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Autore: dreamlikeview    13/07/2019    3 recensioni
Arthur e Merlin hanno una relazione da tre anni. Sembravano felici, fino a che Arthur una mattina si accorge che Merlin è andato via senza dire niente, lasciandogli un misero bigliettino.
[Merthur, modern!AU, 10 songs challenge (kind of)]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Disclaimer: Arthur e Merlin non mi appartengono, ergo io non ci guadagno nulla da tutto ciò e come sapete non voglio offendere nessuno, solo spargere un po' d'amore.

Avviso (a mio avviso utile) Questa non è una 10 songs challenge normale, perché io mica faccio le cose normali, pftttt, ma è una mia rivisitazione, in cui prendo sempre 10 canzoni (qui ce ne è una bonus perché vedrete, sì!) e cerco di unirle in una trama che prenda spunto da tutte quante. Sì, so che ascolto canzoni molto tristi, ops... secondo esperimento di questa rivisitazione della 10 songs. So... enjoy it!

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Someone you loved.

Arthur si guardava attorno, non riusciva a credere di essere solo in quella grande casa, la stessa che avevano scelto insieme. Merlin se ne era andato via, il suo amato Merlin era scappato da lui senza dire una parola. Arthur sapeva di aver bisogno di lui. Aveva bisogno di parlare con lui, di ascoltare le sue motivazioni, perché doveva capire cosa aveva fatto di male, dove aveva sbagliato perché, se era finita, doveva essere per forza colpa sua. Non capiva perché un giorno Merlin c’era e l’altro non più. Era semplicemente sparito senza dire nulla, lasciandosi dietro solo un biglietto che aveva spezzato il suo cuore: Mi dispiace, non posso restare, addio. Nessuno l’avrebbe aiutato stavolta, il dolore l’avrebbe fatto impazzire.
Merlin aveva portato via con sé ogni cosa bella che avevano condiviso. Arthur aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi, perché da solo non ce l’avrebbe fatta. Aveva bisogno di Merlin, aveva bisogno di essere stretto da lui, aveva bisogno che gli dicesse che tutto si sarebbe risolto, desiderava solo essere con lui, non voleva stare da solo. Sentiva il cuore sanguinare e non poteva fare niente per fermarlo; appena sentiva le lacrime premere per riversarsi fuori dai suoi occhi, si lasciava andare in un pianto silenzioso; non era mai stato un tipo rumoroso.
Merlin lo aveva accettato così com’era, fin dal loro primo incontro. Aveva sempre accettato i suoi difetti, ma Arthur aveva cercato di non fargli pesare il suo essere, aveva tentato di essere se stesso, senza ferirlo, di amarlo come meritava. E Merlin lo aveva accettato, lo aveva amato. Lo aveva abituato al suo amore e poi gliel’aveva strappato via, strappandogli via il cuore; perché lo aveva fatto? Perché se n’era andato? Cosa aveva sbagliato Arthur per meritare una cosa del genere?
Guardò fuori dalla finestra con aria malinconica, poi guardò il letto vuoto e sospirò.
Il sole stava tramontando, erano soliti guardare il tramonto dalla finestra quando erano insieme, ma Merlin se n’era andato, lasciandolo lì da solo e il cuore di Arthur sanguinava senza di lui.
Una lacrima scorse lenta sulla sua guancia, mentre lui pensava a ciò che aveva perso. Non era giusto, lo sapeva. Più ci pensava, più non capiva. Non aveva fatto niente per meritarsi una cosa del genere, anche se continuava a chiedersi cosa avesse sbagliato. Si era sempre comportato bene con Merlin, lo aveva trattato come un re, lo aveva amato con tutto se stesso. Merlin gli era sempre stato accanto, aveva scacciato le sue paure, quando lui ancora non aveva fatto coming out, lo aveva stretto, lo aveva consolato, aveva fatto passare la tristezza. Quando aveva dichiarato alla sua famiglia di avere una relazione con Merlin, il suo fidanzato era accanto a lui. Come faceva ad essere sempre così presente? Così paziente? C’era sempre stato nel bene e nel male, perché adesso non era lì con lui?
Arthur era consapevole di aver bisogno d’aiuto. Stava cadendo nel baratro della disperazione senza di lui, la sua vita non aveva senso senza di lui. La casa era la stessa, ma mancava la sua presenza, mancava la sua risata, mancavano il suo sorriso, la sua voce, il suo profumo. Merlin lo aveva amato e Arthur si era crogiolato in quell’amore. Il sole stava tramontando ancora, lasciando spazio al cielo stellato, ma Arthur non riusciva a vedere le stelle, vedeva gli occhi di Merlin in quel cielo. Vedeva Merlin ovunque.
Avrebbe voluto stringerlo a sé come aveva sempre fatto. Avrebbe voluto baciarlo come aveva sempre fatto.
Avrebbe voluto tornare ad essere la persona amata da lui, ma era impossibile. Perché Merlin lo aveva lasciato. Avrebbe voluto trovarlo, supplicarlo di perdonarlo per qualunque cosa avesse fatto, avrebbe cercato di rimediare, se solo lui non fosse scappato. Se solo lui fosse tornato, Arthur avrebbe cercato di essere il patetico tizio innamorato che era sempre stato.
Non poteva scappare dalla situazione, non poteva sfuggire ai sentimenti che provava, non poteva andare via da quella casa, non riusciva a muoversi dalla stanza che avevano diviso. Avvertì un sordo dolore al petto, quando si rese conto che lui non era lì, non era lì a salvarlo da se stesso. Non era lì e non sarebbe tornato perché aveva preso tutte le sue cose ed era andato via durante la notte come un ladro. Era scappato, lasciandosi dietro un bigliettino.
Arthur senza Merlin era un guscio vuoto, perché Merlin aveva portato via la sua anima, aveva portato via il suo essere. Era tutto ciò che amava, tutto ciò che aveva. E soffriva così tanto da sentirsi come quel sole che tramontava. Il suo cuore sanguinava e implorava silenziosamente l’altro di tornare. Perché lo aveva lasciato? Cosa aveva fatto? Cosa era cambiato tra di loro? Non si capacitava di quello, si era sentito amato e adesso si sentiva gettato via come qualcosa di sporco e di usato, qualcosa di inutile.  
Arthur era quello che gli portava la colazione a letto, lo accoglieva nel nuovo giorno con un bacio. Era quello che gli aveva donato cuore e anima in ogni gesto, ma non era mai riuscito a dirgli di amarlo a voce. Era stato questo il suo errore? Ma Merlin sembrava aver accettato i suoi difetti peggiori, uno di questi era la poca espansione. Arthur non era mai stato il tipo che esprimeva a voce i propri sentimenti. Ma a Merlin aveva donato il mondo a modo suo, gli aveva donato tutto se stesso, si era mostrato debole e fragile come non era mai successo con nessuno, si era aperto completamente con lui e Merlin lo aveva amato, aveva sentito l’amore da parte sua, non si poteva fingere quel sentimento. La notte stava calando, ma nel cuore del ragazzo era calata da quella mattina, da quando si era svegliato e non aveva trovato il suo compagno accanto a sé. Erano felici, erano innamorati. Perché lo aveva lasciato? Perché se ne era andato?
Tu non sei qui, non sei qui… mi ero abituato ad essere quello che amavi, perché mi hai lasciato? Nel buio che adesso regnava nella stanza, Arthur si lasciò andare in un pianto liberatorio, perché Merlin non era più lì e lui non poteva fare nulla per riportarlo da sé.
 

Photograph.

