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Autore: Mahlerlucia    01/07/2019    4 recensioni
[Smells like green spirit]
{Questa mini-long partecipa alla challenge “Look at the Mirror”, ideata dal gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic & Fanart's World”}
Come vivi la tua vita sono affari tuoi. Ma ricordati, cuore e corpo ci vengono dati una volta sola. La maggior parte di noi non riesce a fare a meno di vivere come se avesse a disposizione due vite, la versione temporanea e quella definitiva, più tutte quelle che stanno in mezzo. Invece di vita ce n’è una sola, e prima che tu te ne accorga ti ritrovi col cuore esausto e arriva un momento in cui nessuno lo guarda più, il tuo corpo, e tanto meno vuole avvicinarglisi.
Adesso soffri. Non invidio il dolore in sé. Ma te lo invidio, questo dolore.
(André Aciman – 'Chiamami col tuo nome')
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Questa mini-long partecipa alla challenge "Look at the Mirror" del gruppo Facebook

Boys Love - Fanart & Fanfic's World



  

Fandom: Altri anime/manga yaoi
Manga: Smells like green spirit
Autrice: Nagai Saburou
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
Personaggi: Futoshi Mishima, Makoto Kirino (Tarou Yumeno)
Tipo di coppia: Yaoi


 

Prompt utilizzato: 'What if?'

E se la storia prendesse una direzione differente?
E se i personaggi si muovessero in altra maniera, modificando di fatto il corso degli eventi?
E se noi fossimo i fautori di questi cambi di rotta, così da stravolgere il canon e reinterpretare il tutto?

 


 

Amami Uomo




 

... L'attesa è il risultato, il retroscena
di questa nostra vita troppo piena.

È una andar via di cose dove al loro posto
c'è rimasto il vuoto...


[Giorgio Gaber - “L'attesa” (1981)]



 

La stazione di Tokyo-Marunoiuchi è sempre stata un crocevia di anime in fuga, pronte a scappare dalla quotidiana oppressione irrotta nelle loro innocue esistenze. C'è chi si agita a causa dell'imminente partenza del proprio convoglio; chi è costretto a fermarsi in un punto privo di significato, impossibilitato ad andare oltre i tornelli riservati ai passeggeri muniti di regolare biglietto. Frammenti di famiglie che si ritrovano dopo alcune settimane, mesi o – persino – anni. Coppie eterosessuali che possono tranquillamente mettere in mostra i loro più limpidi sentimenti; gli aspri commenti di coloro che sostengono che ai loro tempi non avevano mai assistito ad una tale promiscuità, diventano aria fritta di fronte a braccia che non smettono di cercarsi e a labbra che continuano a confondersi tra loro. Per non parlare dell'invidia che attanaglia chiunque non possa farsi carico di certe benedizioni riservate dalla vita. Chi è stato lasciato; chi ha tradito e non ha più ritrovato alcuna fiducia; chi è sempre stato solo e chi, inevitabilmente, è costretto a nascondere la propria natura.
Già, nel ventunesimo secolo siamo ancora intrappolati in questi dettami di non poco conto.

È appena stato annunciato l'imminente arrivo del treno della linea Tōhoku Shinkansen. Il suo treno.
Ti alzi da quella panchina dalla quale hai potuto osservare la folkloristica popolazione nipponica che ti sta passando accanto da oltre mezz'ora, senza quasi rendersi conto della tua presenza. In questo luogo di arrivi e partenze, nessuno si scandalizza poi tanto nel ritrovarsi di fronte ad un ragazzo dai capelli lunghi e lisci, il viso da bambina e un trench color sabbia a coprire un abbigliamento perfettamente in linea con le ultime tendenze in fatto di moda.
Ti nascondi poggiandoti al muro, alla ricerca di un posto qualunque dal quale poter assistere all'arresto definitivo del mezzo che attendi più di qualunque altro.
Il viavai ai tornelli è incessante, fastidioso, distraente. Per un attimo ti balza per la mente la malsana idea di scavalcare quelle ridicole barriere, d'inventarti un'urgenza qualsiasi per poter convincere gli addetti ai lavori a lasciarti passare. Di tutto, pur di alleviare la profonda pena che il tuo cuore sta provando da quando lui ti ha comunicato la sua breve permanenza per affari in quel di Tokyo.

