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Autore: idrilcelebrindal    05/07/2019    1 recensioni
La Battaglia dei Cinque Eserciti è terminata, ed è stata una strage; ed anche se nessuno dei Durin ha trovato la morte sul campo, i Nani sono privi di guida. Thorin, menomato dalle ferite, in preda a spaventosi rimorsi e sensi di colpa, straziato dall'ansia per la sorte dei suoi ragazzi, medita di rinunciare al Trono per cui ha tanto combattuto.
Kili, privato di suo fratello disperso in battaglia, profondamente deluso dallo zio, si aggrappa disperatamente alla vita; in questa lotta, ha come solo conforto la presenza della sua dolce Liatris, e la convinzione che Fili non è morto, e prima o poi tornerà.
E intanto, molto più ad ovest, gli Orchi in fuga trascinano con loro alcuni prigionieri: uno, con un'astuta messinscena, prepara una rocambolesca fuga, senza sapere quali ostacoli incontrerà e se l'impresa non gli costerà la vita; un altro, alla disperata ricerca del suo passato, scoprirà che l'amicizia può fiorire anche in luoghi e momenti del tutto inaspettati. Non sa che questa amicizia lo trascinerà su una via oscura e piena di pericoli, ma anche di sorprese, ed alla fine potrebbe anche ritrovare se stesso ed il suo destino.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bilbo, Fili, Kili, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il Nano si addossò alla parete, stringendo in pugno la spada ed il coltello. Si rese conto di essere in preda ad un’agitazione frenetica e si costrinse a calmarsi.

Tranquillo. Respira! 
Non aveva un ricordo chiaro di come avesse percorso la discesa, superando la frana a monte e scendendo lungo il suo fianco opposto, rischiando mille volte di mettere un piede in fallo, finchè aveva raggiunto il torrente che sbucava dalla pozza nascosta. Solo la sua conoscenza innata della pietra lo aveva portato a valle incolume, ed ancora il suo istinto di  guerriero gli stava urlando che doveva fermarsi. Se lì dentro ci sono i Goblin potresti cadere in una trappola, e così non salverai nemmeno Gwennis.

Da quando aveva visto i mostricciattoli dirigersi verso la caverna nascosta, il suo unico pensiero era stato che doveva arrivare in tempo. Aveva immediatamente scartato l’idea di percorrere la via progettata per la sua fuga con Lirien, e cioè scendere dall’alto attraverso l’apertura nascosta: in quel caso l’idea era quella di nascondersi alla vista, stare al coperto ed attendere che il campo fosse libero per fuggire dall’ingresso dietro la cascata, quindi anche se la caduta li avesse storditi, o leggermente feriti, come era accaduto a  lui stesso la prima volta, non sarebbe stato un problema.
Precipitare stordito o ferito in mezzo a due Goblin armati, se si fossero trovati nella caverna, non era decisamente una buona idea; quindi restava solo l’ingresso principale.

Avanzò lentamente, ma tendere l’orecchio in cerca di qualche segno di presenza era del tutto inutile:  il rumore dell’acqua che precipitava dalla cascata copriva qualsiasi cosa. Fece ancora qualche passo e gettò una rapida occhiata verso l’anfratto in cui si trovava la pozza.
Nessun segno di vita.
Il sentiero era libero, quindi avanzò a passo più rapido, ma quando fu circa a metà strada dalla cascata si fermò di colpo.
Sotto di lui giaceva il corpo di un Goblin. La sporgenza lo aveva nascosto, ma ora il Nano poteva vederlo bene: chiaramente morto, gli occhi spalancati in un’espressione di assoluto stupore, era immerso nell’acqua fino alla vita, solo la parte inferiore del corpo si trovava sulla riva rocciosa. Nessun segno visibile di ferite.
Cosa diavolo è successo qui? Avanzò sul sentiero con cautela ancora maggiore, finchè, a pochi passi dall’imboccatura nascosta, proprio davanti a lui, vide alcune gocce rosse.
Sangue. Sangue rosso.

Quelle poche gocce mandarono in frantumi la sua compostezza: fece di corsa gli ultimi passi, entrò nella caverna e si guardò intorno, sbattendo le palpebre per eliminare velocemente la temporanea cecità dovuta al passaggio dal pieno sole alla penombra.
Nessun movimento. Poco alla sua destra, però, in una zona d’ombra, scorse una massa scura ed immobile, ed il sangue gli si gelò nelle vene. Ci mise qualche istante per rendersi conto che non poteva trattarsi di un solo corpo.
“Gwennis...?” chiamò, a bassa voce.
Silenzio. Si avvicinò cautamente e potè finalmente avere un’idea chiara di quello che si trovava  davanti a lui.

