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Autore: Carmaux_95    08/07/2019    8 recensioni
1970
-Rog, mi annoio!- in tutta risposta Roger gli schiaffò in faccia, facendolo sussultare per lo spavento e la botta, il libro di estetica che era rimasto fino a quel momento aperto e abbandonato sulla schiena del batterista. Fred lo scostò con un gesto, osservando di sottecchi l'amico. -Le prove sono fra un'ora... non possiamo andare prima?- domandò poi, abbandonando l'idea di vendicarsi.
Lo sguardo inflessibile di Roger fu sufficiente a fargli capire che la risposta era un secco “no!”.
Si arricciò i capelli fra le dita per qualche minuto prima di parlare di nuovo: -Giochiamo a scarabeo?-
Roger, alzando gli occhi al cielo, ritenne che i gesti sarebbero stati più espliciti e meno aperti ad interpretazioni rispetto alle parole: continuando a scrivere, con una gamba spinse Fred con tanta forza da buttarlo giù dal letto, facendolo atterrare sul pavimento con un tonfo sordo.
I capelli arruffati di Fred spuntarono dal bordo del letto insieme ai suoi occhi socchiusi con il fare minaccioso di chi, ora, stava progettando la peggior vendetta che il cervello potesse elucubrare.
*TERZA CLASSIFICATA al contest “Music is my best disaster” indetto da Soul_Shine sul forum di EFP*
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PARTE TRE

Data l'impossibilità – e inutilità – di continuare a provare, anche per il fatto che Roger sembrava avere una voglia irrefrenabile di staccare la testa a Fred, John aveva proposto di mettersi a tavolino e lavorare sui testi: un bicchiere d'acqua tanto per gradire, un quaderno e una penna, non serviva altro; sarebbe stato utile e produttivo, dal momento che forse giusto soltanto un paio di testi erano davvero ultimati.

Avevano provato a riprendere a suonare... ma era stato un fallimento su tutti i fronti, senza contare che nessuno era riuscito a concentrarsi per davvero sulla musica, tutti decisamente più preoccupati che Roger potesse avere un colpo di calore e schiantarsi a terra.

In secondo luogo rallentare l'andatura del batterista, la cui temporanea tachicardia dettava un ritmo troppo elevato per le canzoni che stavano provando, si era rivelata un'impresa impossibile.

Lo stesso forsennato batticuore, che in quel momento si sposava divinamente con l'irrequietezza tipica del suo carattere, ora lo faceva tamburellare senza sosta con un piede. Il risultato era stato che John, da cinque minuti a quella parte, si era perso nelle increspature concentriche che rompevano la liscia e perfetta superficie dell'acqua del suo bicchiere, muta vittima del terremoto che aveva come epicentro il batterista.

Fred lo aveva richiamato già un paio di volte, infastidito dal continuo tremare del tavolo, ma aveva ottenuto come risposta due sguardi incaniti, uno di Roger e l'altro di Brian che, nonostante tutto, non poteva non difendere il più giovane: dopotutto era colpa di Fred se in quel momento non riusciva a stare fermo, quindi non poteva certo lamentarsi.

-Era mezza pastiglia! Pensavo che a momenti non se ne sarebbe nemmeno accorto! C'era scritto che solo dai 25 milligrammi in su si sarebbero sentiti gli effetti collaterali! Io gliene ho dati meno della metà...- esclamò il corvino lanciando sul tavolo la scatoletta che aveva comprato in farmacia. John allungò una mano verso il blister, trovandone effettivamente uno aperto con dentro ancora mezza compressa.

-Rog è fatto male, lo sai: non regge nemmeno i medicinali più innocui... l'ultima volta che ha preso un'aspirina ha vomitato per tre giorni!- biascicò Brian.

