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Autore: BlackVanilla    11/07/2019    2 recensioni
Ambientata nell'arco temporale dopo Punk Hazard pre Dressrosa:
a bordo della Sunny i nostri pirati decidono di organizzare una bella festa, nell'immediato perfino Gwennie ne è entusiasta, avrà così modo di distrarre la mente da un certo pensiero che la sta tormentando...o forse no?
Scritta di getto ascoltando musica, questa shot è davvero solo puro istinto...spero piaccia ugualmente!
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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a bordo della Thousand Sunny - rotta verso Dressrosa
 
Gwennie sbadigliò fino a farsi lacrimare gli occhi.
Aveva ancora tanto sonno, ma era davvero arrivata l’ora di alzarsi quindi prese un bel respiro e si decise a buttare le gambe giù dal letto.
Dopo aver afferrato il suo piccolo beauty puntò dritta verso il bagno, una volta richiusa la porta dietro alle sue spalle si dedicò al viso lavandolo con il suo sapone preferito al profumo di vaniglia e sandalo.
Dopo aver steso un sottile velo di crema idratante sulla pelle, iniziò a spazzolare i lunghi capelli castani...quella mattina non era proprio in vena di creare una delle sue particolari acconciature, così decise di lasciarli semplicemente sciolti.
Tornò nella stanza da letto per vestirsi: scelse un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia e una canotta bianca con tre cuori applicati sul petto...le era piaciuta subito perchè le tre applicazioni erano in materiali diversi: stoffa bianca e nera, vernice rossa e paillettes color bronzo. 
Si guardò allo specchio mentre completava il suo outfit mettendo dei piccoli orecchini a bottone a forma di cuore color nero.
Davvero soddisfatta uscì non prima di aver rifatto il letto e di aver nascosto nella tasca dei pantaloni la piccola bottiglietta di farmaco che Chopper le aveva dato giorni addietro.
Stava peggiorando...il suo stato di salute aveva subito un netto peggioramento a Punk Hazard, il malessere che la colpiva da anni era cambiato diventando decisamente più feroce.
Nessuno sapeva della sua malattia...alla piccola renna aveva raccontato una frottola giusto per farsi dare una medicina in grado di aiutarla durante le fasi critiche del suo male.
Sospirò triste...si sentiva molto in colpa per questo e si ripromise di rimediare in qualche modo, non appena fosse guarita.
Se fosse guarita.
Imponendo a se stessa di darsi una mossa, raggiunse gli altri sul ponte: era una giornata non troppo calda con il sole che brillava energico nel cielo, poche nuvole bianche si muovevano pigre comandate dalle folate di vento.
Sorrise beandosi della brezza...istintivamente aprì le braccia per godere appieno di quel momento favoloso.
“Gwennie mia adorata! Ti sei svegliata e…”, Sanji piombò magicamente accanto a lei, da dove provenisse era un mistero.
L’esuberante cuoco si era interrotto non appena i suoi occhi avevano notato la canotta della ragazza.
“Lasciati ammirare, mia dea...questo nuovo capo d’abbigliamento non fa altro che esaltare la tua immensa e sfolgorante bellezza!”, era partito in quarta...come sempre del resto.
“Mio principe, sono estremamente felice nel constatare che suddetto capo sia di tuo gradimento!”, esclamò lei in risposta con un sorriso divertito.
Le donne della ciurma erano molto diverse tra loro: mentre Nami reagiva alle lusinghe del biondo in modo altalenante, nello specifico a volte lo ammazzava di botte mentre altre lo ignorava bellamente, Robin preferiva ringraziare con educazione anche se a volte si lasciava scappare un risolino divertito.
Ma Sanji e Gwennie avevano un rapporto diverso, amichevole ma anche giocoso e quindi alla ragazza piaceva dare spago al biondo...lo trovava divertente, inoltre lui preparava dei manicaretti tali che accontentarlo era un ulteriore modo per poterlo ringraziare.
