo mi conoscessi bene” le disse fissandola nuovamente negli occhi.

 

“Non più”

 

Bill la guardò e sorrise, forse si aspettava quella risposta anche perchè la serata stava prendendo una strana piega. Girò il suo viso verso la sala godendo di quella massa che urlava e cantava al ritmo di musica tecno.

 

Christie appoggiò il bicchiere sul tavolo e si avvicinò pericolosamente a pochi centimetri dal suo viso, facendo scivolare la sua mano sulla coscia. Quegli occhi avevano qualcosa di misteriosamente magnetico e quella mano anche.

 

“Usciresti mai con una tua fan?”

 

“Non faccio differenze, le mie fans non hanno meno di altre persone”

 

“Sei così cambiato in questi ultimi anni e poi...i tuoi occhi Bill, sanno essere molto pericolosi, lo sono sempre stati, ma in questo periodo hanno una luce che non avevo mai visto” gli sussurò all'orecchio ma lui si ritrasse leggermente, non voleva creare fraintendimenti a chi li stesse guardando.

 

Non capì perchè quello sguardo lo turbasse di nuovo, ma forse non gli interessava nemmeno scoprirlo; si sentiva stranamente euforico dopo solo una Bull ed una birra e poi era tutto il giorno che provava a togliersi dalla mente il pensiero di Giulia che ormai era diventato un'ossessione sul perchè non si fosse fatta più sentire, anche se un'occhiata al telefonino la dava di continuo.

 

Cercò di scongiurare il degenerare della situazione, anche se aveva capito che tutto sarebbe andato in un altra direzione se avesse continuato a starle accanto.

 

“Ho bisogno di alzarmi, ho le gambe dolenti” disse cercando Natalie con lo sguardo, sperando che sbucasse fuori da un momento all'altro come una salvezza, ma restò deluso.

 

“Allora, non vuoi ballare?” gli chiese provocandolo ancora facendo scivolare la mano sull'avambraccio tatuato ed accendendo una strana sensazione sul basso ventre; a quel punto trattenne fermamente la mano nella sua, era evidente che voleva suscitare una qualche reazione e ci stava riuscendo, avrebbe dovuto farla smettere ma non lo fece.

 

“Effettivamente mi sto annoiando, che dici se usciamo da qui?” le chiese guardandola profondamente serio.

 

Christie incrociò quello sguardo: le parole, appena sussurrate nel suo orecchio e la vicinanza così stretta di Bill tanto da sentire il calore ed il profumo del suo corpo, iniziarono ad eccitarla, fu in quell'istante che si rese conto di quanto ancora lo desiderasse profondamente. Bill sgattaiolò senza guardia del corpo ripercorrendo lo stesso tragitto che aveva fatto poco prima con suo fratello e in pochi istanti si trovarono fuori nel piccolo spiazzo al riparo dalla pigra pioggia che si era decisa a cadere.

 

“Hai freddo?” chiese lui nella penombra con le spalle appoggiate allo stipite della porta.

 

“Un pò” rispose con in mano la sigaretta spenta mentre luì le porgeva l'accendino con la fiammella illuminandole il volto. Aspirò il fumo in piccole boccate mentre i suoi occhi trasparenti lo fissavano anche in quell'oscurità.

Bill fece scivolare il suo sguardo sulle labbra carnose intente a stringere l'ultimo pezzo di sigaretta rimasta: lui gliela tolse delicatamente dalla mano e la mise nella sua bocca. Lo guardò in silenzio religioso, incantata da tanta bellezza, era semplicemente perfetto.

 

“Conosco quello sguardo” le disse spegnendo il mozzicone tra le dita.

 

“Ne sei sicuro? Perchè a me sembra che siano cambiate parecchie cose”

 

“Certe cose non cambiano. Ti dispiacerebbe se anche fosse?”

 

“Attento Kaulitz, potrei fraintederti adesso”

 

“Ti piacerebbe?”

 

“Mi piacerebbe se fosse vero, ma non lo è e tu sei cambiato”

 

“Sono cambiato è vero, ma non è cambiato il mio rispetto per te” disse mentre continuava a fissarla.

 

Lei non si aspettò una risposta simile, per lo meno, non in quel momento, non in quella circostanza per lei particolare, carica di speranza, ma da uno come Bill sì, bisognava aspettarselo. Era sempre stato onesto e sincero con lei, anche se questo significava darle risposte che avrebbe preferito non sentire, come quella volta che le disse che la loro storia era arrivata al capolinea.

 

“Ti sei innamorato vero?” seguì un lungo silenzio interrotto solo dal rumore della pioggia che rimbalzava sul cemento. Bill non rispose, pareva che ora tutta la tensione provata poco prima nel locale si stesse allentando. Lei capì, si girò e lo guardò nell'oscurità tenue delle luci della città.

 

“Non ho mai incontrato uno come te, sei unico e temo che lo sarai ancora per molto”

 

Lui la guardò, per quello che poteva riuscirci leggendo un viso traffito da emozioni contrastanti e mai forse come in quel momento si accorse di quanto fosse bella.

 

“Perchè mi guardi così?”

 

“Sei bellissima” le sussurrò appena.

 

La sua bocca carnosa s'incurvò in un sorriso.

