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Autore: Francesca_Silvia    08/07/2019    0 recensioni
Xander Hyde. Un nome che tutti conoscono, un volto che quasi nessuno ha mai visto e uno dei criminali più temuti dell'Inghilterra. Si dice che abbia eliminato tutti quelli che erano sulla sua strada e che sia pronto a macchiarsi di ogni crimine per appagare il suo desiderio di potere. Ma cosa farà quando si imbatterà in Ione Vaughan? Cosa c'entra questa ragazza aristocratica e apparentemente perfetta con uno come lui? E com'è possibile che i due in realtà abbiano così tante cose in comune?
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Vi siete mai sentiti come se vi stesse per esplodere la testa? O come se qualcuno vi avesse infilato degli spilli sotto le palpebre? Il tutto insieme a una nausea pari a quella di una donna incinta? Se la risposta è sì, allora certamente sapete di cosa sto parlando, altrimenti vuol dire che siete delle persone migliori di me e che non vi siete mai ubriacati il sabato sera.
I postumi della sbornia non mi erano nuovi, ma questa volta c’era qualcosa di strano. Prima di tutto era ancora mattina ed ero già sveglia - cosa mai successa prima - in più erano almeno 10 minuti che la splendida voce di Ed Sheeran risuonava da sotto le mie coperte…

Aspetta un attimo…Perché Ed Sheeran è sotto le mie coperte?!

Ovviamente Ed Sheeran era in realtà il mio telefono, che vibrava impazzito accanto alla mia gamba, mentre sullo schermo era comparso il nome “Sarah” e la foto di due ragazzine di 15 anni vestite di rosa da capo a piedi.

“Pronto?”, sospirando ributtai la testa tra i cuscini e mi preparai a sentire la voce squillante della mia migliore amica trapanarmi le orecchie la domenica mattina.

“Non usare quel tono con me! Dov’eri finita ieri sera? Sapevi che Michael aveva organizzato una festa a casa sua e pensavo di trovarti lì con tutti gli altri come sempre! Invece tu eri chissà dove e io ho dovuto passare la serata con Jenny, che non la smetteva di parlare del nuovo cavallo che ha comprato la settimana scors-”

“Vuoi dire il cavallo che suo padre le ha comprato”

“Sì sì, è lo stesso. E lo sai che Michelle Clarke è riuscita ad avere le nuove Louboutin, quelle che non sono ancora uscite nei negozi? Ha passato tutta la sera a parlarne e te lo giuro avrei voluto rovesciare il mio bicchiere di vodka su quelle dannate scarpe. Hai presente di chi sto parlando, no? Quella bionda, con la madre che lavora per Vogue. Tra l’altro, non capisco come sia possibile che sua madre lavori per Vogue, ma che lei non sia neanche capace di abbinare un paio di scarpe. Mi spiego?”

Io e Sarah ci conoscevamo da sempre ed eravamo diventate migliori amiche all’età di 6 anni, esattamente da quando lei aveva versato il suo frappè alla fragola sulle mie ballerine di Dolce&Gabbana e i suoi genitori avevano invitato la mia famiglia a cena per scusarsi. Quella sera, superata l’iniziale diffidenza tipica di due bambine costrette a passare del tempo insieme senza conoscersi, scoprimmo che entrambe adoravamo i film Disney e che entrambe avevamo due odiosi fratelli maggiori. Nella testa di due bambine di 6 anni questo voleva dire essere praticamente sorelle e da lì eravamo diventate inseparabili.

“Ehi Ione, ma mi stai ascoltando?”

“Ti ascolto sempre Sarah, ma non me ne frega niente delle scarpe di Michelle Clarke! In più è domenica mattina e lo sai che amo dormire, specialmente la domenica mattina!”. Mi rigirai tra i cuscini e, mentre Sarah ridacchiava dall’altra parte del telefono, ripresi: “Comunque scusa se non ti ho avvisata ieri sera, ma i miei genitori mi hanno chiamata all’ultimo minuto e mi hanno trascinato a una noiosissima cena con loro. Ero così di fretta che mi sono completamente dimenticata di avvisarti”

Non avrei mai voluto mentire alla mia migliore amica, ma ormai lo facevo da mesi ed era troppo tardi per iniziare a dire la verità. Avrei dovuto spiegarle troppe cose e sarebbe stato troppo complicato… o almeno questo era quello di cui cercavo di convincermi. Il problema, inoltre, non era solo che le bugie continuavano ad accumularsi l’una sull’altra, ma anche che non sarei mai stata capace di spiegare a Sarah perché volevo passare il sabato sera in una discoteca sconosciuta, ad ubriacarmi in compagnia di ragazzi che non avrei mai più rivisto. Per non parlare del fatto che, per quanto ne sapeva lei, io detestavo le feste.
In realtà c’era una ragione più profonda che mi spingeva a mentire alla mia migliore amica, l’unica persona che c’era sempre stata nella mia vita, ma dalla quale ultimamente non mi sentivo più capita: lei amava la sua vita, la nostra vita. Io la odiavo. E andare in posti dove nessuno conosceva il mio nome e dove potevo comportarmi come non avrei mai avuto il permesso di fare, era ormai l’unica via d’uscita da una vita che mi soffocava ogni giorno di più.