“Carissima, prego raggiungi le altre donzelle che stanno facendo colazione in questo momento....per voi ho preparato dei croissant alla marmellata, caffè appena macinato e biscottini!”, fece un inchino davvero molto galante.
Gwennie fece per seguirlo quando notò Cesar e Law seduti comodamente sul prato che ricopriva il ponte, chiese al cuoco se quei due avessero già mangiato.
“Tranquilla mia dolce ninfa, hanno fatto colazione all’alba…”, l’aveva rassicurata lui aprendole la porta che conduceva alla sala mensa.
 
Il clima sulla Sunny era leggermente teso causa il piano spiegato da Law per rovesciare prima Doflamigo e successivamente l’Imperatore Kaido.
Tre o quattro membri della ciurma non erano molto tranquilli, infatti vagavano per la nave indossando pesanti armature fornite dal solerte Kin’emon.
“Facciamo una festa stasera!”, esclamò Franky posizionando le enormi braccia in modo da far coincidere le stelle azzurre.
“Sei pazzo? Vuoi far sapere a Doflamingo dove siamo???”, Usopp cercava di muoversi con naturalezza ma l’armatura lo faceva sembrare un robot infelice.
“Eddai come potrebbe fare a individuarci...non siamo ancora in vista di Dressrosa…”, notò Gwennie posando il libro che stava leggendo.
Tutti i suoi nakama la guardarono straniti e lei se ne accorse: solitamente non era decisamente una festaiola.
“Che avete da guardare? Mi va di sentire un pò di musica…”, si alzò dal prato dove era rimasta seduta a leggere.
“D’accordo...facciamo la festa...ma tu dovrai ballare...non solo ascoltare musica!”, il cecchino aveva preso la palla al balzo...tutti sapevano che Gwennie non ballava mai davanti agli altri, anche se c’erano prove inconfutabili che lo facesse in privato.
La giovane assottigliò gli occhi puntandoli minacciosa verso il compagno, poi un sorrisetto furbo le si dipinse sul volto.
“Il capitano deve avere l’ultima parola!”, annunciò infine.
Rufy aveva ascoltato più o meno l’intera conversazione.
“Okay allora.. facciamo festaaaa!!! Sanji, abbiamo della carne?”, chiese già con la bava alla bocca.
Il cuoco annuì aspirando il fumo della sua immancabile sigaretta.
Gwennie rise di gusto, era così facile essere se stessa quando era in compagnia dei suoi nakama...si sentiva libera di poter fare tutto ciò che voleva.
Tutto tranne ballare.
Non che non le piacesse farlo, anzi...ma preferiva ballare quando nessuno la poteva vedere...per lei era davvero imbarazzante esporsi in pubblico.
Ricordò un episodio della sua infanzia: per la recita scolastica serviva una bambina che intonasse una breve canzone, quindi la maestra aveva fatto cantare a tutte le bambine la suddetta melodia.
Le prove erano state fatte in sede privata, ovvero ogni bambina aveva cantato alla sola presenza della maestra nell’ambiente isolato dell’aula di musica.
Gwennie era stata infine scelta e, al tempo, la cosa l’aveva fatta andare al settimo cielo.
Peccato però che durante la recita, davanti a tutti i compagni di scuola, ai genitori e agli insegnanti, avesse stonato dalla prima all’ultima strofa vergognandosi moltissimo. 
Il pubblico non faceva per lei.
Tornando al presente, mentre gli altri nakama si dedicavano ai loro compiti, raggiunse veloce Robin: doveva assolutamente restituire il libro che l’amica le aveva prestato.
L’archeologa si stupì molto.
“Non ti è piaciuto?”, domandò prendendo il tomo tra le mani.
La giovane rispose che lo aveva adorato...era stato emozionante oltre che interessante e le chiese se ne avesse altri di quel genere.
“Aspetta un momento...vuoi dire che lo hai già finito? Te lo ho prestato circa...tre ore fa???”, esclamò incredula la mora.
