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Autore: Corydona    02/07/2019    0 recensioni
Come in una partita a scacchi, due fazioni si ritrovano schierate l'una contro l'altra, pronte a dichiararsi una guerra che entrambe non vorrebbero. Da un lato gli Autunno, la cui potenza sembra inarrestabile, dall'altra i Primavera-Inverno, che possono contare su un'influenza senza eguali.
Una situazione di apparente stasi: apparente, perché nell'ombra i sovrani cadono e le successioni al trono sembrano più complicate del previsto. La guerra sarà dichiarata? Termineranno i regicidi? Quale delle due parti avrà la meglio?
Un'antica profezia annuncia la disfatta degli Autunno: si realizzerà? O rimarranno solo vaneggiamenti di un passato caduto nell'oblio?
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Selenia '
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Le vie pavimentate di Ehoi si intrecciavano tra di loro, formando un complesso reticolato di vicoli secondari stretti ma pieni di vita. Le insegne dei negozi erano dipinte dei più vari colori, all’interno i suoni delle chiacchiere erano tanto alti di volume da giungere in strada, dove ogni voce si mescolava alle altre, in una caotica armonia.

Ariel guidava Erik in quel labirinto con sicurezza, come se fosse avvezza a quel luogo molto più di quanto il suo rango avrebbe richiesto. Il principe Inverno non si lasciava affatto incantare dal quel trionfo di colori, suoni e allegria che si respirava nella capitale del regno del Mare. Lui era concentrato su quello che era il motivo che l’aveva spinto a domandare alla fanciulla di condurlo lì: trovare la sarta con cui aveva trascorso la serata del ballo in maschera al palazzo.

Il giorno subito dopo la festa era stata l’occasione per Erik di riflettere su quanto accaduto, con il volto dolce e delicato di Iris che continuava ad affacciarsi alla sua mente, bella come poche donne che aveva incontrato nella sua vita; e lui ne aveva incontrate molte. Non capiva cosa gli stesse accadendo, perché mai si sentisse mancare il respiro ogni volta in cui pensava a lei, quale particolare di quella donna lo avesse catturato al punto da porlo alla sua ricerca.

Ingannare Amintore e Silvia si era rivelato più semplice del previsto: i due giovani avevano domandato di potersi assentare dalla corte per la giornata; i sovrani avevano di certo pensato che Erik avrebbe domandato la mano della loro figlia, e così li avevano lasciati andare, tornando ad occuparsi di uno degli ultimi riti per i festeggiamenti di Vudeli.

La principessa procedeva con il suo passo allegro e spedito, continuando a chiacchierare sui vari luoghi che attraversavano: su ognuno aveva un aneddoto, che fosse un evento di tempi lontani o la vicenda di qualcuno che aveva avuto a che fare con una determinata piazza o che aveva vissuto in quella viuzza stretta. L’Inverno, tuttavia, le prestava poca attenzione.

Lei sbuffò, accortasi della sua distrazione, giungendo a una delle tante vie secondarie di Ehoi. - Dovremmo esserci quasi.

Erik non disse nulla, ma si lasciò sfuggire un sorriso che non lasciava spazio ad alcun dubbio.

- Seguimi - si raccomandò Ariel, inutilmente: pur di trovare Iris, lui l’avrebbe seguita in ogni angolo di Selenia.

La principessa si inoltrò in una via in cui la luce del sole giungeva a malapena, a causa dei palazzi alti tre piani. La pietra di cui erano costruiti era chiara, come lo era nel resto della capitale. L’ombra offriva ai due ristoro dall’afa umida di quella giornata.

Ariel si fermò di fronte a una porta in legno scuro, a cui bussò con le nocche distese.

- Siamo arrivati? - le domandò Erik, con un bisbiglio.

Lei rispose con un cenno affermativo del capo. - Questa la sartoria in cui lavora.

Il nobile non disse nulla: non avendo dimestichezza con le botteghe, non aveva elementi che gli confermassero o meno quelle parole.

Ad aprire fu una donna esile, con una crocchia mal composta di capelli grigi. Profonde rughe le solcavano il volto; gli occhi, nonostante l’età, manifestavano una prontezza invidiabile: al di là di quelle iridi castane si intravedeva una grande forza. Indossava una veste leggera, scolorita, di un indefinibile sfumatura marrone, e consunta per l’eccessivo utilizzo, che le ricadeva morbida sul corpo, in modo da non impedirle i movimenti di lavoro.

- Mia signora - disse quella, inchinandosi al cospetto della fanciulla.

- Arianna, cercavo Iris, è qui? - le domandò lei, con un sorriso benevolo.

- No, altezza. Oggi ha chiesto di avere la giornata libera. Ha lavorato ininterrottamente per settimane, non ho potuto dirle di no - le spiegò l’anziana.

- Sai dove posso trovarla? - insisté Ariel. - È importante.

- Abita nella zona del mercato, ma non so dove di preciso.

- Non c’è un posto in cui lei ama andare? - si intromise Erik. Le informazioni che la donna stava fornendo loro erano troppo vaghe: doveva saperne di più, se voleva essere certo di incontrarla.