 

“Tu sei bellissimo” gli disse avvicinandosi ancora di più fino a portare le sue mani piccole e gelide sulla nuca di Bill. Non incontrò resistenze e restarono così, in silenzio a fissarsi a pochi centimetri l'uno dall'altra percependo i battiti accelerati dei loro cuori senza capire perchè fossero arrivati a quel punto con la pioggia che aveva iniziato a cadere copiosa. Christie inclinò leggermente il suo viso e l'appoggiò sul suo petto, percependo quel suo profumo che le ricordava tanto la vaniglia. Era da tanto che non lo abbracciava, da quando si erano lasciati ed anche in nome dell'amicizia, lui non aveva più permesso che tra di loro ci fossero contatti fisici.

 

“Chri...stie” le sussurrò “Che stiamo facendo?”

 

Lei non rispose, preferì ascoltare il battito di quel cuore impazzito che le stava pompando dentro l'orecchio. Fece scivolare la sua mano destra sotto il maglione fino a toccare quella pelle liscia e bollente del ventre piatto, facendolo fremere al contatto con le sue dita fredde; lui chiuse gli occhi quando sentì che la mano stava accarezzando il suo fianco sinistro e trattenne il respiro nel sentirla scendere più giù fino ad insinuarsi nella cintura dei suoi pantaloni e lambire l'estremità del suo slip conscio che si sarebbe accorta di quella voglia assurda che era cresciuta violentemente tra i suoi pantaloni. Si sentì fortemente imbarazzato e leggermente stordito, gli sembrava di stare in un posto irreale, sospeso in un limbo, tra piacere e disgusto, tra voglia di restare e voglia di scappare via, tra lasciarsi andare a quella voglia pazzesca di sottometterla alla sua voglia insana che lei conosceva bene o trattenersi per rispetto suo, di Giulia e Christie stessa. Riaprì i suoi occhi e si trovò lo sguardo di ghiaccio puntato nel suo certo che avesse capito la guerra che stava combattendo; quasi involontariamente fece scorrere le sue mani su quei fianchi invitanti sfiorando delicatamente le natiche sode che ben conosceva attirandola ancora più a sé facendole sentire tutto il suo desiderio; lei a quel contatto gemette e fu allora che le sue labbra si avvicinarono alle sue, ma attese che fosse Christie a fare il primo passo fino a sentire l'umido della sua lingua disegnare lentamente il contorno della sua bocca socchiusa e percorrere il suo collo per poi risalire inumidendo il lembo di pelle fino all'orecchio destro; lui sentì un caldo folle pervadere il suo corpo e con fatica trattenne un gemito perchè la situazione stava andando fuori controllo.

 

“Bill” gli disse dolcemente sentendo la sua mano minuta sopra la sua lampo fino a sfiorare delicatamente la sua virilità.

 

Trovò tuttavia la forza di allontanarle le mani.

 

“Ti prego...smettila” disse combattuto ma la sua di mano invece stava iniziando ad aprire la zip dei suoi pantaloni e l'altra si stava insinuando delicatamente tra i capelli di Christie per costringerla ad inginocchiarsi.

Si fece sfuggire un sonoro gemito quando sentì quella bocca premere con impeto sulla cerniera tesa: lui contrasse i muscoli dell'addome riuscendo a ritrarsi a qualcosa di cui era sicuro si sarebbe pentito perchè un pensiero nitido improvvisamente si era fatto strada in mezzo a tanti decisamente intorpiditi: Giulia.

 

“Smettila Christie, smettila” le disse in un solo fiato svincolandosi mentre lei lo guardò incredula da quella posizione, troppo eccitata per capire.

 

 

 

 

 

Sopra i vecchi vulcani

Le ali planano sotto la coltre di vento

Viaggiare, viaggiare
Per sempre
Dalle nuvole alle paludi
Dai venti spagnoli alla pioggia equatoriale
Viaggiare, viaggiare
Volare alto
Sopra le capitali
Le idee letali
Osservano l’oceano

 

 

Viaggiare, viaggiare

Oltre la notte e il giorno
Viaggiare
Nello straordinario spazio dell’amore
Viaggiare, viaggiare
Sulle acque sacre di un fiume indiano
Viaggiare
E non tornare mai indietro*

 

 

Alzò il volume del suo mp3 e rilesse per la quindicesima volta il messaggio in chat di Giulia:

 

-Le mie notti sono insonni e con incubi ed il tirocinio mi sta sfiancando, credo che stia attraversando un periodo davvero difficile. Mi è mancato sentirti, non pensare che non voglia più farlo. E' vero non ti conosco, ma così lo stiamo già facendo, ti chiedo solo di rispettare i miei tempi per tutto. Ho sempre il tuo numero di telefono appresso.

P.S.: il quadro è stupendo e le tue foto del concerto sono strepitose. Mi hai detto tutta la verità? Non credo siate un piccolo gruppetto di periferia che suona. Quando vorrai potrai continuare a mandarmi altri tasselli perchè ho tutta la voglia di completare questo puzzle che sento sarà stupendo.

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*Desireless – Voyage Voyage

Titolo cit.: Marie Coulson

 

 

Spazio autrice: è passato parecchio tempo dall'ultimo aggiornamento, spero che questo sia gradito. Ringrazio sempre chi mi legge e mi segue e chi vorrà recensire.

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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