Arthur si era svegliato con un terribile mal di testa, l’amore faceva davvero schifo e faceva soffrire come nient’altro. Merlin lo aveva lasciato solo con se stesso e con i suoi dubbi e le sue incertezze e non c’era niente che Arthur potesse fare per riportarlo a sé. Si stiracchiò nel letto, dicendosi di doversi alzare per cominciare una nuova giornata; una triste giornata. Quando si rese conto che Merlin non occupava davvero la sua metà del letto, un grosso macigno piombò sul cuore del ragazzo innamorato che si lasciò cadere sul letto. Allungò una mano verso il comodino e prese la foto incorniciata. Un'espressione triste si formò sulle sue labbra e accarezzò con un dito il sorriso che Merlin aveva sulle labbra. Erano insieme sulla pista ghiacciata, lui era un vero incapace, ma Merlin, oh Merlin sembrava un angelo quando pattinava, in realtà per lui Merlin sembrava sempre un angelo. Sospirò, quella foto era stata scattata loro da un passante, Arthur lo ricordava bene. Stavano insieme da soli sei mesi, eppure erano già consapevoli di amarsi. Avevano chiesto ad una ragazza di scattare loro la foto, il biondo aveva abbracciato Merlin e aveva posato un dolce bacio sulla guancia; il moro era arrossito e aveva sorriso istintivamente. La ragazza aveva riconsegnato a loro il telefono, dicendo: «Complimenti, siete una coppia dolcissima!»
Il biondo decise di posare la foto e invece di metterla al suo posto sul comodino, aprì il cassetto e decise di riporla lì. Per il momento faceva troppo male pensare a quanto erano stati felici insieme. Merlin era scappato da appena un giorno.
Desiderava tornare a quel momento? Oh sì, tantissimo. Avrebbe voluto conservare l’amore come aveva conservato quella foto, preservarlo e proteggerlo; voleva tornare a quando i loro cuori non erano spezzati e i sorrisi increspavano ancora le loro labbra, ma non poteva. Sospirò alzandosi dal letto e, afferrando il cellulare al volo, se ne andò in cucina per prepararsi un tè. Aveva lo stomaco chiuso, e decise che non avrebbe mangiato nulla. Mentre sorseggiava il tè appoggiato al mobile della cucina, masochisticamente iniziò a scorrere le foto presenti nella galleria del cellulare, che lui e Merlin si erano scattati nel corso dei loro tre anni insieme. Avrebbe voluto fermare il tempo a quelle foto, tornare ad essere felice e senza il cuore spezzato, ma era consapevole che quello fosse solo un sogno utopico. Merlin non sarebbe tornato a casa, non sarebbe tornato più, era andato via. Ma Arthur sapeva che una parte di lui l’avrebbe sempre aspettato. Quella porta sarebbe sempre stata aperta per lui, non si sarebbe mai chiusa, perché Arthur lo amava ancora, nonostante lui l’avesse distrutto, nonostante gli avesse spezzato il cuore, lui lo amava ancora e lo avrebbe perdonato, se solo Merlin fosse tornato.
Ricordava il loro primo bacio, non ne aveva una foto, ma aveva quel momento impresso nella memoria come se lo fosse. Era un classico bacio da cliché. Pioveva quella sera, Arthur aveva riaccompagnato Merlin a casa dopo il loro quarto appuntamento e il diluvio universale era venuto giù. Merlin aveva riso forte, gli aveva afferrato il bavero della camicia che si stava bagnando e «Dare un bacio sotto la pioggia è uno dei miei sogni segreti, lo sai?» gli aveva chiesto, Arthur aveva riso e appoggiato le mani sui suoi fianchi «Beh, ora non è più un segreto» aveva ribattuto; il moro gli aveva dato ragione, ma non aveva aggiunto nient’altro, semplicemente si era avvicinato ancora di più a lui e lo aveva baciato. Era stato un bacio dolce, salato e perfetto. Semplicemente perfetto, come loro due insieme. Due pezzi di un puzzle che si incastravano perfettamente, due facce della stessa medaglia. Si completavano a vicenda.
«Non farti venire una polmonite adesso» aveva detto il moro, delicatamente gli aveva preso la mano e lo aveva fatto salire a casa sua per aspettare che spiovesse. Erano finiti a baciarsi con passione sul divano di casa di Merlin, ma non erano andati oltre, si erano addormentati stretti in un dolce abbraccio. Quando si erano svegliati c’era l’arcobaleno e l’amore aveva fatto il resto. Arthur represse un singhiozzo a quel ricordo. Scorse ancora le foto e cercò di scacciare le lacrime che premevano con forza per scorrere libere sul suo viso, erano così felici, sereni e spensierati, perché Merlin aveva rovinato tutto, perché era andato via? In cosa Arthur aveva sbagliato? Perché non gli aveva detto che stava sbagliando? Perché aveva deciso di scappare e lasciarlo solo? Merlin gli aveva promesso che non l’avrebbe mai lasciato solo, che non l’avrebbe mai fatto soffrire, invece era andato via.
Ti prego, torna a casa da me.
Si passò nervosamente una mano sul volto, appoggiò la tazza sul lavabo e il cellulare sul tavolo e tornò in camera da letto. Aprì il cassetto e scostò la foto che vi aveva messo prima, poi prese la foto istantanea fatta con una polaroid che risaliva ai primi tempi della loro relazione. Raffigurava Merlin, l’altro aveva la foto gemella di Arthur. Era stata una sciocchezza ideata dal moro. «Tu terrai la mia foto sempre con te e io avrò la tua sempre con me, così non ci sentiremo mai soli quando non riusciremo a vederci a causa dell’università» aveva detto il moro; ad Arthur era sembrata una cosa carina. Con terrore, si avvicinò al comodino di Merlin e aprì il cassetto. La foto in cui Arthur gli sorrideva facendogli un cuore con le dita – posa ovviamente scelta da Merlin perché lui mai avrebbe fatto una cosa tanto ridicola, se non gli fosse stata espressamente chiesta dal ragazzo per il quale aveva perso la testa – era lì. Un macigno colpì il cuore di Arthur, di nuovo, e lui si sentì sprofondare in un abisso di dolore e disperazione. Allora era vero che non lo amava più? Al diavolo chi diceva che l’amore guariva. L’amore faceva male, faceva soffrire, niente era peggio dell’amore, soprattutto un amore come quello appena finito. Arthur desiderava solo tornare a quando quelle foto erano state scattate, a quando erano felici, a quando l’amore vinceva davvero sulle cose. Voleva disperatamente tornare con lui, ma lui non lo amava più. Ti prego, torna da me… io ti aspetterò sempre.
 

Chances.

Arthur se lo chiese più di una volta, mentre elaborava il dolore. Se quel giorno non lo avesse incontrato, cosa sarebbe successo? Cosa sarebbe successo se non si fossero scontrati, se Merlin non gli avesse sorriso in quel modo? Sarebbe successo comunque? Si sarebbero innamorati lo stesso? Si sarebbero trovati lo stesso? Arthur era certo di una cosa, qualsiasi cosa nella vita avesse fatto, lo avrebbe portato tra le braccia del moro. Niente avrebbe potuto cambiare quel giorno, il giorno più bello di tutta la sua vita. Lo ricordava ancora così bene, che sembravano esser passate solo poche ore dal primo momento in cui i suoi occhi avevano incontrato quelli azzurri di Merlin.
 
Era in metropolitana, intento a leggere un complicato capitolo del libro di economia che doveva studiare e quasi non si accorse della fermata a cui doveva scendere. Si alzò di scatto dal suo posto e nel farlo scontrò malamente un ragazzo che, invece di inveire contro di lui, sorrise. Il sorriso più bello che Arthur avesse mai visto. Le possibilità, le occasioni andavano colte sul nascere, giusto? – si domandò prima di borbottare un imbarazzato e frettoloso: «Scusami».
«Non è niente» rispose l’altro, sorridendo ancora. Arthur sorrise in risposta ed uscì dalla metropolitana un attimo prima che le porte si chiudessero alle sue spalle. Non si accorse di non avere più il libro con sé - nello scontro era caduto per terra – poiché si era perso in quelle iridi azzurre ed era stato ammaliato da quel sorriso.
Correva verso l’uscita della stazione e, a causa della fretta, non si accorse di un meraviglioso ragazzo che gli urlava dietro e che lo inseguiva brandendo il suo libro. Doveva essere destino, perché in altre occasioni non sarebbero mai accadute queste cose. Lo sconosciuto lo raggiunse e lo afferrò per un braccio.
«Ehi, hai perso il libro!» esclamò il moro affannando «Santo cielo, ti sto chiamando da una vita, ma sei sordo?» domandò con una risata intrappolata in gola. Arthur arrossì e biascicò qualche scusa incomprensibile. Poi in pochi istanti recuperò la sua faccia tosta e il suo charme che già allora faceva stragi di cuori.
 
Se non avesse fatto ciò, le cose sarebbero andate nello stesso modo? Era amore, no? Doveva essere amore a prima vista, perché in vita sua non era mai successa una cosa del genere.
 
«Grazie» disse solo «Scusami, non ti ho proprio sentito» si scusò.
«Tranquillo, sembrava importante da come lo leggevi» rispose il moro ammiccando. Arthur arrossì di nuovo, lo aveva osservato nella metro, allora? Lo aveva notato prima?
«Beh, sì. È per un esame complicato» spiegò Arthur ridacchiando nervosamente «Senti, ti va di prendere un caffè insieme?» gli chiese con il suo miglior sorriso seduttore, cercando di arginare la sua figuraccia.
«Ma se non so neanche come ti chiami» lo sfidò il moro, Arthur sbatté le palpebre, sentendosi già perdutamente innamorato di quel tono di sfida e di quegli occhi azzurri che lo trapassavano da parte a parte, scrutandolo nel profondo e che brillavano di luce propria.
«Giusto» concordò il biondo «Sono Arthur Pendragon» si presentò ammiccando. Merlin rise, una risata cristallina e gli strinse la mano. Quando le loro mani si toccarono, Arthur sentì una scossa lungo la spina dorsale e fu quasi sicuro che anche l’altro l’avesse sentita. Che fosse scattata la famosa scintilla?
«Piacere di conoscerti, sono Merlin Emrys. Sappi che per me sarai sempre l’asino che ha lasciato il libro sulla metro» disse dandogli le spalle con un sorriso furbo sul volto «Accetto il tuo caffè, comunque, chiamami» disse ammiccando, prima di andare via. Arthur rimase allibito, come lo avrebbe contattato senza il suo numero? Non ebbe il tempo di pensarci perché si rese conto di essere in mostruoso ritardo per la lezione e fece una corsa immane verso l’università e verso l’aula arrivando giusto un attimo prima del docente. Aprì il libro e sulla prima pagina trovò un messaggio scritto frettolosamente. “Sono il tizio che hai scontrato nella metro. Questo è il mio numero, chiamami, bel ragazzo. Merlin x” Trascorse le seguenti ore a pensare a quegli occhi, a quel sorriso, a quella voce sexy. Alla fine delle lezioni, l’unica cosa sensata che riuscì a fare, fu scrivergli un sms: “Ciao Merlin, sono il tizio della metro… allora, per quel caffè che ti devo, quando ci vediamo? Fammi sapere. Arthur x”. Quello era stato solo l’inizio.
 