Una lettera di suo padre lo aveva raggiunto la sera precedente per richiamarlo alla corte dell’Estate, presso cui Tancredi si trovava in quei giorni. Non aveva che poche ore, prima della sua partenza: rintracciare Iris era più urgente di quanto avesse manifestato ad Ariel.

- Di chi parlate? - domandò una voce dall’interno.

- Caterina, forse tu puoi aiutare la principessa Ariel - L’anziana fece un gesto per invitare qualcuno ad avvicinarsi.

Una giovane si presentò sulla soglia. Assomigliava, nei tratti del viso, all’altra donna: il mento pronunciato e la forma allungata degli occhi era la medesima. - Nonna, ti cercavano nel retro, c’è un problema con l’abito che doveva essere pronto per stasera… - Si rivolse a guardare Ariel ed Erik, con un piccolo inchino. - Mia signora, mio signore.

- Caterina, è importante - la incitò la principessa. - Sai dirci dove possiamo trovare Iris?

- So che a lei piace la spiaggia verso sud, fuori Ehoi - rispose lei all’istante. - Ma ha la pelle delicata e non può rimanerci troppo a lungo. Ci va soprattutto di sera e al mattino presto, prima di venire qui.

Erik le allungò un paio di monete d’oro. - Ti ringrazio.

Gli occhi scuri della giovane furono attraversati da un bagliore di riconoscenza. Prese il denaro che quel nobile le offriva e tornò all’interno, chiudendosi la porta alle spalle.

- Sai arrivare a quella spiaggia? - bisbigliò l’Inverno alla Dal Mare, che annuì.

- Da questa parte - gli disse, riconducendolo sui passi già percorsi, per tornare di nuovo tra viuzze e vicoletti di pietra chiara.

Lui la seguì attraverso la modesta capitale, ignorando ancora una volta il chiasso delle voci che li seguiva a ogni metro, senza abbandonarli mai: Ehoi era tra le città più piene di vita di Selenia, su questo in pochi avevano dubbi.

- Siamo già nella zona meridionale, dobbiamo solo camminare ancora un po’ - gli spiegò Ariel, con i capelli di rame mossi dal vento.

- La strada è tanto lunga? - sussurrò lui, temendo che qualcuno potesse ascoltarlo.

- No, ma non sono sicura del punto preciso in cui potremmo trovarla, quindi una volta lì dovremo chiedere sicuramente a qualcuno.

- Immagino che tu abbia un piano - commentò Erik.

- Io ho sempre un piano - sorrise la fanciulla, per nulla infastidita da quel tono ironico. - Le devo chiedere di un abito di cui ho bisogno a breve.
 

Semplice, pensò il principe. Possibile che a lui non fosse venuta in mente un’idea simile? Sospirò, accelerando il passo per tenere dietro all’andatura di Ariel, che sembrava volare sulle strade pavimentate.

I due nobili si allontanavano progressivamente dalle vie più intricate della capitale, giungendo in una zona in cui gli spazi erano maggiori, con addirittura alberi piantati davanti alle case di pietra. Percorsero all’ombra un ampio viale che conduceva a sud, come la presenza del sole suggeriva, mentre gli abitanti della capitale e semplici viaggiatori camminavano con passo lento, come se nessuna impellente necessità li spingesse ad avere fretta. Erik non fece caso alla presenza delle altre persone, che forse avrebbero potuto riconoscerlo, ma i loro abiti variopinti colpirono il suo occhio, in uno strano contrasto con il bianco delle case e delle vie. La luce del sole brillava intensamente, splendendo con maggior forza, riflessa sulla pietra.

A un certo punto, Ariel lo guidò per una traversa alla loro destra, conducendolo verso il mare: il lastricato ben presto iniziò ad essere ricoperto di sabbia e, attraverso alcuni spiragli tra le case, Erik poté vedere la distesa azzurra e placida che circondava il Pecama.

La spiaggia non era molto frequentata: alcuni bambini giocavano nudi sulla spiaggia sorvegliati da giovani donne, che chiacchieravano riparate con teloni dalla sabbia bianca; indossavano vesti larghe e chiare, in cui la brezza marina poteva infilarsi, donando loro una sensazione di sollievo dalla calura di fine giugno. Nessun altro era presente.

- Ti sembra di vedere Iris, tra quelle? - chiese Ariel, con dolcezza. Aveva ben compreso cosa avesse spinto l’Inverno alla ricerca della sarta e non voleva essere di ulteriore affanno a quel cuore.

- Non mi sembra… - mormorò lui, affranto. Come aveva potuto illudersi che rintracciarla sarebbe stato tanto semplice? Era meglio dimenticarla e togliersi dalla mente ogni istante che aveva trascorso assieme a lei, dalla prima apparizione nel cortile dei Dal Mare, a quando erano rimasti entrambi nudi nella sua camera, alla sola luce della luna.

- Eccola lì, invece! - esclamò la principessa. - Vai, su, sbrigati, io ti aspetto qui!

