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Autore: Tenue    03/07/2019    2 recensioni
[Taekook] [AU]
Taehyung si ritrova in cura in una clinica psichiatrica a causa della sua eccessiva empatia, che lo porta ad immedesimarsi fin troppo in ogni persona gli stia accanto, specie nei momenti peggiori. Proprio per questa sua caratteristica che non riesce a controllare, cerca di stare il più solo possibile e soprattutto chiede esplicitamente di non avere compagni di stanza. Tuttavia un giorno si ritrova in camera un ragazzo che non riesce a parlare a causa di qualcosa che lo blocca e i medici vogliono che sia proprio Taehyung, vista la sua bravura nel comprendere le persone, ad aiutarli a capire cosa c'è che non va.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Un po' tutti
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La sala mensa era immersa nella penombra. Solo da un lato della stanza, in fondo, il pavimento e i tavoli venivano debolmente illuminati laddove le vetrate filtravano la luce polverosa dei lampioni accesi, quelli del cortiletto interno. Jungkook si avvicinò piano ad esse, passando tra i tavoli e le sedie di legno completamente in ordine; si permise di tornare a respirare normalmente solo nell’attimo in cui uscì dall’ombra della sala e arrivò sotto la luce, poggiò delicatamente una mano sul vetro e guardò giù. Il cortile era coperto dalla neve e gli alberi erano tutti spogli, un’immagine eccessivamente uguale ad una che era già presente nella sua memoria. Nella città dove abitava prima di essere ricoverato non nevicava spesso, quando succedeva era un evento praticamente eccezionale. L’ultima volta era stata a dicembre dell’anno passato.
Un rumore dietro di lui lo fece sobbalzare, si girò di scatto ma alle sue spalle c’era solo la mensa immersa nel buio. Il rumore tornò pochi istanti dopo, come se qualcuno stesse trascinando un mobile particolarmente pesante in qualche stanza lontana.
Si appiattì contro al vetro nella finestra tenendo gli occhi fissi nel buio dove aveva sentito il rumore. Rimase fermo, in ascolto, schiacciandosi il più possibile contro la superficie dietro di sé e controllando, con occhi tanto aperti da fargli male, che nulla attorno a sé si muovesse.
In quell’istante, sentì chiaramente un respiro gelido dietro al collo.
Scattò in avanti senza essersene neanche accorto e cominciò a correre in avanti venendo ingoiato dal buio, il più lontano possibile da ciò che aveva sentito, districandosi tra le sedie che improvvisamente sembravano essersi accatastate le une accanto alle altre. Si ritrovò contro ad un portone antipanico che spinse con forza, ritrovandosi in un corridoio illuminato dai neon. Riprese a correre sentendo un rumore assordante dietro di sé o dentro alla sua stessa testa, non riusciva a dirlo. Continuò ad avanzare tra i corridoi col solo scopo da mettere abbastanza distanza con la mensa; era troppo terrorizzato per controllare che ci fosse effettivamente qualcosa dietro di lui, ma la morsa ferrea che sentiva al petto non gli lasciava scelta che non fosse quella di correre; fino a che non sentì la testa girare, il pavimento avanti a lui deformarsi e non vide a terra strane strisce rosee apparire a terra e correre lungo tutto il corridoio.
Si paralizzò sul posto, osservando quelle strane venature pulsanti che apparivano e scomparivano dal pavimento e dai muri.
Alzò lo sguardo ma avanti a lui il corridoio era sparito e lui si ritrovò in uno dei bagni della sua scuola, da solo e nel più completo silenzio. Jungkook smise di respirare per alcuni secondi. Era la sua scuola.
Anche quella di prima, era la mensa della sua scuola.
Improvvisamente anche il respiro che aveva sentito sul collo aveva assunto un significato diverso. La sensazione che gli dava quel pensiero era di qualcosa di già vissuto. Alzò una mano e la portò sul retro del suo collo, strofinando con forza quella porzione di pelle che, in qualche modo, il respiro freddo di prima aveva reso umida.
Alzò lo sguardo, e dalle piastrelle gialle del bagno capì che doveva essere quello del terzo piano, e per qualche strano motivo quel bagno in particolare gli trasmetteva un certo senso di inquietudine. Guardò verso la finestra, ma fuori c’era solo il buio della notte. Tornò a guardare di fronte a sé ed era comparsa una persona.
