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Autore: nocciolinanna    26/07/2009    1 recensioni
Cosa c'è prima della nostra esistenza? siamo appagati, tristi, felici o semplicemente coscenti di essere qualcosa? Si vive nell'attesa di esistere? Sappiamo cosa accadrà oppure il tutto avverrà e basta? io ho provato a dare e illustrare una rsposta originale, alla fine non si è certi di niente no!
Genere: Drammatico, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo strano mistero della vita


Mi trovai da sola in questo mondo , ogni volta che volgevo lo sguardo mi ritrovavo dinnanzi a distese di campi d'orati che si stendevano verso l'orizzonte con piccole luci bianche che nascevano dal terreno per dirigersi verso il cielo, ma  oltre a me non c'era alcuna presenza viva, non potevo nemmeno piangere perchè nessuno mi avrebbe udito.
Trovai infine alcuni pezzi di rottami e rimasugli di un qualcosa un tempo esistiti, con essi mi costruii una casa e alcuni strumenti per poter coltivare e decisi così di continuare la mia strada. Un giorno la solitudine si fece sentire più forte e in preda alla tristezza decisi di costruirmi un amico con i rottami rimasti, era veramente carino l'essere che ne venne fuori:
aveva la testa composta da un semicerchio con due faretti che gli componevano gli occhi, il busto cilindrico con quattro rotelle al posto delle gambe e le braccia lunghe terminavano con mani dotate del pollice opponibile, era carino ma non vivo.
Lo guardai ancora più triste di prima finchè ad un certo punto la creazione si illuminò e si svegliò dal sonno dell'oblio, i due fari si accesero di luce propria, affascinata gli chiesi se mi capiva e lui mi rispose con un cenno della testa, gli chiesi il suo nome ma non mi rispose, gli chiesi se venisse da qualche altro mondo e accennò un si.
Il robottino non poteva parlarmi, ma poteva farsi capire, ero felice e per la prima volta compresi che le lacrime potevano anche essere di gioia.
Da quel giorno vissi con il mio robottino, gli posi molte domande e seppi così che esistevano posti molti diversi lontani da quel luogo di solitudine e fu così che mi vennero i primi dubbi, se il mondo non finiva li e ce ne fossero altri c'era la possibilità di raggiungerli, io che ho strappato il mio robottino da un mondo forse migliore avrei voluto riportarlo indietro e ricambiarlo dell'amore incondizionato che mi aveva offerto. Ho costruito un sali e scendi con altri rottami per rompere la monotonia dei nostri giorni senza fine e lui mi seguiva aiutandomi dove poteva arrivare con il suo buffissimo ma tenerissimo corpo,in poche parole in quel luogo di solitudine ci consolavamo a vicenda.
Quando non potei più restare in quel luogo desiderosa di conoscerne di nuovi e decisa riportare indietro il robottino iniziai a ideare qualche mezzo, però non sapevo cosa creare, non sono mai andata lontano, come si fa ad andare al di là? con lacrime calde che rigavano il volto guardai il robottino, non sapevo come fare. Il robottino consapevole della mia tristezza mi asciugo le lacrime con la sua mano di ferro poi  dopo avermi dato un buffetto sul naso inizio a disegnare con le dita sul terreno ambrato, disegno una sorta di contenitore che sparava gas e fuoco nella parte posteriore, non l'avevo mai vista una cosa del genere ma sapevo che si chiamava "razzo".
Mi misi subito al lavoro e dopo giorni quando stava per terminare il mezzo, il mio robottino iniziò a dare segni di mal funzionamento come se la batteria si scaricasse e io non avevo alcuna spina per ricaricarlo, poi finalmente capii che nei brevi momentii in cui si spegneva lui entrava nel suo mondo, la sua mente era in bilico tra le sue due vite.Fu così che piansi di nuovo, lui poteva andarsene in qualsiasi istante e lasciarmi da sola.
Il robottino notò la tristezza della ragazza e provò un forte desiderio di parlarle che alla fine da chissà quale ferro dentro il suo corpo ne scaturi la sua voce, lei lo guardò allibita e lui  rise , non so come lei  avesse capito che il robottino rideva visto che lui non aveva bocca , ma alla fine ha alcuna importanza?
Dopo aver realizzato quella novità lui iniziò a parlarmi, la sua voce era adulta e roca come quella degli uomini anche se non so chi loro siano effettivamente, mi disse che non mi avrebbe abbandonato per nessun motivo e che sarebbe rimasto sempre con me, e io da bambina quale sono lo abbracciai con tutto l'affetto che potevo offrirgli.
Il giorno dopo partimmo e abbandonammo si quel luogo di solitudine, ma abbandonammo anche quel luogo dove le teneri luci scaturivano dal terreno, abbandonammo il luogo per il quale tutto ha inizio.
Alla fine compresi tutto , il robotino che con me  stava dentro quest'affare stava perdendo consistenza  si girò a guardarmi con una faccia preoccupata e io in risposta gli diedi un bacio sopra gli occhi e gli dissi " è ora che tu torni da dove sei venuto, non ti preoccupare ci vedremo presto anche se non ricorderai" mi tenne forte la mano ansioso e inconsapevole di cosa stava accadendo ma senza che lui potesse fare niente scomparve, il mio abitacolo si sbriciolò e io caddi  nel buio.

Quando dopo un pò  di tempo i miei occhi riscoprirono la luce io iniziai a vivere; la mia mamma non la conobbi in tempo  perchè lei come io avevo raggiunto questo mondo lei lo aveva lasciato, ma c'era sempre mio padre che con la sua voce roca e familiare mi guidava verso il mondo nuovo.

la piccola crebbe è dimenticò ogni cosa tranne una, le anime delle persone non erano altre che piccole luci di un mondo che un giorno decidevano di prendere vita...
  
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