Il tuo telefono emette un suono, come a volerti dissuadere dal commettere azioni avventate.
Yumeno ti avvisa che la riunione programmata per quella serata sarebbe durata più del previsto. Il ché sta a significare che non ti saresti dovuto preoccupare di restare sveglio ad aspettarlo per la cena.
La tua mano si posa sulla parte sinistra del petto. Le dita si aprono a ventaglio, per poi richiudersi di colpo a stringere la stoffa lucida della tua giacca. Senti i tuoi denti battere tra loro, e non di certo per il freddo.
Cosa sto facendo? Dovrei andare a casa a preparare qualcosa da mangiare per Tarou. Non importa a che ora rientrerà... glielo devo! Non posso lasciarlo solo in un momento lavorativo di certo non facile per lui...

Quei pensieri confusi abbandonano la tua mente non appena i tuoi occhi riescono a posarsi su di lui. Tra tutte quelle persone che defluiscono, si spostano e si distribuiscono in ogni dove – come un'enorme macchia d'olio generatasi sul pavimento dopo la rovinosa caduta della sua bottiglia –, è finalmente apparso il viso di un giovane uomo. Il meraviglioso volto di quel ragazzo che tanti anni prima aveva deciso di condividere con te il suo segreto più intimo, per poi accantonarlo in un angolo, vietando a qualunque curioso o sbeffeggiatore del caso di poter avvicinarglisi.
Lo vedi sostare per qualche secondo dalla parte opposta di quei futili tornelli, coda di una breve e composta fila di pendolari in attesa di quell'ultima liberazione. Mostra il suo biglietto ad un uomo con la divisa della compagnia ferroviaria, mentre aspetta con pazienza quel timbro di rito che avrebbe consentito l'apertura delle due piccole porte in plexiglas. Ti piazzi esattamente dalla parte opposta di quell'ultimo, piccolo ostacolo che sta ancora osando separarvi.
Si accorge della tua presenza solamente nel momento in cui alza gli occhi dal punto in cui l'apparecchiatura gli deve ancora restituire il titolo di viaggio. I suoi occhi diventano enormi mentre ti sorride con sincero entusiasmo. Annuisce soddisfatto ad un uomo che gli fa gentilmente notare che forse è arrivata l'ora di lasciare libero il passaggio anche agli altri passeggeri. La sua dichiarata fretta diventa la spinta necessaria per questo vostro nuovo avvicinamento, probabilmente bramato e temuto da entrambe le parti.
Kirino ti viene incontro e ti abbraccia, non curandosi di tutti quegli sguardi indiscreti che vi circondano. Ma il suo è un contatto rapido, di quelli che solitamente si possono osservare tra due colleghi d'ufficio che si salutano per l'ultima volta prima di partire per le vacanze estive.

“Mishima! Che puntualità! Sono davvero contento di rivederti!”

Potresti liquefarti su quelle mattonelle concentriche in un solo istante. Sparire, per non essere mai più ritrovato. Sarebbe stato sicuramente più auspicabile che rivelargli di essere arrivato con un'abbondante ora d'anticipo, avvolto da un'opprimente nube d'agitazione.
E se...

“Kirino! Oh, sono qui solo da qualche minuto, non ti preoccupare. Non hai idea di quanto io sia felice di vederti qui, nella mia nuova città.”

Bugiardo! Ecco cosa sono! Nient'altro che un vile codardo!

“La tua Shangri-La!”

