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Autore: Nemesis01    10/07/2019    0 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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15 - L’invito

 

- Scorpius… sveglia, dai… sono le nove! Alzati, su… -

- Al, è passato circa un quarto d’ora da quando hai detto “sono le nove”. Ormai sono le nove e un quarto, - specificò James, intento a mettersi la maglietta. I due Potter avevano appuntamento con i genitori alle 11:00 alla stazione, per poter tornare a casa per le vacanze di Natale.

- Non si sveglia, Jamie! - Il tono di Albus sembrò preoccupato, - Non è che è successo qualcosa? Lo hai picchiato?! -
- Che?! Ma sei impazzito?! - James sembrò risentito da quell’affermazione e lanciò un’occhiataccia al fratello minore. Dopo quello che Scorpius aveva fatto in mezzo alle scale avrebbe avuto il sacrosanto diritto di picchiarlo o offenderlo, eppure non l’aveva fatto. Si era comportato da galantuomo, in realtà. Dopo quel bacio Scorpius aveva ripreso a salire le scale e, giunto al dormitorio, si era buttato sul letto.

E lì era rimasto, fino a quel momento.

- Beh, io che ne so! Ogni tanto vi azzuffate, - commentò Albus, seduto sul letto di Scorpius. Aveva poggiato una mano sulla sua spalla e, di tanto in tanto, lo sbatacchiava per cercare di svegliarlo.

- Ieri aveva bevuto molto, - sbuffò James. “Forse troppo, visto che mi ha baciato!” aggiunse solo mentalmente.

- In… in che senso? -

- Pare che abbia bevuto molte più Burrobirre di quante gli fossero concesse, infatti faticava a camminare. Evidentemente non è abituato, avrà i postumi della sbornia. -

- Tipo come zio Ron dopo il vino babbano? -

- Esatto, - ridacchiò James, - tipo. -

 

Albus era rimasto a fissare l’amico dormire fin troppo pesantemente, preoccupato, riflettendo su quanto il fratello gli aveva appena detto.

- Non dovremmo portarlo in infermeria, da Bennett? -

- Un secchio d’acqua gelida andrà più che bene, - scherzò James, infilando un paio di cose nella borsa da portare con sé a casa.

- Sei impazzito James?! -

- Era una battuta, placati, - sbuffò, - ora lo portiamo in infermeria… -

- Scorpius! - provò di nuovo Albus, - Forza, sveglia! - ma il ragazzo non dava segnali di vita. Sembrava completamente assorbito da quel sonno profondo, quasi comatoso. - Come facciamo? Dovremmo chiamare Bennett, farlo arrivare qui… -

- Lo portiamo noi lì, tranquillo. -

- Ma… come? Non vedi che dorme? -

- Un Levicorpus ben piazzato e… -

- Smettila di usare incantesimi senza motivo sulla gente, James! - lo rimproverò il fratello.

- E allora prendilo in braccio, - suggerì, facendo spallucce.

- P... prenderlo in braccio? - ripeté Albus. - Ma… Come faccio?! È più alto di me! -

- Allora un Levicorpus andrà benissimo. -

- James. -

- Che ho detto stavolta? - si lamentò l’altro. Sembrava strano, quasi più scattoso e nervoso del solito. Albus non l’aveva notato ma suo fratello stava facendo di tutto per evitare di guardarlo e di squadrare Scorpius.

- Tu sei alto. -

- Settantadue pollici e mezzo, - precisò.

- Potresti portarlo in braccio! - suggerì Albus, - Tanto non è pesante, e poi a volte hai portato in braccio anche me, in infermeria! -

- Ma tu sei mio fratello, lui chi lo conosce. -

- James, ma che è successo?! -

- Niente. - Il tono da lui usato non sembrava essere convinto, tuttavia si stiracchiò le braccia e indossò una felpa di qualche taglia più grande. Era una felpa calda, dei colori della propria casa. - Va bene, - aggiunse poi, avvicinandosi a Scorpius.

Doveva essere superiore in quel momento e mettere da parte il proprio astio per il gesto del ragazzo; forse non ne avrebbero mai più parlato, o forse, da sobrio, si sarebbe addirittura scusato. Non poteva saperlo ma, del resto, non poteva lasciarlo lì, svenuto da chissà quanto tempo. Si sincerò che fosse ancora vivo, prendendogli il polso e ruotandolo leggermente. Sembrava essere particolarmente assorto e Albus sorrise. Suo fratello aveva un cuore d’oro.