“Te lo dicevo che mi era piaciuto!”, Gwennie fece un sorrise sincero mentre con l’amica raggiungeva la cabina di quest’ultima in modo da poter scegliere una nuova lettura.
 
Law aveva ormai inquadrato tutti i membri della ciurma di Cappello di Paglia: era un gruppo di persone estremamente diverse tra loro che però conviveva amabilmente completando l’uno le lacune dell’altro.
I pirati più forti erano senza dubbio lo Spadaio, Gamba Nera e Mugiwara… il Robotico non era male, mentre l’Uomo Naso era un buon cecchino ma forse un pò troppo fifone.
Lo scheletro suonava benissimo, in combattimento sapeva difendersi ed era abbastanza svelto, la navigatrice era piuttosto abile nel condurre la nave mentre l’Antiquaria aveva la capacità di fare o dire la cosa giusta al momento giusto.
Tony era un bravo dottore ma gli mancava ancora l’esperienza che avrebbe potuto acquisire solo nel corso degli anni...ci metteva tutto il suo impegno per assistere i compagni, peccato però che non riuscisse a percepire certe cose.
Ad esempio il malessere dell’altra donna mugiwara, quella che lui aveva salvato insieme a Cappello di Paglia dopo la guerra di Marineford.
Era abbastanza evidente che la sua salute fosse cagionevole, piccoli particolari avevano confermato l’idea del chirurgo man mano che la osservava… mangiava e dormiva in modo non costante, un giorno tanto mentre il successivo poco... giusto per dirne una.
La riflessione del medico fu interrotta dall’arrivo del cuoco...quel tipo non la smetteva mai di fare il cascamorto con qualsiasi donna gli capitasse a tiro...Law non aveva mai visto uno come lui.
In quel momento si era appiccicato alla ragazza malata...chissà che sciocchezze le stava propinando...però c’era da dire che lei sembrava gradire.
“Biondo, la vuoi smettere di fare casino? Qui qualcuno ha mal di testa!”, gridò furioso Cesar toccandosi con le sottili dita la tempia destra.
Sanji gli si avvicinò.
“Direi che non sei nelle condizioni di chiedere nulla su questa nave”, sibilò ricordando ciò che lo scienziato aveva fatto ai bambini di Punk Hazard.
Gwennie lo aveva seguito e aveva osservato ora il possessore del frutto Gas Gas, ora Law seduto poco lontano in modo da assicurarsi che il prezioso ostaggio non tentasse la fuga.
Quando incrociò lo sguardo del medico, la ragazza sentì uno strano calore salirle sulle gote: quegli occhi grigi le stavano facendo uno strano effetto e quindi preferì distogliere la vista.
“Dai Sanji, ci ha chiesto solo di parlare più piano. Certo il tono della sua richiesta è stato completamente sbagliato ma cerchiamo di non litigare…almeno finchè saremo tutti sulla stessa nave!”, propose lei toccandogli delicatamente il braccio.
L’espressione del cuoco cambiò radicalmente.
“Ma certo mio tesoro!”, cinguettò soave, poi tornò a rivolgersi a Cesar, “Mi trattengo da insegnarti le buone maniere solo perchè me lo ha chiesto la mia adorata, altrimenti…”.
“Sanji!”, lo chiamò lei notando la furia tornare nello sguardo del biondo.
“Scusa amore mio...sai cosa faccio? Vado a prepare il tuo piatto preferito per cena!”, detto ciò turbinò felice verso le cucine.
Gwennie lo osservò sparire sorridendo: era davvero unico nel suo genere.
Fece per andarsene quando una voce la trattenne.
“E’ sempre così irascibile il tuo fidanzato?”, chiese a bassa voce il chirurgo della morte.
La giovane rimase sorpresa: anche nel loro precedente incontro, dopo la guerra, non avevano mai parlato un granchè...certo le aveva più volte fatto delle domande ma tutte sempre in ambito clinico, mai personale.