Shangri-La. Quella che doveva essere la tanto agognata meta della vostra fuga adolescenziale mai portata realmente a termine. La destinazione che, in qualche modo, avrebbe dovuto cambiare per sempre le vostre giovanissime e travagliate vite di studenti residenti in un paesino chiuso e dimenticato dal mondo.
Non ti stupisce minimamente il fatto che stia utilizzando ancora gli stessi termini con i quali vi eravate soffermati ad ipotizzare un mondo migliore, solamente alzando gli occhi al cielo. Condividevate quel romantico vezzo sin dai primi albori del vostro sofferto legame affettivo, senza mai avere la necessità di nasconderlo l'uno all'altro. L'immaginazione era uno dei pochi strumenti astratti che avevate a disposizione per poter estraniarvi da quel contesto estremamente bigotto e giudicante. Lo stesso in cui eravate nati e cresciuti. Il medesimo in cui Kirino risiede tutt'oggi, nonostante lo stravolgimento della sua vita dovuto a quelle decisioni sofferte che gli avevano permesso di allinearsi nuovamente con il pensiero di sua madre. La persona per lui più importante, ma anche l'intralcio più cospicuo nella lotta per il raggiungimento della sua personale felicità. La sua Shangri-La, appunto.

“Beh, diciamo che le cose qui vanno leggermente meglio. Ma non è sempre tutto rose e fiori.”

“La vita non è mai 'rose e fiori'. Siamo noi che dobbiamo imparare a trovare le nostre occasioni e a coglierle nel momento più opportuno. E nella giusta maniera, come meritano.”

Non hai potuto fare a meno di udire quel lieve sospiro che non è riuscito a trattenere mentre si è ritrovato a pronunciare quelle ultime parole. Per un attimo, ti soffermi a chiederti se lui abbia mai realmente trovato quella giusta maniera per poter usufruire delle bellezze offerte dalla vita. No, non si tratta di ciò che i suoi cari hanno stabilito per lui. Quelli sono meri doveri sociali, o poco più. La purezza della sua anima, la sua natura, le sue pulsioni più recondite... sono questi gli aspetti della sua brillante personalità che maggiormente ti premono.
Nella giusta maniera.

“Già. Ehm... Ti va di andare a bere qualcosa insieme?”

La risposta si fa attendere più del previsto. Kirino resta per qualche secondo immobile a fissare la tua espressione titubante. Sorride, con l'unico intento di rincuorarti.
Ci metteresti la mano sul fuoco: sta pensando a Tarou. Probabilmente starà immaginando la sua ingenuità di fronte alle tue intenzioni per quella strana serata. I messaggi provenienti da un altro numero, le telefonate fatte solo in momenti di totale solitudine, nessun contatto tramite social networks... tutto lasciava presagire ad una ripresa di contatti illecita e, proprio per questo, ancor più desiderata. Da entrambe le parti.

“Se non è troppo disturbo, per me va bene.”

Quel 'disturbo' non credo sia riferito a me. O sbaglio, Kirino?!

“Disturbo?! Ma no, figurati! Lo sai che per me è un piacere poter... poter trascorrere del tempo in tua compagnia.”

La verità trova sempre un modo per venire a galla, per quanto faccia male nel suo essere sagace, irruenta, tagliente. Per quanto sia difficile da concretizzare, nonostante tutte le rose e i fiori che le vostre esistenze vi avevano donato.

“Anche per me sarà un piacere poter trascorrere il resto del pomeriggio con te.”

Il piacere di potermi perdere ancora una volta nella luce dei tuoi occhi corallo e tra le melodie della tua voce soave.
Il piacere tra i piaceri.

 

***

 

La porta scorrevole dell'albergo si è fermata alle vostre spalle. Un ultimo facchino ha fatto il suo ingresso munito del suo trolley e del suo borsone da viaggio. Lo seguite sino alla reception, dove Kirino viene invitato a depositare il suo documento d'identità. Vengono richiesti anche i tuoi, ma ti accingi a specificare fin da subito di essere solo un accompagnatore. Parole buttate fuori di getto, e non senza qualche involontario balbettio.
La sua espressione divertita ti solleva e ti mette in apprensione allo stesso tempo. Come un vortice che sembra non avere mai fine.

“Va bene, ehm... Allora io vado. Ho delle cose da sistemare a casa e...”

I suoi occhi tornano a perdersi nei tuoi, di fronte alla prima rampa di scale che conducono ai piani superiori.
Non dice nulla, ma quelle iridi color del fuoco ti hanno già comunicato molto più di quanto potesse fare un lungo ed articolato discorso. La richiesta finale sarebbe rimasta comunque la stessa: resta.