Sopra il mucchio c’era il corpo di un Goblin, a faccia in giù, chiaramente morto anche questo, ma per una causa molto evidente. L’impugnatura di un coltello dall’aspetto familiare gli sporgeva dalla parte bassa della schiena.
 

“Il m-m-mio m-maestro diceva c-che lì n-n…non ci s-sono o-o-osta.. ostacoli…”

Gwennis aveva colpito ancora. Ma lei, dov’era?

Strattonò il cadavere del Goblin e lo gettò da parte; sotto, il corpo del fedele Billy giaceva in un lago di sangue. Con il cuore in gola spinse da parte anche quello, ma sotto non vi era nulla.
“Gwennis!” urlò. Ormai non aveva senso cercare di essere furtivi. “Dove sei?”
“M.. Mastro N.. nano, sei tu…?”

La voce flebile sembrava venire da qualche parte sotto la volta della caverna. Il Nano lasciò andare un respiro che non sapeva di aver trattenuto e di colpo tutta l’adrenalina lasciò il suo corpo. Si accasciò a sedere, privo di forze.
“Dove sei, Gwennis? E’ tutto finito.”
“Quassù..”
Su? Su dove?
Alzò gli occhi e, a svariati metri sopra di lui, dalla sporgenza dove era caduto la prima volta, faceva capolino una testa rossa e arruffata.
“Gwennis! Mahal, cosa ci fai lì sopra?”
“… scappata.”
“Fammi capire. Hai ucciso tu il Goblin, vero?”
La voce si fece indignata.
“Certo! Ha massacrato il povero Billy!”
“Quindi tu l’hai ucciso e poi  sei scappata là sopra?”
“Certo! Lo sai che mi fanno paura!”
Il Nano si alzò brontolando a mezza voce.
“Certo. Quando sono morti sono pericolosissimi, quindi prima lo uccidi e poi scappi. Logico.”
Alzò il viso verso la sporgenza.
“D’accordo, Gwennis. Adesso è tutto finito, ci sono io, puoi scendere.” 
“Neanche per sogno, finchè quella roba  è lì! E anche…” la voce di spezzò, “anche il povero Billy. Ti prego, ti prego, non posso vederlo così, portalo via, ti prego…!”
La Nana era chiaramente isterica.
“D’accordo, d’accordo!” la rassicurò il Nano. “Farò sparire tutto. Anche quello là fuori, non mi sembra il caso di lasciarlo dov’è, sembra un invito a venire a curiosare. A proposito, com’è morto, quello?”
“Billy lo ha spinto giù dalla riva, deve aver battuto la testa, o qualcosa del genere, poi l’altro mostro ha ferito Billy, ed io… Beh, lo sai.”
“Tutto chiaro, hai avuto una giornata impegnativa. Vado a far pulizia.”
“Ehm, Mastro Nano…”
“Sì?”
“Mi… mi recupereresti il coltello?”

Sbarazzarsi dei cadaveri fu molto più facile a dirsi che a farsi. Il Nano studiò con aria critica il mucchio davanti a lui: non aveva senso sporcarsi di schifezze orchesche i suoi unici abiti appena puliti, quindi recuperò  il recipiente  di cuoio che usavano per attingere acqua e sbattè una  secchiata d’acqua del laghetto sopra il tutto.
Afferrò il Goblin per i piedi e lo trascinò fino all’imboccatura della  forra, dove il letto si restringeva ed il torrente scorreva più impetuoso, e ve lo gettò. Con soddisfazione vide che veniva prontamente afferrato dalla corrente e trascinato via.
Si occupò quindi dell’altro mostricciattolo. Con un lungo ramo secco trascinato dal torrente, lo spinse lontano dalla riva e  lo osservò galleggiare pigramente sull’acqua della pozza.
Maledetto, causi problemi anche da morto! Mi sa che dovrò entrare in acqua e spingerlo via.
La prospettiva di bagnarsi almeno fino alla vita era tutt’altro che allettante; con un sospiro, il Nano si sedette per togliersi gli stivali, quando improvvisamente il cadavere fece una giravolta e imboccò con decisione la direzione della corrente.
“Grazie Mahal per i piccoli doni!” esclamò sollevato.
Infine si occupò di  Billy, e non fu facile.
La bestia mandava un odore terribile.  Ma  i cadaveri dovrebbero iniziare a puzzare dopo un po’, giusto? In più, Gwennis decise di fare la sua parte.
“Trattalo bene, Mastro Nano; quello non è un Goblin puzzolente!”
“Sì, sì…” sbuffò mentre sudava trascinando quel peso. Sulla puzza avrei qualcosa da dire.
Lentamente, a fatica, passo dopo passo, Billy prese la stessa strada del primo Goblin. Il Nano lo osservò intraprendere il suo ultimo viaggio verso il mare, con un pensiero grato a tutte le volte in cui il fedele pony li aveva aiutati.
Addio all’unico pony da fiuto della Terra di Mezzo!

