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Autore: TheBrainStealer    12/07/2019    0 recensioni
Hekseville, mattino.
Le due guardiane della città si svegliano e vanno a fare il loro solito giro di perlustrazione quando improvvisamente si verificano una serie di eventi che costringeranno Syd a dir loro la verità: Hekseville e Jirga Para Lao sono minacciate da un terribile individuo.
i tre per la prima volta devono affrontare una minaccia introvabile nascosta nella popolazione.
tra delitti e eventi terribili, la caccia a Diva inizia....
ATTENZIONE: SPOILER.
SE NON AVETE ANCORA GIOCATO (O GUARDATO I GAME-PLAY) AI DUE TITOLI POTRESTE NON CAPIRE ALCUNI ELEMENTI DEL GIOCO OPPURE RICEVERE DEGLI SPOILER.
Questa è la mia prima fan-fiction e ho deciso di scriverla su uno dei giochi a parer mio più belli.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
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CAPITOLO 7: NIENTE RIPOSO PER I VIRTUOSI (PARTE UNO)
 
PARTE 1: LA “QUIETE” PRIMA DELLA TEMPESTA.
Auldnoir, Casa tubo, la mattina dopo la strage notturna all’ospedale di Vendecentre.
Era mattina e l’aria fresca proveniente dal vuoto sotto ad Hekseville ventilava dolcemente la zona che delimitava l’impianto fognario di Auldnoir. Laggiù, in mezzo al mare di tubature che si estendevano in lungo e in largo, si camuffava la casa-tubo dove al momento due ragazze stavano dormendo sonni tranquilli.
Erano accoccolate l’una vicino all’altra, coi capelli neri e rossi di una che si mescolavano con quelli biondi dell’altra.
Gli occhi erano ben chiusi e i loro respiri erano l’unica cosa che poteva essere udita in quell’unica stanza che formava la loro abitazione, mentre le loro menti canalizzavano silenziosamente sogni confusi che non si sarebbero mai ricordate.
Ogni tanto i loro corpi eseguivano movimenti appena visibili, facendole apparire leggermente tese durante le loro ore di sonno. Tuttavia, non era così, anzi, una cosa era certa: era davvero molto che non si riposavano in maniera così serena.
Avrebbero continuato ad oltranza: le ore di insonnia accompagnate da giornate piene di sforzi e brutte esperienze aveva fatto sì che erano ormai diventati esseri affamati di quello che doveva essere una sorta di stato di letargo.
Un reset totale: nessun pensiero, nessuna preoccupazione…nessuna intenzione di svegliarsi.
Malgrado chiunque si sarebbe fermato a contemplare la bellezza della loro serenità durante la loro permanenza nel mondo dei sogni, niente dura per sempre…nemmeno la perfezione…soprattutto la perfezione.
E infatti, come fosse un segno del destino, un raggio di sole penetrò nell’apertura compresa tra le due tende chiuse male poste all’ingresso della casa-tubo, andando inevitabilmente a far reagire il corpo di Raven.
Questa provò inizialmente a stringere gli occhi nel sonno, tentando inutilmente di restare ancora un po’ in quella dimensione perfetta nella quale tutti quanti tendono un poco a rifugiarsi.
Provò a rigirarsi una volta, provò a mettere la testa sotto il cuscino con movimenti scoordinati.
Niente…
Ella si arrese, aprendo finalmente gli occhi con lentezza disarmante.
Si guardò attorno, ancora inconsapevole di essersi risvegliata a casa sua solo per un miracolo avvenuto contro ogni probabilità.
“mmm…è mattino…stupido raggio di sole”
Raven provava sentimenti contrastanti nei confronti di quel gioco di luci: da una parte voleva che scomparisse per almeno altre tre o quattro ore, dall’altra, per motivi che ancora né comprendeva né ricordava, vedere quel fascio arancione entrare dolcemente dentro la sua abitazione la riempiva di gioia.
Dato lo stato assonnato in cui si trovava non riusciva ancora a capirne il motivo, ma vedere l’incredibile bellezza dell’alba irrompere in casa mentre poteva vedere la sua amica accanto a sé la faceva sentire bene.
Malgrado per lei fosse così un po’ tutti i giorni, adesso era diverso: era come se per qualche attimo avesse rischiato di perdere tutto questo per poi risvegliarsi proprio in quel momento e poter gioire di tutto questo.
“spesso non ci accorgiamo fino in fondo delle cose che abbiamo intorno fino a quando non le perdiamo o stiamo per perderle…sono contenta di non aver fatto questo errore. Un momento…perché penso queste cose? Non so…in ogni caso quasi mi dispiace che Kat non sia sveglia: si sta perdendo una bella visione…”
Subito dopo quei pensieri, qualcosa scattò nella mente della ragazza.
Non erano più frammenti sconnessi a causa del sonno, bensì ricordi: ricordi molto nitidi della sera prima che la colpirono con violenza.
“un momento…stanotte…ho visto quel mostro! Mi aveva in pugno e poi…non ricordo il seguito, anche se ho impresso a modo nella memoria tutte quelle povere persone che non sono riuscita a salvare…e quella bambina…se poi penso che avrebbe potuto uccidere anche me…non avrei rivisto più nessuno…nemmeno Kat”
Sentì un nodo alla gola e si girò verso la sua amica: se c’era una cosa che Raven non fosse intenzionata a fare era lasciare la sua amica ad affrontare tutto questo da sola.
Si accasciò vicino alla sua amica e l’abbracciò nel sonno, restando in quella posizione per una buona mezz’ora, fino a quando anche Kat non iniziò a muoversi spontaneamente.
La ragazza dagli occhi azzurri, notando che la sua amica stava per svegliarsi, si scostò lievemente in modo da non darle fastidio e, soprattutto, per non farsi trovare attaccata a lei come se fosse una neonata, anche se a breve le avrebbe comunque spiegato tutto poco dopo il risveglio: aveva molte cose da raccontare.
Kat sbattè timidamente un paio di volte le palpebre facendo trasparire i suoi quanto assonnati quanto belli occhi rossi. Si mise a sedere e iniziò a stiracchiarsi mentre allo stesso tempo si guardava attorno. Quando notò che Raven era sveglia, iniziò finalmente a parlare.
<< mmm…Raven, buongiorno >>
L’altra sorrise, sorprendendosi di come ogni volta il sorriso di Kat riuscisse sempre a farne apparire uno anche sulla sua bocca.
<< buongiorno >>
“possibile che non si sia accorta della mia assenza durante la notte?” pensò un po’ sorpresa.
La ragazza dai capelli biondi notò che la luce del giorno era ancora debole e che quindi il sole era sorto da poco. Raven non lo avrebbe mai saputo, ma anche Kat aveva notato quel fascio di luce entrare in casa per poi cadere a picco direttamente sul viso della sua amica, per poi scivolare all’indietro fino ai capelli in modo da far brillare la parte rossa di quest’ultimi. Era davvero un’immagine incredibile, anche se non glielo avrebbe mai detto: Raven non sapeva mai come reagire ai complimenti.
<< wow…deve essere ancora presto, mi chiedo perché mi sia svegliata a quest’ora >>
<< scusa, devo aver fatto troppo rumore mentre mi godevo l’alba >> rispose l’altra senza voltarsi.
Per quanto sembrasse in posa per una fotografia, Kat riconobbe qualcosa nel volto di Raven che trasmetteva turbamento.
<< Ehi Raven, mi sembri un po’ turbata, qualcosa non va? >>
L’altra shifter si girò verso la propria amica, abbandonando quella posa da modella che aveva assunto involontariamente.
<< diciamo che ho passato una nottata…difficile >>
<< in che senso? Hai avuto un brutto sogno? >>
<< anche, ma non è quello che mi fa sentire in questo modo… >>
<< allora cosa ti è capitato? Lo sai che con me puoi parlarne… >>
<< è quello che farò. Vedi…dopo che mi sono svegliata da quell’incubo, sono andata a fare un giro notturno per vedere se mi avrebbe aiutato a distrarmi. Ho girato in lungo e in largo, dalla silenziosa piazza della fontana di Auldnoir, alla ruota panoramica di Pleajeune fino alla torre dell’orologio di Vendecentre. Dopo quest’ultima tappa stavo facendo gli ultimi metri prima di tornarmene a casa fino a quando sono passata vicino all’ospedale…fino a quando non ho sentito… >>
Ci furono alcuni secondi di silenzio.
<< Raven…che cosa hai sentito? >>, chiese Kat preoccupata.
<< urla…moltissime urla di alcuni poveracci insieme ad altri gridi mostruosi. Sono entrata per vedere cosa stesse accadendo e ho visto cosa fosse avvenuto in pochi secondi: Diva li aveva uccisi tutti…aveva ucciso tutti quei poveretti che erano andati a visitare una bambina che stava nella sala accanto alla loro >>
<< per tutti i creatori Raven!…e la bambina? >>
<< … >>
<< NO! Quell’essere schifoso! >>
<< hai ragione Kat, non è umano, è solo un mostro…in ogni caso mi sono avventata su di lui e ci siamo affrontati. Purtroppo, ha avuto la meglio su di me e mi ha stordita >>
<< ti ha fatto…del male? >>
<< no, ed è proprio questa la cosa strana. Mi aveva in pugno e se avesse voluto avrebbe potuto uccidermi senza problemi. Perché non lo ha fatto? E poi c’è qualcos’altro… >>
<< cosa? Racconta tutto! >>
<< c’era qualcosa di diverso in Diva. Sembrava…non so come spiegarlo. Era come se stesse soffrendo da morire, a tal punto da reggersi a malapena in piedi >>
<< sul serio? >>
<< proprio così. Da quello che sappiamo è sempre stato un individuo silenzioso che non si faceva mai notare eccetto in casi eccezionali e adesso me lo ritrovo davanti e in bella vista mentre urla come se fosse in preda al panico. Kat…è successo qualcosa: dobbiamo capire cosa è accaduto a quel bastardo…o a quella bastarda! >>
