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Autore: Calia_Venustas    08/07/2019    2 recensioni
[IN PAUSA FINO AL PROSSIMO AGGIONAMENTO DI KHUX]
C'è qualcosa che il Maestro dei Maestri non può confessare a nessuno, nemmeno a Luxu. Qualcosa che se i suoi apprendisti dovessero scoprire metterebbe a repentaglio tutto quello in cui credono. Il Maestro sa di essere nel torto, ma sa anche di essere troppo orgoglioso per ammetterlo.
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Una storia sull'origine del Maestro dei Maestri e dei Veggenti sin dall'inizio del loro apprendistato fino all'epilogo di KH3. A partire dal capitolo 18 scorre in parallelo una seconda trama che ha per protagonisti Soggetto X e Luxu, ora nei panni di Xigbar, alle prese con i retroscena degli eventi successivi a Birth By Sleep.
[Coppie: Luxu/Ava, Luxu/Maestro dei Maestri, Invi/Ira, Ava/Gula, Soggetto X/Isa, Lauriam/Elrena]
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Organizzazione XIII, Vanitas, Ventus, Xigbar
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Spoiler! | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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FOXTROT

Ride on, my gallant huntsmen! When must I come again?
For you should never want for a fox to chase all over the glen,
and when your need is greatest, just call upon my name!
[Black Fox - Heather Dale]


Il Maestro e i suoi sei apprendisti stavano dritti in piedi nella sala comune, a poca distanza dal grande tavolo circolare.

Erano già divisi in due gruppi e Azal e Perbias impugnavano saldamente i rispettivi Keyblade.

“Pensate davvero che sia saggio partire nello stesso momento?” chiese Nahara con apprensione.

Il Maestro sollevò i palmi delle mani “Non potrò esserci sempre a tirarvi fuori dai guai. E poi non hai di che preoccuparti, sei con i due ragazzoni del gruppo, no? Chi potrebbe mai tenervi testa?”

“Non vi deluderemo, Maestro.” assentì Azal con la sua solita solennità.

“D’accordo, d’accordo, ma rilassatevi, okay? Andate in un gran bel paradiso sottomarino, mica in una landa inospitale! Fate il vostro dovere, ma non scordatevi di godervi il viaggio.”

“Non posso fare a cambio con Hafet? Atlantica proprio non mi va giù.” protestò Salegg, burbero come sempre.

“Solo perchè non sai nuotare.” gli rimbrottò Nahara con un sorrisetto. “Ma lo sai che con coda e tutto non rischi di annegare, vero?”

“E questo che c’entra, mi mette comunque a disagio! E poi SO nuotare!”

Hafet si posò le mani sui fianchi “Quello si chiama ‘saper stare a galla’, non ‘nuotare’.” precisò, scatenando un’ondata di risatine tra tutti i presenti.

“Vorrà dire che una volta completata la missione andremo tutti in spiaggia e colmeremo questa tua lacuna, Salegg.” lo rabbonì Perbias dandogli una pacca sulla spalla “E adesso tutti ai propri posti!”

Mava saltellava dall’eccitazione “Ho sempre voluto andare a Zootopia!” confessò a Luxu a bassa voce, tirandolo per la manica.

“Non fai che ripeterlo da una settimana.” le fece notare lui, ricambiando però il suo sorriso elettrizzato.

“Scusami.” rise la bambina avvolgendo una ciocca di capelli viola attorno al dito “Ma chissà che animali diventeremo!” spostò lo sguardo su Azal e Perbias che si erano appena fatti avanti, sollevando all’unisono i loro Keyblade per evocare due corridoi di Luce ai lati opposti della sala.

“Conoscendo il Maestro, sicuramente qualcosa di ridicolo.” sospirò Luxu.

“Non funziona mica così, sai? Non è la persona che lancia l’incantesimo a decidere.”

“Ah no?”

“Già, ha a che fare col cuore del mondo che visitiamo. E il nostro, ovviamente. Entrano in risonanza e ci cambiano di conseguenza.” s’intromise Hafet, riparandosi gli occhi dalla luce abbagliante che si sprigionò dai due portali.