“Non ti preoccupare, tesoro. So come funzionano queste cose”, rispose lei con un tono molto più calmo rispetto a prima. “Stasera però ci sei, vero? C’è un’altra festa a casa di Michael e prima che tu dica qualcosa, ti avviso che non puoi rifiutare e che passerò a prenderti alle 9 in punto, che tu lo voglia o no!”

Trattenni a stento un sospiro, sapevo di non poter dire di no questa volta.

Io e Sarah avevamo passato la vita a partecipare a cene, feste ed eventi di ogni genere, dove avevamo imparato non solo come mangiare, come sorridere o come parlare, ma anche quali persone frequentare e quali no. Non so se per volere nostro o dei nostri genitori, ma alla fine eravamo diventate parte di un gruppo di ragazzi “dell’alta società” e negli anni avevamo iniziato a uscire sempre con loro, finché era diventato normale andare ogni giorno alle feste a casa di quello o alle cene organizzate da quell’altro.
Forse a un certo punto mi ero anche divertita, ma ormai erano mesi che cercavo di evitare quelle persone il più possibile.  

Poco dopo chiusi la chiamata e mi abbandonai tra i cuscini, cercando di non pensare al momento in cui mi sarei dovuta alzare dal letto.

Perché ho bevuto così tanto ieri sera?

*
Alle 9 in punto ricevetti un messaggio da Sarah e mi affrettai a prendere la borsa. Prima di chiudere la porta, lanciai un’ultima occhiata allo specchio per controllare che fosse tutto in ordine: indossavo un vestito blu scuro, un paio di stivali neri alti sopra il ginocchio e un cappotto di lana nero. Sul viso una spessa linea di eyeliner mi esaltava gli occhi, mentre avevo lasciato i capelli sciolti in modo che mi ricadessero lungo la schiena. Soddisfatta, chiusi a chiave il mio appartamento e uscii.

Avevo chiesto di andare a vivere da sola non appena diventata maggiorenne e i miei genitori mi avevano subito accontentata, contentissimi di liberarsi anche di me dopo che mio fratello se n’era andato qualche anno prima. In realtà era stata una vittoria da entrambe le parti: io finalmente potevo fuggire da quell’atmosfera tesa che aleggiava nell’aria fin da quando ero piccola, mentre loro potevano smettere di far finta di essere una famiglia e odiarsi senza cercare di nasconderlo ai figli.

Uscita fuori dall’ingresso, vidi che Sarah mi aspettava al volante della sua inseparabile Porsche bianca.

“Muoviti tesoro, o arriveremo in ritardo!”, urlò abbassando il finestrino. Sarah aveva l’abitudine di chiamare tutti “tesoro” e mentre lo avrei odiato da parte di qualsiasi altra persona, detto da lei mi faceva sempre sorridere.

Salita in macchina notai che entrambe avevamo scelto un vestito a maniche lunghe e un cappotto pesante, probabilmente perché eravamo in pieno inverno e sembrava dovesse nevicare da un momento all’altro. Entrambe avevamo un fisico tonico e slanciato, frutto di una buona genetica e di tante ore passate in palestra, ma lei a differenza mia era perennemente abbronzata e aveva i capelli tinti di nero, cosa che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi verdi.

Io e Sarah abitavamo poco fuori da Londra, in una cittadina che però veniva considerata da tutti un quartiere della grande città. Era una zona molto tranquilla, verdeggiante e piena di case bellissime, molto diversa dalla Londra caotica e piena di smog, e per questo abitata solo da famiglie molto ricche.
Anche Michael abitava lì, dunque il viaggio non fu molto lungo. La sua casa era la tipica villa da famiglia ricca che si vede nei film: bianca, alta tre piani, con delle grosse colonne di marmo di fronte all’ingresso. In realtà, era molto simile a quella in cui moltissime persone presenti quella sera erano cresciute, me compresa. Già dall’esterno riuscivo a sentire la musica altissima e dalle finestre vedevo diverse persone che ballavano con in mano bicchieri pieni di qualche tipo di alcol. Avevo già deciso che quella sera non avrei bevuto, sia perché avevo ancora i postumi della notte precedente sia perché ero sicura che Sarah avrebbe ceduto e si sarebbe fatta qualche drink di troppo.