Fin da quando lo aveva conosciuto, Merlin era stato una costante nei suoi pensieri. Era strano, non gli era mai capitato, forse era un’infatuazione momentanea, solo un caso dovuto alla giornata movimentata. Ma no, l’amore per Merlin non era mai stato un caso. Era stato caotico, sì, era stato travolgente, ma mai un caso. Loro erano fatti l’uno per l’altro, ne era certo. Merlin era la sua metà speculare e aveva bisogno di lui nella sua vita per essere felice.
Si era chiesto più volte cosa ci trovasse Merlin in uno come lui, come mai avesse scelto proprio lui, perché proprio loro insieme avevano funzionato così bene. Ma non sapeva mai cosa rispondersi: Destino? Fato? Lo ignorava, ma in fondo non se ne pentiva. Non si sarebbe mai pentito di aver incontrato lui, anche se gli aveva spezzato il cuore, Merlin gli aveva insegnato un sacco di cose. Ma le cose sarebbero andate nello stesso modo, se lui non fosse stato un impiastro distratto a studiare? Se Merlin non fosse stato tanto sicuro di sé? Se Merlin non avesse segnato il suo numero sul suo libro? Se lui non avesse perso il suddetto libro senza accorgersene? Forse non si sarebbero mai incontrati, forse non si sarebbero mai innamorati e Arthur non avrebbe sofferto così tanto. Ma nonostante il dolore che provava, era stato felice con lui e avrebbe rifatto tutto nello stesso modo. Provò ad immaginare quel giorno come tutti gli altri, senza di lui che scontrava Merlin, senza che l’altro gli riempisse vita e cuore con quel sorriso. Cosa sarebbe stato di lui, senza quell’esperienza? La sua vita sarebbe stata vuota. Piena di niente. Ecco, cosa. Niente. Sarebbe stato cieco, perché non avrebbe mai conosciuto l’amore. Non avrebbe mai scoperto cosa volesse dire amare, non avrebbe mai scoperto cosa significasse dare cuore, corpo ed anima ad una sola persona. La verità era una sola, non solo lui aveva trovato Merlin, ma entrambi si erano trovati. Quante possibilità c’erano che accadesse di nuovo? Quante possibilità avevano di incontrarsi ancora e ricominciare? Perché Arthur lo amava ancora ed era certo che Merlin lo amasse ancora. Avrebbe aspettato un po’, lasciato scorrere un po’ il tempo e scemare il dolore, poi avrebbe tentato di riprenderselo; voleva una seconda chance, voleva cercare di rimediare agli errori che aveva commesso, se ne aveva commessi. Voleva avere la possibilità di rimediare, qualsiasi cosa avesse fatto, era un suo diritto tentare di porvi rimedio, no? La sua vita era vuota senza il moro, aveva bisogno di una seconda chance con lui.
 

If I can’t have you.

Una settimana dopo la fuga di Merlin, Arthur aveva cercato di riprendere la sua vita tra le mani. No, non era così disperato da aver annullato tutto se stesso – o quasi – per una questione di amor proprio, ma era anche vero che non riuscisse a fare niente senza pensare a lui. Quando tornava a casa dopo il lavoro, si sedeva stancamente sul divano e accendeva la tv, poi si voltava alla sua destra, dove di solito si sedeva Merlin per chiedergli cosa avesse voglia di guardare. E ovviamente tornava immediatamente alla realtà, quella in cui Merlin lo aveva lasciato e non avrebbe più guardato la tv con lui. Non avrebbero più litigato per il monopolio del telecomando – che alla fine vinceva Merlin, perché Arthur lo lasciava vincere – non avrebbe più sentito le sue lamentele sul fatto che il biondo preferiva programmi sportivi alle serie tv che invece lui adorava – alla fine, Arthur si appassionato ad un paio di quelle serie televisive che Merlin gli propinava ogni sera – non avrebbero più fatto zapping insieme per decretare di guardare un film su Netflix perché in tv non c’era niente di decente.
Sbuffò lanciando il telecomando sul divano, dopo aver spento la tv e si diresse in cucina; si riempì un bicchiere d’acqua e sospirò. Merlin non gli avrebbe mai più preparato la cena, non l’avrebbe più sentito canticchiare mentre spadellava. Decise di andare a stendersi un po’ sul letto, dopo aver mangiato velocemente un sandwich. Si lasciò cadere a peso morto sul materasso e guardò il soffitto; si stropicciò gli occhi e represse un singhiozzo. Merlin era sparito da una settimana e Arthur non aveva ancora avuto il coraggio di scrivergli un messaggio, troppo ferito e deluso. Pensava ancora a lui, in quella casa tutto gli ricordava Merlin e non riusciva a fare niente, senza pensare a lui. Solo al lavoro l’immagine del moro svaniva un po’, per ricomparire con violenza appena varcava la porta a vetri dell’ufficio, perché spesso lo aveva trovato lì con il suo sorriso luminoso, i suoi occhi azzurri come il cielo, che gli proponeva di andare a bere qualcosa insieme, prima di tornare a casa. Era troppo tardi per dirgli che niente aveva senso senza di lui? Forse no, forse poteva ancora farcela. Anche se odiava sentirsi in quel modo, odiava sentirsi così legato e dipendente da qualcuno, odiava ammettere di aver bisogno di lui, odiava pensare che senza Merlin, ormai, niente aveva più significato, perché tutto gli ricordava lui e la loro storia.
Prese il cellulare dalla tasca dei jeans e cercò la chat di whatsapp con lui. L’ultimo messaggio era stato scritto da lui, il venerdì sera prima che Merlin sparisse. Arthur aveva semplicemente risposto “ok” alla proposta di Merlin di andare al cinema. Era ancora al lavoro quando si erano scambiati quei messaggi. Così al suo ritorno a casa, erano andati al cinema, avevano guardato un film d’azione, poi erano andati in pizzeria e quando erano tornati a casa, avevano fatto l’amore, il moro gli aveva sussurrato di amarlo e lui aveva risposto con un semplice anche io. Il giorno dopo, Merlin non era più accanto a lui e Arthur non riusciva a capire perché fosse andato via. Cosa aveva fatto quella sera? Gli aveva fatto male? Lo aveva ferito in qualche modo? Lo aveva deluso? Lo aveva fatto arrabbiare? Si era comportato in modo sbagliato? Era patetico, cercava in una serie di messaggi, cosa fosse andato storto nella sua relazione.
Era masochista, sì. Velocemente, scorse tutta la chat arrivando ai messaggi di qualche mese prima, in alcuni Merlin gli diceva di amarlo, in altri Arthur si scusava per essere poco espansivo – ma lo amava, il moro lo sapeva, Arthur riusciva ad esprimere i suoi sentimenti in modi fuori dal comune e in momenti del tutto inaspettati, ma soprattutto quando facevano l’amore. Poi trovò in messaggio particolarmente dolce. “Sei la cosa migliore che mi sia capitata, Merl, mi dispiace essere così poco espansivo e dirti cose del genere solo per messaggio. Forse meriteresti qualcuno migliore di me, ma sono felice che tu abbia scelto me, che tu ami me; la mia vita non sarebbe niente senza di te. Sono felice di averti al mio fianco. Ti amo, ricordatelo sempre.”
Che stupido patetico idiota innamorato era stato? Maledizione, aprirsi in quel modo e poi ritrovarsi con il cuore spezzato, avrebbe dovuto essere più distante, era sempre stato bravo a tenersi a distanza da sentimenti del genere, perché ci era caduto con tutte le scarpe con lui? E adesso Merlin lo aveva lasciato, se ne era andato senza una parola e aveva lasciato un vuoto enorme dentro di lui. Un vuoto che non riusciva a colmare con niente, perché niente aveva senso adesso. Era una settimana che si autoconvinceva che andava tutto bene, che cercava di far finta di nulla, che cercava di dimenticare, ma era impossibile perché tutto parlava di lui. Dalla tv accesa, sintonizzata sempre sullo stesso canale perché c’era il programma che Merlin amava, alle decorazioni natalizie ancora attaccate al muro del salotto perché fa molto Stranger Things, ti prego, Arthur teniamole! – dalle sue cose che invadevano sempre anche gli spazi di Arthur alle sue magliette sparse sul pavimento della camera da letto; dal profumo dolce che riempiva la casa alle bottiglie di vetro in cui mettevano l’acqua perché Merlin era un’attivista per l’ambiente e aveva bandito la plastica dalla casa. Il solo pensiero di Merlin riempiva quella casa, perché la maggior parte delle cose lì presenti le aveva scelte lui.
Più Arthur si sforzava di andare avanti, di dimenticarlo, di non pensare a lui, ecco che la sua stessa casa gli ricordava costantemente il moro e il fatto che lo avesse perso. Se solo avesse capito cosa l’aveva allontanato… allora avrebbe capito, si sarebbe reso conto e avrebbe rimediato. Si sarebbe fatto perdonare come al solito. Ma Merlin era scappato senza nemmeno dargli una spiegazione, era sparito nel nulla e lo aveva lasciato indietro con il cuore spezzato. Non riusciva neanche a respirare senza pensare a lui. Aveva voglia di piangere, mentre leggeva l’ennesimo messaggio in cui Merlin gli diceva di amarlo. Senza pensare ulteriormente, iniziò a digitare un nuovo messaggio, sperando che fosse letto.
Non riesco a far altro che pensare a te. La mia vita non significa niente senza di te. Ti prego, Merl, torna a casa, parliamone, qualsiasi cosa abbia fatto, rimedierò, ma torna a casa. ti prego. Ti amo, lo sai.” – e lo inviò prima che potesse pentirsene.
 

Happier.