Jungkook fissò totalmente paralizzato quello che ricordava essere un suo vecchio compagno di classe. Gli venne da piangere, non appena capì chi fosse; lui sembrava inespressivo, ma allo stesso tempo aveva una strana aria di rassegnazione.
Si portò l’indice alle labbra e gli intimò di tacere.
 
Quando Jungkook si svegliò di soprassalto su uno dei divanetti della sala comune, Tae quasi si sobbalzò e indietreggiò un po’.
-Ti sei svegliato finalmente, ancora qualche minuto e ti avrei portato di peso in camera.-
Jungkook aveva ancora il respiro un po’ affannato; si guardò intorno ma non riuscì a trovare il suo quaderno.
-Stai bene?-
Tae lo guardava preoccupato ma Jungkook lo ignorò. Poi fece un gesto strano con la mano destra, un segno involontario che faceva senza rendersene conto di tanto in tanto e Tae cominciava a pensare che lo facesse quando si sentiva in grado di superare qualcosa da solo e non voleva il suo aiuto.
Tae allora pazientò un po’ senza dire nulla, mentre Jungkook si alzava e scostava il copri divano in cerca del quaderno.
-Non è che lo hai lasciato in camera?-
Sentì Jungkook sospirare e abbandonare le braccia lungo i fianchi.
Alzò poi il braccio sinistro e lo controllò attentamente, porgendolo poi a Tae e indicandogli con la mano opposta la scritta sbiadita “non lo so”.
-Okay.-  Rispose Tae, abbassando lo guardo. Cominciava a sentirsi inquieto, era quasi certo che Jungkook avesse sognato qualcosa di davvero brutto, ma sapeva che se glie lo avrebbe chiesto lui avrebbe probabilmente reagito male.
Sospirò, guardando l’orologio della saletta. Erano le otto e mezza di sera, ed era giovedì; mancava un ‘ora e mezza al momento in cui sarebbero dovuti rientrare nelle camere ma sapeva anche che quel giorno a quell’ora di sera nessuno sarebbe venuto nella saletta dato che quasi tutti si ritrovavano il giovedì sera in biblioteca per giocare a carte con l’infermiere Hoseok e l’infermiere Seokjin.
-Vuoi guardare un film?-
Jungkook si girò a guardarlo, ma sembrava parecchio indeciso.
-Nulla di spaventoso, te lo prometto- sorrise Tae –Anche perché non li reggo… E niente di troppo sentimentale… o triste.-
A quelle parole Jungkook tornò a sedersi accanto a lui e Tae cominciò ad elencare i titoli dei film che riusciva a leggere dal mobiletto accanto al televisore. L’altro lo fermò circa a metà e Tae lo guardò sconcertato –Titanic? Sul serio?.-
Jungkook annuì.
-Tu mi vuoi morto- sospirò.
Jungkook sembrava voler dire qualcosa, ma prima che Tae potesse capire i suoi gesti, lui sì alzò e girovagò un po’ per la saletta, trovando poco dopo il portapenne su uno dei tavoli più lontani. Tornò a sedersi accanto a Tae che intanto aveva preso il dvd e lo fissava con aria preoccupata. Sentì un colpetto sulla spalla e Jungkook gli mostrava le scritta sul braccio “Guardiamo solo la prima metà, appena vedono l’iceberg spegniamo”. Tae scoppiò a ridere –Kookie, sei adorabile!- Disse, mentre l’altro lo spintonò imbarazzato.
-Allora va bene, se ti piace tanto lo guardiamo. Ma sia chiaro, se inizio a piangere, chiudiamo eh.-
Jungkook alzò gli occhi al cielo e si sistemò meglio sul divano.  Tae andò ad inserire il dvd e poi si rimise accanto all’altro che afferrò una coperta e glie la lanciò distrattamente sulle gambe.