<< fermi tutti! Mi hai appena detto che hai incontrato quella mostruosità e non si sa come sei miracolosamente tornata viva! Chi se ne importa di cosa dobbiamo scoprire! >> rispose Kat alzando la voce e stringendosi all’amica.
Raven sorrise, ricordando quanto fosse dolce e allo stesso tempo vulnerabile la regina della gravità.
Subito dopo ebbe un’idea.
<< Kat mi è venuta in mente una cosa che forse ti piacerà >>
<< si…dimmi >>, rispose l’alta senza avere la minima intenzione di staccarsi.
<< guardaci…siamo distrutte. Io credi che sia arrivato il momento di pensare un po’ a noi. Che ne dici se solo per oggi facciamo una pausa e ci andiamo a prendere un gelato da Aujean, senza pensare a questa storia pazzesca? Non voglio finire al manicomio per colpa di una persona che non sarebbe neanche degna della nostra sofferenza >> dichiarò Raven facendo l’occhiolino.
Kat sapeva che la sua collega aveva fatto uno sforzo incredibile a fare quella proposta, anche perché dopo quello che aveva visto all’ospedale, la ragazza non doveva certo fare un piccolo sforzoper far finta di niente.
La shifter dagli occhi rossi accettò comunque senza esitare: di certo era una cosa che avrebbe fatto bene a entrambe…traumi notturni o meno.
<< perfetto! Allora prepariamoci! Aujean ha spostato il suo chiosco dei gelati alla piazza centrale di Vendecentre, quindi vediamo di sbrigarci! >>
<< sei sicura di voler tornare proprio a Vendecentre dopo quello che hai visto stanotte? >>
<< certo che sì, per il gelato questo e altro! >>
<< va bene, mi hai convinta! Certo che ti tieni sempre aggiornata sugli spostamenti del cibo >>
<< avevi dei dubbi? >> rispose Raven sogghignando.
<< Dusty! Xii! >> chiamarono entrambe all’unisono.
I due guardiani si svegliarono di soprassalto a causa della chiamata improvvisa per poi avviarsi velocemente verso le loro padrone.
Qualche secondo dopo, le due iniziarono a risplendere di rosso e di blu per canalizzare il loro potere ed alzarsi in volo a tutta velocità verso il parco al di sotto della torre dell’orologio di Vendecentre.
Mentre volavano, il loro respiro si faceva affannato, come se ad ogni esalazione disperdessero nell’aria un po’ di quella frustrazione che avevano accumulato nel tempo, sentendosi coì un poco più leggere ad ogni espirazione e, man mano che il loro stress si andava piano piano a scemare, sembrava quasi che i loro occhi tornassero a brillare dei loro colori originali, smettendo finalmente di essere del colore spento causato dalla paura e dal senso di colpa e impotenza davanti alle minacce.
Mentre provavano a non pensare agli avvenimenti degli ultimi tempi, si resero conto di poter finalmente riuscire dopo tanto tempo a ricominciare ad apprezzare il paesaggio di Auldnoir e tutti quei piccoli dettagli della loro città che le faceva star bene e le faceva sentire veramente a casa.
“sì…la nostra è davvero una bella città…” pensava una sorridendo.
“…e può ancora farci sorridere…” continuò l’altra con la stessa espressione.
La loro velocità aumentava e l’aria strideva fendeva le loro ciocche di capelli provocando un suono quasi assordante: a malapena la gente sarebbe riuscita a vederle.
Una bambina che stava andando a scuola sentì improvvisamente fischiarsi le orecchie mentre si aggiustava lo zaino sulle spalle
Guardò istintivamente verso la fonte di rumore.
Avrebbe giurato di aver visto due macchie colorate di rosso e di blu apparire alla sua vista per meno di un secondo, ma non lo avrebbe mai detto alla madre per paura di non essere creduta.
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Vendecentre, piazza centrale.
Le due arrivarono in brevissimo tempo e, appena toccarono terra, si resero conto che stavano ansimando.
Kat guardò l’amica per poi provare a parlare tra affanno e l’altro.
<< c-cavolo, era…t-tanto che non andavamo così veloci >>
<< uff…già. N-non credevo c-che potessimo andare così forte! >>
Entrambe si abbandonarono ad una risata: per loro ridere di nuovo era davvero una conquista.
Poco dopo, Raven riuscì a sollevare nuovamente lo sguardo.
<< che dici, andiamo da Aujean? >>
<< certo che ci andiamo! Ormai quel gelato deve essere mio! >>
<< forza allora! >>
<< Forza Dust- >>
<< Xii! Ferma Dusty! >>
All’improvviso, sotto gli occhi sorpresi di Kat, il corvo bloccò in una morsa il gatto della shifter per poi gracchiare soddisfatto.
<< ehi Raven! Che stai facendo? Non dovevamo andare da Aujean? >>
<< sì infatti…perché non proviamo ad andarci a piedi per una buona volta? Il chiosco è solo dall’altra parte della piazza? Vediamo se con le gambe te la cavi bene come fai con la gravità >> dichiarò Raven facendo l’occhiolino.
<< ci sto! Chi arriva per ultima offre il gelato all’altra! >>
<< cos…ehi aspetta! >>
Le due iniziarono a correre a perdifiato e, dal momento che si erano appena riprese dallo sforzo di manipolare la gravità in modo piuttosto eccessivo, non passò molto tempo prima che ricominciassero ad emettere dei profondi respiri.
Tuttavia, era un bel po’ che non si divertivano così, soprattutto sotto gli occhi curiosi dei passanti, i quali sembravano divertiti nel vedere le due regine della gravità scorrazzare sulle proprie gambe perdendosi in delle grasse risate piuttosto che richiedere l’aiuto dei propri guardiani in modo da alzarsi in volo.
Intanto, nel suo chiosco dei gelati, Aujean stava armeggiando coi suoi arnesi in modo da gestire a modo il suo piccolo baracchino. L’uomo si avvicinò allo sportello che portava sul retro del casotto, accanto al quale si trovava una piccola mensola. Su di essa, una piccola foto se ne stava incorniciata dietro ad un vetrino che risplendeva in mezzo alla polvere.
Aujean la prese per poi pulirla un poco con un panno. La guardò amorevolmente: ogni volta che non c’era nessun cliente, si prendeva uno o due minuti per osservare la foto di un Eugie in tenera età per poi provare subito dopo un gran senso di orgoglio.
Era un uomo con un carattere difficile, ma c’erano delle cose che non riusciva a detestare e, ovviamente, una di queste era suo figlio.
“ah, come vola il tempo…mi sembra ieri che era in fasce…e adesso lo vedo tornare a casa dopo una giornata all’accademia di Arquebus…non avrò fatto un gran che nella mia vita…ma questa è una cosa che sicuramente ho fatto nel modo giusto”
Se ne stava assorto nei suoi pensieri quando iniziò a udire degli strani suoni.
“un momento, ma chi sta facendo tutto questo chiasso?”
Sembrava che qualcuno stesse distruggendo tutto.
Iniziò a guardarsi intorno per cercare con gli occhi la fonte di quel baccano infernale, fino a quando le vide.
O meglio…vide la grande nube di polvere che si stava avvicinando nella sua direzione.
“e quello che accidenti è?!”, pensò preoccupato.
Ebbe appena il tempo di sbattere un paio di volte le palpebre che quell’assurdo polverone aveva già raggiunto il suo piccolo chiosco, sotto gli occhi stupiti di quelle poche persone che erano a giro di prima mattina.
Aujean, che aveva già preso un mestolo per difendersi dalla forza misteriosa che pareva lo stesse assalendo, cercò di vedere attraverso quel macello.
“maledizione, non vedo niente…”
 Aspettò quindi che le nubi svanissero e, dopo che l’aria tornò ad essere pulita, rimase a dir poco sorpreso da quello che gli si era parato davanti.
<< Kat, Raven! Siete voi! Che state combinando?! Così farete fuggire tutta la mia clientela! >>
<< Ciao Aujean! Come stanno andando le cose?! >>, disse Kat sporgendosi lievemente dall’altra parte del banco del chioschetto.
<< andavano piuttosto benone prima del cataclisma che avete causato... >>
<< suvvia, non fare così >> ripose lei con una linguaccia.
Raven si face avanti.
<< Kat…mi sa che siamo arrivati alla pari, mi sa che oggi nessuno offrirà il gelato a nessuno >>
<< uffa! Certo che corri in fretta! >>
<< sorpresa? >>
Il proprietario del chiosco le guardò confuso mentre cercava di togliersi un po’ di polvere che gli era caduta tra i capelli.
<< allora ragazze, suppongo che siate qui per il solito >>
Kat sfoggiò un sorriso sgargiante.
<< ci puoi giurare! Prendiamo il solito gusto! Ah, a proposito…scusa se ti abbiamo spaventato i clienti… >>
<< non preoccuparti, tanto sembra che presto la mia clientela diminuirà comunque… >>
A quelle parole Raven si incuriosì e si immise nella conversazione.
<< perché? È successo qualcosa? >>
<< come? Non lo sapete? Il sindaco della nostra città ha fatto una bella figuraccia >>
Le ragazze si guardarono tra loro un po’ confuse per poi far cenno all’uomo di spiegare il tutto.
<< e va bene…vi spiego tutto, ma solo perché non ho altri clienti da servire…anche grazie alle sorprese che mi regali tu Kat… >>
<< Ehi! Se invece da farmi travestire da Kali Angel ti fossi fatto venire qualche idea meno malsana avresti molti più clienti! >>
<< La mia era un’idea grandiosa. Se non ti fossi fatta beccare dalla vera Kali Angel a quest’ora il mio chiosco sareb- >>