“Chi, Sanji? O ma lui non è il mio fidanzato…”, si affrettò a precisare.
Poi fece per rispondere alla domanda che le era stata fatta...ma si rese conto di non ricordarla...aveva sentito così forte l’urgenza di chiarire il tipo di rapporto che la legava al cuoco da non prestare attenzione a tutto il resto.
“Non sembra proprio”, si limitò ad osservare l’enigmatico dottore.
Era seduto sulla panchetta che circondava l’albero maestro, posava la schiena sul legno mentre teneva ben salda la sua adorata nodachi.
Gwennie non riusciva a ritrovare la voce...non ne capiva nemmeno il motivo in realtà, ma l’osservazione del medico l'aveva lasciata sgomenta.
Per sua fortuna Rufy era appena uscito sul ponte e la stava chiamando a squarciagola.
Affrettandosi a raggiungere il suo capitano, la ragazza cacciò un determinato pensiero dalla sua mente...si stava sbagliando, certamente si stava completamente sbagliando.
 
Poco prima di sera i pirati allestirono tutto il necessario per la festa: i tavoli della sala da pranzo furono portati sul ponte dove Sanji si impegnò a ricoprirne la superficie con numerose squisitezze.
Usopp, Franky, Chopper e Brook si occuparono di organizzare la console per la musica: il carpentiere insistette per costruire una specie di palchetto mentre la piccola renna volle a tutti i costi delle luci colorate.
lo scheletro diede la sua approvazione in merito all’acustica strimpellando un motivetto giusto per fare una prova.
Gwennie e Nami, appoggiate al parapetto, osservavano i compagni saltellare di qua e di là come cavallette impazzite.
“Non credo che sarà solo una semplice festicciola!”, aveva notato maliziosamente la rossa mentre si passava una mano tra i lunghi capelli.
“Lo credo anche io…”, aveva risposto con aria assente l’altra.
Aveva bisogno di avere una risposta ad una domanda che aveva iniziato a frullarle in testa e l’unica persona che gliela poteva dare era proprio lei stessa.
“Ehi, voi!!! Non crediate di starvene ad oziare per tutto il tempo! Scendete a dare una mano!”, aveva gridato Usopp sbracciandosi.
Il cecchino vide poi anche Zoro il quale stava bellamente ronfando appoggiato alla paratia, le tre spade ben assicurate alla cinta e le mani dietro alla nuca...era il ritratto del più puro relax.
“E tu che diavolo fai??? Alzati e collabora, sei uno dei più forti!”, provò a svegliarlo assestandogli un calcio alla gamba. 
Ovviamente lo spadaccino non si mosse di un millimetro.
Gwennie, che era comunque scesa per dare una mano, stava reggendo i fili con le lampadine colorate che Chopper aveva tanto desiderato mentre Sanji le assicurava alle sottili corde che avevano precedentemente fatto pendere a partire dal ponte per finire verso l’albero maestro.
Nel mentre i due parlottavano amabilmente della festa, dei molteplici piatti che il biondo aveva preparato, della musica che ci sarebbe stata e della remota probabilità di vederla ballare.
Una figura comparve improvvisamente alle spalle della ragazza.
“Tenete d’occhio voi Cesar finchè io non ci sono”, non era stata una domanda ma un’affermazione e non c’era bisogno di chiedersi chi era stato a parlare.
Il cuoco annuì distratto.
La giovane non mosse un muscolo fino a che la persona in questione non se andò.
Sospirò pesantemente, tanto da attirare l’attenzione di Sanji.
“Tutto bene mia cara? Sei stanca? Posso continuare da solo…”, galante come sempre.
Lei lo rassicurò di stare bene, lo stava aiutando volentieri, aggiunse, così proseguirono nel loro lavoro.
 
“Dove cavolo si sarà ficcato Traffy?”, chiese Rufy afferrando un cosciotto succulento.
La festa era iniziata da un pò e del dottore nessuna traccia...era passata circa un’oretta da quando si era defilato affidando Cesar a Sanji e Gwennie.