Arthur aveva capito di dover superare la cocente delusione di Merlin, ci soffriva ancora tantissimo, ma stava iniziando a farsene una ragione. Il moro non aveva risposto al suo messaggio e lui aveva deciso che se l'altro non voleva parlargli e spiegargli le cose, allora lui doveva semplicemente smetterla e arrendersi. Era di nuovo sabato, era uscito di casa solo perché lì dentro si sentiva soffocare dall’assenza del suo fidanzato. Era andato al pub con alcuni colleghi, ma se ne era andato subito dopo aver mangiato un panino, fingendo un malore. Non si sentiva a suo agio lì.
Mentre tornava a casa, aveva preso una via secondaria, il sole era tramontato da ore ormai, il cielo splendeva di mille stelle luminose; il parco era parzialmente illuminato, ma non così buio da impedirgli di vedere cosa lo circondasse. Stava camminando con la testa tra le nuvole quando una scena rapì la sua attenzione. Sotto un lampione, a pochi passi da lì, c’era Merlin stretto tra le braccia di un altro. Arthur sentì il fiato mancare nei suoi polmoni, sembrava felice, ben più felice di quanto non lo fosse mai stato con lui. In quel momento, il suo cuore si spezzò in mille pezzi, la consapevolezza di non essere mai riuscito a renderlo così felice, lo aveva spezzato. Trattenne il fiato per tutto il tempo; vide il volto di Merlin avvicinarsi al volto del tizio, vide le labbra dell’altro sussurrargli qualcosa, poi il moro abbassò la testa e rise alle sue parole. Arthur era immobile, loro non si accorgevano di lui, ma lui… li vedeva chiaramente. Erano felici, così felici e complici insieme. Forse lui non era riuscito a renderlo felice, per questo se ne era andato. Forse lui non l’aveva fatto ridere così, per questo era andato via. Avrebbe potuto parlargli, però, dirgli come stavano le cose. Perché? Perché doveva ferirlo così? Ancora e ancora? Avrebbe solo dovuto smetterla di guardare quella scena, ma non riusciva. Merlin era lì davanti a lui, sorrideva a uno che non era lui e faceva male ed era bellissimo, ma faceva male. Il tizio chinò la testa divertito e gli sfiorò il collo con un bacio, Merlin sorrise ancora. Faceva così male che Arthur non si accorse della lacrima che scivolò sulla sua guancia. Non si accorse del rantolo di dolore che sfuggì alle sue labbra, non si accorse di essere stato sentito e visto. Solo dopo un tempo che parve infinito, i suoi occhi incrociarono quelli di Merlin, spalancati e scioccati di vederlo lì. Arthur trattenne il fiato per qualche istante. Santo cielo, i suoi occhi erano sempre in grado di togliergli il fiato, anche se brillavano in quel modo per uno che non era Arthur. Perché l’aveva lasciato per quel tipo? Lo aveva tradito? O era andato via prima di farlo? Era per lui che Merlin era andato via?
«Arthur…» sussurrò il moro, ma non ebbe il tempo di dire o fare altro, che il biondo era già scappato via, con la testa china e gli occhi pieni di lacrime. Se Merlin era felice con quell’altro, allora voleva dire che lui sarebbe stato felice per il suo ex, perché tutto ciò che meritava era la felicità, aveva sempre desiderato questo per l’amato. Ma faceva male sapere che era andato a cercarla da un altro, perché, semplicemente, lui non era abbastanza per lui.
 
Quando incrociò gli occhi di Arthur, Merlin si sentì perso. Aveva visto il dolore vero sul suo viso; credeva di averlo liberato del peso della sua presenza. Credeva che fosse più felice ora che non c’era più lui a rompere le scatole, credeva che andando via l’avrebbe reso felice. Ma in quel momento, la verità fu davanti ai suoi occhi: aveva ferito Arthur come nessun altro aveva mai fatto. Aveva ferito Arthur in modo così profondo che adesso si odiava per ciò che aveva fatto. Se lui avesse visto il biondo con un’altra persona avrebbe dato di matto, sicuramente. Sarebbe stato devastato. Non osava immaginare cosa avesse provato il biondo. Aveva pensato che lui fosse felice?
«Che ti succede?» chiese Will, il tizio con cui era uscito quella sera, cedendo per una volta alla frivolezza; fin da quando aveva lasciato Arthur era stato incompleto. Perché nessuno era capace di amarlo come Arthur, con i piccoli gesti, anche quando lui non voleva. Arthur era il tipo di persona che non diceva a voce l’amore che provava, ma lo dimostrava portandogli la colazione a letto, ricordandosi che preferiva il caffè macchiato con due zollette di zucchero e un po’ di cannella, oppure tornando a casa dal lavoro con il suo dolce preferito, perché ogni giorno doveva essere festeggiato. Lo dimostrava quando andava a prenderlo al lavoro, oppure quando uscivano non gli lasciava mai la mano per paura di perderlo. Lo dimostrava quando sintonizzava la tv sul suo canale preferito e fingeva di lamentarsi perché avrebbe preferito guardare lo sport invece dell’ennesima replica di Doctor Who o di Sherlock. Oppure semplicemente lo baciava nel cuore della notte dicendogli che gli mancavano le sue labbra. Nessuno era in grado di amare come amava lui, ne era certo. E lui era stato solo in grado di ferirlo, di distruggerlo. Aveva riconosciuto il suo sguardo, poco prima, aveva visto lo sguardo di chi stava male ed era distrutto.
«Io… scusa, devo andare» biascicò «Tutto questo è stato un errore, io… scusami, scusami davvero, non posso» affermò velocemente, allontanandosi dall’altro, scuotendo la testa. Che aveva pensato di fare? Uscire con un altro? Uno che non sarebbe mai stato il suo Arthur? Ma che aveva per la testa?
Si allontanò dal tizio celermente e corse nella direzione che aveva preso Arthur. Sapeva che sarebbe tornato a casa. Dannazione, cosa aveva fatto? Perché lo aveva lasciato? Se pensava a due settimane prima, riusciva solo a pensare alla paura devastante che l’aveva preso, rendendosi conto che la sua relazione con Arthur fosse così seria. Si era spaventato ed era scappato, perché era il solo modo che conosceva di affrontare le cose. Aveva pensato che con lui Arthur non sarebbe mai stato felice come meritava, perché nessuno meritava un amore come quello di Arthur. In quel momento, mentre correva dietro ad Arthur, si rese conto di aver bisogno di lui, che solo con lui poteva essere felice. Come aveva potuto pensare il contrario? Ma cosa poteva farci, se lo amava ancora? Lo avrebbe mai perdonato?
 

Tightrope.

A pochi passi dalla casa dalla quale era fuggito, Merlin si passò una mano nei capelli, maledicendosi per quanto era stato stupido. Oh certo, aveva fatto un’enorme cazzata. Si era lasciato travolgere così tanto da Arthur che si era gettato a capofitto nella nuova situazione, senza pensare. Ad occhi chiusi, lo aveva seguito in un mondo sconosciuto, fatto solo da loro, un mondo che era il loro, fatto d’amore e di felicità. Chiunque avrebbe detto che era stato un idiota a lasciare tutto, no? Era vero. Era stato un idiota, ma ad un certo punto, si era sentito come sul filo del rasoio, si era sentito messo con le spalle al muro e si era sentito travolto da tutto quel sentimento, quasi soffocato. E senza nemmeno pensare, aveva scritto quel biglietto ad Arthur ed era andato via. Si erano promessi che non si sarebbero mai lasciati andare, che avrebbero continuato quella vita così, felici e spensierati. Oh, avrebbero continuato per tutta la vita, ma poi? Cosa ne sarebbe stato di loro quando l’abitudine li avrebbe travolti? Quando si sarebbero lasciati andare e sarebbero precipitati nel vuoto? Perché Merlin lo sapeva. Vivendo in quel modo, come se il mondo non esistesse, prima o poi la realtà li avrebbe colpiti in faccia con violenza e non ci sarebbe stato più spazio per nulla, per nessun amore. Avevano vissuto come se fossero stati in un sogno e Merlin si era crogiolato nel sogno fino a che aveva potuto, perché Arthur l’aveva amato con tutto se stesso, ma per quanto ancora? Il sogno era magico, ma il risveglio avrebbe fatto male. Camminavano sul filo del rasoio, era ovvio che prima o poi sarebbero caduti giù, il primo era stato proprio Merlin. Appena lasciata casa, si era sentito sollevato. Aveva tirato un sospiro di sollievo e si era detto che era stata la scelta migliore per tutti e due. Poi Arthur aveva iniziato a cercarlo, dicendogli che lo amava, che aveva bisogno di lui. Il suo cuore si era stretto, ma aveva pensato che il biondo potesse farsene una ragione. Quando stavano insieme, aveva sempre creduto di essere invincibile e Arthur lo aveva reso felice come mai nessun altro, perché lo conosceva bene e sapeva accontentarlo sempre. Certo, Arthur aveva rischiato tutto per stare con lui, si era messo contro la sua famiglia, quando suo padre aveva detto che lui, erede dei Pendragon, non dovesse perdere tempo con uno come Merlin; ma Arthur gli aveva detto chiaramente che era felice con lui e alla fine Uther si era arreso e aveva accettato la sua presenza nella vita del figlio. E Merlin aveva lasciato Arthur, facendo esattamente il gioco del padre del biondo, che aveva detto al figlio che non sarebbe durata… beh, le storie potevano finire, Arthur alla fine si sarebbe fatto una ragione di ciò che era accaduto… Arthur aveva rischiato tutto per lui, lui gli aveva promesso che non lo avrebbe mai abbandonato e invece lo aveva lasciato da solo. Che razza di persona era? Solo adesso si rendeva conto della stronzata che aveva fatto. Al diavolo i fili dei rasoi. Al diavolo tutto. Avevano sfidato la sorte quando si erano messi insieme e si erano promessi amore. Perché lui aveva deciso di andare via? Lo aveva abbandonato senza nemmeno una spiegazione e adesso che era a pochi passi dalla casa in cui avevano vissuto insieme, non osava avanzare. Non osava raggiungere quella porta, perché Arthur non l’avrebbe fatto entrare.
Un sorriso malinconico comparve sul suo viso, quando ripensò a come tutto era iniziato, ai gesti che Arthur compiva per lui, ai piccoli momenti indimenticabili che sapeva regalargli; lo faceva sentire euforico, come se volasse sopra le nuvole, così in alto da vedere tutto il mondo sotto di lui piccolo e insignificante.
Si mise una mano sul viso, davanti agli occhi, pentendosi della sua codardia. Aveva avuto paura, sì. Nel momento in cui la sua relazione con Arthur era arrivata al punto di non ritorno, le insicurezze, i dubbi, le perplessità si erano affacciati alla sua mente e senza neanche pensarci un attimo, era scappato, senza che pensare che molto probabilmente, parlandone con Arthur sarebbero spariti tutti, perché lui era in grado di farlo stare bene e di afferrarlo prima che cadesse. Ma non lo aveva svegliato, mentre nella sua mente le cose prendevano forma, Arthur dormiva ed era bellissimo, sembrava un angelo, era etereo, i raggi lunari che entravano dalla finestra illuminavano il suo viso dolce e rilassato, aveva le palpebre calate e un sorriso dolce sulle labbra; avevano appena fatto l’amore e al suo ti amo, il biondo aveva risposto anche io. Era la prima volta che una risposta del genere usciva dalle sue labbra, altre volte aveva letto le sue confessioni solo nei messaggi. Merlin si era chinato su di lui, aveva sfiorato le sue labbra con un bacio e poi era scappato via. Perché aveva avuto paura, si era spaventato delle conseguenze del suo amore per lui e di tutta la situazione.
Ora si sentiva di nuovo sul filo del rasoio, pronto a cadere giù senza nessuno che lo afferrasse per evitargli la caduta rovinosa. Doveva raggiungerlo? Doveva parlargli? Cosa aveva in fondo da perdere adesso? Aveva già perso tutto quando aveva preso la brillante idea di lasciare Arthur. Come aveva potuto? Santo cielo, era stato un idiota.
Arthur aveva rischiato tutto per stare con lui, per renderlo felice e lui aveva rovinato tutto, toccava a Merlin rischiare tutto e porre rimedio a quella situazione. Prese un paio di respiri e avanzò verso casa. Avrebbe fatto di tutto per stare di nuovo con lui, avrebbe fatto di tutto per ottenere una seconda chance. Farei di tutto per te, perdonami, se l’ho capito solo ora. Percorse a passi lenti e cadenzati la distanza che lo separava dalla casa che avevano diviso e esitò solo un secondo, prima di suonare il campanello. Tremava come una foglia e non aveva idea di come riprendersi Arthur. Si sentiva di nuovo sul filo del rasoio pronto a cadere, prima era certo che avrebbe avuto il biondo ad afferrarlo nel caso cadesse, adesso non era certo che potesse esserci. Ma valeva la pena rischiare per lui. Arthur lo meritava.
Quando la porta si aprì, Merlin trattenne il fiato. Si specchiò negli occhi azzurri di Arthur, adesso terribilmente cerchiati di rosso e gonfi e deglutì.
«Arthur…» mormorò il moro, guardandolo scioccato. L’altro spalancò gli occhi sorpreso e scosse la testa con energia. Il rumore della porta che veniva richiusa fu tutto ciò che seguì quello scambio di sguardi.
 