Saperlo mise Luxu un pò a disagio. E se fosse stato lui il solo a trasformarsi in qualcosa di ridicolo?

“Tutti pronti?” chiese Perbias rivolgendosi ai suoi apprendisti dopo aver controllato che il corridoio aperto da Azal fosse stabile.

Tutti i presenti annuirono, chi con più convinzione di altri.

“Ci rivediamo qui tra tre giorni esatti. Se uno dei due gruppi impiegasse meno tempo a completare la missione, tornerà qui in anticipo e aspetterà l'arrivo del secondo gruppo. Se a rientrare per primi sarete voi…” Perbias alluse alla squadra capeggiata da Azal “E noi dovessimo ritardare, non fatevi venire strane idee e non venite a cercarci a Zootopia. Ci penso io a riportare questi tre a casa tutti interi, okay?”

Così detto, Perbias si portò di fianco al portale alla sua destra, facendo cenno al suo team di procedere “Buona fortuna a tutti.”

°°°

Nel momento stesso in cui Mava e i suoi due compagni attraversarono il portale, la ragazzina capì immediatamente che c’era qualcosa che non andava.

Fece per voltarsi alla ricerca di Perbias, che sicuramente sarebbe entrato dopo di loro, ma prima di riuscire a farlo si trovò scaraventata nella direzione opposta come dalla forza di un torrente in piena. Trascinata dalle raffiche di vento andò a sbattere contro qualcosa che cacciò un grido di dolore esattamente come lei, ma se si fosse trattato di Luxu o Hafet non avrebbe saputo dirlo. Sentì il sapore del sangue invaderle la bocca e Mava si raggomitolò istintivamente su sé stessa in preda al panico. Quello che solitamente era un viaggio a tutta velocità attraverso un corridoio ampio e dritto sembrava essersi trasformato in una turbolenta corsa ad ostacoli. Mille stelle infuocate esplosero attorno a lei e la luce si fece così intensa da costringerla a chiudere gli occhi, senza poter fare nient’altro che pregare che quel vorticare spaventoso finisse presto.

“Mava!”

La voce di Perbias la raggiunse oltre lo sfrigolare delle scintille “Mava!”

La bambina aprì gli occhi a fatica, abbagliata dai continui flash luminosi e vide il Maestro fluttuare rapido verso di lei in mezzo a quella tempesta abbagliante, le mani tese in avanti a proiettare una barriera Reflect tutt’intorno a sè e a Luxu ed Hafet, che lo seguivano a ruota.

La bambina tese la mano, combattendo contro la forza dell’aria incandescente che le strinava la pelle e le faceva evaporare le lacrime prima ancora che potessero scendere.

Perbias stava per fare altrettanto, era ormai abbastanza vicino per afferrarla, ma una vistosa crepa si fece largo sullo scudo magico che avvolgeva lui e i due altri apprendisti, come se un gigante avesse preso quella loro biglia di vetro e la stesse sgretolando tra le dita.

Mava non avrebbe mai dimenticato l’espressione di puro terrore che comparve sul volto del Maestro, i suoi immensi occhi blu sgranati di fronte alla forza dirompente di quella tempesta di luce in cui si trovavano intrappolati.

Prima che potesse reagire, un nuovo mulinello di energia li scaraventò di nuovo lontani, Mava che tornava a rannicchiarsi strillando e piangendo mentre Perbias era costretto ad incanalare così tanto potere attraverso le mani per tenere in piedi la barriera che i suoi guanti bianchi presero a sfilacciarsi sulle punte delle dita, bruciati dal flusso d’energia.

“Dobbiamo salvarla!” squittì Hafet, la voce strozzata.

Luxu si portò una mano alla bocca, guardando con orrore mentre la sfera che li avvolgeva si ricopriva di spaccature sempre più ampie, come una lastra di ghiaccio che cede sotto il peso di un viandante incauto. E Mava era là fuori… senza alcuna protezione!