 


 

- Almeno bussa! - si lamentò James, che reggeva Scorpius con entrambe le braccia.

- Sì, subito! - s’affrettò a dire Albus, facendo un breve scatto per raggiungere l’infermeria prima degli altri due. Bussò alla porta con una certa urgenza, ripetutamente.

 

- Arrivo, arrivo! - la voce calda del guaritore Bennett fu seguita dal suo aprire la porta.

- Ci deve aiutare! - esordì Albus senza troppi convenevoli, indicando il fratello che stava arrivando poco dietro di lui. - Scorpius non si sveglia più! -

- Uhm? - chiese il guaritore; James sembrava troppo calmo per star reggendo un morto. - Vieni, Potter, mettilo qui, - gli suggerì, facendogli strada verso un lettino disponibile. Fortunatamente l’Infermeria era vuota, quindi nessuno avrebbe potuto assistere alla scena di James che portava in braccio Scorpius.

 

Una volta sul lettino, Malfoy fu visitato dal guaritore di turno. Albus era gravemente apprensivo, mentre James sembrava molto più tranquillo, ed era attratto da alcuni strumenti presenti nelle vicinanze.

- Beh, dorme… -

- Da ieri sera! -

- Da ieri sera, quando è tornato dal ballo, dopo essersi ubriacato, - aggiunse James con distacco.

- Evidentemente non è abituato ad assumere troppo alcool. - Il guaritore si strinse nelle spalle, - Ma nulla di grave. Ho messo a punto una pozione che fa al caso nostro! -

 

Il guaritore si allontanò per alcuni secondi, che James impiegò per lanciare uno sguardo rapido a Scorpius. Sembrava dormire beatamente mentre Albus gli accarezzava la fronte.

- Non sta per morire, Al! - sbuffò James.

- Ma si può sapere che hai oggi? - chiese il fratello minore, - Sei troppo acido per i tuoi standard. -

- Non ho niente, - rispose stiticamente l’altro.

- Eccomi qui, - Bennett rientrò con in mano un flaconcino contenente un liquido bordeaux, all’apparenza vischioso.

- Cos’è? - chiese James, curioso.

Bennett tolse il tappo di sughero dal flaconcino e lo fece passare sotto al naso del ragazzo; l’odore non era malvagio e sembrava anche piuttosto dolce.

- Uhm, un estratto di qualche pianta? -

- Esatto. Hovenia Dulcis, è molto utile per gli effetti dell’alcool. È un preparato di mia invenzione, ma al San Mungo l’utilizzano già senza problemi. -

James prestò molta attenzione alle parole del Guaritore e l’osservò mentre raggiungeva gli altri due. Bennett tolse il tappo di sughero dal flaconcino e un odore fruttato riempì la stanza.

- James, vieni, aiutami a tenere Scorpius seduto, - gli ordinò il guaritore e Potter storse il naso ma obbedì, sotto lo sguardo inquisitorio del fratello.

Il Guaritore, aiutandosi con la mano libera, versò il liquido nella bocca del ragazzo senza troppe moine.

- Massimo un minuto e starà già meglio! - disse Bennett, lasciando che Scorpius si stendesse di nuovo.

- L’alcool è davvero tanto devastante? - chiese Al.

- Scorpius non beve di solito, - rispose James, - magari è quello… -

- O magari ha semplicemente bevuto troppo. Può capitare, poi non essendo abituato… -

Come previsto da Bennett, Scorpius iniziò a dare segni di vita: mugolò qualcosa di non meglio identificato e si stropicciò gli occhi.

 

Malfoy sembrava avere l’aria spaesata mentre si rimetteva seduto sul letto dell’infermeria. Per qualche secondo non riuscì a percepire i suoni intorno a sé, un lungo fischio metallico fu tutto quello che ascoltò per quasi mezzo minuto, poi d’un tratto tutto sembrò tornare alla normalità. Riuscì a distinguere Albus, il Guaritore Bennett, l’infermeria e… James. Arrossì e scosse la testa.

- Scorpius! - chiamò Al, felice di vederlo sveglio. - Come ti senti? -

- Io… - Scorpius si guardò intorno, sembrava avere ancora l’aria confusa ma in realtà era una scusa per temporeggiare. Nonostante la quantità d’alcool assunta era stato pienamente consapevole di aver baciato James e non aveva fatto che pensarci fino a quando non era crollato dal sonno. - Sto bene, sì… -

- Ottimo! Possiamo andare allora. Al, forza, papà è giù che ci aspetta. - James sembrava essere troppo felice di andare e Albus sospirò amareggiato.

