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Autore: Federica_97    03/07/2019    2 recensioni
(STORIA COMPLETA)
Con la conclusione del progetto mew, le ragazze hanno continuato a lavorare nel locale che per mesi era stato la loro base segreta. 
Diplomate e con altre vite, hanno fatto un patto: continuare a lavorare lì e tenerlo aperto. 
Strawberry ha alle spalle una relazione con Ryan, non andata bene. Scelto Mark, per passare la vita con lui, parte per Londra... 
Ma la sua storia non è andata bene, tornata in Giappone con un segreto più grande di lei.
Cosa succederebbe se ragazzi si rivedessero dopo mesi dalla partenza di lei? 
''Si voltò a guardarla, senza espressione, senza saper che dire.
"E cosa vuoi? Cosa pensi che possa fare io?" 
Strawberry alzò gli occhi cioccolato per incrociare quelli ghiaccio di lui e non disse nulla.
"Vattene" fece per andare ma la ragazza lo trattene per il polso.
"Ryan io.."
"Cosa!? Torni qui e stravolgi tutto! E adesso cosa vuoi da me!?" 
"Non urlare..." 
"Vattene Strawberry!".
Si richiuse la porta alle spalle, lasciandola da sola nel corridoio del locale che ormai sentiva casa...
Da sola, esattamente come aveva fatto lui. Piangendo rese conto di non aver nessuno''
Curiosi? Leggete e fatemi sapere! 
Un bacio grandissimo a tuttei voi!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7- Nostalgie

 

 

In cucina regnava un silenzio imbarazzante, perfino Paddy non osava fiatare. Potevano benissimo sentire le saette che Shintaro lanciava con gli occhi a Mark; che dal canto suo rimaneva in silenzio ad osservare la scalinata dove pochi minuti prima la rossa era sparita.

“Bene!”, esclamò Sakura, nella speranza di interrompere i pensieri omicidi del marito, “hai fatto buon viaggio, Mark?”.

Lui annuì. “Grazie signora”.

“E' solo gentilezza, non ti gasare troppo”. Aveva mormorato Ryan, rimanendo a braccia conserte, poggiato alla parete.

“Di che di impicci tu?”, gli chiese poco gentile Mark.

Lui fece spallucce, non volendo iniziare una discussione inutile.

“Secondo me Strawberry in questo momento è così arrabbiata che non ti vorrà mai più vedere”. Aveva detto la piccola, trovandosi d'accordo anche con Lory, che annuì.

Mark sospirò. Forse era vero.

“Che cosa ti fa pensare che tu sia il benvenuto a casa mia, carino?”. Shintaro aveva parlato. “Hai lasciato mia figlia sola nel momento del bisogno e ti stai facendo rivedere dopo 7 mesi, con chissà quale pretesa”, si era alzato per guardarlo dritto negli occhi. “Se lei non ti vorrà più vedere, credimi che avrà tutto il mio appoggio”. E se ne andò. Rientrando in cucina per evitare di ucciderlo.

La madre della rossa cercava di essere il più possibile gentile, ma infondo anche lei era arrabbiata con il ragazzo.

Ryan invece si staccò dalla parete, muovendo qualche passo in direzione delle scale.

“Dove vai, caro?”. Fu la domanda di Sakura.

“Da lei”. Rispose solamente iniziando a salire le scale.

Mark lo osservò: “e perchè vai tu?”.

Il biondo si voltò con una lentezza che parve infinita, guardandolo con degli occhi che avrebbero freddato chiunque. “Perchè io, a differenza tua, non l'ho lasciata sola in questi mesi”. E sparì dietro il muro, senza altre spiegazione. Non sentiva di dovergli delle spiegazioni, non a lui. Non in quel momento.

 

Anche in camera della ragazza regnava il silenzio più assoluto. Il suono che la porta emise quando qualcuno bussò, la fece sobbalzare.

“Vattene via. Non ti voglio vedere”. Disse fredda.

Ryan aprì la porta, affacciandosi all'interno. “Okay, allora torno indietro”. Fece per chiudere.

Straw sorride e fermò la porta prima che la chiudesse del tutto. “Credevo fosse lui...”

Lui scosse la testa. “Sono solo io”.

Strawberry non disse nulla, sedendosi sul letto. Il biondo la imitò.

“Stai bene?”.

Lei scosse la testa. “Chi si crede di essere, non si fa sentire per mesi e poi piomba qui all'improvviso, aspettandosi chissà cosa da parte mia. Lo picchierei!”. Esclamò arrabbiata.