Re-Arrange.

Se qualcuno gli avesse chiesto cosa gli fosse passato per la mente quando aveva lasciato Arthur e quando aveva accettato di uscire con quel tizio, Merlin non avrebbe saputo cosa rispondere. Era disperato, aveva bisogno d’aiuto, ma non aveva mai compreso come chiedere davvero aiuto a qualcuno. Si era rifugiato tra le braccia di Arthur quando aveva avuto bisogno d’amore – e l’aveva ottenuto in ogni modo l’avesse desiderato – Arthur lo aveva amato davvero e quando era scappato, dopo una notte magnifica in cui Arthur gli aveva sussurrato quelle due parole, che per tutta la loro relazione non gli aveva mai confessato ad alta voce, era andato nel panico. E aveva fatto l’unica cosa razionale di cui era capace, era scappato. Non avrebbe mai desiderato ferire Arthur, non voleva spezzargli il cuore in quel modo, non credeva di averlo fatto davvero, Arthur non sembrava il tipo che potesse stare così male a causa di una delusione d’amore. Ma i fatti dicevano il contrario, lo sguardo che aveva visto negli occhi del biondo, lo aveva spezzato, anche il più forte poteva spezzarsi. Arthur aveva sofferto quando era andato via, a causa del suo maledetto egoismo. Doveva risistemare le cose, doveva farsi perdonare in qualunque modo. Arthur era suo e doveva sistemare le cose e fargli capire che era davvero pentito. Aveva aperto gli occhi solo in quel momento, ma… meglio tardi che mai, no?
«Arthur, permettimi di spiegare!» esclamò battendo dei lievi pugni sulla porta, ti prego, apri e stai con me.
Merlin appoggiò la testa contro il legno freddo della porta e cercò di captare qualche rumore dall’interno. Niente, Arthur sembrava non essere in casa. Merlin si stava tormentando, faceva fatica a restare lucido in quel momento, tutto ciò che desiderava era piangere per sfogare tutto il suo dolore, possibilmente tra le braccia di Arthur. Fin da quando lo aveva lasciato, non riusciva a pensare ad altro, se non a lui. Gli mancava come l’aria, ma non aveva mai avuto il coraggio di tornare da lui. Non aveva avuto il coraggio di lottare per la loro storia, come il biondo aveva sempre fatto.
Era come se avesse aperto gli occhi dopo un lungo periodo di sonno. Avrebbe solo dovuto parlarne con Arthur, non scappare, adesso se ne rendeva conto, aveva bisogno d’aiuto, ma lui era bravo a darlo agli altri e mai a chiederlo per se stesso. Non voleva lasciare Arthur, lui voleva Arthur, voleva il suo amore, aveva bisogno di lui. In quelle settimane di separazione la sua assenza aveva fatto male più di qualunque altra cosa. Era stato doloroso svegliarsi la mattina, cercarlo e non trovarlo. Anche se si era ripetuto più volte che quella situazione era colpa sua, perché era stato lui il codardo a fuggire. Maledizione. Non avrebbe mai dovuto scappare, spezzargli il cuore in quel modo, se ne pentiva amaramente, ma non poteva cancellare le sue azioni.
«Ti prego, ti prego ascoltami» disse piano con la fronte premuta sulla porta «Tu sei tutto per me, Arthur, l’ho capito tardi, lo so che ti ho ferito, ma io ti amo davvero, ti prego, dammi la possibilità di parlarti, ti prego» ma dall’interno della casa non uscì nessuno. Arthur non gli aprì e Merlin restò lì fuori a pentirsi dei suoi errori «Ti prego, credimi» continuò «Non farò di nuovo gli stessi errori, ti prego…» mormorò. Non sapeva neanche se l’altro stesse ascoltando, voleva solo piangere e dare sfogo a tutto il suo dolore. Desiderava solo rimediare ai suoi errori, dire ad Arthur che gli dispiaceva, ma non poteva cambiare la realtà di ciò che era successo. Lo aveva lasciato e poi era uscito con un altro dopo qualche settimana. La risposta a cui era giunto Arthur era semplice, no? Eppure non era quella giusta, non era affatto così. Merlin era uscito solo per distrarsi un po’, era capitato… era solo capitato e di certo non credeva di vedere Arthur lì, quella sera!
Era inutile promettere che non avrebbe più rifatto gli stessi errori, no? Arthur non gli avrebbe mai creduto. Non sarebbe servito a nulla supplicare di essere perdonato. Eppure sentiva di non poter lasciare le cose intentate, non poteva andare via e lasciarle irrisolte. Lui sapeva di poter rimettere a posto le cose, sapeva che se solo Arthur gli avesse permesso di spiegare tutto avrebbe capito e con un po’ di fatica e sudore – e tanto amore – ogni cosa sarebbe tornata al suo posto. Non gli avrebbe mai più spezzato il cuore, sarebbero stati felici. Doveva solo aprire quella maledetta porta e lasciarlo parlare. Ti prego, stai con me. Ti prego, apri la porta e stai con me – pensava, non riusciva a dirlo ad alta voce come le altre cose e trattenne un singhiozzo nella gola. Non riusciva più a trattenerli, era disperato.
Un rumore, dietro la porta, attirò la sua attenzione: «Ti prego, Arthur, apri la porta! Credimi, tu sei tutto per me, sei l’unico!» esclamò ad alta voce «Ti prego, sistemerò ogni cosa, mi farò perdonare, ti prego!»
Arthur non aprì la porta, ma Merlin vide un foglietto passare sotto alla porta. “Non posso aprirti. Eri con un altro. Non posso” – diceva. Ancora una volta, nella stessa serata Merlin maledisse le sue pessime scelte compiute in quel maledetto periodo. Come si era ritrovato in quelle condizioni? A causa delle sue stupide mosse e delle sue stupide paure. Ma non poteva smettere di tentare. Arthur era tutto per lui. E sapeva che anche il biondo lo amasse, ne aveva avuto la conferma quella sera, perché complicare tutto? Perché non lo lasciava parlare? Spiegare? Perché evitava qualunque contatto tra di loro? Si rese conto che avrebbe potuto dirgli di tutto in quel momento, ma che Arthur non avrebbe cambiato idea. A meno che non avesse avuto una dimostrazione di ciò che Merlin intendeva con le sue parole. Doveva tentare il tutto per tutto, no? Doveva riprenderselo, risistemare le cose. Tornare ad essere felici. Riparare insieme lo squarcio che Merlin aveva aperto nella loro relazione. Poteva farcela, Merlin lo sapeva.
Se solo Arthur avesse aperto quella maledetta porta, sarebbe stato tutto più semplice. Maledizione, imprecò colpendo di nuovo la porta con rabbia.
 

Misunderstood.