- Jamie, non possiamo lasciare Scorpius qui da solo! -

- Ti senti bene Malfoy? - chiese il Guaritore. Il ragazzo annuì mestamente, quasi come se avesse preferito restare senza sensi piuttosto che affrontare la realtà dei fatti; dopotutto, questa era una delle sue caratteristiche. Strinse un lembo di stoffa dei pantaloni, quelli buoni dello smoking che aveva messo il giorno prima, sbuffando.

- Posso andare anche io, no? -

- Certo, andate, andate! - esclamò il Guaritore, sottolineando il concetto con un gesto della mano. - Spero di non rivedervi più, almeno non prima che le vacanze siano finite! -

 

James fu il primo a uscire e ridacchiò; il Guaritore Bennett riusciva sempre a metterlo di buon umore, in qualche modo.

- Ehm, Jamie, - chiamò Al, tirandogli leggermente la maglietta. Scorpius lo seguì con lo sguardo, ripensando a quella stessa notte; s’inumidì le labbra con la punta della lingua e si ricordò di quanto fosse bella la consistenza di quella di James.

- Dimmi Al, cosa vuoi? -

- Ti dispiace se inizio a scendere? Devo dire a papà della proposta di Lys e Lorcan, sai, la cosa del safari… -

- Non gli hai più scritto? -

- No, mi avrebbe detto di no. Da vicino posso ricorrere all’arma segreta: gli occhioni dolci! -

James rise nuovamente, scuotendo la testa affranto. - Va beh, basta che mi aspettiate. -

- Tranquillo. Ho il mio zaino su, - gli ricordò, come a suggerirgli di prenderglielo. Si voltò, infine, verso Scorpius e gli sorrise. - Ti senti meglio? -

- Io, ehm, sì, grazie. Un po’ di mal di testa, - disse, stringendosi nelle spalle. Era quella la sensazione di disagio che Albus si era trascinato dietro per anni? E come aveva imparato a conviverci?

- Vedrai, starai meglio una volta a casa. - Albus aveva quella gentilezza scolpita nelle ossa, capace di disarmare chiunque.

- Tranquillo, tra qualche minuto tornerò a essere insopportabilmente me, - lo rassicurò, facendogli l’occhiolino.

- Allora ci scriviamo per Natale, - disse Albus, - Mi ricorderò di te anche in mezzo alle creature magiche. -

- Sono onorato, - scherzò Scorpius.

I due si scambiarono un abbraccio leggero e Albus gli stampò un bacio sulle labbra; era stato un bacio timido e impacciato, sembrava più che altro una leccata di labbra. Scorpius gli sorrise e lo strinse a sé qualche attimo, sotto lo sguardo stomacato di James.

- Ci vediamo giù, - disse poi, rivolto al fratello. Albus iniziò a scendere le scale di corsa, rischiando di inciampare, e James lo seguì con lo sguardo fino a quando ne era possibile, infine stiracchiò le braccia e, senza ulteriori indugi, si diresse verso la torre di Grifondoro.

Scorpius lo seguì in silenzio: aveva lo sguardo basso, fatta eccezione per qualche sbirciatina rapida alle spalle larghe di James. Era un silenzio imbarazzante e pesante e si sentì spaesato: doveva dire qualcosa? Fare qualcosa? E cosa? Perché sentiva un nodo alla gola bloccargli il fiato?

 

Il tragitto per raggiungere i dormitori sembrò essere più lungo del solito, tuttavia i due raggiunsero la Sala Comune di Grifondoro senza aver scambiato parola. Era strano vederla vuota, del resto molti studenti tornavano a casa per le vacanze, mentre chi rimaneva a scuola approfittava di quella pausa per dormire più a lungo o dedicarsi alle attività extracurriculari, come i vari club promossi dalle autorità scolastiche.

James e Scorpius entrarono in quella che era la loro stanza. Gli zaini dei Potter erano già preparati, mentre lui non si era degnato neanche di cambiarsi d’abito dalla sera prima: indossava ancora i pantaloni sudati e la camicia sgualcita e si sentì troppo sciatto per i suoi standard. Storse il muso, ricordandosi di dover quantomeno preparare una borsa con dei libri. Per fortuna non doveva portarsi molte cose a casa, gran parte dei propri capi di vestiario erano già nella sua stanza al Manor, ma non poteva rinunciare al continuo della lettura del libro che gli aveva consigliato Albus. Scavò freneticamente sotto le lenzuola per cercare di recuperarlo, poiché era quasi sicuro di esservisi addormentato sopra durante la notte; con un gesto secco tolse la coperta dal letto e due secondi dopo urlò di dolore e spavento: Otelia, la gatta di Albus, si era rannicchiata proprio sotto alle coperte e non aveva gradito una sveglia tanto brusca!

