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Autore: SnowFlake19    02/07/2019    0 recensioni
Perchè Tae decide di partire senza dire nulla a Jimin?
L'ha lasciato solo per ventuno mesi.
- Fu come se tutto all’improvviso finisse.
In quel momento le mie labbra tremavano e le mie gambe vacillavano. La terra non era sotto ai miei piedi ma lentamente sentivo delle catene tenermi.
Volevo correre, raggiungere quel treno ma il dolore che stavo provando era catena per la mia anima.
Più i vagoni del treno scorrevano e più il cuore faceva rumore, come a dirmi “mi stai uccidendo”.
Sentivo il peso delle lacrime sul mio viso e la voce che voleva uscirmi ma si fermava nel petto.
Come un incubo. -
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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SESSANTADUESIMO GIORNO
 
 
JIMIN


Gli applausi erano la parte che preferivo. Vedere le fan emozionarsi dopo la nostra esibizione. Alcune urlavano però il nome di Tae ed era lì che tutti rimanevamo in silenzio.
Mentre tutto lo stadio si illuminava di viola. Noi alzavamo i microfoni perché le fan intonavano le parole di Singularity.
In quei momenti ero libero di piangere davanti ai miei compagni perché anche loro lo facevano, ed io ero più libero.
Jungkook veniva subito da me e cercava sempre un contatto per calmarmi, perché a differenza degli altri aveva capito che io ero ancora senza equilibrio.
A volte mi fermavo a fissarlo per capire se qualcosa potesse nascere, anche una minima cosa ma c’era una voce dentro di me che diceva di no.
Di non avvicinarmi, di non ferirlo. Perché sapevo che ci avrebbe rimesso lui. Io non mi sentivo più adatto ad una storia.
Ero fuori posto.
Ero in bilico tra la ragione ed il cuore.
 
 
°°°
 
 
Cominciai a sospettare che Jin fosse al corrente di qualcosa visto che cercava continuamente a darmi spintarelle per andare addosso a Jungkook. Faceva battute a Suga dicendo che eravamo belli insieme.
Guardai Jungkook con la coda dell’occhio ed era completamente preso dalle parole di Jin. Sorrideva e per un attimo pensai che erano carini i suoi occhi che si trasformavano in piccole fessure.
Mi accarezzai la testa, incredulo per quello che stavo pensando.
Conoscendomi volevo solo essere al centro dell’ettenzione ed era per quel motivo che le parole di Jungkook di alcune sere prima, risuonavano nella mia testa.
Cosa dovrei fare?
Pensai che la cosa migliore fosse cambiare pensieri.
 
 
TAE

 
Il dottore mi disse che per altri dieci giorni sarei dovuto rimanere all’ospedale, che dovevo stare il meno possibile in piedi perché le vertigini potevano farmi cadere.
Avevano già avvisato Sooheon per raccontargli l’accaduto. Non poteva parlare al telefono con me ma presto mi avrebbe mandato un e-mail per avere più notizie.
Ero tutto agitato perché avrei potuto usare l’e-mail anche io e usare internet.
Volevo provare a scrivere a Jimin e vedere le nuove foto di lui e del gruppo.
Erano passati sessantadue giorni e le uniche parole che avevo sentito erano quelle della nostra rottura.
Avevo pianto così tanto quella notte, in bagno nascosto dagli altri, con la mano che copriva la mia bocca per soffocare i lamenti.
Era tutto così razionale. E quando un rapporto non è più istintivo vuol dire che il cervello ha avuto la meglio sul cuore.
Però erano passati due mesi e non potevo non chiedermi se già mi aveva dimenticato.
Forse il suo orgoglio stava spingendo indietro l’amore.
Ma quel sentimento non era di Jimin, lui era sempre stato poco rancoroso.
Quella volta io gli avevo fatto davvero tanto male, mi ricordavo i suoi occhi troppo sinceri quando mi diceva “ti amo”, non poteva mentirmi.
Lui non riusciva a dire nessuna bugia perché era così innocente.
Così vero, reale, mio.
Era sempre stato mio, fin dall’inizio.
Fin prima dei BTS.
Eravamo sempre stati noi.
 
 
SETTANTACINQUESIMO GIORNO
 

 
Finalmente potevo alzarmi dal letto e provare a fare una passeggiata per il corridoio, insieme all’infermiera.
Era così snervante sentire che mi mancava la terra sotto i piedi ma era fondamentale alzarmi dal letto e finire quello che avevo iniziato. Questi giorni di assenza mi costavano l’aumento del servizio, quindi dovevo recuperare in fretta.
Quando passò il dottore mi feci trovare in piedi, sorridente, senza bende sulle orecchie. Pronto per tornare perché io volevo tornare a casa.
E per tornare a casa, da Jimin dovevo finire tutto e in fretta.
 
°°°
 

Quando misi la divisa mi sentii da una parte contento ma da una parte sapevo di dover stare attento e non farmi soggiocare dai pensieri.
Dovevo arrivare all’obiettivo finale.