 
 
Quel giorno la mensa era piena solo per metà. Ai ragazzi più stabili e in via di guarigione era concesso di uscire in  città ogni due venerdì e in molti si erano impegnati il più possibile per compiacere gli infermieri in tutti i modi. Jungkook sapeva di essere considerato abbastanza stabile, ma il dottor Park gli aveva detto che non avendo fatto nemmeno il minimo progresso da quando era arrivato lì il suo essere considerato tranquillo non bastava a permettergli di uscire con gli altri. Non che gli interessasse più di tanto comunque, Tae gli aveva detto che uscire in città non gli interessava e quindi sarebbe stato da solo. Ma in ogni caso, per il dottor Park fare progressi significava che lui avrebbe dovuto spiccicare almeno mezza parola, e lui non ne aveva la minima intenzione.
Si appoggiò al davanzale della finestra in fondo alla mensa, e guardando fuori, oltre alle inferiate, vedeva il cortile interno più piccolo, quello che collegava il padiglione centrale con gli alloggi dei medici e delle infermiere. Il giardino era ricoperto di arbusti e aiuole piene di fiori, a differenza del cortile più grande che aveva solo alberi; a Jungkook sarebbe piaciuto molto andare a fare un giro lì, di sicuro gli interessava di più che non fare un giro in centro città. Tae gli aveva detto di non uscire così tanto da quella clinica da non ricordarsi effettivamente come fosse fatte le strade e le case del centro, ma girare per il cortile gli aveva detto essere molto bello.
Jungkook era preso dai suoi pensieri, ma si accorse poco dopo che qualcuno lo stava fissando. Alzò di poco la testa, era solo in quel tavolo e tutti gli altri si erano seduti per lo più al centro della sala. Tae non c’era, era andato in biblioteca a ripassare alcune cose di letteratura, dato che il lunedì avrebbero cominciato a seguire le lezioni scolastiche ogni mattina.
Chi lo stava fissando, da alcuni tavoli di distanza era Yoongi. Jungkook non si scompose più di tanto nel vederlo lì, ma lo rendeva nervoso il fatto che quel ragazzo non staccasse gli occhi da lui un solo secondo, senza nemmeno preoccuparsi di venire scoperto. Jungkook abbassò lo sguardo sul suo pranzo che ancora doveva finire e si sforzò di ignorare il ragazzo e mangiare.
 
Yoongi allungò un braccio ad afferrare il bricchetto di succo di frutta sul tavolo senza interrompere il contatto visivo. Bevve distrattamente, mentre Namjoon, dall’altra parte del tavolo, si allungava verso di lui –Sei proprio un rompicoglioni.-
Yoongi sbuffò una risata ma Namjoojn continuò –Puoi lasciarlo in pace, per favore?-
-Sto solo ragionando.- Rispose Yoongi, scuotendo un po’ il bricchetto e costatando di avere già finito il succo. Sospirò, poggiandolo sul vassoio accanto ai piatti già vuoti e si alzò dal tavolo.
-Yoongi.- lo chiamò Namjoon, prima che l’altro se ne andasse –Non dargli fastidio. Se Jungkook si innervosisce…-
-So come funziona col tuo amico.- Prese il vassoio e andò a riporlo assieme agli altri, mentre Namjoon si passava stancamente una mano sul viso.
Yoongi si diresse fuori dalla mensa e andò verso l’ala dei dormitori passando per l’atrio del padiglione. Prima di imboccare il corridoio però, incrociò Taehyung appena uscito dalla biblioteca con alcuni quaderni degli appunti che stava riponendo nella sua borsa.
-Hey, Yoongi-hyung! Lunedì sei anche tu al corso con noi?- Gli chiese venendo verso di lui.
Yoongi alzò le spalle –Se ne avrò voglia.-
Taehyung sorrise  -Il corso non è facoltativo. Ti chiedevo se seguivi lo stesso che facciamo io e Jungkook.-
-Io e te siamo dello stesso anno, no? E allora sì che il corso è lo stesso, comunque di scuola ne ho fatta già abbastanza, e di studiare di nuovo non ne ho proprio voglia.-
-Già…- sospirò Tae  -tu e Jungkook eravate nella stessa scuola, no?- chiese timidamente.
-Non ti darò altre informazione prima del pagamento, sai?- Rispose ghignando Yoongi –Prima i sonniferi.-
Tae sviò lo sguardo, rassegnato, ma prima che Yoongi si allontanasse gli mise tra le mani qualcosa. Tae guardò confuso ciò che gli aveva dato e si stupì quando capì che si trattava del quadernino di Jungkook.