“Vuoi sapere come ho deciso di chiamare mio figlio?”

Tuo figlio.
Perché tiri fuori questo tipo di discorso proprio ora?
Seduti al tavolino di quel locale della stazione avevate chiacchierato parecchio. Il lavoro, le vostre rispettive madri, Yumeno, Yoshiko, Natsuki, aneddoti vari ed eventuali. Kirino ti aveva raccontato anche del lieto evento.
Il piccolo ha quasi un mese ed era nato sano e forte. Ti aveva persino mostrato una fotografia scattata dal suo smartphone. Una meravigliosa istantanea che immortalava le sue due creature mentre dormivano abbracciate; la manina di Natsuki che stringeva quella del suo piccolissimo otouto. Uno spettacolo.
Gli somiglia parecchio, anche se i suoi capelli sono scuri come quelli della madre e della sua nee-san.
Ti eri quasi messo a piangere di fronte a quell'immagine, e non solamente per l'incanto emanato da quei due esserini indifesi.

“Poco fa mi hai raccontato molte cose su di lui e sulla tua famiglia. Ma il nome no, quello non me lo hai ancora rivelato.”

“Il suo nome è Yuji.”

Yuji.
Yuji e non Futoshi. Siano lodati tutti gli dèi!

Trai un sospiro di sollievo interiore ripensando a tutte le volte in cui ti sei lasciato sconvolgere da questa atroce ipotesi. Kirino non poteva di certo detestarsi sino a quel punto di non ritorno. Non glielo avresti mai permesso!
Attribuire il tuo stesso nome al suo unico erede maschio avrebbe comportato la definitiva resa dinnanzi a qualunque barlume di speranza presente tra voi. Sono usanze che si tramandano di padre in figlio distribuiti su varie generazioni, ma non tra due persone che...
Cosa siamo esattamente io e te ora?

“Ti piace?”

“Sì. Nel suo significato simbolico è racchiuso tutta la sua essenza. Quel secondo figlio che di sicuro anche tua madre avrebbe voluto. E sì, sarà coraggioso perché prenderà tutto da suo padre! Lo conosco, è sempre stato una roccia inossidabile.”

L'imbarazzo e la vergogna si palesano sulle sue guance in pochi secondi. Decide di evitare il tuo sguardo voltandosi in direzione di una remota finestra. Le sue labbra s'increspano, mentre compie sforzi atroci per trattenere quelle lacrime che le tue candide parole avevano inevitabilmente scatenato in lui.
Una coppia di mezza età commina al vostro fianco, intenzionata a prendere l'ascensore situato accanto alle scale. La donna vi saluta con estrema gentilezza, l'uomo bofonchia un forzatissimo 'buonasera' prima di sparire nell'abitacolo dell'elevatore, accompagnato dal suo sguardo torvo e accusatorio.
Poggi una mano sul suo braccio per invitarlo a tornare in sé. Vederlo in quelle condizioni ti ha riportato indietro di oltre un decennio. Esattamente a quel giorno, in treno, quando il suo sguardo vacuo era rimasto sospeso nel vuoto, perso nell'intricata rete delle sue consuete fobie. Totalmente assente, senza speranze.
Come ora. E come sarà sicuramente successo molte altre volte all'interno di quell'infinito lasso di tempo in cui si è ritrovato a dover affrontare le proprie verità in completa solitudine. Senza alcun appiglio.

“Makoto, vieni. Ti accompagno di sopra.”

Makoto.
Il suo nome. Lo avevi usato senza nemmeno rendertene pienamente conto. Non è mai successo prima.
Makoto.
Un appellativo androgino, che inneggia alla sincerità più profonda.

Ti copri la bocca con una mano, come a volerti scusare per quell'impertinenza. Lui ti regala uno sguardo ricolmo di comprensione, mentre tenta di scacciare via le ultime lacrime con un fazzoletto di stoffa. Su di un bordo intravedi due iniziali ricamate a mano: M & Y.
Due lettere che ti hanno rimembrato in un lampo chi sei e dove dovresti essere. Ma soprattutto, con chi.