“In un certo senso vi somigliate”. Disse lui, riferendosi al fatto che anche lei era piombata all'improvviso nuovamente nella sua vita.

“No!... cioè forse. Ma io non pretendevo nulla da nessuno. Ero solo tornata”.

Lui annuì. “E' il padre di tuo figlio, Straw. Non puoi negargli di stare accanto a lui/lei”.

La rossa lo guardò, sapeva che aveva ragione. Lo sapeva perché aveva pensato mille volte all'evenienza di un suo ritorno.

Ma si era ormai abituata all'idea di essere da sola.

“Lui non c'è mai stato”. Disse soltanto.

Ryan la guardava ancora, mentre lei si torturava le mani.

“Che cosa faresti al mio posto?”, gli chiese.

Lui fece spallucce, volendole consigliare di cacciarlo via e di non farlo mai più entrare nella sua vita. Ma così facendo sarebbe stato solo egoista. E Ryan Shirogane non era egoista. Non quando si trattava di lei.

“Secondo me devi parlare con lui e dargli una possibilità. Possiamo sbagliare tutti. Persino io sbaglio”, abbozzò un sorriso. “Raramente, sia chiaro, ma sbaglio”.

“Ma sentitelo che modesto!”, ridacchiò dandogli una leggera spinta. Poi annuì, volendo accogliere il consiglio dell'amico più caro che avesse mai avuto.

Il biondo le lasciò una leggera carezza sui capelli, per poi alzarsi e tornare di sotto.

“Ehi tu, vuole parlare con te”. E senza dire niente uscì dalla porta d'ingresso.

Mark non se lo fece ripetere due volte, salendo le scale a due a due.

Kyle sospirò, alzandosi per seguire l'amico. Ma fu preceduto da Shintaro. Che chissà per quale motivo, stava raggiungendo Ryan in giardino.

“Ehi ragazzo”, si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla. “Non eri tenuto a farlo”.

Il biondo lo guardò quasi confuso.

“Andiamo, lo vedo come la guardi. Ma nonostante ciò metti il suo bene davanti al tuo”.

Ryan si strinse le spalle, forse per il freddo o forse semplicemente perchè aveva ragione l'uomo.

“Mi scuso”.

“Per cosa signore?”, lo guardò negli occhi.

“Per le fette di prosciutto che mia figlia ha sempre avuto davanti agli occhi”. Adesso Shintaro guardava le foglie mosse dalla lieve brezza serale. “Sì, insomma, tu sei sempre stato il mio preferito. No che non ti abbia voluto strangolare, ma mi piaci di più di quel sottospecie di carciofo”. Sospirò afflitto. “Forse si renderà conto di essersi fatta scappata un ragazzo d'oro solo quando effettivamente non ci sarai più per lei”. Gli diede una pacca sulla spalla e rientrò dentro.

Ryan si scostò le ciocche bionde dagli occhi; dopo quello che era successo in quei mesi, dopo essersi lasciato alle spalle tutto ciò che aveva costruito senza di lei, e dopo essersi reso conto che a rimetterci era sempre e solo lui, era impensabile che un giorno lui non ci sarebbe più stato per la sua gattina.

 

 

* * *

 

 

Tra meno di due settimane il mese di sarebbe concluso e più passavano i giorni e più cresceva il timore della rossa.

Aveva paura di tutto, del dolore, del parto, del dopo parto ecc. ma il suo timore più grande era il bambino.

Ryan continuava a rassicurarla, ma lei continuava a pensare che sarebbe nato con almeno un orecchio da gatto, o con una mini coda da micio nero.

“Poverino, l'unica sorte che toccherà a questo bambino è il non avere cervello”. L'aveva presa in giro Mina.

“Ma come sei acida!”.

“E' la verità, cara Strawberry. Sei pazza”. E aveva continuato a sorseggiare il suo thè.

Tra meno di due giorno sarebbe stato il compleanno di Strawberry.

Tra lei a Mark le cose non andavano ancora bene, ma piano piano il moro stava riconquistando la sua fiducia.

Aveva iniziato con il comprare alcune cosette per il bambino che da lì a poco sarebbe arrivato. Ma poi, si era reso conto che quella tecnica non funzionava. E allora aveva iniziato a passare semplicemente del tempo con lei. Facendosi raccontare tutto ciò che si era perso in quei mesi.