Vide il Maestro vacillare, ed era certo che sarebbe crollato giù in ginocchio se lui non lo avesse sorretto all’ultimo momento “Maestro, cosa facciamo?!”

Perbias non rispose, i denti stretti e scoperti nello sforzo, le mani ormai prive dei guanti che iniziavano ad arrossarsi per il calore intollerabile che stavano trattenendo. Era madido di sudore, i muscoli tesi per lo sforzo lo facevano tremare come una foglia nella stretta di Luxu. il ragazzo rabbrividì alla vista dello sguardo spiritato con cui fissava dritto davanti a sé.

La barriera s’infranse in mille pezzi.

Prima che la violenza dell’impatto s’abbattesse su di loro, trascinandoli nelle profondità del corridoio inter-dimenzionale proprio come era successo a Mava, Luxu vide Perbias trasfigurarsi davanti ai suoi occhi. Durò solamente una frazione di secondo, ma mentre le schegge di cristallo della sfera schizzavano come proiettili tutt’intorno a lui, il giovane apprendista avrebbe giurato di aver visto un ghigno malvagio aprirsi ben oltre gli angoli della bocca del suo maestro, squarciandogli le guance come un colpo di coltello. Le mani che tenevano alta la barriera non erano più ustionate dal calore, ma rosse come il sangue, deformi, munite di lunghi artigli.

E gli occhi che risposero al suo sguardo erano gialli come i fari di un’auto nella notte.

Prima che Luxu potesse gridare, la tempesta di luce e stelle cadenti li investi entrambi, spazzandoli via.

°°°

Mava sbattè le palpebre, tirando via la faccia dall’erba bagnata in cui era sprofondata. Le tempie le pulsavano dolorosamente e quando aggrottò le sopracciglia sentì un rivoletto di sangue sgorgare di nuovo dalla ferita che aveva appena iniziato a cicatrizzarsi.

Si mise a sedere a gambe incrociate, le mani sulle ginocchia e la testa ciondoloni. Trasse uno, due, tre respiri profondi.

Era tutta intera.

Ed era arrivata da qualche parte.

Che fosse a destinazione o meno, in quel momento non le importava. Le bastava sapere di non essersi persa in chissà quale gorgo spazio-temporale. Ovunque fosse finita nel Regno della Luce, poteva sempre trovare un modo per contattare il Maestro e tornare a casa.

...sempre che lui e gli altri stessero bene.

Gli occhi sbarrati di Perbias le tornarono di nuovo alla mente. Non lo aveva mai visto così sconvolto, quasi sul punto di piangere. Qualsiasi cosa fosse successa durante il viaggio, era di certo un’anomalia mai vista prima, qualcosa che aveva colto lui alla sprovvista tanto quanto loro. Adesso, la sua priorità doveva essere capire dove si trovasse e come fare per riunirsi coi suoi compagni. Forse, si disse per farsi coraggio, erano arrivati anche loro in quello stesso mondo e si sarebbero rincontrati presto.

Già, ma dov'era finita?

Mava alzò lo sguardo verso le cime degli alberi dai tronchi contorti e sulla verdeggiante vegetazione che la circondava. A giudicare dal sottobosco pieno di felci e fiori colorati, doveva trovarsi in un’ambiente sub-tropicale. Anche la temperatura afosa e umida sembrava confermare questa sua ipotesi.

Libellule e farfalle svolazzavano qua e là, riempendo il sottobosco del fremito delle loro ali iridescenti.

Si mise in piedi, guardandosi intorno con fare circospetto, ma quando tentò di camminare in direzione di quello che sembrava un sentiero immerso nella vegetazione, inciampò nei suoi stessi piedi ricadendo a terra lungo distesa.

Sputando una boccata d’erba e chiedendosi come accidenti avesse fatto a scivolare in modo così stupido, Mava era sul punto di ritirarsi su quando si bloccò di colpo, fissando le zampe pelose che sbucavano oltre l’orlo delle lunghe maniche della sua tunica.