 

***

 

“Yumeno ti starà aspettando. Mi spiace trattenerti oltre. Sto bene, davvero.”

“Sei sempre stato molto sensibile ma non pensavo di portarti ad una reazione del genere. Sono stato poco delicato e mi scuso. Io so quanto sia difficile per te-”

Poggia un dito sulle sue stesse labbra. Non ha bisogno di ascoltare le tue scuse. Ti conosce e sa bene che le tue parole e le tue azioni non sono – e non sono mai state – guidate da intenzioni negative. Specie quando ti rivolgi alle persone per cui nutri una stima ed un affetto impossibili da quantificare.
Posa una mano sulla tua e socchiude gli occhi. La perfetta immagine di un uomo distrutto dal dolore. Nient'altro che una fragile farfalla alla quale sono state spezzate le ali ancor prima di poter spiccare il volo di debutto.

“Futoshi, non reputarmi forte come credi. Non lo sono mai stato, lo sai.”

Ti assale il bruciante desiderio di tirargli uno schiaffo in pieno viso. Come fece lui anni addietro, per farti comprendere che i tuoi pensieri pietistici nei confronti di quel depravato del professor Yanagida erano completamente fuori luogo. Esattamente come lo sono i suoi in questo momento. Un ottimo voltagabbana.
Certo che sei stato forte. E sì, sei stato persino il più forte tra tutti noi. Per amore di tua madre, dei tuoi figli. Per l'affetto che provi per... per... Yoshiko, nonostante tutto. Io non ce l'avrei mai fatta a sopportare tutto questo al tuo posto. Credimi, Makoto... non ci sarei mai riuscito.

“Beh, eri tu quello che diceva che doveva essere forte per la propria famiglia. Non è forse così?”

“Sono due cose diverse.”

“Cosa vuoi dire?”

“Tu sei felice di condividere la tua vita con Yumeno?”

“Non cambiare discorso! E comunque, sì... con lui ho trovato il mio equilibrio.”

Il suo sguardo si solleva per incontrare il tuo. Ha gli occhi spenti, gli angoli esterni della bocca rivolti verso il basso.
Abbozza un nuovo, tenue sorriso in risposta alla tua evidente apprensione nei suoi riguardi.
No, no e poi no! Cosa mi salta in mente di rispondergli? Non volevo, Makoto. Perdonami! Io... io...

“Capisco. Sono contento per te e per lui. Questa è una cosa importante, un traguardo che vi meritate entrambi. Siete stati realmente forti e avete raggiunto la vostra felicità insieme.”

Le tue mani si avventano sul suo avambraccio, strattonandolo appena. È molto più muscoloso di quanto potessi sospettare, avendolo sempre visto in abiti formali. La sua passione per lo sport è rimasta intatta.
Un ottimo segno, ti vien da pensare; avevi sentito parlare della possibilità di poter sublimare le proprie pulsioni attraverso valvole di sfogo socialmente riconosciute. Ti era stata persino consigliata una cosa del genere dalla psicanalista da cui avevi iniziato un percorso terapeutico che non hai mai portato a termine.

“Equilibrio e felicità sono due concetti molto diversi. 'Trovare il giusto equilibrio' significa adattarsi alla realtà. Essere felici, invece, riguarda la possibilità di poter costruire la propria realtà, rendendola ogni giorno più simile all'idea che abbiamo di noi stessi. È un discorso un po' strano... ma non credo di aver ancora trovato la mia Shangri-La, nemmeno qui a Tokyo. Ci sono ancora cose che mi lasciano perplesso... punti importanti che ho lasciato in sospeso. Sai, credo proprio di essermi fermato anch'io nel bel mezzo di quel famoso viaggio in treno, insieme a te.”

“Non è così, non sminuirti come tendevi a fare anche a quei tempi. Tu sei andato avanti per la tua strada e sei riuscito a costruirti davvero la tua vita, così come la desideravi quando ci perdevamo a guardare le nuvole di passaggio sul tetto della scuola media sognando mete irraggiungibili.”

