«È una cosa babbana, vedrai che ti piacerà.»
«Non lo so Sirius, sembra una cosa da Mangiamorte»
«Be’, è simile, ma è diverso.»
Marlene sbuffò per l’ennesima volta, quell’idea non le piaceva per nulla. Sirius l’aveva trascinata in uno dei quartieri babbani londinesi, in un negozio decisamente troppo strano. Ad accoglierli una volta entrati era stata questa ragazza bassina, capelli neri e corti. Quando l’aveva vista Marlene era rimasta a bocca aperta. Le braccia e il petto della ragazza erano ricoperti di simboli neri, cosa che le aveva fatto venire in mente i Mangiamorte. Quando entrò si accorse che ce n’erano altri come lei. Marlene aveva pensato che Sirius fosse impazzito, non poteva esserci altra spiegazione. E invece c’era un’altra spiegazione. Il ragazzo le aveva detto che quei simboli erano dei tatuaggi, disegni indelebili sulla pelle, molto in voga tra i babbani. E quello in cui si trovavano ora era un negozio di tatuatori, ovvero quelli che li realizzavano. Ovviamente Sirius li amava e ne voleva uno ed era convinto che anche Marlene li avrebbe amati e che ne avrebbe desiderato uno. Marlene era decisamente dubbiosa riguardo questi tatuaggi.
«Non è una buona idea per niente. Potrebbero scambiarci per dei seguaci di Tu-sai-chi»
«Avanti Lene, non ci tatueremo mica un teschio con un serpente! Io avevo pensato più a una bella tipa su una moto. O qualche frase d’amore dedicata a James»
Marlene si guardò in giro. Per quanto la cosa a primo impatto le fosse sembrata strana e losca, doveva ammettere che alcuni dei disegni sulle braccia della ragazza le erano sembrati molto belli, impossibili da scambiare per il marchio nero. «E poi non è che devi tatuarti per forza qualcosa a caso. Potresti scegliere qualcosa che ha un gran significato per te, qualcosa che ti è rimasto impresso» continuò Sirius.
Qualcosa di importante per te, qualcosa che ti è rimasto impresso.
Marlene ripensò a quello che aveva detto il moro. Negli ultimi mesi aveva avuto molto tempo per realizzare cosa fosse importante per lei e, sicuramente, questi erano anche stati i mesi che l’avevano segnata di più nella sua vita. La guerra, le lotte contro i Mangiamorte, la morte. Ne erano successe tante di cose, più tristi che felici. E Marlene era cambiata molto, soprattutto perché aveva perso molto. Strizzò gli occhi; pensarci le faceva venire da piangere. Guardò Sirius dritto negli occhi.
«Hai detto che è permanente?» Chiese la ragazza
«Eh già. Lo fai e resta con te per sempre, per sempre, sempre» rispose il ragazzo, tentando di riprodurre una sorta di eco.
L’ultimo periodo era stato brutto, stressante, triste. Ma per Marlene rappresentava una parte enorme della nuova lei, una nuova Marlene nata dalla perdita, dalla sofferenza. Ma soprattutto una nuova Marlene nata dalla speranza per un futuro migliore, nato dalla gioia dei pochi momenti passati insieme ai suoi amici, ai membri dell’Ordine, alla sua famiglia. Ritornò con lo sguardo su Sirius, che nel mentre se ne andava a zonzo per la stanza ammirando i quadri fissati al muro.
Una nuova Marlene nata dall’amore. Sorrise.
Di sicuro questo periodo, per quanto brutto, era anche una parte che non voleva dimenticare, che voleva tenere con sé per sempre.
«Sirius? Penso di sapere cosa voglio disegnarmi.»
Il ragazzo si girò verso di lei, leggermente sorpreso. Poi sul suo volto si allargò un sorriso così grande che Marlene si chiese se gli facesse male la faccia.