L’incantesimo di Perbias aveva funzionato! Ma allora… era davvero arrivata a Zootopia?

Passò in rassegna quelle nuove ‘mani’ così diverse da quelle umane a cui era abituata. Erano molto meno affusolate, ma non per questo meno agili, soprattutto grazie alla presenza di un pollice opponibile perfettamente funzionante. Quattro cuscinetti di pelle spessa e scura si trovavano all’estremità di ogni dito e uno più largo occupava la parte superiore del palmo, offrendo presumibilmente un punto d’appoggio per correre a quattro zampe qual’ora se ne presentasse la necessità.

Ma gli animali di Zootopia erano tutti bipedi, stando a quanto aveva visto nelle fotografie. Camminare su due zampe era il principale balzo evolutivo che aveva permesso loro di sviluppare una società avanzata e simile a quella umana, perciò non c’era motivo per cui non sarebbe dovuta riuscire a camminare.

Si alzò di nuovo, stavolta prendendosi un momento per trovare l’equilibrio di quel nuovo corpo. Non erano solo le sue mani ad essere diverse, tutta la sua postura era cambiata, le giunture di ginocchia e caviglie completamente rimodellate e la spina dorsale… non s’interrompeva più al coccige.

Mava passò le dita sulla pelliccia soffice della coda che ondeggiava pigramente dietro di lei e provò a muoverla, scoprendosi immediatamente in grado di controllarla proprio come avrebbe fatto con ogni altra parte del suo corpo originale. Un sorriso le snudò i canini appuntiti. Fantastico!

Mise cautamente un piede avanti all’altro, tastando accuratamente il terreno, bilanciandosi col movimento della coda e nel giro di pochi minuti si sentì così salda e sicura su quelle nuove gambe che azzardò persino un breve tratto di corsa.

Ripreso fiato e decisa a procedere col suo piano di rintracciare gli altri, la giovane apprendista s’incamminò giù per il sentiero che costeggiava il rivoletto fresco di un fiumiciattolo. L’acqua era troppo poca perché lei vi si potesse specchiare, ma sperava che sarebbe andato a confluire in una pozza più grande. Non vedeva l’ora di sapere in quale esatto animale si fosse trasformata. Sicuramente era un canide, ma capire se si trattasse di un coyote, un lupo o una qualche razza di cane domestico non era così semplice da determinare. Specialmente visto che la pelliccia color crema della sua coda vaporosa andava a sfumare negli stessi toni viola chiaro che avevano i suoi capelli quando era umana e nessun’animale che conosceva aveva un aspetto simile.

Mentre procedeva a passo spedito giù per la stradina acciottolata, Mava teneva le orecchie ben aperte, apprezzando l’acutezza del suo nuovo senso dell’udito. Sentiva il frinire delle cicale come non l’aveva mai sentito prima, come una melodia complessa anzichè una cacofonia di suoni striduli.

E sentì anche l’avvicinarsi di passi leggeri molto prima che i responsabili di quel rumore entrassero nel suo campo visivo. Distinguendo due paia di zampe abbattersi sul terreno, Mava sperò di tutto cuore che si trattasse di Luxu ed Hafet, ma invece si trovò faccia a faccia con una coppia di gazzelle intente a chiacchierare placidamente tra loro. A giudicare da come erano vestite, sembravano una normale coppia intenta a fare una scampagnata, perciò Mava non si preoccupò più di tanto e anzi, andò loro incontro con l’intenzione di chiedere cortesemente indicazioni e procedere poi per la sua strada.

Quando però i due erbivori la videro, s’irrigidirono entrambi, smettendo immediatamente di parlare.

Mava rallentò, chiedendosi che cos’avesse fatto di sbagliato quando la gazzella maschio si parò immediatamente tra lei e la compagna, puntandole contro un dito/falange di zoccolo con fare accusatore “Hey, questa è proprietà privata!”

Lei lo fissò di sotto in sù, confusa “Eh..? Scusatemi, non lo sapevo-”

“Sì, certo, come no!” la incalzò la gazzella, visibilmente alterato. “C’è una recinzione di tre metri tutt’intorno alla proprietà, con cartelli ovunque! Come sei entrata? Non mi dirai mica che ti sei persa, eh?”

