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Autore: Rebi_7_24    10/07/2019    0 recensioni
La bambina tratteneva il fiato in attesa di vederlo. Era determinata a tornare a casa con qualcosa che avrebbe conservato fino alla morte, niente e nessuno glielo avrebbe impedito.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Toriel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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“Io non ci credo”, disse il bambino, poco convinto.
“Come no?” Replicò Frisk, quasi indignata. “Guarda, c’è anche la foto!” Strappò via il libro dalle mani di Diana e glielo parò davanti. “Guarda!”
Lui lo scansò. “E’una montagna normale.”
La ragazza intervenne sorridendo. “Lascialo stare, dai. In fondo è difficile credere a cose del genere.”
“Ma… Ma..”
“Niente ma. Non ci credo. Punto”, ribadì lui. Poi però, di fronte all’espressione frustrata dell’altra, rise.
“Non mi prendere in giro!”
“Non ti sto prendendo in giro.”
“Sì invece!”
“Scema, falla finita.”
Frisk sbuffò.
Erano le tre del pomeriggio, e Diana aveva un impegno fissato a breve. Si alzò per salutare i due bambini, e lasciò loro il libro. Lei stessa ci credeva, e sperava che il piccolo avrebbe cambiato idea prima o poi.
 
[***]
 
Notte fonda, tutti dormivano compreso lui, ma Frisk non se ne curò e si arrampicò sul suo letto.
“Ehi..” Sussurrò, scuotendolo.
“Mmh.. Che c’è..?”
“Adesso ci credi?”
Un sospiro. “Ancora..?” Iniziava a spazientirsi. Aveva insistito con quella domanda per tutto il giorno. “No, non ci credo.”
La sentì scendere e fece per rimettersi  comodo, ma la luce si accese. Aprì gli occhi: Frisk era davanti a lui con il libro in mano.
Un altro sospiro, stavolta con un accenno di divertimento. Il bambino si tirò su facendole spazio.
“Guarda”, gli disse, prendendo la pagina con la foto della montagna e indicando la didascalia allegata, “Il monte Ebott sta in California, e noi ci potremo andare da grandi! Saremo amici di tutti i mostri, e magari-“
“Perché sei così fissata?” Lui alzò la voce, facendole spostare lo sguardo dall’immagine, sorpresa.
“Perché… Perché io ci credo.”
“Beh smettila di crederci. E’ una storia inventata. E adesso fammi dormire.”
 La rabbia, la frustrazione, la paura per il loro futuro, stavano prendendo il sopravvento, e la stanchezza non stava aiutando di sicuro.
“Ma... La California-“
“Non ci andremo in California! Hai capito? Forse ancora non ti rendi conto di dove siamo!”
La vide lì ferma, impalata, con un’espressione indecifrabile sul viso. Mai aveva alzato la voce con lei, ma in quel momento era troppo agitato per ricomporsi. Sbuffò.
“Adesso vattene. Lasciami in pace”, si rimise sotto il lenzuolo, dandole le spalle, e aspettò che si allontanasse.
 
[***]
 
Trascorse un’ora circa, forse poco di più, e il bambino ancora non riusciva a riprender sonno. Voleva scusarsi. Voleva e doveva. Solo perché lui preferiva essere realista, non significava che lei non potesse sognare.
Il fatto era che aveva paura. Era spaventato da cosa Frisk avrebbe trovato, prima o poi, a seguito di tutti quei sogni.
Era sul punto di alzarsi, quando percepì un avvicinamento al letto. La piccola vi si era inginocchiata accanto, le manine sul materasso. Non sapeva se star zitto o meno, ma il silenzio lo ruppe lei.
“Lo so che sei sveglio”,  sussurrò. “Ti muovi sempre quando dormi.”
Quasi non respirava per non interromperla. Voleva sentirla parlare.
“So anche che non sei arrabbiato con me, non mi devi chiedere scusa.”
Quelle parole lo fecero commuovere.
“Però il monte Ebott esiste, e io voglio conoscere i mostri. E magari li farò anche uscire dal Sottosuolo.”
Stavolta non la fermò, se ci credeva erano affari suoi. In fondo era piccola, avrebbe avuto tempo per capire.
“Io ci andrò, un giorno. Se tu non vuoi venire con me va bene. Ma quando tornerò con tutti i mostri, ci dovrai credere per forza”, si percepiva un sorriso dalla sua voce.
Era di nuovo seria. “Io te lo prometto, anche se non ci credi. E lo prometto a loro, anche se non lo sanno. E se ci sarà un’altra guerra, io combatterò per difenderli.”
Sospirò. Ne aveva di fantasia.
“Gli umani sono stati cattivi, hanno fatto male ai mostri. Io non sono cattiva. Io li salverò, anche se loro all’inizio avranno paura di me.”
La sentì sbadigliare.
“Farò vedere ai mostri che non tutti gli umani sono cattivi. Diana non è cattiva. Tu non sei cattivo. Michael Jackson non è cattivo. Li porterò ad un suo concerto, e verrete anche voi. Promesso.”
Frisk si strofinò un occhio, e si alzò. Fece per tornare a riposare, ma prima si voltò un’ultima volta.
“Io lo so dove siamo. Me l’ha spiegato Diana. Noi staremo qui finché una famiglia buona non verrà a prenderci, così poi avremo una vera casa e tu non avrai più paura.”
Ci fu una pausa.
“Non devi avere paura, noi staremo sempre insieme”, detto ciò, andò anche lei ad infilarsi nel suo letto, e pochi minuti dopo già dormiva.
L’altro guardò fuori ripercorrendo le sue parole, poi chiuse gli occhi. Quella sera era stata lei a consolarlo, con le sue stesse parole. Con la differenza che lei, usandole, non sapeva di star mentendo.
   
 
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