<< scusate, ma credo che qui stiamo andando un po’ fuori tema >> gli interruppe Raven.
<< si, scusa hai ragione, adesso vi spiego tutto: stamani c’è stata una riunione di massima urgenza tra il sindaco di Hekseville e Jirga Para Lhao insieme ad altre figure politiche. Ho saputo che anche la vostra amica Lisa si è unita all’incontro. Per farvela breve, il nostro governante è stato accusato dal villaggio Banga di aver stipulato un contratto in completa segretezza con un’azienda chiamata Sparrow, la quale ha rubato per un sacco di tempo i minerali gravitazionali dalle navi da carico del villaggio Banga >>
Kat sobbalzò.
<< cooooosa? Nessuno ruberebbe mai al villaggio Banga! Tutti sanno quanto sono importanti per loro i minerali gravitazionali! Deve esserci un errore! >>


<< errore o no, il sindaco si è dichiarato innocente, ma le nuove figure politiche che lo stavano accompagnando hanno testimoniato contro di lui. In ogni caso questa storia è su tutti i giornali! Ne hanno parlato anche in televisione! che razza di eroine siete se non riuscite nemmeno a tenervi informate su quello che sta accadendo? >>
<< carino come sempre, Aujean… >>, rispose la shifter bionda aggiustandosi capelli smossi dalla corsa a perdifiato.
<< hai ragione, ultimamente io e Kat siamo un po’…distratte… >> disse l’altra con lo sguardo serio.
<< lieto di essere d’aiuto ragazze, ecco i vostri gelati >>
Kat vide la faccia seria di Raven e capì che le parole di Aujean le avevano fatto venire in mente le intere giornate trascorse a occuparsi di una singola questione che avevano impedito a entrambe le guardiane delle città di essere al passo coi tempi.
<< grazie Aujean! Offro io il gelato a Raven >>
<< cos…aspetta non p- >>
<< nonono, non dire niente, il gelato stavolta te lo offro io perché hai avuto una bella idea, e poi mi sembra che sia arrivata tu per prima, anche se ci sei riuscita per pochissimo…quindi non montarti la testa >> interruppe l’altra facendo l’occhiolino.
<< d’accordo, vuol dire che la prossima volta mi rifarò io >>, rispose Raven facendo tornare il sorriso sulla sua bocca.
<< affare fatto! >>, concluse la shifter Kat
Salutarono entrambe Aujean, augurando a lui di avere più clienti al chiosco e il meglio per suo figlio Eugie, il quale stava intraprendendo il suo percorso di studi all’accademia.
Si misero sedute su una panchina a gustarsi il loro cono appena acquistato.
C’era un leggero vento, i loro capelli si muovevano con esso seguendo i movimenti dell’aria e alcune foglie stavano svolazzando vicino a loro.
Sopra di loro, il sole stava piano piano alzandosi, facendo sì che la luce dell’alba si andasse ad intensificare. Sembrava un momento magico, come sembrava magica ogni volta l’atmosfera creata dal cielo verdastro di Vendecentre, il cui colore aumentava di intensità assieme al bagliore del mattino.
Kat si girò verso la sua amica per vedere come stava.
“sembra stia meglio rispetto a prima, forse il cibo le dà davvero la forza vitale che mostra ogni volta che mangia qualcosa”
Provò un po’ a conversare con lei: malgrado loro due fossero amiche per la pelle ormai da moltissimo tempo, Raven era una ragazza con la quale si doveva avere un approccio particolare, le conversazioni con lei avevano sempre un modo tutto loro di andare avanti.
<< ehi Raven >>
<< mmm, si? >>, chiese l’altra con il gelato ancora in bocca
<< ti piace il gelato? Penso che quello di Aujean sia sempre il migliore >>
<< si…lo penso anch’io… >>
“mmm…ancora la vedo pensierosa”, pensava la ragazza dagli occhi rossi. Vedeva l’altra persa nei suoi pensieri, con la testa rivolta verso l’alto a puntare i suoi occhioni azzurri contro il cielo color verde.
<< Ehm, Raven… >>
<< sì, Kat…dimmi… >>
<< a cosa stai pensando? >>
Ci fu un attimo di silenzio nel quale l’altra giovane si aggiustava con la mano libera i capelli smossi dal vento per poi diventare lievemente rossa sulle guance.
<< io…niente… >>
Kat si girò verso di lei mettendosi a gambe incrociate sulla panchina mentre sorrideva in modo malizioso.
<< perché sei diventata rossa? Guarda che ti ho visto! La tua faccia ha lo stesso colore della parte finale dei tuoi capelli,  hehe >>
<< non ho niente! >> rispose Raven con tono lievemente scocciato.
<< suvvia, lo sai che a me puoi dire tutto >> replicò Kat in maniera provocante.
<< non so se ho voglia di parlarne… >>
<< Guarda che posso aiutarti! >> le disse l’amica dandole una gomitata amichevole sulla spalla.
<< io…ecco… >>
<< siiiii??? >>
<< e va bene te lo dico: pensavo al fatto di non aver mai avuto un ragazzo…e ogni tanto penso che averne uno non deve essere così male >>
L’altra shifter rimase un po’ sorpresa alle parole di Raven.
“aspetta…Raven…cos…ma pensa!”
La giovane dai capelli biondi dovette finire di elaborare le parole della sua amica nella propria testa prima di mettersi la mano alla bocca e trattenere un risolino.
Raven la guardò un po’ infastidita.
<< smettila di ridere! Guarda che se lo dici a qualcuno dovrai vedertela con me! >>

<< ehm, si scusa…è solo che non mi aspettavo che pensassi proprio a questo. In ogni caso…perché queste ondate di romanticismo? >> rispose Kat nascondendo un risolino.
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“sapevo che Raven poteva pensare cose di questo tipo…ma non immaginavo che potesse arrivare a tanto”
<< Raven, sei una ragazza bellissima…ti basterebbe uscire qualche sera per far cadere i ragazzi ai tuoi piedi. E poi, se dovessi piacere ad un ragazzo, non credo che a questo importerebbe delle tue difficoltà >>
<< tu dici? >>
<< se qualcuno ti vuole bene davvero lo fa perché ti ama quello che sei, arrivando ad apprezzare sia i tuoi pregi che i tuoi difetti, o almeno questo è quello che penso… >>
<< dici che sarei comunque una buona fidanzata? >>
<< io non lo penso, lo so >>
<< grazie Kat >>
<< non ringraziarmi. a proposito di questo, c’è qualcuno che ti piace o a cui piaci? >> continuò tirandole delle gomitate.
<< per adesso non c’è nessuno che mi piaccia, tantomeno qualcuno a cui piaccio…non siamo mica tutti fortunati come te sai? >>, disse Raven sogghignando.
<< io? Perché io? >>