“A dire il vero sì, signore.” cercò di giustificarsi lei, per quanto quella situazione potesse sembrare assurda. “E se foste così gentile da indicarmi la strada per uscire, toglierei immediatamente il disturbo.”

“Guarda che con me non attacca.” la freddò lui in risposta, frugando nella tasca dei bermuda color kaki alla ricerca del telefono cellulare. “La ditta di sicurezza mi sentirà! Possibile che non si riesca a tenere in piedi una recinzione senza che qualche sbandato vi faccia un buco per intrufolarsi e combinare qualcosa di losco!”

“Vi giuro che non ho fatto niente di male!” protestò Mava iniziando a spazientirsi.

“Vallo a raccontare agli sbirri. Scommetto che come minimo hai nascosto qualche chilo d’erba gatta nella mia proprietà!”

“No, non un’altra volta!” si lamentò la moglie con un’espressione se possibile ancora più seccata di quella del compagno. “Lo sapevo che non avremo dovuto prendere casa in questo quartiere, Roger. C’è così tanta micro-criminalità… tutta questa gioventù bruciata allo sbando...”

Mava li fissò con un’espressione a metà tra lo sbigottito e il profondamente offeso “Non sono una criminale!”

“Sì certo, come no, e io non sono un erbivoro! Prova a prendere per i fondelli qualcun’altro, Volpe. Io non ci casco.” Le rimbrottò la gazzella premendo il tasto verde sul display del cellulare “Pronto, polizia? Devo denunciare una violazione di domicilio-”

Senza attendere oltre, Mava girò sui tacchi e prese a correre nel fitto della boscaglia più velocemente che poteva.

“Hey, torna qua! Ecco, che ti avevo detto? Se davvero non aveva niente da nascondere non sarebbe scappata, la canaglia! Sì, sì, pronto? Siete ancora in linea? Una volpe si è introdotta nella mia proprietà!”

Le felci le sferzavano le gambe e l’abito da apprendista le rimase impigliato tra i rami, strappandosi qua e là mentre la ragazza-volpe procedeva spedita nella propria corsa a perdifiato. Balzò sopra un tronco caduto, atterrando con una capriola e rimettendosi immediatamente a correre. La coda non faceva altro che rendere i suoi movimenti più rapidi e precisi che mai, dandole un tale controllo sul proprio corpo che Mava non potè fare a meno di sorridere nonostante la pessima situazione in cui s’era andata a cacciare. Si sentiva leggera come il vento, impossibile da catturare.

Proprio come anticipatole da quell’antipatico di una gazzella, raggiunse il limitare della ‘tenuta’ e si trovò faccia a faccia con l’alta rete elettrificata. Per una normale volpe della sua taglia, sarebbe stato un balzo semplicemente impossibile. E scalarla era ovviamente fuori discussione per via del voltaggio elevato.

Fortuna che Mava fosse tutto fuorché una volpe normale.

Piantò le zampe bene a terra, le unghiette che affondavano nell’erba fresca e tirò indietro le braccia, evocando le sue armi eteree, i suoi fidati ventagli da combattimento.

O almeno quella era la sua intenzione.

Nel sentire le dita della zampa destra serrarsi attorno ad un’impugnatura sconosciuta, Mava vi spostò sopra lo sguardo, sbattendo le palpebre per l’incredulità.

Le sue dita munite di piccoli artigli neri stringevano l’elsa di un Keyblade.

Mava lo sollevò confusa, ammirandone le sfumature iridescenti e la sua estrema leggerezza. Era completamente diverso da quello di Azal e del Maestro, meno minaccioso nel suo aspetto, quasi fosse fatto di fumo o onde cristallizzate. Alla base della lama, stava uno stemma araldico raffigurante una testa di volpe.