Così com'erano arrivate poc'anzi, le forze per poter replicare ti stanno completamente abbandonando. La tua mano rimane lì, ancorata al suo braccio. Makoto non ha fatto nulla per dimostrarti di volersi divincolare dalla tua presa.
Adagi la fronte sulla sua spalla, ciondolando come un gatto alla ricerca di coccole da parte del suo adorato umano.
Pur non sollevando il capo, avverti l'imponente pressione dei suoi occhi in quello sguardo sconcertato. Le sue dita afferrano una lunga ciocca dei tuoi capelli e la portano appena sotto al suo naso.

“Ho sempre sognato di avere dei capelli così morbidi. Si vede che li curi molto... profumano di libertà.”

“Sembri quasi un attore di uno spot pubblicitario. Con quella voce...”

“... Da uomo.”

“Esistono anche attori uomini che pubblicizzano prodotti per capelli, sai!”

“Grazie per la precisazione.”

Sollevi il capo per mostrargli il tuo viso fintamente imbronciato. No, non te la sei presa per quella sua ultima battuta in cui ti ha palesemente dato del Capitan Ovvio. Vuoi solo capire fino a che punto vorrebbe arrivare con te in quella stanza. In quella strana serata che vi vede di nuovo uniti e complici. Raggianti ed impreparati come allora.
Ogni sforzo diventa vano di fronte alla fissità del suo sguardo. Muovi le labbra nel disperato tentativo di proferir parola, ma non sei in grado di articolare alcun suono. Deglutisci, con un unico tarlo nella testa pronto a tormentarti da qui all'eternità: Makoto Kirino è diventato l'uomo più affascinante con cui tu abbia mai avuto a che fare.
Arrossisci senza ritegno e non puoi far altro che volgere lo sguardo al pavimento. Ma il tutto non dura più di una manciata di secondi: due dita si stanno premurando di risollevare con delicatezza il tuo mento. Sei di nuovo ancorato a lui, senza nessuna possibilità di scampo.
I suoi occhi si chiudono mentre si avvicina pericolosamente al tuo viso, senza lasciarti alcun diritto di replica. D'altronde, cosa potresti mai dire di veramente sensato in un momento del genere? Nulla. O forse tutto ciò che trattieni dentro da anni. Dipende.
Le sue labbra premono sulle tue, provocandoti un sussulto che t'imbarazza e non poco. Non riesci a chiudere gli occhi, mantenendo ad altissimi livelli quella tensione da primo bacio. Ma in fondo, non era proprio questo che volevi? Quante volte avevi desiderato che la tua prima volta potesse essere con lui? In quante occasioni avevi sognato di poterti perdere nel calore delle sue braccia? Le stesse che ti avevano sorretto e avvolto quando ti eri sentito solo ed umiliato, quando pensavi di essere l'unico malato di mente in quell'orrendo paesino sperduto nel nulla.
Le vostre lingue si sfiorano appena, mentre la sua mano scivola lentamente lungo la tua schiena. Ora non c'è davvero più niente che vi possa fermare.
Il mondo oltre queste mura non esiste.

Il bacio più lungo ed intenso della tua vita.
Quelle che credevi essere le tue certezze stanno inesorabilmente crollando dietro ad una verità inconfutabile.
Fremi ad ogni tocco delle sue labbra sulla morbida pelle del tuo collo, ad ogni contatto tra le sue dita sinuose e la tua schiena nuda. I tuoi gemiti risuonano per la stanza, sempre più frequenti ed intensi.
Cadete insieme su quel letto troppo piccolo, senza mai lasciarvi andare. Non volete rischiare di perdervi un'altra volta nella folla pressante. Il suo corpo sopra il tuo, pronto a farti sentire protetto come avevi sempre sognato.
Giochi col nodo della sua cravatta, lo slacci con le dita e con i denti. Scendi tra i bottoni e le asole, avvertendo il desiderio crescere ad ogni nuovo lembo di corpo scoperto.
Cosa stiamo facendo? Perché mi sento così libero? Perché abbiamo aspettato tanto? Makoto, dove sei stato? E io? Io, dove sono stato fino ad ora? Dove ci avevano rinchiusi? Cosa volevano da noi?