Le ecografie, le sue paure, la strigliata presa dal padre ecc ecc...

Stavano ricostruendo il rapporto a poco a poco.

“Strawberry, ma Mark dove lo hai lasciato??”. Aveva chiesto Paddy, curiosa del perchè quella mattina la sua amica fosse al caffè da sola.

“E' dovuto partire per dare un esame importante. Tornerà tra qualche giorno”. Aveva risposto lei, mangiando una fetta di torta al lampone.

“Ah...” la bionda la guardò. “Sicura che torna??”.

Lory scosse la testa alzando gli occhi al cielo. “Certo che torna. Fatti gli affari tuoi, impicciona!”. La richiamò.

La rossa sorrise, dicendole di lasciarla stare. La conoscevano ormai, lei era così e basta.

“Dai, tutti a lavoro che tra un po' apro il locale!”, Kyle si era unito al gruppetto, con il suo solito sorriso gentile.

Ryan invece, se ne stava dall'altro lato della sala, con la sua solita espressione vuota, a braccia conserte, senza proferire parola con nessuno.

Da un paio di giorni, lui e Strawberry sembravano come evitarsi. La rossa lo salutava a malapena, abbassando lo sguardo imbarazzata ogni volta che si incrociavano.

Lui invece, non aveva chiesto spiegazioni. In un certo senso, secondo lui, era inutile voler andare infondo alla questione. Lei stava per uscire definitivamente dalla sua vita. Probabilmente, l'aveva sentire raccontare alla amiche, dopo la nascita del bimbo lei e Mark si sarebbero trasferiti. Il ragazzo aveva deciso di continuare gli studi.

“Tutto bene?”. Ad interrompere i suoi pensieri fu Mina, che passando accanto a lui si era resa conto che il biondo era imbambolato a fissare l'altro lato della sala.

Lui abbassò lo sguardo, annuendo soltanto.

La blu continuò a guardarlo.

“Che c'è, Mina?”, si spazientì lui.

“Niente. Solo che secondo me stai facendo una grandissima cavolata ad arrenderti così presto”.

“Arrendermi riguardo cosa, sentiamo”. Incrociò le braccia.

L'amica mosse qualche passo in direzione della cucina. “Solo perché tu lo sappia, lei non è così tanto convinta di ritornare con Mark”. E se ne andò lasciandolo lì da solo.

Il biondo dal suo canto non diede così tanto peso alle sue parole. Insomma, loro erano Strawberry e Mark. Sempre e solo Strawberry e Mark. Ovvio che lei fosse convinta a dargli una seconda chance. E oltretutto stavano per avere un figlio.

Se ne andò in laboratorio, dove neanche Kyle sapeva cosa stesse combinando. Fatto sta che lì rimase tutta la giornata.

 

 

 

* * *

 

 

La sera arrivò presto e Mark si era fatto sentire svariate volte, raccontando alla sua ragazza che l'esame era andato benissimo e che a breve, l'indomani forse, sarebbe tornato da lei.

Strawberry aveva silenziato il cellulare, dopo l'ennesimo saluto di Mark e si era sdraiata sul letto. Guardava il soffitto, ripensando al fatto che per l'intera giornata non aveva visto Ryan. Chissà cosa stava combinando. Forse faceva delle ricerche per assicurarsi che tutto andava bene il città. Nessun attacco, nessun alieno e niente di niente.

O semplicemente, pensò lei, se ne stava davanti al computer a guardare serie TV. Perchè sì, Ryan Shirogane amava le serie TV.

Ti facevo più un tipo da film storici e documentari”, le aveva detto lei, quasi prendendolo in giro.

Guarda che, anche se sono un genio, non vuol dire che io non sappia divertirmi. E comunque questa serie e molto bella”.

Lei lesse il titolo e scoppiò a ridere: “Once upon a time? Dai Ryan, è ridicolo!”.

Il biondo si fece coinvolgere dalla sua risata, ma senza scomporsi più di tanto.

Guarda una sola puntata con me, e poi se non ti piace giuro che guardiamo quello che vuoi tu per un mese intero”.

Lei accettò immediatamente, convinta che quella fosse la serie TV più ridicola che esistesse. Ma a malincuore, dovette ammettere che, nonostante fosse estremamente infantile alcune volte, era veramente bellissima.

E così iniziarono a guardarla insieme, tutta la notte. Fino a che sfiniti, non si addormentarono su quel divano scomodo del seminterrato del locale.