-Sì ma questa allora è colpa sua... non mia...- l'occhiata che il professore gli riservò gli fece alzare le mani in segno di resa: -Ho capito, lo so: ho fatto una cazzata! È stato irresponsabile e stupido e infantile e sono un fottuto idiota! Mi dispiace! Non pensavo! Credevo sarebbe stato come quella volta che abbiamo preparato quelle torte... speciali!-

-Sapete che sono qui di fianco a voi, vero?- li interruppe il biondo salutandoli con una mano. -Però mi stava piacendo quella tua ammissione di colpa: non è che me la ripeteresti? Credo di essermi perso qualche passo... Com'è che dicevi? Sono un fottuto come...?- e così dicendo si addossò all'amico spostandosi i capelli dall'orecchio per sentire meglio.

-Che torte?- pigolò John che, sentendo parlare di cibo era stato colto da un improvviso languorino, a cui aveva sopperito infilando una mano nel suo zaino tirandone fuori un sacchettino di noccioline, snack che si portava sempre dietro.

Freddie, sotto lo sguardo di disapprovazione di Brian, raccontò brevemente di quella serata di cui onestamente, per ovvi motivi, rammentava ben poco: ricordava di essersi divertito come mai in vita sua, insieme a Roger e ad altri amici e che, quando era persino arrivata la polizia, questi gli avevano sfacciatamente offerto un pezzo di quei famosi dolci incriminati. E nonostante tutto se l'erano cavata: i poliziotti avevano assaggiato con gusto e poi se ne erano andati. E grazie al cielo non erano tornati a cercarli e arrestarli quando quegli ingredienti segreti avevano cominciato a fare effetto.

Roger ridacchiò, ripensando a quella serata, contagiando il cantante ma non Brian che, ancora una volta scosse la testa, focalizzandosi sul proprio foglio dove cercava di dare vita ad un nuovo testo.

Il batterista fece un cenno silenzioso a John, per non attirare l'attenzione dell'astrofisico, e indicò il sacchetto che teneva in mano. Quando il bassista, a malincuore, lo inclinò nella sua direzione, Roger prese una piccola manciata di noccioline e, in ringraziamento, gli fece l'occhiolino.

Fred si allungò per prenderne una dalle mani di Roger, ma questi scosse la testa e si premette un indice sulle labbra, intimandogli il silenzio. Pescò una nocciolina dal proprio palmo e appoggiò il gomito sul tavolo; socchiuse gli occhi per prendere la mira, si leccò il labbro superiore, concentrandosi ancora di più, e infine fece scattare il braccio come una piccola catapulta: la nocciolina volò sopra il tavolo atterrando fra i ricci di Brian che, probabilmente a causa della loro voluminosità, non si accorse di nulla.

John dovette coprirsi la bocca con una mano per non ridere: ormai aveva perso il conto di quante volte lui stesso aveva pensato di fare la medesima cosa. Non per antipatia, ovviamente... ma qualche settimana prima, mentre Brian era inginocchiato per studiare estasiato il piccolo Deacy Amp, come avevano soprannominato l'amplificatore che gli era stato regalato, a John era sfuggita di mano una nocciolina che era andata a depositarsi fra i capelli del chitarrista... dalla sua mente non si era mai cancellata la buffa immagine di quell'arachide che, quando Brian si era voltato per rispondere ad una domanda di Roger, aveva preso nuovamente il volo, atterrando finalmente a terra dopo un'ampia parabola.

Roger pescò una seconda nocciolina e le fece percorrere lo stesso tragitto: non riuscì a sopprimere un sibilo divertito e, quando Brian sollevò la testa, distolse lo sguardo e prese una terza spagnoletta per portarsela alle labbra, facendo finta di nulla.

Alla decima che andò a depositarsi nei boccoli castani del chitarrista, la testa di quest'ultimo, che si era reso perfettamente conto di cosa stesse succedendo, si sollevò di colpo: Brian afferrò un foglio e una penna e li schiaffò di fronte a Roger che, per quello scatto improvviso, era sobbalzato, senza riuscire a trattenere una risata.

-Perché non ti metti a scrivere qualcosa, mmh?!- esclamò: il visibile sforzo con cui stava cercando di tenere un tono di voce tranquillo fece ridere il più giovane con ancora più gusto. -Perché non sfrutti la situazione per comporre un pezzo bello forte e tutto rock and roll?-

Il biondo annuì: -D'accordo! Ti creerò qualcosa di tanto potente da sfondare un muro!-

Brian capì appena qualche minuto più tardi che dare una penna in mano a Roger era stato un grosso errore.