Erik la guardò, perplesso: Ariel era allegra, risplendeva di pura gioia; e lui non aveva idea di cosa avrebbe dovuto fare.

Si volse di nuovo verso il gruppo di fanciulle che badavano agli infanti, ma tra loro non gli parve di vederla. Come poteva non riconoscerla? Eppure era certo che nessuna di quelle corrispondeva al profilo di Iris. Escluse quelle con i capelli di un colore diverso dal suo biondo cenere, le altre non sembravano condividerne neanche un lineamento: il volto affilato della sarta non compariva tra di loro.

Assorto nel contemplarle, non si accorse che lei lo aveva visto e che si stava avvicinando a lui e ad Ariel.

- Principe.

La sua voce lo scosse, e un brivido freddo lo attraversò. Erik si voltò appena, distinguendo il mento sottile, la bocca carnosa e gli occhi smeraldini della fanciulla.

- Se non vi dispiace, io vado a riva - salutò la principessa Dal Mare, con un sorriso.

L’Inverno sentì le proprie guance infiammarsi: era completamente disorientato, non sapeva come comportarsi, né cosa dire; la situazione era del tutto differente da quella con Susanna: gli era davvero dispiaciuto di aver illuso la locandiera, mentre la sarta lo affascinava molto di più. Quello sguardo lo avvinghiava e lui non riusciva a resistere.

- Iris… - sussurrò, nel timore che qualcuno potesse udirlo.

- C’è qualcosa che vi turba? - gli domandò lei, con una voce dolce, il cui suono ricordò a Erik quello di un melodioso strumento a corda.

- Voi mi turbate - rispose lui, senza pensare. - Ieri non ho fatto altro che pensare a voi.

- Non avreste dovuto - lo rimproverò Iris, con un sorriso che le decorò il volto. - Non può esserci futuro tra noi: una notte si può scorrere insieme, ma già che mi abbiate cercato non è un’azione sensata.

- Cerco sempre di fare la cosa giusta - ribatté Erik, divenuto improvvisamente padrone di sé nell’udire il ragionamento della sarta. Non poteva permettersi di avere torto. - E trovarvi è la cosa giusta.

- E ora, cosa vorreste fare? - lo incalzò lei, con un soffio.

- Non lo so - ammise lui, scrollando le spalle. Rivolse lo sguardo al mare, distogliendolo dagli occhi incantevoli della fanciulla. - Sarebbe una bugia dire che amarvi sia facile, perché so che gli ostacoli tra me e voi sono molti…

- Non parlatemi come se fossi una nobile - lo rimbeccò di nuovo lei. - Non so chi siano i miei genitori, potrei anche essere nata da una violenza, per quanto ne so. E avermi al vostro fianco non potrà giovarvi in alcun modo.

- Invece vi garantisco di sì - si oppose di nuovo Erik. Stava già pensando a come poter trovare un modo per far proporre ai suoi genitori di sposare una popolana. Sapeva che non sarebbe stato facile, ma ne sarebbe valsa la pena: Iris aveva qualcosa di eccezionale, sebbene gli era difficile definire cosa fosse di preciso.

- Altezza, si è trattato di una sola notte - disse la fanciulla, chinando il capo. - Neanche se mi chiedereste di sposarmi, potrei accettare. So di vostra sorella e non credo che per voi la situazione sarebbe differente.

- Se riesco a ottenere il permesso di potervi domandare la mano… - iniziò l’Inverno. - Accettereste?

Iris sospirò, volgendosi a guardare il mare. Lo sciabordio melodico delle onde giungeva sin lì, e poneva ansia nel suo petto affannato. Persino Erik decise di voltarsi verso la distesa, e vide Ariel che camminava sul bagnasciuga, sandali in mano e piedi scalzi. Se non avesse saputo che si trattava della più giovane dei Dal Mare, non avrebbe mai immaginato che lei fosse una principessa.

- Sì, accetterei - sussurrò lei. - Sento qualcosa di forte per voi. Forse vi amo, ma se vi amo devo essere disposta ad accettare che per sposarvi potrei aspettare anni. Dunque, sì.

Lui si illuminò, le labbra sottili si piegarono in un sorriso. Era un’azione avventata, lo sapeva: tuttavia non era riuscito a resistere a quel desiderio.

- Mio padre è nel Pecama - le disse. - Questa sera partirò per incontrarlo e inizierò a capire come potergliene parlare. Spero di non impiegarci anni.

Trattenne una risata per quell’ultima affermazione. Afferrò istintivamente la destra di Iris, morbida, fresca nonostante il caldo, e la avvicinò alle sue labbra, per un dolce bacio.

- C’è un posto tranquillo, verso sud, in cui fanno un’ottima spigola - cambiò discorso lei. - Voi e la principessa vorreste venire o dovete tornare al palazzo?

- Veniamo volentieri - le sorrise Erik. - Ad Ariel farà certamente piacere.

Attesero sotto l’ombra di un faggio che la principessa finisse la sua passeggiata con l’acqua del mare alle caviglie. La brezza soffiava leggera, solleticando il collo scoperto della sarta, promessa sposa del nobile più ambito di Selenia.

   
 
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