“L’ho visto andare verso il bagno. Starà facendo la doccia!”, informò Brook sorseggiando del tè bollente.
“Rufy, rallenta o non troverà nemmeno la briciola di un onigiri quando arriverà…”, esclamò Robin divertita.
“Non preoccupatevi mie affascinanti fanciulle… il cibo non scarseggia, festeggiamo alla grande!”, aveva rassicurato Sanji versando con eleganza del vino nel calice di Nami.
Gwennie bevette dal suo bicchiere un generoso sorso d’acqua...aveva la gola secca.
Ad un tratto Rufy si alzò in piedi e, sputacchiando cibo un pò ovunque, diede il bentornato al chirurgo invitandolo ad unirsi alla festa.
La pirata girò lentamente la testa maledicendo il suo battito cardiaco accelerato...perchè diavolo si era messa in agitazione… era semplicemente tornato Traffy...niente di che.
Col piffero.
E’ questo che si disse mentalmente quando lo vide: si era cambiato e indossava una felpa blu con lo stemma dei pirati Heart di colore giallo sul petto, attorno al collo delle piccole piume blu adornavano il bordo rotondo della maglia.
No no no no no no!!!
Gwennie voltò la testa cercando di concentrarsi sul piccolo Chopper seduto accanto a lei: il dottore dei mugiwara le stava chiedendo se il suo disturbo allo stomaco fosse scomparso grazie all’assunzione del farmaco che le aveva prescritto.
“Sto molto meglio, grazie!”, si affrettò a rassicurarlo.
“Ma non stai mangiando molto…”, notò lui con occhio clinico.
La giovane percepiva un certo sguardo su di sè...girò la testa e ne ebbe conferma, il chirurgo della morte la stava analizzando peggio di una macchina ai raggi X.
Che situazione… doveva trovare il modo di uscirne il prima possibile così fece la prima cosa che le venne in mente: urtò malamente il suo bicchiere d’acqua facendo così rovesciare tutto il contenuto sulle gambe del povero Chopper.
“Scusami!!!”, gridò lei alzandosi in piedi alla ricerca di un panno con cui tamponare il liquido.
La renna la rassicurò: qualche minuto di phon e sarebbe tornato completamente asciutto.
Per quella volta le era andata bene, adesso doveva solo evitare che la situazione si potesse ripresentare.
 
Due ore dopo la cena era stata consumata, i più vivaci si erano riversati sulla pista da ballo improvvisata mentre quelli più tranquilli avevano preso posto sul soffice prato che adornava il ponte.
Gwennie sedeva accanto a Nami, Robin era leggermente più in là.
“Dico che sei distratta amica mia…”, aveva esclamato la rossa all’improvviso.
Ma la pirata non si era minimamente accorta che la navigatrice le aveva rivolto la parola, stava puntando lo sguardo verso il cielo osservandolo senza vederlo realmente.
“Ehiiiiiii!!!!”, la scosse scherzosamente afferrandone le spalle.
La ragazza si lasciò scappare un gridolino di sorpresa.
“Un berry per i tuoi pensieri!”, offrì la Gatta Ladra allungando simbolicamente la mano.
Robin sorrideva furba.
“I miei pensieri? Perchè?”, domandò la diretta interessata.
“Sei anni luce da qui con quella tua testolina!”, affermò decisa Nami.
Come darle torto...era verissimo, la sua mente stava elaborando ciò che il suo cuore sapeva già da qualche tempo...e la cosa la faceva sentire da una parte felice ma dall’altra a disagio.
“Ma certo che lo sono. Guardate là. Usopp sta cercando tra i vari CD quello con la mia canzone preferita. Sapete bene cosa ha intenzione di fare…”, buttò lì sperando che l’ennesimo salvataggio di quel giorno non fosse meno fortunato dei precedenti.
Robin e la rossa scoppiarono a ridere all’unisono, effettivamente se il cecchino avesse scovato la famosa canzone, di sicuro avrebbe trascinato Gwennie in pista.