“merda, stavo per dirle che Misai ha una cotta per lei. Che faccio, dico tutto? Nah, aspettiamo”
<< niente, niente >>
<< Raven, cosa mi stai nascondendo? >>
<< ti dico niente, davvero >>
<< non ti credo! Dimmi, c’è qualcuno che mi trova…carina? >>
“ok, facciamo che butto solo un esca”
<< diciamo che c’è qualcuno che ha una cotta per te da parecchio tempo >>
<< davvero?! E chi è?! >>
Kat sembrava davvero curiosa e allo stesso tempo un po’ imbarazzata: per quanto Raven si fosse aperta con lei, anche Kat ogni tanto pensava a certe questioni, seppur dedicandoci meno tempo dell’altra.
<< per adesso non ti dirò chi è, aspetterò il momento giusto per dirtelo. E ringrazia che te lo dirò io, altrimenti non te ne saresti mai accorta, anche se la cosa era scontata >>
<< uffa! Dai non ce la faccio…quando sarebbe questo “momento giusto”? >>
<< te non preoccuparti, lo so io quando >> disse Raven facendo la linguaccia.
<< da quando sei così simpatica? >> protestò l’altra.
<< da quando mi hai tirato su il morale >> concluse la ragazza scompigliando i capelli a Kat.
<< e va bene, mi arrendo. Senti, la corsa che ci hai fatto fare prima mi ha dato un’idea: che ne dici se facciamo un giretto a piedi? È tanto che non vedo Vendecentre da un altro punto di vista >>
<< perché no…non è una cattiva idea >>
Entrambe partirono dalla piazza centrale per passeggiare per le vie del quartiere, finendo per camminare lungo le coperte strade dove si trovavano le fermate della loopline, godendosi per una buona volta il panorama dal punto di vista di una persona che non era dotata di poteri.
A loro, ogni tanto, piaceva l’idea di essere delle persone normali, soprattutto a Raven, la quale ogni tanto si sentiva ancora dispiaciuta per le azioni che aveva compiuto sotto il volere di Ndelica quando la gente la gente, in preda al terrore, la chiamava ancora “la ragazza corvo”.
“sono passata dall’essere ricercata dalla polizia a lavorare con loro in maniera costante…che buffo”
Il suo flusso di pensieri fu improvvisamente interrotto da Kat.
<< ehi Raven, hai sentito cos’ha detto Aujean? Quello che è successo stamani al nostro sindaco non è una cosa da poco >>
<< sì che ho sentito, ero con te... In ogni caso hai ragione, c’è qualcosa che non va, ho come la sensazione che ci sia sotto qualcosa di più grosso. Spero solo che i rapporti tra Hekseville e Jirga Para Lhao i rapporti non vadano troppo male da qui in avanti, anche se le accuse fatte al nostro sindaco sono molto gravi: sappiamo tutti che il minerale gravitazionale è necessario per la vita degli abitanti dei villaggio Banga e i cittadini delle altre parti della città >>
<< già, se non fosse per quei sassi cadrebbero tutti nel vuoto. Mi ritengo fortunata ad abitare ad Hekseville: perlomeno noi non abbiamo bisogno di motori messi sotto i nostri quartieri…il pilastro del mondo, in qualche modo, ci tiene sempre sospesi >>
<< eh sì, anche se ancora non riesco a capire come mai gli accompagnatori del sindaco di Hekseville si siano improvvisamente rivoltati contro il loro stesso governatore >>
<< forse…ha fatto davvero quella cosa >> disse in maniera pensierosa Kat.
<< non so…in ogni caso basta pensarci, godiamoci il nostro giretto assieme e per oggi chi se ne importa dei problemi >>
<< ci sto! Che ne dici se prendiamo la stazione loopline per farci un giro sospese nel vuoto? >>
<< Kat…trovo che questa sia una bellissima idea! >>
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Parte due: nella testa del mostro, secondo atto: linea di confine.
 
Nella stessa ora del giorno, vicino alla casa-tubo di Kat e Raven…
 
Mentre le due ragazze si stavano godendo una passeggiata in una delle parti più affascinanti di Hekseville, un’altra persona era già alzata per passare un po’ di tempo per conto proprio.
Il soggetto aveva appena visto le due ragazze uscire dalla loro abitazione per andare a prendere un gelato, di conseguenza, sapeva che non ci sarebbe stato nessuno di potenzialmente pericoloso nei dintorni.
Dopotutto, nessuno avrebbe potuto riconoscere Diva, anche perché in quel momento stava passando la sua prima mattinata senza il suo equipaggiamento senza una motivazione valida legata a qualche tipologia di incarico.
Era lì, che camminava in equilibrio sulle tubature delle fogne sotto le quali c’era il vuoto assoluto.
“è l’alba…perché mi trovo qui?”, rifletteva mentre continuava ad avanzare senza una meta precisa, capendo poco a poco che più si sforzava, meno riusciva a dar vita ad un ragionamento sensato: cos’era successo la sera prima? Come mai aveva avuto una reazione così violenta? Era colpa della mancata assunzione del siero?
Queste domande rimbalzavano da una parte all’altra della sua testa come sembrava facesse allo steso modo il venticello mattutino che accarezzava dolcemente i suoi capelli, fino a quando non si fermò improvvisamente. Il suo sguardo aveva incrociato qualcosa che aveva attirato la sua attenzione: un vecchio parco incastonato in quell’antica parte di Auldnoir corrispondente ormai alle fogne, provvisto di un altrettanto vecchio scivolo e un’altalena un poco arrugginita.
 
“questo…è il luogo dove ho aperto per la prima volta gli occhi ad Hekseville…”
saltò agilmente da un tubo all’altro per arrivare poi alle scalinate che condussero quella sfollata creatura fino al minuscolo prato.
Girò intorno alle uniche attrazioni che quel luogo offriva cercando qualche indizio he avrebbe potuto ricondurre al suo passato senza risultato, guardò in giro per vedere se qualcuno fosse nei paraggi e decise infine di sedersi sull’altalena, la quale accolse l’ospite con un amorevole cigolio.
La luce del sole aveva iniziato a scivolare all’interno di quel posto da poco tempo e i fasci di luce creavano giochi di ombre e bagliori che affascinavano quella strana.
Stette un po’ a guardare quel buffo fenomeno al quale non aveva mai dato importanza fino a quel momento, fino a quando la sua mente non bussò di nuovo alle porte.
 
“era molto tempo che non tornavo in questo luogo, e adesso eccomi qua. Adesso che mi trovo finalmente in questo posto però non riesco a capire come mai mi trovo qui. Cosa speravo di trovare?  Setacciai questo posto quando arrivai ad Hekseville per la prima volta e non trovai niente allora, perché dovrei riuscire a ricavarne qualcosa adesso? Tanto il mio destino è rimanere qui, non c’è altra alternativa…io, la macchina di morte perfetta, devo rimanere in questa strana dimensione per colpa di un imprevisto.
Perfetta…almeno questo pensano i pochi se sanno della mia esistenza. Eppure, stanotte, ho avuto la dimostrazione che Diva ha dei limiti: ho massacrato delle persone che non rientravano nelle mie mansioni e per andarmene senza finire in manette è stato necessario un combattimento con Raven, oltre che a dover improvvisare una fuga rapida e veloce. Se penso che la causa potrebbe essere una mancata assunzione regolare del liquido contenuto nelle fialette che mi venivano fornite e che la scienziata che ho assoldato non ha ancora finito i lavori, tempo che la possibilità che trovi una soluzione sia molto bassa.
E poi…nemmeno stamani ho assunto la sostanza che mi avrebbe permesso di tornare al lavoro in un tempo minore... perché non l’ho fatto? Perché stanotte non ho dormito neanche un ora e ho preferito aspettare in piedi per poi venire direttamente in questo stramaledetto posto?
Molte domande e poche risposte: più me ne sto senza quel liquido nelle vene e più sento delle strane sensazioni dentro di me crescono costantemente a causa di futili stimoli esterni, come il gioco di Luci creato dall’alba e il violento combattimento con la mia avversaria...tutte queste domande…”
 
Diva iniziò a far dondolare lentamente l’altalena avanti e indietro, facendo scorrere sul suo viso l’aria fresca che si poteva respirare a quell’ora del giorno.
Si mise le mani nei capelli, per poi iniziare a disperarsi.
 