James scoppiò a ridere senza pietà, guardando la gatta correre nella stanza in cerca di riparo.

- Stupido felino! - imprecò Scorpius, fissando la mano sanguinante. - Morirò e Bennett ha detto che sperava di non vederci fino a dopo le vacanze… -

Non si innervosì nel vedere James ridere di lui: non che la cosa non lo infastidisse, ma era stato un buon pretesto per rivolgergli la parola.

 

- È solo un graffio, Malfoy! -

- Un graffio di Otelia, Potter, non è un gatto normale! - si lamentò, poi allungò la mano verso di lui, - Guarda! Morirò dissanguato prima che possa dire “Infermeria”! -

- Che lagnoso, - lo prese in giro James, dando una rapida occhiata alla ferita, - Non è neanche troppo profonda, si fermerebbe con lo sputo! -

- Che schifo, - ribadì Scorpius, - andrò a morire in bagno e sarà solo colpa di voi due Potter. Voi mi volete morto. -

- Non è mai morto nessuno per un graffio, Malfoy… -

- Morirò! - si lagnò di nuovo Scorpius, la sua era più che altro una scusa per continuare a rivolgergli la parola. James non aveva proferito nulla in merito a quanto accaduto tra le scale quella notte e Scorpius avrebbe fatto finta di non ricordare, con la scusa dell’alcool. - Io, ehm, vado a fare la doccia, non so, se devi scendere… - farfugliò, passandosi una mano tra i capelli. Aveva l’aria stanca già a quell’ora.

- No, ti aspetto, metti caso che il veleno di gatto agisce mentre sei in bagno… non vorrei perdermi lo spettacolo! -

Scorpius fece una smorfia per infastidirlo e poi andò in bagno per darsi una rapida rinfrescata.

 

James, nel frattempo, iniziò a chiamare quella gatta perfida che aveva scelto il fratello. Lui non aveva dormito molto quella notte e ne aveva approfittato per pensare a quanto era accaduto e a riflettere su come doveva comportarsi. Forse Scorpius avrebbe fatto finta di non ricordare o avrebbe detto qualcosa tipo “Ti ho baciato solo perché ero ubriaco!”, ma in cuor suo sapeva di dover affrontare la situazione per uscirne illeso. Albus era innamorato di Scorpius ma lui lo aveva baciato. A James non era dispiaciuto, tutto sommato un paio di labbra erano uguali per un maschio che per una femmina, ma in teoria lui era eterosessuale e non voleva mandare segnali fraintendibili. Doveva accertarsi che non sarebbe mai più accaduto, e doveva farlo senza ferire né Scorpius né Albus.

Afferrò la gatta e si sedette sul letto, abbracciandola. Otelia non sembrava felice di quelle attenzioni, tant’è che provò più volte a dileguarsi, ma il ragazzo aveva una buona presa e riuscì a tenerla ferma.

 

Qualche minuto dopo Scorpius uscì dal bagno con addosso dei vestiti puliti e profumati.

- Sono pronto. -

- Bene! - esclamò James, chiedendosi come fare a portare la gatta e i due zaini.

- Dalla a me… - suggerì Scorpius, indicandogli la gatta. James accettò l’offerta e gli cedette la bestiola, poi mise entrambi gli zaini in spalla: il proprio sulla destra e quello del fratello sulla sinistra.

- Ottimo, possiamo andare. -

 

I due si diressero verso l’uscita e, superato il ritratto della Signora Grassa, iniziarono a scendere le scale. Calò nuovamente il silenzio ma stavolta durò solo pochi secondi.

- Non fai domande su ieri sera? -

- Non ricordo molto, in realtà, - finse Scorpius. Era imbarazzato ma cercava disperatamente di non darlo a vedere.

- È stata una bella festa, ho cantato divinamente. -

- Questo lo ricordo… beh, divinamente… non eri male, ma divinamente… - lo prese in giro Malfoy, per smontare un po’ quella sua autostima.

- Ero veramente una star su quel palco, Malfoy. Hai anche litigato con il mio fan club! - rise.