“Ti sentiresti più tranquilla se io e Nami facessimo un giretto perlustratore? Giusto per capire se il nostro inventore sia sulla buona strada o meno…”, propose la mora con il suo tono di voce estremamente rilassante.
La giovane si dimostrò entusiasta, inoltre l’idea di stare sola per un poco non era affatto male...quella giornata era stata faticosa e in più iniziava a sentire un certo disturbo al petto, come se l’aria che riempiva i suoi polmoni non fosse sufficiente per ossigenare il sangue.
Qualche minuto dopo stava guardando le due amiche avvicinarsi ad Usopp.
Sospirò.
L’idea della festa le era piaciuta, adorava la musica...ma in quel momento capì che forse avrebbe fatto meglio a starsene zitta quel pomeriggio.
“Stanca?”, una certa voce la fece sobbalzare.
Dietro di lei era comparso Law.
La ragazza si chiese come diamine faceva a comparire così dal nulla.
“Sì…”, ammise arrendendosi...era stufa di proferire scuse.
“Dovresti riposare”.
“Lo so”, niente con lui non riusciva ad erigere la sua solita barriera difensiva.
“Perchè non lo fai allora”, il rumore caratteristico di una katana che veniva mossa.
“In questo momento preferisco stare qui per…”, ennò!
Dieci secondi di silenzio.
“Per?”.
“...godermi la compagnia…”, dire la verità rimanendo sul vago poteva andare bene, soprattutto se non lo guardava negli occhi.
Nuovamente silenzio.
La sua presenza alle spalle.
La percezione distinta del suo corpo ritto in piedi dietro di lei.
Si morse il labbro facendo rotolare una piccola lacrima sulla guancia.
Non andava bene.
“Credo che le tue nakama cerchino di dirti qualcosa”, di nuovo il rumore di prima, freddo ma dannatamente rassicurante.
Gwennie alzò lo sguardo asciugando veloce la guancia umida.
Effettivamente Nami e Robin stavano mandando segnali decisamente inquietanti.
Che furono purtroppo inutili.
“Signore e Signori! Prego fate silenzio per un momento!”, Usopp aveva preso parola e questo significava solo una cosa, “Ho l’onore di annunciarvi che tra non molto potremo ascoltare una delle canzoni più belle che io abbia mai sentito. Vi invito a prendere posto sulla pista da ballo!”.
Ovviamente aveva fatto un eloquente gesto verso Gwennie.
Lei rispose facendo roteare l’indice attorno all’orecchio, come per far notare che la musica non si sentiva.
Il sorriso del cecchino parlò per lui: dopo pochi secondi partì la canzone...le prime note erano delicate e si udivano appena…

Take me down to the river bend
Take me down to the fighting end
Wash the poison from off my skin
Show me how to be whole again
Fly me up on a silver wing
Past the black where the sirens sing
Warm me up in the nova's glow
And drop me down to the dream below
'Cause I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see
For you to see
 
 
Quelle note erano per Gwennie come un incantesimo, senza accorgersene era arrivata vicino alla pista da ballo...solo per poter sentire meglio, si era detta.
Una mano la spinse in avanti, altre la fecero vorticare mentre l’abile DJ alzava ancora di più il volume così che le casse riuscissero a far addirittura vibrare le assi di legno che formavano il pavimento.
Arrivò poi Sanji che afferrò le mani sottili di lei e le aprì le braccia facendole poi alzare verso il cielo, la ragazza ammise di sentirsi libera e leggera come non mai, sorridendo si abbandonò completamente al ritmo della musica.
Le onde formate dai capelli castani frustavano ritmicamente sulla sua schiena mentre, con gli occhi chiusi, lasciava che i fianchi si muovessero da soli, obbedendo al richiamo assoluto della musica.