 
“da quando ho commesso l’errore di non seguire l’ordine prestabilito dai miei piani sento che sono una persona diversa. Mi ci è voluta tutta la notte per calmarmi e riprendere il controllo completo di me: avevo perso completamente il controllo e probabilmente avrei continuato a massacrare tutti quanti fino al mattino. Fortunatamente, quel delirio è finito e ho potuto testare i miei limiti…anche se sembra che quando sto senza quello schifezza in corpo possa improvvisamente avere una sorta di crisi di astinenza, oltre che a pensare fin troppo: In questo momento probabilmente riuscirei comunque a infiltrarmi dove voglio, rubare informazioni, ricattare e forse torturare le persone per ottenere ciò che voglio sapere come ho sempre fatto, eppure so che al momento ho dei seri dubbi sul lavoro che svolgo al momento per guadagnarmi da vivere. Come mai adesso non ho più voglia di tornare alla mia efficienza? Sono una persona così diversa da prima? Qual è la differenza tra l’attuale me e il micidiale sicario ricercato dai membri più importanti delle forze di polizia?
Sento ancora la completa apatia dentro di me, ma allo stesso tempo la mia mente inizia a iniziare a farsi domande sul mio passato e a cercare di capire se potrebbero esserci alternative per il mio presente.
Kat Raven, Syd e gli altri…qual è la differenza tra me e loro? Cosa distingue le altre persone da Diva? Forse la realtà è che sono davvero una macchina destinata ad uccidere per sempre. Mi è sempre riuscito fino a ieri sera, fino a quando quella bambina è morta per mano mia e dopo…ho perso il lume della ragione.
In ogni caso poco importa: secondo le mie previsioni, se Cai attaccherà davvero la città lo farà entro poco e, adesso che Hekseville e Jirga Para Lhao stanno per entrare in crisi, probabilmente moriranno più persone in un giorno di quante ne ho uccise io da quando sono qui. Cosa farò a quel punto? Io non sono né Kat e tantomeno Raven, non so come si aiuta la gente, io…non so fare del bene e non credo che nessuno mi insegnerà mai a farlo.
Forse allora, sarebbe conveniente continuare ad essere quello che sono e lottare contro i dubbi che mi stanno assalendo…ho come la convinzione che mi basterebbe disintossicarmi da quella roba fino e stare in attesa coi soldi che mi restano fino a quando la scienziata non avrà finito il suo lavoro, dopodiché potrò finalmente liberarmi di questa prigionia di inefficienza…tutto questo è stato un errore che, anche se giustificato dall’iniziale mancanza di un equipaggiamento adeguato, non è accettabile…e poi non ne posso più…di tutto questo”
 
Diva, senza rendersene conto, aveva intrapreso il viaggio verso quel piccolo parco per riflettere su quello che stava accadendo dentro la sua testa e, chi può saperlo, forse anche nella sua anima, senza però compiere un ragionamento compiuto e ordinato, facendo si che chiunque avesse guardato i suoi pensieri dall’esterno sarebbe stato travolto da un fiume in piena composto da moltissime domande e pensieri contrastanti.
Il vento iniziò a soffiare più forte e il suo corpo iniziò a tremare: senza il siero da più di un giorno intero il suo organismo doveva ancora riprendersi e soffriva ancora il freddo.
 
“e va bene…adesso basta, meglio tornare come nuovi almeno per un po’”
 
Senza proferir parola, si alzò dall’altalena e si diresse verso il suo rifugio temporaneo.
 
Tornò indietro percorrendo esattamente la stessa strada che aveva utilizzato all’andata, arrampicandosi ancora una volta su quei giganteschi condotti che percorrevano tutta la parte bassa di Auldnoir.
Passò un po’ di tempo nel quale non riusciva a pensare a niente, continuando ancora a restare in quello stato simile ad una sorta di dopo sbornia che stordiva un po’ il suo corpo.
A un certo punto, si ritrovò addirittura vicino alla casa-tubo per la seconda volta nell’arco di due ore.
Si fermò ad osservarla da lontano e studiò un po’lo stato nel quale si trovava l’abitazione.
 
“che disordine…ci sono pacchetti di patatine e resti di salatini dappertutto. Chissà perché, ma non mi sorprende. Ho sempre visto quelle due mangiare in continuazione e la mia teoria rimane quella della fame incessante dovuta ai loro grandi sforzi nel manipolare la gravità. Chissà come deve essere abitare lì…di sicuro non è un’abitazione convenzionale, anche se non me la caverei malaccio dal momento che dormo costantemente a terra. Ora però basta domande…meglio andar via di qui”
 
Per quanto non riuscisse ancora a pensare come una macchina, Diva manteneva ancora una pazzesca capacità di calcolo, anche se non ci voleva certo una mente geniale per capire che le due guardiane della città sarebbero potute tornare da un momento all’altro.
 
Proseguì ancora un po’ per l’impianto fognario, sforzandosi di far tornare in sé quella concentrazione che aveva fatto sì che si contraddistinguesse da tutte le altre persone, fino a quando non decise di tagliare per una scorciatoia.
Si arrampicò verso l’alto e riuscì ad imbucarsi in uno dei vicoletti più alti, continuando per la sua strada fino ad arrivare alla piazza della fontana di Auldnoir.
Dato che era ancora mattina, non c’era un gran numero di persone a giro e le bancherelle nei dintorni mostravano ai passanti le cibarie che i negozianti avevano appena preparato, facendo sì che l’aria straripasse di profumi di ogni genere che accompagnavano la bella vista di quel piccolo ma grazioso luogo
 
“molto bene, nessuno può riconoscermi senza il mio equipaggiamento, penso di poter proseguire senza troppi problemi” pensò prima iniziare a camminare attraverso lo spiazzo.
 
Passò accanto al monumento, ricordandosi l’uccisione che aveva compiuto ormai da molto tempo: un’uccisione perfetta sotto gli occhi di tutti avvenuta senza che nessuno avesse neanche capito da chi e da dove proveniva lo sparo. Ricordò Kat e Raven che erano rimaste traumatizzate da quell’evento e si rese conto di quanto erano cambiate dalla prima volta che avevano visto una testimonianza del suo lavoro.
 
“il profilo psicologico delle persone cambia drasticamente se si viene sottoposti e certe tipologie di stress: se prima temevano anche solo l’idea di me e dei miei piani di azione, adesso non si stupiscono più degli omicidi che vengono riferiti (non come prima almeno, a meno che non vedano le vittime coi loro occhi) …adesso se mi vedono mi affrontano. Anche se non possono fare niente contro di me, questo mi deve far riflettere che da un certo punto di vista stanno diventando più simili a me, anche se per motivi diversi: che sia la mia mente meccanica o la loro determinazione nel volermi fermare, quelle due ormai, anche se solo inconsciamente, sono delle giovani macchine da guerra…anche se penso che in buona parte siano state forgiate da tutto quello che hanno affrontato in passato prima del mio arrivo qui ad Hekseville. La loro psiche si fa sempre più interessante…al mio rientro al rifugio temporaneo continuerò a studiarlo con le informazioni che ho ricavato nel tempo…del resto bisogna tenersi costantemente aggiornati.”
 
Fece ancora qualche passo sulle mattonelle brune accanto alla fontana prima di vederlo: Diva vide Syd a pochi metri di distanza seduto su una panchina.
Tuttavia, non andò nel panico: era pur sempre irriconoscibile.
 
Era a mangiarsi un cornetto ripieno snack che teneva nella mano destra, mentre la sinistra se ne stava pigramente nella tasca dei suoi pantaloni a righe grigie e nere. L’uomo sembrava molto pensieroso e se ne stava a guardare il cielo tra un morso e l’altro.
 
“ho davanti a me una delle poche persone consapevoli che esisto e che allo stesso tempo mi sta cercando…di incontri di questo tipo non ne capitano molti. In ogni caso niente di preoccupante: sapevo che c’era anche una minima possibilità di incontrarlo nel caso di uno spostamento in pubblico da parte mia. Di solito eviterei il contatto diretto…però qualcosa mi dice che questa sarebbe un’occasione imperdibile per- “
 
<< ehi tu…è tutto ok? >> disse Syd.
 
<< si, sto bene perché? >> rispose buttando via il pensiero che stava creando mentre osservava minuziosamente l’altro che continuava ininterrottamente a mangiare.
 
<< niente scusa…è solo che continuavi a fissarmi e quindi ho pensato che potevi aver bisogno di qualcosa, tutto qui >>
 
“Vediamo se riesco ad improvvisare anche in queste condizioni”
 
<< no tranquillo, sto bene grazie. Posso sedermi qui? >>
 
<< ehm, si certo…non ci sono problemi >>
 
<< grazie mille signore >>
 
<< chiamami Syd >>
 
<< ok…Syd >>
 
L’altro sorrise: quella persona era davvero particolare e ogni tanto gli faceva scambiare due parole con le persone che cercava di proteggere ogni giorno attraverso il suo lavoro.
Peccato
 
<< giornata bellissima non è vero? Non so te, ma io adoro mangiare la mia colazione e godermi l’alba allo stesso momento >>
 
<< già…una bellissima giornata >> rispose Diva mentre pensava ai momenti passati poco prima al parchetto situato ai livelli inferiori del quartiere.
 