CLICK CLICK CLICK CLICK

Ripiegò le labbra verso l'interno e si impose di rimanere calmo.

CLICK CLICK CLICK

Non è colpa sua.

Non è colpa sua.

Non. È. Colpa. Sua.

Se lo ripeteva come un mantra per convincersi che, non fosse stato fatto, non avrebbe certamente continuato a premere convulsamente il meccanismo della penna, facendo comparire e rientrare la punta stilografica a velocità quasi impercettibile all'occhio umano.

CLICK CLICK CLICK CLICK

Ti prego, fa che si rompa!

Che salti la molla!

Dovevo dargli una matita...

Ma, riflettendoci, la situazione non sarebbe migliorata: Roger la avrebbe usata come una bacchetta improvvisata e il tavolo sarebbe diventato la sua nuova batteria. Glielo aveva già visto fare...

No, no... meglio la penna.

Roteò gli occhi: era come essere di nuovo a scuola, con i suoi studenti: la cosa più difficile non era tenere le lezioni, ma far sì che tutti stessero seduti e fermi ai loro banchi. Aveva a che fare con bambini di tutti i tipi, chi sgradevole, chi maleducato... eppure Roger, a modo suo, sapeva essere più esasperante di un'intera classe di ragazzini che non hanno voglia di studiare.

Tentò ancora una volta di concentrarsi sul proprio foglio.

In quel momento non aveva l'ispirazione per comporre alcunché. Il mento appoggiato sul palmo della mano, stava pasticciando in un angolo con la matita viola che si portava sempre dietro per correggere i compiti dei suoi studenti. Usava una matita blu per gli errori lievi, una rossa per quelli più importanti e infine quella viola per gli errori inaccettabili... era abbastanza deprimente che proprio quest'ultima fosse la matita più consumata, ma non poteva del tutto biasimare quei ragazzini: non a tutti poteva piacere la matematica, ed evidentemente gli era toccata la sfortuna di insegnare in una classe di giovanotti che sembravano avere problemi irrisolti con le materie scientifiche.

Spostando la punta nell'angolo in basso di quella pagina bianca, sbuffò e fece uno schizzo striminzito di un omino, frugando nella sua mente alla ricerca di una qualsiasi fonte di ispirazione per la stesura del testo della sua ultima composizione.

CLICK CLICK CLICK

Già esasperato, fu Fred a parlare: -Rog...-

CLICK

-Rog.-

-Sssh!-

-Roger!-

-Zitto...-

CLICK

-Potresti smetterla di...- CLICK CLICK. -Non riesco a scrivere,- CLICK. -se continui a...- CLICK. -Roger!-

A quel punto il biondo esplose: -Devi stare zitto, mannaggia al cazzo! Sto cercando di concentrarmi!-

-Dovresti riuscire a concentrarti meglio di tutti noi messi insieme! E senza questa fottuta penna!- sbottò e, di colpo, gliela strappò di mano, lanciandola dietro le proprie spalle.

-Bambini... vi prego...- biascicò Brian, il viso di nuovo nascosto fra le mani.

Un rumore improvviso lo fece sussultare: Roger si era alzato in piedi ma, al posto di aggirare il tavolo per andare a raccattare la penna, aveva deciso di scavalcarlo. Le adidas bianche a strisce nere urtarono il bicchiere di John, che si versò inondando il disegno di Brian e, raggiungendo i bordi del tavolo, gocciolò sul grembo di Freddie.

-Roger! Guarda che hai fatto!- esclamò quest'ultimo alzandosi e pulendosi le gambe.

Il chitarrista sospirò sfinito e si girò verso il membro più giovane del gruppo che, invece, non aveva fatto una piega: -Dimmi il tuo segreto.- ma John sorrise soltanto, alzando semplicemente le spalle.