 
Take me down to the river bend
Take me down to the fighting end
Wash the poison from off my skin
Show me how to be whole again
Fly me up on a silver wing
Past the black where the sirens sing
Warm me up in the nova's glow
And drop me down to the dream below
'Cause I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see
For you to see
'Cause I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see
For you to see
'Cause I'm only a crack in this castle of glass
Hardly anything there for you to see
For you to see
                                
Non appena la canzone finì, la giovane cercò un bicchiere che fosse pieno di un liquido a caso e lo scaraventò addosso all’ignaro inventore che lo comunque lo riuscì a scansare piuttosto facilmente ridendo bellamente.
“Vai Usopp, sei il nostro eroe! L’hai fatta ballare!”, gridava come un matto Rufy.
“Yeah!”, era stato il commento soddisfatto di Franky DJ.
Un sorriso si dipinse sul volto della pirata: avevano vinto loro ma le era piaciuta moltissimo la sensazione che aveva provato mentre ballava, era stato qualcosa di indescrivibile come se la mente si fosse staccata dal corpo per poter fluttuare libera nell'aria.
Stava per tornare al suo angolino in disparte quando l’oppressione al petto peggiorò all’improvviso senza darle il tempo di reagire e finì per cadere sulle ginocchia boccheggiando.
Chopper fu da lei quasi subito.
“Ho aspirato qualcosa, forse un insetto…”, provò ad articolare, “...magari vado un momento al bagno!”.
Raggiunse la stanza da bagno dove ingoiò una dose del farmaco che le aveva dato la piccola renna...sapeva che quel medicinale aveva un effetto solo temporaneo, ma per il momento le bastava.
Si lavò il viso con dell’acqua fresca e le sembrò di sentirsi meglio, così decise di tornare alla festa per rassicurare i suoi compagni.
Nel bel mezzo del corridoio però si bloccò: lui era lì, appoggiato con la schiena al muro... la stava aspettando a braccia conserte e gli occhi chiusi.
“Un insetto eh?”, furono le uniche parole che disse.
Lei guardò il pavimento, incapace di parlare.
Per qualche minuto, la musica che risuonava dal ponte fu l’unica cosa che si sentì.
Gwennie si azzardò ad alzare lo sguardo constatando con sollievo che lui non la stava fissando, sembrava completamente assorto in chissà quale pensiero mentre manteneva le palpebre serrate.
“Beh, io torno di là…”, le braccia tenute rigide lungo i fianchi.
“...per ballare ancora?”, le iridi grigie fecero capolino causando un immediato ed ulteriore irrigidimento nella ragazza, la quale aprì la bocca senza riuscire a trovare subito la voce.
“Tu…”, doveva sembrare proprio una idiota quella sera, incapace com’era di formulare frasi di senso compiuto.
Lui annuì.
Un risolino isterico sfuggì dalle labbra della pirata mentre registrò vagamente un particolare calore irradiarle inesorabilmente le guance.
L’aveva vista ballare.
Bene.
Male.
Si passò una mano sul viso in fiamme.
“E’ meglio che torni di là adesso...altrimenti i miei compagni penseranno che sono dipartita”, articolò faticosamente.
Non solo il farmaco di Chopper non stava facendo nessun effetto, ma Gwennie stava iniziando a sentire un certo dolore alle ginocchia il quale solitamente annunciava nefasto l’arrivo di un bel febbrone.
Senza rendersene conto, si ritrovò ad ammirare piuttosto da vicino il jolly roger giallo stampato sulla felpa del medico il quale le si era improvvisamente parato davanti.
Certo che era davvero alto...
“Credo sia invece meglio che tu vada a risposare. Lo dirò io a Mugiwara”, detto ciò girò sui tacchi raggiungendo così gli altri pirati.
Lo guardò intensamente mentre usciva...la fedele nodachi posata sulla spalla, il morbido cappello bianco a macchie nere cacciato in testa...
Il cuore prese a batterle più rapidamente e lei dovette suo malgrado arrendersi per la seconda volta in quel lunghissimo giorno: si stava innamorando, non aveva più dubbi.
   
 
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