<< siamo sicuri che è tutto ok? Non ti vedo proprio bene >>
 
< >
 
<< non ti svegli spesso a quest’ora? >>
 
<< in realtà sì, però…stanotte non ho dormito un gran che… >>


<< ah, come ti capisco… >>
 
Diva si girò direttamente verso Syd, penetrando col suo sguardo i suoi occhi arancioni.
“adesso giochiamo un po’ con lui”
 
<< ultimamente hai avuto anche tu problemi di sonno? >>
 
<< beh, in un certo senso è molto che non dormo…come vorrei >>
 
<< se posso chiedere…cosa è successo? >>


<< diciamo che il mio lavoro è piuttosto stressante e questo spesso mi impedisce di riposare a modo >>
 
<< capisco…se non mi sbaglio tu sei il famoso Syd delle forze di polizia di Hekseville, il tuo lavoro in effetti deve essere piuttosto spossante >>
 
 
<< beh, in questo momento sono soltanto Syd, senza il titolo gigante che mi hai messo. In ogni caso come fai a saperlo? >>
 
<< Dopo che hai salvato la città insieme alle regine della gravità sei diventato molto famoso tra le persone. e poi ricordo di averti visto in televisione un paio di volte. Conosci davvero le famosissime Kat e Raven? >>
 
Syd parve un poco imbarazzato davanti a queste domande, anche perché non erano molte le persone che gli chiedevano i rapporti che aveva con le shifter e dopotutto non gli piaceva mettersi a raccontare tutte le vicende avvenute un secolo prima alla città di Eto che avevano creato quello strano legame tra lui e loro.
 
<< si, le conosco, ci hanno dato spesso una mano per mantenere l’ordine in città >> rispose il detective in maniera vaga.


<< wow! Sei davvero fortunato! Spero di conoscerle di persona un giorno! >>
 
<< sono sicuro che avrai l’occasione di incontrarle. Sono molto simpatiche sai? Ti aiutano sempre nel momento del bisogno >> disse l’altro sorridendo.
 
<< ti vedo un po’ provato…spero che non sia questo uno dei tuoi momenti del bisogno >>, cercò di scherzare Diva.
 
<< anche se volessi non potrei certo parlarti del mio lavoro. Sai…segreti del nostro corpo di polizia >> rispose Syd facendo l’occhiolino.
 
 
<< capisco, non voglio certo insistere, anzi penso di averti già infastidito abbastanza mentre facevi colazione >>
 
<< per niente, anzi…fa sempre piacere scambiare due chiacchere con qualcuno >> replicò l’uomo mentre tornava a dare un morso al suo cornetto.
 
< > ribatté Diva mentre gli porgeva il palmo.
 
<< grazie mille… >>
 
“credo di aver studiato quest’uomo a sufficienza, meglio non perdere altro tempo…”
 
<< è stato un piacere parlare con te Syd, adesso devo andare >>
 
Diva si alzò e saluto Syd, il quale gli rispose dando una stretta di mano. Quest’ultimo si girò ancora una volta verso la sua brioche per dare un morso per poi ricordarsi che non aveva ancora chiesto il nome all’individuo con il quale aveva parlato fino a quel momento.
 
<< anche per me è stato un piacere parlare con te. A proposito, non credo di ricordare il tuo nom- >>
 
Non ebbe il tempo di finire la frase che si rese conto che davanti a sé no c’era più nessuno, come se quella persona fosse sparita nel nulla come un fantasma.
 Si girò attorno un paio di volte per vedere se riuscisse a incrociare il suo sguardo, ma tra tutti i passanti non riuscì a riconoscere nessuno.
Aspettò dieci minuti per poi arrendersi, continuando a mangiare la colazione e a godersi il rumore dello scrosciare dell’acqua della fontana e i colori del cielo mattutino.
Nello stesso momento, Diva si stava allontanando con la consapevolezza di riuscire ancora a estrapolare informazioni nonostante le sue attuali condizioni.
 
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Venti minuti dopo, nella parte dell’impianto fognario della parte opposta di Auldnoir.
 
“eccomi, finalmente al mio rifugio. Ancora non riesco a capire come mai nessuno viene qui da anni…”
Il luogo in cui si trovava era un vecchio magazzino abbandonato dove un tempo era usato dagli operai addetti alla costruzione e alla riparazione dell’impianto fognario di quella zona per immagazzinare i materiali che dovevano essere utilizzati nei lavori.
Il posto era quasi completamente buio, se non fosse per il fatto che fosse situato in una delle stanze adiacenti a un corridoio che, a sua volta, confinava con il vuoto che stava sotto Auldnoir, il che faceva entrare un filo di luce dall’esterno, il quale entrava irrimediabilmente all’interno del nascondiglio del sicario attraverso una finestrella della porta.
Diva attraversò l’uscio senza nemmeno chiudersi dentro come faceva di solito. Adesso che aveva raggiunto di nuovo il suo nascondiglio segreto poteva finalmente riportare le cose “alla normalità” (almeno per un po’ di tempo)
 
“ok perfetto, finalmente sistemerò le cose. Cercherò una soluzione a questa faccenda, ma adesso devo far riposare la mia testa: non posso più continuare a lavorare in questo stato e in questo momento il dubbio è il mio più grande nemico…devo stringere i denti e continuare”
Si recò verso l’angolo della stanza, dove due muri ammuffiti si incontravano dando vita a varie macchie di umidità poste a metà altezza del muro. Proprio lì, un tavolo ormai consumato dal tempo sorreggeva la tenuta da combattimento che veniva utilizzata per svolgere i suoi vari incarichi.
 
La prese tra le mani il suo casco per poi sospirare.
Su di esso, posto davanti al vetro di protezione, era attaccata la bianca maschera inespressiva che ricambiava lo sguardo con indifferenza.
“è questo il volto che la gente vede prima di morire…”
Indossò il suo equipaggiamento e si mise quella sorta di elmo dentro al quale si trovava anche una sorta di respiratore collegato ad altre parti della veste.
 
Regolò alcune valvole, per poi sfilare una delle sue fiale da una delle tasche della sua tuta.
La rigirò un paio di volte tra le dita. Mostrando un po’ di esitazione.
“con Syd eppure ho saputo far finta di niente e non andare nel panico anche senza questa roba. Forse…”
 
Stette qualche secondo a pensare, per poi scuotere improvvisamente la testa, come se volesse far uscire dalle proprie orecchie tutti i dubbi che aveva accumulato.
 
“NO! non posso smettere di dare il cento per cento di me. Io sono QUESTO e non posso essere nient’altro!”
 
Mise la boccetta a dalla forma affusolata nell’apposito scompartimento della sua veste e premette un pulsante.
Alcuni aghi si conficcarono nel suo corpo e il liquido cominciò a scorrere dentro il suo corpo.
 Per quanto potessero essere dolorosa una decina di aghi che bucano gran parte del tuo organismo non si scosse neanche di un millimetro: quell’azione era naturale come respirare.
 
Lentamente, iniziò a sentire tutti i suoi pensieri, dubbi e domande andarsene dalla sua testa per cedere man mano lo spazio ad un vuoto assoluto.
Per qualche secondo, sentì un ronzio dietro alla nuca, dopodiché, la sua mente si ritrovò nuovamente in un silenzio di tomba.
 
Nessun rumore….
“…”
 
“… …”
 
“… … …”
 
Fu ancora una volta uno spegnimento totale, come se qualcuno avesse premuto il tasto “reset” di un vecchio computer.
Dopo alcuni secondi, comparvero finalmente le prime linee di codice.
 
“tempo di azionamento del siero sull’organismo: circa quindici secondi, un lasso temporale circa il 300% più lungo della norma, probabilmente a causa degli sforzi eseguiti nelle ultime ore e la mancata assunzione regolare”
 
“adesso posso ricominciare a svolgere le mie funzioni. In ogni caso è necessario un altro controllo al laboratorio di ricerca di Auldnoir”
 
“ho commesso l’errore di risparmiare la mia avversaria per motivi sconosciuti. La prossima volta non ci saranno testimoni”
 
Si avvicinò al tavolo e ci mise sopra tutto l’equipaggiamento e le armi di cui disponeva.
 
Smistò le cose sulla vecchia superficie d’appoggio contando, cotrollando e suddividendo per categoria ogni oggetto che aveva davanti.
 
Guardò le armi che aveva usato la notte prima per combattere contro Raven.
 
Erano ricoperte di polvere, sporcizia e sangue coagulato, dovuti all’uccisione dei suoi bersagli e alla lotta con la shifter.
Si chinò e prese da sotto il tavolo una cassetta degli attrezzi che aveva preso in precedenza, molto probabilmente dimenticata da uno degli operai che lavoravano lì.
 