Con qualche altra secchiata  d’acqua  tutte le tracce dell’accaduto vennero cancellate dalla grotta e dai sentieri esterni, ed infine il Nano tornò da Gwennis.
“Allora, è tutto finito. Non c’è più niente da vedere, puoi scendere.”
“Billy?”
“Billy è diretto al mare, e sta navigando verso le Terre Immortali. Speriamo che i Valar lo accolgano!”  se non hanno un naso troppo fino.
“Hai detto una preghiera?”
Mahal dammi la forza.
“Sì,” rispose con voce che faticava a restare seria, “l’ho raccomandato alla misericordia di Yavanna, spero che mi ascolti visto che sono un figlio di suo marito. Ora scendi.”
“Non  posso,” fu la risposta, data con una vocina tremante, “non so come fare.”

Il Nano rimase interdetto.
“Ma da dove sei salita?”
“Da lì, aggrappandomi alla parete, ma adesso non riesco a guardare in basso, mi vengono le vertigini, e non so dove mettere i piedi…”
Come ha fatto? Contemplò incredulo la parete verticale, dotata qua e là di alcune sporgenze e cavità. Doveva essere alta almeno venti metri. Diede voce alla domanda.
“Come diavolo hai fatto a salire fin lassù? Cosa sei, un gatto?”
“Non c’è bisogno di offendere, Mastro Nano,” la voce era risentita. “Non tutti sono grandi guerrieri coraggiosi come te, che possono criticare chi ha paura…”
“No, no, ferma! Non era affatto una critica!” ribattè l’altro. “Sono veramente molto ammirato. Non avevo idea che fossi così brava nelle arrampicate.”
La voce divenne sospettosa.
“Mi stai prendendo in giro?”
Il Nano scosse il capo. Cos’ è di buffo, inaspettato ed incredibile questa Nana?
“Niente affatto. Comunque se guardi alla tua destra, oltre il torrente, vedrai che l’acqua scorre su  una specie di scalinata. E’ più lunga della via che hai usato tu, ed è anche molto scivolosa, quindi stai attenta, ma arriverai alla riva del laghetto.”

Ci vollero  un sacco di tempo, di gridolini terrorizzati, di incoraggiamento e di maledizioni pronunciate a mezza bocca.
 
“Ti prego di non usare quel linguaggio oltraggioso, Mastro Nano! E’ vero che siamo in una foresta infestata di Goblin, ma noi Nani dovremmo mantenere uno standard minimo di educazione!” lo rimbrottò Gwennis in bilico su un sasso.
“Guarda dove metti i piedi invece di preoccuparti della mia educazione!”
“Come ti ho detto… ooooh!” La Nana ondeggiò pericolosamente, a braccia aperte, sull’orlo di un dislivello.
“Attenta!”

Come Mahal volle,  Gwennis arrivò sulla riva del laghetto, e finalmente potè darle una buona occhiata.
Era scarmigliata, gli abiti strappati dalla arrampicata precipitosa, bagnata, i capelli rossi folleggianti intorno alla testa;  le mani escoriate, sul viso le tracce delle lacrime ed un baffo di sangue su un guancia. Era adorabile.
Ed in quel momento, tutti i sentimenti che aveva respinto, ignorato e represso per mesi, seppelliti sotto l’ironia e le critiche, gli piombarono addosso; tutta la tenerezza, l’ammirazione, l’esasperazione, lo stupore per le sue uscite che lo coglievano quasi sempre di sorpresa… tutti quei sentimenti che era venuto a provare per lei, ed a cui rifiutava ancora di dare un nome, furono finalmente davanti ai suoi occhi e non potè più far finta che non esistessero.  E quando occhi azzurri incontrarono occhi grigi, ognuno di loro lesse in quelli dell’altro la medesima scoperta.
Per alcuni istanti rimasero a guardarsi storditi, come se ci avessero dato una mazzata sulla testa,  ebbe modo di pensare il Nano molto, molto, tempo dopo.