- Non ci ho litigato, erano loro ad essere troppo… bleah, Potter, veramente: io non mi vanterei di avere quella gente nel fan club. -

- Non lo faccio. -

- Buon per te. -

- Chissà come la prenderebbero, se sapessero… - James mise su un’espressione pensierosa, fingendo di guardare il soffitto. Erano già giunti al sesto piano.

- Cosa? - chiese Scorpius.

- Che qualcuno ha baciato la star. -

Scorpius trasalì e per un solo secondo sentì il sangue raggelarsi nelle vene, tuttavia riuscì, quantomeno in apparenza, a sembrare impassibile. Si sistemò una ciocca di capelli biondi e si voltò verso di lui, mettendo su l’espressione più sorpresa dell’ultimo secolo. - Qualcuno ti ha baciato? E chi? -

James si trattenne dal ridere a quella reazione e infilò le mani in tasca. - Tu, - disse semplicemente, fissandolo negli occhi. Erano arrivati al quinto piano, neanche a farlo a posta, e si erano fermati.

 

Malfoy provò a deglutire e gli sembrò un’impresa impossibile. Avrebbe dovuto essere pronto al confronto, ma evidentemente non si aspettava quel tipo di reazione. Da James si sarebbe aspettato qualcosa di diverso, di più fisico, come un pugno o una rissa generale; quella reazione tanto subdola lo preoccupò.

- Io? - chiese quindi, fingendo alla perfezione un tono sorpreso, - Merlino, ero evidentemente ubriaco. Cosa diavolo avevo bevuto? -

- Eravamo qui all’incirca, - proseguì James sfiorando il corrimano della scala. Non era certo che Scorpius ricordasse tutto, ma neanche che se ne fosse completamente dimenticato; c’era qualcosa nel suo sguardo e nel suo tono che non lo convinceva. Decise, quindi, di lanciargli una provocazione, continuando la frase: - Quando mi hai baciato e ti sei dichiarato! -

Scorpius sollevò un sopracciglio e desiderò di dargli un pugno in faccia, al centro della fronte, per quella stupidata che aveva detto. - Che diavolo dici, Potter?! -

- La verità? -

- La verità un corno, Potter! Che ti inventi? Io… - Scorpius stava per rispondergli che non l’aveva fatto, e fu solo in un secondo momento che si rese conto che quella poteva essere una trappola. Deglutì e sbuffò subito dopo, - …ero evidentemente ubriaco! Non lo farei mai e poi… innamorato di te? Ti prego. - commentò, come se quella fosse la più grossa delle eresie mai dette.

James lo squadrò per bene, quasi come se volesse leggergli dentro; Scorpius, probabilmente, percepì la cosa e nonostante il freddo invernale, iniziò quasi a sudare e strinse di più Otelia a sé. - Smettila di fissarmi come se fossi un Fiammagranchio senza gemme. -

- Va beh, - borbottò James, sistemandosi meglio gli zaini in spalla, - Meglio così. -

“Stronzo!” pensò Scorpius, rivolgendogli l’ennesima occhiataccia; decise di sbrigarsi e riprese a scendere i gradini. Abbracciò meglio la gattina che miagolava qualche verso melenso e in pochi secondi si trovò già al piano di sotto.

- Scherzavo! - disse James, dandogli una spallata appena lo raggiunse. Malfoy non gli rispose e continuò a scendere i gradini con fare altezzoso.

- Che permaloso… - rise Potter, seguendolo con lo stesso ritmo di passi.

- Capisco che tu voglia che io mi innamori di te, Potter, ma… non eserciti alcun fascino su di me. -

- Intanto mi hai baciato, - s’innervosì. James non era omosessuale o bisessuale, in linea di massima non si sentiva attratto dagli uomini, e neanche tanto dalle donne, ma la cosa che l’innervosì era la palese incoerenza tra le parole e gesti dell’altro. Va bene che forse aveva troppo calcato la mano con quella questione dell’innamoramento, però Scorpius gli aveva davvero dato un bacio e non si bacia qualcuno che non ti piace.

- Si vede che i miei geni sono attratti, inspiegabilmente, dai quelli dei Potter… ti avrò scambiato per tuo fratello, - si giustificò, divertito dallo sguardo indispettito di James. Non doveva illudersi, poiché sapeva che non gli sarebbe mai piaciuto, ma era divertente studiarne le reazioni.

- Comunque non lo dirò al fan club, tranquillo… eviterai le maledizioni! -

- Perché

   
 
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