-Ma questo è…-
-Lo può tenere, per quanto mi riguarda.-
-Yoongi tu… lo hai preso a Jungkook?-
-Cosa? No, no, l’ho trovato per terra.- rispose impassibile –E poi siete voi che lo avete preso a me all’inizio, giusto?-.
Tae si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie –S-Si…-
-Bene, allora io vado.-
-Aspetta…- lo fermò Tae, avendo ancora una domanda che non riusciva a togliersi e Yoongi si girò paziente verso di lui. Tae sollevò il quaderno –Tu non dicevi che dovevo stargli lontano? Da Jungkook dico… Credevo che lui non ti piacesse, e che tu fossi arrabbiato con me perché non ti ho dato ascolto…-
Yoongi sorrise, ma Tae percepì qualcosa di strano nella sua espressione –Ho cambiato idea, Jungkook è una brava persona, dovresti avvicinarti a lui… farlo aprire. Ne ha bisogno.- Rispose, per poi allontanarsi e lasciare Tae da solo.
 

Namjoon si sciacquò le mani, osservando la schiuma cadere dalle sue dita fino ad accatastarsi e scendere lentamente giù per lo scarico. Non era tranquillo all’idea che Yoongi si interessasse tanto al compagno di Tae; era da un po’ di tempo che quei pensieri lo tormentavano e non riusciva proprio a scacciare la preoccupazione. Non si era mai fidato granchè di Yoongi, ma Tae in un modo o nell’altro non gli era mai stato troppo vicino fino a quel momento. Con Jungkook però era diverso e Namjoon non riusciva proprio a capire se fosse una persona apposto o se fosse, anche in minima parte, potenzialmente pericolosa per Tae. L’unica cosa che sapeva era che se Yoongi avesse inquietato Jungkook, sarebbe stato Tae a risentirne e questo non voleva assolutamente che succedesse.
Sentì a porta dietro di sé aprirsi un paio di volte ma non fece caso alle persone che entravano e uscivano da bagno. Afferrò un paio di pezzi di carta per asciugarsi, ma improvvisamente notò Jungkook avvicinarsi al lavandino per lavarsi le mani.
-Ciao.- lo salutò Namjoon, dandosi dello stupido non appena si accorse che si aspettava automaticamente una risposta; Jungkook infatti, gli fece semplicemente cenno col capo. Il bagno si era svuotato completamente, c’erano solo loro due. Namjoon si allontanò due secondi per controllare il corridoio, poi tornò dentro e si avvicinò alla finestra. Aprì le ante in vetro e si sedette sul davanzale, poi sfilò dalla tasca dei pantaloni una sigaretta e un accendino.
-Vuoi?- chiese, prima di portarsi la sigaretta alle labbra, ma Jungkook scosse la testa.
Namjoon fece il primo tiro, per poi allungare il bracciò fuori dalla finestra, oltre alle sbarre in ferro, e lasciare che il fumo si disperdesse nell’aria. Erano al secondo piano, nella parte dell’edificio più distante dall’entrata e dunque dalla strada. Nel bagno si sentì l’aria fresca di fine settembre entrare, ma non sembrava dare fastidio a Jungkook, il quale era del tutto incurante dell’altro.
Namjoon invece osservava i movimenti delle sue mani, sovrappensiero. Osservò la mano destra di Jungkook toccare prima la valvola dell’acqua calda, poi quella dell’acqua fredda, infine, con entrambe le mani girarle contemporaneamente, facendo sì che il flusso dell’acqua diventasse tiepido e si sciacquò dal sapone facendo bene attenzione che non ne rimanesse nulla. Poi come prima, Jungkook rigirò entrambe le valvole contemporaneamente, richiudendo l’acqua, ma indugiò prima di togliere le mani.
Quando si accorse che Namjoon lo aveva osservato per tutto il tempo si bloccò; rimase immobile, leggermente ricurvo su sé stesso e con gli occhi quasi spalancati. Poi si spostò di scatto dal lavandino e uscì dal bagno senza asciugarsi le mani.
Namjoon portò di nuovo la sigaretta alle labbra, per poi girarsi verso la finestra e lasciare cadere la cenere giù. Sbuffò il fumo fuori e schiacciò la sigaretta sul davanzale, per poi lasciarla cadere.
 
Decisamente, non si fidava neanche di Jungkook.
  
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