«È stato un malinteso, Arthur!» esclamò Merlin, riprendendo a bussare alla sua porta. Batteva i pugni sulla porta, nella speranza che l’altro aprisse e gli concedesse di spiegargli. Aveva sbagliato, lo sapeva, era stato un ignobile stronzo e aveva mandato tutto all’aria. Nel momento in cui aveva visto i suoi occhi pieni di lacrime, aveva sentito un pezzo del suo cuore morire. Non avrebbe mai immaginato che Arthur potesse prenderla così male, stare così male per lui. Non aveva pensato neanche ad un secondo come potesse sentirsi lui, dopo la sua decisione. Doveva insistere? Aveva il diritto di farlo? Non poteva neanche immaginare la sofferenza che aveva provato il biondo, neanche lui era stato bene dopo averlo lasciato, ma aveva, come sempre, frainteso ogni cosa. Arthur aveva fatto di tutto per lui e lui era stato solo in grado di deluderlo. Di farlo piangere. Arthur Pendragon non era il tipo che piangeva per qualcuno. Arthur Pendragon non era il tipo che soffriva per amore, invece era successo proprio perché lui, Merlin Emrys, gli aveva spezzato il cuore, lo aveva calpestato sotto i suoi piedi, senza neanche accorgersene. Quanto era stato egoista? Non si era fermato nemmeno un istante a pensare a come sarebbe stato lui, aveva pensato che se ne sarebbe fatto una ragione, che in fondo non era così importante per lui, che avrebbe trovato di meglio. Ironia della sorte, Arthur – da solo e molto distrutto – lo aveva visto avvinghiato a un altro. «Arthur, ti prego!» esclamò il moro continuando a battere i pugni sulla porta «Ti prego, lasciami spiegare!»
«Cosa?» tuonò il biondo spalancando la porta «Cosa vuoi spiegare? Che te ne sei andato senza nemmeno darmi una spiegazione per andare a pomiciare con un altro? Me ne sono accorto!» esclamò fuori di sé. E nonostante ciò, nonostante gli occhi pieni di lacrime e rossi – Merlin stava morendo dentro ad osservarli – restava bellissimo e fiero di sé. «Vattene, Merlin, tanto sei bravo a farlo, no? O vuoi aspettare che mi addormenti per farlo?»
«Ti prego, lasciami entrare…» lo supplicò guardandolo negli occhi. Doveva provare a farsi perdonare, doveva cercare di rimediare alla cazzata che aveva fatto. Mai in vita sua avrebbe creduto di vedere Arthur in quello stato.
Arthur scosse la testa: «Hai tre minuti, poi chiuderò la porta e non la riaprirò» disse duramente. Merlin incassò il colpo e annuì, aveva ragione, non poteva pretendere di tornare da lui così, dopo essere sparito ed essersi fatto beccare con un altro – anche se non era successo niente, valeva quello che Arthur aveva visto. E dovette ammettere a se stesso, di nuovo, che Arthur era migliore di lui anche in questo. Gli stava offrendo del tempo per spiegarsi. Lui non lo avrebbe fatto, lo avrebbe additato come traditore e gli avrebbe sbattuto la porta in faccia, senza riaprirla.
«Io…» deglutì «Senti, non so cosa hai visto di preciso, ma io…»
«Non è come penso?» chiese ironicamente «Stai perdendo il tuo tempo, Merlin. Due minuti». A Merlin mancò il fiato, non si sarebbe mai aspettato quella freddezza, ma immaginò che facesse parte della corazza impenetrabile di cui il biondo era solito rivestirsi per non soffrire. In quel caso, per non cadere completamente a pezzi.
«Ascolta, io… stavo male e… è stato uno sbaglio» mormorò a bassa voce, con la voce che tremava.
«Lasciarmi o andare da quel tipo?» chiese Arthur guardandolo «Sai, cosa? Non voglio saperlo. Hai idea di come mi sia sentito quando mi sono svegliato e non ti ho visto? No, non lo sai. Mi è crollato il mondo addosso» disse Arthur «Credevo di aver sbagliato, di averti fatto arrabbiare una volta di troppo, credevo di averti ferito, perché se te ne eri andato in quel modo dovevo per forza aver fatto qualcosa di male» Merlin spalancò gli occhi, non credeva che Arthur Pendragon avesse così poca stima di se stesso da pensare di essere la colpa della loro rottura. Maledizione, cosa aveva combinato? «Cazzo, ho pensato anche di averti fatto male mentre facevamo l’amore!» la sua voce tremava e il moro credeva di scoppiare a piangere lì di fronte a lui «Ho provato a contattarti, non mi hai risposto» sospirò «Ho cercato di capire le ragioni di tutto questo, ma… non l’ho mai capito fino in fondo, non fino a stasera almeno» il moro lo guardò con l’espressione interrogativa, come per chiedere cosa? – e lui continuò: «Te ne stavi tra le sue braccia e sorridevi, eri felice» rispose il biondo con una tristezza nella voce che fece tremare Merlin «Ho capito che non ero abbastanza per te, che non ti avevo mai reso felice. Sto ancora male, ma penso che sia giusto che tu provi ad essere felice, evidentemente non ti meritavo» disse Arthur stringendo la porta, tremava anche lui «Ho sempre desiderato la tua felicità, quindi… sii felice. Scusa se ti ho aggredito prima» disse. La rabbia abbandonò il suo corpo e fu sostituita da una profonda tristezza. Merlin si chiese cosa aveva fatto per ridurlo in quel modo. Era davvero riuscito a spezzare in quel modo l’impenetrabile Arthur Pendragon?
«Arthur, ti prego…» esitante, Merlin allungò una mano verso di lui e gli sfiorò la guancia, lo sentì trasalire «Non è come pensi. Non è quello che pensi, ti prego». Arthur sospirò e scosse la testa, ma il moro non si diede per vinto, gli afferrò la mano che teneva sulla porta e la strinse forte «Mi avevi concesso del tempo per parlare, finora hai parlato solo tu» disse guardandolo negli occhi «Ho ancora due minuti e non intendo perdere il tempo che ho a disposizione» disse velocemente. Il biondo restò sorpreso, credeva che dopo le sue parole il moro fuggisse, andasse via e decidesse di non vederlo mai più, perché era convinto di aver ragione, di aver capito tutto… e se avesse frainteso tutto? Arthur non disse niente, si limitò a guardarlo negli occhi, in attesa di una spiegazione, di un motivo valido. Merlin sapeva che le parole non sarebbero bastate, sapeva che tutto sarebbe stato inutile, quindi fece l’unica cosa che sapeva fare meglio. Fece un passo in avanti e gli prese il viso tra le mani, dandogli un delicato e dolce bacio sulle labbra; immediatamente entrambi tornarono a respirare.
 

Please, forgive me.

Non appena le sue labbra toccarono quelle di Arthur, Merlin sentì il proprio cuore tornare a battere. Una sequenza non cronologica di immagini della sua relazione con Arthur si palesò nella sua mente. Il loro primo incontro, il loro primo bacio, la loro prima volta, il primo appuntamento, il secondo, il terzo, la proposta di Arthur di andare a vivere insieme…  e tutta la felicità che gli aveva riempito il cuore, quando erano insieme. Come aveva potuto rinunciare a tutto quello? Arthur era quello giusto. L’unico, era lui. Aveva sempre cercato di fare la cosa giusta, di farlo ridere quando era triste, di condividere la sua gioia quando era felice. Aveva sempre cercato di sorprenderlo e di accontentarlo. Arthur era sempre stato perfetto e lui non se ne era mai accorto. E lui aveva rinunciato a tutta quella felicità per la paura, invece di parlarne con lui. Quel bacio risvegliò in lui mille sensazioni e i motivi per cui lo aveva lasciato passarono in secondo piano.
«Arthur…» sussurrò sulle sue labbra «Mi dispiace tantissimo» si morse le labbra e inghiottì il singhiozzo che sentì risalire dalla sua gola «Non sarei mai dovuto scappare in quel modo, non avrei mai dovuto lasciarti» continuò, lo sguardo del biondo era strano, significativo, ma non era arrabbiato e non lo stava respingendo «Io… io ho avuto paura, questa è la verità» ammise il moro e dirlo ad Arthur gli costò tanto, sentì subito lo sguardo perplesso dell’altro su di sé, ma non osò alzare lo sguardo su di lui «Mi sono svegliato quella notte e… mi sono sentito sopraffatto. Ho avuto paura di noi, della nostra relazione, del futuro che avremmo potuto avere insieme e se ci fossimo lasciati? Se tu mi avessi spezzato il cuore?» un sorriso ironico tese le sue labbra «Mi rendo conto di essere stato io a farti del male per primo, di averti spezzato il cuore e mi dispiace così tanto…»
«Merl…»
«Non volevo andare via, te lo giuro, sono scappato perché sono un codardo» disse alzando lo sguardo su di lui «So che non importerà ora per te. Ma davvero non c’è stato niente con quel tipo» confessò «Solo qualche bacio. Io… avevo bisogno di capire che avevo fatto la scelta giusta, perché non riuscivo a smettere di pensare di aver fatto una cazzata».
«Hai detto una parolaccia?» ridacchiò sommessamente il biondo; Merlin tese le labbra in un sorriso più rilassato.
«Quando ti ho visto dall’altro lato del marciapiede, con gli occhi spalancati, ho capito, ho realizzato di aver fatto la più grande stronzata di tutta la mia vita – sì, è un’altra parolaccia – e di averti perso davvero» sospirò, si morse di nuovo le labbra e lo guardò dritto negli occhi «Ti prego, perdonami» disse piano «Ti prego, perdonami io ti amo ancora, non ho mai smesso e non posso smettere di farlo, perché tu sei… tu, sei la mia anima gemella, Arthur…» gli mise i palmi delle mani sulle guance «N-Non mandarmi via, ti giuro che non scapperò mai più, ma non mandarmi via… non posso stare senza di te» confessò e alla fine liberò un singhiozzo, che non riuscì a trattenere «Ti prego, credimi».
Il dolore che provava era così forte che lo stava prendendo da dentro e lo stava distruggendo. Era così vero e non aveva mai sentito nulla del genere. Come aveva potuto lasciare Arthur? Con lui non era mai stato così male. Mai, nemmeno una volta. E anche se avevano discusso, il biondo aveva sempre fatto in modo che non soffrisse. Si prendeva la colpa sempre, anche quando non aveva fatto nulla. Aveva addirittura pensato di aver fatto qualche errore… Merlin desiderava ne avesse fatto uno, avrebbe avuto una buona scusa per lasciarlo. Invece no, il biondo era sempre stato perfetto. Come aveva potuto lasciarlo così? Come aveva potuto rinunciare a tutto quello, a loro due insieme?
Dopo quelle parole colme di pentimento, Arthur lo guardò. Come un fulmine a ciel sereno, i momenti che aveva vissuto con lui si palesarono nella sua mente. Con Merlin aveva riso, aveva pianto, si era aperto in modi in cui non si era mai aperto con nessun altro. Ricordava il profumo della sua pelle, che gli era mancato come l’ossigeno, il sapore dei suoi baci non aveva mai lasciato le sue labbra e se chiudeva gli occhi poteva ricordare bene ogni singola volta che avevano fatto l’amore, il tocco di Merlin era così delicato e sensuale che lo faceva tremare sempre come un verginello alle prime armi. Gli aveva donato tutto se stesso e alla fine, quando Merlin lo aveva lasciato, era stato così male che dirlo a parole non era sufficiente. Non riusciva a quantizzare quanto fosse stato male, ma Merlin era davanti a lui e gli stava chiedendo di tornare, come poteva ignorarlo? Come poteva ignorare il suo cuore che gli diceva che lui era l’unico che avrebbe mai amato? Che lui era la persona giusta per lui? Non poteva ignorare il suo cuore.
«Credevo di non essere abbastanza per te» sussurrò, senza allontanarsi da lui. Inconsciamente si erano fatti più vicini, erano ancora sull’uscio della porta, ma erano più vicini. Le mani di Arthur erano placidamente appoggiate sui fianchi del moro, che non credeva possibile quel contatto, non credeva che il biondo potesse toccarlo ancora «Quando ti ho visto con quel tipo… pensavo di averti perso. Ho sentito un dolore lancinante» disse piano, mentre l’altro accusava tutte le parole, lo sguardo di Arthur si addolcì «Voglio che me lo prometti» appoggiò la fronte contro la sua e Merlin trattenne il fiato «Promettimi che resterai, che se avrai paura ne parleremo, che mi urlerai contro, ma non mi farai mai più soffrire così» continuò piano «Non posso smettere di amarti, non ci riesco, ti prego, giurami che non mi lascerai più» continuò, lo sguardo supplichevole e addolorato «Ho bisogno di te, più di quanto immagini…»
«Anche io ho bisogno di te» sussurrò il moro «Te lo prometto, Arthur, non andrò da nessuna parte senza di te» promise «Ti amo». Arthur sorrise rilassandosi e lo baciò, trascinandolo in casa e chiudendosi la porta alle spalle.
«Ti amo anch’io» sussurrò piano al suo orecchio e Merlin sentì il suo cuore colmo di gioia e felicità. Non sarebbe mai più andato via, era una promessa ed una certezza.
 