Lei sorrise ancora e, quasi malinconica, le venne voglia di guardarla ancora.

Un miagolino però la fece sobbalzare. Si sporse dal letto verso terra e vide un micio tutto grigio dagli occhi azzurro cielo leccarsi una zampina.

“ART!”, esclamò balzando in ginocchio sul letto.

In meno di un istante una luce bianca quasi la accecò.

“Scusa, non volevo suonare e rischiare di svegliare qualcuno. Ho visto la luce accesa e...” lasciò la frase in sospesa facendo spallucce.

“Che ci fai qui??”. Chiese lei. “E' successo qualcosa?”.

Lui scosse la testa. “Nulla, volevo solo salutarti”.

Straw lo osservò interrogativa. “Salutarmi per...? Mi volevi dare la buonanotte? Potevi mandarmi un messag...”

Il biondo la interruppe, “vuoi stare zitta trenta secondi?”. Sbuffò. Non sarebbe mai cambiata. Nemmeno tra vent'anni. “Salutarti perché domani parto, Straw”.

Lei spalancò gli occhi, non nascondendo il suo stupore. “E dove vai?” riuscì a mormorare.

Il ragazzo prese posto accanto a lei. “Torno in America per un po'. Ho delle cose di cui devo occuparmi, ho rimandato fin troppo tempo”.

“Ah...” fece lei, abbassando lo sguardo.

In quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto era tornare indietro a mesi prima. A quando loro due stavano bene.

“Ehi”, le sollevò il viso. “Tornerò, non è un addio. Kyle rimane qui, e io non lo lascio da solo”.

Lei annuì e basta, incapace di proferire parole di senso compiuto.

“Tieni”. Le porse un piccolo pacchettino che fino a quel momento non aveva assolutamente notato. “Consideralo il mio regalo di compleanno anticipato”.

Lei lo prese, titubante. “Cos'è?”

“Aprilo ragazzina”, fece lui gentile.

La rossa scartò la piccola scatola e quando vide il contenuto le si allargò un sorriso enorme sul viso.

“Mash!”.

Ryan sorrise. “Ho passato l'intera giornata per riattivarlo. Era malconcio”.

“Ecco cosa stavi facendo. Grazie è il regalo più bello che potessi farmi”. Lo abbracciò d'istinto e lui non le negò il contatto stringendola a sé come non aveva fatto per mesi.

Ciao Strawberry, ciao Strawberry!”.

Anche il piccolo robottino sembrava felice di vederla.

Ma in quel momento l'unica cosa che realmente le importava era quell'abbraccio che tanto desiderava da tempo.

Ryan lo sciolse lentamente. “Devo andare adesso. Il mio aereo parte domani all'alba”. Si alzò.

“Torni davvero?”. Lo imitò.

Sapeva che non aveva nessun diritto a chiedergli una cosa del genere.

Lui annuì. “Te l'ho detto: Kyle è qui, non posso lasciarlo da solo per molto tempo”. Le lasciò un dolce bacio sul capo. “Nel frattempo ti lascio in ottime mani”. Indicò il robottino che le si era attaccato sul cellulare, come anni prima.

Senza dire nient'altro il biondo si avviò alla finestra e stavolta balzò giù senza l'aiuto di Art.

Si allontanò, sentendo gli occhi della ragazza che amava puntati addosso.

Era la scelta migliore. Allontanarsi da lei per un po' di tempo gli avrebbe fatto bene.

In cuor suo sperava, di farsene una ragione una volta per tutte.

 

 

 

Tah dah! Rieccomi! Sono imperdonabile. Sono qui dopo un sacco di mesi lo so! Perdonatemi.

Ho visto “i cesaroni” ed effettivamente la mia storia è similissima. Era indecisa se continuare oppure no. Ma poi ho deciso di sì. Mi piace e molte di voi mi hanno sostenuta e quindi ho deciso di continuare!

Quindi! Che ne pensate?

Vi avviso che non ci sarebbe tantissimi altri capitoli. La mia idea era di farsi 9, come i mesi di gestazione!

Non so se però ne uscirà uno in più. In ogni caso grazie a tutti quelli che mi seguono e perdonatemi se non ho risposto a tutte, ma leggo tutto e ne sono davvero felice!

Adesso vado perchè al solito sennò parlo mille ore.

Grazie mille ancora!

P.S. Io ho adorato ''ONCE UPON A TIME'' voi la conoscete??

  
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