La aprì e, tra tutte le cose che ci aveva messo dentro, prese in necessario per pulire e iniziò a darsi da fare con movimenti meccanici e regolari.
Continuava a strofinare e a lucidare, senza pensare a niente.
Ad un certo punto, vide qualcosa sporgere dai meccanismi della sua pistola mentre stava rimuovendo lo sporco da essa.
Spostò delicatamente il carrello dell’arma all’indietro e la scosse un po’, per poi vedere dei capelli cadere tra le venature del legno che componeva il tavolo.
Li raccolse e si mise a contemplare la loro colorazione nera che finiva all’improvviso con una punta di rosso.
“Raven…”
Continuò a tenerli tra le dita guantate, riflettendo a tutti gli errori sciocchi che aveva commesso durante il loro combattimento, dal farsi scoprire facendo si che questo cominciasse, all’errato uso delle sue armi per affrontarla. Lei era un’avversaria più debole, ma in quelle condizioni avrebbe potuto fare non pochi danni, soprattutto se si era in una condizione di follia omicida dove le azioni erano guidate dalla violenza indisciplinata.
Per non parlare del fatto che l’avesse lasciata in vita…per Diva tutto questo era imperdonabile: niente doveva prendere il posto della perfezione.
“…la prossima volta che ci incontreremo, la mia logica e la mia efficienza saranno nettamente superiori all’ istinto…”
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PARTE TRE: RIVOLUZIONE.
 
Città di Eto, due giorni dopo…
 
Le vicende che stavano accadendo ad Hekseville e Jirga Para Lhao erano innumerevoli e poche volte i due agglomerati urbani erano stati in un periodo così delicato: a livello ufficiale, tutti e due stavano affrontando un processo dove si sarebbe deciso il futuro rapporto tra le città delle due fazioni e, segretamente, la gente moriva senza sosta.
Tuttavia, se qualcuno avesse guardato verso l’alto, non avrebbe mai immaginato cosa stava accadendo a parecchie miglia sopra la sua testa.
Infatti, in quel momento la città di Eto era avvolta dal magico velo della notte e gli abitanti, vittime della loro stessa inconsapevolezza, non sapevano che la mattina dopo avrebbero assistito ad un cambiamento radicale che avrebbe coinvolto l’intero regno.
Nella prigione di massima sicurezza della città, qualcuno non stava dormendo, preferendo invece contemplare la visione magica che era donata dalle stelle.
Disteso sul materasso logoro della sua cella, Cai contemplava la volta celeste cercando di passare il tempo in attesa della persona che sarebbe dovuta andare a trovarlo.
“le stelle sono meravigliose. Viste dalla cima del pilastro del mondo sono la cosa più bella che possa esistere”
Pensava che quella visione lo avrebbe giovato, quando invece continuava a ricordargli il suo amico stellato.
“ah Wolp, quanto mi manchi…insieme sembravamo infermabili, e fino alla fine mi hai protetto…spero solo che non ti abbiamo fatto niente dopo la mia cattura”
Di fatto, il giovane non aveva più visto il suo guardiano da quando era stato imprigionato e, ogni volta che le ore notturne si facevano avanti durante la giornata, la vista di quello che c’era al di là delle sbarre della cella gli ricordava proprio la sua renna alata.
Adesso però, stava per arrivare la sua occasione per rivederla.         
Mentre continuava a pensare, sentì un lievissimo rumore arrivare al suo orecchio.
“eccolo che arriva. Finalmente!”
Pochi secondi dopo, la grossa porta inferriata si aprì e Al si fece vedere, per poi fare un cenno a Cai.
Si avvicinò alla cella del re caduto, percorrendo silenziosamente il corridoio tempestato di celle dove gli altri detenuti si stavano godendo il loro riposo. Arrivato davanti alla stanza del re caduto, si piegò in un rispettoso inchino.
 
<< sire…è tutto pronto. Adesso sarete finalmente libero >>
 
<< Al, non sai quanto mi fa piacere rivederti. Sei il servitore migliore che abbia mai avuto >> gli disse in modo sincero il bambino.
 
<< così mi lusinghi, mio re >>
 
<< te l’ho già detto…puoi semplicemente chiamarmi Cai. Di solito non lo consento, ma per te voglio fare un’eccezione >>
 
<< se mi permettete, negli ultimi tempi vi ho chiamato col vostro nome come richiesto…adesso però vorrei chiamarvi per ciò che state per diventare ancora una volta e per ciò che meritate di essere, oh mio RE >>
 
<< d’accordo Al, se ci tieni molto a questa cosa lascerò che ti esprima come meglio credi… >>
 
Al sorrise, per poi rovistare nel mazzo di chiavi per cercare quella che avrebbe liberato il Bambino rinchiuso, producendo un lieve suono simile a quello di alcuni campanellini lasciati dondolare dal vento.
 
Quando la trovò, la mise senza esitazione nella serratura e aprì la cella, sotto gli occhi eccitati di Cai.
Quest’ultimo diede un ultimo sguardo alla cella, ripensando a tutti i momenti brutti passati all’interno del carcere, a tutte le ore di lavori forzati, ai maltrattamenti che aveva subito da parte di alcune guardie e a tutte quelle giornate vuote che gli erano passate davanti agli occhi senza che lui potesse farci nulla.
 
“finalmente riotterrò ciò che mi spetta di diritto…”
 
<< le do la mia parola, riavrà il suo trono stanotte >> sussurrò il suo servo come se fosse riuscito a leggere i suoi pensieri.
 
<< va bene Al, se non sbaglio stanotte tocca a te fare la guardia vero? >>
 
<< proprio così sire, stanotte è il mio turno di guardia e non c’è quasi nessuno tra questi corridoi. Adesso andiamo a recuperare il vostro guardiano >>
 
<< d’accordo, non vedo l’ora di rivederlo >>, si eccitò Cai: per quanto fosse stato un tiranno senza scrupoli, era pur sempre un bambino.
 
<< lo rivedrà presto, glielo assicuro. Adesso però devo chiederle di seguirmi. Al di fuori della prigione ci saranno dei compagni fedeli a lei che la scorteranno dal nostro gruppo di ribelli, ma fino a quando non usciamo di qui dobbiamo scappare in maniera del tutto silenziosa: se ci scoprono butteremmo via l’effetto sorpresa per la ribellione contro il re attuale, oltre che a rischiare le nostre vite >>
 
<< d’accordo, allora ti seguo >>
 
Camminarono per il corridoio subito fuori l’ala della prigione nella quale Cai era stato rinchiuso.
Il luogo era illuminato da delle lampade dall’aspetto nudo e rozzo che facevano risplendere le mattonelle color petrolio che formavano il pavimento, mentre il soffitto faceva godere ai propri spettatori una lugubre visione di un intreccio informe di piccole tubature che percorrevano anch’esse il corridoio.
 
“Eto è bella…Eto è meravigliosa…ma certe zone dove l’accesso agli abitanti non è concesso regna il totale squallore” pensò il ragazzino mentre i piedi nelle pantofole entravano in contatto con le piastrelle malandate.
 
Ad un certo punto, sentirono improvvisamente la voce di un uomo provenire da un angolo del passaggio riecheggiare in tutto l’ambiente.
 
<< sire, si nasconda dietro di me, faccia presto! >> sussurrò Al al piccoletto.
 
La grande guarda carceraria, grossa come un armadio, si mise vicino al muro facendo finta di niente. Dietro, tra lui e la parete, Cai stava rannicchiato sperando di non essere sentito.
 
“se avessi Wolp con me saremmo tutti fuori in un attimo” pensò.
 
L’altro addetto alla ronda notturna svoltò e si ritrovò davanti il suo collega, che lo guardava sforzandosi per non insospettirlo.
 
<< buonasera Tod, come vanno le cose? >>
 
Tod era un vero e proprio bisonte. Era altissimo e allo stesso tempo aveva una muscolatura tale che avrebbe fatto paura perfino alle guardie reali. La sua tunica blu e celeste quasi risplendeva sotto le deboli luci artificiali mentre, sotto la folta capigliatura rossastra, aveva degli occhi color nocciola che in quel momento si stavano chiudendo lievemente cercando lo sguardo di Al.
 
<< Al, sei qui da parecchio tempo ormai…e poi dovevi partire dall’ala opposta del carcere >>
 
<< beh si, ma ecco…vedi, ho avuto un cambio di programma… >>
 
<< ma di cosa stai parlando? >> dichiarò l’uomo col tono sospettoso iniziando ad avanzare.
 
Si fermò proprio di fronte a alla guardia che nascondeva Cai dietro al suo corpo.
 
<< nulla di preoccupante. Stai tranquillo, perlustrerò l’intera prigione come faccio sempre >> disse nervosamente Al, consapevole che a quella distanza Tod avrebbe potuto scoprire senza problemi ciò che stava provando a celare.
 
E infatti accadde, e il bestione alto più di un metro e novanta balzò quasi all’indietro alla vista del giovane.
 
<< ma che accidenti… >>


Non ebbe il tempo di finire quella frase che Al balzò in avanti per poi mettere le mani intorno alla testa del suo collega.
 