Come e quando si fosse manifestato, la ragazza non lo sapeva. Ma avrebbe fatto meglio a togliersi prima dai guai e successivamente perdersi in disquisizioni esistenziali sul perchè il suo cuore avesse deciso proprio in quel momento di fare il grande passo.

Si guardò indietro, assicurandosi che le due gazzelle non l’avessero seguita e sollevò la sua nuova arma sopra la testa. “Aero!” scandì a voce alta, evocando una potente folata di vento che la sollevò da terra e oltre la recinzione, lasciandola poi ricadere al suolo dolcemente, una volta oltrepassato il filo spinato.

Si trovava adesso in una strada alberata affiancata da graziose villette con giardino. Proprio come aveva detto la gazzella, la ‘foresta’ dove si era ritrovata per puro caso era un parco privato, come messo ben in chiaro dai grossi cartelli che minacciavano di pericolo di morte per scossa elettrica chiunque cercasse di scavalcare la recinzione.

Tutt’intorno non c’era nessuno, ma Mava penso che sarebbe stato saggio mettere almeno un paio di isolati tra lei e la pattuglia che sicuramente sarebbe arrivata a setacciare l’area. Gettò un ultimo sguardo al suo nuovo e fiammante Keyblade prima di farlo scomparire nell’etere e s’avviò a passo svelto giù per la strada principale, seguendo i cartelli che indicavano il centro città.

Del resto, Perbias era stato contattato dal sindaco in persona, perciò era logico pensare che il municipio fosse il posto ideale dove iniziare a cercare i suoi compagni.

 

°°°

In un vicolo buio e sporco dei bassifondi di Zootopia, un essere che nessuno degli abitanti avrebbe guardato senza prendersi un colpo stava rannicchiato su sé stesso, ansimando e digrignando i denti nella semi-oscurità.

Un rivolo di saliva gli colò sul mento, ma Perbias aveva ben altro di cui preoccuparsi. Teneva la mano destra saldamente ferma con l’altra, le dita serrate attorno al polso come per bloccare la circolazione, quasi cercasse di contenere l’espandersi di quell’innaturale colorazione vermiglia che gli tingeva le dita a tutto il resto del braccio.

"Così peggiori solamente le cose."

Lui soffocò un gemito di dolore e frustrazione, inarcando la schiena contro il muro di mattoni sconnessi.

"Predichi tanto ai tuoi allievi di accettare un po’ d’Oscurità nei loro cuori, ma poi la rigetti in questo modo quando essa ti offre il suo aiuto?"

“Tu non sei quel tipo d’Oscurità.” ringhiò Perbias aprendo a fatica gli occhi. Il sinistro era tornato del suo consueto e profondo azzurro, ma l’altro brillava ancora giallissimo all’ombra dei suoi capelli scuri.

"Non più. Ed è soltanto grazie a te."

“Va a farti fotter-!” l’insulto gli morì strozzato in gola, quando una fitta di dolore lancinante lo costrinse a piegarsi in due, mozzandogli il fiato.

"Cerca di non tirare le cuoia adesso, Maestro. I giochi sono appena iniziati."
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Sicuramente uno dei capitoli più difficili da scrivere fino ad adesso! Ancora una volta mille grazie a Mal per aver dato una faccia (in questo caso, un musetto!) ai personaggi di Back Cover con i suoi bellissimi disegni. Sì, se ve lo state chiedendo, nei prossimi capitoli vedrete anche le forme 'furry' degli altri e vi posso già anticipare che Luxu è così puccioso da far male al cuore XD.
Parlando di cose serie, invece direi che il nostro buon Maestro non se la stia passando troppo bene. Se siete voraci consumatori di [chi] ed UX come sono io, avrete probabilmente intuito cosa gli stia succedendo... altrimenti non importa, sarà comuque spiegato più avanti.
Notina finale: il titolo del capitolo è il nome dell'attacco speciale della medaglia di Ava in KHUX e deriva da un tipo di danza stile charleston o ragtime. Un dettaglio che ho trovato particolarmente curioso visti gli scenari che ho in mene per lei, Luxu e Skuld nei capitoli futuri...
   
 
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