“Futoshi...”

Affondi le dita nei suoi capelli dal taglio particolare. Ti era sempre piaciuto, ma non avevi mai avuto il coraggio di dirglielo. Stavano benissimo con la sua fisicità, con quel suo viso da bambino costretto a crescere troppo fretta; così come stanno bene tutt'oggi, con quell'accenno di barba pronto a sottolineare la sua meravigliosa natura virile. I suoi occhi sono più vivi che mai, bramosi e pronti a godersi quei momenti da centellinare a dovere.
Sono i vostri momenti. I vostri moti d'insurrezione personali. Le vostre necessità di liberavi dalle maschere che siete costretti ad indossare ogni giorno per andare avanti, prigionieri di una società che vi vuole tutti uguali e operosi, sia dal punto di vista biologico che economico. Macchine da riproduzione in un ciclo continuo e carente di sentimenti reali, privo di alcun diritto di volontà propria. Una gabbia di rassegnazione nei confronti del proprio destino.

“Makoto... non fermarti... non pensare a niente... ti prego!”

Viviamo il nostro peccato fino in fondo. Sbagliamo insieme, restando stretti. Precipitiamo nel nostro abisso tenendoci per mano. Così sarà più semplice poterci far forza l'un l'altro.
Makoto... non fermarti!

“Non puoi chiedermi di non pensare a niente. Non posso non pensare a te!”

Le sue labbra di nuovo sulle tue. Percepisci qualcosa di caldo e vischioso scivolare sulla tua guancia. Lacrime. Lacrime amare, lacrime di liberazione, lacrime da condividere con le tue.
State fluttuando all'interno di un marasma di emozioni alle quali non riuscite ancora a dare un nome, ma che sentite molto affini alla definizione di felicità.

 

 

 

“Sulle tue curve la mia mano ondeggerà
anche se il tuo corpo di curve non ne ha
sei sempre più spigoloso
poi sorridi se mi mostro geloso
Amami uomo con le mani da uomo
e toccami fiero
con un soffio leggero
Bello di mamma
tosto macio per papà
l’uomo senza curve un donnone sposerà!”


[Renzo Rubino - “Il Postino (Amami Uomo)” (2013)]









 

 


 

Angolo dell'autrice


Ringrazio anticipatamente tutti coloro che avranno voglia di leggere e recensire questa mia mini-long. :)

Questa storia è tratta dal manga Smells like green spirit di Nagai Saburou, concluso e facilmente reperibile sul web.
Tutto quello che posso fare, nel mio piccolo, è consigliarvi caldamente la lettura di questa bellissima (e sottovalutata!) opera su carta. Se vi aspettate il solito manga yaoi in cui i ruoli vengono incasellati a dovere, dove ci si rigira tra le lenzuola ad ogni capitolo o vi è la costante presenza delle solite tresche tra ragazzini all'interno di una scuola nipponica... sappiate che vi state sbagliando. E di grosso! Questo è davvero uno dei manga di genere più belli, intensi e realistici che abbia mai letto! I personaggi sono perfettamente caratterizzati e non esiste un 'buono' o un 'cattivo'. Questi ragazzi sono vittime della stessa società che ha dato loro la vita, non ancora pronta ad accettare la loro naturale omosessualità.

La storia è scritta al tempo presente, in seconda persona. Il punto di vista è quello di Mishima, dato che l'intero arco narrativo della storia originale parte da lui e dai suoi intricati rapporti con Kirino e Yumeno.
Ho utilizzato una citazione tratta dal libro Chamami col tuo nome di André Aciman come introduzione, mentre il titolo generale della mini-long (Uomini farfalla), è tratto da una bellissima canzone di Mia Martini.

Altre piccole annotazioni:

  • L'estratto di testo che ho aggiunto all'inizio del capitolo appartiene al brano L'attesa di Giorgio Gaber, mentre l'estratto di testo che ho aggiunto al termine fa parte del testo del brano Il postino (Amami uomo) di Renzo Rubino. Dalla titolo di quest'ultimo ho preso spunto per il titolo del capitolo.