Kiss me slowly.

«Resta con me» sussurrò Arthur contro le sue labbra, mentre lo portava verso la camera da letto «Non lasciarmi solo, ti prego» continuò, accarezzandogli delicatamente la schiena. Merlin scosse la testa, in una muta risposta, tutto ciò che vedeva erano gli occhi azzurri di Arthur che lo guardavano come se fosse stato la cosa più bella del mondo e non poteva fare a meno di quegli sguardi. Il biondo gli incorniciò il volto tra le mani, gli rivolse un sorriso dolce e imbarazzato, prima di abbassarsi di nuovo su di lui e baciarlo ancora una volta, lentamente, assaporando il momento come se fosse il loro primo bacio. Come se quei giorni separati non fossero mai esistiti, esistevano solo loro, i loro baci e il loro amore, com’era sempre stato, come sarebbe sempre stato. Arthur lo fece distendere sul letto senza abbandonare la delicatezza con cui lo stava toccando, come un amante premuroso e accorto, com’era sempre stato.
Il biondo guardò il suo amato e sorrise dolcemente, i timidi raggi lunari che entravano dalla finestra illuminavano il suo volto e tutto ciò che riusciva a vedere nella penombra della stanza erano i suoi occhi che brillavano e il suo viso dolcemente illuminato. Non aveva mai visto niente di più bello e non tardò a dirglielo.
«Sei bellissimo» sussurrò sulle sue labbra, prima di coinvolgerlo in un altro dolce e lento bacio, togliendogli il fiato.
«Giuramelo, Arthur» sussurrò il moro, inclinando il collo, lasciandogli lo spazio per farsi baciare ancora, non avrebbe mai più rinunciato alle sue labbra, al modo che aveva il biondo di vezzeggiarlo e di adorarlo quando facevano l’amore.
«Cosa, Merlin?» mormorò Arthur, sfilandogli la maglietta e iniziando a baciargli lentamente il petto. Voleva godersi ogni singolo istante, ogni singolo gemito del compagno; voleva farlo stare bene e magari vincolarlo a sé in quel modo. Voleva continuare in quel modo ad assaggiare le sue labbra e la sua pelle per imprimersi meglio nella mente tutto ciò che lo legava al moro, tutto ciò che lo aveva sempre fatto stare bene e nel contempo voleva che anche l’altro sentisse tutto ciò che poteva donargli, tutto ciò che poteva dargli, che ricordasse tutto ciò che gli aveva fatto provare.
«Che saremo felici sempre» disse, un piccolo sussulto dovuto alle labbra del biondo che avevano appena incontrato un lembo di pelle particolarmente invitante. Merlin non riusciva a pensare lucidamente, tutto ciò che sentiva erano le mani di Arthur, il sapore di Arthur sulla bocca, pur avendo gli occhi chiusi, poteva vedere i suoi occhi blu brillare nel buio della notte e la luna che rifletteva in essi dei riverberi argentei meravigliosi. Conosceva a menadito quel corpo e anche se non lo stava guardando con gli occhi, il suo cuore sapeva esattamente che forma avesse assunto il suo viso in quel momento.
«Te lo giuro» sussurrò Arthur dolcemente al suo orecchio, dopo avergli lasciato un peccaminoso bacio sotto l’orecchio. Merlin trasalì e ansimò, stringendosi al corpo del biondo. Gli era mancato, gli era mancato come il respiro e mai più l’avrebbe lasciato andare. Lo avrebbe tenuto stretto a sé come il più prezioso dei tesori.
«Lo giuro anche io» sussurrò il moro al suo orecchio. Arthur si fermò per un attimo e Merlin aprì gli occhi, per scontrarsi con un paio di occhi azzurri persi e spaventati, ma fu solo un istante perché quando lui aggiunse: «Giuro che non andrò mai più via» vide quegli occhi tornare a splendere di luce propria e sentì di nuovo le labbra del biondo sulle sue, pronte a suggellare quella promessa in un bacio lento e dolce. Le mani di Merlin affondarono nei capelli chiari di Arthur e li tirarono appena. Merlin si promise che non sarebbe mai più stato il responsabile della loro separazione, entrambi meritavano di essere felici e se avevano trovato la felicità l’uno tra le braccia dell’altro, allora perché soffrire?
«Ti farò stare bene» sussurrò Arthur dolcemente al suo orecchio, riprendendo a vezzeggiare il suo corpo come se fosse stato la cosa più preziosa dell’universo. Merlin reagì, perché anche lui voleva adorare il corpo di Arthur per farsi perdonare di tutto il dolore che gli aveva causato.
«No» negò «Sarò io a farti stare bene». Con una mossa fluida, ribaltò le posizioni e gli baciò il collo in quel punto particolare che il biondo adorava. Gli lasciò un piccolo morso come segno del suo passaggio e Arthur sorrise ad occhi chiusi. Non era sicuro di ciò che sarebbe accaduto, ma era certo che la sua vita avesse ripreso ad andare nel verso giusto, finalmente. Chiuse gli occhi e si godette le attenzioni che il suo compagno gli stava donando; con lentezza Merlin lo spogliò dedicando attenzione ad ogni lembo di pelle che scopriva, nell’esatto modo in cui lui aveva fatto prima. Arthur sentiva il suo cuore battere furiosamente nel petto, e quando apriva gli occhi e lo vedeva così, abbandonato e illuminato dalla luna, sentiva una scarica di eccitazione arrivare direttamente al suo basso ventre. Era una sensazione così travolgente che in pochi istanti, ribaltò di nuovo le posizioni e riprese da dove il compagno lo aveva interrotto. Un tenero broncio nacque sulle labbra del moretto e lui lo fece sparire con un bacio lento, ma passionale.
Quando fecero l’amore fu lento e dolce, si sussurrarono parole dolci per tutto il tempo e anche se all’inizio fece un po’ male, presto il piacere travolse entrambi e si lasciarono cullare dalle emozioni forti e dai sentimenti che provavano.
«Ti amo» sussurrò Merlin sulle labbra di Arthur, stringendosi contro il suo corpo, mentre il biondo lo avvolgeva dolcemente tra le sue braccia e gli sussurrava la medesima cosa, facendogli battere il cuore.
«Non scappare da me…» sussurrò Arthur «Stai con me» aggiunse «Stai con me stanotte e per sempre, ti prego».
«Te lo prometto» sussurrò Merlin «Per sempre». E si baciarono di nuovo lentamente, scambiandosi quella reciproca promessa, con la luna che placidamente brillava nel cielo di quella notte, che aveva visto un amore nascere di nuovo. Tutto ciò che sapevano era che non si sarebbero mai più lasciati e così, sereni, si addormentarono stretti l’uno all’altro.
 