Il bambino vide il suo protettore girare con forza la testa di Tod, per poi sentire un forte “crok”.
 
Il corpo mastodontico della guardia carceraria cadde a terra inerme: Al gli aveva spezzato il collo come si fa a una gallina.
 
<< sire, dobbiamo fare presto...mi sa che non possiamo più fuggire in maniera molto silenziosa. Mi spiace dirglielo ma dobbiamo correre: ce la fa? >>


<< non preoccuparti, ce la posso fare >>
 
Corsero entrambi facendosi spazio tra corridoi stretti e scalinate, col fiatone che li tormentava  e con la paura di essere uccisi che strisciava maliziosamente dentro di loro, per poi arrivare infine davanti a una porta.
 
Questa era più spessa delle altre che avevano attraversato fino a quel momento, e aveva degli avvisi di pericolo appesi.
 
<< mio re, dietro questa porta si trova il vostro amato guardiano. Lo avevano isolato qui in modo che lei non potesse connettersi con lui per usare i suoi poteri, adesso però la aprirò subito per lei >>
 
<< grandioso Al, sei il migliore! Adesso apri la porta! Riesco già ad avvertire la sua forza >> rispose Cai quasi gridando, ormai in preda alla gioia.
 
Allo stesso tempo, i due sentirono due voci lontane che si stavano avvicinando.
 
Al cercò tra le chiavi quelle giuste per sbloccare le due serrature che avrebbero liberato il potente guardiano stellato.
 
Cai, intanto, cambiò la sua espressione, passando da quella eccitata che aveva ad una decisamente più preoccupata: senza Wolp, lui rimaneva pur sempre un bambino normalissimo che non avrebbe potuto nulla contro delle guardie.
 
<< Al! Stanno arrivando, devi fare presto! >>
 
<< ci sono quasi… >>
 
Sentirono dei passi sempre più vicini, seguiti dall’apparizione di altre quattro sentinelle che si sorpresero alla vista di quello che stavano guardando dall’altra parte del corridoio.
 
<< ma quello è Cai! >>, disse una.
 
<< e c’è Al con lui! Quel traditore lo sta aiutando a scappare >> disse un’altra.
 
Caricarono tutte quante verso i due fuggitivi: non erano grossi quanto Tod (nessuno lo era) ma erano comunque in due e il loro arrivo sarebbe significato sicuramente morte certa.
 
<< Al! >> riuscì a malapena a gridare il piccolo Cai.
 
<< ecco fatto sire! La porta è aperta >>
 
Gli altri due arano ormai arrivati a due metri da loro, quando si fermarono terrorizzati: Wolp era appena uscito dalla sua cella.
 
Il bambino li guardò malizioso, per poi acquisire un’espressione furiosa.
 
<< levatevi di mezzo >> gridò Cai.
 
Subito dopo puntò il dito verso i suoi avversari e, senza farselo ordinare due volte, la renna alata caricò verso i due sfortunati facendoli volare in aria e sbattere sul pavimento.
 
Questi ricaddero a terra svenuti mentre Al guardava il suo futuro re.
 
Quest’ultimo si girò verso di lui con un ghigno sul viso.
 
<< benissimo Al, dove si trova l’uscita? >>
 
<< per di qua, mio signore >>
 
Si fecero spazio tra le guardie senza problemi, per poi raggiungere finalmente l’esterno.
 
Cai si fermò poco dopo essere uscito dalla prigione per poi inginocchiarsi ed abbracciare Wolp.

<< Wolp, amico mio, sono felicissimo di rivederti! >>
 
L’animale appoggiò dolcemente la testa sulla spalla del suo padrone e, passati alcuni minuti, il ragazzino guardò il suo guardiano.
 
<< che ne dici se andiamo a fare un po’ di baccano? >>
 
La renna agitò le corna e le ali segno di approvazione.
 
Quando si rialzò in piedi, Cai vide tutti coloro che erano venuti per unirsi alla sua causa.
Si avvicinò a loro sorridendo, per poi iniziare un discorso.
 
<< miei futuri sudditi, se siete qui è perché avete voluto fare la scelta giusta. Voi, cittadini modelli di Eto, siete qui per far si che il governo malsano e fasullo di questo re termini stanotte. Io, Cai, vi guiderò in battaglia insieme a Wolp! ANDIAMO FORZA! AL PALAZZO REALE! >>
 
In quella notte, l’animo dei  numerosissimi ribelli che rifiutavano di farsi governare dall’attuale re si accesero come torce nel buio della notte, andando verso l’edificio dove il re era stanziato con una forza che pareva inarrestabile, guidati dal piccolo Cai che, con il suo corpo che brillava di una forte luce gialla, volava contro qualsiasi cosa bloccasse la sommossa per spazzarla via come se niente fosse.il bambino che stava ancora al governo non era ancora uno shifter dal momento che il suo guardiano non era ancora apparso e, di conseguenza, la ribellione affrontata dalla potenza esplosiva dello shifter appena evaso vinse inevitabilmente la battaglia: il colpo di stato era riuscito.
 
La mattina dopo, il governatore che aveva avuto il dominio fino alla sera prima era morto e Cai, accompagnato da Wolp e Al, passeggiava nella splendida sala del trono che pareva fosse fatta di cristallo, emettendo ad ogni passo dei suoni che si propagavano per tutta la struttura attraverso l’eco.
 
Erano tutti e tre stanchi, ma erano comunque contenti della loro vittoria.
Il piccolo e nuovo re era di nuovo vestito con la veste bianca che utilizzava quando era stato il governatore in precedenza, con il suo copricapo allungato e le sue particolari calzature composte da anelli. Lui non era preoccupato per le conseguenze per quello che aveva fatto: l’esercito aveva ritrovato facilmente la fedeltà a lui e per quanto poteva riguardare il popolo non c’era problema. Infatti, per quanto Cai poteva aver commesso dei crimini, la maggior parte degli abitanti di Eto si ricordava dell’ottimo governo gestito da quel bambino che adesso camminava felice nella sua lussuosa abitazione.
 
Inoltre, nessuno a parte i diretti coinvolti, sapeva del minuzioso piano che aveva escogitato il re bambino durante la sua prigionia: ai suoi cittadini sarebbe bastato sapere le sue buone intenzioni nei confronti della loro città
 
Il re guardò il suo servo più fedele, pensando al fatto che se non fosse stato per lui non sarebbe mai riuscito a scappare.
 
<< casa dolce casa, finalmente posso di nuovo stare dove abito, ed è tutto merito tuo Al >>
 
<< per me è stato un onore aiutarla >>
 
<< ascoltami bene, c’è un’ultima cosa che ti chiedo, dopodiché, almeno per adesso, potrai finalmente goderti un meritato riposo >>
 
<< qualunque cosa per lei >>
 
<< innanzitutto, come stanno procedendo le cose là sotto? >>
 
<< molto bene sire, i nostri infiltrati hanno fondato la Sparrow e, attraverso di essa, sono riusciti nel tempo ad impossessarsi del minerale estratto dal villaggio banga >>
 
<< benissimo…e per quanto riguarda il nostro obiettivo primario? >>
 
<< sire, come previsto siamo stiamo riuscendo a far cadere in crisi i suoi rapporti con Jirga Para Lhao >>
 
<< perfetto. Allora l’ultimo incarico che dovrai svolgere è questo: quando sarà il momento, sarai tu ad avere l’onore di guidare le nostre forze armate durante l’attacco alla città >>
 
<< mi concederebbe davvero questo onore? >>


<< proprio così Al…se non mi ricordo male mi hai raccontato che prima di diventare una guardia nel nostro carcere di massima sicurezza hai avuto una brillante carriera militare: sono sicuro che puoi fare un ottimo lavoro. E poi mi servirebbe qualcuno di affidabile che mi accompagni in questa battaglia e nessuno lo è più di te >>, disse il re bambino sorridendo.
 
<< la ringrazio infinitamente >>, rispose l’altro con un profondo inchino.
 
<< non ringraziarmi. Piuttosto, dì a nostri uomini là sotto di rientrare e avvisa i cantieri di iniziare i lavori: partiamo tra un mese… >>.
 
Continua…
 
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NOTE: che ne dite? Questa parte vi intriga? Spero proprio di sì, anche perché è stata una parte molto difficile da scrivere, ma ho comunque provato una grande soddisfazione nel concluderla. Si lo so…può sembrare un poco lenta e noiosa, ma del resto è il preludio a qualcosa di molto più avvincente.
Se magari mi lasciate qualche commento per farmi sapere cosa ne pensate ne sarei davvero felice! :D , anche perché l’ultima cosa che voglio fare è scrivere roba noiosa e, inoltre, mi fa sempre piacere sentire dove posso migliorare 😉
Un saluto dal BrainStealer…
   
 
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