  • La stazione di Tokyo-Marunoiuchi è la stazione più importante di Tokyo (ma non la più frequentata!) in quanto è il punto di raccordo per tutti i treni ad alta velocità delle linee Shinkansen.

  • Yoshiko e Yuji sono due nomi da me attribuiti. Nell'ultimo capitolo del manga (cap. 14) viene chiaramente fatto intendere che Kirino si sia sposato e che abbia avuto una bambina di nome Natsuki. In una battuta della bambina si evince che la madre sia di nuovo incinta. Non si specifica altro.

  • Yuji significa proprio 'secondo figlio coraggioso'.

  • Le iniziali 'M & Y' cucite sul fazzoletto di Kirino stanno per Makoto & Yoshiko. Ma Mishima, quando le vede, le associa immediatamente a lui e a Yumeno.

 

Breve riassunto della trama di Smells like green spirit:

Futoshi Mishima è uno studente delle scuole medie dichiaratamente omosessuale e con la passione per il cross-dressing. Proprio per questo viene preso spesso di mira da alcuni suoi compagni di classe, tra i quali ci sono Makoto Kirino e Tarou Yumeno.
Un giorno Kirino interviene per salvare Mishima da un gruppo di ragazzi più grandi che volevano provarci con lui, scambiandolo per una ragazza. In quell'occasione Mishima perderà un rossetto che aveva sottratto alla madre. Il giorno seguente il ragazzo scopre che l'oggetto perduto è stato ritrovato proprio da colui che lo aveva salvato. Infatti, i due si ritrovano sul tetto della scuola proprio mentre Kirino cerca di dare colore alle sue labbra, rivelando rabbiosamente di essere a sua volta omosessuale. Da quel giorno i due diventano amici e confidenti. Yumeno, nel frattempo, intuisce il loro avvicinamento e ne è persino geloso.
A seguito di una quasi violenza sessuale subita da Mishima da parte di un professore represso e pedofilo (Yanagida), Kirino e Yumeno si avvicineranno ancora di più al giovane Futoshi. Yumeno, diversamente da Kirino, avrà fin da subito un approccio più fisico (dichiarando a sua volta le sue reali preferenze sessuali), arrivando a baciarlo e ad avere quasi (!) un rapporto completo con lui. Kirino, dal canto suo, riesce ad essere più cauto, preferendo una vicinanza maggiormente 'affettiva'.
Purtroppo, come spesso capita nei paesini di campagna in cui sono ambientate le vicende, le voci su due/tre ragazzi che escono spesso assieme cominciano a girare e ad essere volgarmente esagitate. Questi pettegolezzi arrivano fino alle orecchie delle tre famiglie in questione e le conseguenti reazioni risulteranno essere completamente diverse l'una dall'altra. C'è chi verrà accettato e compreso di buon grado, chi dovrà essere aiutato dal genitore più 'open minded' per convincere anche il coniuge e chi, venendo da una situazione familiare piuttosto travagliata, sarà costretto a fare diversi passi indietro per non arrecare ulteriori 'danni'.
Nell'ultima parte del manga (esclusi i 4 spin-off) la trama è spostata in avanti di circa una decina di anni; ci vengono mostrate come sono cambiate le vite dei tre protagonisti in base alle loro scelte adolescenziali.
Sul finale non vado nei dettagli sia per evitarvi l'eventuale piacere della lettura, sia perché è stato un epilogo che mi ha fatto letteralmente incazzare, ve lo dico!


Una dedica speciale va a _aivy_demy_ e BlueRoar, le due fantastiche amministratrici del gruppo Facebook “Boys Love – Fanfic e Fanart's World” che hanno saputo dar vita a questa splendida challenge dedicata al mondo del 'What if?'.
Questa storia meritava davvero il suo finale alternativo e ho potuto realizzarlo anche grazie a voi! :*

Al prossimo capitolo,


Mahlerlucia

 

   
 
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