When you say nothing at all.
(bonus)

Quando Arthur aprì gli occhi, la mattina dopo il ricongiungimento con Merlin e lo vide sveglio, che lo guardava con gli occhi colmi d’amore, sorrise istintivamente; c’era qualcosa negli occhi del moro, qualcosa che gli diceva che tutto ciò che si erano detti la sera precedente fosse vero, qualcosa che gli diceva che non aveva mentito e che non sarebbe mai più andato via. Poi Merlin sorrise vedendolo sveglio e gli accarezzò con dolcezza lo zigomo sinistro. Arthur trasalì al tocco e si sporse in avanti per far scontrare le loro labbra in un dolce bacio. Merlin restò spiazzato dalla dolcezza del gesto del biondo; quando lo aveva visto ridestarsi e cercarlo con lo sguardo, aveva compreso effettivamente quanto bisogno avessero l’uno dell’altro e quel bacio gli aveva confermato tutto. Aveva bisogno di Arthur, esattamente come Arthur aveva bisogno di lui. L’importante era averlo capito, insieme, prima che fosse troppo tardi ed entrambi si distruggessero a causa di quell’amore che li aveva fatti soffrire un po’ troppo nell’ultimo periodo.
«Arthur…» soffiò sulle sue labbra «Noi dovremmo…»
«Shhh» mormorò il biondo sorridendo e appoggiando la fronte contro la sua «Sta’ zitto, Merlin» soffiò chiudendo appena gli occhi «Non devi dire altro, è tutto a posto ora, ti amo» sussurrò.
«Anche io, ma…» la mano di Arthur si posò gentilmente sulla sua guancia «Dovremmo parlare, noi…» mormorò.
«Oh, ma noi abbiamo parlato un sacco» disse il biondo con un ghigno malizioso sul volto «Tu dici le cose migliori quando sei in silenzio» ridacchiò, prima di coinvolgerlo in un bacio appassionato, un degno buongiorno a suo parere. Merlin si lasciò andare tra le sue braccia e ricambiò il bacio con la stessa intensità, mettendogli le braccia intorno al collo e stringendosi contro di lui. Aveva ragione Arthur, avevano tutto il tempo per poter parlare di tutto il resto, l’importante, in quel momento, erano solo loro due e i loro profondi sentimenti l’uno per l’altro. Tutto il resto non contava.
Quando si alzarono, Merlin propose di fare colazione e Arthur lo guardò a disagio, lui non sapeva cucinare e aveva davvero poco e niente per mettere su una colazione decente. Merlin lo guardò con uno strano luccichio negli occhi e gli disse che avrebbe pensato a tutto lui. Gli lasciò un bacio veloce sulle labbra e corse in cucina ancora mezzo nudo, indossando velocemente una camicia di Arthur. Il biondo sorrise istintivamente guardandolo. Poi, dopo aver indossato un paio di boxer lo raggiunse e si appoggiò alla porta per osservarlo. E si ritrovò a pensare che gli era mancato più di quanto potesse immaginare, gli era mancata la sua voce, gli erano mancati i suoi baci, gli era mancato vederlo camminare per casa, gli era mancata semplicemente la sua presenza, averlo di nuovo lì gli riempiva il cuore di gioia.
Quando Merlin si voltò verso di lui, per dirgli che la colazione era pronta, il cuore di Arthur sussultò e probabilmente perse qualche battito; Merlin gli stava rivolgendo di nuovo quel meraviglioso sorriso e lui non poteva far altro che innamorarsi di lui ancora e ancora, all’infinito.
Dissero poco e niente, durante la colazione, Merlin era sempre stato un bravo cuoco, ma Arthur fu certo che lo scambio di battute dei loro cuori, che battevano ad un ritmo incessante, dicesse a sufficienza. Si erano ritrovati, avevano fatto pace, tutto il resto era passato, che sarebbe rimasto con loro sempre impedendo loro di fare qualunque altra stupidaggine. Era sempre stato così tra di loro, non c’era mai stato bisogno di parole, di gesti o altro, bastavano i loro cuori che si sintonizzavano l’uno sulla frequenza dell’altro e si dicevano tutto ciò che era necessario sapere. Forse a nessuno sarebbe mai stato chiaro ciò che accadeva tra di loro, ma a Arthur bastava che trovandosi tra le braccia di Merlin si sentisse a casa e che l’altro provasse la stessa cosa quando si trovava tra le sue. Ecco tutto, ecco il loro segreto. Cosa non aveva funzionato, cosa aveva spaventato Merlin, Arthur lo ignorava. Ma aveva promesso a se stesso che non avrebbe mai più permesso che una cosa del genere potesse capitare ancora.
«Arthur…» mormorò Merlin mettendo i piatti nella lavastoviglie «Noi dobbiamo parlare».
«Non ce n’è bisogno» ribatté Arthur «Merlin, davvero…»
«Me ne sono andato» disse il moro con serietà «Arthur, io me ne sono andato, non puoi fare finta di niente».
«Sei tornato. Abbiamo chiarito» tagliò corto il biondo «Cos’altro c’è da dire? Ti ho perdonato. Ti ho dato una seconda chance. Perché dobbiamo continuare a dire le stesse cose?»
Merlin chiuse gli occhi e prese un paio di respiri, prima di parlare di nuovo «Quindi, è davvero tutto a posto?» chiese senza avere il coraggio di aprire gli occhi, aveva paura che fosse tutto un sogno e il fatto che il biondo continuasse a tergiversare sull’argomento, gli faceva pensare al peggio e voleva solo essere sereno in una nuova relazione con lui. Arthur dovette intendere i suoi dubbi, perché lo raggiunse in due falcate, lo afferrò per i fianchi e lo spinse contro il piano della cucina e gli afferrò bruscamente una mano; se la portò al petto addolcendo poi i suoi movimenti.
«Lo senti?» chiese in un sussurro. Merlin annuì lentamente, aprì gli occhi per specchiarsi nelle iridi azzurre di Arthur e sciogliersi completamente «Non lo sentivo battere così da quando te ne eri andato. So di non essere il fidanzato perfetto e non lo diventerò mai, probabilmente» affermò affranto «Ma per quel che mi riguarda, abbiamo avuto un momentaccio, siamo stati separati, abbiamo sofferto» continuò «Ma adesso siamo insieme e ci siamo promessi che resteremo sempre l’uno accanto all’altro» disse ancora, appoggiando la fronte contro quella dell’amato «A me basta questo, a te?»
Nello sguardo determinato e innamorato di Arthur, puntato nel suo, lesse tutto ciò che gli serviva per capire che quella volta nessuno dei due avrebbe mandato a rotoli ogni cosa, che avrebbero fatto di tutto per far funzionare la loro relazione e che non si sarebbero persi per quisquilie.
«A me basti tu…» rispose con sincerità. E tanto ad Arthur bastò per sorridere e abbassarsi ancor di più su di lui.
«Allora sta’ zitto, Merlin» sussurrò Arthur «E baciami».
E Merlin non trovò niente da ribattere. A volte, era davvero meglio lasciar parlare i cuori, per far capire ad una persona i propri sentimenti. Lo sguardo di Arthur, la sua presa forte e suoi baci fecero capire a Merlin che non lo avrebbero mai lasciato. E Arthur dal modo in cui Merlin si strinse a lui e dallo sguardo sincero che gli rivolse dopo il loro bacio gli fecero capire che quella volta non avrebbe fatto altri errori.
Avevano davvero detto il necessario, senza dire neanche una parola.
 



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Vi sfido a dire che l'ultima canzone non avrei dovuto metterla, è così Merthur! Awww 

Hola people! 
Se siete arrivate fino a questo punto, vi ringrazio. Come molte di voi sanno, io non so scrivere poco, quindi 100 parole non mi bastavano per esprimere tutto. Avevo già fatto quest'esperimento con i Destiel (Dean e Castiel di Supernatural) e mi era riuscito abbastanza bene... quindi mi sono detta perché non riprovare con i Merthur? Spero che il risultato finale vi sia piaciuto! Ho fatto del mio meglio per far quadrare tutti i pezzi, ma shame on me se non vi è piaciuta, mi rifarò! (ma non perderò il vizio, se c'è qualcuno che shippa Drarry (Draco/Harry, da HP) tra di voi, stay tuned, cosine belle in vista :D)
Ritornando a questa, il motivo per cui la sto pubblicando è per salutarvi LOL (no, non abbandono il fandom, state tranquilli, lettori!) domani (oggi praticamente) parto per andare dalla mia famiglia che abita al nord Italia (e per spupazzarmi la piccola di casa che non vedo mai çç) e siccome il mio PC è mezzo rotto (cade a pezzi, da quando l'ho dovuto portare all'uni e si è sfasciata una parte dello schermo çç) non sarò reperibile su questi schermi (ma se doveste sentire la mia mancanza, potete trovarmi su FB come Chiara Efp, su Instagram come dreamlikeview e su Twitter come dreamlikeview :D)  ma cercherò di non sparire proprio, leggasi comparirò ogni volta che riuscirò a fregare il PC alla mia cugina sedicenne LOL 
Anyway, voglio anche ringraziare le persone che in questi mesi (da quando ho fatto la mia comparsa in questo fandom) mi hanno sempre sostenuto recensendo instancabillmente (sì, voi, lilyy e elfin emrys, avete un posto speciale nel mio cuoricino <3) tutti coloro che seguono/preferiscono/ricordano la storia e anche voi lettori silenziosi :3
So, io vi saluto per un po' e ci si becca con le nuove storielle ad agosto! (ho molte cosette in serbo per le merthur muahahah)
A presto care people! :3
Bye bye!


PS come al solito chiedo venia per eventuali (sicuri e probabili errori di distrazione, non lo faccio apposta, ma beto da sola le mie storie e mi sfuggono come acqua dalle mani, aaah) 

PPS se qualcuno volesse provare a fare la stessa cosa, me lo faccia sapere! Sarebbe divertente lol

   
 
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