Brian prese fra pollice e indice un angolo del foglio sul quale stava disegnando e lo sollevò, per farlo sgocciolare. Corrugò la fronte, improvvisamente interessato, e osservò come quel groviglio scarabocchiato di viola, a contatto con l'acqua si fosse diluito: nel momento in cui aveva alzato il foglio, l'acqua era scivolata lungo la sua superficie disegnando una sfumatura violacea che lo aveva attraversato in diagonale. Nonostante tutto sorrise pensando a quanto quella forma gli ricordasse una stella cometa, con tanto di nucleo, chioma e coda.
Riflettendo sul fatto che forse non aveva avuto l'ispirazione per scrivere un nuovo testo ma che in compenso gli era venuta una buona idea per la possibile copertina del loro primo album, le sue labbra si incurvarono ancora di più.

-Grazie Rog!-

-Quando vuoi.- gli rispose il più piccolo – pur senza sapere il motivo di quella riconoscenza – infilandogli senza tante cerimonie una mano fra i capelli in quello che forse era un gesto amichevole... o, più probabilmente, con l'unico fine di farsi un'altra risata quando, frizionandoli, fece schizzare in ogni direzione tutte le noccioline che gli aveva tirato addosso fino a poco prima.

-Grazie di che?!- esclamò Freddie, piccato. -Guarda i miei pantaloni!-

-Dai, non prendertela... si asciugheranno...- disse John, in un goffo tentativo di calmarlo. -Inoltre... credo che sia meglio godersi la situazione attuale, finché dura.-

-Cosa vuoi dire?-

-Che adesso è così.- disse indicando un Roger euforico che, di nuovo seduto al tavolo, era finalmente nelle condizioni di concludere quella frase che stava scrivendo quando Fred gli aveva strappato la penna dalle mani. -Ma tra non molto comincerà la fase discendente.-

-Vuoi dire che potrebbe passare dal saltare di gioia all'annegare nella tristezza? Così? Di punto in bianco?-

John tirò le labbra in un piccolo sorriso imbarazzato e annuì,

-Ho rotto Roger!- Fred reclinò la testa indietro, maledicendo il suo essere sempre “un po'” sopra le righe. -Andrò all'inferno.-

 


 


 

Angolino autrice:

Roger! What did you do?” Freddie Mercury (https://www.youtube.com/watch?v=X0-uqL06wc0&feature=youtu.be)

Ecco qui il terzo e penultimo capitolo! ^^ Con un Roger frenetico, un Freddie spazientito, un Brian esasperato e un John che mantiene la sua fama di tranquillo del gruppo!

Piccole notine, che ormai non mancano mai nei miei “angolini autrice” XD (sarò stringata, questa volta sul serio):

John davvero si divertiva a tirare noccioline in testa a Brian XD e l'aneddoto delle torte speciali non è inventato :-P

Brian ha insegnato matematica (alla Stockwell Manor School, nel quartiere di Brixton) per un certo periodo di tempo, prima che i Queen sfondassero:

"It turned into something I really enjoyed, it was very challenging. The biggest challenge was to get people to stay in their seats - seriously! It was quite difficult. You couldn't get the children to attend unless they were incredibly interested in what you were saying.” Brian May

Il Deacy Amp è un piccolo amplificatore costruito proprio da John nel 1970 e che (in seguito) venne regalato a Brian, che lo utilizzò con la Red Special per la registrazione di molti dei brani del gruppo.

La copertina del loro primo album è stata disegnata sia da Freddie che da Brian ^^

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Come sempre, spero che il capitoletto vi sia piaciuto e che vi abbia divertiti! ^^

Di nuovo ringrazio tutti quanti voi lettori e recensori dal profondo del cuore! <3

Vi mando un bacione!

A dopodomani con l'ultimo capitolo! ^^

Carmaux

 

P.S.

Ah! Per la storia delle matite colorate... era il mio professore di latino e greco a segnare gli errori secondo questa scala cromatica... e diciamo che nella mia carriera ho visto anche il tanto temuto viola XD

E, non importerà a nessuno, ma quella che davvero è stata male dopo un'aspirina sono io XD Sono fatta male pure io! XD

  
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