Una volta entrata, Sarah mi trascinò in mezzo alla pista e notai che le persone continuavano a voltarsi per guardarci, alcuni perché volevano avvicinarsi a noi e altri perché cercavano solo un motivo per sparlare alle nostre spalle. Sapevo che molti in quella casa ci vedevano come delle celebrità, ma sapevo anche che era per via del nostro nome e perché facevamo parte del gruppo “giusto”. In realtà nessuno aveva mai provato a conoscerci, ma tutti si fermavano alle apparenze, basandosi su quello che avevano sentito dire di noi.

Anche per questo Sarah era la mia unica amica.

Dopo un paio d’ore passate a ballare, decisi che ne avevo abbastanza e che anche Sarah aveva bisogno di rallentare, visto che stava quasi barcollando tanto era ubriaca. Decisi allora di salire al piano di sopra, dove sapevo che c’era una stanza che veniva usata come studio.
Troppo ubriaca per mettersi a chiacchierare con me, Sarah si diresse subito verso uno dei divani in pelle posizionati al centro della stanza e io la lasciai fare, ben sapendo che si sarebbe addormentata lì nel giro di qualche minuto. Stavo andando anch’io a sedermi accanto a lei, quando mi bloccai alla vista di Michael che mi veniva incontro con uno strano sorrisetto stampato sulla faccia.

Figuriamoci se potevo passare un’intera serata senza drammi…

So che Michael era il padrone di casa e l’organizzatore della festa, e che quindi sarebbe dovuto essere normale vederlo in giro e parlare con lui, ma non era così: di solito si faceva vedere per i primi dieci minuti, finché non trovava una ragazza disposta a passare con lui il resto della serata e spariva con lei in qualche camera senza farsi più rivedere. Quindi non solo era strano vedere Michael alla sua festa, ma era ancora più strano vederlo venire verso di me, visto che mi odiava con tutte le sue forze. Il motivo, in realtà, era molto semplice: ero probabilmente l’unica ragazza che non era mai riuscito a portarsi a letto.
Ci conoscevamo fin dall’infanzia ed eravamo stati amici da bambini, ma crescendo lui aveva iniziato a usare le ragazze come fossero usa e getta, diventando sempre più arrogante e viscido. Io non ero mai stata ai suoi giochetti e lo avevo rifiutato più volte, finché lui aveva deciso che sarebbe stato divertente cercare di rovinarmi la vita. Da lì erano iniziate a circolare le dicerie su di me, tutte storie inverosimili inventate da lui, finché non si era stancato di darmi fastidio e aveva iniziato a odiarmi da lontano.

“Che sorpresa vederti Ione, stavi per caso cercando la mia stanza?” ovviamente, le solite battutine scontate. Non mi diede neanche il tempo di rispondere, che subito riaprì bocca e quello che disse mi ghiacciò il sangue nelle vene: “O forse stai cercando quella di Aiden?”.

Aiden
Aiden
Aiden

Non sentivo quel nome da mesi ed ecco che improvvisamente mi rimbalzava nella testa, ricordandomi la forma dei suoi occhi, il suono della sua voce, il suo bellissimo sorriso… il modo in cui riusciva a trasformarlo in una smorfia crudele che gli distorceva il volto e mi faceva venire i brividi. Lui. Noi. Quello che aveva fatto. Quello che mi aveva fatto.

Tutto quel dolore.

Mi imposi di restare impassibile, anche se dentro stavo iperventilando. No, non era possibile che lui fosse qui e soprattutto non era possibile che Michael sapesse. Dovevo solo stare calma e mostrarmi disinteressata come sempre.

“Quale Aiden?”

“Massì Aiden il tuo fidanzatino, quello che ti ha abbandonata da un giorno all’altro ed è partito per chissà dove senza avvisare nessuno”

Ed ecco che il tumulto che avevo dentro si trasformò in una tempesta. Aveva veramente detto “il tuo fidanzatino”? Come faceva a sapere?! Perché Aiden tutto a un tratto aveva deciso di raccontare di noi? Qualcosa non andava, ma ero troppo terrorizzata in quel momento per tentare di ribattere.

“L’ho visto entrare poco fa dalla porta principale, devi essertelo perso per pochi secondi. Strano che tu non abbia sentito i gridolini emozionati della metà delle ragazze presenti…”

Fissavo Michael e la sua bocca che si muoveva mentre mi raccontava qualche stronzata su Aiden e una biondina al piano di sotto, ma era come se le sue parole non riuscissero a raggiungere veramente il mio cervello. Riuscivo a pensare solo una cosa:

Aiden era qui.
   
 
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