Fece un passo avanti e fu nello spazio personale di lei. Si accorse che le mani di Gwennis tremavano, finchè si mossero lentamente per salire ad accarezzare la barba bionda, ed a sua volta sfiorò con un dito la guancia di lei per asciugare una lacrima vagante. Non seppe mai che dei due avesse fatto l’ultimo passo, solo che, ad un tratto, si trovarono l’uno nelle braccia dell’altro, la mente completamente persa, le mani che vagavano su ogni spazio disponibile. La sua bocca trovò il collo di Gwennis, ne assaporò il gusto e ….

“NO!”
Il grido improvviso lo scosse, e contemporaneamente Gwennis lo respinse, allontanandosi di qualche passo. L’effetto fu quello di una secchiata di acqua gelata in piena faccia.
“Oh Mahal, scusami Gwennis, non so che mi sia preso…” farfugliò, rendendosi improvvisamente conto della scorrettezza del suo comportamento, mentre recuperava rapidamente la ragione.
Idiota, idiota, idiota!  Si sarebbe volentieri preso a calci da solo. Lo sapevi, lo sapevi che c’era qualcosa che non andava!
Mi sono comportato come un animale.
“Perdonami, ti prego, io non…”
“Scusami, non è che non voglio, ma io non vado bene, io.. sono sbagliata..”
La voce di Gwennis, che a sua volta farfugliava con il pianto nella voce, lo colse completamente di sorpresa. Si stava stringendo le braccia intorno al corpo, come per difendersi.
Che cosa?
“… ti deluderei, e ti arrabbieresti, e non voglio…”
“Gwennis…cosa stai…”
Le parole dell’uno e dell’altra si affastellavano, entrambi presi dalla necessità di esprimere i loro sentimenti… con il risultato che nessuno  dei due ascoltava l’altro, finchè il Nano raccolse la sua lucidità e interruppe la sua controparte.
“Gwennis!”
Il tono secco lasciò per un momento interdetta la Nana, e lui colse l’occasione per guardarla bene. Ed ebbe la conferma ai suoi sospetti, perché invece dell’indignazione che si aspettava, che il suo comportamento così contrario all’educazione ed alle abitudini dei Nani avrebbe dovuto suscitare, negli occhi di Gwennis vide solo un immenso dolore.
Pensò che gli avrebbe spezzato il cuore. Cosa deve aver mai passato?
Fece un passo avanti, le mani protese con i palmi rivolti verso l’alto per rendere il suo atteggiamento  meno aggressivo possibile.
“Gwennis…” mormorò con voce sommessa, “dammi le mani, vuoi?”
Lei lo guardò con aria dubbiosa, mentre una lacrima randagia scivolava sulla sua guancia.
“Si…?”
Il Nano prese delicatamente tra le sue le dita tremanti che vi  si erano appoggiate.
“Guardami. Su, coraggio… guardami… così. Brava.”
Rimasero qualche istante a guardarsi, mentre il respiro affannoso di Gwennis si regolarizzava.
“Va meglio?” chiese lui. La Nana annuì.
“Bene. Ora, prima di tutto scusami per il mio comportamento inqualificabile. Poi, spiegami, cosa stavi dicendo?”
L’aria dubbiosa, se possibile, si accentuò. Gwennis lo fissò, poi fu come se avesse preso una decisione, e sospirò.
“Io sono una Nana sbagliata, sono diversa, non so compiacere un Nano, e so che se noi… se tu…ecco,  resterai deluso, e ti arrabbierai, e sarà tutto finito , e non voglio perché sto così bene con te, questi mesi sono stati così piacevoli, anche se siamo sempre nei guai, e io…” il tono si alzava, e le parole si affastellavano, e la Nana era sempre più agitata.
“Gwennis!”
Lei ammutolì.
“Sai che stai dicendo un sacco di sciocchezze?”
“Ma lui diceva sempre…”
Il Nano cominciava a capire.
“Non so chi sia ‘lui’ e non mi interessa. Ora ascoltami bene: tu non sei sbagliata, sei una Nana bellissima che è stata trattata troppo male, ed io, l’idiota che sono, stavo facendo lo stesso. Come prima cosa, ti prometto che non succederà mai più. Mai più farò qualcosa senza che tu mi abbia dato il permesso. Detto questo, anch’io sono stato benissimo con te, e, a dirla tutta, non riesco ad immaginare di non averti al mio fianco; e ti garantisco che non mi deluderai, e meno che mai mi arrabbierò con te. E’ chiaro?”


ANGOLO AUTRICE
L’argomento che vado affrontando è difficile, e sono stata molto in dubbio. Non ho la presunzione di capire certe dinamiche, e tanto meno di riuscire a descriverle in modo compiuto. Del resto questa è una ff, non un trattato: prendete le cose per quello che sono.
Alla prossima
Bacio
Idril



 

 


  
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