JIMIN

 
Prima di salire sul palco controllai se tutto era apposto: il colletto della camicia, la manica e i capelli.
Ero concentrato solo su me stesso fino a che Jungkook si avvicinò e mi abbracciò da dietro.
“Jwaman-sswe” pronunciò vicino al mio collo.
Un brivido si fece strada lungo la mia schiena. Quando mi girai feci finta di nulla ma vidi un sorriso beffardo disegnarsi sulle sue labbra.
“Sei pronto per questa sera?” mi chiese non levando lo sguardo dal mio.
Guardai l’orologio appeso al muro.
“Sono sempre pronto.” tirai istintivamente indietro i suoi capelli.
Lui mi guardò e prese un lungo respiro.
“Scusami, volevo sistemarti i capelli.”
Chiusi la mano in un pugno lungo i miei fianchi e andai a chiamare gli altri.
Quando salimmo sul palco sentii una forte scarica di adrenalina.
Così forte da farmi dimenticare di tutto.
Dimenticare che cosa mi era successo, di cosa mi stava succedendo e di cosa mi avesse riservato il futuro.
Di Tae.
Di Jungkook.
Di me.
 

°°°
 

Jin si avvicinò a me dopo il concerto e mi tirò un asciugamano in testa.
“Sai che Jungkook non fa altro che parlare di te?” disse tenendo l’asciugamano premuto con le mani sui miei occhi.
“Jin, ne abbiamo già parlato…” sbuffai e cercai di levarlo da torno.
“Provaci, che ti costa?” .
Levai le sue mani con tutta la forza che avevo e gli diedi una spinta sorridendo.
“Jimin colpisce ancora! Finirai per portarci tutti al letto.” Disse ridendo come uno scemo. Lo presi a pugni per giocare pensando a cosa aveva detto.
Mi divertivo con lui anche se a volte quello che diceva sembrava un po’ rude.
Anche se io con Tae non avevo semplicemente fatto sesso.
Io avevo scelto di fare l’amore con lui.
L’amore quello che ti brucia la pelle.
Quello che ti fa male il cuore per quanto è sentito.
Quello che ti lascia senza fiato e che dopo ti fa piangere per le troppe, indescrivibili emozioni.
La mia storia con Tae era stata proprio così.
Avevo scelto Tae come se il suo nome fosse il sinonimo d’amore.

 
°°°
 
 
Io e Jin decidemmo di mangiare insieme nella sua camera ma a mia sorpresa oltre lui, trovai anche Jungkook.
“Dovevo aspettarmelo da lui.” Pensai.
Feci finta di non vedere quel sorriso beffardo e di non captare i loro sguardi colpevoli.
Mi sedetti a terra con Jungkook mentre Jin ordinava da mangiare.
“Sei stato davvero bravo, oggi.” Dissi a Jungkook per spezzare quella tensione strana che si era creata intorno a noi.
“Le fan sono impazzite quando hai fatto quell’acuto.” Vidi il suo viso colorarsi di rosso e mi accorsi che c’era una cosa che faceva quando riceveva un complimento: tirava leggermente indietro il collo come se anche lui percepiva quel brivido.
“Mi ha chiamato J-hope, dicendomi di andare un attimo da lui.”
Guardai Jin esterefatto.
Lo stava facendo apposta?
Mi resi conto di aver fatto trapelare i miei pensieri contrastanti perché Jungkook si alzò.
“Non vuoi nemmeno stare due secondi da solo con me. Mi sto maledendo per averti detto quelle parole quella sera.” Andò verso la porta e Jin provò a fermarlo ma non ci riuscì.
Si chiuse la porta dietro di sè e se ne andò.
Jin mi gelò con lo sguardo dicendo che J-hope lo aveva chiamato davvero.
Lo guardai confuso e mi chiesi cosa mi stesse prendendo.
Cosa dovevo fare? E perché continuavo a sentire quel brivido?
 

SETTANTASETTESIMO GIORNO
 
 
 
Durante le prove Jungkook non mi guardò nemmeno una volta.
Io cercavo di fare lo scemo per farlo ridere ma lo facevano gli altri al posto suo.
Lui nemmeno ascoltava.
Nella pausa si mise a sentire la musica con il telefonino mentre io provai più volte ad attirare la sua attenzione.
Lo fissavo e pensai che avesse un bel viso mentre era assolto nei suoi pensieri.
Mi stava pensando?
Rimasi immobile per qualche secondo non capendo perché continuavo a pensare quelle cose.
Quando le prove finirono non ebbi nemmeno il tempo di prendere la borsa che lui era già andato via. Sparito nel nulla.
Decisi che quella sera sarei andato da lui per chiedergli scusa.
Non sapevo che anche quella sera Jungkook non mi avrebbe aperto la porta.
Decise di lasciarmi dall’altra parte della porta.
Con le mani che mi tremavano.
Con le parole che mi ero preparato incastrate tra le labbra.
Andai in camera, come se fossi stato sconfitto. Come se avessi un peso sulle spalle.
Mi infilai nella doccia ripensando un po’ a tutto.
La notte era il vero problema perché sembrava durare di più. Anche i pensieri sembravano infiniti.
Per una volta però, pensai poco a Tae.
Stavo cercando un metodo per farmi perdonare da Jungkook e fu così che mi addormentai.
Con tante domande, tante idee.
Con poche risposte, poche sicurezze.
 
 
   
 
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